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FONDAMENTI DI GRAMMATICA STORICA E DIALETTOLOGIA GRECA

C. Sessini 2017
Alma Mater Studiorum - Universit di Bologna

Indice
I. GRAMMATICA STORICA
1. Fonetica

p. 4

1.1 Le leggi fonetiche

1.2 Apofonia e radici bisillabiche

1.3 La sibilante indoeuropea

1.4 Le labiovelari indoeuropee

1.5 Le sonanti indoeuropee

1.6 Le semiconsonanti indoeuropee

2. Morfologia

2.1 Il nome

2.1.1 Il sincretismo dei casi

2.1.2 La declinazione atematica

2.1.3 La declinazione tematica

2.1.4 La declinazione in -a-

2.1.5 L'aggettivo

10

2.1.6 L'avverbio

11

2.1.7 Il pronome

11

2.1.8 I numerali

13

2.2 Il verbo

14

2.2.1 L'aspetto verbale

14

2.2.2 I modi verbali

15

2.2.3 La diatesi

16

2.2.4 L'aumento

16

2.2.5 Il raddoppiamento

17

2.2.6 Le desinenze verbali

17
II. DIALETTOLOGIA

3. I dialetti
3.1 Ionico-attico

20
20
2

3.2 Eolico

p. 22

3.3 Greco occidentale

22

3.4 Miceneo

23

4. La lingua della letteratura

25

4.1 La lingua omerica

26

5. Gli alfabeti

27

Bibliografia

29

I. GRAMMATICA STORICA
1. Fonetica
1.1 Le leggi fonetiche
Legge di Osthoff: in greco le vocali lunghe primo elemento di dittongo seguito da
consonante e le vocali lunghe seguite da un nesso liquida/nasale+consonante si abbreviano (fa
eccezione la 3a persona plurale medio-passiva del congiuntivo presente, per evitare di confondersi
con l'indicativo).
Legge di Grassmann: in greco quando due aspirate si susseguono in due sillabe consecutive,
una delle due (di solito la prima) perde l'aspirazione.
Legge di Wheeler (o del dattilo finale): in attico ogni polisillabo ossitono con finale breve
diventa parossitono se la penultima breve e la terzultima lunga.
Legge di Vendryes (o legge delle parole anfibrache): in attico ogni polisillabo
properispomeno con terzultima breve diventa proparossitono.
1.2 Apofonia e radici bisillabiche
In indoeuropeo la sola parte stabile di una qualsiasi unit morfologica costituita dalle
consonanti. In greco si conservano residui dell'antica apofonia indoeuropea nella forma di apofonia
'qualitativa' (//, //, //) e 'quantitativa' (/, /, / < */ 2, *-/-3-, *--/-1-); questi
due tipi sono compresenti nelle radici bisillabiche con la seguente casistica:
1) vocale breve/ nella prima sillaba e nella seconda (--; --; --),
2) nella prima sillaba e vocale lunga nella seconda (-),
3) vocale breve nella prima sillaba, breve o lunga nella seconda (-; -).
1.3 La sibilante indoeuropea
In posizione iniziale antevocalica, intervocalica e davanti a liquida/nasale la sibilante
indoeuropea scompare in greco in tutti i dialetti (compreso il miceneo), lasciando all'inizio di parola
davanti a vocale o a vibrante una fricativa laringale sorda /h/.

1.4 Le labiovelari indoeuropee


Conservata dal miceneo, la labiovelare indoeuropea scompare nel greco del I millennio con
esiti diversi a seconda del contesto: labiale davanti a /o/ e /a/, dentale davanti a /e/ e /i/ e velare in
prossimit di /u/.
1.5 Le sonanti indoeuropee
*rr > /; *lr > /; *mr > (/); *nr > (/)1.
1.6 Le semiconsonanti indoeuropee
A causa della loro debolezza articolatoria i fonemi /j/ e /w/ scompaiono in greco o subiscono
forti modificazioni. La semiconsonante /j/ eliminata molto presto da tutti i dialetti (non attestata
nel greco del I millennio); la semiconsonante /w/ scompare prima in Asia Minore (lo ionico il
dialetto che la elimina pi precocemente in tutte le posizioni), mentre si conserva pi a lungo nella
Grecia continentale; in generale essa cade prima in posizione intervocalica, poi in posizione
postconsonantica, infine in posizione iniziale di parola.
Schema riassuntivo degli esiti di /j/ in greco
1) posizione iniziale antevocalica:

/h/ ovvero /dz/ <>

2) posizione intervocalica:

ovvero /i/ (raro)

3) posizione postconsonantica:

*p(h)/b+j >
*t(h)+j > * > (att. e beot. )
*d+j >
*k(h)+j > *j > * > (att. e beot. )
*g+j > *j >
*l+j >
*a/o+r/n+j > /+/ (lesb. e tess. /+/)
*e/i/u+r/n+j > (=/e:/)//+/ (lesb. e tess. //+/)

1 L'eolico presenta vocale /o/ soprattutto negli esiti della vibrante: i.e. *rr > eol. o/o.

2. Morfologia
2.1 Il nome
2.1.1 Il sincretismo dei casi

I.E.

nominativo accusativo vocativo

GRECO

nominativo accusativo vocativo

genitivo

ablativo

dativo

genitivo

locativo strumentale
dativo

L'avverbio un antico strumentale. La desinenza di locativo singolare - si conserva


negli avverbi e . Le terminazioni di dativo plurale della declinazione tematica -o e -o
sono, rispettivamente, antichi strumentali e locativi plurali.
2.1.2 La declinazione atematica
Generalit: posizione dell'accento variabile, alternanza vocalica dell'elemento predesinenziale.
Desinenze: nom. sing. masch. e femm.: con vocalismo predesinenziale lungo () o -
(); acc. sing. masch. e femm.: *-m > - dopo vocale, *-mr > - dopo consonante; voc. sing.
masch. e femm.: o come il nominativo; nom./acc./voc. sing. neutro: ; gen. sing.: -o; dat. sing.:
-; nom./acc./voc. duale: -; gen./dat. duale: -; nom. plur. masch. e femm.: -; acc. plur. masch. e
femm.: *-ns > - dopo vocale, *-nr > - dopo consonante; voc. plur. masch. e femm.: come il
nominativo; nom./acc./voc. plur. neutro: -; gen. plur.: -; dat. plur.: -2.
Temi in occlusiva: nom. sing. masch./femm. sigmatico (), ma i nomi maschili e
femminili in -- hanno talvolta desinenza sigmatica () e talvolta, se la vocale predesinenziale
-o-, desinenza - con allungamento della vocale predesinenziale (), forse per analogia coi
temi in nasale; accanto al regolare accusativo singolare in - alcuni nomi maschili e femminili in -
e - hanno anche un accusativo in -/- per analogia coi temi in vocale (ma se porta l'accento
l'accusativo soltanto in -: , non *); il vocativo uguale al nominativo, ma ha
< *; il vocativo singolare dei nomi maschili e femminili baritoni in -- corrisponde al
puro tema ( < *), mentre quello degli ossitoni e degli aggettivi uguale al nominativo; al
nom./acc./voc. sing. dei neutri il tema oscurato dalla caduta delle occlusiva finali ( <
2 L'eolico estende la terminazione - dei temi in sibilante a tutti i temi in consonante.

