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Italienska A: Fonetik och Muntlig Språkfärdighet

Compendio di fonetica, fonologia e


pronuncia italiana
v. 1.6

Per la segnalazione di errori scrivere a gco@du.se


INDICE
Premessa ..................................................................................................................................................2

1. Questioni teoriche ...............................................................................................................................3


1.1. Fonetica, fonologia, grafematica ......................................................................................................3
1.2. L’Alfabeto Fonetico Internazionale (IPA) e la tracrizione fonetica ................................................4

2. Le consonanti ......................................................................................................................................5
2.1. S e Z ..................................................................................................................................................7
2.2. C e G affricate ...................................................................................................................................9
2.3. Il gruppo GL- ..................................................................................................................................9
2.4. Il gruppo GN- ..................................................................................................................................10
2.5. Il gruppo SC- ...................................................................................................................................10
2.6. Un confronto con le consonanti dello svedese e dell’inglese ..........................................................12

3. Le vocali ............................................................................................................................................12
3.1. Questioni generali ...........................................................................................................................12
3.2. La pronuncia delle vocali aperte e chiuse ... ...................................................................................13
3.3.Vocali italiane, svedesi e inglesi a confronto ... ...............................................................................14

4. Dittonghi e iato..................................................................................................................................15
4.1. Dittonghi..........................................................................................................................................15
4.2. Iato .................................................................................................................................................17

5. L’accento ...........................................................................................................................................17

6. Il raddoppiamento fonosintattico....................................................................................................19

7. Esercizi di fonetica e pronuncia ......................................................................................................20

8. Indicazioni bibliografiche ................................................................................................................22

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Premessa

Nei vostri studi precedenti avete avuto modo di sperimentare che l’italiano, come quasi tutte
lingue del mondo, non presenta una corrispondenza perfetta tra pronuncia e grafia: cioè non
tutte le lettere dell’alfabeto corrispondono a un suono. Alcuni suoni, poi, risultano difficilmente
pronunciabili perché mancano nella vostra lingua madre.
Questo compendio ha l’obiettivo principale di fornirvi i mezzi per pronunciare correttamente
l’italiano standard. Tuttavia, in questa fase del vostro percorso universitario la “pratica” deve
essere accompagnata dalla “teoria”, o meglio dovrete far sì che le vostre conoscenze teoriche
siano la base da cui partire per migliorare le vostre competenze attive. È assai importante che
sviluppiate la vostra competenza metalinguistica e che siate in grado di descrivere e analizzare
la pronuncia italiana usando una terminologia “scientifica”. Per raggiungere questo secondo
obiettivo, dovrete conoscere, almeno a grandi linee, i significati di espressioni come fonema,
dittongo, iato e soprattutto essere in grado di saper fare una trascrizione fonetica. È opportuno
precisare che la “Fonetica” e la “Fonologia” sono discipline universitarie molto specialistiche
e richiedono uno studio molto approfondito. Qui ci limitiamo solo a fornire i concetti
elementari. Coloro che volessero approfondire la materia sono invitati a consultare i libri che
si trovano nelle Indicazioni bibliografiche (alcuni dei quali sono disponibili presso la
biblioteca dell’Högskolan Dalarna).

Buono studio!
Gianluca Colella

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1. QUESTIONI TEORICHE

Prima di descrivere come in italiano si pronunciano determinati suoni è opportuno sia conoscere
sia usare determinati termini che gli studiosi usano per descrivere un insieme di fenomeni che
nella lingua di tutti i giorni indichiamo con la parola pronuncia.

1.1 Fonetica, fonologia, grafematica

Cominciamo con il termine fonetica. Con questo termine indichiamo lo studio e la descrizione
dei suoni che si possono produrre, trasmettere o percepire in una determinata lingua. Oggetto
della fonetica è il fono, che indichiamo convenzionalmente tra parentesi quadre “[]”. Per
esempio, la parola italiana pane è composta da quattro foni: [p] + [a] + [n] + [e].
Con fonologia, invece, s’intende lo studio dei suoni da un punto di vista “astratto”. La fonetica
riguarda lo studio oggettivo di elementi linguistici “fisici”. La fonologia, invece, riguarda il
modo specifico in cui si organizza il sistema dei foni appartenenti a una data lingua. Oggetto di
studio della fonologia è il fonema che indichiamo tra parentesi oblique “//”.
Insomma, qual è la differenza tra fono e fonema? I fonemi sono la rappresentazione astratta di
un suono (fono); le manifestazioni concrete di un fonema sono i foni. L’esempio classico che
si fa in italiano è quella della pronuncia della /r/ . Alcuni italiani pronunciano questo suono [ʀ]
in una maniera simile alla pronuncia francese standard [ʁ]. Nella lingua colloquiale, questa “r”
viene chiamata “moscia”, ma secondo la terminologia linguistica dovremmo usare l’aggettivo
“uvulare”. Si tratta di un suono simile alla tungrots-r del sydsvenska mål. Così, se volessimo
fare la trascrizione fonetica di un parlante che pronuncia la parola rana con la “r moscia”
dobbiamo usare un simbolo diverso, o meglio dobbiamo usare due sistemi di trascrizione
diversi, uno “fonetico” (< fono) e uno “fonematico” o “fonologico” (< fonema):

NB In questo corso non faremo


[ ʀana ] Trascrizione fonetica distinzione tra i due tipi di trascrizione.
Per motivi di praticità parleremo
rana sempre di trascrizione fonetica.
Tuttavia, per riferirci ai suoni delle
/rana/ Trascrizione fonematica
parole italiane useremo generalmente
il termine fonema.

A differenza dei fonemi, i foni non hanno funzione “distintiva”, cioè non servono a distinguere
una coppia minima. Per coppia minima, s’intende una coppia di parole di una stessa lingua, in
cui la differenza di un solo fonema è sufficiente a individuare significati diversi; così /r/ è un
fonema perché si trova in una o più parole che formano una coppia minima; per es. /rana/ ~
/tana /. Il fono [ʀ] non si trova in nessuna coppia minima, ma è solo una variante individuale.
Pertanto, è importante che per voi siano chiari questi due concetti:

• Due foni che hanno valore distintivo sono detti fonemi.

• Un fonema non ha alcun significato in sé, ma contribuisce a differenziare dei significati.

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Con il termine grafematica s’intende invece lo studio dei segni grafici (cioè le lettere) che
idealmente riproducono i suoni di una lingua. Oggetto della grafematica è il grafema, che
convenzionalmente è indicato tra parentesi aguzze “< >”. Facciamo un esempio. Al grafema
<n> corrisponde il fonema che rappresentiamo con /n/. Tuttavia, al fonema /ʃ/ corrispondono
tre grafemi: <sci>. Un esempio è la parola scienza la cui trascrizione fonematica è /ʃɛntsa/.

1.2 L’alfabeto fonetico internazionale (IPA) e la trascrizione fonetica

Dove abbiamo trovato i simboli usati nel paragrafo precedente? La risposta è: nell’adattamento
italiano dell’alfabeto fonetico internazionale (IPA, International Phonetic Alphabet). Con
l’acronimo IPA s’indica quel sistema di scrittura basato principalmente sull’alfabeto latino che
viene usato in linguistica per rappresentare i suoni di qualsiasi lingua nelle trascrizioni
fonetiche. Esistono tantissimi fonemi nelle diverse lingue del mondo. Tutti i fonemi italiani
sono presentati nella tabella 1. È importante precisare fin da subito che ai fini del superamento
del corso è necessario conoscere tutti i simboli ed essere in grado di saper fare una trascrizione
fonetica.

Tabella 1: Lista di fonemi italiani

Consonanti Vocali Dubbi sulla pronuncia?


/b/ banca /a/ alto
/d/ diario /ɛ/ elica
/dz/ zaino /e/ elmo
/ dʒ / giacca /ɔ/ orto
/f/ fatto /o/ olmo
/g/ gatto /i/ io
/k/ cane /u/ uva
/l/ lato
/ʎ/ gli Semiconsonanti
/m/ mai
/n/ nano /j/ieri
/ɲ/ gnocco /w/uovo
/p/ pane
/r/ rana
/s/ sano
/ʃ/ scena
/t/ tana
/ts/ canzone DOP: Dizionario di Ortografia e Pronunzia della lingua italiana (rai.it)
/tʃ/ cena
/v/ vano
/z/ asma

Oltra ai simboli IPA è necessario conoscere anche altri due simboli: a) una specie di apostrofo
“ ' ” che segnala la sillaba accentata [vedi Riquadro 1], b) i due punti “ ː ” che rappresentano la
“lunghezza” (per esempio se una vocale è lunga o una consonante è geminata). La trascrizione
della parola macchina (màc-chi-na) può quindi essere resa con [ 'makːina ], mentre la parola

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razzo si trascriverà ['rad:zo]. Il simbolo ː si usa anche per le vocali lunghe, che si trovano nelle
sillabe libere, ma che non creano un’opposizione fonematica; cosí una trascrizione fonetica
corretta della parola rana sarebbe [ra:na]. In questo corso non terremo in considerazione la
durata vocalica dal momento che in italiano non possiede una funzione distintiva, come avviene
per esempio nello svedese (vedi § 3.3).

Riquadro 1: La sillaba

La sillaba è una sequenza di suoni prodotta da un’unica emissione di voce. Il nucleo della sillaba è una vocale.
Pertanto, per individuare una sillaba occorre partire dalla vocale. Quado si parla di sillaba è importante distinguere
tra sillaba aperta, che finisce con una vocale, e sillaba chiusa, che finisce con una consonante. Vediamo come
può essere divisa in sillabe la parola attentamente:

at-ten-ta-men-te

Attenzione! Nella norma ortografica italiana c’è un’anomalia. La separazione grafica in sillabe è diversa da
quella fonetica. Per esempio la sillabazione fonetica di disdire è [diz-di-re], mentre quella della norma
ortografica è di-sdi-re.

2. LE CONSONANTI

In italiano i fonemi consonantici sono 23, se contiamo anche le semiconsonanti /j/ (jod) e /w/
(uau). Le consonanti si distinguono sulla base di tre parametri.

1. Modo di articolazione riguarda il modo in cui gli organi dell'apparato fonatorio


interagiscono per produrre un suono vale a dire in che modo le labbra, la lingua e le altre parti
della bocca si posizionano per ostacolare l'aria nella sua fuoriuscita, producendo così il suono
voluto.
In base a questo parametro abbiamo:

a) Occlusive. Si producono con un blocco completo del flusso d'aria a cui segue un’ “esplosione” (es. /b/).
b) Fricative. Si producono con una chiusura parziale dell’apparato fonatorio (es. /f/)
c) Affricate. Si producono cominciando con un’articolazione occlusiva e finendo con un’articolazione
fricativa. (es. /ts/ in zio /’tsio/)
d) Nasali. Sono sostanzialmente delle occlusive, con l’aria che poi fuoriesce liberamente dalle cavità
nasali (es. /n/).
e) Laterali. Si producono facendo uscire l’aria fuori dai due lati della lingua (es. /l/)
f) Vibranti. Si producono con una debole occlusione intermittente, creando un ciclo occlusione +
esplosione nel quale l'aria che proviene dai polmoni è prima costretta e poi bruscamente rilasciata
producendo un suono che “vibra” (es. /r/)
g) Approssimanti. Sono dei suoni caratterizzati da un diaframma non abbastanza aperto da generare un
suono vocalico (vedi 3), ma al tempo stesso non abbastanza stretto da generare delle consonanti. (es. /j/
in Juventus).

2. Luogo di articolazione riguarda gli organi dell'apparato fonatorio interagiscono per


produrre un suono, per es. labbra, alveoli, denti, lingua, punto del palato (vedi Fig. 1).

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Fig. 1: Apparato fonatorio

3. Sonorizzazione. A livello articolatorio, un suono sonoro è quello in cui le corde vocali


vibrano, e un suono sordo è quello in cui ciò non avviene. Questo parametro serve a individuare
diverse coppie minime come /panda/ ~ /banda/.
Una classificazione dei fonemi italiani basata su tali parametri è rappresentata nella seguente
tabella, tratta dall’Enciclopedia dell’Italiano Treccani:

Tabella 2: Fonemi consonantici

http://www.treccani.it/enciclopedia/alfabeto-fonetico_%28Enciclopedia-dell%27Italiano%29/

Perché nella tabella troviamo anche i foni [ŋ] e [ɱ] che non abbiamo inserito nella lista della
tabella 1? Perché questa ulteriore specificazione? La /n/ in naso è assai diversa dalla /n/ in conca
e anfibio, come mostra la trascrizione fonetica: [naso]; [koŋka]; [aɱfibjo]. Questo vuol dire che
la pronuncia di /n/ varia a seconda dei suoni cui si trova vicino. A questo punto sorge una
domanda: [ŋ] è anche un fonema? La risposta è NO, se guardiamo al sistema fonologico della
lingua italiana, perché tale suono non determina una coppia minima. In questo caso si parla di
allofonia (cioè esistono foni diversi che possono essere rappresentati dallo stesso fonema). La
risposta, invece, è SÌ se guardiamo, per esempio, al sistema fonologico inglese dove abbiamo
la coppia minima /n/ - /ŋ/ nelle parole sin ‘peccato’ /sin/ e sing ‘cantare’ /siŋ/. In svedese,
invece, non solo abbiamo il fonema /ŋ/ (stång), ma anche /ɳ / (barn).
A differenza delle vocali, per le consonanti è molto importante la durata della pronuncia, ovvero
la distinzione tra i gradi di intensità: tenue o intenso. Nella grafia, una consonante tenue è
rappresentata da una sola lettera, mentre una consonante intensa è rappresentata dalla stessa

