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ISLANDESE ANTICO – ANTICO NORDICO

I testi di area nordica rappresentano un patrimonio di tradizioni e di


civiltà originariamente germanico, ma comunicato attraverso il filtro della
cultura cristiana assunta e conosciuta sotto vari aspetti, in ambienti ed in
epoche diverse.

Il quadro della produzione letteraria germanica settentrionale è piuttosto


eterogeneo: motivi letterari germanici e religiosi germanici si intrecciano
in un sincretismo perfetto tra morale tradizionale e nuovi ideali cristiani. Il
sincretismo, tuttavia, non nasconde il dualismo tra la considerazione
dell’aspetto giuridico-sociale e individuale dell’esistenza (tipica del mondo
germanico) e l’accettazione della visione della vita umana come tappa
intermedia verso la vita ultraterrena (tipica della cultura cristiana).

Documentazione recente e conservatività: la conservazione di elementi


culturali germanici arcaici nel vivace mondo nordico ha una motivazione
storica strettamente connessa alla conservatività dell’ambiente islandese:

 Per ragioni politiche, il mondo nordico rimane attaccato alle


tradizioni culturali e religiose indigene;
 Pe il carattere particolare della conversione al Cristianesimo:
durante i primi secoli di conversione (la conversione si attua tra il IX
e il XII secolo), il Cristianesimo convive con i culti di tradizione
germanica e l’atteggiamento tollerante dei primi missionari ritarda
l’effettiva assunzione di una vera e propria mentalità cristiana.

Produzione letteraria: la produzione letteraria in islandese antico


proviene in gran parte dall’Islanda e, in misura minore, dalla Norvegia;
dalla Svezia e dalla Danimarca provengono solo testi di carattere giuridico
(XIII-XIV secolo), di grande importanza dal punto di vista linguistico poiché
documentano le differenze dialettali tra le varie regioni del mondo
scandinavo antico.
L’islandese antico è la lingua letteraria rappresentata in tutta la
documentazione scritta indigena del mondo nordico dalle origini fino al
XIII-XIV secolo – si tratta di una lingua al di sopra delle differenze dialettali
locali. (Norreno: in norvegese indica sia islandese che norvegese antico –
intesi come una sola lingua; in Islanda indica tutte le lingue scandinave
antiche – dall’islandese allo svedese).

La tradizione linguistica antico-nordica è suddivisibile in tre periodi:

 Periodo runico V-IX secolo: iscrizioni runiche di area nordica in


futhark antico (24 segni); la lingua ha carattere formulare e
stereotipato (iscrizioni epigrafiche);
 Periodo vichingo IX-XI secolo: solo iscrizioni runiche più tarde,
redatte in futhark recente (16 segni); in questo periodo inizia la
fioritura letteraria dei generi di origine orale (poesia eddica,
scaldica, saghe), noti grazie alle trascrizioni e alle rielaborazioni
(elaborazioni) di epoche successive;
 Periodo classico o norreno fine XI-XIV secolo: a questo periodo
risale tutta la documentazione manoscritta e in questo periodo il
nordico si identifica con l’islandese e con il norvegese antico (antico
nordico occidentale) che assumono un’importanza preponderante
nella tradizione letteraria e linguistica.

Le lingue nordiche sud-orientali sono lo Svedese e il Danese: si tratta di


due lingue (e paesi) che influenzeranno il mondo nordico in epoca
successiva, quando Svezia e Danimarca saranno le aree culturali più
dinamiche.

 Lo svedese ha una posizione isolata nel mondo germanico


settentrionale, ha una evoluzione più regolare – oggi è la lingua più
conservativa;
 Il danese farà da tramite tra mondo nordico e mondo meridionale
(tedesco, con interferenze linguistiche e culturali) a partire dal 1200;
si imporrà direttamente in Norvegia con l’espansione del Regno di
Danimarca. Dal XIV secolo diventerà la lingua ufficiale
dell’amministrazione statale in Norvegia (riksmal); nel secolo
scorso, per tendenze nazionalistiche, si oppose al danese una lingua
nuova, creata artificialmente su materiale linguistico indigeno
(landmal), che ora è lingua ufficiale, con pari diritti rispetto al
riksmal.

Fonti per lo studio della storia delle popolazioni germaniche


settentrionali
Svedesi: Snorri Sturluson (1179-1241) “Ynglinga Saga”: si tratta della
sezione iniziale della “Heimskringla” (in islandese antico, in norreno);
Snorri premette alla “Heimskringla”, dedicata alle storie dei re di
Norvegia, questa opera di carattere storico che riguarda i primi re (quasi
leggendari) di Svezia.

Norvegesi: Snorri Sturluson “Heimskringla”, in islandese antico: contiene


le saghe dei re di Norvegia (Nóregs Konunga Sögur); il titolo deriva dalle
prime parole del testo, kringlaheimins “orbis mundi” o “orbis terrarum”.

Danesi: Saxo Grammaticus, Gesta Danorum (Storia di Danimarca dai


tempi mitici al 1185), è in latino; Saxo (1150-1204/1220) era un dotto
ecclesiastico, segretario dell’arcivescovo di Lund.

Islandesi: “Landsmámabók”: anonimo, in islandese antico; si tratta di un


testo che racconta le memorie della colonizzazione dell’Islanda fin dal IX
secolo – l’opera fu redatta, molto probabilmente, per la prima volta
intorno al 1100; Sturla Thorðarson (1214-1284, nipote di Snorri)
“Islendiga saga” (Storia degli Islandesi, 1200-1262) in islandese antico;
altre saghe norrene: storie di famiglie islandesi e storie sulla
colonizzazione della Groenlandia, rielaborate in senso letterario.

Popolazioni scandinave in generale: Adamo da Brema: “Gesta


Hammaburgensis Ecclesiae Pontificum” (1067) in latino – si tratta della
storia dei vescovi di Brema e di Amburgo in cui si raccontano le fasi della
cristianizzazione della Scandinavia; “Descriptio insularum Aquilonis”
(quarto libro delle “Gesta”), in latino – descrizione delle terre
settentrionali e della situazione della Scandinavia e dell’Islanda nella tarda
età vichinga.

Storia e tradizione letteraria


L’evoluzione culturale e letteraria del mondo nordico antico si realizza in
connessione a tre importanti eventi storici:

 Movimento vichingo: grazie al loro dinamismo, i Vichinghi (vik


“baia”, vikingr “marinaio, guerriero”) si misero in contatto con civiltà
più ricche di loro e diverse da loro; il mondo scandinavo fu inserito
violentemente nell’area politica e culturale dell’Europa
(dominazione dell’Irlanda, isole britanniche settentrionali e
possedimenti stabiliti in Normandia) e venne in contatto diretto e
continuato con la cultura cristiana medioevale;
 Colonizzazione dell’Islanda: dopo l’incontro con l’Europa, una
reazione conservatrice spinse alla colonizzazione dell’Islanda ed alla
conservazione, in quella terra isolata, dei tratti più caratteristici ed
arcaici del mondo nordico; fino alla fine del IX secolo la società
germanica settentrionale era caratterizzata dal rispetto delle piccole
comunità tribali rette da capi elettivi con funzioni giuridiche e
religiose (con periodiche assemblee intertribali);
 Il re norvegese Haraldr Hárfágr (875-945 circa) cercò di unificare
sotto la sua sovranità tutta la Norvegia, secondo un modello di
governo di tipo europeo; molti Norvegesi non accettarono il
sovvertimento delle antiche consuetudini politiche ed
amministrative germaniche ed emigrarono in Islanda con le loro
istituzioni ed abitudini di vita: in Islanda nasce, così, l’ambiente
creativo che darà origine all’attività poetica e letteraria stimolata
dalla valorizzazione del patrimonio culturale tradizionale e dalla
ricettività del popoli islandese nei riguardi delle altre civiltà con cui si
teneva in contatto attraverso il mare.

