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Secondo modulo
LEZIONE 17
Linguistica storica e indoeuropea
La linguistica dell’800 ci dice che la maggior parte delle lingue parlate in epoche diverse e
in terre diverse, discendono tutte da una stessa lingua, che però non è mai stata documentata
Gli studiosi, dopo aver comparato tutte queste lingue, hanno cercato di individuare quale
potesse essere questa lingua “madre”, questo modello linguistico che sta alla base
LEZIONE 18
Vocalismo comparato di alcune lingue indoeuropee
Lingue utilizzate per la comparazione:
o “greco” = il dialetto di Atene parlato nel V secolo a.C.
o “latino” = la lingua di Roma che si è sviluppata fino all’alto medioevo
(I secolo a.C. – I secolo d.C.)
o “gotico” = una varietà germanica del gruppo germanico orientale, testimoniata verso
la metà del IV secolo a.C. con la tradizione del nuovo testamento e parte dell’antico
testamento da parte del vescovo Wulfila. Egli introdusse anche un’alfabeto,
combinando il greco e il latino, aggiungendo alcuni segni runici
egli tradusse tutto il nuovo testamento, ad eccezione:
dell’apocalisse perché nel IV secolo non era ancora nel canone del
nuovo testamento
della lettera agli ebrei perché è considerato un inno alla divinità di
Cristo e i goti abbracciarono il cristianesimo nell’ eresia di Ario, che
mise in bilico l’omostanzialità del padre e del figlio)
dell’antico testamento non tradusse i libri dei re (I-II Samuele e I-II re)
perché secondo gli storici, il popolo dei Goti possedeva già un’atteggiamento
bellico e questi libri presentano scene di guerra e lotte
Skeireins: è il più corposo e più importante documento di lingua gotica,
composto da otto frammenti di un commentario al vangelo secondo
Giovanni, e si crede che si estendesse su oltre 78 fogli di pergamena
o “paleoslavo” = la varietà slava più anticamente attestata; è un dialetto slavo
meridionale, discendente dal Cirillo e dal Metodio, che tradussero le sacre scritture
in un dialetto meridionale (IX secolo) e introdussero l’alfabeto glagolitico, che verrà
affiancato dall’alfabeto cirillico
Il sistema vocalico ricostruito per le lingue indoeuropee comprende 11 vocali (5 corte, 5
lunghe e ə) + 6 timbri vocalici
I cambiamenti delle 10 vocali corte e lunghe nelle altre lingue prese in esame:
o in antico indiano
le vocali medie si abbassano e diventano a
e/o brevi diventano a breve; e/o lunghe diventano a lunga (ā)
le altre vocali restano invariate
o l’asterisco * indica che la vocale esiste, ma non è documentata
o in greco
eccezione della a lunga (ā)
le altre vocali rimangono principalmente immutate
e/o immutate sia lunghe che brevi, ma nel dialetto antico erano
vocali medio-alte;
i breve e lunga rimane immutata
nella pronuncia, nel dialetto attico, la u breve e lunga è passata a y
breve e lunga
o in latino
le vocali lunghe e brevi sono conservate solamente in SILLABA TONICA
(ACCENTATA); in sillaba atona, invece, notiamo dei cambiamenti
o in gotico
la a e la o breve e lunga confluiscono nello stesso esito
a/o brevi = a
a/o lunghe = o
la e lunga rimane immutata
la e breve in gotico diventa i, ma se si trova davanti a r, h, o hw l’esito era
una ε che viene scritta con il dittongo “aí” (è) [frattura gotica]
la i breve in gotico rimane uguale, ma se si trova davanti a r, h, o hw l’esito
era una ε che viene scritta con il dittongo “aí” (è) [frattura gotica]
quale dei due mutamenti è avvenuto prima? La i breve si frattura. Se
la frattura fosse avvenuta a carico di i breve quando e breve non era
ancora passata a i, e breve non avrebbe mai conosciuto la frattura
o e breve —> i + frattura
la i lunga rimane immutata, ma viene scritta “ei”
la u breve in gotico rimane uguale, ma se si trova davanti a r, h, o hw l’esito
era una ɔ che viene scritta con il dittongo “aú” [frattura gotica]
la u lunga rimane immutata
!! le vocali alte gotiche (i, u) sono mutate in medio-basse davanti a dei suoni precisi (r, h, hw)
o in paleoslavo
la a e la o breve e lunga confluiscono nello stesso esito
a/o brevi = o
a/o lunghe = a
la e breve rimane immutata
la e lunga ha un segno che vale solo per il gotico, ovvero “ě” (e aperta, a
metà strada tra e ed a) che viene scritta con il dittongo “æ”