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lettera ripetuta due volte e per questo chiamata comunemente “doppia”. L’opposizione fra
grado tenue e intenso della stessa consonante è di fondamentale importanza perché produce due
parole completamente diverse (coppie minime), come casa (/'kasa/) ~ cassa (/'kas:a/) e pala
(/'pala/) ~ palla (/'pal:a/).
In italiano, 5 consonanti hanno solo pronuncia intensa e 3 di queste sono rappresentate da gruppi
di lettere: gl- /ʎ/, gn- /ɲ/, sc(i)- /ʃ/.
L’unico suono italiano che all’interno di parola prevede esclusivamente la pronuncia tenue è la
s sonora /z/.
Nei prossimi paragrafi ci soffermeremo sulle consonanti e sui nessi consonantici che creano
maggiormente problemi di pronuncia per uno straniero, e in special modo per uno svedese,
perché non si trovano suoni corrispondenti nella propria lingua.

2.1 S e Z

Qual è la differenza sostanziale tra la S e la Z? I suoni che indichiamo con il grafema <s> sono
fricativi; i suoni che indichiamo con il grafema <z> sono affricati.
La consonante S rappresenta due fonemi diversi: uno sonoro (chiesa /'kjɛza/) e uno sordo (sala
/'sala/), ma questa differenza non è segnalata dalla grafia.

La s è sonora

• quando è seguita dalle consonanti sonore b, d, g, l, m, n, v: sbadigliare /zbadiʎ'ʎare/, disdire


/diz'dire/, sgrossare /zgros'sare/, disgiunto /diz'dʒunto/, legislatura /ledʒizla'tura/, alpinismo
/alpi'nizmo/, snello /'znɛllo/, Svezia /'zvɛttsja/);
• nelle parole di origine dotta che terminano in -asi, -esi, -isi, -osi (protasi, tesi, crisi, sclerosi);
• nelle parole che terminano in -esimo, -esima (battesimo, quaresima);
• quando è intervocalica (esame), ma le eccezioni sono numerose (cosa, casa, spesa, così, naso
e le parole che terminano in -ese, -oso, -osa). Tuttavia, per effetto delle pronunce
settentrionali, considerate più prestigiose, sono ormai diffuse e accettate come standard
pronunce come [milaneze], [coza], [caza], ecc. ecc. Nel centro-sud, di contro, molte /z/ sono
pronunciate [z]. Lo so: è un grande problema per gli stranieri!

La s è sorda

• quando è seguita dalle consonanti sorde (spostare, cisterna, scappare, squadernare,


sfogliare);
• all’inizio di parola, quando è seguita da vocale (signora, sera, sale, sultano, soggetto);
• all’interno di una parola, quando è preceduta da consonante (borsa, denso, falso);
• all’interno di parola, quando è doppia (grosso, passo, commesso).

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Esercitati con Youtube!

https://www.youtube.com/watch?v=XgOHzeIMp2o

La z è sonora /dz/

• quando è intervocalica (azalea, azoto, ozono, bizantino);


• nei suffissi -izzare, -izzatore, -izzazione (civilizzare, civilizzatore, civilizzazione);
• nelle parole straniere con pronuncia adattata all’italiano (freezer, bazar, zombie, zip, zapping,
zoom);
• all’inizio di parola (zelo, zanzara, zimbello), ma teoricamente ci sarebbero numerose eccezioni
(zanna, zappa, zampa, zeppa, zio, zucchero). Perché teoricamente? Perché la la “z” di zio e
zucchero è generalmente pronunciata come sonora da molti italiani e tale pronuncia non viene
percepita come sbagliata.

La z si pronuncia sorda /ts/

• davanti ai gruppi vocalici -ia, -ie, -io (grazia, balbuzie, spazio) ad eccezione di azienda,
romanziere (/roman'dzjɛre/), ronzio (/ron'dzio/: ron-zi-o), dove si ha la z sonora (/dz/).
• dopo la consonante sonora /l/ (alzare, balzo, calza) ad eccezione di Belzebù, elzeviro.
• nelle parole che terminano in -anza, -enza, -ezza, -izia, -ozza, -ozzo, -ziare, -zione.

Altre pronunce di -zz-:

/tts/: pizza /pittsa/, pazzia /pat'tsia/ (paz-zi-a), ragazzo /ra'gattso/, palazzo /pa'lattso/, mozzico
/'mottsiko/.
/ddz/: razzo /'raddzo/, mezzo /'mɛddzo/, gazzosa /gad'dzosa/, gazza /gaddza/, frizzante
/frid'dzante/.

Le sequenze <-zio>, <-zie> (con i non vocalica, vedi 4.1) si scrivono con una sola z ma sono
pronunciate “intense”: azione /at'tsjone/, azienda /ad'dzjεnda/

Esercitati con Youtube!

https://www.youtube.com/watch?v=khehJUCVE88

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2.2 C e G affricate

Le consonanti c e g possono rappresentare sia delle occlusive (/k/ e /g/) sia delle affricate (/tʃ/
e /dʒ/. C e G occlusive si hanno: 1) davanti alle vocali forti a, o, u (cane, gatto, cosa, goccia,
culla, guerra); 2) davanti a una consonante (crisi, grigio); 3) in fine di parola (choc, disc, frac).
C e G affricate, che risultano più difficili da pronunciare per uno straniero, si hanno davanti alle
vocali anteriori e, i: cesto /tʃesto/, gesto /dʒɛsto/, circolo /'tʃirkolo/, giglio /dʒiʎʎo/ .
Quando si ha un suono occlusivo prima di e e d i (o /j/) si inserisce una h che ha solo valore
grafico e non va quindi pronunciata: parcheggio /par'keddʒo/, ghetto /getto/, chiave /kjave/,
ghianda /gjanda/, schiena /skjɛna/.
Per indicare il secondo suono davanti alle vocali forti, si inserisce una i anch’essa con solo
valore grafico e non pronunciata: arancia /a'rantʃa/, giacca /'dʒakka/, arancione /aran'tʃone/,
giostra /'dʒɔstra/, ciurma /'tʃurma/, giuramento /dʒura'mento/.

Esercitati con Youtube!

https://www.youtube.com/watch?v=SM2jqBgkbkA

Come avrete già avuto modo di sperimentare, per voi è un po’ difficile pronunciare questi suoni
e per migliorare la pronuncia dovete tenere presenti due problemi: a) le affricate sono dei fonemi
che non si trovano in svedese (e in altre lingue), b) quasi tutti gli italiani, compresi i toscani,
non pronunciano correttamente questo suono secondo la pronuncia standard.

