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FILOLOGIA GERMANICA:

Nonostante ci siano studiosi che sostengano che si possano considerare filologi germanici
Tacito (con La Germania), Carlo Magno (grazie al suo biografo Eginardo), Saxo
Grammaticus (1200~ primi nove libri Gesta Danorum), Snorri Sturluson (Edda in prosa o
Edda di Snorri e Heimskringla)
non possiamo far altro che considerarli come dei precursori. La disciplina, come scienza,
denominata Filologia Germanica sarebbe nata solo successivamente con l'introduzione del
Metodo Comparativo nella linguistica, e con la Recensio nella critica testuale.
Possiamo parlare propriamente di Filologia Germanica solo a partire dagli inizi del 1800 in
epoca romantica. I padri della disciplina furono:
Karl Lachmann con la metodologia di analisi e ricostruzione storica dei testi antichi, che
coincise per tempistiche con l'uscita della Grammatica Comparata di Schlegel (1808). Con il
confronto sistematico dei sistemi fonologici, morfologici e lessicali di lingue diverse, si
evidenziarono i punti di contatto tra le lingue, si formulò il concetto di Parentela
Linguistica, e si ricostruì la lingua madre originaria: L'Indoeuropeo (dal quale nacque il
Protogermanico ed in seguito il Germanico Comune).
Inizialmente le lingue germaniche vengono studiate dagli Indoeuropeisti come uno dei rami
del grande tronco indoeuropeo, così come la Teoria Dell'Albero Genalogico di Schleicher
suggerisce. Teoria ad oggi superata da un modello di diffusione delle evoluzioni linguistiche
detto "Teoria delle Onde" di Schmidt.
Bopp e Rask pubblicano pressochè contemporaneamente le loro grammatiche comparate
intorno al 1814/1816. Il Rask con uno studio sistematico della lingua riesce ad individuare i
mutamenti fonetici tipici delle lingue germaniche, che verranno designate "Mutazioni
Consonantiche".
Con i fratelli Grimm (prima Jacob e poi Wilhelm) abbiamo la prima esposizione scientifica
dei fenomeni linguistici comuni a tutte le tradizioni germaniche. L'opera chiamata
"Deutsche Grammatik" (1819-1820) espone le geniali scoperte di Bopp e Rask e provvede
un volume dedicato alla fonetica dove troviamo esposti principi fondamentali come la
"Legge di Grimm". A J.Grimm dobbiamo anche un'estensivo studio sulla Mitologia
Germanica (1835), ed al lavoro congiunto dei due fratelli dobbiamo la pubblicazione del
Dizionario Tedesco in 16 Volumi (una delle più grandi opere grammaticali della storia, dal
1854 al completamento postumo tramite collaboratori nel 1960).
Con i nomi Grimm e Rask possiamo indicare la nascita dell'aspetto moderno della Filologia
Germanica come disciplina regolata da metodologie scientifiche.
La seconda metà del 1800 è dominata dall'opera linguistica dei Neogrammatici. Da
ricordare: Herman Paul con il "Compendio della Filologia Germanica" (1891-93 e poi 1913
ad ora) e con la fondazione della rivista "Contributi alla Storia della Lingua e Letteratura
Tedesca = Germanica" (1874), promosse inoltre la "Biblioteca di Testi in Tedesco Antico"
con una collana di edizioni critiche di testi tedeschi medievali che ad oggi consta più di 100
volumi. C.W.M. Grein fonda quasi contemporaneamente la "Biblioteca di Prosa
Anglosassone" a Kassel, e la "Early English Text Society" a Oxford.
In Italia las Filologia Germanica nasce ufficialmente nel 1935, ed è inizialmente legata
all'attività dei glottologi italiani. Grafdualmente si è configurata come una disciplina
autonoma di studio e valutazione delle testimonianze linguistiche, e letterarie delle
popolazioni Germaniche antiche.
LE LINGUE GERMANICHE:

Le lingue Germaniche di cui ci è pervenuta una documentazione antica rilevante sono:

1. Gotico, lingua oggi estinta, testimoniata dal IV al VI sec. d.C. E unica rappresentante
delle lingue germaniche Orientali.
2. Inglese, Tedesco, Nederlandese (Olandese e Fiammingo), Frisone che costituiscono il
gruppo delle lingue germaniche Occidentali.
3. Islandese, Norvegese, Svedese, Danese, Faroese che formano il gruppo delle lingue
germaniche Settentrionali.

Vengono raggruppate in base al luogo di provenienza ed alle caratteristiche


fonologiche/morfologiche/sintattiche con corrispondenza sistematica riscontrabili
nell'analisi linguistica comparata.
Il fenomeno che distingue e delimita le lingue germaniche dalle altre lingue indoeuropee è
detto "Prima Mutazione Consonantica". Lo studio comparato delle varie forme storiche
delle lingue germaniche moderne ha portato, come conseguenza, alla formulazione
dell'ipotesi dell'esistenza d'un Germanico Comune ed unitario dal quale si sono sviluppate
tutte le varianti che riconosciamo, come accadde alle lingue romanze a partire dal Latino.
Attraverso l'estenuante scansione temporale delle varie fasi linguistiche del Germanico si è
arrivato ad individuare tre fasi: Protogermanico, Germanico Comune, Tardo Germanico. Ma
non si può descrivere una vera e propria periodizzazione all'interno d'una lingua ricostruita
di conseguenza possiamo usare il termine Germanico in senso generale senza preoccuparci
di etichette di scansione temporale.
Il primo ad utilizzare il termine "Germanico" fu il filologo tedesco F.Bopp nella sua opera di
comparazione del sistema di coniugazione del Sanscrito con Greco, Latino, Persiano,
Germanico.
All'interno della famiglia germanica si distingue tra: Germanico Occidentale, Germanico
Orientale, Germanico Settentrionale.

I GERMANI:

Per chiarire chi fossero gli Antichi Germani dobbiamo dividere le informazioni in tre fasi:
Storia, Protostoria, Preistoria.
La Storia è la fase in cui ci sono documenti scritti nella lingua parlata dallo stesso gruppo
etnico che li produce.
La Protostoria è la fase in cui la documentazione riguardo una certa cultura o etnia è
esistente, ma scarsa e prodotta in altre lingue.
La Preistoria è la fase in cui non disponiamo di nessuna documentazione scritta e possiamo
ottenere informazioni solo facendo affidamento ad altre discipline (archeologia,
paleobotanica tra le tante).
Le prime notizie di Protostoria che abbiamo su popolazioni denominate "Germaniche"
risalgono al I secolo a.C., parlano di popolazioni del Nord, affini ai Galli, e spesso confuse
con essi. Con l'intensificarsi dei contatti con tali popolazioni tramite le campagne militari di
Giulio Cesare in Gallia e con il "De Bello Gallicum" otteniamo una prima descrizione di
valore etnografico delle varie popolazioni del "Nord". Questo gruppo etnico viene isolato da
Celti e Galli a Ovest e dagli Sciti ad Oriente, e classificato come abitanti della zona
compresa tra la sponda destra del Reno e ed il Nord del Danubio.
LA "GERMANIA" IN EPOCA ROMANA:

Il "Limes" Nord si stabilisce sulla linea Reno-Danubio e si sposta ulteriormente verso Nord
con l'annessione degli Agri Decumates intorno al 90 d.C.
A quell'epoca inizia anche la costruzione del limes Germanico-Retico che distingue la
provincia denominata Germania Superior dalla Rezia.
Sotto Domiziano si istituiscono le due provincie di Germania Superior (nel Sud montuoso a
sinistra del Reno) e Germania Inferior (nel Nord pianeggiante a sinistra del Reno fino al
Mare del Nord).
Tolomeo nel II secolo d.C. parla di "Megale Germania" (Germania Magna, o Germania
Libera) indicando il territorio abitato da popolazioni germaniche a destra del Reno e a Nord
del Danubio oltre il Limes romano.
Le informazioni riportate ne "La Germania" di Tacito provengono in gran parte dai racconti
di Plinio il Vecchio che invece era stato ufficiale in Germania e scrisse il "De Bello
Germaniae".

I GERMANI ORIENTALI:

Le tribù più importanti sono: Goti, Burgundi, Vandali, Gepidi.


(altre: Rugi, Cimbri, Teutoni, Ambroni, Eruli, Sciri, Turcilingi, Bastarni, Taifali)
GOTI: da Got. *gutans "uomini, guerrieri"
lasciarono la Scandinavia presumibilmente intorno alla metà del II secolo a.C. per
stabilirsi lungo il corso inferiore della Vistola spodestando i Vandali.
Si pensa che i Goti possano provenire da: un'isola del Mar Baltico Gotland, o dalla
regione Svedese dell'antico Götaland.
Si dirigono verso Sud-Est verso la fine del III sec. d.C. giungendo al Mar Nero.
Durante l'ultima fase di questa migrazione si dividono in due gruppi: i Tervingi-Vesi
(gruppo Occidentale), ed i Gretungi-Ostrogothi (gruppo Orientale).

1. Visigoti: "Gothi Minores"/"Goti di Wulfila" si insediano nella Mesia Inferiore.


Dopo gli scontri con Bisanzio nel 382 firmano un patto di federazione con l'Impero
Orientale ed iniziano a spostarsi verso Occidente dirigendosi in Italia. Guidati da
Alarico mettono al sacco Roma nel 410. Tentano di passare in Africa, ma dopo la
morte di Alarico in Calabria, risalgono la penisola e giungono nella Gallia
Meridionale. Fondano il Regno di Tolosa (distrutto dai Franchi nel 507 dopo appena
80 anni), e poi fondano il Regno di Toledo (fino alla caduta del 711 Arabi).
2. Ostrogoti: nel IV sec. sotto Re Ermanarico (muore nel 375) gli Ostrogoti occupavano
la pianura Ucraina e le coste del Mar Nero. A causa delle incursioni degli Unni, gli
Ostrogoti si separano in due gruppi, una piccola parte rimane a Oriente costituendo i
Goti di Crimea (lettera di Ogieri Ghiselin XVI sec. ultima testimonianza del Gotico
di Crimea), mentre la maggior parte si dirige verso Occidente sottomettendosi agli
Unni. Dopo la caduta del Regno degli Unni, gli Ostrogoti riescono a insediarsi in
Pannonia come confederati Romani e si convertono all'Arianesimo.
Re Teodorico viene inviato in Italia dall'Imperatore Zenone d'Oriente dove sconfigge
Odoacre degli Eruli. Subito dopo la morte di Zenone, Teodorico, si rifiuta di
mantenere la parola data ed instaura il proprio Regno Ostrogoto in Italia. Regno che
crollerà dopo 50 anni nel 553 con l'intervento Bizantino di Giustiniano che invia le
proprie truppe a restaurare l'Impero d'Occidente (decaduto nel 475).
BURGUNDI: si pensa provengano dall'Isola di Bornholm nel Baltico o dalla Scandinavia.
II sec. si trasferiscono nel territorio tra Oder e Vistola per poi iniziare a migrare nel IV sec.
verso Sud-Ovest. Nel 437 i Burgundi vengono sterminati da mercenari Unni sotto comando
Romano (da questo evento nasce l'Epopea dei Nibelunghi). I sopravvissuti si stanziano
come federati nel territorio Svizzero e si cattolicizzano, ma con il progressivo indebolirsi
dell'Impero Romano, iniziano ad espandersi fino a fondare il Regno di Borgogna. Nel 534
vengono sconfitti dai Franchi ed assoggettati al loro dominio.

VANDALI: i Vandali si stanziano prima lungo le coste Meridionali del Mar Baltico. Nel III
sec. si stabiliscono nella Pannonia dalla quale vengono scacciati dagli Unni. Fuggono verso
Occidente e si disperdono verso Gallia e poi Penisola Iberica. Nel 429 sotto Re Genserico
attraversano lo stretto di Gibilterra e si stabiliscono in Africa. Nel 439 conquistano
Cartagine ed estendono il loro dominio alle isole Italiane. Nel 455 mettono al sacco Roma.

GEPIDI: Partono dalla foce della Vistola nel II sec. e vanno verso Sud-Est. Si stabiliscono
in Pannonia verso la fine del V sec. dove vengono sopraffatti dagli Avari nel 570.

I GERMANI OCCIDENTALI:

La tripartizione dei popoli Germani tramandata da Plinio e Tacito forse si riferisce solo alle
popolazioni che denominiamo Germani Occidentali, stanziati tra Reno ed Elba.
Abbiamo Ingevoni (Ingaevones), Erminoni (Herminones), ed Istevoni (Istaevones); le
denominazioni dei quali si rifanno ai nomi dei figli di Mannus (mitico progenitore dei
Germani), chiamati Ingwi, Irmin e Istwi.
Ingaevones: Germani del Mar del Nord. Herminones: Germani dell'Elba.
Istaevones: Germani del Reno-Weser.

ISTAEVONES - GERMANI DEL RENO-WESER:


FRANCHI (prima menzione fine III sec. Scriptores Historiae Augustae) dal Norr. Frakkr
"Forti, Audaci".
Sono un raggruppamento di tribù originarie del corso inferiore del Reno, inizialmente divisi
in due gruppi: Franchi Salii (basso Reno fino al mare) e Franchi Ripuari (medio corso del
Reno). III sec. iniziano ad espandersi ed a premere sui confini dell'Impero Romano, li
troviamo già in Belgio nel IV sec. ed all'epoca della caduta dell'Impero di Occidente (476), i
Franchi avevano già occupato molte città Romane a Ovest del Reno fino alla Mosa.
-La dinastia dei Merovingi, sotto Clodoveo (482-511) estende il controllo dei Franchi fino a
quasi tutta la Gallia, ed include i territori Burgundi e nel 496 anche quelli Alamanni.
497-498 Clodoveo si converte al Cattolicesimo.
Alla fine del VI sec. il dominio dei Franchi ha raggiunto proporzioni enormi estendendosi
dalla Pannonia alla Germania Centro-Meridionale ed all'intera Francia attuale, spodestando
le altre popolazioni Germaniche che risiedevano in quei luoghi e sottomettendole
(distruzione del Regno di Tolosa dei Visigoti 507, Regno dei Burgundi 534).
Sono i Franchi di Carlo Martello che riescono a fermare l'avanzata Araba nella Battaglia di
Poitiers del 732.
Carlo Martello, maestro di palazzo, inizia il suo regno nel 737 senza sovrani Merovingi.
Prima di morire (741) spartisce i territori tra i suoi due figli: Carlomanno e Pipino (il
Breve).
Pipino rimane l'unico possibile erede, depone l'ultimo dei Merovingi e nel 751 viene eletto
re.
-La dinastia dei Carolingi ha inizio con Carlo Magno (figlio di Pipino, che rimase solo erede
dopo la morte del fratello Carlomanno) nel 768.
Carlo Magno trasforma il Regno dei Franchi in ciò che oggi chiamiamo l'Impero Carolingio.
Sconfigge in lunghe campagne militari Sassoni, Frisoni, Longobardi (grazie alla sconfitta
dei quali viene unto Imperatore dal Papa). Consolida il suo dominio anche sulle terre più
lontane grazie alla sua potenza militare, alla costruzione di Stazioni di Posta e strade, alla
fondazione della Scuola Palatina ed alla codifica delle leggi Franche nella Lex Salica.
A Carlo Magno succede il figlio Ludovico il Pio. A seguito della morte di Ludovico (840) il
Regno viene spartito tra i tre figli.
Le lotte di potere si fermano con il Trattato di Verdun (843):
Ludovico il Germanico ottiene la parte Orientale (Germania), Carlo il Calvo la parte
Occidentale (Francia), e Lotario I i territori in Italia e la regione tra Reno e Mosa fino al
Rodano.
La situazione linguistica nel Regno Franco è divisa tra la lingua del ceto regnante (che è una
lingua Germanica della quale troviamo molti lasciti nei dialetti Galloromanzi, e nella
toponomastica Francese) e la lingua del popolo fatta di vari dialetti d'origine Romanza.

INGAEVONES - GERMANI DEL MAR DEL NORD:


Cauci, Frisoni, Angli, Sassoni, Juti. (Tacito ricorda in particolar modo Cauci e Angli. I
Sassoni vengono menzionati da Tolomeo II sec.)
-ANGLOSASSONI: Verso la metà del V sec. Angli, Sassoni, Juti e gruppi di Frisoni
iniziano ad invadere l'isola Britannica.
(Juti - centro Jütland, Angli - basso Jütland, Sassoni e Frisoni - Germania Settentrionale)
Secondo le fonti del tempo l'invasione iniziò nel 449 (anche se sappiamo che saccheggi ed
azioni di pirateria erano in atto già dal III sec.) con l'arrivo di due fratelli conquistatori:
Hengist e Horsa.
L'invasione spinge i Celti verso Cornovaglia, Galles, Irlanda e Scozia. Gli invasori iniziano
invece a stanziarsi. Juti – zona Sud-Orientale, Sassoni – regione del Tamigi, Angli – zona
Settentrionale. Le lingue Germaniche iniziano ad imporsi, mentre quelle Celtiche restano
relegate nelle campagne perdendo progressivamente importanza ma senza mai sparire del
tutto.
Gli Anglosassoni si organizzano in vari Regni definiti "Eptarchia Anglosassone":
– Angli: East Anglia + Cambridge, Mercia + Oxford, Northumbria (dal fiume Humber
al Vallo di Adriano).
– Sassoni: Essex, Sussex, Wessex.
– Juti: Kent + Isola di Wight
Il Regno più duraturo fu quello del Wessex e l'Eptarchia Anglosassone dominò sull'isola
Britannica dalla fine VI sec. agli anni trenta del IX sec. quando iniziarono gli scontri con i
Vichinghi (Distruzione del Monastero di Lindisfarne, 793, primo contatto).
X e XI sec. sono segnati dalle invasioni dei Danesi che prendono e perdono potere.
L'Inghilterra nel frattempo diventa un regno unico, prima con capitale Winchester e poi
Londra. 1066 ultimo attacco Vichingo dei Norvegesi, viene respinto. (sempre nel 1066
Battaglia di Hastings, Duca di Normandia William the Conqueror contro Anglosassoni)
-SASSONI: dal Ted. Sachsen "Sassoni" (trad. "spada corta, coltello lungo" da Germ. *sahsa
"pietra") sono gli unici (a parte i Frisoni) che dopo l'emigrazione verso Nord riescono a
continuare le proprie conquiste anche sul continente espandendosi verso Sud-Ovest.
Dopo essere stati sconfitti dai Franchi tra VIII e IX sec. si cristianizzano. Il Monastero più
importante è quello di Corvey sullo Weser (822 Francia Settentrionale).
Dai Sassoni ci giunge lo "Heiland" un poema di 6000~ versi allitteranti d'un poeta ignoto
del IX sec. Tramandato in modo incompleto è un trattazione poetica del Vangelo con
concetti del mondo Germanico.
Nel Diritto abbiamo la Lex Saxonum (802) che ricalca in parte il corpus di leggi dei Franchi
mantenendo però anche parte del diritto delle genti anticosassoni.
A partire dall'804 i Sassoni fanno parte a tutti gli effetti del Regno Franco ed il loro nome
passa ad indicare il Ducato di Sassonia.
-FRISONI: (prima menzione come "Frisii" nella "Naturalis Historia" di Plinio il Vecchio)
Durante l'invasione dell'isola Britannica del V sec. la maggior parte dei Frisoni rimane sul
continente, dove controllano importanti rotte commerciali tra Reno, Mare del Nord,
Inghilterra e Scandinavia. Iniziano a crollare sotto la pressione dei Franchi e delle incursioni
Danesi tra VII e VIII sec. fino a cadere completamente sotto il dominio dei Franchi nel IX
sec. con la conseguente cristianizzazione della Frisia.
[Gli Juti rimasti sul continente vengono assimilati dai Danesi, e gli Angli non lasciano traccia]

HERMINONES - GERMANI DELL'ELBA:


-SVEVI: da "Suebi" erano la tribù più importante fra i Germani dell'Elba. Una piccola parte
si stabilisce nel 411 nella penisola Iberica dove fonda un Regno Svevo di breve durata tra
Galizia e Nord del Portogallo che sarà presto assorbito dai Visigoti.
La maggior parte degli Svevi uniti nella tribù degli Alamanni si dirige verso Sud (III sec.)
per stanziarsi all'inizio del V sec. nella zona dell'attuale Germania Sud-Occidentale.
-ALAMANNI: cioè "Tutti gli Uomini" è un unione di diverse tribù che all'inizio del III sec.
inizia a dirigersi verso Sud. V e VI sec. si scontrano più volte con i Romani e riescono ad
estendere il proprio territorio su Alsazia, Baden-Württemberg, e Svizzera Settentrionale.
Vengono sconfitti dai Franchi e vengono poi definitivamente sottomessi da Carlo Martello
nell VIII sec.
-BAIUVARI o BAVARI: migrano verso Sud occupando Germania Sud-Orientale e Austria.
Vengono inglobati dai Franchi di Carlo Magno e danno origine al Ducato di Baviera.
-MARCOMANNI: "Uomini di Frontiera" già nel I sec. a.C. si scontrarono contro i Romani
(Il Gladiatore) e sono costretti a ritirarsi in Boemia dove consolidano il loro regno.
Tra V e VI sec. il nome Marcomanni scompare del tutto. Si pensa che si possano essere
trasferiti in Baviera il nome della quale proverrebbe da Boemia.
-LONGOBARDI: *Uomini dalle* "Lunghe Barbe" (da ant.Germ. *Langbärte)
Paolo Diacono nell' "Historia Langobardorum" ci dice che si tratta d'una popolazione che,
come i Goti, proviene dalla Scandinavia. All'epoca di Tacito erano stanziati lungo il corso
dell'Elba. II sec. i Longobardi iniziano la loro migrazione, 488 attraversano la Boemia ed
all'inizio del VI sec. si stabiliscono in Pannonia. Nel 568 spinti dalla minaccia degli Avari, si
dirigono verso l'Italia sotto la guida di Re Alboino. Entrati in Italia iniziano a conquistarla
rapidamente creando un Regno Longobardo con capitale Pavia e vari Ducati sparsi per la
penisola. Questi Ducati nel 650 sono pressochè indipendenti dal Re. I Bizantini riescono a
mantenere il controllo solo su alcune città Italiane (tra cui Roma, Napoli, Ravenna) e sulla
Sicilia. Ad Alboino succede Clefi (573-575), al quale succede Re Autari (584-590) dopo
quasi 10 anni senza regnante. Ad Autari succede il figlio Agilulfo che conclude una pace
con i Franchi ed una tregua con i Bizantini, e che sotto l'influsso della moglie Teodolinda si
converte dall'Arianesimo al Cattolicesimo dividendo il popolo in due "fazioni".
643 sotto Re Rotari si ha l'Editto di Rotari (divieto di faida e duello, istituzione del
guidrigildo).
VII sec. gli scontri tra Ariani e Cattolici indeboliscono il potere regio che crolla
definitivamente con l'alleanza tra Franchi e Santa Sede, che risulterà nella nascita della
Dinastia Carolingia in Francia.
774 Carlo Magno cattura Re Desiderio dei Longobardi e pone fine al loro regno in Italia.

GERMANI SETTENTRIONALI:

I Germani Settentrionali iniziano a spostarsi dalle sedi originarie solo verso la fine dell'VIII
sec. quando inizia la cosiddetta Età Vichinga.
Vichinghi è una parola di origine Norvegese forse derivata da "vik" (insenatura, baia) ed
indicherebbe coloro che vanno "di baia in baia, alla ricerca di fortuna, pirati"
Possiamo suddividere l'espansione Vichinga in tre principali direttrici:
1. Vichinghi Norvegesi: verso Ovest in cerca di terre da colonizzare.
2. Vichinghi Danesi: verso Sud-Ovest in cerca di conquiste.
3. Vichinghi Svedesi (Variaghi o Vareghi): verso Est per aprire nuove rotte commerciali.
[Prima incursione dei Vichinghi Norvegesi - Distruzione del Monastero di Lindisfarne, 793]
Nel 799 le incursioni sulla costa Friso-Sassone sono così frequenti che Carlo Magno
istituisce una sorveglianza costiera. Nell'840 con la morte di Ludovico il Pio le imprese
Vichinghe vedono come protagonisti grandi eserciti che fondano accampamenti stabili
presso le foci dei fiumi in terre straniere.
-VICHINGHI NORVEGESI: hanno rapida espansione a partire dall'VIII sec. unificano la
Norvegia nell'872 sotto il regno di Aroldo I, e appena due anni dopo un folto gruppo si
sposta verso l'Islanda dove fonda una Repubblica. Tra la fine del X e l'inizio dell' XI sec.
scoprono la Groenlandia ed approdano sulle coste del Nord America (Saga di Erik il Rosso,
Saga dei Groenlandesi).
-VICHINGHI DANESI: (Il Grande Esercito) si dirigono soprattutto verso il Regno Franco
Occidentale e l'Inghilterra, ma intraprendono anche scorrerie nelle Asturie ed in Portogallo,
nelle Baleari ed in Toscana.
Invadono ripetutamente l'odierna Provenza obbligando Carlo il Calvo a far costruire una
speciale marca militare per proteggiere e difendere il bacino della Senna.
865 si dirigono in Inghilterra, assoggettando Northumbria e Anglia. Nel IX sec. un grande
gruppo di guerrieri Danesi inizia a spostarsi verso il continente e nel X sec. i Vichinghi
rimasti in Inghilterra fondano un regno con capitale York (sotto Canuto il Grande 1016-1035
l'Inghilterra viene annessa alla Danimarca).
896 i Danesi si stabiliscono presso la foce della Senna. 911 Accordo di Saint-Clair-sur-Epte
tra Rollone a capo dei Vichinghi Danesi e il Re Franco Carlo il Semplice. Rollone ottiene il
Feudo di Normandia e diviene Duca. Proprio dalla Normandia riparte la conquista
dell'Inghilterra nel 1066 con Guglielmo il Conquistatore (William the Conqueror) Duca di
Normandia. Nell'XI sec. i Normanni partono alla conquista di nuove terre nell'Italia
Meridionale.
-VICHINGHI SVEDESI (VARIAGHI o VAREGHI): intraprendono spedizioni nell'Europa
Orientale dove fondano una serie di importanti snodi commerciali (tra cui Kiev e Novgorod)
IX e X sec. cresce progressivamente il loro influsso sulle rotte mercantili lungo i fiumi ed i
mari Orientali per poi iniziare un lento declino a partire dall' XI sec.
Alla fine dell'XI sec. si chiude il periodo dell'espansione Vichinga. In questo periodo in
Scandinavia si erano consolidati i tre Regni: Norvegia, Danimarca e Svezia. L'Islanda
rimase indipendente fino al 1262.
GIURAMENTI DI STRASBURGO:

Nithart, nipote di Carlo Magno, uomo di stato al servizio del Re del Regno Occidentale
Franco, ovvero Carlo il Calvo, fu l'autore di questo documento nel quale sono attestate due
lingue: Galloromanzo e Francone.
Carlo e Ludovico sconfissero nell'841 il fratello maggiore Lotario, erede della corona e
nell'anno seguente 842 rinnovarono la loro alleanza incontrandosi a Strasburgo per sancire il
giuramento. Ludovico giurò nella lingua del popolo di Carlo (Galloromanzo) e viceversa
(Carlo giurò in Francone Renano). Gli eserciti poi giurarono ognuno rispettivamente nella
propria lingua. I Giuramenti di Strasburgo sono la prima attestazione scritta del
Galloromanzo.

INGHILTERRA IN EPOCA VICHINGA:

L'epoca Vichinga inizia simbolicamente nel 793 con il saccheggio del Monastero di
Lindisfarne in Northumbria. Questo episodio terrorizza particolarmente la popolazione
Inglese poiché fu molto improvviso, feroce e perché ebbe come obiettivo un monastero.
Luogo simbolo della cristianità che fino ad allora era considerato inviolabile. I monasteri
erano invece obiettivi perfetti in quanto custodivano enormi ricchezze ed erano sprovvisti di
protezione militare.
L'instabilità politico-militare dei Regni Inglesi rese più facile l'infiltrazione dei Vichinghi,
che dopo secoli di buon vicinato e rapporti commerciali pacifici, iniziano a muoversi in
gruppi sempre più nutriti verso l'isola.
865 i Vichinghi Danesi, capitanati da Halfdan e Ivarr Senza Ossa, attaccano le coste
dell'East Anglia con una flotta che passa alla storia con il nome di Grande Esercito. Questo
momento segna la fine delle invasioni sporadiche per lasciare spazio ad un'epoca in cui gli
attacchi diventano sistematici ed organizzati in un programma di conquista territoriale. In
East Anglia l'esercito apprende a cavalcare e combattere a dorso di cavallo per poi dirigersi
in Northumbria e conquistare York. Il Wessex riesce a resistere facendo ritirare i Danesi
verso l'East Anglia che viene sottomessa facilmente. Il Regno del Wessex riesce ad
infliggere un'importante sconfitta militare ai Vichinghi che però si riorganizzano e passano
alla controffensiva sconfiggendo gli Inglesi a Basingstoke. Alla morte del Re dei Sassoni
Occidentali succede il fratello Alfredo detto "il Grande". Alfredo compra una tregua e nei
cinque anni successivi l'esercito Danese occupa la Mercia ritirandosi invece dal Wessex.
Nell'875 ricominciano gli scontri e dopo alcune pesanti sconfitte, Alfredo, nel 886 marcia su
Londra e si proclama Re degli Inglesi. Inizia la riconquista dell'isola e la fortificazione di
trenta città costiere contro la minaccia Vichinga. Alfredo vuole ridonare una cultura unitaria
al popolo Inglese e scolarizzarlo, questa lungimiranza in ambito culturale fu la ragione che
fece avvicinare Carlo Magno al monarca Inglese.
Ad Alfredo succede il figlio Edward (899) che riesce a riestendere il proprio controllo sui
territori occupati dai Danesi in precedenza. Nell'918 dei Vichinghi Norvegesi discendono
dall'Irlanda e riescono ad espugnare York. Edward è obbligato a riconoscerne l'autorità e
nomina il capo Norvegese suo vassallo.
Il figlio di Edward, riesce a mantenere un clima relativamente pacifico e di prosperità con
un'intelligente politica matrimoniale e poi a riconquistare York e la Northumbria. Dopo anni
di vittorie e sconfitte in cui York passa dal controllo degli uni agli altri si giunge ad una
definitiva sconfitta dei Vichinghi. La casata reale del Wessex esce trionfante dalle lotte di
potere con a capo Re Edgar che riesce a mantenere la pace ed a ridare un assetto
amministritativo ed economico ordinato al paese, fino all'anno della sua morte (975). Il
secolo successivo è un susseguirsi di scontri e fughe dei vari Re, eserciti e condottieri
Inglesi e Vichinghi. Nel 1066 il risultato fu il Regno di Harold, destinato ad essere l'ultimo
Re Anglosassone a causa dell'invasione da parte dei Normanni di William the Conqueror,
che nel Dicembre dello stesso anno viene consacrato Re d'Inghilterra.

DOCUMENTAZIONE DAL GOTICO:

Le nostre conoscenze circa la lingua gotica si basano su pochissime testimonianze scritte.


Della lingua degli Ostrogoti ci sono pervenuti solo nomi e glosse riportati in testi latini,
prevalentemente risalenti al periodo della dominazione ostrogota in Italia. Nella lingua dei
Visigoti ci è pervenuta una serie di testimonianze scritte. Nel nostro contesto questi
manoscritti ci interessano non solo come testimonianze linguistiche, bensì anche come
testimonianza di una cultura elevata che si esprime ad es. in una esegesi biblica di alto
livello e nella cura artistica dei documenti. Interessanti in particolare i codici che vengono
conservati in Italia, quali i Codices Ambrosiani, il Codex Taurinensis, i frammenti di una
"Spiegazione del Vangelo secondo Giovanni", i "Gotica Veronensia" e i "Papiri di
Ravenna".
-BIOGRAFIA DI WULFILA: (cenni biografici) Wulfila discende da prigionieri
cappádoci, i quali furono catturati dai Goti durante una loro incursione compiuta nel 257 in
Asia Minore. In mezzo a questi prigionieri c'erano dei sacerdoti cristiani i quali in seguito
diffusero il Cristianesimo fra i Goti. Gli studiosi ritengono che Wulfila, che porta un nome
gotico, sia di padre goto e di madre di famiglia cappádoce. Nato intorno al 311 tra i Visigoti,
che allora abitavano a settentrione del Danubio, Wulfila cresceva in un ambiente
plurilingue. Tra 339 e 341 fu consacrato vescovo missionario dei Visigoti.
Dopo un'attività missionaria di sette anni nelle terre dei Visigoti intorno al 348, a causa delle
feroci persecuzioni contro i Cristiani goti da parte di un re goto pagano, forse Atanarico, fu
costretto a fuggire ed a varcare il Danubio con i suoi Goti cristianizzati. L'imperatore
Costanzo II concesse a lui e ai suoi seguaci di insediarsi nella Mesia inferiore. Il vescovo
Wulfila guidò per 33 anni i Gothi minores quale capo spirituale. Le fonti storiche riferiscono
che egli inventò l'alfabeto gotico e tradusse le Sacre Scritture. Wulfila morì nel 382 o 383.
-TRADIZIONE MANOSCRITTA DELLA BIBBIA GOTICA:
Intorno alla metà del IV sec. Wulfila creò, sulla base di elementi dell'alfabeto greco, latino e
runico, un alfabeto gotico che usò per la sua traduzione della Bibbia in gotico. Se si
confrontano letestimonianze storiche sulla vita e sull'opera di Wulfila con la tradizione
manoscritta, si possono affermare due fatti:
1. I codici, che trasmettono brani della Bibbia gotica, non indicano Wulfila quale autore
della traduzione; sono però attendibili le notizie storiche, che all'unanimità parlano di
un solo autore, se si considera la straordinaria uniformità linguistica e stilistica.
2. La Bibbia gotica è nata nel IV secolo nella zona del basso Danubio, in una regione occupata
da Visigoti, mentre le testimonianze scritte a nostra disposizione risalgono al V e VI secolo e
molto probabilmente sono state redatte nel Regno degli Ostrogoti nell'Italia settentrionale.
Con il superamento dell'arianesimo la Bibbia gotica perse la sua giustificazione vitale e
dogmatica.
I codici sui quali si basa l'edizione del testo della Bibbia gotica sono i seguenti:

