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1. Aoristo I/sigmatico
L’aoristo è un tempo “indeterminato” che indica l’azione pura e semplice nella sua immediatezza,
senza però indicarne la continuità nel tempo o la sua completezza. In generale, al livello di traduzione è
identico all’indicativo, ma è differente il suo modo di intenderlo, sottintendendo l’avverbio “subito,
adesso” che è più palese nel congiuntivo aoristo.
A tutto questo, fa eccezione l’aoristo indicativo che pur indicando l’azione nel passato, non ne esprime
comunque la continuità nel tempo.
Il participio aoristo può indicare anche sia contemporaneità che anteriorità .
L’infinito attivo aoristo può avere valore di contemporaneità e di infinito perfetto (passato,
anteriorità ).
Indicativo: aumento + tema verbale + allungamento vocale finale + suffisso σ/σα1 + desinenze dei
tempi storici
Es: ε+ τιμα + α η + α
α puro ᾱ lungo
α impuro η
εη
ι/υ ῑ/ῡ (restano invariate, allungano soltanto le quantità )
οω
i dittonghi restano invariati
Hanno l’aoristo primo sigmatico i verbi con il tema verbale (TV) che finisce in vocale.
Es: λύ ω, φαίνω
I verbi che finiscono in gutturale, labiale e dentale all’aggiunta di sigma avranno lo stesso risultato
della III declinazione.
I verbi che anticamente finivano in ϝ vocalizzano questa lettera scomparsa in υ davanti a consonante.
I tempi differenti dall’Indicativo Aoristo, invece, avranno le medesime desinenze che hanno
all’Indicativo Presente (congiuntivo, imperativo ecc).
2. Aoristo I/a-sigmativo
Questo tipo di aoristo fa sempre parte del primo ed è soltanto apparentemente asigmatico.
Ad avere questo aoristo sono i verbi con tema verbale che finisce in nasale (μ, ν) o in liquida (λ).
Es: ἄ γγελλω, φαίνω
Tema Verbale: ἄ γγελ + j
φαν + j
Quando a questi temi si aggiunge σ esso cade e si ha un allungamento di compenso nella sillaba
precedente.
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Secondo gli studiosi il suffisso originariamente σ sarebbe diventato σα a seguito di un incontro con m̥ (nasale
indoeuropea) per necessità di una vocale (σ + m̥ = σα).
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Regole dell’allungamento di compenso:
α puro ᾱ lungo
α impuro η
ε ει
ι/υ ῑ/ῡ (restano invariate, allungano soltanto le quantità )
ο ου
i dittonghi restano invariati.
Es: ἤ γγειλα
ἔφηνα
φαίνω φαν φανσ φην ἔφηνα
3. Aoristo II/tematico
Hanno l’aoristo secondo i verbi che hanno un tema verbale ben distinguibile da quello del presente.
Es: ε + λιπ + ο + ν
aoristo egressivo: momento conclusivo dell'azione (“finire di, cessare di, riuscire a”);
aoristo gnomico: un fatto verificatosi nel passato ma che può riproporsi nel presente; tipico
delle massime, dei proverbi e dei detti;
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Es2: γίγνομαι
γν (TV) γ + ι γιγν
7. Le proposizioni dichiarative
Le soggettive sono introdotte da verbi impersonali come:
- δεῖ “bisogna, è necessario”
- ἔξεστι “”è possibile
- καλό ν ἐστι “è bello”
- δίκαιό ν ἐστι “è giusto”
- δῆ λον ἐστι “è chiaro”
ὡ ς, ὅ τι, διό τι + indicativo (con tempi principali e storici) / + ottativo obliquo (solo con tempi storici)
In forma implicita:
Soggetto all’accusativo e verbo all’infinito. Il predicato nominale viene però comunque espresso al
nominativo. 2
8. Le proposizioni finali
In forma esplicita:
Sono introdotte da: ἵνα, ὡ ς, ὅ πως (neg. μή ) + congiuntivo (tempi principali) / + ottativo (storici).
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Ur so damn beautiful, ilysm.
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9. Le proposizioni causali
In forma esplicita:
Sono introdotte da: ἐπεί, ἑπειδή , ἐπειδή περ, ὡ ς, ὅ τι, διό τι, ὅ τε, ὁ πό τε.
Si rendono con: indicativo (causa oggettiva, negazione οὐ ) / ottativo, in dipendenza da tempi storici
(causa soggettiva, neg. μή ). L’ottativo con la particella ἄ ν ha valore potenziale.
In forma implicita:
- Sostantivato: è sempre preceduto dall’articolo. È molto più frequente che in italiano. Si può
rendere in italiano con un participio, con un sostantivo, con un aggettivo sostantivato o con una
proposizione relativa.
- Attributivo: è sempre preceduto dall’articolo (anche se postposto) ed è concordato con un
sostantivo o con un complemento della frase. Si può rendere con un aggettivo o con un relativa
introdotta dal che.
- Congiunto: se concorda sintatticamente con un altro elemento della frase; non è mai
preceduto dall’articolo.
Possibili rese del participio congiunto: gerundio, relativa, temporale, causale, concessiva, finale.
Quando non è adoperato in una subordinata, ed è perciò indipendente, l’ottativo assume spesso il
valore di ottativo così detto desiderativo (tale era l’antico significato). È spesso preceduto da: ὡ ς, εἴθε, εἰ
γά ρ. La negazione è μή . Traduzione: “voglia il cielo che”. In unione con la particella ἄ ν esprime la
possibilità nel presente (ottativo potenziale).
Quando l’ottativo è usato nelle subordinate prende, invece, il nome di obliquo ed ha la medesima
funzione del perfetto logico latino (ovverosia un perfetto che va inteso e tradotto come un presente).
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13. La posizione attributiva e predicativa dell’aggettivo
Un aggettivo in posizione attributiva è sempre preceduto dall’articolo.
Particolarità: il verbo ἔχω forma il futuro da due temi [εχ-/σχ-] che hanno significati diversi.
tema verbale (TV) + allungamento + sigma + vocale tematica + des. temp. princ.
τιμα + α η + σ + ε/ο + ω
τιμά ω (pres. ind.) τιμήσω (fut. ind.)
α puro ᾱ lungo
α impuro η
εη
ι/υ ῑ/ῡ (restano invariate, allungano soltanto le quantità )
οω
i dittonghi restano invariati
Tuttavia ci sono verbi che non allungano la vocale finale: γελά ω “ridere”, καλέω “chiamo”, τελέω
“compio”.
I temi che finiscono in labiale, gutturale e dentale avranno i medesimi esiti della II declinazione.
I temi con apofonia formano il futuro dal grado normale: λιπ/λειπ/λοιπ.
Alcuni verbi con TV che finisce in consonante presentano l’allungamento:
αἰσθά νομαι [TV: αἰσθ] αἰσθή σομαι
μά χομαι [TV: μαχ] μαχή σομαι.
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15. Il futuro contratto
Hanno il futuro contratto i verbi in liquida (λ) e in nasale (μ, ν). Esso è apparentemente a-sigmatico.
Formazione:
TV + sigma cade + voc. tem. + des. temp. princ.
φαίνω [TV: φαν] + εσ ε + ο + μαι
φανεσ φανε φανεομαι φανοῦ μαι.
Dunque la caratteristica peculiare del futuro contratto, come dice il nome, è la contrazione tipica dei
verbi in έω come φιλέω.