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Greco propedeutico 12

LEZIONE TERZA

IL SOSTANTIVO
La declinazione

I sostantivi greci sono raggruppati in classi, dette declinazioni. In greco abbiamo tre
declinazioni.

Il genere

In italiano i sostantivi sono maschili o femminili, in greco c’è anche il neutro. Non abbiamo
regole precise per sapere quali sostantivi sono maschili, femminili o neutri, e in moltissimi casi
il genere di un sostantivo greco non corrisponde all’italiano. Bisogna quindi controllare sempre
la corrispondenza.

Però la terminazione del nominativo singolare può indicare il genere: per esempio, nella prima
declinazione, i nomi che escono in -η o in -α, sono femminili; quelli che escono in -ης o in -ας
sono maschili. Nella prima declinazione non ci sono neutri.

I sostantivi della seconda declinazione con il nominativo singolare in -ος sono maschili, con
poche eccezioni, mentre il neutro si riconosce dalla terminazione del nominativo singolare, che
è -ον. Per la terza declinazione le cose sono più complicate e vedremo più avanti.

Il caso

L’italiano non ha alcun sistema di casi, mentre il tedesco, per esempio, li conserva anche se in
forma semplificata. Certo possiamo parlare in italiano di soggetto e oggetto, ma non si verifica
nessun cambiamento della finale del sostantivo tranne che per segnalare il singolare e il plurale.

Nelle lingue antiche, e anche in alcune lingue moderne, il sostantivo ha molti casi: il latino ne
aveva sei, il greco cinque. Le diverse funzioni con cui un sostantivo può essere usato nella frase
erano indicate più chiaramente nelle lingue antiche con la modificazione della sillaba finale, o
desinenza, secondo la funzione del nome.

La prima declinazione (sostantivi in -η [femminili])

caso singolare plurale


nominativo ἀρχή inizio ἀρχαί
genitivo ἀρχῆς ἀρχῶν
dativo ἀρχῇ ἀρχαῖς
accusativo ἀρχήν ἀρχάς
vocativo ἀρχή ἀρχαί

Osservazioni

1. Il vocativo dei nomi che si declinano come ἀρχή è uguale al nominativo sia al singolare che
al plurale.
2. Sotto l’η finale del dativo singolare c’è uno ι sottoscritto [ῃ], che non si pronuncia.
3. La declinazione degli altri nomi di questa classe può essere trovata facilmente modificando
le desinenze sul modello di ἀρχή. Ecco la declinazione di ἐντολή = comandamento.
Greco propedeutico 13

caso singolare plurale


Ν. ἐντολή ἐντολαί
G. ἐντολῆς ἐντολῶν
D. ἐντολῇ ἐντολαῖς
A. ἐντολήν ἐντολάς
V. ἐντολή ἐντολαί

Il significato dei casi

Il nominativo è usato quando il sostantivo è il soggetto della proposizione: παιδίσκη λέγει (una
giovinetta parla).

Il genitivo denota possesso: ἀδελφῆς significa di una sorella, appartenente a una sorella. Il
sostantivo in genitivo può precedere oppure seguire il sostantivo da cui dipende: νύνφης ἑορτῆ
o ἑορτῆ νύνφης significa una festa di una fanciulla.

Il dativo è usato per l’oggetto indiretto, e può essere tradotto con a o con per. L’oggetto diretto
è quello su cui si esercita direttamente l’azione del verbo. Nella frase: il ragazzo calcia il
pallone, il sostantivo pallone è l’oggetto diretto, in greco andrebbe all’accusativo. Il verbo però
può avere anche un oggetto indiretto: il ragazzo dà un libro alla ragazza, il maestro lavora per
i bambini, dove alla ragazza e per i bambini sono l’oggetto indiretto dell’azione del verbo, e in
greco vanno in dativo.

L’accusativo è usato quando il sostantivo è l’oggetto diretto del verbo: βάλλει τὴν λόγχην (egli
scaglia l’asta).

