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I pronomi di prima e seconda persona singolare presentano forme toniche e forme atone ( εμοῦ/μου, εμοί/μοι...
σοῦ/σου, σοί/σοι...) e possono entrambi essere rafforzati dalla particella –γε (es.: εγωγε, εμοιγε...).
Come pronome personale di terza persona si utilizza il dimostrativo αὐτός, αὐτή, αὐτό (così come in latino si
utilizza il determinativo is, ea, id) …da non confondere (si differenzia solo nello spirito) con la corrispondente
forma contratta del pronome riflessivo (vedi sotto). In realtà, il pronome personale di terza persona avrebbe
forme proprie (sia toniche sia atone), ma arcaiche (le forme toniche, di solito, hanno valore riflessivo):
ου, οι, ε
σφωε, σφωιν
σφεις, σφων/σφεων, σφισιν/σφιν, σφας/σφεας/σφε
Pronomi riflessivi
Sono il risultato della combinazione dei singoli pronomi personali col pronome dimostrativo αὐτός, αὐτή,
αὐτό.
ἐμαυτοῦ, ἐμαυτῆς
σ(ε)αυτοῦ, σ(ε)αυτῆς
εαυτοῦ, εαυτῆς, εαυτοῦ / αυτοῦ, αυτῆς, αυτοῦ
ημῶν αὐτῶν
υμῶν αὐτῶν
σφῶν αὐτῶν / εαυτῶν / αυτῶν
Non possiedono nominativo. Inoltre solo il pronome di terza persona possiede il genere neutro. Al contrario
del pronome personale, non c’è duale.
Il pronome riflessivo di terza persona presenta delle forme contratte (εαυτοῦ > αυτοῦ), da non confondere con
le corrispondenti forme del dimostrativo αὐτός. In cosa si differenziano? Nello spirito: es.: αὐτοῦ vs. αυτοῦ).
Attenzione: in greco l’utilizzo dei pronomi riflessivi è più libero che in latino. In greco, infatti, il pronome
riflessivo può riferirsi non al soggetto grammaticale della frase ma a colui che il parlante considera
l’elemento dominante del proprio discorso.
Pronomi e aggettivi possessivi
Gli aggettivi possessivi di prima e seconda persona sono frequentemente sostituiti col corrispondente
pronome personale (o riflessivo se in contesto riflessivo). Questo vale ancor più per l’aggettivo possessivo di
terza persona: primo, perché ha valore solo riflessivo, secondo perché è di uso raro (per fortuna: si potrebbe
infatti confondere facilmente col pronome relativo).
Pronomi e aggettivi dimostrativi
Come pronome è l’equivalente di tutti e tre i pronomi e aggettivi determinativi latini (is, ea, id; idem, eadem,
idem; ipse, ipsa, ipsum) ed è anche sostituto del pronome personale di terza persona singolare. Quando non è
usato con questo significato, significa “io/tu/egli (stesso)” (senza articolo), “il medesimo” (con articolo).
Come aggettivo è equivalente anche dei pronomi e aggettivi dimostrativi latini (hic, haec, hoc; ille, illa, illud; iste,
ista, istud). Significa “questo/quello” (senza articolo), “medesimo” (in posizione attributiva) e “medesimo”
(in posizione predicativa).
Per scegliere con quale significato è opportuno di volta in volta tradurlo, vale la pena consultare
attentamente il dizionario.
NB: al nominativo maschile e femminile, avviene l’inversione dello spirito, come avviene anche nelle
forme contratte del pronome riflessivo (εαυτοῦ > αυτοῦ); ma siccome il pronome riflessivo NON ha
nominativo, questi nominativi con spirito invertito non vanno mai scambiati per pronomi riflessivi.
(In presenza di complemento di paragone, quest’ultimo è espresso in dativo semplice o con και + il caso del
primo termine).
Corrisponde ai pronomi e aggettivi dimostrativi latini hic, haec, hoc e iste, ista, istud.
NB: il nominativo femminile non va confuso con αὐτή femminile di αὐτός, né con la sua forma contratta
(αυτή) per effetto della crasi, in quanto spirito e accento sono differenti tra loro. Vale anche per ταὐτά (neutro
plurale di αὐτός) e ταῦτα (neutro plurale di oυτος)
È il risultato della combinazione dell’articolo ο, η, τό con la particella invariabile –δε, che, pertanto, non viene
declinata.
τόσος, τόση, τόσον / τοσόσδε, τοσήδε, τοσόνδε / τοσοῦτος, τοσαύτη, τοσοῦτον (tanto grande) (spesso in
correlazione a οσος).
τοῖος, τοία, τοῖον/ τοιόσδε, τοιάδε, τοιόνδε / τοιοῦτος, τοιαύτη, τοιοῦτον (tale) (spesso in correlazione con οἶος).
Pronomi relativi
ος, η, ο
ός, ή, όν
οὖ, ἦς, οὖ
ὦ, ἦ, ὦ
όν, ήν, όν
ω, α, ω
οιν, αιν, οιν
οί, αί, ά
ὦν, ὦν, ὦν
οἶς, αἶς, οἶς
ούς, άς, ά
Il pronome relativo può essere rafforzato dalla particella –περ: οσπερ, ηπερ, οπερ.
In certe espressioni idiomatiche, il pronome relativo conserva il suo antico valore dimostrativo.
Es.: ἦ δ’ος (“disse egli”)
Es.: και ος/και η (”ed egli/ed ella”)
Es.: ος και ος (“questo e quello”)
Vi sono anche οσος (quanto/tutto quello che) e οἶος (quale) + i pronomi relativo-indefiniti (vedi sotto).
Attenzione: mentre in latino l’antecedente può essere omesso solo quando antecedente e pronome relativo
svolgono entrambi la medesima funzione sintattica (sono perciò nello stesso caso), in greco l’omissione
dell’antecedente può avvenire sempre e comunque, anche se la sua funzione sintattica è diversa da quella
del relativo.
Es.: τιμᾶτε (τούτους) ους οι θεοι στέργουσιν = Onorate coloro che gli dei amano.
Es.: οι μαθηταί ποιοῦσι (ταῦτα) οἶς ο διδάσκαλος χαἰρει = Gli alunni fanno le cose di cui il maestro si
compiace.
Esiste anche il fenomeno dell’attrazione (diretta o inversa) del pronome relativo. Nel primo caso ( attrazione
diretta) il pronome relativo assume non solo genere e numero, ma anche il caso del termine antecedente, pur
svolgendo una funzione sintattica diversa da quello. Nel secondo caso (attrazione inversa), è invece
l’antecedente ad assumere il medesimo caso del pronome relativo, pur svolgendo una funzione sintattica
diversa da quello.
Es. 1 (attrazione diretta): μεγἀλη ἐστἰ η τόλμα τῶν ανδρῶν ους ἐπαίνω >>> μεγἀλη ἐστἰ η τόλμα τῶν
ανδρῶν ὦν ἐπαίνω = Grande è l’audacia degli uomini che lodo.
Es. 2 (attrazione inversa): Ο ανήρ ον ζητεῖς αδελφός μού ἐστί >>> ον ζητεῖς ανδρα αδελφός μού ἐστί
= L’uomo che cerchi è mio fratello (notare che “ανήρ” non solo è mutato da ablativo in accusativo, ma
è anche stato privato dell’articolo, trasferito nella proposizione relativa, in posizione finale: succede
anche in latino!).
La proposizione relativa prevede un costrutto particolare, definito prolessi: in tal caso la proposizione
relativa e la sua proposizione reggente vengono invertite di posizione, con la relativa che precede (anziché
seguire) la reggente. Ciò vuol dire che il pronome relativo finisce per precedere il suo antecedente, anziché
seguirlo.