Il mondo inglese e quello tedesco furono molto importanti nel processo di


conversione: la diocesi di Amburgo-Brema con il vescovo Adalberto
(1043-1072), che consacrò il primo vescovo islandese; l’alfabeto latino fu
introdotto verso la metà del XII secolo secondo consuetudini e forme
scrittorie anglosassoni e tedesche [si ricordi che l’alfabetizzazione in
caratteri latini è legata alla conversione al Cristianesimo, realizzatasi solo
tra IX e XII secolo, in seguito ai flussi missionari provenienti
dall’Inghilterra, dall’Irlanda, dalla Germania basso tedesca, nonostante i
contatti vichinghi con la religione cristiana (VIII secolo) – fino all’XI secolo,
l’unica documentazione proveniente dalla Danimarca è di tipo epigrafico:
oltre 200 iscrizioni runiche. Dall’XI secolo si afferma il latino, che sarà la
sola lingua comune scritta fino al XIII secolo].

Si diffonde la conoscenza di testi liturgici e dottrinari cristiani ed il latino si


afferma come lingua letteraria – la sua influenza fu forte non tanto in
Islanda quanto sul continente: Saxo Grammaticus (1150-1220), in
“Historia danica”, in prosa latina, fornisce (in latino) informazioni sul
mondo nordico pagano [la formazione parigina di Saxo Grammaticus
riconduce all’influenza francese che si cominciò ad avvertire in Danimarca
tra la fine dell’XI ed il XII secolo: molti giovani scandinavi accorrevano a
Parigi per completare la loro formazione/istruzione].

In Islanda la tradizione norrena, con nuovi impulsi, non venne influenzata


dal latino, poiché la produzione letteraria – con nuovi contenuti accanto a
quelli tradizionali – si rivolgeva ad un pubblico indigeno e si esprimeva in
lingua norrena.

Tradizione letteraria
La tradizione letteraria si manifesta a partire dal XII secolo. Oltre a molte
traduzioni, si registra la redazione di un vasto patrimonio letterario, in
gran parte di ispirazione ed origine pagana, noto attraverso elaborazioni e
copie di epoca più tarda (metà XII-

XIV secolo). Questo corpus di opere è costituito da: poesia eddica, poesia
scaldica, prosa di carattere storico, scientifico e soprattutto narrativo
(una prosa che trova la sua espressione migliore nelle saghe).

 Alcuni generi (la poesia mitico-eroica e le saghe) hanno origine orale


ed antica, ma la documentazione a nostra disposizione è stata già
rielaborata all’interno della tradizione scritta.

Edda

Le liriche degli scaldi sono tramandate singolarmente come citazioni nei


documenti in prosa; la poesia eroico-mitologica è conservata, invece, nel
ms Reykjavik, Stofnun Árna Magnússonar, Gks 2365, 4°, un codice
pergamenaceo del XIII secolo (1270 circa – fu ritrovato in Islanda nel 1643
e deve il suo nome a colui che lo ritrovò, Edda Sæmundi multi scii “Edda di
Semund il Sapiente”, Sæmundr Sigfússon, 1056-1133), un tempo
conservato a Copenhagen, poi, dal 1971, restituito a Reykjavik (45 fogli
completi). Il vescovo islandese Brynjólfur Sveinsson (1605-1675) applicò
alla raccolta il nome Edda che è il titolo dell’omonima opera in prosa di
Snorri Sturluson – forse in riferimento all’antichità del contenuto
mitologico dell’Edda.

Il significato della parola “edda” è oscuro:

 Dal nome dell’autore stesso: attribuzione non provata e non


giustificata;
 Forse dal nome del centro monastico di Oddi;
 Il titolo potrebbe derivare dall’isl.a. óðr “poesia”;
 Potrebbe trattarsi di una allusione semischerzosa all’antichità del
contenuto delle due Edda; in norreno (norvegese ed islandese
medioevali) edda significa “ava”.
L’Edda poetica (per distinguerla da quella in prosa di Snorri Sturluson) è
una raccolta di 29 canti autonomi (10 carmi mitologici e 19 carmi eroici)
vari ed autonomi per contenuto, ma abbastanza omogenei come
liguaggio.

