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L’INGHILTERRA ANGLOSASSONE

Inglese antico è il nome che si assegna alla lingua parlata nell’Inghilterra del periodo
anglosassone; spesso ci si riferisce all’inglese di tale periodo con il nome del periodo
stesso, cioè con anglosassone.

Il periodo anglosassone va dal V secolo, il periodo dell’arrivo di Angli, Sassoni e Juti


dal Mare del Nord nell’isola britannica per difendere il centro-sud dell’isola dalle
tribù del Nord (Picti e Scoti) [Beda, “Historia Ecclesiastica gentis Anglorum”], al 1066
(anno della battaglia di Hastings cui segue la Conquista Normanna).

Nel V secolo, Angli, Sassoni e Juti, insediandosi sul territorio britannico,danno inizio
al periodo anglosassone della storia dell’Inghilterra. In questo periodo si affermano i
4 dialetti insulari delle popolazioni germaniche:

 northumbrico: gli Angli a Nord del fiume Humber fino all’estuario del Forth,
tranne la zona costiera occidentale (Strathclyde), dove si continuò a parlare
celtico;
 merciano: Angli che occupavano la parte centrale dell’Inghilterra tra Tamigi e
Humber, tranne il Galles (ai Celti); essendo dialetti anglici, northumbrico e
merciano sono, molto simili/affini;
 sassone occidentale: tribù sassoni che occuparono il territorio a Sud del
Tamigi, tranne la Cornovaglia (ai Celti) e il Kent, nella parte sud-orientale
dell’isola;
 kentico: gli Juti si insediarono in questa regione (il Kent) e sull’isola di Wight.

La maggior parte delle opere antico-inglesi ci sono pervenute in sassone occidentale:


molti scritti in prosa furono redatti in sassone occidentale; la poesia, perlopiù di
origine anglica (si suppone che la produzione poetica del periodo anglosassone sia
stata redatta originariamente in un dialetto anglico – redazioni andate perdute e
recuperate grazie alla loro transizione in area sassone occidentale), ci è nota grazie
alle trascrizioni in sassone occidentale, la lingua che, durante il Regno di Re Alfredo il
Grande, divenne lingua letteraria.

Non si dispone di documenti letterari anteriori all’VIII secolo: l’inglese antico è


limitato, come lingua scritta, al periodo 700-1000.

Fine XII-XVI secolo: inglese medio, il periodo in cui l’Inghilterra subisce l’influenza
della Francia e del mondo scandinavo.
ANNOTAZIONI STORICHE
Nel corso del VI secolo, gli Anglosassoni rafforzano la loro conquista suddividendo
l’isola britannica in sette regni, dando vita alla cosiddetta eptarchia: il regno del
Kent; i tre regni sassoni del Sussex, Essex e Wessex; e, a Nord del Tamigi, la Mercia,
l’Anglia orientale e la Northumbria.

Nello stesso periodo, nei territori rimasti celtici e soprattutto nella vicina Irlanda, si
consolida la tradizione cristiana e si diffonde una particolare spiritualità monastica
fondata su:

1. rigide pratiche ascetiche e penitenziali;


2. una vivace volontà missionaria, che stimolerà la diffusione del monachesimo
irlandese nell’Inghilterra settentrionale e poi nei regni barbarici (secondo una
terminologia tradizionale) del continente.

La conversione al Cristianesimo

Il Cristianesimo giunge in Inghilterra in due modi e da due aree geografiche diverse:

1. da Nord, attraverso il monachesimo irlandese, che si diffonderà nell’area


settentrionale dell’Inghilterra anglosassone;
2. da Sud, attraverso il monachesimo benedettino legato a Roma, che si
diffonderà nella parte meridionale dell’Inghilterra anglosassone.

Il monachesimo irlandese

Fu fondamentale, invece, il suo apporto indiretto attraverso la mediazione della


Chiesa irlandese, affermatasi in Irlanda già 2-3 secoli prima, grazie al monachesimo
ascetico e missionario. L’Irlanda (mai toccata dalla conquista romana), una volta
convertitasi al Cristianesimo grazie all’opera di San Patrizio (370-461) (nato in
Britannia da un padre attivamente impegnato nella Chiesa) e dei suoi seguaci,
divenne il principale baluardo della romanità in Occidente.

Ardore missionario e ascetico: i monaci irlandesi già nella seconda metà del VI
secolo e, soprattutto, poi nel VII iniziarono la loro peregrinatio penitenziale verso
l’Inghilterra e il continente. I monaci irlandesi operarono fra i Picti e fra i
Northumbri, fra i Franchi e gli Alamanni, e nell’Italia settentrionale (dove Bobbio –
città in provincia di Piacenza in Emilia-Romagna – verrà fondata nel 612 da
Colombano).
Il monachesimo irlandese, inoltre, con l’opera missionaria di Columba (Columcille),
che nel 563/565 fonda il monastero di Iona in Scozia, e con quella di Aidan, monaco
di Iona che nel 635 fonda il monastero di Lindisfarne, aprì le porte alla
cristianizzazione della Northumbria anglosassone.

Nel secolo VII i monasteri di origine irlandese dimostrano una notevole vivacità
culturale nell’Inghilterra settentrionale (conservazione e approfondimento della
tradizione biblica e agiografica; insegnamento del latino; diffusione della scrittura
irlandese o insulare, tratta dalla semionciale latina e adattata alle caratteristiche
dell’anglosassone).

Il monachesimo benedettino

597: il monaco Agostino giunge in Inghilterra. Contemporaneamente, nell’Inghilterra


meridionale si stabiliscono contatti con la tradizione cristiana di stampo romano.

599: re Ethelbert del Kent, che aveva sposato una principessa cattolica di origine
francese, si converte al Cristianesimo ed autorizza il monaco Agostino, inviato da
Roma con 40 monaci missionari, a predicare presso il suo popolo.

Papa Gregorio Magno investì Agostino del titolo di Arcivescovo di Canterbury.

La conversione degli Anglosassoni fu caratterizzata da una grande moderazione:


rispetto e comprensione degli usi pagani che dovevano solo essere indirizzati verso il
culto del nuovo e vero Dio. Tale moderazione è testimoniata dalla Lettera di San
Gregorio all’abate Mellito.

Reazione dell’Inghilterra anglosassone

Le popolazioni inglesi, nonostante alcuni ritorni di paganesimo, accolsero di buon


grado il Cristianesimo (senza reazioni violente come avvenne più tardi in territorio
tedesco, dove il processo di conversione fu accompagnato dalla politica di
espansione territoriale del Regno Franco) perché:

1. non rappresentava un’ingerenza straniera politicamente temibile;


2. con l’avvicinamento alla cultura latina che esso comportava, il Cristianesimo
rappresentava un elemento di prestigio culturale per la classe dirigente di
origine germanica;
3. forse anche perché la cultura e la lingua latina che esso introduceva non
erano elementi completamente ignoti sull’isola britannica (periodo romano).
Contrasto tra Roma e monachesimo irlandese

L’isola fu cristianizzata in mezzo secolo, ma non completamente “romanizzata”,


poiché l’opera di cristianizzazione, avviata da Roma e partita dall’area
meridionale dell’Inghilterra, a Nord si scontrò con l’azione apostolica dei
missionari irlandesi, sviluppatasi indipendentemente da Roma.

Il monachesimo irlandese, infatti, era in contrasto con quello benedettino: il


monachesimo irlandese, che non riconosceva l’autorità di Roma, aveva un
carattere spontaneo e popolare, caratterizzato da ascetismo e forte individualità
del monaco; il monachesimo benedettino si reggeva sul principio della stabilitas
loci (attività residenziali continuative) e su un’organizzazione gerarchica.
Contrasti liturgici: metodo per stabilire la data della Pasqua.

Pacificazione del contrasto

664: Sinodo di Whitby: con l’appoggio del re Oswin di Northumbria viene


dichiarata valida la data romana della Pasqua, che nel 716 è adottata anche nel
monastero di Iona; dopo il Sinodo, tutti i grandi conventi di Inghilterra optarono
per la Redola Benedettina.