*).
Temi in sibilante: i temi in *-s-/-s-, tutti neutri, hanno grado /o/ nei casi diretti del
singolare e grado /e/ in tutti gli altri casi; i temi in *-s-/-s-, aggettivi e nomi propri maschili,
hanno il grado lungo al nominativo singolare e il grado breve nel resto della declinazione; in attico i
nomi maschili in -, per analogia coi maschili della declinazione in -a-, hanno talora un accusativo
in - e un genitivo in -, accanto alle forme regolari (acc.: -; gen.: -); il nom./acc./voc. sing.
neutro degli aggettivi esce in -; i temi in *-s-/-s- (, -) sono rari e hanno solo il
singolare; molti di questi temi si declinano come i temi in occlusiva grazie all'inserimento di una
dentale non etimologica (, -); i temi in *-s-, tutti neutri, di solito attestati solo al
singolare, talora sostituiscono nella declinazione l'-- del tema con --, per analogia coi neutri in
*-s-/-s- (om. o, gen. sing. di ), talora invece passano alla declinazione in occlusiva per
mezzo di un ampliamento in -- (, -).
Temi in liquida: l'unico tema in -- , ; i temi in -- comprendono nomi maschili e
femminili, per lo pi nomi d'agente e nomi di parentela, e nomi neutri; i nomina agentis in -
hanno il grado lungo al nominativo (e vocativo) singolare e il grado breve nel resto della
declinazione (, -o "colui che d occasionalmente, in una determinata circostanza"); i nomi
in - estendono invece il grado lungo a tutta la declinazione (, - "colui che d
abitualmente"); i nomi di parentela hanno grado lungo al nom. sing. (), grado zero al gen.
sing. () e al dat. sing. e plur. (, 3) e grado breve altrove (acc. s. , voc. s.
, n./a./v. du. , gen./dat. du. o, nom./voc. pl. , acc. pl. , gen. pl.
); i neutri conservano il tema in -- nei casi diretti del singolare (), mentre nel resto
della declinazione presentano un ampliamento in *-nrt- ().
Temi in nasale: alcuni nomi alternano il grado lungo al nom. sing. col grado breve negli altri
casi (, -); al dat. plur. l'antica forma con grado zero sostituita da una forma analogica
(, non *)4; altri nomi hanno esteso il grado lungo a tutta la declinazione (,
-); altri ancora hanno il nominativo sigmatico e non presentano alcuna alternanza (* >
, ); sono antichi temi in nasale i neutri in - < *-mnr (grado zero del suffisso -men-), che
si declinano come i temi in occlusiva per mezzo di un ampliamento in dentale (, ).
Temi in vocale/dittongo: i temi in -- (*-ei-/-i-) come hanno esteso il grado zero a tutta
la declinazione (, -o, -, -, -, -, -, -, raro -), solo l'attico mantiene l'alternanza

3 Parossitono per la legge di Wheeler.


4 Ma conserva < *nr accanto a .

( , 5, , , , , , , 6, 7, 8, ); i
nomi femminili in - (*-oi-) si declinano soltanto al singolare (att. , < *j-,
< *j-, < < *j-nr, 9); i nomi in -- (*-eu-/-u-) hanno grado zero
nei casi diretti del singolare e grado /e/ altrove (att. , -, -, -, -, -, -, -); i nomi
in - (< *- per effetto della legge di Osthoff) presentano un suffisso che serve a formare nomi
d'agente, molto frequente in miceneo, ma privo di corrispondenti nelle altre lingue indoeuropee e si
declinano nel modo seguente: (arc. -), - (att. -, lesb. -, tess. e beot. -, cipr.
-), - (lesb. -, cipr. -), - (gr. occ. -, lesb. -, tess. e beot. -, arc. -, cipr. -), -
(att.), - (att.), - (att.), - (lac. e arc. -, lesb. -, cipr. -), -, -, - (att. rec. -);
i temi in *-u- (, ) hanno grado lungo al nominativo singolare e grado breve altrove; i temi
in *-u- hanno in attico una declinazione particolare: , (< , con metatesi), , ,
, , , ; i temi in *-- () e *-- () non presentano particolarit nella
declinazione.
2.1.3 La declinazione tematica
Generalit: posizione dell'accento stabile (fa eccezione il vocativo ), alternanza della
vocale tematica (/e/ al vocativo singolare, /o/ altrove).
Desinenze: nom. sing. masch. e femm.: -o; acc. sing. masch. e femm.: -o; voc. sing.
masch. e femm.: - (puro tema); nom./acc./voc. sing. neutro: -o; gen. sing.: *-o-sjo > mic. -oo,
tess. -o10, lesb., beot. e lac. -, ion.-att. e gr. n.-o. -o; dat. sing.: - (tess. -o11, beot. -o12);
nom./acc./voc. duale: -; gen./dat. duale: -; nom. plur. masch. e femm.: -o13; acc. plur. masch. e
femm.: cret. -o, lesb.-o, lac. e beot. -, ion.-att., tess. e gr. n.-o. -o; voc. plur. masch. e femm.:
come il nominativo; nom./acc./voc. plur. neutro: -; gen. plur.: -; dat. plur.: -o (ion.e lesb. -o).
2.1.4 La declinazione in -aGeneralit: posizione dell'accento variabile, alternanza vocalica (*--/-2-).
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Da om. , forma di gen. sing. costruita su un tema di locativo in -, con metatesi quantitativa e sinizesi.
Proparossitono per analogia col genitivo singolare.
Con -- per analogia col resto del plurale.
Per analogia col nominativo plurale.
Puro tema.
Da -oo, con apocope.
/o:/, con apocope.
Con abbreviamento in iato; successivamente -o si chiude in - // e in - /i:/.
Per analogia coi dimostrativi.

Desinenze: 1 gruppo (femminili in -): nom. sing.- (ion.-att. - 14) -o, acc. sing. -; voc.
sing. = nom.15, gen. sing. -, dat. sing. - (lesb. -16, beot. - > -), nom./acc./voc. duale - 17
gen./dat. duale -, nom. plur.-18, acc. plur. - (cret. -19, lesb. -), voc. plur. = nom., gen.
plur. mic. -, lesb. -, gr. occ. -, ion. - 20, att. -, dat. plur. - (lesb. -, ion. -); 2
gruppo (femminili in -, con suffisso *-j-/-j 2-): i casi diretti del singolare hanno --, mentre il
resto della declinazione uguale a quella dei nomi del primo gruppo; 3 gruppo (maschili): nom.
sing. sigmatico (-) per analogia coi maschili in -o- 21, voc. con vocale lunga22, gen. sing. costruito
su analogia coi maschili in -o- (mic., beot. e tess. -o, lesb. e gr. occ. -, ion. - 23, att. -o), il resto
della declinazione uguale a quella dei nomi del primo gruppo.

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Ma l'attico ha dopo //.


Ma alcuni vocativi omerici, come , conservano l'antica terminazione con grado breve.
Con apocope.
Per analogia con la declinazione tematica.
Come nella declinazione tematica.
Da *-, per effetto della legge di Osthoff.
Da *-, con abbreviamento in iato.
Fanno eccezione alcuni epiteti di di o eroi in -, che erano in origine vocativi, poi usati in funzione di nominativo
(vocativus pro nominativo).
22 Ma i nomi in -, alcuni composti in -, - e - e alcuni nomi propri mantengono l'antica
terminazione con vocale breve.
23 Da -, con metatesi quantitativa e sinizesi.

Quadro sintetico delle desinenze nominali

2.1.5 L'aggettivo
1a classe: aggettivi a tre terminazioni tipo , , (il maschile e il neutro si
declinano secondo la declinazione tematica, mentre il femminile si declina come i nomi in -24) e
alcuni aggettivi a due terminazioni (una per il maschile e il femminile e una per il neutro) del tipo
, -; 2a classe: aggettivi a tre terminazioni del tipo , < *-j2,
(maschile e neutro seguono la declinazione atematica, il femminile segue la declinazione in -a-); 3 a
classe: aggettivi a due terminazioni, tipo , , che seguono la declinazione atematica.
Alcuni aggettivi formano il comparativo per mezzo di un suffisso *-js-/-js-/-s-, talora
nella forma *-js-/-js-/-s- (si tratta di un suffisso primario, che si lega direttamente alla radice e
che in indoeuropeo serviva a formare alcuni sostantivi con valore intensivo, originariamente
24 Ma l'attico estende al gen. plur. la forma in - del maschile, con accento parossitono.

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indipendenti dall'aggettivo corrispondente e solo in seguito inseriti nel sistema dell'aggettivo, in


greco come in latino), cui si aggiunge un ampliamento in nasale: - < *-s-n, < *-s-on, gen.
- < *-s-on-os, ovvero *-j < *-s-n, *jo < *-s-on, gen. *-jo < *-s-on-os 25; questi
aggettivi formano il superlativo col suffisso -, -, -. La maggior parte degli aggettivi forma il
comparativo con un suffisso -, -, - (originariamente dotato di valore contrastivo,
indicava in indoeuropeo l'opposizione fra due persone/cose o gruppi; questo valore ancora
presente in greco in alcune coppie di aggettivi, come /) e il superlativo con un
suffisso -, -, -; si tratta di suffissi secondari, che si legano al tema.
2.1.6 L'avverbio
Molti avverbi sono antiche forme nominali: sono antichi accusativi avverbi come ,
, , etc. Alcuni aggettivi sono usati con valore avverbiale all'accusativo o al genitivo
femminile singolare (, , , etc.). Sono antichi locativi avverbi come o,
, etc., mentre un'antica desinenza di strumentale sopravvive in forme avverbiali quali ,
, , etc., scritte in seguito con - sottoscritto e interpretate come dativi. Conservano
l'antica terminazione *- di strumentale - e o, mentre tutti gli altri avverbi in - (spesso
anche o) hanno aggiunto un - finale ipercaratterizzante, donde la caratteristica uscita - degli
avverbi tratti da aggettivi. L'avverbio presenta inoltre terminazioni proprie analoghe a quelle dei
casi della declinazione nominale: -(), antica desinenza di strumentale conservata in miceneo
come desinenza di strumentale e locativo plurale e usata nell'epica nella declinazione nominale con
valore di strumentale, locativo, dativo, genitivo e ablativo, e -, dove - desinenza di locativo,
indicano lo stato in luogo, mentre - e - indicano rispettivamente il moto da luogo e il moto a
luogo.
2.1.7 Il pronome
Pronomi personali. Diversamente dal resto dei pronomi, i pronomi personali sono
indifferenti rispetto al genere e hanno una declinazione 'irregolare'. Il pronome di 1 a persona ha al
nom. sing. una forma particolare, distinta dal tema del resto della declinazione: (beot. ); gli
altri casi del singolare derivano da uno stesso tema, diverso da quello del nominativo: acc. , ,
gen. om. o, ion. o, , , att. o, o, gr. occ. o, dat. o, (gr. occ. ); il

25 L'acc. sing. masch./femm. e i casi diretti del plurale hanno, accanto alle forme in nasale, anche forme sigmatiche
contratte con suffisso *-()jos-: acc. s. m./f. < *josmr, n. pl. m./f. o < *joses (forma poi estesa all'acc.
plur.), n./a./v. pl. neutro < *jos.

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plurale deriva da una forma di accusativo *nrs-26 > gr. occ. 27, lesb. : nom. gr. occ. e beot.
, lesb. e tess. , gen. gr. occ. (-), lesb. , dat. gr. occ. e beot. , lesb. e
tess. ; lo ion.-att. ha aggiunto le desinenze di plurale a una base *-, donde , - (ion.
-), -, - (ion. -). Il pronome di 2a persona presenta al singolare un tema *teu-/tu-: gr. occ.
, beot. , ion.-att., arc. e lesb., acc. gr. occ. , ion.-att. e lesb. , gen. gr. occ. , ion. ,
, att. , lesb. , dat. gr. occ. , , ion.-att. 28; il plurale costruito sulla forma *us29 > acc. gr. occ. , lesb. : gr. occ. , -, -; lesb. , -, -; ion.-att. , -
(ion. -), -, - (ion. -). Non esiste in indoeuropeo un vero e proprio pronome di 3 a
persona30; al suo posto il greco (l'attico in particolare) usa il pronome dimostrativo , -, -31.
Pronomi dimostrativi. In indoeuropeo il pronome dimostrativo usato per indicare un oggetto
particolare, senza alcuna sfumatura di significato aveva un tema *so-/s- al nominativo singolare
maschile e femminile e un tema *to-/t- nel resto dei casi: l'attico ha quindi al maschile singolare ,
, , al nom./acc./voc. sing. neutro e al femminile singolare , , , ; al plurale lo
ionico-attico e il lesbico innovano, costruendo il nominativo maschile e femminile sul modello del
singolare: o/ (gli altri dialetti conservano la forma originaria /), , /, , ,
n./a./v. neutro ; il valore di dimostrativo di , , , ancora pressoch stabile in Omero, si
progressivamente affievolito e nel greco classico questo antico pronome assume il valore di articolo
determinativo. Dal tema del dimostrativo con l'aggiunta della particella - si ha il pronome ,
, , usato per indicare un oggetto ravvicinato. Un altro pronome per indicare l'oggetto
ravvicinato o, , , dal tema del dimostrativo con ampliamento in -u- unito al suffisso
*to-/t-. Questi pronomi possono essere rafforzati con l'aggiunta del suffisso deittico -; queste
forme sono caratteristiche della lingua parlata e perci sono usate frequentemente nella commedia
attica. Il pronome per indicare l'oggetto lontano in attico , , 32, in ionico
e in lesbico , da una particella dimostrativa *ke- 33 unita al tema pronominale *-enos; il greco
occidentale ha < *te-enos (la particella dimostrativa *te- il grado -e- di *to-).
Pronomi interrogativi/indefiniti. Il pronome interrogativo/indefinito (le forme toniche hanno
valore interrogativo, quelle atone valore indefinito) alterna nella declinazione il tema *kwe-/o- con la
26 *nrs- grado zero di *nos-.
27 Con anticipazione dell'aspirazione.
28 La forma atona sopravvive in attico come avverio rafforzativo, avendo perso l'originario valore di dativus
commodi in frasi come e simili.
29 *us- grado zero di *wos-.
30 Esiste un pronome riflessivo con radice *sewe-/swe-/se impiegato originariamente per tutte le persone e
successivamente riservato solo alla terza; in greco la declinazione la seguente: acc. , gen. om. o, ion. , att. o,
lesb. , dat. ion.-att. o, gr. occ. e lesb. .
31 Il suffisso *-to- tipico dei dimostrativi, cos come l'uscita del neutro singolare in -o < -*od (cf. lat. illud, istud).
32 La - prostetica dell'attico secondaria: non si applica infatti la legge di Vendryes.
33 Cf. lat. ce-terus, ec-ce, ce-do, etc.

