Fonetica e fonologia
L’italiano standard possiede un sistema fonetico con un numero relativamente
limitato di foni vocalici (sette) e un consonantismo abbastanza ricco. La pronuncia
dell’italiano standard è fondata sul sistema fonetico fiorentino, fra le lingue romanze
l’italiano è quella più conservativa rispetto al latino.
La fonetica tratta i foni, questi in particolare, sono il segmento minimo in cui può
essere suddivisa la parola nella sua forma orale. È fondamentale quindi avere
presente la differenza tra fono e lettera, che invece è il segmento minimo in cui può
essere suddivisa la parola nella sua forma scritta. Per ragioni storiche però in molti
casi la corrispondenza tra foni e lettere non è sempre la stessa, infatti ci sono casi in
cui diversi foni sono scritte con la stessa lettera o viceversa. (primo caso: gelato-
gatto; secondo caso kayak-quadro). Per indicare il suono della parola si usano delle
parentesi quadre e la rappresentazione del suono reale dei suoni è detta trascrizione
fonetica.
Per classificare i suoni la fonetica considera queste variabili:
Flusso d’aria: sorgente e direzione
Pliche vocali: suoni sordi e sonori
Palato molle: suoni nasali e suoni orali
Modo di articolazione
Luogo di articolazione (luogo di costrizione)
Posizione delle labbra
Vocali e consonanti
La descrizione dei foni si basa sulla loro articolazione, la maniera con cui il nostro
apparato fonatorio li produce, eseguendo particolari movimenti con gli organi
articolatori. Bisogna a questo punto concentrarsi su due grandi classi di foni: le
vocali e le consonanti.
Le vocali sono prodotte con la vibrazione delle pliche vocali all’interno della laringe.
Esse sono suoni articolati senza chiusura o costrizione (l’aria esce liberamente,
attraverso la bocca o il naso). Si classificano in base:
Alla posizione verticale della lingua (innalzamento);
Alla posizione orizzontale della lingua: palato, prevelo, velo del palato;
All’arrotondamento delle labbra;
Alla posizione del palato molle: vocali orali o nasali.
Sistema vocalico
Nell’analizzare le vocali, bisogna fare una distinzione tra il sistema delle vocali atone
e toniche. Una vocale è tonica se su di essa cade l’accento di parola, mentre il resto
delle parole sono definite atone. In sillaba tonica l’italiano standard presenta un
vocalismo formato da 7 elementi, ossia un sistema eptavocalico, che viene
rappresentato in forma triangolare. Le vocali italiane infine, sono tutte vocali orali,
nessuna presenta nasalizzazione.
Sono diverse dalle geminate distintive (coppie submimine per la diversa durata della
vocale):
rupe vs ruppe
note vs notte
cacio vs caccio
pala vs palla
Le geminate intrinseche possono trovarsi all’inizio della parola. Nel parlato reale
vengono a trovarsi in posizione intervocalica: uno sciocco = [unoˈʃʃɔkko]
Le geminate intrinseche non sono in opposizione alle rispettive consonanti scempie,
che possono trovarsi in posizione iniziale o postconsonantica:
sciare, gnocchi, gli, zio, zero, conscio
Coppie minime
sogno vs sonno
aglio vs allo
paglia vs palla
Fenomeni di coarticolazione
Nella catena parlata, di una parola o di sequenze di parole effettivamente pronunciate
da un parlante, i foni sono condizionati dai foni precedenti o successivi.
Per indicare questo condizionamento, che agisce anche tra parole diverse, si parla di
coarticolazione.
