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Caratteristiche fonologiche
Vocalismo
I segni i ed ei esprimono rispettivamente [i] ed [i:] che restano così distinti nella
grafia: fisks “pesce”, leik “corpo”.
In gotico è osservabile la presenza del doppio segno per indicare sia la quantità che
la qualità vocalica (il grado di apertura) per le vocali: i [i] vs ei [i:]; ai [ɛ] vs e [e:]; au
[ɔ] vs o [o:].
Realizzazione come i di gm. e: got. itan “mangiare” ma ags. etan, norr. eta;
Passaggio di /i/ e /u/ ad [e] e [o] avanti r h hv: got. wair “uomo” (lat. vir), faihu
“beni mobili, denaro”, ma ata. fihu “gregge” (lat. pec), saihs “sei”, baurgs
“città”, ma ata. burg; secondo alcuni studiosi questo passaggio si sarebbe
realizzato per il procedimento fonetico della “frattura” e le e e o del gotico
sarebbero state rese graficamente con ai e au (fanno eccezione l’avverbio nuh
“allora” – accanto a nauh “ancora” – e la preposizione ur “fuori di”, prodottasi
per assimilazione dalla prep. us + parola cominciante con r-);
Fonemizzazione di e ed o (<i ed u avanti r h hv), forse per indebolimento di h,
da cui erano in origine in parte condizionati;
In gotico, l’affermazione dell’accento protosillabico non provoca, nel
vocalismo, modificazioni vistose come nelle altre lingue germaniche. Nel
gotico non si verifica la metafonia e l’indebolimento del vocalismo atono si
traduce essenzialmente nella scomparsa delle brevi (tranne u) in finale
assoluta e davanti a –s ed –m, e nell’abbreviazione delle lunghe in alcune
condizioni, ad es. got. wait “io so” rispetto al lat. vīdi e gr. (ṷ)ôida; got. giba
“dono” (nom. acc. di tema in –ō), baira “porto” (da –ō);
Abbassamento/apertura delle vocali lunghe: got. e ed o, ū si aprono davanti
ad a, divenendo rispettivamente ę lunga (<ai>) e ǫ lunga (<au>): got. saian
“seminare” (< ie. SĒ-), waian “soffiare” (< ie. WĒ-), faianda “essi sono
biasimati” (< ie. PĒ-); bauan “abitare” (< ie. BHW-), trauan “credere” (< ie.
DRW-);
Monottongazione di ai e au germanici: il dittongo germanico –au– si mantiene
aperto davanti a –i–, ma si chiude davanti a –o– e –j–: sauil “sole” (< ie.
SĀWELO-), ma stojan “giudicare” rispetto a stauides (seconda sing. pret.); taui
“atto” rispetto a tojis (gen. sing.).
Consonantismo
I segni <b>, <d>, <g> in gotico indicano molto probabilmente delle spiranti
sonore tranne all’inizio di parola e dopo nasale, posizioni in cui, in tutte le
lingue germaniche, tali fonemi presentavano delle varianti occlusive. Il valore
di spiranti di tali segni, e non ancora di occlusive sonore in posizione
intervocalica, è confermato dal fatto che in fine di parola e in sillaba finale
avanti s e t compaiono come spiranti sorde, ad es:
o hlaifs (N.) “pane” (con spirante sorda f) e hlaibis (G.) “del pane” (con
<b> del genitivo che corrisponde <f> del nominativo);
o biudan “offrire”, ma poi si ha bauÞ “offrì”;
caratteristica del gotico è, inoltre, la resa grafica della nasale velare [ŋ], che
compare davanti a k g q come variante allofonica di /n/, con lo stesso segno
che viene utilizzato per g (secondo il modello greco): <gk> e <gg> valgono
rispettivamente [ŋk] e [ŋg], per es:
o got. drigkan [driŋkan] “bere”;
o got. laggs [laŋgs] “lungo”.
Caratteristiche morfologiche
Il gotico si distingue dalle altre lingue germaniche per una migliore conservazione di
alcune strutture di origine indoeuropea e per alcune innovazioni, quali:
una distinzione di più declinazioni nella flessione nominale, più chiara rispetto
a quella delle altre lingue gm. (ad esempio dags “giorno” in –a; giba “dono” in
–ō; sunus “figlio” in –u; gasts “ospite” in –i;
distinzione dei vari casi all’interno della stessa declinazione per tutte le classi
tematiche (ad esempio gibōs genitivo, gibai dativo, giba accusativo, rispetto
ad ags. giefe per tutti e tre i casi: il tema vocalico di appartenenza dei
sostantivi è chiaramente rilevabile dall’acc. e dal dat. plurali);
desinenze distinte per la voce passiva del tema del presente (bairada bairaza
bairada sing. e bairanda pl., da bairan “portare”)(voce che nelle altre lingue
germaniche è completamente scomparsa) e per la prima e seconda persona
del duale dei verbi (bairōs “noi due portiamo” vs bairats “voi due portate”);
il raddoppiamento nei preteriti dei verbi forti di VII classe;
la presenza di verbi deboli in –na– (IV classe debole) con valore generalmente
mediale (ad es. Þaursna “mi secco” rispetto a Þairsa “secco” e fullnan
“riempirsi” rispetto a fulljan “riempire”).
Innovazioni
Caratteristiche sintattiche
Nella sintassi il gotico subì l’influsso del greco, soprattutto nell’ordine delle parole. È,
tuttavia, possibile osservare alcuni tratti caratteristici propri: