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GOTICO

Caratteristiche fonologiche
Vocalismo

I segni e ed o indicano vocali etimologicamente lunghe e probabilmente chiuse [e:] e


[o:]: lētan “lasciare”, brōÞar “fratello”.

I segni i ed ei esprimono rispettivamente [i] ed [i:] che restano così distinti nella
grafia: fisks “pesce”, leik “corpo”.

In gotico è osservabile la presenza del doppio segno per indicare sia la quantità che
la qualità vocalica (il grado di apertura) per le vocali: i [i] vs ei [i:]; ai [ɛ] vs e [e:]; au
[ɔ] vs o [o:].

Sul valore da attribuire ai digrammi ai e au vi sono opinioni contrastanti. Gli studiosi


concordano nell’attribuire il valore [ę] (reso anche con [ɛ]) e [ǫ] (reso anche con [ɔ])
quando ricorrono avanti r h hv, es: wair “uomo”, saihs “sei”, baurgs “città”. Diverso
è il valore che viene loro attribuito nelle altre posizioni. Streitberg, Krahe, Pisani e
Krause sostengono il valore di dittongo di ai [ai] e au [au] gotici, riferendosi
soprattutto ai casi in cui questi risalgono ad un dittongo germanico (per es. aigan
“possedere”, augo “occhio”) e cercando conferma in quelle fonti latine dove nomi
gotici sono trascritti mantenendo il dittongo (ad es. Degalaifus, Audericus); gli stessi
si riferiscono all’iscrizione runica sull’anello di Pietroasa che riporta la forma hailag:
ata. heilag (ma è dubbia l’attribuzione del termine al gotico). Hirt, Mossé, Marchand
e Mastrelli propongono, invece, di considerare i digrammi sempre come notazione
di monottonghi originariamente brevi o lunghi, basandosi su vari argomenti, tra cui
particolarmente evidente appare quello delle trascrizioni di nomi stranieri in gotico,
dove e ed o sono resi col digramma (ad es. Paitrus gr. “Pétros”, Saudauma
“Sodoma”, Iairusaulwma “Hierosólyma”). Lo studioso D’Alquen ha riconosciuto
nell’uso di ai e au per esprimere [ę:] ed [ǫ:] la traccia grafica di una fase
storicamente anteriore a quella attestata, durante la quale i digrammi avrebbero
rappresentato degli effettivi dittonghi.

Altre trasformazioni del vocalismo:

 Realizzazione come i di gm. e: got. itan “mangiare” ma ags. etan, norr. eta;
 Passaggio di /i/ e /u/ ad [e] e [o] avanti r h hv: got. wair “uomo” (lat. vir), faihu
“beni mobili, denaro”, ma ata. fihu “gregge” (lat. pec), saihs “sei”, baurgs
“città”, ma ata. burg; secondo alcuni studiosi questo passaggio si sarebbe
realizzato per il procedimento fonetico della “frattura” e le e e o del gotico
sarebbero state rese graficamente con ai e au (fanno eccezione l’avverbio nuh
“allora” – accanto a nauh “ancora” – e la preposizione ur “fuori di”, prodottasi
per assimilazione dalla prep. us + parola cominciante con r-);
 Fonemizzazione di e ed o (<i ed u avanti r h hv), forse per indebolimento di h,
da cui erano in origine in parte condizionati;
 In gotico, l’affermazione dell’accento protosillabico non provoca, nel
vocalismo, modificazioni vistose come nelle altre lingue germaniche. Nel
gotico non si verifica la metafonia e l’indebolimento del vocalismo atono si
traduce essenzialmente nella scomparsa delle brevi (tranne u) in finale
assoluta e davanti a –s ed –m, e nell’abbreviazione delle lunghe in alcune
condizioni, ad es. got. wait “io so” rispetto al lat. vīdi e gr. (ṷ)ôida; got. giba
“dono” (nom. acc. di tema in –ō), baira “porto” (da –ō);
 Abbassamento/apertura delle vocali lunghe: got. e ed o, ū si aprono davanti
ad a, divenendo rispettivamente ę lunga (<ai>) e ǫ lunga (<au>): got. saian
“seminare” (< ie. SĒ-), waian “soffiare” (< ie. WĒ-), faianda “essi sono
biasimati” (< ie. PĒ-); bauan “abitare” (< ie. BHW-), trauan “credere” (< ie.
DRW-);
 Monottongazione di ai e au germanici: il dittongo germanico –au– si mantiene
aperto davanti a –i–, ma si chiude davanti a –o– e –j–: sauil “sole” (< ie.
SĀWELO-), ma stojan “giudicare” rispetto a stauides (seconda sing. pret.); taui
“atto” rispetto a tojis (gen. sing.).

Consonantismo

Il sistema consonantico del gotico corrisponde essenzialmente al sistema del


germanico, tranne per quanto riguarda l’assordimento delle sonore in fine di parola,
le fricative sonore e alcuni fenomeni di fonetica sintattica, che sono solo del gotico.

 I segni <b>, <d>, <g> in gotico indicano molto probabilmente delle spiranti
sonore tranne all’inizio di parola e dopo nasale, posizioni in cui, in tutte le
lingue germaniche, tali fonemi presentavano delle varianti occlusive. Il valore
di spiranti di tali segni, e non ancora di occlusive sonore in posizione
intervocalica, è confermato dal fatto che in fine di parola e in sillaba finale
avanti s e t compaiono come spiranti sorde, ad es:
o hlaifs (N.) “pane” (con spirante sorda f) e hlaibis (G.) “del pane” (con
<b> del genitivo che corrisponde <f> del nominativo);
o biudan “offrire”, ma poi si ha bauÞ “offrì”;
 caratteristica del gotico è, inoltre, la resa grafica della nasale velare [ŋ], che
compare davanti a k g q come variante allofonica di /n/, con lo stesso segno
che viene utilizzato per g (secondo il modello greco): <gk> e <gg> valgono
rispettivamente [ŋk] e [ŋg], per es:
o got. drigkan [driŋkan] “bere”;
o got. laggs [laŋgs] “lungo”.

Caratteristiche morfologiche
Il gotico si distingue dalle altre lingue germaniche per una migliore conservazione di
alcune strutture di origine indoeuropea e per alcune innovazioni, quali:

 una distinzione di più declinazioni nella flessione nominale, più chiara rispetto
a quella delle altre lingue gm. (ad esempio dags “giorno” in –a; giba “dono” in
–ō; sunus “figlio” in –u; gasts “ospite” in –i;
 distinzione dei vari casi all’interno della stessa declinazione per tutte le classi
tematiche (ad esempio gibōs genitivo, gibai dativo, giba accusativo, rispetto
ad ags. giefe per tutti e tre i casi: il tema vocalico di appartenenza dei
sostantivi è chiaramente rilevabile dall’acc. e dal dat. plurali);
 desinenze distinte per la voce passiva del tema del presente (bairada bairaza
bairada sing. e bairanda pl., da bairan “portare”)(voce che nelle altre lingue
germaniche è completamente scomparsa) e per la prima e seconda persona
del duale dei verbi (bairōs “noi due portiamo” vs bairats “voi due portate”);
 il raddoppiamento nei preteriti dei verbi forti di VII classe;
 la presenza di verbi deboli in –na– (IV classe debole) con valore generalmente
mediale (ad es. Þaursna “mi secco” rispetto a Þairsa “secco” e fullnan
“riempirsi” rispetto a fulljan “riempire”).

Innovazioni

La morfologia non si modifica, ma si arricchisce di singole formazioni, come la


creazione del pronome relativo mediante la giustapposizione alla forma del
dimostrativo della particella –ei (ad esempio sa-ei “egli, il quale”) o del pronome
indefinito dall’interrogativo con l’aggiunta di –uh (ad esempio hwaz-uh “chiunque”).

Caratteristiche sintattiche
Nella sintassi il gotico subì l’influsso del greco, soprattutto nell’ordine delle parole. È,
tuttavia, possibile osservare alcuni tratti caratteristici propri:

 L’evoluzione verso un tipo di espressione analitica dei rapporti sintattici


appare meno avanzata rispetto alle altre lingue germaniche->conservazione
delle desinenze e impiego limitato dell’articolo rispetto al testo greco; uso del
dativo o del genitivo senza preposizione per alcuni complementi (ad esempio:
il genitivo per il moto verso luogo haiÞjos seinazos “nel suo campo”; il dativo
di tempo himma daga “oggi”; il dativo di valore twaim hundam skatte hlaibos
“pani per duecento denari”).

Il gotico, rispetto alle altre lingue germaniche, non ha completamente eliminato la


nozione di aspetto: particolare è l’uso del prefisso ga- per esprimere diverse funzioni
aspettuali del verbo rispetto al verbo semplice, generalmente durativo, ad esempio:

 Fraihnan “domandare” e ga-fraihnan “ottenere risposta” (con senso


risultativo);
 Saihvan “vedere” e ga-saihvan “scorgere” (azione puntuale ed istantanea);
 L’uso di wisan “essere” con participio presente per esprimere azione durativa:
was Johannes daupjands “Giovanni battezzava”.

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