Riquadro 2: Pronunce regionali centro-meridionali

calza: romanesco [kaldza]


borsa: romanesco [bordza]
bacio: fiorentino/romanesco [baʃo]
cena: fiorentino/romanesco [ʃena]
ciliegie: marchigiano meridionale [ʃiljeʒe]

2.3 Il gruppo GL-

Quando è seguito dalla i o dalla i + un’altra vocale, il gruppo consonantico GL- rappresenta un
unico suono ovvero una laterale palatale, che nell’IPA è indicato dal simbolo /ʎ/. Ma c’è di più:
questo suono quando è intervocalico (cioè quasi sempre) si pronuncia intenso /ʎʎ/: scogli
/'skɔʎʎi/, figli /'fiʎʎi/, imbroglio /im'brɔʎʎo/, foglia /'fɔʎʎa/, aglio /'aʎʎo/. Anche questo suono
non è sempre pronunciato correttamente da molti italiani. A Roma per esempio la parola figlio
si pronuncia qualcosa come ['fijo].
Davanti alle vocali a, e, o, u il gruppo gl- rappresenta due suoni distinti: gladiatore /gla'djatore/
gleba /'glɛba/ , gloria /'glɔrja/, glucosio /glu'kosjo/). Ciò avviene eccezionalmente anche per

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alcune parole in cui gl- è seguito dalla vocale i, come in anglicano /anglikano/, geroglifico
/dʒeroglifiko/, negligente /neglidʒɛnte/.

Esercitati con Youtube!

https://www.youtube.com/watch?v=-FMXcwgmrR8

2.4 Il gruppo GN-

Il gruppo gn- rappresenta il suo nasale palatale /ɲ/ davanti a tutte le vocali: sognare, ingegnere,
dignitoso, cognome, ognuno.
Nei gruppi -gnia, -gnie, la i va pronunciata e porta l’accento (vedi 5); per es. nella parola
compagnia /kompaɲ'ɲia/ e nel suo plurale compagnie /kompa'ɲɲie/.
Nelle derivazioni verbali (1 persona plurale indicativo presente e 2 persona plurale congiuntivo
presente), la i ha solo valore grafico e non va pronunciata: insegniamo /inseɲ'ɲamo/, insegniate
/inseɲ'ɲate/; sogniamo /soɲ'ɲamo/, sogniate /soɲ'ɲate/
Come avete notato nella trascrizione fonetica, anche questo suono va pronunciato intenso
quando è intervocalico.

Esercitati con Youtube!

https://www.youtube.com/watch?v=i3sIuNTZX30

2.5 Il gruppo SC-

Il gruppo sc- rappresenta un unico fonema /ʃ/ quando è seguito dalla e o dalla i: scelta /'ʃelta/,
scimmia /'ʃimmja/. Quando è seguito da a, o, u si pronuncia separatamente: scala /'skala/,
scomodo /'skɔmodo/, scusa /skuza/.
Se sc- è seguito dalla i + un’altra vocale, si pronuncia un unico suono (sciame, scienza,
sciopero, sciupare), ad eccezione di scìa, sciare - e tutte le sue forme verbali - e i derivati di
sci, in cui la i va pronunciata. Per esempio: es: (io) scio /ʃio/.
Attenzione! Il gruppo sch- si pronuncia sempre /sk-/: schema /skεma/, schiaffo /skjaffo/.

Esercitati con Youtube!

https://www.youtube.com/watch?v=R0f5bm3ebz0

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2.6 Un confronto con le consonanti dello svedese e dell’inglese

Le tabelle 3 e 4 rappresentano il quadro dei fonemi della lingua svedese e della lingua inglese.

Tabella 3. Fonemi consonantici dello svedese

Tabella 4. Fonemi consonantici dell’inglese

Noterete, innanzitutto, piccole differenze anche terminologiche rispetto a quanto visto per le
consonanti italiane. Ciò dipende dalla necessità di semplificare, essendo queste tabelle pensate
per uso didattico. Come si è già detto, i foni prodotti nelle diverse lingue sono pressoché infiniti.
Pertanto, i fonemi (ovvero quei suoni che determinano coppie minime) delle diverse lingue
presentano sempre differenze più o meno sottili.

Una doverosa precisazione.


La fonetica è una disciplina altamente specialistica proprio perché i foni sono infinti.
Pensate che ci sono addirittura diverse scuole di pensiero su come vadano trattati e
spiegati i foni! Anche se “fatti” fisici, i suoni di una lingua sono soggetti a interpretazioni!

Fatte queste premesse, possiamo incominciare a vedere alcuni particolari. Per esempio, lo
svedese ha alcuni fonemi assenti in italiano come le occlusive alveolari /ɖ/ e /ʈ/ (che si hanno,
per es., in svart e gardin) e il suono fricativo velare /ɧ/ (per es., in stjerna) che per un italiano
è difficile da pronunciare correttamente. Inoltre, la fricativa prepalatale italiana /ʃ/ (di scena) è
in una posizione leggermente più avanzata rispetto ai fonemi fricativi svedesi /ʂ/ (in fars) e /ɕ/

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(in tjur). Lo stesso suono /ʃ/ che in italiano comunemente definiamo “prepalatale” può essere
chiamato anche “post alveolare”.
Nella tabella 3 c’è, a voler essere pignoli, una piccola imprecisione (che dipende, ripeto, dalla
necessità di semplificare adottata nei manuali). Il fonema /j/ indica la fricativa palatale che si
trova per esempio in djup o jacka. Perché questa ulteriore specificazione? Perché i fonemi /j/ e
/ʝ/ sono diversi per quanto riguarda il modo di articolazione (vedi sopra). La /j/ è una
(semi)consonante approssimante palatale, mentre la /ʝ/ è una fricativa palatale.

Riquadro 3: Il grafema <j> in italiano


Come abbiamo visto in italiano non c’è sempre una corrispondenza tra grafia e pronuncia. Un caso particolare
riguarda le parole che contengono il grafema <j>. Nel caso di parole “italiane” come jella, juta, fidejussione e
onomastici come Jacopo (nome), Jesolo (località balneare), Jesi (cittadina delle Marche), Jannacci (cognome),
la pronuncia è /j/. Nel caso di parole straniere invece si terrà conto della pronuncia della lingua di origine: jeans
/dʒins/, ma junghiano /jun'gjano/.

Per quanto riguarda l’inglese (tabella 4), la consonante approssimante post-alveolare è


convenzionalmente indicata con /r/ anche se il simbolo dell’alfabeto IPA corrispondente è /ɹ/.
Anche se la terminologia può risultare un po’ difficile, le tabelle che avete appena visto vi
servono per capire che quando pronunciate certi suoni italiani, li adattate in maniera più o meno
conscia alla fonetica della vostra lingua. Ecco di seguito alcuni esempi di come uno svedese,
che non ha seguito un corso di fonetica, pronuncia alcune parole italiane:

Tabella 5: Pronuncia “svedese” di parole italiane


parola pronuncia italiana pronuncia svedese
giacca dʒakka ʝia:ka
rosa rͻza ro:sa
zaino dzajno sa:ino
figlio fiʎʎo fi:ʝo
cesto tʃesto ɕesto
questo kwesto kʊesto

Attività. Riflettiamo

Prova a far leggere a un tuo amico svedese che non conosce l’italiano le seguenti parole:

accelerare, attaccare, caccia, Gianicolo, palla, sciame, zanzara, yogurt, giglio, gnomo Che cosa hai notato
nella loro pronuncia? Puoi spiegare le ragioni degli “errori”? Usa il forum per discuterne con i compagni del
corso.

3. LE VOCALI

3.1 Questioni generali

A differenza delle consonanti, le vocali sono articolate senza alcuna chiusura o costrizione.
Durante la produzione del suono vocalico l’aria fuoriesce in maniera relativamente libera

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attraverso la bocca (vocali orali) o attraverso la bocca e il naso (vocali nasali). In italiano
esistono solo le vocali “orali”. Le vocali italiane sono 7 e si distribuiscono graficamente nel
cosiddetto “trapezio vocalico” (Fig. 3):

Fig. 3: trapezio vocalico

ATTENZIONE! Fuori accento, però le vocali


si riducono a cinque, perché viene meno
l’opposizione tra e chiusa ed e aperta, o
chiusa e o aperta.

A differenza dello svedese, in italiano non è molto importante la distinzione tra vocali lunghe
e brevi, ma è invece importante la distinzione di timbro. Nel caso specifico è importante la
distinzione tra la e “aperta” /ε/ e “chiusa” /e/, e tra la o “aperta” /ɔ/ e “chiusa” /o/. 1 Apertura e
chiusura hanno a che fare con l’apertura della bocca nel momento in cui si pronunciano le
vocali.
La vocale /a/, che è sempre aperta è definita centrale o bassa, la /o/ e la /e/ medio alte, la /ɔ/ e
la /ε/ medio basse, la /i/ e la /u/ alte. La /i/, la /e/ e la /ε/ sono anteriori (la posizione della
lingua nella bocca è avanzata); la /u/, la /o/ e la /ɔ/ sono posteriori (la posizione della lingua
nella bocca è arretrata).
Questa distinzione è di fondamentale importanza perché serve a distinguere parole che si
scrivono nello stesso modo, ma indicano due cose differenti, come pésca (frutto) e pèsca
(attività).

3.2 La pronuncia delle vocali aperte e chiuse.

Come facciamo a sapere se la e e la o sono aperte o chiuse? Rispondere a questa domanda non
è facile. E purtroppo solo l’esperienza, o al più la conoscenza del latino (vedi riquadro 4) può
aiutarci.

Riquadro 4. Vocalismo tonico. Dal latino all’italiano

Perché l’italiano ha sette vocali toniche? E come possiamo capire conoscendo il latino il timbro delle vocali
medie? Bisogna aver presente questo schema:

PRĪMUM> /'primo/; PĬLUM> /'pelo/; TĒLA > /tela/; TĔMPUS > /'tɛmpo/; PŎRTUM > /'pɔrto/; MŬNDUM > /'mondo/

1
Il grande fonetista italiano Luciano Canepari individua anche i foni intermedi [E] e [σ] che possono verificarsi in
alcuni casi. Per esempio, benché [bεn'ke] e poiché [pɔi'ke] tendono a chiudersi in [bEn'ke]e poiché [pσi'ke].

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In alcuni casi, però, possiamo effettivamente prevedere il timbro vocalico. Negli esempi che
seguono si è scelto per motivi di praticità d’indicare la /ɔ/ con ò, la /o/ con ó, la /e/ con é, e la
/ε/ con è.

La e è generalmente aperta

• in parole che terminano in -ello, -ella (cancèllo, padèlla); -enza (coerènza); -erio (critèrio),
-eria (sèria); -estro (canèstro), -estre (terrèstre), -estra (finèstra); -ezio (trapèzio), -ezia
(facèzia).
• nei gerundi in -èndo (corrèndo )
• quando fa parte del dittongo -iè- (fièno) (vedi § 4.1). Eccezioni si hanno quando la e fa parte
di suffissi come -etto (armadiétto) e -ezza (ampiézza)

La e è generalmente chiusa

• in parole che terminano in -eccio (caseréccio); -eggio (parchéggio); -ese (borghése); -ezza
(altézza); -mento (abbigliaménto).
• negli infiniti della seconda coniugazione con accento sulla desinenza (bére, piacére, tenére)
• negli avverbi in -mente (lentaménte)
• nei diminutivi in -etto, -etta (librétto, poverétta); ma NON in tutte le parole che terminano in
-etto, -etta (aspètto, Concètta)
La o è generalmente aperta

• quando si trova in fine parola ed è tonica (però)


• in molte parole sdrucciole di origine dotta (termòmetro, filòsofo)
• nei suffissi -olo, -uolo (figliòlo, lenzuòlo)
• nel suffisso -otto (ragazzòtto)
• quando fa parte del dittongo -uo- (fuòco) (vedi § 4) ad eccezione di liquóre

La o è generalmente chiusa

• in parole che terminano in -oce (feróce); -onda (spónda); -onte (pónte); -ore (amóre); -oso
(costóso); -posto (contrappósto); -zione (prenotazióne)
• negli accrescitivi in -one (palazzóne)

3.3. Vocali italiane, svedesi e inglesi a confronto

Perché per uno straniero è difficile distinguere tra vocali aperte e vocali chiuse? Le
rappresentazioni sul “trapezio vocalico” dell’inglese (fig. 4) e dello svedese (fig. 5) ci
permettono di “visualizzare” le ragioni. Aal tempo stesso capiamo anche perché gli italiani
hanno tante difficoltà a pronunciare le vocali inglesi e svedesi.

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Fig.4: Trapezio vocalico (INGLESE) Fig. 5: Trapezio vocalico (SVEDESE)

Se guardaimo nella fig. 3 la a italiana è solamente aperta e “centrale”, mentre inglese e svedese
possiedono anche delle a un po’ più scure. Lo svedese possiede anche delle vocali lunghe, che
provocano un’opposizione fonematica. Le o e la u italiane sono molto diverse dalle o e dalla u
inglesi e svedesi. In svedese questi due suoni sono sempre lunghi. L’inglese non ha un o
“aperta” e la u è più “centrale”. In svedese non vi è una grande distanza tra la e “aperta” /ε/ e
“chiusa” /e/; in inglese tale distanza è invece maggiore.

4. DITTONGHI E IATO

4.1. Dittonghi
Qual è la particolarità della i nelle parole piano, pieno, fiore, piuma? E nelle parole daino, lei,
poi, altrui? Qual è la particolarità della u nelle parole guado, quercia, guizzo, luogo? E nelle
parole causa, euro? In tutti questi casi la i e la u non possono mai essere pronunciate “da sole”,
perché non sono vere e proprie vocali ma sono fonemi approssimanti /j/ e /w/. Per questa
ragione vanno pronunciate insieme alla vocale d’appoggio che le precede o che le segue. Questo
gruppo di suoni prende il nome di dittongo e la loro unione dà luogo ad un’unica sillaba.
Vediamo nel dettaglio come la trascrizione fonetica può aiutarci a pronunciare correttamente le
parole che contengono dei dittonghi, che dividiamo in due tipi: i) ascendenti e ii) discendenti:

Tabella 6: Dittonghi ascendenti e discendenti: esempi con trascrizione


dittonghi ascendenti dittonghi discendenti
parola trascrizione parola trascrizione
piano ['pjano] mai ['maj]
pieno ['pjεno] sei ['sej]
fiore ['fjore] androide [an'drɔjde]
piuma ['pjuma] fauna ['fawna]
guado ['gwado] Europa ['ewrɔpa]
quercia ['kwεrtʃa]
guizzo ['gwittso]
luogo ['lwɔgo]

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La i e la u dei dittonghi “discendenti” sono foni diversi da quelli dei dittonghi “ascendenti”. Per
questa ragione gli studiosi di fonetica preferiscono usare due simboli diversi nelle loro
trascrizioni. Nei dittonghi discendenti infatti il suono è più vicino a quello di una vocale e non
di una consonante. Per questo si usano i simboli (/i̯ / e /u̯/)

Nella seguente tabella possiamo vedere che in italiano esistono ben 21 dittonghi!

Tab.7: elenco completo dei dittonghi italiani

La tabella è tratta da Pier Marco Bertinetto Fonetica italiana, Quaderni del laboratori di linguistica 2010.
http://linguistica.sns.it/QLL/QLL10/Bertinetto_Fonetica_italiana.pdf

In italiano abbiamo anche i “trittonghi”. Ecco alcuni esempi: miei [mjεi] o [mjεj], suoi [swɔi]
o [swɔj], scambiai ‘pass. rem. I pers.’ [skambjai] o [skambjai]. Si può parlare di trittongo anche
nella serie wj + a, e, o: seguiamo /segwjamo/, quiete /kwjεte/, colloquio /kollɔkwjo/. Tuttavia
in questi contesti fonetici la labiovelare [w] tende a diventare una labiopalatale [ɥ]: [segɥjamo],
[kɥjεte], [kollɔkɥjo], come quella che si ha nella parola francese huître ‘ostrica’ [ɥitʀ] o anche
nella pronuncia svedese “standard” di ful ‘brutto’[fʉ̟ɥl].
La serie “jw + vocale” non si ha quasi mai in italiano. Un esempio può essere la parola aiuola
/a'jwɔla/ che possiamo anche leggere /ai̯ 'wɔla/.
È importante saper distinguere, all’interno di una parola, i dittonghi che come abbiamo detto
nella grafia sono rappresentati da grafemi vocalici, perché fanno parte di un’unica sillaba. Il
seguente riquadro ci offre una casistica di tutte le possibili composizioni di una sillaba italiana.

Riquadro 5. Sillabe e dittonghi

Una sillaba può essere costituita da:

• un dittongo: ie-ri o au-to


• una consonante + vocale/dittongo: me-la o mie-le
• vocale/dittongo + consonante: al-to o iel-la
• consonante + vocale/dittongo + consonante: ren-do o fuor-ché
• due consonanti + vocale/dittongo: pre-go o fluo-ro
• due consonanti + vocale/dittongo + consonante: stir-pe o squat-tri-na-to
• tre consonanti + vocale/dittongo: stra-no o I-stria
• tre consonanti + vocale + consonante: spran-ga
• un trittongo: a-iuo-la

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4.2 Iato

Quando invece due vocali si pronunciano separatamente e appartengono a due sillabe distinte,
si ha uno iato dal lat. HIATUS -US, der. di HIARE «aprirsi; spalancare la bocca». I casi più
frequenti in cui si produce uno iato sono a) quando le due vocali vicine sono diverse da i e u:
paese /'paese/, aorta /'aorta/, reame /'reame/, ateo /'ateo/, boato /bo'ato/, canoe /ka'noe/; b)
quando una delle due vocali è una i o una u tonica (cioè accentata): ortografìa, faìna, dùe, tùo,
c) in parole come biennio, triennio triangolo.

5. L’ACCENTO

Con il termine accento s’intende il rafforzamento o elevazione del tono di voce con cui si dà a
una sillaba maggior rilievo rispetto alle altre presenti nella stessa parola. In italiano, l’accento
è di tipo intensivo, nel senso che viene realizzato pronunciando la sillaba tonica, cioè accentata,
con maggiore energia rispetto alle altre sillabe atone, o prive di accento principale. A seconda
della sillaba tonica, le parole si distinguono in:

• tronche o ossitone, accentate sull’ultima sillaba (però)


• piane o parossitone, accentate sulla penultima sillaba (ténda, sapóne, sillabàre)
• sdrucciole o proparossitone, accentate sulla terzultima sillaba (àbile, àbito, tàvolo)
• bisdrucciole, accentate sulla quartultima sillaba (arràmpicano 3perspl v. arrampicare)
• trisdrucciole, accentate sulla quintultima sillaba (rècitamelo).

Generalmente parole bisdrucciole sono solo le forme verbali della terza persona plurale
(all’indicativo presente). Parole trisdrucciole invece sono forme verbali a cui si “attaccano” i
pronomi combinati (melo, cene, sene, ecc. ecc.) detti “clitici”.

Riquadro 6: Accenti primari e accenti secondari

Alcune parole possono contenere un doppio accento (il primo però è “debole”). In tali casi si parla di accento
primario e accento secondario. Attenzione questa distinzione non si basa sulla posizione ma sull’intensità.
Facciamo un esempio. nella lingua italiana ci sono anche delle parole piuttosto lunghe che hanno bisogno di due
o più accento. Troviamo quindi un accento principale (Ad esempio, nella parola "pomodòro") e uno secondario
(pomodòro); Quello secondario ha una importanza a livello di ritmo della parola, dà infatti una enfasi maggiore
su tutte le altre sillabe, eccetto quella principale. Quindi l'accento secondario rende più evidente una sillaba fra
tutte quelle non accentate, ma rimane meno forte rispetto all'accento principale. In italiano si hanno due o più
accenti tutte le parole composte: accèndisìgari, àlfabèto, àutoblìndo, mitragliatrìce, buònaséra, fìdejussióne,
sàliscéndi e via discorrendo.

Nell’ortografia italiana, l’accento grafico (acuto o grave) è obbligatorio solo quando cade nella
vocale finale, sulle parole tronche di due o più sillabe (città, caffè, partecipò); nei monosillabi
contenenti due vocali (ciò, già, può, ad eccezione di qui e qua) ed in alcuni monosillabi per
distinguere il loro significato (dà/da, dì/di, è/e, là/la, lì/li, né/ne, sé/se, sì/si, tè/te).

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Il fatto che l’accento non venga indicato è un grosso problema per gli stranieri che non
conoscono bene l’italiano e non hanno avuto modo di ascoltare la pronuncia esatta di alcune
parole. C’è da dire, inoltre, che gli italiani stessi sbagliano spesso la posizione dell’accento; in
alcuni casi, stesse parole possono pronunciarsi in entrambi i modi. Per esempio, scandinavo, si
può pronunciare sia scandìnavo sia scandinàvo; quest’ultima è la forma considerata più
corretta: eppure quasi nessun parlante italiano, a meno che non sia un linguista o una persona
molto colta, pronuncia scandinàvo.

Attenzione! Il termine italiano accento è polisemico e significa anche ‘modo di pronunciare le parole’. Fare
attenzione quindi ai diversi significati che il termine ha nelle frasi a) e b).
a) L’accento cade sulla prima sillaba
b) Markus pronuncia l’italiano con un forte accento svedese

Purtroppo, non è facile sapere dove cade l’accento in una parola italiana. Nella tabella 8, si
presenta una lista di parole che molti italiani (e quindi molti stranieri) pronunciano in maniera
errata.

Tabella 8: Errori comuni di accentazione


àmaca o amàca ? amàca ìcona o icóna icóna
appèndice o appendìce? appendìce ìlare o ilàre? ìlare
bàule o baùle? baùle ìnfido o infìdo? infìdo
bòcciolo o bocciòlo? bocciòlo leccòrnia o leccornìa? leccornìa
càduco o cadùco? cadùco persuàdere o persuadére? persuadére
càrisma o carìsma? carìsma pùdico o pudìco? pudìco
codàrdia o codardìa? codardìa rùbrica o rubrìca? rubrìca
dissuàdere o dissuadére? dissuadére sàlubre o salùbre? salùbre
èdile o edìle? edìle tèrmite o termìte? tèrmite
guàina o guaìna guaìna ùpupa o upúpa? ùpupa
gratùito o gratuìto? gratùito zàffiro? o zaffìro? zaffìro

Insomma: esiste un modo per capire dove va l’accento? In alcuni casi è possibile, anche se ci
sono sempre delle eccezioni.
L’unica norma di riferimento dice che sono piane tutte le parole di almeno tre sillabe di cui la
penultima è chiusa (vedi Riquadro 1, p. 5); per es. attentamente /attenta'mente/, cantante
/kan'tante/, attraente /attra'εnte/.

Eccezioni: pòlizza, màndorla e un gruppo di toponimi tra cui Lèpanto, Òfanto, Òtranto,
Tàranto.

Per le altre parole di almeno tre sillabe di cui la penultima aperta, non è possibile individuare
norme di valore generale.

In caso di parole con “suffissi” è possibile prevedere l’accento, per es. sono parole piane i derivati e gli alterati
uscenti in: -acchione (mattacchione), -aio (macellaio), -aiolo (pizzaiolo), -ale (mondiale), -ame (legname), -ano
(afgano), -ario (comunitario), -aro (borgataro), -ata (camminata), -eria (gelateria), -ese (cinese), -eta (pineta),
-eto (oliveto), -icciolo (porticciolo), -iera (saliera), -iere (portiere), -iero (ospedaliero), -ificio (panificio),
-ile (canile), -ino (alpino), -ite (tendinite), -ivo (festivo), -izia (pigrizia), -izio (edilizio), -oma (linfoma),

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-one (affarone), -ore (controllore), -oso (afoso), -sorio (divisorio), -toio (frantoio), -tore (allenatore),
-torio (circolatorio), -trice (lavatrice), -ume (dolciume), -ura (frittura), -uro (cloruro), -zione (votazione).
Sono invece sdruccioli i derivati e gli alterati uscenti in: -abile (probabile), -aceo (cartaceo), -aggine (lungaggine),
-agine (cartilagine), -aneo (istantaneo), -astico (scolastico), -cefalo (acefalo), -crate (burocrate),
-crono (asincrono), -dromo (autodromo), -edine (acredine), -esimo (Cristianesimo), -evole (amichevole),
-fago (antropofago), -fero (fruttifero), -filo (cinefilo), -fobo (xenofobo), -fono (citofono), -fugo (ignifugo),
-gamo (monogamo), -geno (endogeno), -gono (poligono), -grafo (geografo), -ibile (visibile),
-iciattolo (mostriciattolo), -ico (informatico), -ifico (prolifico), -iggine (fuliggine), -igine (vertigine),
-ineo (fulmineo), -logo (filologo), -mane (piromane), -metro (centimetro), -nomo (astronomo),
-ognolo (amarognolo), -oide (celluloide), -pede (quadrupede), -istico (giornalistico), -itudine (altitudine),
-sofo (filosofo), -sono (unisono), -stato (termostato), -tesi (antitesi), -ttero (chirottero), -viro (decemviro),
-voro (carnivoro).

Riquadro 7: Accento e verbi

Nella coniugazione del presente e dell’imperfetto, l'accento tonico cade sulla RADICE nelle forme al singolare
(io, tu, lei/lui) e nella terza plurale (loro), mentre nelle forme in noi e voi cade sulla DESINENZA.

lavorare > lavor (radice) + are (desinenza): io lavoro, tu lavori, lui/lei lavora, noi lavoriamo, voi lavorate, loro
lavorano.

Nei verbi in -isc-, l’accento della terza plurale cade sulla vocale tematica: capiscono, finiscono, spediscono, ecc.
Tuttavia in molti verbi l’accento cade sulla terzultima sillaba o quartultima (nel caso della terza plurale); per es.
nelle forme del presente del verbo macinare: io macino, tu macini, lui/lei macina, noi maciniamo, voi macinate,
loro macinano. In questi casi, se non si conosce la posizione dell’accento, si ha un’unica possibilità: consultare un
buon dizionario monolingue (per es. Il Treccani http://www.treccani.it/vocabolario/). Una buona lista di verbi in
cui è indicato l’accento si trova sul sito Centro Studi Italiani http://www.locuta.com/verbisil.html

6. IL RADDOPPIAMENTO FONOSINTATTICO

Leggendo “a casa”, “è vero”, “andò via”, un italiano realizzerà le due parole come un tutt’uno
e pronuncerà come doppia la consonante iniziale della seconda parola; per es: “Devo tornare
accàsa”, “Ho detto che èvvéro”, “Giovanni si arrabbiò e andòvvìa”.
Questa realizzazione intensificata della consonante iniziale di parola prende il nome di
raddoppiamento fonosintattico e si produce nei seguenti casi:

• dopo tutti i monosillabi con accento grafico e dopo alcuni senza accento grafico qui giù
/’kwid’dʒu/; blu notte /blunnɔtte/
• dopo tutte le parole tronche: verrò domani /ver’rɔddo’mani/
• dopo come, dove, qualche, sopra; qualche giorno /kwalkeddʒorno/
• con alcune lettere dell’alfabeto: tivvù, tiggì, ciddì

Il raddoppiamento fonosintattico è un fenomeno proprio dell’italiano parlato, ma quando una


parola appartenente a uno dei gruppi sopra indicati si scrive unita alla parola successiva, allora
il raddoppiamento si ha anche graficamente: appena < a pena, chissà < chi sa, cosiddetto <
così detto, eppure < e pure, frattempo < fra tempo, giacché < già che.
Il raddoppiamento va indicato infine nella scrittura anche dopo i prefissi contra- (contraffare).

