Sei sulla pagina 1di 4

Mutamento e variazione nelle lingue

7.1 La lingua lungo l'asse del tempo


7.1.1 Il mutamento linguistico
Variazione: proprietà delle lingue di essere mutevoli e presentarsi sotto forme diverse, con più possibilità e modi di realizzazione.
Questa variazione è visibile lungo l’asse del tempo, nella diacronia. Il settore che si occupa del mutamento è la linguistica storica.
Mutamento linguistico: cambiamenti nel lessico e nelle strutture in relazione al passare del tempo e alle modifiche culturali e
sociali; nascono nella lingua nuove parole e costrutti e altri cadono in disuso. Una lingua è sempre in movimento e i risultati vengono
colti solo dopo un certo arco di tempo. I cambiamenti sono graduali e conferiscono uno stato di lingua in un certo periodo
temporale.
Nascita di una lingua: cambiamenti locali multipli in diverse parti del sistema linguistico che si sommano e ingrandiscono sempre più
le differenze fra uno stato di lingua e l’altro a tal punto da risultare così diverso da non essere più riconosciuto come quella lingua.
Meccanismo del mutamento: inizia con un nuovo elemento introdotto nell'uso linguistico dei parlanti e prosegue con una fase di
diffusione della stessa, coesistendo nel sistema con l’elemento preesistente fino a soppiantare totalmente il vecchio.
Cause del mutamento: all’origine dei mutamenti vi sono sia motivazioni interne alla lingua, sia fatti esterni ad essa (ambientali,
storici, socioculturali, ecc.). Ogni cambiamento significativo nell'ambiente (guerre, migrazioni, scoperte, svolte tecnologiche, crisi,
ecc.) può essere una causa esterna scatenante mutamenti, comprese la decadenza, estinzione o morte di lingue, che avviene
quando una lingua non ha più parlanti e nell'uso di una comunità viene sostituita totalmente da un'altra.
Sostrato: termine utilizzato per indicare l'influenza di una lingua precedente sulla lingua successiva in una comunità parlante. Spesso
la lingua che si estingue lascia tracce sulla lingua che le subentra (fonetica, morfosintassi e lessico). Es: presenza di vocali anteriori
arrotondate (come /y/, per es. in [tyt] "tutto”) nei dialetti del Nord-Ovest riporta a un presunto sostrato celtico.
Fattori interni di mutamento: sono sia le tendenze del sistema a regolarizzare, acquisire simmetria e ottimizzare le strutture, sia le
operazioni inconsce del parlante volte a semplificare, nella produzione e nella ricezione, le strutture della lingua.

7.1.2 Fenomeni del mutamento


I fenomeni con cui si manifesta il mutamento linguistico sono molteplici; I simboli > e < valgono, in linguistica storica,
rispettivamente "diventa/dà luogo a" e "proviene da". La forma dal lato aperto della freccia si chiama etimo forma originaria più
antica della parola.

Fenomeni di mutamento fonetico


- Assimilazione: due foni diversi diventano simili/uguali tramite l’acquisizione da parte di uno di uno o più tratti comuni dell’altro;
es: nocte(m) > notte ([k], perde tratto [+velare] in [+dentale];
- Dissimilazione: due foni simili o uguali non contigui in una parola diventano diversi: venenu(m) > veleno
- Metafonia: termine che indica la modificazione del timbro di una vocale interna per effetto della vocale finale
- Metatesi: spostamento dell'ordine dei foni di una parola; es: peligro "pericolo"< pericŭlu(m)
- Fenomeni di caduta: soppressione (caduta) di foni; possono essere:
- aferesi: in posizione iniziale; apothéca(m) > bottega
- sincope: in posizione interna; domina(m) > donna (con assimilazione -mn- > -nn-)
- apocope: in posizione finale; civitate(m) > città (civitate>*civtate>*cittate>cittade>città)
- Fenomeni di aggiunta: aggiunta di foni; possono essere
- protesi: in posizione iniziale; statu(m) > estado
- epentesi: in posizione interna; baptismum > battesimo (con assimilazione -pt- > -tt-)
- epitesi: in posizione finale; cǒr > cuore (presente anche dittongazione: da ǒ tonica a -uo [wɔ]

Fenomeni di mutamento fonologico


- Fonologizzazione: allofoni di un fonema acquisiscono valore distintivo e diventano fonemi autonomi
Es: [tʃ] e [d3] sono la probabile evoluzione degli allofoni costituiti dalle realizzazioni spostate in avanti di /k/ e /g/
- Defonologizzazione: fonemi perdono il loro valore distintivo e diventano allofoni di un altro fonema; es: ā=a lunga, ǎ=a breve
- Perdita di fonemi: approssimante laringale del latino /h/ (habēre) è scomparsa in italiano, rimasta con sola funzione ortografica
Rotazioni consonantiche: mutamenti consistenti in spostamenti a catena che coinvolgono serie di foni/fonemi;
I rotazione: Legge di Grimm; passaggio delle occlusive sorde a fricative sorde, delle occlusive sonore a occlusive sorde e delle
occlusive sonore aspirate a occlusive o fricative sonore. Caratterizza il ramo germanico delle lingue indoeuropee;
II rotazione: le occlusive sorde p, t, k diventano affricate in inizio di parola/in posizione postconsonantica (zehn, Herz rispetto a ten,
heart), e fricative in posizione postvocalica (Wasser vs water); le fricative sonore diventate occlusive diventano sorde (Gott vs god);
la fricativa dentale sorda diventa occlusiva sonora (Bruder vs brother); caratterizza l’evoluzione del tedesco tra le lingue germaniche.

Fenomeni di mutamento morfologico


Analogia: estensione di forme a contesti in cui esse non sono appropriate: se l’infinito di habui (ebbi) è habere, a volui (volli) viene
fatto corrispondere l'infinito volere, al posto del 'corretto' velle (verbo latino irregolare).
Rianalisi: reinterpretazione di una parola o costrutto complessi; es: nascita del passato prossimo nelle lingue romanze
Grammaticalizzazione: un elemento del lessico diventa un elemento della grammatica come parola funzionale o come morfema.
Fenomeni di mutamento sintattico
Il cambiamento linguistico in sintassi riguarda principalmente l’ordine dei costituenti. Es: il latino, anche se è una lingua con
abbastanza libertà nell'ordine dei costituenti, ha comunque un ordine basico SOV, o comunque OV, quindi: AggN, AvvV, GenN, ecc.
Le lingue romanze sono SVO: in italiano infatti abbiamo VO, NAgg, VAvv, NGen.

Fenomeni di mutamento lessicale e semantico


Nella semantica lessicale, il mutamento si manifesta con l'ingresso (neologismi) o l’uscita di nuove unità nella lingua.
Arricchimento del lessico: può avvenire sia con materiali e mezzi interni alla lingua, ovvero con meccanismi di formazione di parola
(derivazione, composizione, ecc) a partire da lessemi già esistenti; sia ricorrendo a materiali di altre lingue, nelle forme del prestito.
Perdita dei lessemi: Molte parole latine si sono perdute, non hanno lasciato continuatori in italiano, ad es: cunctus "tutto intero";
l'italiano ha perduto parole che esistevano in italiano antico, come donzello "giovane di nobile famiglia / domestico di un nobile"
Avvengono poi cambiamenti (trasferimenti, estensioni, riduzioni) nelle associazioni fra significanti e significati, quando un diverso
significante è riferito a un significato esistente, o viene attribuito un nuovo significato a un significante esistente. I meccanismi di tali
mutamenti si basano su vari tipi di rapporti fra i significati:
- Mutamento semantico per somiglianza (metafora): come ad es: testa "vaso di terracotta"> testa "capo", ital. antico gentile
"nobile">ital. "cortese, di modi garbati", ital. gorilla "guardia del corpo" < "grande scimmia antropomorfa"
- Mutamento semantico per contiguità (metonimia): volumen "rotolo di pergamena"> ital. volume "libro"; penna "piuma di
uccello" > "strumento per scrivere (anticamente, una penna d'oca appuntita)"
Paretimologia: reinterpretazione di una parola sulla base di somiglianze di forma o di significato con altre parole; es: cubare
"giacere" > ital. covare "stare accovacciato sulle uova", ricollegato a ovum "uovo".
Estensione: estensione dell’area semantica di una parola; es: domina "signora, padrona di casa" (domus "casa") > donna
Restringimento: restringimento dell’area semantica di una parola; es: domus "casa" > duomo "casa del Signore"> "cattedrale"
Tabuizzazione: interdizione di parole relative a determinate sfere semantiche e ai concetti a esse attinenti, che vengono sostituite
da altre parole di significato non diretto, dette pertanto eufemismi
Mutamenti nei campi semantici: ristrutturazione dei campi semantici; es. campo semantico dei colori in latino era strutturato anche
secondo una distinzione di brillantezza e intensità luminosa. Ater era "nero, come gamma cromatica", o niger, come "nero
brillante"; albus era "bianco, come gamma cromatica", o candidus, come "bianco brillante". L'opposizione si è mantenuta in italiano
per il bianco mentre si è annullata per il nero, ridotto al solo “nero” (< nigru(m)).
Mutamenti pragmatici: mutamenti nel modo in cui si interagisce con gli interlocutori; il sistema dell’allocuzione è passato dal latino
tu / vos (col vos esteso in epoca imperiale anche a pronome di rispetto con referenza singolare o plurale) alla bipartizione italiana tu
(confidenziale) e voi allocutivo di rispetto (referenza singolare); poi, fra Cinquecento e Seicento, a una tripartizione tra tu di
confidenza e solidarietà, voi di cortesia e lei di formalità, ecc.