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forma ridotta *kwi-: da quest'ultima derivano il nom. sing. (neutro ) e l'acc. sing. *, da cui si
ha , con l'aggiunta della desinenza ipercaratterizzante -; su un tema *-, ricavato dall'acc.
sing., l'attico costruisce la seguente declinazione: (neutro ), , , , (neutro ),
, , ; dal tema *kwe-/o- il greco deriva i casi indiretti: gen. sing. ion. , , att. o,
dat. sing. ion. , att. , gen. plur. ion. , dat. plur. ion. ; da una forma di neutro plurale
*kwj (cf. lat. quia) unita alla desinenza del neutro che precedeva questa forma enclitica, si ha il
neutro plurale (att. ). Il tema *kwo- servito a formare molti aggettivi pronominali, come
, , , etc.
Pronomi relativi. Per il pronome relativo il greco si serve di un tema *jo-/j-: l'attico ha
dunque (neutro ), , , , (neutro ), , , , , , , , , , , . Dall'unione
del relativo col pronome indefinito si ha il pronome indefinito-relativo, , , , declinato in
entrambi i componenti.
2.1.8 I numerali
Per indicare l'unit, l'inodeuropeo usa una radice *sem-/som-/sm-: il greco ha quindi *sem-s
> al nom. masch. e *sem- > al neutro; i casi indiretti hanno -- invece di -- per analogia col
nominativo: , (ma mic. e-me = ), ; il femminile *sm-ij2 > ; l'ordinale * > (- 'primo fra due').
Per il numero due il greco ha o, da una radice *d(u)w- (la vocale lunga compare in om.
e in , poi ), gen./dat. o; l'ordinale .
Il numero tre < *trejes, acc. 34 < *trins, neutro (con nel composto
), gen. , dat. ; l'ordinale .
Il numero quattro rappresentato in indoeuropeo da una radice *k wetwor-: il greco
occidentale ha , con grado /o/, il grado zero compare nell'attico , nello ionico
, nel beotico , nel lesbico e nell'omerico , mentre il grado /e/
figura nello ionico (e arcadico) ; la declinazione in attico la seguente: (neutro
), , , ; l'ordinale .
I numerali dal cinque al dieci avevano in indoeurpeo una forma invariabile: il greco ha
quindi (lesb. e tess. ) < *penkwe, < *seks, < *septmr, < *okt, (forse
da *newnr, con prostesi vocalica) e < *dekmr; gli ordinali sono , , ,
, e .
34 Lo ionico-attico usa la forma del nominativo anche all'accusativo, mentre altri dialetti, come il beotico, estendono la
forma dell'accusativo al nominativo.

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Per i numerali dall'11 al 19 l'indoeuropeo si serviva di giustapposizioni, che si sono


conservate in greco per i numerali 11 () e 12 (); per gli altri numeri il greco usa la
congiunzione : , , etc.
Per il numero venti il greco si serve di una radice *w-dkmr-t-35 unita a una desinenza duale
-, donde gr. occ., beot., tess. , ion.-att., arc. e lesb. < * (con prostesi vocalica e
vocalismo -o- per analogia cogli altri nomi di decine).
Gli altri nomi di decine sono formati per giustapposizione del numerale dell'unit con il
neutro plurale - < *dkom-t36: (ion. ), (gr. occ.
), (da 50 in poi il nome dell'unita compare con u ampliamento in - in tutti i
dialetti), , , , (i numerali 70 e 80 si formano dalla
radice dell'ordinale: la forma di 90 non chiara).
Il numero cento < *sem-dkmr-t-om. Gli altri nomi di centinaia escono in -o:
o (arc. -), o, etc.; ion.-att. e lesb. hanno -, con vocalismo /o/ per
analogia coi nomi delle decine.
Il numero mille deriva da un tema *g heslio-: ion. , lac. , lesb. e tess. (att.
< *).
2.2 Il verbo
2.2.1 L'aspetto verbale
La tripartizione dei temi verbali propria dell'indoeuropeo si parzialmente conservata in
greco: i verbi pi antichi mantengono generalmente intatta la distinzione tra tema del presente, tema
dell'aoristo e tema del perfetto, ciascuno con un proprio grado apofonico. L'aspetto verbale non
riguarda l'azione (o stato) in s, bens il punto di vista soggettivo attraverso il quale l'azione (o lo
stato) espressa dal verbo percepita dal parlante, ovvero la volont del parlante di descrivere una
certa azione in un determinato modo (l'azione in se stessa espressa dalla radice del verbo, mentre
il 'modo' in cui essa si realizza espresso dal valore aspettuale del tema della voce verbale).
Il tema del presente esprime l'azione durativa (si pensi a una linea retta), il tema dell'aoristo
l'azione puntuale (si pensi al punto) e il tema del perfetto l'azione risultativa (si pensi a una
circonferenza). L'azione continuativa l'azione vista nel suo svolgersi dilatato nel tempo: il presente
e, soprattutto, l'imperfetto indicano un processo che dura nel tempo e possono esprimere perci
35 *w- < *dwi (grado zero di *d(u)w-); *dkmr-t- il grado zero di *dekmr- unito al suffisso -t-.
36 Grado /o/ di *dkmr-t.

14

l'azione tentata (presente/imperfetto di conato) o pi in generale l'azione ripetuta. L'azione


momentanea o puntuale espressa dall'aoristo l'azione 'fuori dal tempo' ossia indeterminata dal
punto di vista della durata, l'azione considerata in se stessa; per questo motivo l'aoristo indicativo
spesso usato nelle sentenze (aoristo gnomico). L'aoristo pu anche indicare il punto d'inizio di
un'azione o di un processo (aoristo ingressivo). Soltanto all'indicativo l'aoristo esprime l'azione
momentanea collocata nel passato, in opposizione con l'imperfetto, che indica l'azione passata nel
suo svolgersi nel tempo. Il perfetto esprime l'azione che si svolta nel passato e che viene
considerata nel suo esito, ovvero nel risultato che ha prodotto nel presente. In origine il perfetto
indicava uno stato e infatti i perfetti pi antichi sono intransitivi; il perfetto transitivo (risultativo)
un'innovazione recente ( quasi del tutto assente in Omero ed ancora raro in Erodoto e Tucidide).
Esempi: , 'agonizzare' ~ , 'morire' ~ , 'essere morto'; , 'essere
in fuga' ~ , 'darsi alla fuga' ~ , 'essere fuggito'.
2.2.2 I modi verbali
Accanto all'indicativo, il modo dell'oggettivit, l'indoeuropeo possedeva altri tre modi: il
desiderativo, il congiuntivo e l'ottativo. L'indicativo il modo 'non marcato'; il desiderativo in
greco, come in molte lingue indoeuropee, servito a formare il futuro. L'imperativo, il modo della
realt concepita come un comando, a parte nella flessione verbale, come il vocativo nella flessione
nominale; al pari dell'indicativo, l'imperativo un modo non marcato, privo di caratterizzazione
modale. Il congiuntivo il modo della volont o della eventualit; esso colloca l'azione nel futuro
(in un futuro eventuale) e per questa ragione servito talora a formare il futuro, in concorrenza col
desiderativo: sono antichi congiuntivi (pres. ) e (pres. om. ). L'ottativo
il modo del desiderio (ottativo desiderativo) o della possibilit (ott. potenziale); l'idea di possibilit
pi lontana dalla realt di quella espressa dal congiuntivo. Congiuntivo e ottativo si sono inoltra
sviluppati come modi della subordinazione: il congiuntivo usato in dipendenza da tempi principali
e l'ottativo in dipendenza da tempi storici37.
In indoeuropeo il congiuntivo era caratterizzato da una vocale / aggiunta al tema verbale:
il greco aveva quindi un congiuntivo con vocale breve (tipo , conservato in attico come
futuro) per i verbi con indicativo presente atematico e un congiuntivo con vocale lunga per i verbi
tematici; quest'ultimo tipo di congiuntivo verr poi esteso a tutti i verbi (la vocale tematica lunga
diventa quindi caratteristica del congiuntivo). La contrazione delle due vocali brevi dello stesso
37 Tuttavia non esiste in greco un equivalente della consecutio temporum latina: il greco lascia un ampio margine di
libert a beneficio della volont espressiva del parlante.

15

timbro (/o/ alla prima persona singolare e plurale e alla terza persona plurale, /e/ altrove) nei
congiuntivi dei verbi tematici si verifica gi nella fase comune indoeuropea e si sottrae perci alle
regole della contrazione del greco, producendo ovunque una vocale lunga aperta.
Anche l'ottativo, come il congiuntivo, aveva forme diverse per i verbi tematici e per i verbi
atematici. Il tipo atematico aveva un suffisso *-j-/-j1- (grado lungo al singolare dell'attivo e grado
breve, che diventa *-- davanti a consonante e *-j- davanti a vocale, al plurale e duale dell'attivo e in
tutto il medio38), che si univa alla radice con vocalismo /e/: dalla radice *es- (pres. indic. <
*) si ha ott. pres. , -, - (da *es-j-), , - (da *es--, *es--), (da *es-j-ent).
Il tipo tematico caratterizzato dal suffisso -- che forma dittongo colla vocale del tema a cui si
unisce (in greco sempre /o/): cos dal tema - (pres. indic. ) si ha ott. pres. att. , -,
-, -, -, -. I due tipi di ottativo si influenzano a vicenda, dando luogo a forme ibride,
come e da una radice *ei- (pres. indic. ), invece della forma attesa * < *-j-. e
(indic. pres. ), che diventa pi comune di .
2.2.3 La diatesi
L'indoeuropeo aveva due diatesi: l'attivo e il medio; la voce attiva esprime l'azione che si
allontana dal soggetto, mentre la voce media indica che l'azione rimane in qualche modo 'legata' al
soggetto. Il medio pu esprimere l'interesse del soggetto nell'azione, la partecipazione emotiva o pi
in generale il punto di vista del soggetto; la scelta della diatesi media piuttosto che attiva spesso
soggettiva, dipende dalla connotazione che il parlante vuol dare all'azione. Attraverso una
particolare costruzione, caratterizzata dall'assenza di complemento oggetto e dall'indicazione di una
causa o di un agente, la diatesi media ha assunto all'occorrenza valore passivo (si tratta di una
innovazione recente; in greco il punto di partenza stato forse il perfetto medio).
2.2.4 L'aumento
Un gruppo di lingue indoeuropee, tra cui il greco, utilizza un preverbio monosillabico tonico
(i.e. *e-) anteposto all'indicativo dei tempi storici, per sottolineare che l'azione espressa dal verbo si
colloca nel passato. In greco, nei verbi con radice che cominciava per *s-, *j-, *w-, in seguito alla
scomparsa di questi fonemi, si avuto l'incontro dell'aumento con la vocale radicale: * >
, > 39, etc. Se il verbo iniziava per vocale, l'aumento si contraeva con la vocale
38 Ma lo ionico e poi la estendono il grado lungo a tutto l'attivo.
39 Davanti a il greco aveva anche un aumento -, attestato nel piuccheperfetto omerico ().

16

radicale, producendo una vocale lunga (il cosiddetto aumento 'temporale'); poich si tratta di un
fenomeno risalente all'indoeuropeo, gli esiti della contrazione si sottraggono alle regole del greco.
In indoeuropeo l'aumento era facoltativo e lo ancora nel greco di Omero; successivamente il greco
ha consolidato la funzione morfologica dell'aumento, che diventa obbligatorio.
2.2.5 Il raddoppiamento
La radice indoeuropea prevedeva la possibilit del raddoppiamento, che consisteva nella
ripetizione pi o meno completa della radice stessa; il raddoppiamento normale prevede la
ripetizione della consonante iniziale della radice, seguita da -- nel presente ed -- nel perfetto; il
raddoppiamento intensivo, tipico dei verbi in sonante, prevede la ripetizione dell'intera radice
(*--j > ). Un tipo particolare di raddoppiamento, detto attico per la sua frequenza
in questo dialetto (ma diffuso anche in ionico e attestato gi in miceneo), si ha in alcune radici
inizianti in vocale+sonante e prevede la ripetizione della radice con successivo allungamento della
vocale radicale (, pres. ); questo tipo di raddoppiamento viene poi esteso anche a
radici comincianti per vocale+occlusiva (). Nei verbi a iniziale vocalica di recente
formazione il raddoppiamento consiste semplicemente nell'allungamento della vocale iniziale
(, pres. ). Nelle radici che iniziano in occlusiva+sonante si raddoppia in genere
soltanto l'occlusiva (, pres. ), ma solitamente le radici che cominciano con un gruppo
consonantico (comprese quelle in < *, *) sostituiscono il raddoppiamento con una vocale (, pres. ).
2.2.6 Le desinenze verbali
Il greco ha due serie di desinenze verbali distinte, una per il presente e il futuro
dell'indicativo e tutti i tempi del congiuntivo e un'altra per l'ottativo e i tempi storici dell'indicativo
(imperfetto, aoristo e piuccheperfetto). Le desinenze dei tempi principali derivano da quelle dei
tempi storici per mezzo dell'aggiunta della particella deittica *-i40.
Attivo. La desinenza di 2a pers. sing. *-si si conserva in dor., eol. ; in tutti gli altri casi la
sibilante della desinenza, trovandosi in posizione intervocalica, cade e il greco ha successivamente
applicato la desinzenza di 2a pers. sing. dei tempi storici. La desinenza *-ti di 3 a pers. sing. si
assibila in ionico-attico, arcadico-cipriota e lesbico (ma si conserva dopo sibilante). La desinenza
indoeuropea di 1a pers. plur. *-mes conservata dal greco occidentale, mentre il resto del greco ha
40 Usata in greco con valore spaziale unita ai dimostrativi e o.

