ELISIONE
Per la caduta di vocale finale che avvenga non solo davanti a vocale ma
anche davanti a consonante ➔ troncamento.
Nella scrittura del greco antico, l’e. è la soppressione di una vocale breve
finale di una parola davanti alla vocale iniziale della parola seguente; è
indicata dall’apostrofo; nella pronuncia doveva esserci piuttosto la fusione
delle due vocali, cioè la sinalefe. In latino l’e., che nella scrittura non è
indicata, avviene nella pronuncia mediante la soppressione della vocale
finale di una parola cui segua una parola con vocale iniziale.
la amica ▶ l’amica
la esposizione ▶ l’esposizione
– l’elisione è possibile, anche se ormai rara e da evitare per via del gusto
arcaizzante che caratterizza queste scelte, con gli articoli plurali gli davanti
a parola che inizia per i (gl’indigeni) e con le davanti a una parola che
comincia con una qualsiasi vocale (l’eliche).
• Con le ➔preposizioni articolate
d’altro canto
si arrende ▶ s’arrende
la sest’ultima volta
• Con questo, quello, alcuna, quanto
• Con po’ (poco)
un po’ di pane
ne voglio un po’
Inoltre, in alcuni casi la caduta di una vocale per elisione porta all’unione
di due forme in un’unica parola:
VEDI ANCHE troncamento
TRONCAMENTO
Indice
1L'apocope nell'italiano
o 1.1Apocope vocalica ed elisione
o 1.2Troncamenti con apostrofo
1.2.1Forme letterarie
1.2.2Errori comuni
2Esempi di apocope in arabo, cinese e yoruba
3Nota
4Bibliografia
5Voci correlate
6Altri progetti
7Collegamenti esterni
1. Lasciando una forma "tronca" che finisca per vocale (Fra(te), po(co), a mo(do) di)
oppure con una consonante che faccia tipicamente parte della coda sillabica nella
lingua italiana:-l, -n, -r, raramente -m (si tratta di lettere che normalmente possono
trovarsi dentro una parola prima di un'altra consonante, anche senza raddoppiamento
consonantico).
2. La parola che segue non deve cominciare per s impura, z, x, gn, ps.
Apocope vocalica ed elisione[modifica | modifica wikitesto]
L'apocope vocalica può facilmente essere confusa con l'elisione. Tuttavia vi sono due precise
motivazioni per non confondere i due fenomeni:
po' per poco
e a mo' di per modo
Fatti salvi i casi più rari riportati sotto, si tratta degli unici due casi di apocope in cui tutti i
grammatici concordano nell'obbligatorietà dell'apostrofo; tuttavia non vi sarebbero reali
necessità linguistiche in quanto non esistono nella lingua italiana altre parole omografe in
grado di generare eventualmente confusione: le parole po e mo infatti non esistono se non
come sigle o abbreviazioni[5], e l'unica occorrenza omografa di senso compiuto di Po indica
chiaramente il suo statuto di nome proprio dalla maiuscola.
Più che un troncamento, ca', presente nella toponomastica e nei nomi dei palazzi storici
dell'Italia settentrionale, è una trascrizione scorretta di cà, cioè casa nelle lingue gallo-
italiche e veneta: l'apostrofo impropriamente sostituisce l'accento che dovrebbe sormontare la
A maiuscola.
Nel contesto famigliare, invece, sono diffusi i troncamenti degli appellativi
famigliari: ma' (mamma), pa' (papà), zi' (zio), che solitamente hanno un uso solo orale, ma
che, se devono essere scritti, vengono riportati con l'apostrofo e non con l'accento. Diffuso
nell'uso colloquiale è anche il regionalismo toscano mi' in luogo dell'aggettivo
possessivo mio/mia miei/mie, usato sempre però solo in posizione proclitica.
L'apostrofo è invece talvolta usato sulle forme verbali dell'imperativo, alla seconda persona
singolare, dei verbi: andare, dare, dire, fare, stare, per distinguerli da una forma, altrimenti
omografa, dell'indicativo presente, che però si rifà alla terza e non alla seconda persona
singolare.
va' per vai eventualmente confondibile con (egli) va
da' per dai eventualmente confondibile con (egli) dà
di' per dici (imperativo) eventualmente confondibile con dì (giorno)
fa' per fai eventualmente confondibile con (egli) fa
sta' per stai eventualmente confondibile con (egli) sta
Su questo uso dell'apostrofo non vi è unanime consenso tra i linguisti [6],
tranne, ovviamente, nei casi di possibile ambiguità che generalmente
vengono fugati dal contesto. Unici casi più a rischio di confusione sono per
il verbo dare e fare:
po' per poi[11]
pro' per prode
«io so che voi siete divenuto un pro' cavaliere»
(Boccaccio, Dec. II.10)
Errori comuni[modifica | modifica wikitesto]
In alcuni casi di monosillabi tronchi viene talvolta fatta
confusione tra l'accento grafico e l'apostrofo, dando così
origine a forme diffuse che generalmente non sono
accettate; le principali sono: