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L’inglese antico è una lingua ingevone (con frisone antico e sassone antico) e
presenta i fenomeni fonetici elencati tra le “isoglosse ingevoni”.
Sistema grafico-fonologico
I manoscritti anglosassoni sono scritti in grafia “insulare”, una grafia di tipo
minuscolo in uso agli inizi del VII secolo presso i monasteri di fondazione irlandese
nell’Inghilterra settentrionale e qui adattata per rendere i suoni dell’inglese antico.
La corrispondenza “segno-suono” è imprecisa ed oscillante:
lo stesso segno può rappresentare fonemi diversi, come <g> per /j/, /dʒ/ e
/g/;
un digramma per fonemi semplici;
spiranti interdentali rese con <th> e <ð> o <d> e poi con la runa <Þ> <x>
(thorn – spina).
Grafemi vocalici
Grafemi consonantici
1. <c>, <g> e <h> hanno valore palatale se si trovano vicino a vocali palatali
primarie (non esito di metafonia): cild [tʃild], cirice [tʃiritʃe] vs corn [korn],
drincan [drinkan]; brycg [bridʒ:] vs gang [gang];
2. <f> indica una spirante sorda e, se in posizione intervocalica, una spirante
sonora: ofer [over] vs folc [folk] e wulf [wulf];
3. <s> rappresenta una sibilante sorda, ma indica una sibilante sonora se si trova
in posizione intervocalica: cēōsan [tʃeozan] vs cēās [tʃeas] “scegliere - scelsi”;
4. <Þ> e <ð> sono usati indifferentemente e rendono la fricativa interdentale
sonora solo quando si trovano in posizione intervocalica: brōÞor [bro:ðor] vs
Þæt [Þæt].
Nel vocalismo si registra una tendenza alla chiusura delle vocali e alla
monottongazione dei dittonghi o assimilazione di un elemento del dittongo all’altro.
Alcuni mutamenti spontanei:
vocali brevi:
o gm. occ. *a->ingl.a. æ (per un processo di palatalizzazione): ata. tag,
fater->ingl.a. dæg, fæder “giorno”, “padre”;
o gm. *e, *i ed *u rimangono inalterate.
vocali lunghe:
o gm. *ē¹>ingl.a. ǣ;
o gm. occ. *ā (gm. comune *ē)>ingl.a. ǣ per palatalizzazione: ata. sāt,
strāta->ingl.a. sǣd, strǣt “semina”, “strada”;
o gm. *ē²>ingl.a. ē;
o le altre vocali lunghe rimangono inalterate.
dittonghi:
o gm. *ai>ingl.a. ā: got. ains>ingl.a. ān “uno”;
o gm. *au>ingl.a. ǣo, ǣa e poi ēā: got. rauÞs->ingl.a. rēād “rosso”, got.
dauÞs->ingl.a. dēād “morto”;
o gm. *eu/iu>ingl.a. ēō (īō): ata. tiuf->ingl.a. dēōp “profondo”, ata. liuti-
>ingl.a. lēōde “gente”.
Nome
I nomi tendono a ricadere nelle classi tematiche più comuni: temi in –a (sostantivi
maschili forti); temi in –ō (sostantivi femminili forti); temi in –n (sostantivi deboli).
Flessione pronominale
Flessione verbale
Sintassi
A causa della perdita di valore distintivo delle desinenze, la sintassi dell’inglese
antico si evolve e sviluppa costrutti e sintagmi costituiti da preposizioni, articoli e
dimostrativi; nuove formazioni verbali di tipo analitico (passivo, tempi passati,
futuro) che modificano la struttura della frase – sintassi della poesia vs sintassi della
prosa.