 Carmi mitologici:
1. Vōluspá (“Profezia della Veggente”, X secolo);
2. Hávamál (“Canzone dell’Eccelso”, nelle parti più antiche
databile al X secolo);
3. VafÞrúðnismál (“Canzone di VafÞruðnir”, prima del X secolo);
4. Grímnismál (“Canzone di Grimnir”, X secolo);
5. Skírnismál (“Canzone di Skirnir”, intorno al 900);
6. Hárbarðzljóð (“Carme magico di Hárbaðr”, X secolo);
7. Hymiskviða (“Carme di Hymir”, seconda metà dell’XI secolo);
8. Lokasenna (“Insulti di Loki”, fine del X secolo);
9. Þrymskviða (“Carme di Þrymir”, prima metà dell’XI secolo);
10. Alvíssmál (“Canzone del Nano Onnisciente”, XI secolo).
 Carmi eroici (sono intervallati da brani in prosa):
1. Völundarkviða (“Carme di Volundr”, IX secolo);
2. Helgakviða Hundigsbana in fyrri (“Primo Carme di Helgi,
uccisore di Hundingr”, metà dell’XI secolo);
3. Helgakviða Hjörvarðssonar (“Carme di Helgi, figlio di
Hjörvarð”, intorno al 900);
4. Helgakviða Hundigsbana önnor (“Secondo Carme di Helgi,
uccisore di Hundingr”, metà del IX secolo);
5. Grípisspá (“Profezia di Gripir”, seconda metà del XII secolo);
6. Reginsmál (“Canzone di Reginn”, metà del X secolo);
7. Fáfnismál (“Canzone di Fafnir”, X secolo);
8. Sigrdrífomál (“Canzone di Sigrdrifa”, intorno al 900);
9. Brot af Sigurðarkviðo (“Frammento di Carme di Sigurðr”, inizio
del IX secolo);
10. Guðrúnarkviða in fyrsta (“Primo Carme di Guðrun”,
prima metà dell’XI secolo);
11. Sigurðarkviða in skamma (“Carme breve di Sigurðr”, fine
XI secolo);
12. Helreið Brynhildar (“Viaggio di Brunilde presso gli Inferi”,
XI secolo);
13. Guðrúnarkviða önnor (“Secondo Carme di Guðrun”,
metà del X secolo);
14. Guðrúnarkviða in Þriðja (“Terzo Carme di Guðrun”,
prima metà del X secolo);
15. Oddrúnargrátr (“Lamento di Oddrun”, prima metà dell’XI
secolo);
16. Atlakviða in grœnlenzka (“Carme groenlandese di Attila”,
IX secolo o prima);
17. Atlamál in grœnlenzka (“Canzone groenlandese di
Attila”, intorno al 1100);
18. Guðrúnarhvöt (“Incitamento di Guðrun”, prima metà
dell’XI secolo);
19. Hamðismál (“Canzone di Hamðir”, al più tardi all’inizio
del IX secolo).

Considerazioni formali sull’Edda poetica

Caratteristica principale della metrica eddica (e della poesia germanica in


generale) è l’uso dell’allitterazione (che si abbina all’accento).

La struttura metrica più frequente è il verso lungo, costituito da due semi-


versi; tale verso lungo è anche una unità sintattica, dal momento che esso
accoglie un periodo di senso – relativamente – compiuto: i due semi-versi,
dunque, sono legati sia dalla sintassi sia dalla allitterazione.

Il metro più diffuso nell’Edda è il fornirðislag (“metro delle antiche storie”


o metro epico, come viene denominato da Snorri Sturluson nel suo
trattato di metrica Háttatal).
 Il fornirðislag è costituito da versi lunghi riuniti in strofe (per lo più 4
versi lunghi formano la strofa ideale);
 Nel fornirðislag, ogni strofa è suddivisibile in due metà, dette
helmingar (sing. helmingr al masch. o helminga al femm. “una
metà”), equivalenti a due coppie di semi-versi (solo in pochissimi
casi i nessi sintattici vanno oltre i due versi);
 La divisione della strofa è segnata da un punto inserito tra strofa e
strofa (in alcuni casi punto ed iniziale maiuscola); il numero delle
sillabe che compongono gli helmingar tende a diventare fisso, 4 per
ogni semi-verso, per influenza della poesia scaldica, le cui regole
metriche sono più rigide – si pensa che la fissazione del numero
delle sillabe sia collegabile anche con l’effetto della sincope, un
fenomeno frequente nelle lingue nordiche (VI-VII secolo);
 Una variante del fornirðislag è il málaháttr (“metro delle canzoni”),
ma solo nella “Canzone groenlandese di Attila” – in questo metro
poetico ogni semi-verso è più pieno, poiché accoglie 6 sillabe.

Il secondo (per frequenza) metro eddico è il lióðaháttr (“metro strofico”),


usato nella poesia sentenziosa (gnomica) e compare ogni volta che i
contenuti del componimento sono magico-formulari, gnomico-oracolari,
poesia dialogica; la strofa è costituita da 4 versi, due lunghi alternati con
due brevi, “detti pieni”; il verso “pieno” ha allitterazione propria e tre
accenti principali, ma solo due di questi allitterano.

La poesia scaldica

Questo tipo di poesia prende il nome dallo skáld “scaldo, poeta”, il poeta
nordico che descrive l’ambiente contemporaneo delle piccole e grandi
corti vichinghe e i loro valori fondamentali: desiderio di onore e ricchezza,
amore per la battaglia e per l’avventura, il rapporto di fedeltà verso il
capo e la sua esaltazione.

Se la poesia eddica, anonima, rimanda al patrimonio culturale tradizionale


del mondo nordico-islandese (e germanico in generale), la poesia scaldica
è una poesia non più anonima, è encomiastica e di occasione, opera di
poeti di mestiere, dalla personalità ben definita, dalla salda formazione e
coscienza artistica – le fonti a volte riportano le loro imprese, facendoli
diventare oggetto di narrazione e non solo narratori.

Tecnica utilizzata dagli scaldi: schemi metrici rigidamente stabiliti che si


fondano essenzialmente su uno stile descrittivo, sul virtuosismo metrico e
sull’originalità delle variazioni sinonimiche (kenningar). Informazioni
grazie a Snorri.

Prosa

Snorri Sturluson (1179-1241) è il più importante autore islandese. All’età


di tre anni fu adottato da Jón Loptsson, un nipote di Sæmund il Saggio.
Snorri è cresciuto ad Oddi, città dell’Islanda meridionale dove l’autore si
formò. Già in giovane età, Snorri era uno degli uomini più ricchi ed
influenti dell’Islanda. La sua ambizione ed i suoi intrighi politici furono la
causa del suo assassinio nel 1241. Ha creato opere in versi ed in prosa. Fra
le sue opere più famose si colloca la sua Edda in prosa (risale all’incirca
agli anni 1220-1223), un testo pensato come un libro/manuale di studio
sull’arte poetica. L’ultima parte de testo, lo Háttatal (elenco di forme
letterarie e di strofe), che probabilmente è stata scritta prima delle altre
sezioni dell’opera, contiene un componimento poetico per il re norvegese
Hákon e per lo zio del re, Jarl Skúli. Tale poesia è costituita da 102 strofe
che mostrano le diverse forme di strofe islandesi possibili, e ciascuna
strofa è dotata di un commento.

Le saghe

La letteratura norrena è ricca anche per quel che riguarda la narrazione in


prosa. Il tipo di opere in prosa più noto è la saga, parola che ha a che fare
con il verbo segja “dire” e che, in islandese antico, indica ogni forma di
racconto in prosa trasmesso sia oralmente sia per iscritto. Esiste un altro
genere di racconto che ha esercitato un notevole influsso sullo sviluppo
delle saghe: si tratta di opere storiche di genere cronachistico che sono
state redatte in Islanda ed in Norvegia nel primo Medioevo. Sono opere
che narrano gli avvenimenti che riguardano l’emigrazione verso l’Islanda e
i primi secoli della colonizzazione.

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