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FATTORI SOPRASEGMENTALI

Per segmento intendiamo fonema, unità di base della fonologia. Come abbiamo detto, è prevedibile che
una regola fonologica colpisca i segmenti dello stesso tipo. I fattori soprasegmentali invece sono i
fattori che coinvolgono più segmenti, un’intera parola o anche un’intera frase:
1. Accento + (ha valore fonologico)
2. Intonazione + (ha valore fonologico)
3. Tono - (non ha valore fonologico)
4. Lunghezza
Sono importanti perché possono avere valore fonologico  possono distinguere significati diversi.
Si può distinguere parole dal significato diverso cambiando un fonema (palla; balla) in questo caso
abbiamo cambiato il segmento iniziale, mentre in lama; lana ho cambiato un segmento all’interno della
parola. Però è possibile distinguere significati diversi in base ai fattori soprasegmentali.

Accento: picco di intensità che cade su una sillaba, fenomeno fonologico che fa si che una sillaba
all’interno della parola sia pronunciata in maniera più chiara, forte, intensa e lunga rispetto alle altre.
Una sillaba è tonica quando porta l’accento, è atona quando non lo porta.
Ci sono lingue ad accento mobile e lingue ad accento fisso, ovvero lingue in cui l’accento cade sempre
sulla stessa sillaba e lingue in cui l’accento può cadere sull’ultima, la penultima, la terzultima e via
dicendo. L’italiano è una lingua ad accento mobile, e l’accento ha valore fonologico (è in grado di
distinguere parole dal significato diverso)  ancora e ancora, camice e camicie, principi e principi,
papa e papà
ancora [aŋkora] per capire il significato bisogna segnare l’accento mettendo una sbarretta o apostrofo
prima della sillaba accentata  [‘aŋkora] e [aŋ’kora]
papa e papà  [‘papa] e [pa’pa]

Anche l’inglese è una lingua ad accento mobile: abbiamo coppie come ‘import; im’port (il primo è un
nome e il secondo un verbo).
Il francese invece è una lingua in cui l’accento cade sempre e comunque sull’ultima sillaba
(pronunciata), il francese non può quindi sfruttare il cambiamento di accento per creare parole dal
significato diverso.

Intonazione: curva melodica che cambia a seconda delle frase e ha valore fonologico in tutte le
lingue. Cambiando l’intonazione posso opporre per esempio una domanda a una intonazione  Gianni
è arrivato / Gianni è arrivato?
oppure opporre un imperativo ad una intonazione  Vieni! / Vieni?
Ci sono casi in cui l’intonazione cambia il significato delle parole o delle frasi.

Tono: altezza musicale delle vocali. In italiano non ha valore fonologico. Tipicamente viene sfruttato
da una lingua come il cinese. Ci sono parole come ma che possono avere diversi significati a seconda
del tono di questa vocale. Ci sono toni bassi, alti, ascendenti, discendenti.

Lunghezza: durata nel tempo di un fonema.


può essere di due tipi
1) vocalica (-)
2) consonantica (+)
sia le vocali che le consonanti non hanno sempre la stessa durata, però è vero che l’una è prevedibile
rispetto all’altra. In italiano, per convenzione si rappresenta graficamente la lunghezza consonantica.
In italiano la lunghezza fonologica è quella consonantica (pala; palla = coppia minima). Non significa
che le vocali siano tutte uguali però , si tratta di una convenzione.
pala = [‘pala]
palla = [‘pal:a]
La consonante lunga si segna con due puntini dopo. Anche le due vocali però sono diverse, quella in
pala è più lunga, avremmo potuto decidere quindi di rappresentare graficamente paala, pala. Non sono
fonologiche tutte e due. In italiano infatti non esistono sia pala, palla, paala, paalla; c’è solo una coppia
minima.
Noi abbiamo scelto di rappresentare lunga la consonante, e la vocale è prevedibile  quando la vocale
è lunga la vocale sarà breve.
Quando una vocale è seguita da una consonante doppia, più lunga o più forte:
fato : vocale lunga
fatto : si tratta di una consonante occlusiva che quindi non si può allungare, ma si rafforza, quindi
vocale breve
I due punti si usano in italiano solamente per le consonanti.

In inglese solo la lunghezza vocalica ha valore fonologico: sin – seen / bin –been (coppie minime con
vocali di lunghezze diverse).
really / real-ly (la doppia l non si pronuncia)
stop /stopping (raddoppia aggiungendo –ing, perché in questa maniera mantengo breve la vocale)

Lo spagnolo invece non ha né la lunghezza vocalica, né quella consonantica: non ci sono le doppie, con
un’unica eccezione (accidente fonologico) che è quello della r  caro; carro (coppia minima)
elecció n (la doppia è solo grafica): trascrizione sudamericana [eleksjon]
trascrizione spagnola [elekθjon]

Il finlandese ha sia la lunghezza vocalica che consonantica (entrambe fonologiche), ci sono parole in
cui raddoppiando la vocale si ottiene un significato, mentre raddoppiando la consonante se ne ottiene
un altro, ci sono delle triplette.
In olandese ci sono le vocali doppie  man, maan / en, een
Di solito le lingue hanno fonologica una delle due lunghezze.

Tornando all’italiano, quando una vocale è seguita da una consonante lunga (come in fatto),
questa vocale suona breve. Quando è seguita da una consonante breve (fato), la vocale suona
lunga prevedibile

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