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GRECO PROPEDEUTICO

LEZIONE PRIMA
Introduzione

Il greco è la lingua parlata e scritta dagli Elleni, gli abitanti di quella parte della penisola
balcanica che è la moderna Grecia, e da popolazioni greche stanziate in altre parti dell’area
mediterranea. Essa aveva di-
versi dialetti: Ionico, Eolico e
Dorico. Lo Ionico, è la lingua in
cui furono composti i poemi
omerici, divenne il dialetto
letterario e si sviluppò nell’At-
tico, usato dai grandi scrittori di
teatro, oratori e filosofi di
Atene. Il dialetto Attico, data
l’importanza di Atene e della
sua letteratura, divenne il prin-
cipale dialetto della Grecia nel
V e IV secolo a.C.

Con le conquiste di Alessandro


Magno, il greco attico si diffuse
su tutta l’area delle sue con-
quiste, come linguaggio let-
terario e commerciale. Ma era
un attico che, grazie ai soldati
di Alessandro Magno e ai
mercanti che li seguivano e che
provenivano da tutte le parti del
mondo ellenico, aveva assor-
bito elementi di altri dialetti
greci ed era capace di assorbire
elementi delle lingue dei popoli
del Vicino e Medio Oriente, che
cominciavano a usarlo.
Questo dialetto flessibile e
capace di sviluppo è chiamato
greco ellenistico o koiné (=
comune), appunto da ἡ κοινή
διάλεκτος [e koinḗ diálektos] (=
il linguaggio comune).

La lingua del Nuovo


Testamento è questa lingua comune, tuttavia alcuni scritti neotestamentari tendono a staccarsi
dalla lingua quotidiana per avvicinarsi allo stile letterario. Nel Nuovo Testamento abbiamo testi
scritti in buon greco (Lettera agli Ebrei, Luca, Atti degli apostoli) e altri in mediocre o cattivo
greco (Marco, Apocalisse). Si tratta però di una koiné semitizzata.
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L’ALFABETO GRECO

Αlfabeto deriva dal nome delle prime due lettere delle ventiquattro usate dai Greci. Queste
lettere furono adattate dall’alfabeto fenicio.

Α α ἄλφα / alpha a
Β β βῆτα / bēta b
Γ γ γάμμα / gamma g, gh
Δ δ δέλτα / delta d
Ε ε ἒ ψιλόν / èpsilon e
Ζ ζ ζῆτα / zēta z
Η η ἦτα / ēta ē
Θ θ θῆτα / thēta th
Ι ι ἰῶτα / iōta i
Κ κ κάππα / kappa k
Λ λ λἀμβδα / lambda l
Μ μ μῖ / mi m
Ν ν νῖ / ni n
Ξ ξ ξῖ / xsi x
Ο ο ὂ μίκρον / òmicron o
Π π πῖ / pi p
Ρ ρ ῥῶ / rhō r
Σ σς σῖγμα / sigma s
Τ τ ταῦ / tau t
Υ υ ὗψιλον / yspilon u
Φ φ φῖ / phi ph
Χ χ χῖ / chi ch
Ψ ψ ψῖ / psi ps
Ω ω ὦ μέγα / ōmega ō

PRONUNCIA

1. υ: la υ vocale si pronuncia ü (ü francese)


λύκος pr. lükos (= lupo)
Nei dittonghi αυ, ηυ, ευ, ωυ si pronuncia invece u
λευκός pr. leukós (= bianco)
Il dittongo ου si pronuncia semplicemente u
βούλομαι pr. búlomai (= io voglio)

2. Nei dittonghi αι ηι ωι la pronuncia della ι si è progressivamente affievolita fino a scomparire.


È invalso l’uso di:
sottoscriverla (ᾳ ῃ ῳ) se il primo elemento del dittongo è minuscolo;
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scriverla subito dopo (Αι Ηι Ωι) se è invece maiuscolo

Tanto nell’uno quanto nell’altro caso la ι non viene comunque pronunciata


ἀνθρώπῳ pr. anthrṓpō Ἅιδης pr. hàdēs

3. γ (gamma) è pronunciato duro, come in gamba, e non dolce come in pagina.

γέρων pr. ghérōn (= vecchio)


γῆ pr. ghḗ (= terra)
γίγνομαι pr. ghíghnomai (= diventare)
γλῶσσα pr. ghlṓssa (= lingua)

Se però precede un’altra gutturale, è pronunciato n (le gutturali sono γ, κ, ξ, χ).


ἄγγελος (= messaggero) si pronuncia ánghelos (con g duro).

4. ζ si pronuncia come la z dell’italiano zona.

5. θ si pronuncia come il th inglese.