7.2 Variazione sincronica


7.2.1 Varietà di lingua e variabili sociolinguistiche
La proprietà della lingua di variare è ancora più evidente in sincronia. Ogni lingua utilizza usi, forme e modi di esprimersi diversificati
in relazione a diversi fattori sociali: con queste differenziazioni la lingua si adatta a tutti i contesti d'impiego possibili in una cultura e
società. La variazione linguistica permette di essere funzionale ai diversi bisogni comunicativi.
Sociolinguistica: mette in correlazione la lingua con la società e con gli usi linguistici delle persone; studia quindi cosa accade quando
un sistema linguistico è calato nella realtà concreta degli usi che ne fanno i parlanti nelle loro interazioni verbali.
Varietà di lingua: insieme coerente di elementi (forme, strutture, tratti, ecc.) di un sistema linguistico che tendono a presentarsi in
concomitanza con determinati caratteri extralinguistici, sociali. È un concetto essenziale nella prospettiva sociolinguistica: una lingua
si presenta o manifesta sempre, concretamente in usi comunicativi in una certa comunità, sotto forma di una precisa varietà; dal
punto di vista sociolinguistico una lingua va considerata come una somma di varietà.
Variabile sociolinguistica: la gamma di modi diversi di realizzare una unità del sistema linguistico; danno luogo alle varietà di lingua.
Le diverse realizzazioni regionali di certi fonemi dell’italiano sono esempi di variabili sociolinguistiche a livello fonologico; la forma
del pronome clitico di terza persona (dativo): al singolare gli/le in italiano standard, ci (con generalizzazione del clitico) in varietà non
colte, es. a mio zio ci ho regalato un libro: correlato sociale 'appartenenza del parlante a una fascia sociale con scarsa istruzione è un
esempio di variabile a livello morfologico; livello lessicale: "genitore di sesso maschile", si possono trovare padre, papà, babbo

7.2.2 Dimensioni di variazione


Le varianti possono correlare con diversi fattori sociali e extralinguistici; le varietà di lingua si caratterizzano secondo diverse
dimensioni di variazione, a seconda del tipo generale di fattore sociale con cui correlano. Ci sono 4 dimensioni di variazione:
- Diatopia: nello spazio geografico, attraverso i luoghi in cui una lingua è parlata e dove i suoi parlanti risiedono o provengono
- Diastratia: nello spazio sociale, attraversi le classi sociali e i gruppi di parlanti in una società
- Diafasia: variazione attraverso le diverse situazioni comunicative
- Diamesia: variazioni attraverso il mezzo o canale della comunicazione (con la fondamentale opposizione fra parlato e scritto)
Esempi di variazione diatopica
Geosinonimi: termini differenti usati in diverse regioni d'Italia per designare lo stesso oggetto o concetto
Regionalismi semantici: significati assunti da un lessema in una determinata area; es: salire: portare su (meridione)
Regionalismi morfologici e sintattici: es: suffisso -aro è di Roma/Centro, toscano -aio; benzinaro-benzinaio; scatolo (Sicilia) / scatola;
Campania, Sicilia e Sardegna, esiste l’accusativo preposizionale, ovvero l’impiego della preposizione a per il complemento oggetto
rappresentato da un essere animato; es: hai visto a Maria?/salutami a tuo fratello.
Es: l'inglese della Gran Bretagna (Standard British English) e l'inglese USA (General American): underground (SBE)/subway (GA)
"metropolitana", trousers (SBE)/pants (GA) "pantaloni" (pants in SBE sono le "mutande"); tedesco standard di Germania e quelli di
Austria e Svizzera: "pomodoro" è Tornate in Germania, Paradeiser in Austria; "respiro" è Atem in Germania, Schnauf in Svizzera.