17

-. Il grado /e/ della desinenza di 3 a pers. plur. *ent(i) rimasto nell'ottativo e nell'indicativo
presente di , mentre dal grado zero - deriva una desinenza ipercaratterizzata -, da cui si
hanno lesb. - e ion.-att. - (desinenza usata al presente indicativo dei verbi atematici e al
perfetto indicativo di tutti i verbi).
Medio. Alla 1a pers. sing. il greco presenta una nasale non etimologica, probabilmente
analogica con l'attivo; - finale nella desinenza dei tempi storici non ha alcun valore morfologico.
Alla 2a pers. sing. la sibilante intervocalica cade, ma ripristinata talvolta nei verbi atematici. Il
vocalismo /a/ delle desinenze di 2a pers. sing. e 3a pers. sing. e plur. dei tempi principali dovuto
probabilmente all'analogia con la 1a pers. sing. (le antiche desinenze con vocalismo /o/ sono
attestate in miceneo e in arcadico-cipriota). La desinenza di 2 a pers. plur. presenta una sibilante non
etimologica, che deriva forse dalla terminazione dei temi in sibilante come o dai temi in
dentale come (dove la sibilante risulta dall'assibilazione della dentale del tema davanti alla
dentale della desinenza). La desinenza di 3a pers. plur. con sonante vocalizzata usata dallo ionico
anche dopo vocale.
Dall'unione della vocale tematica -e-/-o- con le desinenze atematiche si ottengono le
desinenze tematiche. Alla 1a pers. sing. att. dei tempi principali si ha desinenza zero con
allungamento della vocale tematica. Alla 2a pers. sing. m. dell'indicativo presente e futuro l'attico
recente ha - invece di - (da *-), per evitare confusione col congiuntivo. La terminazione di 3 a
pers. sing. att. dei tempi storici - < *- (dove vocale tematica) si ritrova anche nell'aoristo
sigmatico (che in origine atematico), che subisce per anche l'influenza del perfetto (cf. infra).
Alla 2a pers. sing. m. dei tempi storici lo ionico ha - < *-.
Il perfetto e l'imperativo hanno desinenze proprie: pf. att. 1 a pers. sing. - (desinenza
originaria di perfetto, non da sonante i.e.), 2a pers. sing. - (conservata in o < *- e in
), 3a pers. sing. - (desinenza originaria di perfetto); imper. att. 2a pers. sing. - (pi che una
vera desinenza, una particella aggiunta al tema di grado zero nei verbi atematici; i verbi tematici
hanno invece il puro tema -; l'aoristo sigmatico ha una forma in - forse originaria terminazione
di infinito), 3a pers. sing. - (particella unita al tema, usata in origine anche per la 2 a pers. sing.), 2a
pers. plur. -, 3a pers. plur. ion.-att. - (- dalla fine del V sec. a.C., che nelle forme
tematiche si unisce a vocale tematica di timbro /e/), duale -, -; al medio l'imperativo ha -()o
(l'aoristo -, ha antica terminazione di infinito), -, -, - (-), duale -, -.

18

Quadro sintetico delle desinenze verbali

19

II. DIALETTOLOGIA
3. I dialetti
Prima dell'et ellenistica, il cui inizio fissato convenzionalmente al 323 a.C., anno della
morte di Alessandro Magno, non esiste una lingua greca: la nascita e la diffusione di una lingua
unificata, la cosiddetta , sono precedute da una lunga fase caratterizzata da una
molteplicit di dialetti, che in et storica si presentano suddivisi, secondo la classificazione antica,
in tre gruppi principali, ovvero ionico, dorico ed eolico, cui i linguisti moderni hanno aggiunto un
quarto gruppo, l'arcadico-cipriota; ciascuno di questi gruppi comprende diverse variet locali.
Nell'ambito del gruppo ionico il dialetto attico, parlato nella penisola attica, si distingue per alcune
particolarit dal resto dei dialetti ionici (ionico d'Asia, ionico delle Cicladi, ionico d'Eubea), che
presenta al suo interno una sostanziale unitariet. Nell'ambito dell'eolico si distinguono l'eolico
d'Asia (o lesbico), il tessalico e il beotico. In area dorica i linguisti moderni individuano due variet
principali: il laconico, che costituisce la base del dorico letterario, e il greco nord-occidentale.
3.1 Ionico-attico
Il pi importante dei tratti comuni allo ionico e all'attico la tendenza di /a:/ (del greco
comune o proveniente da primo allungamento di compenso41) a chiudersi in /:/, ma soltanto l'inizio
di questo processo (/a:/ > /:/) pu attribuirsi alla fase comune dello ionico-attico. Nel VI sec. a.C.
nelle Cicladi la confusione delle nuove vocali lunghe di timbro e con le /:/ originarie non ancora
conclusa, come mostrano grafie come , in cui la /:/ del greco comune ancora scritta E,
mentre la nuova vocale lunga /:/ derivante da /a:/ rappresentata con H. Nella stessa epoca in Asia
Minore si trovano grafie come H, mentre a Calcide, dove il segno H serviva per notare
l'aspirata iniziale /h/, la stessa parola viene scritta METE; queste grafie testimoniano che la
confusione tra /:/ originaria e /:/ derivante da /a:/ era gi completa. In attico /:/ regredisce in /a:/
quando imediatamente preceduta da /e/ <>, /i/ <> o /r/ <>, inizialmente dopo /r/, quindi dopo /i/
ed /e/; il fenomeno, noto col nome di attische Rckverwandlung, era ancora operante al momento
della caduta di /w/ <> in posizione intervocalica (att. < *), mentre non lo era pi al
momento della caduta di /w/ dopo vibrante /r/ (att. < * 42). Non partecipano al fenomeno
di chiusura in /:/ le /a:/ derivanti da contrazione (ion.-att. < ), da secondo
41 Il primo allungamento di compenso risulta dalla soluzione dei nessi liquida+nasale, liquida/nasale+sibilante
originaria, sibilante originaria+nasale/semiconsonante velare.
42 La caduta di /w/ dopo liquida/nasale non produce in attico l'allungamento per compenso della vocale precendente.

20

allungamento di compenso43 (ion.-att. < < * < *j) e, in ionico, da terzo


allungamento di compenso44 (ion. < ).
In ionico-attico il dittongo /ouu / subisce, gi prima del V sec. a.C., un'evoluzione che lo porta
a monottongarsi in /o:/ (o lunga chiusa); le vocali /o:/ derivanti da contrazione o da allungamento
per compenso si confusero a questo punto con le /o:/ derivanti da antichi dittonghi /ouu / e furono
tutte indicate con il digramma <>; successivamente tutte le /o:/ si chiusero ulteriormente in /u:/,
cosicch il digramma <> fin per indicare /u:/. Pi o meno contemporanea l'evoluzione di /u/
(sia breve sia lunga) in //. Prima del V sec. a.C. si verific anche la monottongazione di /eiu / in /e:/
(e lunga chiusa); accadde cos che le vocali /e:/ derivanti da contrazione o allungamento per
compenso si confusero con quelle derivanti da monottongazione e vennero scritte allo stesso modo
<>. Tra il IV e il III sec. a.C. tutte le vocali /e:/ si chiusero ulteriormente in /i:/.
Altre caratteristiche comuni dello ionico-attico sono la caduta precoce di /w/ <> in tutte le
posizioni (prima in posizione iniziale di parola e intervocalica, quindi dopo consonante), il
passaggio di /ti/ a /si/ (ma mai dopo sibilante o all'inizio di parola), lo scempiamento della sibilante
geminata originaria, le cntrazioni in /:/ <> dei nessi /a/+/o/, /:/, la metatesi quantitativa e
l'abbreviamento in iato.
Caratteristiche peculiari dell'attico sono (oltre al fenomeno gi menzionato dell'attische
Rckverwandlung) l'assimilazione progressiva nei nessi /rs/ ( > ) 45 e /ts/ (*t(h), *k(h)+*j > *ts >
) in posizione intervocalica46.
Quadro sintetico dei mutamenti vocalici nei gruppi , , , in ionico-attico
Gen. sing. dei maschili in (nom. sing. in -/-): ion.
Nom. sing. dei maschili in - ( < ):
Gen. sing. dei temi in u (ion. , att. ):

- (metatesi quantitativa con sinizesi)

att.