la i e u brevi sono rappresentati da due segni di cui non si sa precisamente il
valore fonetico preciso, che aveva un’effetto sulla consonante precedente;
erano segni molto brevi dei quali non sappiamo la vera pronuncia, anche se
scritte con una certa regolarità
i breve = ĭ
u breve = ŭ
la i lunga rimane invariata, mentre per la u lunga non sappiamo
precisamente la sua vera pronuncia
i lunga = i
u lunga = y
I cambiamenti di ə nelle altre lingue prese in esame:
o in un numero non piccolo di parole, si osservano esiti che non vanno d’accordo:
in antico indiano abbiamo la i
in greco, latino e gotico abbiamo una a
in paleoslavo abbiamo una o
o serve un suono medio, tra l’altro e il basso, che non abbia problemi a trasformarsi
soluzione: ə, una vocale media centrale
Comparazioni:
ANTICO
INDEUROPEO GRECO LATINO GOTICO PALEOSLAVO
INDIANO
sale sal salila hals sal salt solĭ
3°p.s. esti asti estí est ist jestŭ
pecora owis avis óis ovis /// ovĭca
fratello bhrater bhrata(r) phrater freter bro ar bratru
dona donom/do-rom danam donum dorom /// daru
topo mus mus mus mus mus mysi (mushi)
padre pater pita pater pater fadar pitar-am
gwiwos jiras vivus bios /// zivu
LEZIONE 19
I dittonghi nelle lingue indoeuropee
I dittonghi dell'indoeuropeo sono discendenti: vocale di sonorità intrinseca maggiore seguita
da una vocale con sonorità minore
o in antico indiano
i dittonghi che avevano come ultima lettera la i (ai, oi, ei) sono diventati e
i dittonghi che avevano come ultima lettera la u (au, ou, eu) sono diventati o
o in greco
tutti i dittonghi (ai, oi, ei, au, ou, eu) mantengono la stessa forma
dell’indoeuropeo
o in latino
il dittongo ai è conservato nelle scritture, ma venne trasformato in ae
ai —> ae
il dittongo oi è conservato nelle scritture, ma, venne trasformato in oe, grafia
meno comune; abbiamo anche la grafia ū che è molto più comune, ma non si
conoscono le frequenze con le quali su usa
oi —> oe / ū
il dittongo ei si è conservato in iscrizioni arcaiche, ma è molto più utilizzato
sotto un’altra forma, ovvero ī (non c’è un metodo per scrivere la i lunga)
ei —> ī
il dittongo au rimane immutato
i dittonghi ou ed eu rimangono immutati nelle antiche scritture (eu meno),
ma l’esito classico utilizzato è ū
o in gotico
il dittongo ai rimane immutato
il dittongo ou si trasforma in ai, perché la o breve diventa a breve in gotico
il dittongo ei si trasforma in ī, perché la e breve diventa e breve in gotico
il dittongo au rimane immutato
il dittongo ou diventa au perché la o breve diventa a breve in gotico
il dittongo eu diventa iu perché la e breve diventa i breve in gotico
o in paleoslavo
i dittonghi ai ed oi diventa ě (ae)
il dittongo ei diventa i
i dittonghi au, ou, eu diventano tutti u
Le sonanti delle lingue indoeuropee
Consonanti sonoranti capaci di stare nel nucleo sillabico
Sono 4 sia brevi che lunghe: r̥ , ̥l, r̥̅ , ̥̅l, m̥ , n̥ , m̥̅ , n̥̅
o in antico indiano
se r̥ e ̥l sono davanti a consonante, il risultato è r̥ ; se sono davanti a una
vocale diventano ir e ur
r̥̅ e ̥̅l —> īr o ūr (solo se vicino a un suono labiale)
m̥ —> a, am
n̥ —> a, an
m̥̅ —> ām
n̥̅ —> ā, ān
o in greco
se r̥ e ̥l sono davanti a consonante, i risultati sono ar e al; se sono davanti a
una vocale diventano ra e la
r̥̅ —> ara, rā, rō
̥̅l —> ala, lā, lō
m̥ —> a, am
n̥ —> a, an
m̥̅ —> ama, mā
n̥̅ —> ana, nā
o in latino
r̥ e ̥l —> or e ol
r̥̅ —> rā/ar
̥̅l —> lā/al
m̥ —> em
n̥ —> en
m̥̅ —> am , mā
n̥̅ —> an, nā
o in gotico
r̥ e r̥̅ —> ur > [ɔr] < aúr >
̥l e ̥̅l —> ul
m̥ e m̥̅ —> um
n̥ e n̥̅ —> un
o in paleoslavo
r̥ —> rŭ/ĭr
̥l —> lŭ/ĭl
r̥̅ —> ra, rŭ
̥̅l —> la, lŭ
m̥ , n̥ , m̥̅ , n̥̅ —> ę
LEZIONE 20
Consonantismo comparato di alcune lingue indoeuropee
La comparazione delle lingue indoeuropee porta alla creazione di un consonantismo povero
di affricative
Il consonantismo porta ad una classificazione delle occlusive secondo il luogo di
articolazione
All'interno di ognuno di questi luoghi di articolazione ci sono 4 tipi di occlusive:
o sorde, sonore, sorde aspirate, sonore aspirate
Prima rotazione consonantica germanica (o legge di Grimm): mutamento del
consonantismo germanico profondo che risponde però a leggi descritte per la prima volta da
Jacob Grimm a inizio degli anni 20 dell‘800