668: Teodoro di Tarso, vissuto a lungo in un monastero romano, viene nominato


dal Papa Arcivescovo di Canterbury; Teodoro abolì le consuetudini monastiche
irlandesi e rese obbligatoria la residenza in convento con il principio della
stabilitas loci benedettina.

VIII secolo

Nonostante i contrasti tra i regni anglosassoni, i monasteri svilupparono una


notevole vita culturale, favorendo il rafforzarsi della letteratura latina di
carattere omiletico e agiografico; nei centri monastici fiorisce anche la poesia di
tradizione germanica. Furono molto feconde le scuole dei monasteri
settentrionali di Jarrow, York e Lindisfarne, dove operarono maestri che
influirono sulla vita culturale di tutta Europa. In Northumbria fu stimolata la
nascita della poesia in volgare, che si manifestò dapprima in forme dialettali
settentrionali.
Prima metà dell’VIII secolo

Beda (672-735), a Jarrow, scrisse la Historia Ecclesiastica gentis Anglorum,


numerose opere grammaticali e di compilazione scientifica; i “Commenti” alle
Scritture (l’attività esegetica dei Padri della Chiesa diventa accessibile ai lettori
inglesi).

Alcuino, educato nel monastero di York (735), scrisse in latino opere in versi,
manuali grammaticali e filosofici di carattere didattico, che ebbero grande
diffusione nell’Alto Medioevo; nel 781 fu chiamato alla corte di Carlo Magno per
realizzare il suo vasto programma di riorganizzazione scolastica – rinascita
culturale in tute le regioni dell’impero franco.

Contatti culturali tra continente e mondo anglosassone: già nel corso di tutto
l’VIII secolo i missionari inglesi (Willibrord, Pirmino, Bonifacio) avevano raggiunto
i Paesi Bassi e la Germania (->conversione, riorganizzazione, fondazione di molti
monasteri).

La vivacità culturale del monachesimo anglosassone, unita all’opera di Carlo


Magno e di Alcuino, è stata fondamentale per il risveglio culturale dell’Occidente,
non tanto per l’apporto di nuove idee o di sintesi originali, ma piuttosto per il
recupero del patrimonio scientifico classico e tardo-antico (ricerca a Roma ed in
Oriente di testi greci e latini; insegnamento del latino classico e del greco alla
Schola Palatina di Carlo Magno; ricostruzione filologica del testo biblico ad opera
di Alcuino con consiglio di doti greci e siri).

Nel mondo dotto dell’Europa occidentale si attua rivalutazione enciclopedica


della scienza pagana.

In Inghilterra, dove lo studio della tradizione biblica si approfondisce e si affina, la


poesia di ispirazione cristiana si complica e si arricchisce di motivi dottrinari e
teologici e il patrimonio agiografico viene rimeditato ed interiorizzato, tanto da
assumere un’espressione nuova, di tipo lirico, con un linguaggio più complesso
(Cynewulf).

L’epoca di Alfredo (fine dell’VIII – inizi del IX secolo)

Dopo un periodo vivace e fecondo, il periodo che porta al regno di Re Alfredo il


Grande rappresenta una delle epoche più travagliate del medioevo inglese,
un’epoca che inizia con la devastazione e la conquista da parte dei Vichinghi della
regione settentrionale dell’isola.

 Norvegesi: occuparono le isole atlantiche a Nord della Scozia (le Shetland,


poi, agli inizi del IX secolo, le Orcadi, le Ebridi e le Far Øer; dalle Shetland
occuparono le coste occidentali dell’Inghilterra);
 Danesi: nel IX secolo si registrano gli attacchi dei Danesi: 865-875
occuparono le regioni orientali (East Anglia, Northumbria); 886 trattato
con Re Alfredo: i Danesi non devono invadere le regioni sud-occidentali;
nei territori occupati dai Danesi è in vigore la legge danese (Danelaw,
Londra-Nord) e York divenne il centro principale del regno danese.

Solo nel 1016 il Re danese Canuto (Knut) il Grande riunisce sotto la sua corona
l’Inghilterra, la Norvegia e la Danimarca, ma il suo regno finisce con la sua morte nel
1036 e l’Inghilterra torna ad una dinastia inglese.