- (per analogia coi maschili in o)

ion.

att.

- (metatesi quantitativa)

ion.

-
- (abbreviamento in iato)
- (metatesi ed eventuale sinizesi)

att.

43 Il secondo allungamento di compenso risulta dalla soluzione dei nessi nasale+sibilante secondaria (e sibilante
originaria in fine di parola).
44 Il terzo allungamento di compenso (assente in attico) risulta dalla soluzione dei nessi liquida/nasale+semiconsonante
velare.
45 Anche in ionico d'Eubea.
46 Anche in ionico d'Eubea e in beotico, che subiscono l'influenza dell'attico per prossimit geografica.

21

Acc. sing. e plur. dei temi in *u ():


Gen. plur. dei temi in :

ion.

-, -

att.

-, - (metatesi quantitativa)

ion.

- (abbreviamento in iato e sinizesi)

att.

- (contrazione)

Gen. sing. dei pronomi personali e del pronome interrogativo/indefinito e desinenza tematica di
seconda persona sing. m.-p. dei tempi storici:

ion.

- (dittongamento)

att.

- (contrazione)

3.2 Eolico
Tratti comuni al lesbico, al beotico e al tessalico sono l'esito labiale della labiovelare
indoeuropea anche davanti a vocale di timbro e (tranne che in poizione intervocalica all'interno di
parola e nelle enclitiche), il participio perfetto in -, -, il dativo plurale della declinazione
atematica in -, l'esito con vocale /o/ delle sonanti indoeuropee, la tendenza di /a/ e /o/ a
chiudersi rispettivamente in /o/ e in /u/, l'uso di esprimere il patronimico con un aggettivo derivato e
per .
Il lesbico e il tessalico condividono l'esito geminato dei nessi nasale/liquida+sibilante
originaria/semiconsonante palatale/semiconsonante velare e liquida/sibilante originaria+nasale e la
coniugazione atematica dei verba vocalia.
Caratteristiche peculiari del lesbico sono la baritonesi, la psilosi, l'esito dittongato dei nessi
nasale+sibilante secondaria (e sibilante originaria in fine di parola) 47, l'assibilazione di --48, la
desinenza - degli infiniti atematici e la forma / al nominativo plurale dell'articolo/pronome
dimostrativo (come in ionico-attico, arcadico-cipriota e tessalico della Pelasgiotide; il tessalico della
Tessaliotide invece ha /, come il beotico e il greco occidentale).
3.3 Greco occidentale
Comuni al laconico e al greco nord-occidentale sono la conservazione di /ti/ e di /w/ in
posizione intervocalica e iniziale antevocalica, la forma - della desinenza di prima persona
plurale attiva (nel gruppo nord-occidentale solo a Delfi), la desinenza - degli infiniti atematici 49,
l'esito della contrazione dei nessi e 50 e < (mentre lesbico e ionico-attico hanno ),
47
48
49
50

Questo fenomeno attestato anche nel dialetto di Thera e in quello di Cirene, che una sua colonia.
Come in ionico-attico e arcadico-cipriota.
Anche in tessalico e in beotico.
Anche in lesbico.

22

l'aoristo in - dei verbi in - e il futuro con suffisso *-s--/- (il cosiddetto futuro dorico).
I tratti peculiari dei dialetti nord-occidentali sono l'esito chiuso delle /e:/ e /o:/ derivanti da
contrazione o allungamento per compenso (contro l'esito aperto del laconico), il dativo plurale in
- esteso alla declinazione atematica, il dativo singolare della declinazione tematica in - 51,
l'accusativo plurale della declinazione atematica in -, i partcipi medi in -, -,
-, per 52, -- per -- e per .
Antonin Bartonek (Classification of the West Greek Dialects at the time about 350 B.C.,
Prague 1972) propone di suddividere il greco occidentale in tre gruppi: dorico severo (lunghe
antiche, lunghe recenti > esito aperto; 2 allungamento di compenso talvolta mancante, talvolta
realizzato parzialmente; 3 allungamento di compenso attestato solo a Creta e a Cirene), dorico
medio (lunghe antiche, lunghe da 1 e 2 allungamento di compenso > esito aperto; lunghe da 3
allungamento di compenso, lunghe da contrazione isovocalica > esito chiuso; 2 allungamento di
compenso talora mancante talora realizzato parzialmente) e dorico dolce (lunghe antiche > esito
aperto; lunghe recenti > esito chiuso; 3 allungamento di compenso assente).
3.4 Miceneo
Il miceneo possiede una serie di isoglosse comuni a ciascuno dei tre gruppi dialettali non
dorici (arcadico-cipriota, ionico-attico, eolico).

MICENEO

ARCADICO-CIPRIOTA

IONICO-ATTICO

aggettivi patronimici e di materia in -

desinenza primaria di 3a pers.


sing. medio-passiva: -

EOLICO

(= ), + dativo
-- > -avverbi di tempo in -

51 Anche in beotico.
52 Anche in tesdsalico, beotico e arcadico-cipriota.

23

Si possono distinguere due varianti di miceneo: una lingua ufficiale, detta miceneo
'normale', che scompare dopo la caduta della civilt micenea, e una lingua popolare, detta miceneo
'speciale', che sopravvive nelle regioni non raggiunte dall'invasione dorica (Arcadia e Cipro).

MICENEO 'NORMALE'

MICENEO 'SPECIALE'

dat. sing. dei temi in consonante

suffisso *-mnr

Artemide

Si conserva /h/ derivante da sibilante originaria intervocalica, come dimostra l'uso di a 2 /ha/
al nominativo/accusativo plurale dei neutri in sibilante (ma a Cnosso la maggiore frequenza delle
forme in -a potrebbe riflettere la perdita di /h/ in posizione intervocalica). Il participio perfetto attivo
presenta il suffisso sigmatico *-wos, mentre il suffisso *-wot non attestato.
La presenza di elementi micenei nel dialetto di Creta suggerisce che non vi fu soluzione di
continuit tra l'occupazione micenea e la colonizzazione dorica di Creta.
Tavola riassuntiva delle principali caratteristiche dei gruppi dialettali

24

Appendice. La posizione del greco rispetto alle altre lingue indoeuropee

aumento

SANSCRITO

AVESTICO

ARMENO

GRECO

a/e/o
centum
satem

prostesi voc.
n. pl.+3a sing.