1. Il Codex Argenteus, oggi conservato nella Biblioteca Universitaria di Uppsala, è un


evangeliario di pergamena purpurea, scritto in argento e in oro da due amanuensi. Il codice,
che è stato redatto nel V o VI sec., constava originariamente di 336 fogli, dei quali si sono
conservati 187, e conteneva i quattro Vangeli disposti nella successione della tradizione
biblica "occidentale": Matteo, Giovanni, Luca e Marco. - Nel 1970 fu trovato nel duomo di
Spira un foglio di pergamena purpurea contenente la fine del Vangelo secondo Marco nella
scrittura in oro e argento caratteristica del Codex Argenteus, e non si dubita che esso
costituisca il foglio 336 del famoso codice. A causa di somiglianze calligrafiche con il
Codex Brixianus, evangeliario latino originario di Brescia, non è da escludere che anche il
Codex Argenteus sia stato redatto in questo importante centro di cultura ai tempi di
Teoderico il Grande.
2. Il Codex Giessensis del V o - più probabilmente - del VI sec., conservato nella Biblioteca
Universitaria di Gießen e nel 1945 distrutto completamente durante un'alluvione, è costituito
da un doppio foglio pergamenaceo, ritrovato nel 1907 in Egitto. Si tratta di un frammento di
un evangeliario bilingue goto-latino con circa 30 parole gotiche e di circa 30 parole latine
storpiate di Luca 23 e 24.
3. Del Codex Carolinus del V sec., oggi nella Biblioteca di Wolfenbüttel, sono conservati
quattro fogli. Il codex rescriptus tramanda un frammento bilingue goto-latino dell'Epistola
di Paolo ai Romani capitoli 11-14.
4. I quattro Codices Ambrosiani del VI sec., nel XV sec. ancora nella Biblioteca di Bobbio
e oggi conservati nella Biblioteca Ambrosiana di Milano, sono frammenti palinsesti delle
epistole paoline (Codex Ambrosianus A e B), del Vangelo secondo Matteo (Codex
Ambrosianus C) e del Libro Neemia (Codex Ambrosianus D)
5. Il Codex Taurinensis, un palinsesto di quattro fogli molto danneggiati conservato nella
Biblioteca Universitaria di Torino contenente frammenti delle epistole paoline ai Galati e ai
Colossesi, non è altro che una parte del Codex Ambrosianus A, del quale si è già parlato.

Il contributo culturale della Bibbia gotica:


Base della traduzione gotica era la Bibbia greca; si ritiene che la traduzione gotica sia stata
eseguita sulla base del prototipo di testo della Bibbia autorevole a Costantinopoli ai tempi di
Wulfila. La traduzione gotica parte dalla singola parola. Questo carattere letterale non si
trova solo nella versione gotica, bensì è tipico delle traduzioni più antiche delle Sacre
Scritture e ha una radice religiosa, che sorge da un profondo rispetto per la parola di Dio. Se
si vuole esprimere un giudizio circa il contributo culturale della traduzione di Wulfila, si
deve tener presente non solo la prassi di traduzione vigente ai tempi di Wulfila, bensì va
considerata anche la particolare situazione culturale, nella quale egli si trovò. Infatti Wulfila
dovette disciplinare una lingua volgare che non
aveva ancora altre tradizioni poetiche che di tipo orale e dovette inoltre adattare questa
lingua ancora incolta ad accogliere i nuovi valori religiosi e culturali della tradizione
cristiana. Il materiale linguistico gotico dimostra una straordinaria uniformità, e anche nei
brevi testi di natura non biblica la lingua gotica si conserva sempre sostanzialmente identica
a quella della Bibbia gotica.
Un'altra testimonianza in ambito RELIGIOSO:
La Skeireins: disponiamo di otto fogli contenenti frammenti di un commento al Vangelo di
Giovanni del V sec. noti sotto il titolo "Spiegazione del Vangelo secondo Giovanni".
Testimonianze in ambito PROFANO:
1. gli alfabeti e trascrizioni nel Codex Vindobonensis 795 Il Codex Vindobonensis 795
(Salzburg-Wiener Alkuinhandschrift), IX o X sec. contiene il modello di un alfabeto
runico ags. e sul foglio 20v tre alfabeti gotici, di cui uno incompleto, con
l'indicazione del nome delle lettere secondo la tradizione dell'alfabeto runico. Sullo
stesso foglio si trovano anche una serie di abbreviazioni e alcune frasi in gotico dal
Vangelo secondo Luca con una specie di trascrizione fonetica in lettere latine, inoltre
alcune notizie fonetico ortografiche e infine due serie di numeri gotici con
trascrizione in cifre romane.
2. la citazione gotica nel "De conviviis barbaris". Nel primo esametro di questo carme
dell'Anthologia Latina si trova un'espressione gotica intercalata nel testo latino: i
primi due esametri:
Inter eils Goticum scapiamatziaiadrincan non audet quisquam dignos educere
versus.
Traduzione interpretativa in italiano:
In mezzo alle grida gotiche “evviva! procuriamoci da mangiare e da bere!” nessuno
osa più tirar fuori dei versi decenti.
3. I papiri di Ravenna. I più importanti fra i monumenti linguistici gotici di carattere
profano sono due papiri di origine ravennate contenenti atti di vendita. Ambedue i
papiri contengono atti notarili scritti in lingua latina e grafia corsiva con
autenticazioni e firme di testimoni goti in lingua gota e in una grafia unciale simile a
quella del Codex Argenteus. Le forme gotiche mostrano un chiaro influsso linguistico
del gotico "classico" della Bibbia di Wulfila. Quest'uniformità linguistica è
sorprendente se si pensa che questi atti di vendita risalgono alla dominazione
ostrogota in Italia, mentre Wulfila era visigoto. Questa compatteza linguistica gotica
potrebbe essere il risultato di un certo prestigio culturale, raggiunto dalla lingua dei
Goti di Wulfila (usata come lingua scritta sopratribale per tutti i Goti).

CONCLUSIONI: Il confronto fra la Bibbia gotica e gli altri monumenti linguistici, in


particolare la Skeireins, testo di carattere religioso, e i due papiri ravennati, documenti di
natura profana, rileva le dimensioni dell'enorme prestigio culturale che la lingua letteraria
dei Visigoti di Wulfila deve aver avuto nel mondo germanico. Questa lingua non è né
manifestazione linguistica di un individuo (Wulfila) né forma espressiva di un collettivo
(Visigoti), bensì costituisce la lingua di una élite, lingua della quale non solo troviamo
ancora tracce in atti amministrativi del periodo della dominazione ostrogoto nell'Italia
settentrionale, ma che con molta probabilità era viva, almeno in forma letteraria, ancora nel
IX o X sec.

BEOWULF:

Il Beowulf è un poema di argomento pagano e parla di un eroe germanico. La ricerca più


antica sostiene che sia stato composto nel periodo di Beda (cioè tra il 673-735) in
Northumbria, altri studiosi ritengono che esso possa essere stato scritto da un ecclesiastico
nell'ambiente della cultura merciana ai tempi di Offa. Nel Beowulf ritroviamo una materia e
un contenuto di ambientazione scandinava, e più precisamente danese e svedese; e probabile
che gli Angli abbiano portato dal continente sull'isola britannica delle saghe continentali di
un popolo germanico il cui territorio confinava con le loro terre d'origine. Negli ultimi tempi
i giudizi espressi circa la data di composizione del Beowulf divergono sempre di più: dal
tardo VII sec. fino all'inizio dell'XI sec. l'originale era molto probabilmente scritto in
anglico, a noi è rimasta la versione sassone sorta intorno al 1000 con tracce linguistiche che
indicano al dialetto anglico della Mercia. Il Beowulf è uno dei poemi più lunghi in lingua
inglese che siano tramandati da quell'epoca: consta di 3182 versi allitteranti. Poemi quali il
Beowulf non erano destinati alla lettura individuale, bensì venivano declamati davanti ad un
pubblico scelto probabilmente duranti i banchetti presso le corti nobili.
IL MANOSCRITTO: Nel Cotton Vitellius A. XV sono stati legati insieme, forse nel XVII
secolo, due codici di epoca diversa, i cui fogli, però, sono stati numerati in successione. La
prima parte, risalente alla metà del XII secolo, contiene quattro testi in prosa anglosassone.
La seconda parte, scritto attorno all’anno 1000, riporta, dopo tre testi in prosa anglosassone
dipendenti da fonti latine, il testo del Beowulf, seguito da un frammento del poema
anglosassone di argomento cristiano Judith. Sulla base di un lavoro di ricostruzione
linguistica si ritiene che ci deve essere stata una versione scritta del Beowulf nella metà
dell’VIII sec. circa, composta molto probabilmente nel dialetto della Northumbria (dialetto
che ha molti tratti in comune con il merciano occidentale).
Ipotesi I: alla fine del IX secolo: trasposizione in sass. occ; sono rimaste nel testo alcune
delle forme northumbriche (che permettono appunto la ricostruzione di cui sopra), mentre la
maggior parte del testo tramandato corrisponde alla lingua letteraria sassone occidentale del
IX secolo.
Ipotesi II: se il poema non era originario della Northumbria, probabilmente un copista di
quella zona aveva lavorato sul testo e doveva aver lasciato quelle tracce northumbriche nella
copia finale del modello che si possono individuare ancora oggi nella versione sassone
occidentale.

DATAZIONE:
I ipotesi: se la data più frequentemente accettata è quella che vede il poema nascere
all’inizio dell’VIII sec., l’unico contesto culturale in cui il Beowulf può essere stato
composto è quello della Northumbria dell’epoca di Beda.
II ipotesi: Se si accetta una datazione intorno all’ultima parte dell’VIII sec., il luogo più
probabile di produzione sarebbe la corte di Offa re della Mercia .
NOME:
I ipotesi: Beowulf nome composto da due sostantivi: “ape” e “lupo” (Grimm)
II ipotesi: Beowulf composto esocentrico, ossia costituito da un verbo unito ad un
sostantivo: in tale caso si potrebbe interpretare wulf, “lupo”, come metafora per designare i
fuorilegge: interpretando il primo elemento come elemento verbale, collegato con la radice
verbale germ. *beug- “sottomettere”, si potrebbe sostenere che Beowulf significa “colui che
sottomette i fuorilegge”, un’interpretazione che si connetterebbe bene con l’interpretazione
della figura di Grendel come umano (bandito) e non mostro.
TRAMA:
Il poema si apre con la costruzione di un'immensa dimora per ordine del re
danese Hrothgar a Heorot, il "Cervo". La splendida reggia attira l'attenzione di Grendel, un
"vagabondo delle marche", un mostro gigantesco e sanguinario il cui aspetto viene descritto
sempre indirettamente e a tratti, probabilmente un troll della mitologia nordica. Dopo aver
studiato la vita nella reggia dall'esterno per qualche tempo, Grendel prende a far visita al
Cervo ogni notte, mietendo molte vite a ogni suo passaggio. In soccorso al disperato re
danese arriva Beowulf, nipote del re dei Geati, che abitano in Svezia meridionale. Anche
dell'aspetto di Beowulf non si sa molto; certamente si tratta di un uomo molto giovane,
fisicamente "eccessivo" (dotato di una statura e di una forza sovraumane, che lo fanno
spesso apparire simile a quei giganti che la mitologia nordica ritrae sempre come ostili e
pericolosi). Saputo che la bestia non può essere scalfita dalle armi forgiate da umani,
Beowulf decide di affrontare Grendel a mani nude. In un terribile combattimento, grazie
all'intervento di tutti gli uomini che aiutano Beowulf ad immobilizzarne e a strapparne un
braccio, Grendel, privo dell'arto, fugge alla sua tana nella palude marittima a morire. Il suo
braccio viene attaccato ad una parete di Heorot come trofeo. Passata tutta la giornata a
festeggiare al Cervo, la notte successiva il palazzo viene visitato da una creatura altrettanto
sanguinaria, la madre di Grendel; rappresentata come una donna mostruosa e gigantesca,
che abita col figlio in un antro subacqueo nascosto negli acquitrini marittimi di una marca
remota e inquietante. Beowulf offre ancora il suo sostegno al re e si reca, in una sorta di
simbolica discesa agli inferi, a incontrare l'Orchessa, riuscendone ancora vittorioso.
Tuttavia, è da evidenziare una escalation drammatica nel fatto che, per affrontare l'Orchessa,
Beowulf, diversamente da quanto accaduto con Grendel, affronta da solo il nemico e non
rinuncia ad armi ed armature, anzi si affida esplicitamente alla cotta e alla sua spada che
peraltro si rivelerà incapace di scalfire la pelle del mostro. Alla fine riesce ad avere la
meglio solo in virtù di una spada prodigiosa, forgiata non da mano umana, trovata in una
circostanza fortuita nell'antro del mostro durante la lotta, senza la quale sarebbe certamente
perito nello scontro. Ad esaltare le doti fisiche di Beowulf, la spada, forgiata per dei giganti,
viene descritta di dimensioni eccessive per essere manovrata da un normale essere umano, e
andrà distrutta corrosa dal sangue delle due bestie, la madre e Grendel, il cui corpo giace
nella tana e a cui Beowulf mozza la testa come trofeo. In una subitanea accelerazione della
narrazione, Beowulf, tornato in patria, diventa re dei Geati e regna per 50 anni. Il suo regno
viene però aggredito da un nuovo mostro, questa volta un lindworm volante (quest'ultimo
definito anche come drago e serpente di fuoco) risvegliato dal suo torpore dopo essersi
accorto dell'assenza di una coppa dal mucchio del tesoro nella sua tana. La figura del drago
di Beowulf rappresenta un esempio canonico a cui si è certamente ispirata molta letteratura
successiva, anche contemporanea (si pensi ai draghi di Tolkien): il drago di Beowulf è una
serpe alata e volante; sputa fiamme e custodisce un antico tesoro. Già anziano, Beowulf
affronta il drago per proteggere il proprio regno; pur riuscendo a ucciderlo, morirà anch'egli
nello scontro (come Thor è destinato a morire uccidendo il gigantesco serpente d'acqua).
GRENDEL: Uno dei punti più controversi all’interno del Beowulf riguarda la figura del
nemico del protagonista.
I ipotesi: Grendel come un essere maligno, demoniaco, che commette azioni malefiche
senza alcuna motivazione che le scateni.
II ipotesi: Grendel come figura di natura umana (un bandito).

POESIA BIBLICA ALLITTERANTE IN ANTICO SASSONE:

L’armonia dei Vangeli in antico sassone o Heliand, alla sua prima edizione, pubblicata nel
1830, costituisce, accanto alla Genesi in antico sassone, una delle più mature composizioni
poetiche di argomento biblico che ci siano pervenute dai primordi della letteratura in lingua
tedesca.
Il poema, che racconta la vita del Salvatore - è proprio questo il significato di “Heliand” -
consta di circa 6000 versi allitteranti e non ci è pervenuto per intero: infatti anche nel
manoscritto più completo, detto codice Cottonianus, redatto nella seconda metà del X sec., la
fine del componimento risulta lacunosa. Dell’autore non abbiamo nessuna notizia precisa e
ignoriamo dove e quando lo Heliand sia stato scritto.
Nel Catalogus testium veritatis il teologo Matthias Illyricus ha inserito una Praefatio
in librum antiquum lingua Saxonica, «prefazione ad un antico libro in lingua sassone», in
prosa, e i così detti Versus de poeta, «versi sull’autore», che originariamente erano premessi
ad un codice miscellaneo. Questo codice, oggi perduto, conteneva, oltre allo Heliand, altri
componimenti in antico sassone, fra cui molto probabilmente anche una versione della
Genesi in antico sassone. In questa Praefatio si loda un Ludovicus piissimus Augustus che
avrebbe dato ad un noto poeta della terra dei Sassoni l’incarico di comporre in Germanicam
linguam poetice «in versi, in lingua tedesca» un poema sul Vecchio e Nuovo Testamento,
per diffondere il messaggio cristiano e le leggi divine non più soltanto tra i litterati, ma
anche tra gli illitterati. Dall’identificazione di questo promotore dell’opera dipende tra
l’altro anche la datazione dello Heliand: se il menzionato Ludovicus fosse Ludovico il Pio,
allora il poema dovrebbe essere stato composto nel periodo compreso tra l’822 e l’840, anno
della morte di Ludovico il Pio. Se invece si trattasse di Ludovico il Germanico, lo Heliand
non potrebbe essere stato scritto prima dell’843, anno in cui fu spartito il Regno dei Franchi
e Ludovico il Germanico divenne re della parte orientale del Regno.
Nei Versus de poeta, probabilmente più tardi della Praefatio, si racconta come sia
nato questo poema, con una storia che richiama la leggenda di Cædmon, raccontata da Beda
nella sua Historia ecclesiastica gentis anglorum: viene presentato un quadro idilliaco; un
contadino che vive semplicemente si sente chiamare nel sonno da una voce soprannaturale,
che lo invita a trasporre nella sua lingua le leggi e gli insegnamenti di Dio e - nella
Praefatio B - ad adattarle, nel metro e nella struttura ritmica, all’arte poetica nativa. Come
per miracolo il contadino diventa un poeta, che canta la creazione e le sei età del mondo - la
sesta segnata dall’incarnazione e dal sacrificio redentore di Cristo. Risulta subito chiaro il
riferimento alla Genesi in antico sassone e allo Heliand.
Lo Heliand è stato tramandato in due manoscritti quasi completi e in due frammenti;
inoltre possediamo un estratto contenente anche passi dalla Genesi in antico sassone. A
parte il già menzionato codice Cottonianus, tutte le testimonianze sono state redatte intorno
all’850, oppure nella seconda metà del IX sec., la qual cosa prova il notevole interesse
suscitato dal poema negli anni immediatamente seguenti la sua composizione. Una
testimonianza della ricezione dello Heliand al di fuori dell’area linguistica tedesca è
costituita proprio dal codice Cottonianus, copia, redatta nella seconda metà del X sec. in
Inghilterra, di un manoscritto continentale in possesso della famiglia degli Ottoni.
Sul piano della grafia e della fonetica, in tutti i manoscritti dello Heliand, accanto a
tratti sudoccidentali dell’antico sassone, è evidente un netto influsso del francone, il che fa
supporre una presenza di tratti franconi già nell’archetipo. Considerando il numero esiguo di
testi in antico sassone che possano servire da materiale di confronto, su base linguistica non
è possibile ipotizzare il luogo di redazione dell’originale.
Il poeta suddivide l’opera in così dette vittea «lezioni», cioè in capitoli più o meno
della stessa lunghezza predisposti per la recitazione a voce alta, una strutturazione questa
molto usata nei poemi della letteratura anglosassone e alla quale viene fatto riferimento
anche nella Praefatio. Per quanto riguarda la forma e lo stile, il poeta si inserisce nella
tradizione poetica germanica.Lo stile dello Heliand è caratterizzato inoltre da numerosi
enjambements, il che comporta anche una sintassi piuttosto complessa. Un ulteriore
strumento stilistico tipico dello Heliand sono i numerosi discorsi diretti, che contribuiscono
a creare un certo senso di movimento e immediatezza in modo tale da ravvivare la
recitazione e assicurarsi l’attenzione dell’uditorio anche nei passi più lunghi. Il fascino di
questa trattazione poetica del Vangelo dipende però non solo da questi elementi stilistici;
sono anche i tratti e i concetti del mondo germanico, che conferiscono al poema una veste
quasi arcaica, ad attrarre l’attenzione di un pubblico spesso ancora estraneo alle più
profonde idee del cristianesimo. Si ritiene infatti che lo Heliand sia stato composto
soprattutto con lo scopo di consolidare la parola di Dio nella terra dei Sassoni, convertiti
solo da poco al cristianesimo, e non ovunque con successi duraturi. Riallacciandosi a ideali
del mondo germanico quali il concetto di Gefolgschaft - gli apostoli sono infatti
rappresentati come Gefolgsleute «seguaci; guerrieri» di Gesù - il poeta creava per il suo
pubblico la possibilità di identificarsi più facilmente con i contenuti del Vangelo. Parti dello
Heliand potevano ben adattarsi a ospiti del refettorio dei monaci, per esempio in occasione
di solenni festività liturgiche, quando potevano venir recitate nella lettura effettuata durante
il pasto. Il manoscritto di Monaco dello Heliand con notazione musicale in neumi fa ritenere
che almeno alcune sezioni del poema fossero destinate ad un’esecuzione di tipo musicale,
forse in utilizzazioni paraliturgiche.
Come lo Heliand, anche l’elaborazione poetica della materia della Genesi in lingua
sassone, risalente al IX sec., è di autore ignoto. La versione originale è contenuta soltanto in
tre frammenti, per un totale di 337 versi lunghi, rinvenuti nel 1894 in un codice miscellaneo
della Biblioteca vaticana comprendenti anche passi dello Heliand.
I frammenti della Genesi in antico sassone segnano la fine, in area tedesca, della
poesia biblica allitterante. La poesia cristiana in volgare si orienterà per molto tempo verso
la nuova forma poetica dei versi a rima finale, una forma poetica estranea alla tradizione
germanica.

PRODUZIONE SCRITTA ALTO TEDESCA ANTICA (GERMANI OCCIDENTALI):

Iscrizioni runiche e Abecedarium Nordmannicum:


La più antica testimonianza di un primitivo stadio della lingua tedesca è costituita da
un insieme di circa trenta iscrizioni runiche, di area germanica meridionale, risalenti al V-VII
sec. e la cui lingua si può considerare appartenente al gruppo di dialetti che dal VII sec. in poi
si definisce come alto tedesco antico (Althochdeutsch). Queste iscrizioni, tutte su oggetti,
contengono per la gran parte nomi propri; in singoli casi traspare già una qualche eco della
cristianizzazione e in alcune iscrizioni si avvertono tracce di un linguaggio e di una
stilizzazione poetici del primitivo stadio del tedesco, per esempio nell’uso dell’allitterazione
come mezzo di organizzazione del testo. In questo contesto va segnalata la fibula I di
Nordendorf (Augusta), alemanna, risalente agli inizi del VII sec., sul cui verso si legge, su tre
righe: logaþore / wodan / wigiþonar, «Logathore, Odino, sacro-Donar»; sul recto ci sono
invece i nomi dei donatori: awaleubwini «Awa (e) Leubwini». Qui le parole in L logaþore
… leubwini abbracciano l’iscrizione nella sua interezza, mentre quelle con la W wodan
wigiþonar collegano la parte interna. D’impronta già cristiana è la fibula franca di Osthofen,
della seconda metà del VII sec. con lo scongiuro go[d] fura d[i]h d[e]ofile «davanti a te Dio,
diavolo».
L’abate di Reichenau, Walafrido Strabone (808/9-849), inserisce nel suo Vademecum,
insieme ad altri alfabeti, un componimento in una lingua mista, con elementi di antico
nordico, antico sassone e altotedesco antico, dal titolo Abecedarium Nord[mannicum]. Il
poemetto illustra, in undici versi brevi allitteranti, i sedici segni runici della più recente serie
nordica nella sequenza consueta.

Incantesimi e formule di benedizione:


È ancora a quest’interesse antiquario che si deve la conservazione delle due formule
magiche di Merseburgo, in francone orientale, testimonianza di uno stadio estremamente
antico sia sul piano linguistico che mitologico, e che furono redatte nel primo o secondo
terzo del X sec. sul foglio di guardia di un messale latino, con ogni probabilità a Fulda. Il
carattere prettamente germanico-pagano degli incantesimi rimanda ad un’epoca precedente
alla cristianizzazione del Regno franco.
Le due formule, una che mira ad ottenere la liberazione di un prigioniero, l’altra la
guarigione di una slogatura di un cavallo, hanno la medesima struttura: a un’introduzione di
tipo narrativo segue un incantesimo integrato nel racconto. Proferendo la formula si
evocherebbe una magia di tipo analogico, per cui le forze magiche si dovrebbero trasferire
dal dato mitico al caso in questione.
[Una variante a carattere cristiano, l’Incantesimo di Treviri per i cavalli, pervenutaci in un codice
del X sec., in cui Cristo guarisce il cavallo di santo Stefano]
Nell’ambito degli incantesimi e delle benedizioni in tedesco antico si possono
distinguere due tipi formali: il semplice imperativo o invocazione, come per esempio quello
della benedizione in antico sassone Contra vermes, si oppone ad una complessa
formulazione magica con andamento esemplare ed evocazione, in cui la situazione presente
viene accostata all’avvenimento mitico; entrambi i tipi si possono combinare con atti rituali,
preghiere, segni della croce, ecc. Le formule hanno come oggetto in primo luogo i problemi
quotidiani di un mondo prettamente agrario: si chiede ad esempio per i cani protezione da
ladri e lupi, come nell’Incantesimo di Vienna per i cani, per la propria casa la protezione
dagli spiriti maligni, come nella formula Ad signandum domum contra diabolum. Oppure si
chiede l’aiuto divino affinché il proprio sciame di api torni alla fattoria, o si invoca la
guarigione di uomini e animali.
Canto di Ludovico:
Il carme dedicato alla vittoria riportata nell’881 da Ludovico III, re dei Franchi
occidentali, sui Normanni a Saucourt occupa una posizione particolare, in quanto è stato
composto in lingua tedesca nonostante che tutti gli indizi relativi alla sua genesi, alla
tradizione manoscritta e al contenuto indichino il luogo d’origine del componimento nella
parte occidentale del Regno carolingio, dove in quell’epoca si parlavano prevalentemente
dialetti gallo-romanzi. Nel Canto di Ludovico si celebra Ludovico mentre questi è ancora in
vita, per cui l’opera deve essere stata composta tra il primo (o il tre) agosto 881, giorno della
battaglia, e il 5 agosto 882, giorno della morte del re. L’anonimo autore, con ogni
probabilità un chierico, doveva appartenere alla ristretta cerchia gravitante attorno al
sovrano: il dialetto prevalentemente francone renano in cui il carme è stato composto induce
a pensare che il poeta fosse originario della Renania francone o che comunque avesse
imparato il tedesco dell’area linguistica francone renana.
Il Canto di Ludovico è tramandato in un manoscritto del IX sec. Nel manoscritto i
versi lunghi a rima interna del carme sono suddivisi in strofe di due o tre versi ciascuna;
dato che il Canto ci è pervenuto senza essere accompagnato da una melodia o comunque
non abbiamo alcuna attestazione in questo senso, non è più possibile stabilire oggi se il
componimento fosse destinato alla recitazione o al canto. Le lodi in ringraziamento a Dio e
ai santi, simili a una litania, contenute nei versi finali, richiamano le laudes regiae della
liturgia e autorizzano ad inserire almeno questi ultimi versi, ma forse anche la totalità
dell’opera, all’interno della tradizione relativa alle celebrazioni per l’adventus del sovrano.
Sotto il profilo stilistico è caratteristica del canto - salvo qualche eccezione - la
costruzione paratattica della frase; costruzioni ipotattiche si trovano soprattutto nel discorso
dello stesso Ludovico ai Franchi (vv. 32-41), discorso che proprio per questo spicca
all’interno del resto del carme. Il vocabolario del Canto di Ludovico mostra che il poeta
conosceva il carme eroico germanico: ciò risulta evidente soprattutto nei termini militari.
Stile sobrio e uso ripetuto del discorso diretto caratterizzano l’andamento espositivo; il
narratore, che si manifesta parlando in prima persona all’inizio del componimento, nella
parte seguente si nasconde dietro gli avvenimenti narrati, per concretizzarsi nuovamente
solo alla fine del carme, quando vengono formulati gli auguri per il re,Il carme deve essere
stato destinato a un pubblico informato, a conoscenza degli avvenimenti, ai quali forse
aveva addirittura preso parte: il poeta può infatti fare a meno di dare indicazioni di tempo e
di luogo; gli eventi vengono condensati in dettagli significativi e indirizzati poi all’encomio
del sovrano.
L’interpretazione degli eventi di Saucourt data dal poeta del Canto di Ludovico
intende rappresentare il re come glorioso protagonista della vittoria dei Franchi sui
Normanni. Questo re vive in totale armonia con Dio, viene da lui messo alla prova e quindi
scelto come campione per salvare il popolo franco. Il narratore racconta come Dio abbia
fatto da tutore al giovane Ludovico, rimasto orfano di padre, e gli abbia conferito poi la
signoria sulla terra dei Franchi, che egli divide con il fratello Carlomanno. È Dio a far
venire da oltremare gente pagana per mettere alla prova il giovane re ed ammonire i
Franchi, che vivono nel peccato. I peccatori si pentono, Dio ha misericordia di loro e ordina
a Ludovico, che si trova lontano, di correre in aiuto del suo popolo contro i Normanni.
Ludovico giunge nel suo regno e promette una ricompensa a tutti coloro che con lui
scenderanno in combattimento contro il nemico. Nella battaglia nessuno è più coraggioso di
Ludovico stesso, la vittoria è sua, una vittoria per la quale bisogna rendere grazie a Dio. Il
componimento termina con lodi in ringraziamento a Dio e ai santi e culmina nell’augurio
che il re possa continuare a vivere sempre nella grazia di Dio.
Tenendo conto del tenore ottimistico del carme, della celebrazione delle virtù del
sovrano, nonché della rappresentazione del rapporto diretto tra Dio e re in connessione col
dato linguistico, si può ipotizzare che il giovane Ludovico rappresentasse una figura di
regnante nella quale il pubblico di entrambe le parti poteva identificare il simbolo della
propria salvezza. Riallacciandosi alla tradizione encomiastica carolingia, il poeta traccia
l’immagine del re ideale che - in armonia perfetta con Dio - è in grado di reagire in giusta
misura a sfide politiche quali la minaccia normanna. Nell’interpretazione e valutazione del
Canto di Ludovico non si dovrebbero quindi mettere in rilievo solo singoli riferimenti a
particolari e situazioni storiche, ma anche quest’atmosfera di ottimismo che può suscitare
nel pubblico un sentimento di solidarietà.
Tale sentimento non si riconduce solo alla tradizione storico-politica dei Carolingi,
ma anche a tradizioni letterarie sviluppatesi nell’ambito di questa dinastia - e questo senso
di solidarietà, rievocato nella recitazione del carme, si basa, nel caso del Canto di Ludovico,
anche sulle comuni radici linguistiche delle genti franche.
Regola benedettina:
Nell’alto Medioevo i centri religiosi e culturali erano soprattutto i conventi fondati
durante la missione di cristianizzazione dei Germani, dove monaci, più tardi anche suore, si
dedicavano interamente al servizio di Dio, all’officium dei. Sotto Carlo Magno la Regola di
san Benedetto fu imposta come norma di vita a tutte le comunità monastiche; la conoscenza
della Regola diventò un importante requisito, tanto che il sinodo di Aquisgrana dell’802
decretò addirittura che tutti i monaci che ne fossero capaci dovevano impararla a memoria e
gli statuti di Murbach dell’816 aggiunsero che la Regola doveva essere tradotta ai discepoli
da appositi esperti nell’arte dello scrivere, nella grammatica e nella stilistica, il che significa
che quanto doveva essere imparato doveva anche essere compreso. È in questo contesto che
va considerata la versione interlineare della Regula Benedicti redatta all’inizio del IX sec. in
un convento alemanno.
Benedetto da Norcia, nato nel 480 ca., elaborò la sua Regola monastica negli anni
trenta o quaranta del VI sec. a Montecassino, in Campania. La Regula stabilisce scopi e
costituzione dell’ordine e fornisce dettagliate prescrizioni per la vita dei monaci in
convento, tese soprattutto a mantenere i voti di obbedienza, povertà e castità. Dalle cinque
parti che compongono la Regula emerge una visione d’insieme della vita monastica. Ad un
prologo strutturato secondo il modello retorico dell’antica esortazione seguono nella prima
parte spiegazioni della costituzione interna del convento, contenenti anche una sezione sul
codice di penitenze e sull’amministrazione del convento; nella seconda parte si stabiliscono
i criteri di ammissione; la terza parte regolamenta la nomina di abate e priore; la quarta
contiene alcune integrazioni, alle quali segue una postfazione del fondatore dell’ordine.
La Regula Benedicti fa parte dei testi più significativi dell’alto Medioevo. Le
disposizioni ivi contenute per la lettura della Bibbia e dei Padri della chiesa hanno
contribuito a intensificare l’impegno culturale dei monaci, così come a fondare e arricchire
biblioteche monastiche, comportando per i monaci anche un’intensa attività scrittoria. Carlo
Magno ne fece fare una copia a Montecassino nel 787, destinata all’abate Benedetto di
Ariane perché elaborasse una riforma monastica all’interno del Regno franco.
La versione interlineare della Regula conservata in un manoscritto di San Gallo deve
essere stata redatta poco dopo l’802 - quando Carlo, al sinodo di Aquisgrana, emanò
disposizioni per una più rigida osservanza di essa - forse proprio a San Gallo; a favore di
questa datazione parlano anche lingua e scrittura del codice. Il testo alto tedesco antico è
stato inserito tra le righe del testo latino da diverse mani che hanno copiato una traduzione
da una versione precedente; discordanze tra traduzione e testo di partenza nonché parti
corrotte del testo latino fanno pensare o che il testo latino tramandato non coincida con
quello del testo di partenza della traduzione oppure che per la traduzione ci si sia serviti,
oltre al testo tramandato, di un ulteriore testo latino. La versione tedesca comincia con il
prologo e solo per i primi quattordici capitoli traduce il testo latino quasi per intero; a partire
dal cap. XV, ma con l’eccezione del cap. XXXI, la traduzione diventa più lacunosa - dalla
metà del cap. LXV sono inserite soltanto glosse interlineari sparse, vengono cioè tradotte
soltanto singole parole e locuzioni.
Questa versione della Regula è la traduzione interlineare più vasta che ci sia
pervenuta dell’epoca antico tedesca; lo schema della traduzione parola per parola serve ad
una migliore comprensione della lingua di partenza, talvolta assai complessa; una
traduzione più libera si trova soltanto nelle citazioni bibliche. Mira piuttosto a promuovere
la comprensione di contenuti, e dunque ad avvicinare per quanto possibile i monaci alle
regole della vita claustrale, secondo i dettami della riforma monastica carolina.

STORIA E LETTERATURA NELLE SAGHE ISLANDESI:

La saga islandese costituisce, accanto ai componimenti eddici (Edda poetica) e alla


poesia scaldica, il terzo importante genere dell’antica letteratura islandese e l’unico in
prosa. Le testimonianze scritte di questo genere, pur con qualche eccezione, ci sono
pervenute in forma anonima.L’astratto verbale islandese saga (plurale sögur), corradicale
del verbo segja “dire”, significa “storia” sia nel senso di “racconto”, sia in quello di
“avvenimento storico”. Le saghe islandesi comprendono diversi gruppi di testi narrativi in
prosa, in cui si finge di basarsi sulla “storia”, ovvero su eventi realmente accaduti.
Con il termine saga vengono identificati testi molto diversi. Da qui la necessità di
suddividere questo genere.
Modello tradizionale di classificazione delle saghe (in base al contenuto e al periodo a cui
risalgono gli avvenimenti narrati):
 Íslendinga sögur (“Saghe degli Islandesi”): circa 35 saghe di varia
lunghezza che hanno per protagonisti personaggi islandesi, spesso
ambientate in Islanda nel periodo compreso tra la colonizzazione dell’Isola e
i primi decenni dopo l’introduzione del Cristianesimo (870-1050 circa).
Queste saghe rispecchiano sostanzialmente la storia dell’Isola e degli
antenati dei loro autori, lettori ed uditori.
 Strettamente correlato alle Íslendinga sögur è il genere degli
Íslendiga Þættir (sing. þáttr: “parte, capitolo”). Questi possono
comparire da soli o all’interno di opere più ampie, comunque
danno l’impressione di essere aneddoti con una funzione
specifica, all’interno del contesto in cui sono inseriti.
 Konungasögur (“Saghe dei re”): raccontano di personaggi ed avvenimenti
tratti dalla storia della Norvegia, della Danimarca, della Svezia, delle
Føroyar e delle Orcadi. Gli avvenimenti narrati risalgono, in genere, al
periodo compreso tra il IX e il XIII secolo.
 Byskupasögur (“Saghe dei vescovi”): con questo termine si intendono sia le
saghe incentrate sulla situazione della Chiesa d’Islanda e sull’attività
religiosa e politica dei suoi vescovi, sia una serie di testi di carattere
agiografico composti spesso nel contesto della beatificazione dei loro
protagonisti. Anche in questo caso gli eventi a cui fanno riferimento queste
saghe sono avvenuti tra il IX e il XIII secolo.
 Sturlunga saga: collezione di testi sullo Sturlungaöld “epoca degli
Sturlunghi”, potente famiglia islandese che a partire dal capostipite Sturla
Þórðason, ha un ruolo politico determinante in Islanda. La compilazione di
queste saghe che è giunta fino a noi risale al 1300 circa.
 Fornaldarsögur (“Saghe dei tempi antichi”): gli avvenimenti narrati in
questi testi risalgono ad un passato molto remoto. A parte alcune ambientate
in un’epoca storica, la maggior parte di queste saghe si riferisce al periodo
precedente alla colonizzazione dell’Islanda. Alcune di queste saghe fanno
riferimento ad antiche materie eroiche.
 Riddarasögur (“Saghe dei cavalieri”): spesso composte in Norvegia e basate
su traduzioni e rifacimenti di romanzi cavallereschi, soprattutto di origine
francese.
 Lygirsögur (“Saghe menzognere”): testi risalenti alla fine del XIII secolo che
non raccontano eventi storici né pseudostorici, bensì trasformano le
Riddarasögur in avventure più o meno credibili.

ACCENTO I.E. E ACCENTO GERMANICO

Accento ie.: prevalente musicale e libero, con funzione morfologica o semantica, cfr. ad es.
(in funzione morfologica) in greco: patếr (nom.) e patrós (gen.), [ossitono], ma páter (voc.)
[parossitono]; in sanscrito véda “io so”, ma vidmás “noi sappiamo”; (in funzione semantica)
in sanscrito árdha- “lato” versus ardhá “metà”Passaggio da accento libero musicale ad
accento dinamico d'intensità a sede fissa: nel germanico e in altre lingue dell'Europa
occidentale (osco-umbro, irlandese, latino predocumentario, francese) > mutamento della
funzione dell'accento: da elemento significativo sul piano morfosemantico diventa elemento
demarcativo, segnale di inizio o fine di parola.
Solo in epoca più recente le lingue germaniche hanno parzialmente riacquistata all'accento
una funzione oppositiva per esprimere una differenza sul piano morfosemantico, cfr. ad es.
i.mod. the súbject “soggetto” versus to subjéct “assoggettare”; t.mod. übersétzen “tradurre”
versus ǘbersetzen “traghettare”.

-Nel verbo: l'accento cadeva sulla sillaba radicale anche se questa era preceduta da un
prefisso;
-Nel sostantivo: l'accento cadeva prevalentemente sul prefisso (cioè sulla sillaba iniziale)

Per il germanico comune si lasciano ricostruire verosimilmente le seguenti condizioni


accentuative:
1. l'accento primario ´ della parola cadeva sulla sillaba iniziale (il più delle volte la sillaba
radicale);
2. l'accento secondario ` cadeva sulla prima sillaba (= radicale) del secondo membro dei
composti, cfr. germ. *áuga-ðùr- > got. áuga-daùro (ntr.) / ai. eag-dùra “finestra”;
3. nel verbo l'accento cadeva (o tornava a cadere) sulla sillaba radicale; i prefissi recavano
accento secondario.

SISTEMA VOCALICO DELL'IE PROTOGERMANICO:

VOCALI BREVI

/i/ /u/
/e/ /∂/ /o/
/a/

VOCALI LUNGHE

/i:/ /u:/
/e:/ /o:/
/a:/

DITTONGHI

/ei/ /oi/ /eu/ /ou/


/ai/ /au/

Nasali e liquide sillabiche: /m/ /n/ /r/ /l/


MUTAMENTI SPONTANEI DALL'IE AL GERMANICO

1) Le vocali brevi ie. /a/ /o/ e /∂/ coincidono in germ. /a/

/a/
/o/ > /a/
(schwa) /∂/

2) Le vocali lunghe ie. /ā/ e /ō/ coincidono in germ. /ō/, nasce una nuova /ē/:

/ā/
>/ō/
/ō/

Nel sistema delle vocali lunghe si verifica un'importante innovazione: nasce una nuova /ē/ che
convenzionalmente si indica con ē2 per distinguerla dalla ē1 di tradizione ie. L'origine di ē2 è
ancora soggetta a discussioni. L'ipotesi più plausibile è che essa nasca dal dittongo /ei/, come sua
variante posizionale davanti a vocale "bassa": ei > ee > ē2, così come ei > ii > ī davanti a vocale
"alta". La continuazione di ie. / ē/ (= ē1) è una vocale aperta [ε:], mentre la nuova vocale ē2 è chiusa
[e:].

3) I dittonghi ie. /ai/ e /oi/ coincidono in germ. /ai/,


i dittonghi ie. /au/ e /ou/ coincidono in germ. /au/,
il dittongo ie. /ei/ passa a germ. /i:/

4) Il gruppo delle nasali e liquide sillabiche, ovvero sonanti, viene eliminato nel germ.; i
fonemi /m/ /n/ /l/ /r/ passano ai gruppi bifonemtaici /u + m/ /u + n/ /u + l/ /u + r/

/m/ > /u+m/


/n/ > /u+n/
/l/ > /u+l/
/r/ > /u-r/

IL SISTEMA VOCALICO DEL GERMANICO:

Vocali brevi:

/i/ /u/

/e/ /a/

Vocali Lunghe:

/i:/ /u:/

/e:/
/ε:/ /o:/
Dittonghi:

/eu/

/ai/ /au/

MUTAMENTI PARTICOLARI DAL VOCALISMO I.E. AL GERMANICO:

1. Mutamento qualitativo: il passaggio di ie. /e/ a germ. /i/ (restringimento). Mentre nel
got. ogni /e/ ie. passa a /i/, nel germ. occ. e sett. questo mutamento si verifica solo
sotto le seguenti condizioni:

a) davanti a i o j nella sillaba seguente


b) davanti a u nella sillaba seguente
c) davanti a nasale + consonante (generalmente), in molti casi anche davanti ad altri
gruppi consonantici o davanti a consonante semplice.

2. Mutamento quantitativo:
a) Allungamento di compenso:
Le radici che presentano vocale breve seguita da nasale + spirante velare sorda /χ/
<h> subiscono l'allungamento della vocale in seguito alla caduta della nasale. A
questo mutamento si deve la nuova vocale lunga /a:/ in germ. (La vocale ie. /a:/ era
passato a germ. /o:/, vedi sopra.): Il passaggio avviene quanto segue: il nesso [aŋχ]
passa [aŋχ] con nasalizzazione della vocale, poi si passa al nesso [aχ] con scomparsa
della nasale e allungamento di compenso per la vocale, infine si ha un ulteriore
sviluppo al nesso [āχ] con denasalizzazione, quindi:

[aŋχ] > [aŋχ] > [aχ] > [āχ]

Analogamente ad [a:] si hanno anche [i:] ed [u:] da [iŋx] ed [uŋx] In questi casi non
si ha però la creazione di nuovi fonemi poiché i fonemi /i:/ ed /u:/ già esistevano in
germ.

b)Riduzione di vocali lunghe in sillaba chiusa:


In sillaba accentata avviene una riduzione della vocale lunga se questa precede un
nesso liquida + consonante o nasale + consonate; non si può però stabilire in tutti i
casi se questa riduzione sia avvenuta solo nel germ. o già nel protogerm., poiché il
fenomeno è presente anche in altre lingue ie.
LA PRIMA MUTAZIONE CONSONANTICA:

Legge di Grimm:
La mutazione germanica interessa il sistema consonantico, e precisamente le occlusive ie.,
le quali subiscono dei mutamenti nel loro passaggio al germanico.
Il sistema consonantico ie. comprende 12 occlusive, distinte in quattro serie secondo il
luogo di articolazione:
LUOGO DI ARTICOLAZIONE

MODO DI ARTICOLAZIONE
tenui medie medie aspirate
labiali p b bh
dentali t d dh
velari k g gh
labiovelari k g gh

Nel sistema consonantico germanico le 12 occlusive ie., pur conservando inalterato il loro
luogo di articolazione, mutano radicalmente il modo di articolazione.

Legge di Grimm
(1) Le tenui ie. passano nel germanico a spiranti sorde

p t k k >f þ χ χ
Questo mutamento non avviene nei nessi ie. con la sibilante sorda /s/: /s+p/, /s+t/, /s+k/ e
/s+ k/
Nei nessi ie. /p+t/, e /k+t/ viene mutata solo la prima parte:
/p+t/ /k+t/ > /ft/ / χt/

(2) Le medie aspirate ie. passano nel germanico a spiranti sonore


bh dh gh gh >  ð  

(3) Le medie ie. passano nel germanico ad occlusive sorde


b d g g > p t k k
(1 a) Molti suppongono che il primo atto della mutazione germanica sia stato il passagigo
da occlusiva sorda a occlusiva aspirata
p > ph
t > th
k > kh
w w
k >k h

(1 b) Il secondo atto della mutazione consonantica sarebbe dato poi dal processo di
lenizione da occlusiva a spirante:
ph > f
th > þ
kh > χ
kh > χ

(2) e nello stesso tempo dal passaggio delle medie aspirate ie. a spiranti sonore nel
germanico (vedi sopra):
bh dh gh gh >  ð  

(3) Poi sarebbe avvenuto il passaggio dalle medie ie. alle occlusive sorde germaniche
(vedi sopra) che concluderebbe la mutazione consonantica.

Legge di Verner:
“Le occlusive sorde ie., e la s, tra elementi sonori (vocali) passano in germanico a spiranti
sonore, e a z, quando l'accento originario non cadeva sulla sillaba immediatamente
precedente.”

Siluppi fonetici dal germ. occidentale all'altotedesco antico nel consonantismo:


SECONDA MUTAZIONE CONSONANTICA:
Il consonantismo ata. è caratterizzato dalla cosiddetta seconda mutazione consonantica
ovvero rotazione alto tedesca. Essa rappresenta la modificazione più vistosa del sistema
consonatico ata. rispetto a quello delle altre lingue germaniche.

La seconda mutazione consonantica comprende i seguenti processi, nei quali i diversi


dialetti si comportano in parte in modo divergente:
Sotto l'influsso del forte accento dinamico:

-Le occlusive sorde (tenues) del germ. occ., per le quali si ipotizza una pronuncia aspirata
(tenues aspiratae), passano ad affricate (mutazione tenuis-affricata) [processo A].
-Queste si sviluppano in determinate posizioni a spiranti sorde lunghe ("geminate")
(mutazione tenuis-spirans) [processo B].
-Queste spiranti sorde lunghe, più tardi, in determinate posizioni perdono la lunghezza
(vengono "semplificate") [processo C]

Processo A :
La mutazione delle occlusive sorde del germ. (occ.) ad affricate avviene:

1. In inizio di parola.
2. All'interno e in fine di parola se la tenue è preceduta da consonante.
3. Nella geminazione (geminate prototedesche -pp-, -tt-, -kk-).

-La mutazione /t/  /ts/ si verifica nell'intera area linguistica alto tedesca (linea di
Benrath).
-La mutazione /p/  /pf/ si verifica nel tedesco superiore (alemanno, bavarese e
francone orientale).
-La mutazione /k/  /kx/ si verifica solo nell'alemanno e nel bavarese.
[Oggi la mutazione /k/ > /kx/ si limita al ted. superiore meridionale]

Processo B:
La mutazione delle occlusive sorde del germ. (occ.) a spiranti sorde lunghe avviene

1. All'interno di parola in posizione intervocalica


2. In fine di parola se la tenue è preceduta da vocale

Questa mutazione si verifica nell'intera area linguistica alto tedesca.

Processo C:
La "semplificazione" delle spiranti sorde lunghe ("geminate") si verifica nel periodo ata.

1. all'interno di parola, se la spirante è preceduta da vocale lunga


in fine di parola (sempre)
SISTEMA CONSONANTICO PRECEDENTE ALLA SECONDA MUTAZIONE CONSONANTICA:

MORFOLOGIA DEI VERBI GERMANICI:

Le forme coniugate del verbo germanico possono essere descritte secondo:


1. Persona: 1ª 2ª 3ª persona
2. Numero: singolare, plurale (più il duale nel Got.)
3. Modo: indicativo, imperativo, ottativo (con funzione di congiuntivo)
4. Tempo: presente, preterito (riduzione dall'I.E. alla quale si sopperisce nelle lingue
germaniche singole con forme perifrastiche)
5. Genus verbi: attivo, passivo (il passivo in forma perifrastica)

VERBI FORTI E VERBI DEBOLI:


I verbi forti (verbi primari) sono verbi originari, mentre i verbi deboli (verbi secondari)
sono verbi che sono derivati da altre parole. Distinguiamo i verbi deboli in due categorie:
1) Deverbativi: verbi derivati da verbi forti.
2) Denominativi: verbi derivati da sostantivi e aggettivi.

Esiste una differenza nella formazione del preterito:


1) Verbi forti: alternanza vocalica (apofonia).
2) Verbi deboli: suffisso dentale (cosidetto preterito dentale, poichè il suffisso inizia
sempre con dentale sonora o sorda /d/ o /t/).

Esiste una differenza nel participio preterito:


1) Verbi forti: suffisso nasale germanico (e spesso alternanza della vocale tematica).
2) Verbi deboli: suffisso dentale.

CLASSI DI VERBI DEBOLI:


Nel germanico esistono quattro (4) classi di verbi deboli, tre delle quali indistinguibili
aancora in antico inglese, alto tedesco antico e antico nordico, mentre la quarta attestata nel
gotico.
Si distinguono in base alla forma germanica dell'infinito.
CLASSI DI VERBI FORTI:
Nel germanico esistono sette (7) classi di verbi forti, suddivise in base all'alternanza
vocalica nei vari temi.
Le classi da I a V mantengono le serie apofoniche indoeuropee sull'alternanza vocalica
/e/ - /o/.
La VI classe germanica mostra una nuova serie apofonica con l'alternanza vocalica tra
/a/ - /ō/.
La VII classe germanica si contraddistingue originariamente tramite raddoppiamento e
l'alternanza vocalica tra /ē/ - /ō/.

I verbi il cui tema I.E. termina in /p/ /t/ /k/ /kʷ/ /s/ presentano alternanza grammaticale.
Germ: /f/ /ϸ/ /h/ /hʷ/ /s/. [/s/ diventa /z/ al participio]

CALCO LINGUISTICO:
Il calco è un procedimento di formazione delle parole che consiste nel coniare nuovi termini
riprendendo le strutture della lingua di provenienza. Si tratta di una forma particolare
di prestito, spesso utile per colmare lacune lessicali (soprattutto nel campo della scienza e
della tecnologia); altre volte si tratta di fenomeni spontanei, privi di una funzione vera e
propria, dato che il termine sarebbe già disponibile. Si distingue in genere il calco semantico
da quello morfologico.
Calco semantico: La creazione di una parola può semplicemente consistere nel dare
un significato nuovo ad un termine già esistente.
Calco morfologico: (o strutturale) una parola composta può essere creata a partire da una
combinazione di elementi sconosciuta nella lingua di arrivo. Ad esempio, la
parola grattacielo è un calco morfologico dall'inglese skyscraper.
APOFONIA E METAFONIA:
In linguistica, apofonia è l'alternanza di suoni vocalici e/o consonantici all'interno del tema
di una parola che dà informazioni di tipo grammaticale (spesso riguardo alla flessione della
parola), marcando le differenze tra casi, categorie o tempi verbali. (
La metafonia regressiva (modificazione di una vocale nella sillaba radicale per influsso di
una vocale nella sillaba che segue quella radicale) è tipica delle lingue germaniche, ma è
controversa in gotico. La metafonia più frequente nelle lingue germaniche comporta
l'innalzamento di /e/ ad /i/ per effetto di /i/, /ī/, /j/ nella sillaba seguente, per esempio in
*/meðjaz/, che produce l'inglese mid e il tedesco Mitte.
La metafonesi germanica è chiamata umlaut. La maggior parte delle lingue germaniche
moderne conosce plurali che si differenziano dal singolare esclusivamente per la mutazione
della vocale tonica. Per esempio in inglese man - men ("uomo" - "uomini"), in
tedesco Vogel - Vögel ("uccello" - "uccelli"), e in danese barn - børn ("bambino" -
"bambini").

EDDA di SNORRI (PROSA) e EDDA di SEMUNDR (POESIA)


1. L'Edda in prosa fu scritta probabilmente tra il 1222 e il 1225 da Snorri Sturluson (è
detta per questo anche Edda di Snorri). Nelle intenzioni dell'autore dovrebbe essere
un manuale per aspiranti poeti. La costruzione delle complesse metafore poetiche
(note come Kenningar) alla base della poesia norrena, tuttavia, richiede un'ampia
conoscenza del retroterra mitologico, che qui Snorri espone estesamente.
2. L'Edda in poesia (detta anche Edda di Sæmundr, in quanto erroneamente attribuita
all'erudito Sæmundr il Saggio) fu scritta sempre nel XIII secolo. Tuttavia, i ventinove
lunghi poemi che contiene risalgono a epoche di gran lunga anteriori, anche sino
al IV o V secolo. Di questi, undici trattano delle divinità, altri di eroi leggendari,
come il celebre Sigurðr, il Sigfrido della germanica Canzone dei Nibelunghi.

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