Il nesso relativo, invece, è un costrutto che si ottiene quando si ha un pronome relativo a inizio di periodo
(dopo un punto o un punto e virgola). In tal caso, il pronome relativo non ha valore relativo, ma
dimostrativo: per tradurlo, bisogna dunque sostituire il relativo con la forma corrispondente del pronome
αὐτός, αὐτή, αύτό.
Es.: ὦν λόγους ἀκούοντες τῆς ἀρετῆς όρέγεσθε = τούτων λόγους ἀκούοντες τῆς ἀρετῆς όρέγεσθε =
ascoltando le parole di costoro, aspirate alla virtù.
NB: tutti i nessi relativi si trovano dopo un punto, ma non tutto ciò che si trova dopo un punto è
necessariamente un nesso relativo: un pronome relativo potrebbe venirsi a trovare dopo un punto
anche a causa di una prolessi.
Pronomi e aggettivi interrogativi
τίς, τί
È l’equivalente del latino quis, quid. Il pronome neutro τί può avere valore avverbiale: “perché?”.
Si distingue dal pronome indefinito τις, τι grazie all’accentazione: oltre ad avere nominativo atono, il
pronome indefinito presenta l’accento sull’ultima sillaba in tutta la declinazione, mentre l’interrogativo τίς, τί
lo presenta sulla prima sillaba.
Sono presenti delle forme alternative: τίνος > τοῦ e τίνι > τῶ.
τίς τί
τίνος/τοῦ τίνος/τοῦ
τίνι/τῶ τίνι/τῶ
τίνα τί
τίνε τίνε
τινοιν τινοιν
τίνες τίνα
τίνων τίνων
τίσιν τίσιν
τίνας τίνα
Ποῖος significa “quale?”, πότερος significa “quale dei due?”, πόσος“quanto/grande?”.
Pronomi e aggettivi indefiniti
τις, τι
Si distingue dal pronome interrogativo τίς, τί grazie all’accentazione: oltre ad avere nominativo atono, il
pronome indefinito presenta l’accento sull’ultima sillaba in tutta la declinazione, mentre l’interrogativo τίς, τί
lo presenta sulla prima sillaba.
È l’equivalente del pronome latino quis, quid (e dei composti suoi sinonimi: aliquis, quisquam e quispiam)
Anche il pronome indefinito presenta forme alternative: τινός > του, τινί > τω e τινά (nominativo e accusativo
neutro plurali) > αττα
τις τι
τινός/του τινός/του
τινί/τω τινί/τω
τινά τι
τινέ τινέ
τινοιν τινοιν
τινές τινά/αττα
τινῶν τινῶν
τισίν τισίν
τινάς τινά/αττα
ο, η, τὸ δεῖνα
Entrambe le componenti del pronome, articolo e pronome vero e proprio, si declinano: l’articolo segue la
propria declinazione, mentre il pronome segue la terza declinazione.
È l’equivalente (grosso modo) del pronome e aggettivo indefinito latino quidam, quaedam, quiddam / quidam,
quaedam, quoddam.
Possiede tre sinonimi: μηδείς, μηδεμία, μηδέν; ουτις, ουτι; μήτις, μήτι.
Pronomi e aggettivi relativo-indefiniti
È il risultato della combinazione del pronome relativo ος, η, ο col pronome indefinito τις, τι e prevede la
declinazione di entrambe le componenti.
Esistono delle forme alternative (analoghe alle forme alternative del pronome indefinito): ουτινος > οτου, ωτινι
> οτω, ατινα > αττα, ωντινων > οτων e οιστισι(ν)> οτοισι. La forma alternativa del nominativo e accusativo
neutro plurali si distinguono dalle corrispondenti forme del pronome indefinito solo nello spirito.
Per evitare confusione tra il pronome neutro e la congiunzione subordinante οτι è possibile trovare il
pronome con grafia separata (ο τι o anche ο, τι).
Talvolta non ha valore relativo-indefinito, ma semplice valore relativo. Altre volte può essere utilizzato
anche come pronome interrogativo (“quale”).
Altri pronomi relativi-indefiniti (con eventuale valore interrogativo): οποῖος, οποτερος, οποσος.