o la legge era già stata intuita da uno studioso danese, Rasmus Rask; però le scrisse in
danese, lingua meno letta e quindi il volume passò inosservato
o basato su delle regole ben precise:
TUTTE le occlusive sorde indoeuropee, diventano fricative sorde
TUTTE le occlusive sonore indoeuropee, diventano occlusive sorde
TUTTE le occlusive sonore aspirate indoeuropee, diventano occlusive
sonore semplici (perdono aspirazione)
AGGIUNTA: TUTTE le occlusive sorde aspirate indoeuropee,
hanno lo stesso comportamento delle occlusive semplici
Legge di Verner: intorno agli anni 70 dell’800, Karl Verner perfezionò le leggi di Grimm,
con delle eccezioni, ricondotte a un’ulteriore legge fonetica: riguarda solo gli esiti delle
occlusive sorde; Verner riuscì a spiegare delle terminazioni sonore delle occlusive che
Grimm riteneva inspiegabili
o Verner si accorse che se nella ricostruzione delle forme indoeuropee si riusciva
anche a ricostruire la posizione dell'accento, si poteva far luce su questa irregolarità.
Il sistema dell'accento indoeuropeo era mobile, mentre quello delle lingue
germaniche no: è infatti fisso sulla sillaba radicale
o Verner comprese che l'esito di Grimm aveva luogo solo se l'accento indoeuropeo
originario era immediatamente prima dell'occlusiva sorda. Se invece era successiva,
l'esito era un'occlusiva sonora
o è avvenuta prima la rotazione consonantica germanica o la fissazione dell’accento?
prima avviene la rotazione consonantica che comprende gli esiti di Verner in
una frase in cui l’accento non era ancora stato fissato. Solo dopo l’accento si
è fissato sulla prima sillaba
Dentali indoeuropee comparate con quelle delle altre lingue:
o in antico indiano
notevole conservatività —> t = t; d = d; dh = dh; th = th
o in greco
cambia le sonore aspirate e le trasforma in sorde aspirate; gli altri suoni si
conservano invariati —> t = t; d = d; dh = th; th = th
o in latino
le sorde e le sonore sono invariate —> t = t; d = d
le sorde e sonore aspirate hanno diversi esiti in base alla posizione:
dh
o a inizio parola diventa fricativa: f-
o a centro parola diventa occlusiva: -d-, -b- (vicino alla r)
th
o a inizio parola diventa fricativa: f-
o a centro parola perde l’aspirazione: -t-
o in gotico
occlusive sorde in fricativa sorda se in principio di parola o quando
l’accento la precedeva immediatamente
occlusive sorde in fricativa sonora se l’accento seguiva o precedeva di due
sillabe; se preceduto da nasale, era comunque sonora, ma non fricativa
t e th = Þ ̶ , ̶ ́ Þ, ̶ d ̶ ́, ̶ ́ ̶ d
o (Þ = [θ])
o (-d = [ð] se non preceduta da nasale)
d = t e dh = d
o in paleoslavo
tendenza al consonantismo: annulla opposizione tra
sorde semplici e sorde aspirate
o t=t
o th = t
sonore semplici e sonore aspirate
o d=d
o dh = d
Labiali indoeuropee comparate con quelle delle altre lingue:
o in antico indiano
notevole conservatività:
p = p; b = b; bh = bh; ph = ph
o in greco
cambia le sonore aspirate e le trasforma in sorde aspirate; gli altri suoni si
conservano invariati
p = p; b = b; bh = ph; ph = ph
o in latino
le sorde e le sonore sono invariate
p = p; b = b
le sorde e sonore aspirate hanno diversi esiti in base alla posizione:
bh
o a inizio parola diventa fricativa: f-
o a centro parola diventa occlusiva: -b-
ph
o a inizio parola diventa fricativa: f-
o a centro parola perde l’aspirazione: -p-
o in gotico
occlusive sorde in fricativa sorda se in principio di parola o quando
l’accento la precedeva immediatamente
occlusive sorde in fricativa sonora se l’accento seguiva o precedeva di due
sillabe; se preceduto da nasale, era comunque sonora, ma non fricativa
p e ph = f ̶ , ̶ ́ f, ̶ b ̶ ́, ̶ ́ ̶ b
o (-b = [v] se non preceduta da nasale)
b = p e bh = b
o in paleoslavo
tendenza al consonantismo: annulla opposizione tra
sorde semplici e sorde aspirate
o p=p
o ph = p
sonore semplici e sonore aspirate
o b=b
o bh = b
3 serie di occlusive pronunciate in posizione arretrata nell’indoeuropeo (dorsali)
o serie velare
o serie labiovelare: lingua appoggiata sul velo e labbra arrotondate
o serie velare-palatale / palatale: lingua appoggiata al palato duro
Queste hanno chiaramente la tendenza a semplificarsi in 2 serie
o le occlusive palatali danno luogo a suoni anteriori fricativi o affricati in alcune
lingue; in queste le labio-velari si fondono con le velari
o in altre lingue le occlusive palatali si fondono con le velari e diventano
indistinguibili
OCCLUSIVE VELARI (k, g, gh, kh)
o in antico indiano
2 esiti possibili:
nessun cambiamento
se si trovano davanti ad i/e o all’approssimante gl- si palatalizzano e
diventano affricate alveopalatari (la lingua si sposta avanti)
[palatalizzazione indoiranica]
o sonore:
k = k, c (=[ʧ])
g = g, j (=[ɟ, ʤ])
gh = gh, h
kh = kh, ch (=[ʧh])
o in greco
rimangono immutate tranne la sonora aspirata che diventa sorda aspirata
k = k <κ>
g = g <γ>
gh = kh > x <χ>
kh = kh > x <χ>
o in latino
la sorda k e la sonora g rimangono immutate
k=k
g=g
le aspirate
in principio di parola, diventano fricative velari e poi glottidali
o gh = h-
o kh = h-
in centro parola, abbiamo 2 esiti:
gh = -h-, -g- (solo dopo nasale)
kh = -c- (perde aspirazione)
o in gotico
applichiamo la legge di Grimm con la correzione di Verner
occlusive sorde in fricativa sorda se in principio di parola o quando
l’accento la precedeva immediatamente
occlusive sorde in fricativa sonora se l’accento seguiva o precedeva
di due sillabe; se preceduto da nasale, era comunque sonora, ma non
fricativa
o k = h ̶ , ̶ ́ h, ̶ g ̶ ́, ̶ ́ ̶ g (-g = [ɣ] se non preceduta da nasale)
o g=k
o gh = g
o kh = h ̶ , ̶ ́ h, ̶ g ̶ ́, ̶ ́ ̶ g
o in paleoslavo
ci sono più esiti delle antiche occlusive velari indoeuropee a seconda del
contesto fonetico, ma in tutte le lingue slave le velari hanno subito 3 processi
di palatalizzazione (= anteriorizzazione quando erano vicine a suoni
pronunciate nella parte anteriore del palato)
prima palatalizzazione paleoslava
LEZIONE 21
Ci sono lingue come l’antico indiano e il paleoslavo che trattano in modo identico le velari e
le labiovelari (il dorso della lingua è alzato e si appoggia al velo; in contemporanea si
arrotondano le labbra)
Effettivamente ci sono alcune lingue (in viola nella tabella) che suggeriscono l’esistenza
dell’appendice labiale in alcuni suoni
o latino, germanico e ittito
Esiti labiovelari:
o in antico indiano e paleoslavo
identici agli esiti delle velari
in epoca antica ci fu un’area del territorio in cui le labiovelari
persero l’appendice e divennero uguali alle velari semplici
o in greco
hanno esiti diversi a seconda del contesto fonetico
le labiovelari, in epoca anteriore al XV secolo, si sono delabializzate
in vicinanza di u (sia che precedeva, sia che seguiva)
in epoca posteriore, si sono delabializzate e anteriorizzate davanti a e;
la sorda anche davanti a i (sono diventate occlusive dentali
in tutte le altre posizioni (per esempio rispetto alle vocali e alle
consonanti), in un’epoca ancora successiva, si sono labializzate e
sono diventate labiali
esiti del dialetto artico:
o kw = k, t, p
o gw = g, d, b
o gwh = kh, th, ph
o kwh = kh, th, ph
o in latino
l’appendice labiale si vede bene nella sorda —> kw = qu- [kw-]
la sonora cambia suono in base alla sua posizione
gw =
o v- (inizio di parola)
o -gu- (centro di parola)
la sonora aspirata cambia suono in base alla sua posizione
gwh =
o f- (inizio di parola)
o -v- (centro di parola)
o -gu- (centro di parola, ma dopo nasale)
in gotico
gli esiti sono identici alle occlusive velari semplici
applichiamo la legge di Grimm con la correzione di Verner
o occlusive sorde in fricativa sorda se in principio di parola o
quando l’accento la precedeva immediatamente
o occlusive sorde in fricativa sonora se l’accento seguiva o
precedeva di due sillabe; se preceduto da nasale, era
comunque sonora, ma non fricativa
k = h ̶ , ̶ ́ h, ̶ g ̶ ́, ̶ ́ ̶ g
(-g = [ɣ] se non preceduta da nasale)
g=k
gh = g
kh = h ̶ , ̶ ́ h, ̶ g ̶ ́, ̶ ́ ̶ g
in paleoslavo
esiti propri e indipendenti dagli altri
esiti di suoni anteriori indipendenti da qualsiasi contesto fonetico
meccanismo identico: non c’è opposizione tra gli esiti delle semplici e
delle aspirate
o k̂ = s (fricativa pronunciata anteriormente)
o ĝ = z (fricativa alveolare sonora)
o ĝh = z
o k̂ h = s
indoeuropeo antico indiano greco latino gotico
dekm dasa déka decem taihum
krow- kravis- kré(w)as cruor hraw
kwi/kwo kas, -cid ti(d) quis, quid kwat
kntom satam he-katon kentum hund-
Non si possono porre solo 2 serie diverse di dorsali; Ascoli propose l’introduzione di una
terza serie di dorsali posteriori e così funzionò
Lingue satəm (antico indiano, iranico, armeno, albanese, lingue slave, lingue baltiche):
fondono velari e labiovelari indoeuropee e hanno un esito indipendente per le palatali
Lingue kentum (lingue germaniche, lingue celtiche, greco, latino, ittito e tokario):
fondono le antiche velari e palatali indoeuropee in un unico esito, ma hanno un esito
specifico per le labiovelari antiche
L'intuizione di Ascoli fu confermata a Milano nel dopoguerra da Pisani, che nel 1948 parlò
pubblicamente di una scoperta che riguardava l'armeno. L'armeno mostra una testimonianza
diretta delle 3 serie (occlusiva velare, palatale e labiovelare) davanti a vocali anteriori
Le occlusive velari hanno sempre esito velare, es. in armeno si palatalizzano davanti ad e/i.
Anche l'albanese palatalizza le labiovelari e mantiene immutate le velari, dando una traccia
delle 3 serie, mentre il luvio (lingua anatolica) presenta cambiamenti
Nasali (m e n)
o in antico indiano
m=m
n=n
o in greco
m = m, -n (fine parola)
n=n
o in latino
m=m
n=n
o in gotico
m = m, -n (fine parola)
n=n
o in paleoslavo
m=m
n=n
Approssimanti (y e w)
o in antico indiano
y = y [j]
w=v
o in greco
y = h-, z-
w = h- (nel resto della parola non esiste)
o in latino
y = i [j]
w = v [w]
o in gotico
y=j
w = w [w]
o in paleoslavo
y=j
w=v
Fricativa (s)
o in antico indiano
s = s, ṣ [ʂ]
o in greco
s = h- (nel resto della parola non esiste)
o in latino
s = s, r
o in gotico
s = s, z
o in paleoslavo
s = s, x
LEZIONE 22
I mutamenti possono essere indipendenti (dal contesto fonetico = suoni vicini) o
condizionati (dipendenti dal contesto fonetico)
Assimilazione —> processo basato su fenomeni di coarticolazione, che si ha quando un
suono muta le sue caratteristiche diventando più simile o identico ad un suono vicino
Gli organismi fonatori devono cambiare posizione per cambiare suono: può accadere che
avvengano fenomeni di coarticolazione che si dividono in:
o fenomeni di inerzia articolatoria
se l'apparato fonatorio rimane del tempo nella posizione di un certo fono
tanto che qualche tratto viene mantenuto anche nella pronuncia del fono
successivo (si ha il ritardo di qualche movimento che permette di passare da
un fono A ad un fono B)
le caratteristiche del fono successivo presentano anche le caratteristiche del
fono precedente
o fenomeni di anticipazione
nel disporsi a realizzare un fono, le caratteristiche dell’apparato fonatorio per
esprimere quel suono si trovano anche nel fono precedente
le caratteristiche del fono quindi si presentano anche nel fono precedente
Le assimilazioni possono essere:
o parziali se un suono modifica un qualche tratto diventando più simile ad uno vicino
o totali se un suono modifica un qualche tratto diventando identico ad uno vicino
o progressive se il suono seguente si assimila al precedente
o regressive se il suono precedente si assimila al seguente
Esempi:
Lat. mundus > it. centro merid. monno
(—> progressiva, nd > nn totale)
Lat. quanto > it. centro merid. quando
(—> progressiva, nt > nd parziale)
Lat. factum > it. fatto
(<— regressiva, ct > tt totale)
It. in + possibile > [ĩm.pos.'si:.bi.le]
(<— regressiva, np > mp parziale)
Le assimilazioni avvengono anche tra suoni distanti, non a contatto
o assimilazione progressiva di tipo vocalico —> armonia vocalica (una vocale
trasmette alcuni suoi tratti e suoni alla vocale della sillaba successiva)
il turco prevede che il timbro di una vocale dipenda da quello della vocale
precedente
LER se l’ultima vocale della parola è anteriore
LAR sé l’ultima vocale della parola NON è anteriore
Metafonesi —> fenomeno fonologico che consiste nella modificazione del suono di una
parola per l'influenza della vocale finale sulla vocale tonica, in un processo di assimilazione
Processo di epentesi —> fenomeno fonetico che consiste nell’inserimento di un suono non
etimologico in una parola o una sequenza fonica
o vocalica/anaptissi —> l’elemento inserito è un suono vocalico
o consonantica —> l’elemento inserito è un suono consonantico
Fenomeni di dissimilazione —> si hanno quando due suoni simili vengono diversificati.
Questi fenomeni sono più rari rispetto a quelli dell’assimilazione
Padre Nostro (Matteo VI, 9-13)
Gotico (IV sec.):
o Atta unsar
bu in himinam,
weihnai namo bein.
qimai biudinassus beins.
wairbai wilja beins,
swe in himina
jah ana aírbai.
hlaif unsarana bana sinteinan gif
uns himma daga.
jah aflet uns batei skulans sijaima,
swaswe jah weis afletam baim
skulam unsaraim.
jah ni briggais uns in fraistubnjai,
ak lausei uns at bamma ubilin.
atta significa “papà” (è la voce infantile), mentre fadar è padre
Padre Nostro è quindi tradotto come Papà Nostro
o ie = attā lat = atta
o ai = attā psl = otĭcĭ (“papino”)
o gr = atta
strutture linguistiche infantili:
schema a ripetizione —> pa-pà / mam-ma (troviamo la stessa
struttura di sillaba ripetuta 2 volte)
situazione a specchio —> at-ta / mam-ma (ma-ma sarebbe solo
ripetizione, mam-ma è anche a specchio)
unsar significa “nostro”
ie = nōs / ns psl = na
ai = nas got = uns
lat = nōs
Il pronome “noi”:
got: uns
itt: wēs
ai: vayam —> ie: *wei-s
ie: wei-om (indicava chi parla)
Paleoslavo (IX sec.)
o Otiče našĭ
jĭže jesi na nebesechŭ
a svętitŭ sę imę tvoje
da pridetŭ cěsarĭstvije tvoje
da baͅ detŭ volja tvoja
jako na nebese
i na zemi
chlěbŭ naši nadĭnevŭny dai
namŭ na vsjakŭ dĭnĭ
i ostavi namŭ grěchy našę
ibo i sami ostavljajemŭ
vsjakomŭ dlŭžĭniku našemu
i ne vŭvedi nasŭ vŭ iskušenĭje,
nŭ izbavi ny otŭ neprijazni
našĭ = “nostro”
ie = nos che tra le varie suffissazioni una era in -jo- (nōs-jo-)
o psl = *na-sjo (favorisce che nelle sillabe ci siano o tutti i suoni
posteriori, o tutti i suoni anteriori)
otiče = “padre”
diminutivo di *att-ik-o-s —> *oticŭ —> oticĭ/otĭcĭ (nominativo sing.)
nella preghiera troviamo il vocativo = *att-ik-e —> otiče
LEZIONE 23
Mutamenti fonologici
Sono mutamenti che incidono sulla forma astratta della componente fonetica di una lingua
Roman Jakobson cerca di identificarli e classificarli
o 3 processi fondamentali:
fonologizzazione
abbiamo che due allofoni (di un fonema) diventano due fonemi; il
risultato è che l’inventario fonologico della lingua ha acquisito un
fonema nuovo
deve venire meno il contesto fonetico che ha permesso la creazione
degli allofoni di partenza
defonologizzazione
processo più complicato e per certi versi contrario alla
fonologizzazione
abbiamo che due fonemi diventano due allofoni combinatori;
l’inventario fonologico di una lingua perde un fonema
LEZIONE 24
Processo di rianalisi morfologica —> spostamento di un confine tra unità funzionali a
livello morfologico
o dentro una parola ci sono confini tra diversi morfemi
Nella storia di una lingua alcuni confini tra morfemi non vengono più percepiti e vengono
spostati: se così accade, si ottengono nuovi morfemi
Non è raro che nelle sequenze di più frasi ci sia uno spostamento di confine che separavano
le due frasi
o esempio: hamburger
oggi è considerata come parola inglese, ma all'inizio era un prestito dal
tedesco hamburger che significava amburghese
in inglese è trasparente quanto alla divisione in morfemi: la parola sarebbe
quindi formata dalla città di Hamburg (morfema lessicale) + la desinenza -er
(morfema derivazionale):
Hamburg + er —> parola derivata perché contiene un morfema
derivazionale
problema —> non erano in tanti a conoscere la città di Amburgo e ciò ha
portato ad un processo di rianalisi, ovvero alla ricerca di nuovi confini
morfologici:
ham - burger (parola composta) = nuova divisione
esistono anche delle variazioni della parola: si può parlare anche di
cheese-burger o di fish-burger
Nel mutamento sintattico, uno dei fenomeni che si riscontrano è la rianalisi sintattica,
ovvero lo spostamento di un confine a livello sintattico
Mutamento dell’ordine delle parole —> ci sono attestazioni che riportano l’ordine
originale delle parole dopo il mutamento
Continuo “Padre Nostro” (Matteo VI, 9-13)
LEZIONE 25
Continuo “Padre Nostro” (Matteo VI, 9-13)
Gotico
Þiudinassus [Þiudin–assus] = pertinente al popolo —> re
Þeins = vedi sopra
Waírþai —> da waírþan = diventare, accadere, avvenire
Girare qui è tradotto come cambiare, avvenire
Wilja þeins: wilja è il sostantivo che significa volontà, mentre þeins è l’aggettivo al