GERMANICO

*
*

LATINO

*
*

4. La lingua della letteratura


Nella Grecia arcaica e classica ogni genere letterario caratterizzato da una propria lingua e,
per la poesia, da un proprio metro. Lo ionico la lingua dell'epica, dell'elegia, della poesia giambica
e della prosa53; il lesbico la lingua della melica monodica 54; il dorico la lingua della melica
corale e dei cori delle tragedie. I dialetti letterari non corrispondono perfettamente, come ovvio, ai
dialetti epicorici: lo ionico dei poemi omerici, per esempio, misto a forme eoliche e antiche forme
achee, che testimoniano le diverse fasi del processo di composizione e trasmissione. A causa
dell'affinit del metro, l'elegia risente in modo particolare dell'influenza della poesia omerica, da cui
attinge la lingua (uno ionico misto a eolismi), lo stile e gran parte del lessico. La lingua del giambo,
pur presentando comunque un certo numero di omerismi ed eolismi, pi vicina allo ionico parlato,
con molti elementi tratti dal linguaggio quotidiano. Alcmane (VII sec. a.C.), il pi antico dei melici
corali, era probabilmente di origine spartana, data la sua padronanza del dialetto dorico: la lingua
dei suoi componimenti, un dorico misto a ionismi ed eolismi di derivazione omerica, diventa la
lingua normale della melica corale, anche per i poeti di origine non dorica: Pindaro, il massimo
poeta corale, scrive in dorico, pur essendo originario della Beozia. La lingua del dramma attico lo
ionico-attico per le parti recitate (nella commedia un attico pi vicino alla lingua dell'uso) e il
dorico dei lirici corali per le parti cantate. In epoca post-classica le regole dei generi letterari
vengono spesso (deliberatamente) infrante. L'et ellenistica un tempo di sperimentazione e
53 Ma a partire dal V sec. a.C. l'influenza dell'oratoria attica e dei dialoghi platonici fa s che l'uso dell'attico si diffonda
anche al di fuori dell'Attica, sostituendo lo ionico come lingua normale della prosa.
54 Ma Anacreonte di Teo (VI sec. a.C.) scrive in uno ionico misto a forme eoliche e omeriche.

25

contaminazione: Teocrito compone esametri in dialetto dorico, mentre Callimaco scrive inni in
distici elegiaci. Aristotele descrive i mezzi attraverso cui prodotto lo , ovvero l'effetto di
straniamento provocato dal discostarsi della Kunstsprache (lingua letteraria) dalla lingua dell'uso: le
(parole arcaiche o di un dialetto diverso), i neologismi, le parole composte, le figure
retoriche di (scelta delle parole) e di (ordine delle parole).
4.1 La lingua omerica
La composizione dei poemi omerici ha attraversato diverse fasi, ciascuna delle quali ha
lasciato tracce pi o meno evidenti: della fase pi antica, ache e post-micenea, non rimane che
qualche residuo, mentre le successive fasi eolica e ionica determinano il profilo linguistico dei
poemi (l'elemento ionico preponderante, ma permane un numero consistene di forme eoliche). La
necessit di adattare il materiale epico tradizionale alla lingua del pubblico costringe gli aedi ionici
a modificare le formule ereditate dalle fasi precedenti e a coniarne di nuove. La scomparsa precoce
della semiconsonante velare in tutte le posizioni nel dialetto ionico produce esiti problematici dal
punto di vista metrico, in particolare iati e perdite di quantit: Richard Bentley, all'inizio del XVIII
secolo, risolse un grandissimo numero di iati e apparenti errori metrici appunto ripristindando la
semiconsonante originaria. I casi di /w/ <> operante sono molto pi numerosi nell'Iliade che
nell'Odissea. La caduta di /w/ <> in posizione postconsonantica produce in ionico l'allungamento
per compenso della vocale precedente (si tratta del cosiddetto terzo allungamento di compenso), ma
non in attico: l'attico infatti tratta i nessi occlusiva+liquida/nasale e liquida/nasale+semiconsonante
velare come facenti parte della stessa sillaba (att. < | con realizzazione tautosillabica;
ion. < | con realizzazione eterosillabica) e per questo motivo in poesia la realizzazione
tautosillabica dei nessi muta cum liquida (frequente soprattutto con le occlusive sorde e aspirate)
chiamata correptio attica; in Omero si trovano sia forme ioniche con allungamento per compenso,
sia forme senza allungamento, queste ultime molto meno frequenti delle prime. Un altro caso in cui
la modernizzazione operata dagli aedi ionici produce esiti problematici dal punto di vista metrico
costituito dalla contrazione delle vocali in iato. Poich in seguito alla contrazione il metro risultava
privo di un elemento, si fece precedere la vocale contratta da un'altra vocale dello stesso timbro (di
norma breve, ma all'occorrenza anche lunga): si tratta della cosiddetta distrazione o distensione
() omerica, fenomeno studiato da Jacob Wackernagel agli inizi del secolo scorso.

26

5. Gli alfabeti
Alla variet dialettale del panorama linguistico della Grecia arcaica e classica corrisponde
un'altrettanta variet nell'ambito della scrittura; questa situazione dura almeno fino al 403/402 a.C.,
quando il decreto di Archino sotto l'arcontato di Euclide ufficializza ad Atene l'adozione
dell'alfabeto ionico d'Asia al posto dell'alfabeto locale: da Atene l'alfabeto ionico d'Asia si diffonde
anche in Beozia e in Macedonia e quindi progressivamente in tutto il mondo greco sulla scia delle
conquiste di Alessandro Magno. Con l'eccezione del sillabario cipriota tutti gli alfabeti epicorici
usati in Grecia sono varianti derivate dall'alfabeto fenicio 55. Secondo la classificazione di Adolf
Kirchhoff si distinguono tre gruppi principali: alfabeti rossi (Tessaglia, Eubea, Beozia, Arcadia,
Acaia, Messenia, Laconia, Magna Grecia), alfabeti azzurri (Attica) e alfabeti blu (Argolide, Asia
Minore); a parte sono gli alfabeti verdi (Creta, Melo, Thera). Negli alfabeti occidentali (rossi) i
segni a freccia <> indicano la velare sorda aspirata /kh/ e i segni a croce <> indicano /ks/, mentre
per /ps/ usato il digramma <>. Anche in Attica si usa il digramma <> per indicare /ps/, ma
<> indica /kh/ e per /ks/ si usa il digramma <>. Gli alfabeti orientali (blu) hanno segni specifici
per /ks/ e /ps/, rispettivamente <> e <>, e usano <> per indicare /kh/. L'alfabeto ionico d'Asia
usa il segno <>, impiegato altrove per indicare l'aspirazione iniziale /h/ (il greco d'Asia
caratterizzato dalla perdita di questo fonema, fenomeno noto col nome di psilosi), per indicare /:/
(e lunga aperta); per dare anche a /:/ (o lunga aperta) un proprio segno, fu introdotta una nuova
lettera <> alla fine dell'alfabeto. Gli altri alfabeti hanno un unico segno <E> per indicare la vocale
/e/, lunga o breve, senza distinzione e cos anche per la vocale /o/ <O>. Quando gli Ateniesi
adottarono l'alfabeto ionico d'Asia, venne a mancare la lettera per indicare l'aspirazione iniziale: a
questo scopo fu coniato un nuovo segno a partire dalla met sinistra della lettera <H> ( > > ), il
cosiddetto spirito aspro; per notare l'assenza dell'aspirata iniziale, fu introdotto il cosiddetto spirito
dolce ( > > ). L'invenzione di questi segni diacritici attribuita al grammatico alessandrino
Arisofane di Bisanzio (c. 257 - 180 a.C.). In origine per indicare la velare sorda /k/ si usavano due
diverse lettere: <> (qoppa) davanti a vocale posteriore e <K> (kappa) davanti a vocale anteriore o
centrale; successivamente la lettera <K> sostitu <> in tutte le posizioni.

55 Cf. Hdt. V 58.

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Bibliografia
Buck, C.D., The Greek Dialects, Chicago-London 1955.
Chantraine, P., Morphologie historique du grec, Paris 1945.
Meillet, A., Lineamenti di storia della lingua greca, trad. it. Torino 1976 (ed. or. Paris 1913).
Palmer, L.R., The Greek Language, London 1980.

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