Nel 793 i vichinghi norvegesi attaccarono e distrussero il monastero di Lindisfarne e


molti altri monasteri settentrionali: forse questo è il motivo per cui la maggior parte
dei manoscritti che trasmettono la maggior parte dei testi poetici anglosassoni ci
sono pervenuti in un dialetto meridionale, il sassone occidentale (scrittura definitiva
al X-XI secolo) – si tratta di copie di probabili originali anglici, come risulta da alcune
particolarità linguistiche angliche.

Nel corso del IX secolo il baricentro della vita politica e culturale inglese si sposta
nel Sud, dove i re del Wessex riescono ad opporsi alle invasioni vichinghe.

871-901: Regno di Re Alfredo il Grande

Il mondo inglese conosce un periodo di relativa tranquillità che consente una


notevole attività letteraria e culturale stimolata e attuata dal sovrano stesso.

Alfredo riuscì a sconfiggere i Danesi e con il trattato Wedmore ottenne la sovranità


su Wessex, Sussex, Kent e Mercia occidentale, mentre Essex, East Anglia,
Northumbria e Mercia settentrionale rimasero in possesso dei Danesi.

Dopo aver ristabilito la pace, Alfredo, constatando la decadenza civile ed


intellettuale della popolazione, si propone di riedificarne i costumi e di riformare
l’istruzione religiosa e civile, convinto che il benessere e l’ordine del regno non
potessero essere disgiunti dall’edificazione morale e religiosa del popolo, in
generale, e della classe solta (o semi-colta) dei religiosi e dei funzionari laici, in
particolare, poiché tale classe controllava direttamente gli atteggiamenti privati e
sociali del popolo.

Le iniziative di Re Alfredo

In campo giuridico: stesura di un nuovo codice di leggi, che perfezionava e


aggiornava la legislazione dei suoi predecessori nel rispetto dei principi e
dell’impianto legale tradizionale.

In campo letterario: l’opera letteraria e culturale di Alfredo fu caratterizzata dal


rispetto del passato e dalla rivalutazione della tradizione anglosassone. Con tale
spirito promosse la redazione della Cronaca Sassone, la cui compilazione proseguì
per più di due secoli – un’opera trasmessa da sette manoscritti e da due frammenti.
Elaborò un programma di traduzioni in inglese delle opere fondamentali nel
patrimonio dottrinario e filosofico medievale, quali:

 I Dialogi e la Cura pastoralis di Gregorio Magno;


 Il De consolatione Philosophiae di Boezio;
 I Soliloquia di Sant’Agostino;
 La Historia universalis di Orosio;
 La Historia Ecclesiastica gentis Anglorum di Beda.

Nel portare avanti questo programma di traduzioni, Alfredo invitò tutti ad usare
l’inglese nella vita culturale e civile, una lingua che egli stesso e i suoi collaboratori
contribuirono a rivalutare creando, attraverso la traduzione anche di difficili opere
filosofiche, una prosa ricca e duttile, adatta all’uso letterario oltre che pratico.

La rinascita benedettina

Il regno di Re Alfredo fu seguito da un nuovo periodo di incertezza civile e culturale a


causa della ripresa delle guerre contro i Danesi. La tradizione culturale monastica fu
tutelata, tuttavia, dal diffondersi dello spirito della rinascita benedettina, partita dai
monasteri riformati secondo il modello di Fleury, che introdussero anche in
Inghilterra, nella seconda metà del X secolo, un nuovo fervore di vita religiosa e di
conseguenza favorirono una ripresa degli studi, soprattutto in quanto finalizzati
all’attività didattica ed esegetica dei monaci.
Intorno all’anno 1000

Al periodo intorno all’anno 1000 risale la redazione dei quattro codici che
contengono i 2/3 della poesia anglosassone rimastici e la composizione dei carmi
eroico-encomiastici che traggono ispirazione da avvenimenti storici.

La produzione letteraria dell’epoca è di carattere soprattutto dottrinario ed


omiletico e si sviluppa essenzialmente nelle abbazie meridionali.

La Scuola di Winchester

Fu riorganizzata dall’arcivescovo Æthelwold, traduttore della Regula di San


Benedetto e autore (molto probabilmente) della Regularis Concordia; famoso fu
anche Ælfric (allievo di Æthelwold) per la sua attività di maestro, latinista e
traduttore: istruzione religiosa dei laici e del clero.

Ad Ælfric si deve la versione in inglese antico delle Institutiones gramaticae di


Prisciano e dei primi libri del Vecchio Testamento, versione volutamente parziale,
secondo la cautela che si riteneva necessaria nel mettere a disposizione i testi sacri a
più larghe fasce di lettori; Ælfric fu soprattutto autore di omelie come il suo
contemporaneo Wulfstan, arcivescovo di York che morì nel 1023.

Con l’omelia e con l’agiografia, grazie a Ælfric, la prosa inglese entra nell’uso
letterario sostituendo quella latina, raffinandosi e perfezionandosi fino a
raggiungere notevoli livelli di stile nella curata prosa ritmica di Ælfric.

1066: Battaglia di Hastings e Guglielmo il Conquistatore

Con l’invasione dei Normanni (popolazione di origine scandinava, ma di lingua e


cultura francese) finisce il periodo anglosassone della cultura inglese. L’arrivo al
trono di Guglielmo il Conquistatore portò l’insediamento della nobiltà feudale
normanna in Inghilterra, provocando sconvolgimenti e mutamenti profondi nella
struttura politica e sociale del regno; quasi totale soppressione dell’uso dell’inglese
nei testi letterari e nei documenti ufficiali, redatti in latino o in francese.

LA LETTERATURA ANGLOSASSONE
Non vi è mai stata una frattura profonda tra mondo/cultura inglese e tradizione
latina (Beda, Alcuino). Si osserva, tuttavia, che l’inglese antico entra nell’uso scritto
piuttosto precocemente rispetto alle altre lingue germaniche antiche e con varie
modalità:
 Con un alfabeto epigrafico di origine runica, modificato per la resa dei suoni
inglesi (VI-VII secolo);
 Nell’VIII secolo anche la grafia latina di origine irlandese viene adattata
all’inglese e modificata per esprimere correttamente il sistema fonologico
anglosassone.

I più antichi documenti di poesia epica in inglese antico sono due brevi inni:

1. Il primo è un inno attribuito da Beda a Cædmon (VII-680) (uno dei primi poeti
inglesi e pastore presso il monastero di Whitby) e canta in nove versi la gloria
del Creatore, originariamente in dialetto northumbrico, come appare in 4 dei
17 manoscritti che lo tramandano; la versione più antica risale probabilmente
al 737 – non si sa se Cædmon fu il primo ad utilizzare concetti ed espressioni
volgari/profane per la poesia dedicata al Creatore, per esempio metod “fato,
destino, morte”, drihten “signore, regnante” [Beda narra di Cædmon].
2. Il secondo inno è il canto di morte dello stesso Beda, in cinque versi,
conservato in 29 manoscritti, molti dei quali in northumbrico.

Tra i primi documenti in inglese antico vi è anche l’iscrizione runica incisa sul
cofanetto Franks (scrigno in osso di balena del 700 circa ed ora conservato al British
Museum), le cui prime parole sono: fisc flodu ahof on fergen-berig “la marea
scaraventò il pesce sugli scogli”.

I quattro codici

La maggior parte della produzione poetica in inglese antico è conservata in quattro


codici, tutti scritti intorno all’anno 1000 in sassone occidentale tardo:

1. Oxford, Bodleian Library, Junius XI: questo manoscritto di 116 fogli


pergamenacei trasmette i cosiddetti poemi cædmoniani ispirati all’Antico
Testamento (Genesi, Esodo, Daniele, Cristo e Satana) – in tutto circa 5000
versi.
2. Exeter, Cathedral Library 3501: il manoscritto Exeter (131 fogli) è il regalo del
primo arcivescovo Leofric (morto nel 1072) alla cattedrale di Exeter. Il codice
trasmette componimenti di contenuto religioso e solo in parte profano
(“Cristo e Giuliana” di Cynewulf, Widsith, Deor, Wulf e Eadwacer, Enigmi,
Elegie); i fogli 8-130, infine, contengono un numero considerevole di
componimenti poetici; 8000 versi circa.
3. Vercelli, Biblioteca Capitolare 117: il codice, datato 980 circa, tramanda testi
omiletici in prosa; un terzo di essi è occupato da componimenti poetici, tra i
quali si ricordano “Elena” e gli “Apostoli” di Cynewulf, “Andrea” e il cosiddetto
“Sogno della Croce” (questo testo ha anche una tradizione epigrafica).
4. London, British Library, Cotton Vitellius A.XV: il codice del “Beowulf”, del
1000 circa, ora a Londra, che prima del “Beowulf” presenta tre testi in prosa e
dopo il “Beowulf” un frammento in versi che tratta dell’episodio biblico di
Giuditta.

Temi

La maggior parte della produzione poetica è ispirata a temi cristiani, che


influenzano il materiale narrativo epico e mitologico tipico della tradizione
germanica.

“Beowulf” è il maggiore rappresentante della poesia eroica: combatte e sconfigge il


male. Il poema, tradizionale nella forma, risente di un’impostazione morale
cristiana.

Poemi cristiani del manoscritto “Junius XI” attribuiti a Cædmon (in base a quanto
riferito da Beda): la materia biblica veterotestamentaria entra a far parte della
poesia anglosassone e viene espressa con schemi narrativi e stilistici tipici della
poesia pagana germanica: Dio-re vittorioso; Mosè (in “Esodo”) come condottiero
germanico; espressioni poetiche legate all’epica germanica (“Genesi” e “Esodo” sono
datati all’inizio dell’VIII secolo).

Cynewulf e la sua scuola. Quattro poemi – “Giuliana”, “Elena”, “Apostoli” (o “Fati


degli Apostoli”), “Cristo II” – contengono in simboli runici il nome dell’autore, fatto
inconsueto nella tradizione medievale. Il poeta è Cynewulf (metà VIII-metà IX secolo,
Inghilterra settentrionale probabilmente). Sembrano legati alla sfera di influenza di
Cynewulf anche “Guthlac A” e “B” e il “Sogno della Croce”, oltre agli altri due
componimenti “Cristo I” (nascita di Gesù) e “III” (Giudizio Universale). La poesia di
Cynewulf è ispirata al Nuovo Testamento e alle Vite dei Santi e presenta legami
stilistici con la poesia religiosa latina e con la letteratura omiletica. La tradizione
germanica è rilevabile, ma i testi, il tono e lo stile sono molto vicini alla tradizione
religiosa cristiana – il linguaggio poetico germanico è rinnovato.
Poesia laica

Poesia di ispirazione laica. I componimenti dell’Exeter Book; Elegie tra cui L’errante,
Il navigante, Il lamento di Deor (o semplicemente Deor); affrontano i motivi della
lontananza e della nostalgia del passato e fondono moduli poetici dell’epica con la
tradizione liturgico-religiosa.

Caratteristiche della poesia anglosassone

Verso lungo allitterante

Un verso lungo diviso in due emistichi, legati da allitterazione; ciascun verso lungo è
costituito da due tempi forti e da due tempi deboli (sillabe non accentate o
debolmente accentate), ed il primo tempo forte (sillaba accentata) del secondo
emistichio detta l’allitterazione rispetto ai due accenti del primo emistichio; il
secondo accento del secondo emistichio non allittera. Esempio ne è l’iscrizione
runica in proto norreno presente sui “Corni di Gallenus”, scoperti in Danimarca:

emistichio A // emistichio B

ek HléwagàstiR HóltijaR // hórna táwidō

Io, Hlewagast, discendente (figlio) di Holt // [questo] corno feci

In questa iscrizione gli accenti cadono su quattro sillabe, di cui le prime tre
allitterano su <h> (/x/).