Esempi di variazione diastratica


Anche la variazione diastratica emerge a diversi livelli dell’analisi:
Fonetica: è evidente in casi di pronunce italiane influenzate dal dialetto, che tendono a comparire in parlanti con scarso grado di
istruzione; es: Veneto, [ko'pja] coppia (con annullamento dell'opposizione fra consonanti scempie e geminate; pronunciate uguali)
Morfologia: generalizzazioni di forme e di paradigmi complessi; es: articolo, (i amici, dei Svizzeri, un sbaglio), o di forme dei
paradigmi verbali (dissimo per dicemmo, bevavamo per bevevamo); formazione dei comparativi (più bene per meglio, più maggiore).
Sintassi: il costrutto del tema libero , con un elemento isolato all'inizio dell'enunciato senza elementi di coesione sintattica con la
frase che segue (io la mia città è Treviso); o la costruzione del periodo ipotetico col doppio condizionale (se potrei, farei,..) o col
doppio congiuntivo imperfetto (se potessi, facessi, ...).
Lessico: malaproprismi: deformazioni motivanti di parole difficili per assimilarle a parole note come autobilancia per
autoambulanza o febbrite per flebite; e semplificazioni della struttura derivazionale delle parole con accorciamenti come spiega per
spiegazione, la dichiara per la dichiarazione, prolungo per prolungamento.
Molti di questi fenomeni sono caratteristici delle varietà diastratiche incolte, ovvero dal cattivo padroneggiamento della lingua
standard da parte di parlanti non colti che parlano per lo più il dialetto; queste varietà sono chiamate italiano popolare.

Esempi di variazione diafasica


La dimensione diafasica è più complessa delle altre; sono riconosciute al suo interno due sottodimensioni parallele ma in linea di
principio indipendenti: l'asse dei registri e quello dei sottocodici.
Registri: dipendenti dal carattere formale/informale dell’interazione comunicativa e dal ruolo reciproco di parlanti/interlocutori
Fenomeni di variazione di registri: I registri si dispongono su una scala che va da un estremo alto, situazioni formali con produzione
linguistica accurata e sorvegliata, a un estremo basso, situazioni informali, con produzione linguistica spontanea e non accurata.
A livello morfologico ad esempio sono di registro basso e informale accorciamenti di parole come bici, cine, tele, o, con aferesi
sillabica, 'sto per questo. Nel lessico: scendere / venir giù, confusione / casino, schiaffo / sberla, fortuna / culo, toilette / cesso, ..
Sottocodici: dipendenti dall'argomento di cui si parla (o si scrive) e dalla sfera di contenuti ed attività a cui si fa riferimento.
Fenomeni di variazione di sottocodici: sono caratterizzati soprattutto da termini tecnici o scientifici (tecnicismi) dei rispettivi settori:
fonema, sintagma, coppia minima, ecc., sottocodice della linguistica; azioni, obbligazioni, leasing, ecc., sottocodice dell'economia.

Esempi di variazione diamesica


La variazione diamesica presenta molti tratti in comune con quella diafasica, in quanto la lingua parlata tende a coincidere col
registro informale e la lingua scritta col registro formale; anche qui sono riconosciute due sottodimensioni, una connessa al carattere
fisico del canale e l’altra connessa alle caratteristiche strutturali di elaborazione interna del messaggio. Si distingue nella produzione
e struttura dei messaggi un lato fonico opposto ad un lato grafico; e dall’altro un lato parlato opposto al lato scritto.

Ogni dimensione rappresenta un asse di variazione


della lingua sulla quale si possono collocare le
diverse varietà di essa. L'insieme delle varietà di
lingua in cui si articola una lingua storico-naturale in
un dato periodo temporale e della loro collocazione
lungo i diversi assi di variazione può essere chiamato
architettura di quella lingua.
7.2.3 Repertori linguistici
Repertorio linguistico: insieme delle varietà di una lingua presenti in una certa comunità sociale. Le varietà del repertorio possono
essere della stessa lingua o anche plurilingui. Per comunità dalle dimensioni di uno stato o nazione la presenza di più lingue nel
repertorio è la situazione normale, e i repertori monolingui costituiscono l’eccezione.
Lingua standard: lingua codificata con un repertorio di manuali di riferimento (dizionari) e di testi esemplari, con una tradizione
letteraria prestigiosa e di lunga data; è adottata per l'insegnamento scolastico, ed è ritenuta dai parlanti la 'corretta' lingua. Nelle
comunità che coincidono con paesi o stati, la lingua ufficiale del paese ha una varietà standard, ed è quindi una 'lingua standard'.
Dialetto: varietà di lingua di uso prevalentemente orale, di estensione e diffusione inferiori rispetto alla lingua standard, poco
codificate ed espressione di una realtà e cultura regionale o locale. Il termine viene utilizzato per designare due casi:
- sistemi linguistici strettamente imparentati con la lingua standard, ma aventi struttura e storia autonoma (dialetti italiani)
- varietà risultanti dalla diversificazione su base territoriale di una certa lingua dopo la diffusione in un paese (dialetti inglesi
d'America, che negli Stati Uniti rappresentano le varietà diatopiche dell'inglese consolidatesi nelle diverse aree)
Minoranze lingusitiche: Es, In Italia esistono tre minoranze linguistiche ufficialmente riconosciute: tedescofona (Alto Adige),
francofona (Valle d'Aosta) e slovena (Trieste e Gorizia), oltre a una dozzina di altre lingue o varietà di lingua minoritarie.
Diglossia: in repertori plurilingui una delle varietà è impiegata tipicamente nello scritto e negli usi formali ed è insegnata a scuola ma
non viene normalmente parlata in famiglia (e viene detta 'varietà H'/A': high, alta), mentre l'altra è impiegata nella conversazione
quotidiana e negli usi informali (e viene detta 'varietà L'/B’: low, bassa).
Dilalia: Repertorio in cui le due varietà di lingua sono proprie di differenti ambiti, la varietà bassa (il dialetto) è solo dell'uso parlato
informale, mentre negli usi scritti e nell'insegnamento scolastico compare solo la varietà alta (italiano) e quest'ultima viene
impiegata anche nel parlato quotidiano ed è per la maggioranza della popolazione lingua della socializzazione primaria.

7.2.4 Il contatto linguistico


Fra le lingue diverse presenti in un repertorio, o fra lingue diverse i cui parlanti si trovino ad avere rapporti comunicativi, si crea tutta
una serie di fenomeni di contatto; fra i principali fenomeni o conseguenze del contatto linguistico ci sono:
Interferenza: influenza che un sistema linguistico può avere su un altro; il termine copre tutti i fenomeni che avvengono in quel caso
che consistono nel trasporto di materiali linguistici (elementi, parole, regole, tratti, costrutti, categorie, opposizioni funzionali,
significati) da una lingua all’altra; l’interferenza può riguardare tutti i livelli di analisi (particolarmente visibile nei bilingui).
Prestito: prendere unità lessicali da un’altra lingua; è normale nella storia di tutte le lingue. L'italiano ha assunto in tutti i secoli della
sua storia prestiti dalle varie lingue con cui è venuto in contatto, spesso non più riconoscibili come tali ( albicocca, carciofo, caraffa,
sceriffo vengono dall'arabo; bisturi, mansarda, marciapiede, escursione dal francese; albergo, baruffa, fiasco, dal tedesco).
Calco: Quando ciò che passa da una lingua a un'altra non è una parola o espressione ma il suo significato, reso con mezzi propri della
lingua ricevente; es: ferrovia riproduce il tedesco Eisenbahn, "strada di ferro", grattacielo = sky-scraper "raschiatore del cielo”.
Commutazione di codice: fenomeni che avvengono sul piano discorsivo (tipico dei bilingui); il termine indica l’uso alternato di due
lingue (codici) diverse nella stessa interazione comunicativa da parte di uno stesso parlante.
Commutazione tra lingua e dialetto: commutazione di codice tra lingua e dialetto.

Potrebbero piacerti anche