Il vocativo è usato quando ci si rivolge a una persona o a una cosa, a volte l’articolo ὦ è posto
davanti: ἀδελφῆ, oppure ὦ ἀδελφῆ (sorella, o sorella).

L’ARTICOLO

L’italiano ha l’articolo determinativo e l’articolo indeterminativo. Il greco non ha il secondo,


per cui ἐντολή può essere tradotto sia comandamento, sia un comandamento.

L’articolo determinativo greco è ὁ (maschile), ἡ (femminile), τό (neutro). L’articolo deve


concordare con il sostantivo quindi si declina.

maschile femminile neutro


singolare plurale singolare plurale singolare plurale
N. ὁ οἱ ἡ αἱ τό τά
G. τοῦ τῶν τῆς τῶν τοῦ τῶν
D. τῷ τοῖς τῇ ταῖς τῷ τοῖς
A. τόν τούς τήν τάς τό τά
V. ὦ ὦ ὦ

1. L’articolo deve concordare con il sostantivo a cui si riferisce in genere, caso e numero
(singolare o plurale): τὴν ἀρχήν (l’inizio) (oggetto del verbo); τῆς ἀδελφῆς (della sorella); αἱ
λόγχαι (le aste) (soggetto del verbo); τῶν ἐντολῶν (dei comandamenti).
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2. L’articolo è usato quando l’italiano mette il, lo, la davanti a un sostantivo, anche davanti ai
nomi astratti: ἡ ἀγάπη (l’amore), ἡ δικαιοσύνη (la giustizia). Spesso l’articolo accompagna
anche i nomi propri: ἡ Μάρθα (Marta).

3. Talvolta l’articolo può essere separato dal nome. Per esempio, quando si aggiunge a un
sostantivo il genitivo possessivo: ἡ τῆς παιδίσκης λύπη (il dolore della ragazza); ἡ τῆς βροντῆς
φωνή (la voce del tuono). Ma si può trovare anche ἡ λύπη τῆς παιδίσκης e ἡ φωνὴ τῆς βροντῆς.

Vocabolario

ἀγάπη amore
ἀδελφή sorella
βροντή tuono, rimbombo
γῆ terra, suolo
γραφή scrittura
διδαχή insegnamento
δικαιοσύνη giustizia
εἰρήνη pace
ἐντολή comandamento
ἑορτή festa
ζώνη fascia, cintura
κεφαλή testa
λόγχη lancia
λύπη dolore
νύμφη fanciulla
παιδίσκη ragazza
συναγωγή sinagoga, assemblea
τιμή onore
φωνή voce
ψυχή vita, anima

Molti termini greci sono passati nella lingua italiana, questo aiuta a ricordare il significato delle
parole greche. Nell’elenco qui sopra, γραφή è composto in un gran numero di parole italiane,
come grafite, fotografia, grafologia; φωνή in microfono, megafono, fonetica, sinfonia; ψυχή in
psicologia, psicanalisi.

Esercizio 1
1. αἱ ἀδελφαὶ ἐσθίουσιν. 2. ἀκούεις τὴν τῆς νύμφης φωνήν. 3. πιστεύομεν τὰς διδαχὰς τῆς
συναγωγῆς. 4. λύπην φέρει τῇ παιδίσκῃ. 5. ἀδελφὴ ἀδελφῇ λέγει. 6. ἡ ἐντολὴ κελεύει τὴν
ἑορτήν.

Esercizio 2
1. La sorella manda. 2. Egli manda la sorella. 3. Tu stai guardando la fanciulla. 4. La fanciulla
ode la voce. 5. La terra ha la pace. 6. Noi scriviamo i comandamenti. 7. Voi udite
l’insegnamento. 8. Egli porta le scritture alla ragazza. 9. Le sorelle parlano alla fanciulla. 10.
La fanciulla sta parlando alle sorelle.
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MODIFICAZIONE DELLE CONSONANTI NELLA FLESSIONE