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7. ESERCIZI DI FONETICA E PRONUNCIA

Elenco dei simboli che non si trovano direttamente sulla tastiera e che vi servono per la trascrizione fonetica: ɛ,
ɔ, ʒ, ʎ, ɲ, ʃ

1) Fare la trascrizione fonetica delle seguenti parole.

1. camicie 6. magazziniere
2. ferrovia 7. marcatore
3. giardiniere 8. razzo
4. giocoliere 9. sfasciare
5. macellaio 10. aureola

2) Quale tra i seguenti fonemi è un’affricata?

a) /ts/
b) /k/
c) /d/
d) /j/

3) In quale delle seguenti parole si trova un dittongo?

a) Compagnia
b) faccia
c) ciao
d) caimano

4) Quale tra le seguenti parole è sdrucciola?

a) amore
b) dottore
c) calore
d) antropofago

Esercizi di pronuncia

Pronuncia correttamente le parole e le frasi che trovi nei seguenti esercizi

A. Consonanti

A.1. S e Z: asino, casa, cosa, così, disegno, pensione, Pisa, presidente, razza, residenza, resistenza,
risoluzione, risorsa, risultato; zanna, zappa, zecca, zeppa, zio, zitto, zoppo, zucca, zucchero, zuppa.

A.2 C e G: ciabatta, cianuro, ciambella, ciascheduno, ciccione, cicerchia, cieche, cielo, cigni, cigolio,
ciuccio, ciuchi, ciurma, ciliegia, camicie, camice, cesto, centimetro, cerchia, Cecilia, massiccio,
mastice; mangime, giostra, giro, gemma, geranio, gesso, giarrettiere, giacinto, giumenta, giusto

A.3 (-)GL-: giglio, ciglia, maglia, canaglia, sterpaglia, Aglianico, aglio, sonaglio, scandagliare

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A.4. (-)GN-: gnomo, gnocco, gnu, lagna, legna, igneo, spugna, Spagna, prugna, ognuno, ogni,
zampogna, compagnia, campagna

A.5. (-)SC-: Scivolare, ascia, coscia, scienza, coscienza, cosciente, conoscenza, asciugare, prosciutto,
usciere, fascio, sciocco, scioglimento, schiena, schiera, schiaffo.

B. Vocali

B.1 /e/ e /ɛ/


/e/ /ɛ/
un colpo d’accetta ↔ accetta le mie scuse
affetti il prosciutto ↔ gli affetti di una madre
se non corresse tanto ↔ corresse i suoi errori
esse andarono via ↔ pronunci male la esse
la legge del più forte ↔ legge un romanzo
una pesca abbondante ↔ la pesca e l’albicocca
il re del Belgio ↔ un concerto in re maggiore
sto parlando con te ↔ prendiamo un tè
tra venti minuti ↔ i venti del deserto
una vera signora ↔ la signora Vera

B.2 /o/ e / ɔ /
/o/ /ɔ/
Accorse trafelato ↔ se ne accorse troppo tardi
la botte col vino nuovo ↔ botte da orbi
un medico colto ↔ ti ho colto in fallo!
giornali conservatori ↔ ha studiato nei conservatori
in corso Garibaldi ↔ il folklore corso
un foro nella parete ↔ un avvocato del foro di Macerata
se fosse vero! ↔ le fosse Ardeatine
dobbiamo porci un quesito ↔ perle ai porci

vi pose molta cura ↔ sono tutte pose

il volto della Gioconda ↔ volto la pagina

C. Dittonghi, trittonghi, iato

Abituai (v. abituare), guadagno, straniero, miei, buoi, ritrae (v. ritrarre), creare, nei, aorta,
idoneo, idonee, sotterranei, oasi, Aosta, Galilea, acciaio, addio

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D. Accento

Ascolta le due canzoni (2030 degli Articolo 31 e Amore adesso di Zucchero) cliccando sui
link sottostanti che contengono ciascuna una parola con un accento sbagliato. Di quali parole
si tratta?

https://www.youtube.com/watch?v=f8XsXgMtfK4 https://www.youtube.com/watch?v=J8zgIr6meic

8. INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE

Strumento online di libera consultazione che permette di ascoltare la pronuncia corretta di tutte
(o quasi) le parole italiane è il Dizionario italiano multimediale e multilingue d’ortografia e
pronunzia, Roma, Rai-Eri http://www.dizionario.rai.it. Sul sito è possibile, anche, trovare la
trascrizione fonetica corretta della parola su cui si hanno dei dubbi di pronuncia. Si avverte però
che il sistema di trascrizione è diverso da quello che abbiamo adottato (ma per certi aspetti più
facile da capire). In alternativa, per ascoltare la pronuncial di parole italiane potete usare le
funzionalità di Google Translate. Tuttavia, questo strumento non ci aiuta nel caso di omografi,
ovvero parole che hanno la stessa grafia (per. es bòtte e bótte), ma pronuncial diversa.

Uno strumento assai utile anche per conoscere le pronunce non standard ma accettate è Il DIPI.
Dizionario di pronuncia italiana di Luicano Canepari che si può consultare all’indirizzo
http://www.dipionline.it/dizionario/.

Per approfondire il tema della pronuncia “neutra” può essere di aiuto il voume: L. CANEPARI, ,
2009 e L. CANEPARI & B. GIOVANNELLI, La buona pronuncia italiana del terzo millennio,
Roma, Aracne, 2012.

Due manuali universitari di fonetica e fonologia sono: M. NESPOR, L. BAFILE, I suoni del
linguaggio, Bologna, Il Mulino, 2008 e P. MATURI, I suoni delle lingue, i suoni dell'italiano.
Introduzione alla fonetica, Bologna, il Mulino, 2009.

Per l’approfondimento di singoli problemi e fenomeni di fonetica e fonologia è utile partire


dalla consultazione delle seguenti voci dell’ Enciclopedia dell’Italiano

P.M. Bertinetto, “Fonetica”


P.Sorianello, “Trascrizione fonetica”.
P. Sorianello, “Alfabeto fonetico”

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S. Calamai, “Pronuncia”
A. De Dominicis “Fonologia”
B. Gili Favela, “Consonanti”
S. Calamai, “Vocali”
G. Marotta, “Dittongo”

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