maschile – antico indiano
Jah = e/anche —> il significato di e è più ampio e comprende però anche altri significati, tra
cui anche. Forma pronominale utilizzata in alcune lingue per formare il pronome relativo
o Jah < *yo–kwe [kwe = particella atona priva di accento con valore coordinante]
Ana aírþai = in terra
o Aírþa sarebbe il nominativo, mentre aírþai è il dativo
o Confronto con il greco khōrāi = dativo [*ā + ei] / khōra
o Ana = preposizione che indica sulla, sopra
o Testimonianza dal greco aná, ánō; in gotico è ana
Hlaif = pane [è in caso accusativo] – sarebbe il pane non lievitato, poiché esiste un’altra
parola che indicherebbe quello lievitato (es. inglese bread – ha la stessa radice della parola
che indica il processo di fermentazione)
o Hlaifs = forma discretamente diffusa nel mondo germanico
o Indoeuropeo —> *khloiþ–os [oppure stessa parola con k con “cappellino”] /
*khloibhos /*khloibhom
o Paleoslavo —> chlěbŭ / klěbŭ [pane]
o Latino —> lībum [focaccia] che deve derivare da un più antico *leibum
Unsarana = all’accusativo sarebbe *n (puntino sotto) s–ero–m —> unsaram–a [a finale =
probabilmente indica determinatezza, ma non si sa con certezza cosa sia]
Þana = quello
o Þana —> accusativo di sa so Þata (= questo)
o Antico indiano —> sa sa
o Greco ho ha to (to è l’articolo)
Antico indiano
Vartáte = dà l’idea di un movimento rotatorio, girare
*wel–os/*wol–os —> varas
“Jah” in antico indiano —> ya- (femminile) / ho- (maschile)
-que latino darà -ca [è enclitico, cioè si attacca alla fine delle parole]
Latino
Verto = io giro
Vertex = punto in cui una linea gira e crea un angolo. È il punto in cui si ha una svolta
Volō —> mf. velle < diventa *vel–se (velse) se c’è un’assimilazione progressiva totale
L alveolare (punta della lingua sugli alveoli) era tale se era davanti ad e, i o se era lunga (=
se c’era un’altra l velare)
el dà el se la l è preceduta da e, i o se è lunga
el dà ol con l alveolare = in tutti gli altri casi
Il mutamento di s che passa a ll [s >ll] precede el > ol
“Jah” in latino —> -que [è enclitico, cioè si attacca alla fine delle parole]
Greco
Sikelía = Sicilia > latino Sicilia
Sikelós = siciliano > latino Siculus
Dalla stessa particella -el si possono avere due esiti: si ha mutamento (che può cambiare in –
il come in questo caso) o conservazione
“Jah” in greco —> l’esito da –que latino è -te [enclitico, cioè si attacca alla fine delle parole]
Paleoslavo
Volja = volontà
LEZIONE 26
August Schleicher (linguista tedesco] - anni '60 dell'Ottocento
o modello dell'albero genealogico —> rappresentazione dei rapporti tra una fase
anteriore e una fase posteriore che sono diverse perché è avvenuto qualche
mutamento
o il modello però impedisce di vedere il mutamento nello spazio
o i mutamenti iniziano in una comunità e poi possono espandersi nel territorio
o i mutamenti si diffondono nello spazio perché diverse comunità lo imitano
o tutti i parlanti di una certa area hanno accolto dei mutamenti
Johannes Schmidt - anni '70 dell'Ottocento
o teoria delle onde —> un mutamento parte da una comunità, da un punto sul territorio
e può diffondersi raggiungendo comunità più vicine (= espandendosi sempre di più e
allontanandosi dal punto di partenza)
o una lingua A, diffusa in un certo territorio, ad un certo punto ha incontrato un
mutamento
o da questo punto è partita un'innovazione/ mutamento B che si è espansa in un
territorio sempre più vasto —> progressiva espansione nello spazio, che è invisibile
nel modello dell'albero genealogico di Schleicher - una lingua A diventa quindi, con
un mutamento, una lingua B
o la teoria delle onde serve per dare bidimensionalità, avviene cioè sia nel tempo che
nello spazio
L'atlante linguistico
Lo studio tra dinamiche linguistiche e diffusioni delle varietà parlate nei diversi territori
(dialetti) si studia attraverso uno strumento molto importante, l'atlante linguistico
Cos'è un atlante linguistico? Insieme di carte tematiche (più di 1000 e organizzate in 8
volumi), ogni carta ha un tematismo e studia un preciso argomento che viene messo a
tematismo di una determinata carta
Nel caso del nostro atlante si hanno le parole falegname e due donne: così si avranno le
diverse espressioni nei diversi territori
Il dato raccolto viene posto nell'esatto luogo dove è stato rilevato - in 405 punti diversi si
hanno le diverse varianti di falegname
Ciò che veniva chiesto era in base ai dubbi di tipo sintattico, morfologico o fonologico che
si volevano chiarire
Si inizia da una rappresentazione sincronica dell'area, in questo caso, italo-romanza
Questo strumento è utile anche per la linguistica storica, poiché si poteva convertire
un'informazione sincronica in una informazione diacronica e fare ipotesi dei mutamenti e
della loro diffusione a partire da una carta tematica
Importanti figure per lo sviluppo dello strumento dell'atlante sono Paul Scheuermeier,
Gerhard Rohlfs e Max Leopold Wagner + Karl Jaberg e Jakob Jud
Matteo Bartoli, fondatore dell'atlante italiano, diede dei principi per dare una lettura
diacronica di una carta sincronica. Creò quindi una serie di 4 norme, le norme areali del
Bartoli, per offrire letture diacroniche di carte principalmente sincroniche.
Con queste norme è più facile individuare delle aree geografiche in cui si hanno dei
comportamenti conservativi o innovativi e capire quindi quali comunità siano più
conservative o più innovative:
o Norma dell'area isolata = un'area difficile da raggiungere (= isolata) tende a
conservare la forma più arcaica —> la Sardegna è per certi aspetti un'area isolata
nelle zone interne montane: si sono conservate molte forme antiche/arcaiche; la
parola nebbia deriva dal latino nebla: in molte comunità centro - settentrionali il
nesso -bl si evolve in -bbi e quindi si avrà la parola nebbia
o Norma delle aree laterali = se due aree che sono tra di loro non in contatto e che si
situano ai lati di un'altra area centrale hanno la stessa forma linguistica, esse
conservano la forma più arcaica —> se, ad esempio, si trova in Portogallo e in
Romania qualcosa di uguale e in mezzo c'è un territorio con una forma diversa,
significa che in origine c'era qualcosa di uguale tra Portogallo e Romania
o Norma dell'area maggiore = in un continum dialettale l'area maggiore conserva la
forma più arcaica se quella minore non è isolata o laterale
o Norma dell'area seriore (= che viene dopo cronologicamente) = laddove una lingua
arriva più tardi nella sua espansione, tende a conservare la forma più arcaica, poiché
le lingue, espandendosi, si allontanano dal luogo della loro partenza e ciò impedisce
l'arrivo del mutamento —> il portoghese del Brasile è più conservativo del
portoghese del Portogallo. Quest'ultimo infatti, ha delle innovazioni che non sono
presenti nel Portogallo del Brasile. Ciò avviene anche in altre lingue, come per
esempio in inglese statunitense (che è più conservativo dell'inglese britannico - get/
got/ got = inglese britannico diverso dall'americano get / got/ gotten)
Queste norme non sono leggi ferree, ma sono indicazioni che aiutano a capire il mutamento
delle lingue
Isoglossa —> strumento che è rappresentato da una linea immaginaria che si traccia su una
carta linguistica per separare aree con comportamento linguistico differente
Nel nostro atlante: le isoglosse dicono che le diverse forme hanno un’estensione territoriale
Dove passano le isoglosse ci sono molte differenze tra le forme: se ci si pone da una parte si
avrà una forma dialettale, mentre se ci si posiziona dall’altra parte si avrà un’altra forma
o Linea blu e rossa —> isolano una zona del Piemonte = dialetti piemontesi – sulla
linea blu passano altre isoglosse = Alessandria e Novara fanno parte dei dialetti
lombardi perché rimangono escluse dalle isoglosse e hanno comportamenti simili
alla Lombardia
o Aree dialettali = in termini linguistici
o Linea verde —> confine tra i dialetti lombardo–occidentale e lombardo–orientale
I confini degli antichi stati italiani sono stati più determinanti nelle forme dialettali
I principali fasci di isoglosse tendono a coincidere con i confini degli antichi stati italiani
La circolazione delle innovazioni linguistiche era molto più accentuata negli stati italiani di
quanto non siano state nei confini degli stati