Le note seguenti le poniamo a questo punto per mettere insieme in un’unica sezione le regole
che governano i cambiamenti che intervengono nelle consonanti quando la parola è flessa, cioè
quando cambia la sua forma nel corso della declinazione dei nomi e della coniugazione dei
verbi. Faremo nuovamente riferimento più avanti quando sarà necessario.

tenui medie aspirate doppie


gutturali κ γ χ ξ [κ + σ]
labiali π β φ ψ [π + σ]
dentali τ δ θ ζ [σ + δ]

Gutturali [γ, κ, χ]

• Davanti a τ ogni gutturale diventa κ per assimilazione, τ è la dentale tenue e assimila al proprio
carattere ogni gutturale media γ o aspirata χ.
πέπρακται al posto di πέπραγται.
δέδεκται invece di δέδεχται.

• Davanti a δ ogni gutturale diventa γ; δ è dentale media e assimila al proprio carattere le


gutturali tenui κ o aspirate χ.
ὄγδοος ottavo invece di ὄκδοος (ma ὄκτώ otto).

• Davanti a θ ogni gutturale diventa χ per assimilazione.


ἀχθήναι invece di ἀγθήναι.

• Davanti a μ ogni gutturale diventa γ per assimilazione, perché la nasale μ è una labiale sorda.
πέπλεγμαι invece di πέπλεκμαι.

• Davanti a σ, la gutturale si fonde con σ e forma la consonante doppia ξ.


γυναιξίν invece di γυναικσίν.

• Quando una gutturale segue ν, questo si scrive γ (vedi sotto Nasali)

Labiali [β, π, φ]

• Davanti a τ ogni labiale diventa π per assimilazione. Infatti, τ è la dentale tenue e assimila alla
propria caratteristica la labiale sorda o aspirata (β oppure φ).
βλάπτω invece di βλάβτω.
γέγραπται invece di γέγραφται.

• Davanti a δ ogni labiale diventa β per assimilazione.


ἔβδομος settimo invece di ἔπδομος (ma ἔπτα sette).

• Davanti a θ ogni labiale diventa φ per assimilazione.


ἐλείφθην invece di ἐλείπθην.

• Davanti a μ ogni labiale diventa μ (assimilazione completa).


τέτριμμαι invece di τέτριβμαι.
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• Davanti a σ ogni labiale si fonde con σ e forma la consonante doppia ψ.


φλεψίν invece di φλεβσίν.
ἀλείψω invece di ἀλείφσω.

• Quando una labiale segue ν, il ν diventa μ (vedi Nasali).

Dentali [δ, τ, θ]

• Davanti a μ ogni dentale diventa σ.


πέπεισμαι invece di πέπειθμαι.

• Davanti a σ ogni dentale scompare.


παισίν invece di παιδσίν.
ἤλπισα invece di ἤλπιδσα.

• Quando due dentali si incontrano, la prima diventa σ.


ἐπείσθην invece di ἐπείθθην
πέπεισται invece di πέπειθται

• Quando nella flessione ντ è seguito da σ, ντ scompare, il compenso è ottenuto allungando la


vocale precedente.
ἄρχουσιν invece di ἄρχοντσιν (dat. pl. di ἄρχων),
λυθεισιν invece di λυθέντσιν (dat. pl. dal tema λυθεντ-).

spiranti liquide nasali liquide vibranti


gutturali γ [= ν]
labiali μ λ
dentali σς ν ρ

Nasali [ν]

La nasale ν è assimilata davanti a gutturali, labiali e liquide.

• Davanti a gutturale, diventa γ.


συγχαίρω invece di συν-χαίρω.
ἐγκαινίζω invece di ἐν-καινίζω.

• Davanti a labiale, diventa μ.


συμβάλλω invece di συν-βάλλω
ἐμβαίνω invece di ἐν-βαίνω

• Davanti a liquida, si ha assimilazione completa.


συλλαλώ invece di συν-λαλώ.

• Davanti a σ, ν può subire cambiamenti diversi.