La coarticolazione può avere effetti diversi; può dar luogo:
- a una velarizzazione: in casa [iŋ ka sa], nuoto con voi [coɱ voi];
- a una labializzazione : un po’ [um’pɔ];
- ad assimilazioni, che si hanno quando un fono diventa simile o identico a un altro
fono adiacente:
assimilazione progressiva: un suono si assimila parzialmente o totalmente al suono
precedente (che lo assimila): quanno < quando
assimilazione regressiva: il suono si assimila parzialmente o totalmente al suono
che segue (che lo assimila): l’assimilazione regressiva di sonorità colpisce la fricativa
dentale quando è seguita da una consonante. Quando una fricativa dentale è seguita
da un’altra consonante ne acquisisce il tratto di sonorità e quindi:
- La fricativa dentale sorda [s] davanti a consonanti sorde come [p, k, t, f]
- La fricativa dentale sonora [z] davanti al consonanti sono amore come [b, d, g,
v, dƷ, m, n, n, l, r].
La regola non si applica alle sequenze formate da:
Fricativa alveolare e approssimante [j, w] dove la fricativa resta sorda nonostante la
sonorità del fono consonantico seguente.
Es. -> un po [um’pɔ] , lat. factum > it. Fatto
Un’assimilazione regressiva di luogo di articolazione colpisce le consonanti nasali
quando sono seguite da un’altra consonante. Quando una nasale è seguita da un’altra
consonante, ne assimila il luogo di articolazione. Di conseguenza se una nasale è
seguita da :
- Bilabiale [p, b] anche essa è sempre bilabiale [m];
- Dentale [t, d, s, l, r] è dentale.
- Labiodentale [f, v] o da una velare [k, g]: nel primo caso gli italofoni
l’articolano sempre come una nasale labiodentale nel secondo si pronuncia
come una nasale velare.
Quest’ultima regola di assimilazione regressiva si applica non soltanto all’interno
della parola, ma anche tra parole ossia in tutti quei casi in cui una parola termina per
consonante nasale e la parola successiva inizia per consonante. Si ha quindi:
- Una nasale bilabiale [m] in un bacio;
- Una labiodentale [m] in con Fabio;
- Una dentale [n] in buon Dio;
- Una velare [ɳ] in un gatto.
Allofoni
[ŋ] non è un fonema dell’italiano ma un allofono: è la variante del fonema /n/
(variante contestuale o combinatoria)
Non ha funzione distintiva
La sua presenza è condizionata dal contesto fonetico (dai suoni adiacenti).
È in distribuzione complementare con [n]: dove compare uno non compare
l’altro
Nella sequenza a_che non è possibile la commutazione
/s/ e /z/: fonemi o allofoni?
Insieme a ʃ sono dette anche sibilanti
Coppie minime: fu/s/o ‘arnese per filare’ vs. fu[z]o participio di fondere; pre[s]ente
‘presentire’ vs. pre[z]ente
Al Nord in posizione intervocalica abbiamo soltanto [z] tranne nei composti come
stasera, risentire, asociale o parole interpretate come tali: presidente, risolvere ecc.
Nelle varietà centro meridionali si trova normalmente [s] anche in posizione
intervocalica e la tendenza in alcuni parlanti a sostituirla con la sonora.
Negli altri contesi sono allofoni: a inizio di parola davanti a vocale, a fine di parola e
dopo le sonoranti [n] [r] [l] si ha [s]
Davanti a consonante si assimila in sonorità alla consonante seguente:
svelto [zˈvɛlto]
smemorato [zmemoˈrato]
Dittonghi, trittonghi, iato
Dittongo: sequenza di suoni formata da due vocali che appartengono alla stessa
sillaba (tautosillabici), come /ai/, /au/, /oi/, /eu/ nel parole mai, aula, poi, euro.
Non sono dittonghi le sequenze in cui l’accento cade sulla seconda vocale, come /aˈu/
della parola paura, che ha tre sillabe [pa.ˈu.ra]).
Sono dittonghi anche le sequenze [ja], [je], [wo] di fiato, piede, cuoco, in cui la
abbiamo una consonante approssimante [j] e [w] (nella tradizione italiana detta anche
semiconsonante) seguita da una vocale.
[ja], [jɛ], [je], [jɔ], [jo] [ju], [wa], [wɛ], [we], [wi], [wɔ], [wo] sono dittonghi
ascendenti (nella pronuncia la sonorità cresce).
[ai], [ɛj], [ej], [ɔj], [oj] [uj], [au], [ɛu], [eu] sono discendenti, perché formati prima da
un elemento forte [a, o, e], poi da uno debole (la sonorità decresce; nella tradizione
italiana il secondo elemento del dittongo per queste sequenze è detto anche
semivocale: nelle trascrizioni fonetiche strette si indica ricorrendo a segni diacritici
previsti dell’alfabeto fonetico internazionale o, per semplificare, sempre a [j] e [w]).
L’accento
L’ ACCENTO: è la prominenza di una sillaba sulle altre per :
• intensità: la forza articolatoria con la quale si produce una sillaba (maggior
volume sonoro)
• altezza: l’acutezza della voce (toni più lati, come le note musicali)
• durata: la lunghezza della vocale
L’accento nella trascrizione fonetica si indica tramite un apice (ʹ) posto prima
della sillaba tonica.
L’accento non deve essere confuso con l’accento grafico che è un simbolo, il quale in
italiano è impiegato per indicare nella grafia la posizione dell’accento fonico nelle
parole ossitone tipo città, o per altri scopi come per esempio indicare con l’accento
grave la vocale aperta medio bassa e con quella acuta per indicare la vocale chiusa
medio-alta. In Italiano l’accento è tipicamente libero e potrebbe cadere sull’ultima
sillaba quindi la parola sarà tronca, sulla penultima e la parola sarà piana o più
tecnicamente, sulla terzultima allora sarà sdrucciola o più tecnicamente e più
raramente sulla quart’ultima che sarà bisdrucciola o addirittura sulla quintultima
soltanto in parole composte o nomi composti con pronomi clitici esempio fabbrica-
fabbricamelo. Conseguentemente in italiano l’accento interviene a differenziare
parole diverse a seconda della sua posizione.
In italiano una
sillaba atona = vocale breve;
sillaba tonica non finale = vocale lunga;
sillaba tonica non finale chiusa = vocale breve;
sillaba tonica finale = vocale breve.
• L’accento può essere secondario: rompiscatole (si osserva bene nei nomi
composti)
Per ritmo si intende la successione di sillabe atone e toniche.
isocronia sillabica (uguale durata di sillabe con lo stesso ruolo).
I segni paragrafematici
- segni di punteggiatura
- accento grafico: acuto, grave, circonflesso
- apostrofo
- asterisco
- barre verticali e obliqua | /
- maiuscola
- forme del carattere tipografico: tondo, corsivo e grassetto e maiuscoletto
Grave o acuto: *finchè finché, perché, caffè, tè ecc.
Distintivo per omografi: là, la
Accento circonflesso (non più in uso, ma si trova ancora negli studi o nei saggi di
argomento filologico e letterario)
Accento su è e é maiuscola: È, -É (non E’)
Accento: omografi
da dà
di dì
a là
li lì
ne né
se sé
si sì
te tè
che ché
ma non sù (avverbio) e sempre do per il verbo (ma comincia a notarsi la forma dò).
Accento grafico
Per disambiguare:
Posizione:
- àmbito / ambìto
- séguito /seguìto
- sùbito / subìto
Timbro della vocale in sillaba tonica:
- còlto / cólto
- vòlto / vólto
Apostrofo
- Indica l’elisione: l’ho detto, l’albero
- Segnala alcuni troncamenti (apocope): po’ (non *pò), be’. mo’, va’, fa, sta’,
di’.
- Ma note a piè di pagina
- Segnala la soppressione delle prime cifre di un secolo o di un anno: il ’900, il
’68.
E poi:
- Quest’uomo, quest’ultimo…
- Bell’amico, grand’uomo, sant’Erasmo…
- Trent’anni, terz’ultimo
- C’è, c’èravamo, ce n’è,
- Dov’è, com’era, quand’ero…
- D’accordo, d’epoca