θεός [theós] (= dio)

6. κ è sempre gutturale, ha un suono duro anche davanti a ε η ι λ ν.


κεφαλή [kefalḗ] (= testa)
κῆπος [kḗpos] (= giardino)
κλέος [kléos] (= fama)
κίνδυνος [kíndünos] (= pericolo)

7. ε (epsilon) letteralmente vuol dire “e non aspirato”, è una e breve. Psilon viene dal greco
ψιλός [psilós]spoglio, o, come termine grammaticale, “senza aspirazione”.

8. H è la maiuscola di η [eta] ē lunga, non un segno di aspirazione, come in varie lingue


moderne.

9. ν (la maiuscola è N) è il nostro n, e non va confuso con il nostro v, per il quale il greco non
ha equivalente.

10. Omikron significa “o piccolo” (dal greco μικρός [mikrós] = piccolo).

11. P è la maiuscola di ρ (rho) r, non del nostro p.

12. Sigma minuscolo (maiuscolo Σ, ma nei manoscritti C) è scritto σ all’inizio o all’interno di


parola, ς alla fine della parola.

13. χ (chi) non è il nostro x (questo è ξ, xi). È pronunciato duro e aspirato come il “ch” tedesco
(Ich, Buch).

14. ω (omega) significa “o grande” (dal greco μέγας [méghas] = grande).

15. ζ, ξ, e ψ sono consonanti doppie, corrispondenti rispettivamente a dz, cs, ps.


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GLI ACCENTI

Il sistema degli accenti greci fu inventato da Aristofane di Bisanzio intorno al 200 a. C., come
aiuto alla corretta pronuncia del greco in un tempo in cui si stava estendendo fra popolazioni
straniere.

accento acuto [´] μαρτυρία [martüría], ἐγένετο [eghéneto]


accento grave [`] καὶ [kái], αὐτὸς [autós]
accento circonflesso [῀] φῶς [fṓs], εὗρεν [éuren]

OSSERVAZIONI:

1. Se l’accento cade su un dittongo, è scritto sulla seconda vocale: τοῦτο [túto], πιστεύω
[pistéuō], ma l’accento cade sulla prima vocale.

2. Quando una parola ha accento acuto sull’ultima sillaba (es. ἀρχή [archḗ] in Mc 1,1), l’accento
si cambia in grave, tranne che segua immediatamente un punto fermo o punto in alto. Cfr. αὐτόν
[autón] in Mc 1,5 con αὐτὸν in Mc 1,10.

3. Sulla sillaba iniziale di una parola che comincia con vocale maiuscola, l’accento è segnato
alla sinistra di essa, insieme con lo spirito Ἤγγιζεν [ḗnghizen], Ἦλθον [ḗlthon]. Ma se si tratta
di un dittongo, accento e spirito sono posti sulla seconda vocale: Οὕτως [útōs], Οὗτος.

Una parola che abbia l’accento acuto sull’ultima sillaba si dice: ossitona (ἀρετή) [aretḗ]; sulla
penultima: parossitona (δίκη) [díkē]; sulla terz’ultima: proparossitona (θάλασσα) [thálassa].

Una parola con l’accento circonflesso sull’ultima sillaba si dice per perispomena (ἀρετῆς)
[aretḗs]; sulla penultima properispomena (γλῶσσα) [glṓssa].

GLI SPIRITI

Quando una parola comincia con vocale o dittongo occorre una preliminare lievissima
emissione di respiro. Questa aspirazione può essere “aspra” (si deve fare sentire una leggera
aspirazione). Non abbiamo niente di simile in italiano, ma basta pensare all’h iniziale in
tedesco: haben, Haus. Oppure “morbida” (dolce), l’aspirazione è impercettibile.

Il greco segna sia l’aspirazione aspra che quella dolce per mezzo di una virgola posta sopra la
vocale iniziale: [῾] per l’aspirazione aspra (spirito aspro), [’] per la dolce (spirito dolce). Se la
vocale è maiuscola il segno di aspirazione è posto alla sua sinistra; se comincia con un dittongo
il segno è posto sopra la seconda vocale.

ἀνήρ anḗr (= uomo)


ὁδόν hodón (= strada, via)
᾽Αρχή archḗ (= inizio)
εὐαγγελίου euangelíou (= vangelo)
ὁπλίτης hoplítēs (= oplita, soldato)
οὗ hú (= del quale)

Quando una parola inizia con la consonante ρ, si ha una aspirazione aspra e si pronuncia rh:
ῥήξει [rhḗxei] (da ῥήγνυμι = rompere)
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Quando in una parola c’è un doppio ρ, viene qualche volta messo uno spirito dolce sul primo e
aspro sul secondo: così ἔῤῥηξεν [érrēxen] (ma il testo di Nestle-Aland non segna queste
aspirazioni: vedi Lc 9,42, ἔρρηξεν [érrēxen] (da ῥήγνυμι = rompere).

La vocale υ ha sempre spirito aspro all’inizio di parola. Ma se υ è la prima vocale di un dittongo,


il segno di aspirazione sta sopra la seconda:

ὑποδημάτων hupodēmátōn (= sandalo)


ὑμάς humás (= voi)
υἱοῦ huioú (= figlio)

PUNTEGGIATURA E ALTRI SEGNI

In greco i segni d’interpunzione sono:

La virgola [,] e il punto fermo [.], con la stessa funzione che hanno nelle lingue occidentali.

I nostri due punti o punto e virgola sono rappresentati da un “punto in alto” [·] (un punto sopra
la riga; vedi Mc 1,2).

L’interrogazione è espressa dal punto e virgola [;] (vedi Mc 1,24).

APOSTROFO E DIERESI

L’apostrofo (greco ἀποστροφή [apostrofḗ] = mandar via)


Il segno è uguale a quello dello spirito dolce [᾽] ed è usato per segnalare l’elisione di una vocale.
A volte, infatti, l’ultima vocale di una parola viene troncata, questo si verifica quando la parola
che segue comincia per vocale (vedi Mc 1,5: ὑπ᾽αὐτοῦ per ὑπὸ αὐτοῦ).

La dieresi (greco διαίρεσις [diáiresis] = separazione), sono due punti sulla seconda di due vocali
che si presentano insieme e indica che devono essere pronunciate separatamente e non come
dittongo.
Es. ἀΐδιος (Rm 1,20) a-ídios.

Notare che quando la dieresi si trova all’inizio di una parola, come in ἀΐδιος, lo spirito è scritto
sopra la prima vocale, e non sulla seconda come dovrebbe, se la sillaba fosse un dittongo.

LA CORONIDE

Simile a uno spirito dolce, la coronide è il segno della crasi (κρᾶσις [krā́sis] = mescolanza),
ovvero del fenomeno per cui la vocale (o il dittongo) finale di una parola si contrae con la
vocale (o il dittongo) iniziale della parola successiva, con il risultato che le due parole diventano
una sola:

τὰ ἀγαθά [tá aghathá] > τἀγαθά (= i beni) [tagathá]


τὸ ὄνομα [tó ónoma] > τοὔνομα (= il nome) [túnoma]
ἐγὼ οἶδα [egṓ oída] > ἐγᾦδα (= io so) [egṓda]
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Esercizio 1

Trasferite quel che segue in lettere greche. Usate le lettere maiuscole solo dove indicato. Una lineetta
sulle lettere ē e ō, indica che sono lunghe: altrimenti sono brevi. Quando la (i) è tra parentesi deve
essere sottoscritta alla vocale precedente. Il nesso ng rappresenta un doppio gamma.

1. Archē tou euangeliou Iēsou Christou uiou theou. 2. Kai eiselthōn palin eis Kapharnaoum di’
ēmerōn ēkousthē oti en oikō(i) estin. 3. Kai eisēlthen palin eis tēn sunagōgēn, kai ēn ekoei
anthrōpos exērammenēn echōn tēn cheira. 4. Kai palin ērxato didaskein para tēn thalassan· kai
sunagetai pros auton ochlos pleistos, ōste auton eis ploion embanta kathēsthai en tē(i)
thalassē(i), kai pas ho ochlos pros tēn thalassan epi tēs gēs ēsan. 5. Kai ēlthon eis to peran tēs
thalassēs eis tēn chōran tōn Gerasēnōn. 6. Kai exēlthen ekeithen, kai erchetai eis tēn patrida
autou, kai akolouthousin autō(i) oi mathētai autou. 7. Kai sunagontai pros auton oi Pharisaioi
kai tines tōn grammateon elthontes apo Ierosolumōn. 8. En ekeinais tais ēmerais palin pollou
ochlou ontos kai mē echontón ti phagōsin, proskalesamenos tous mathētas legei autois. 9. Kai
elegen autois· Amēn legō umin oti eisin tines ōde tōn estēkotōn oitines ou mē geusōntai
thanatou eōs an idōsin tēn basileian tou Theou elēluthuian en dunamei. 10. Kai ekeithen anastas
erchetai eis ta oria tēs Ioudaias kai peran tou Iordanou, kai sumporeuontai palin ochloi pros
auton, kai ōs eiōthei palin edidasken autous.

Le dieci frasi sono il primo versetto dei primi dieci capitoli di Marco. Potete ritrovarli nel testo del
Nestle-Aland e verificare il vostro lavoro.

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