(a) Il ν può scomparire, come succede spesso nel dativo plurale di sostantivi della terza
declinazione. Così ποιμέσιν invece di ποιμένσιν.
(b) Può cadere il σ, e per compenso la vocale che lo precede si allunga. Questo spiega certe
forme di aoristo indicativo, come ἔμεινα per ἔμενσα.
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(c) Tra il ν e il σ si può inserire una ε. Ciò da inizio a un processo per cui il σ cade, perché si
viene a trovare fra due vocali e allora le vocali incontrandosi si contraggono. Così il futuro
indicativo di μένω è μένσω, che diventa μενέσω, μενέω e infine μενώ.

Liquide [λ, ρ]

• Una liquida può assimilare un ν precedente.


συλλαλώ invece di συν-λαλώ (vedi sopra).

• Le liquide tendono a non tollerare un σ che le segua. L’incontro è evitato in due modi.
(a) La σ può scomparire e la vocale precedente si allunga per compenso: è quanto si verifica
negli aoristi di certi verbi con tema in liquida.
ἤγειρα per ἤγερσα.
ἤγγειλα per ἤγγελσα.

(b) Una ε si può inserire tra la liquida e il σ e allora si ha lo stesso procedimento sopra descritto
nel caso del futuro di μένω.
ἐγέρσω diventa ἐγερέσω, ἐγερέω e così ἐγερῶ.
ἀγγέλσω diventa ἀγγελέσω, ἀγγελέω e così ἀγγελῶ.

Spiranti [σ]

• Quando σ segue una gutturale o una labiale, si produce la consonante doppia ξ e ψ (vedi sotto
Gutturali e Labiali).

• Una dentale davanti a σ cade (vedi sotto Dentali).

• Quando la flessione porta un σ tra due vocali, il σ cade e le vocali che si incontrano, si
contraggono.
γένους [genitivo di γένος (tema γενεσ-)], sta per γένε(σ)ος.

• Bisogna stare attenti, perché non è detto che sempre il σ tra due vocali cada:
ἔλυσα, τίθησιν. Quando cade, la cosa sarà segnalata nel testo.

• Per la combinazione νς (vedi sotto Nasali).

Aspirate

• Davanti a spirito aspro, le mute tenui (κ, τ, π) si aspirano.


οὐχ ἵστημι invece di οὐκ ἵστημι.
ἀφίστημι invece di ἀπ-ιστημι.

• Quando due sillabe consecutive cominciano con aspirata, la prima normalmente passa al
suono corrispondente non aspirato.
τριχός invece di θριχός, il genitivo di θρίξ capello.
τίθημι invece di θίθημι, raddoppiamento del tema θε-.
ἐτέθην invece di ἐθέθην (tema θε).
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CONSONANTI IN FINE DI PAROLA

(1) Le sole consonanti che possono stare alla fine di una parola greca sono ν, ρ, e ς (sia come
consonante singola che nelle consonanti doppie ξ e ψ). Le sole eccezioni a questa regola sono
le parole ἐκ = fuori da, a partire da, e οὐκ = no. Ma parole straniere entrate nel Greco (per es.
un gran numero di nomi ebraici o aramaici usati nel Nuovo Testamento) non obbediscono a
questa regola. Così troviamo ᾽Αβραάμ, Δαυίδ, Ισραήλ.

(2) Il ν mobile: un ν è spesso aggiunto all’ι finale del dativo plurale dei sostantivi, aggettivi e
pronomi di terza declinazione, e a ε ο ι finali (ma non a ει o αι) delle terze persone singolari e
plurali dei verbi, es. ἔλυε(ν), λύουσι(ν). A rigore dovrebbe essere aggiunto solo per facilitare la
pronuncia (ν eufonico), quando la parola seguente comincia con vocale, ma nel Nuovo
Testamento questo ν mobile si trova a volte anche quando segue consonante.

(3) Il ς mobile: poche parole hanno un ς mobile, e precisamente οὔτω(ς) = così; ἄχ- ρι(ς) = fino
a; μέχρι(ς) = fino a; ἐκ/ἐξ = fuori da, a partire da.

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