Altra iscrizione è la seguente:

Hwæt! Wē Gār-dena // in gēar-dagum

Þēod-cyninga // Þrym-gefrūnon

hū ðā æÞelingas // ellen fremedon

(“Ecco. Noi dei Danesi delle lance / in giorni lontani, // dei re della nazione; ci è nota
la gloria // che quei principi grandi cose [imprese di coraggio] compirono//”).

Kenning (pl. kenningar)

Termine norreno usato nei trattati di poetica per definire un tipo di circonlocuzione,
di traslato. Si tratta di una costruzione a base prevalentemente metaforica,
considerata tipica dell’antica poesia germanica, in cui un nome composto, formato
da due elementi (un nucleo ed una determinazione) uniti in una relazione genitivale
o anche solo giustapposti, sta per un’altra parola che costituisce il referente del
composto.

Esempi:

 ofer hron-rāde “oltre la via delle balene” (la via delle balene=?)
 ofer ganotes bœð “attraverso il ‘bagno della sula(?)’ [uccello acquatico]”
 heofones gim “il gioiello del cielo” (?)
 ingl. a. bēag-gifa “donatore d’anelli”, sass. a. bōg-gebo “distributore di
anelli”, norr. baugskydir “distributore di anelli”: kenning tipica per “principe”,
“colui che distribuisce anelli” (nel comitatus descritto da Tacito).

Variazione

Per rispettare la regola dell’allitterazione, la poesia anglosassone (germanica in


generale) ha sviluppato un’ampia gamma di sinonimi per designare un medesimo
oggetto o concetto, in modo da menzionarlo in modo nuovo e con nuove consonanti
da inserire nello schema allitterativo del verso germanico. Sono molto numerosi i
termini per “mare”, “signore”, “armi”, “guerra”; la variazione non aggiunge nulla di
nuovo concettualmente. Esempi:

Beowulf maÞelode / bearn EcgÞeowes (“Beowulf disse, figlio di EcgÞeow”)

hilde-leoman billa selest (“lo splendore di battaglia, la migliore delle spade”)

mere-hengest (“corsiero/destriero del mare”)

wæg-hengest

sæ-hengest

LA PROSA IN INGLESE ANTICO


La prosa in inglese antica sopravvissuta fino ai giorni nostri è in gran parte non
letteraria. Gran parte di essa è costituita da traduzioni o parafrasi di testi nati
originariamente in latino. Il suo scopo era in primo luogo pratico e funzionale più
che artistico. La prosa, inoltre, era rivolta a un pubblico di lettori che doveva
apprendere il contenuto dei testi mediante la vista e non attraverso l’udito, come
accadeva per la poesia (almeno nello stadio iniziale) che, per questo motivo, cercava
di attirare il pubblico con espedienti artistici d diverso genere (allitterazione,
variazione, espressioni poetiche ricercate). La prosa anglosassone raggiunse una
dimensione letteraria vera e propria solo nel periodo tardo (traduzione di modelli
latini). Solo quando l’esempio e l’autorità di Re Alfredo (871-899) cominciarono a
dare un certo prestigio alla realizzazione della prosa si può affermare che ci sia stato
l’inizio della prosa come ambito specifico nel panorama della letteratura inglese.

Dal momento che la filologia studia tutti i testi a prescindere dalla loro “bellezza”
letteraria, occorre precisare che le leggi, le carte e le glosse, pur essendo fuori dalla
sfera della letteratura vera e propria, costituiscono i primi passi che hanno portato
allo sviluppo della prosa.

Nascita della prosa

Quando gli Angli, i Sassoni e gli Juti invasero la Britannia portarono con sé delle leggi
consuetudinarie tramandate oralmente. Alcune leggi furono consegnate alla
scrittura in volgare già all’inizio del VII secolo nel Kent (influsso del Cristianesimo –
leggi kentiche sopravvissute grazie ad una copia realizzata all’inizio del XII secolo).
Beda (Historia Ecclesiastica gentis Anglorum): re Æthelberht del Kent (560-617).

Le leggi di re Alfredo costituiscono l’unico esempio di leggi in volgare precedenti la


conquista normanna. Si tratta delle leggi conservate nel manoscritto “Cambridge,
Corpus Christi College, 173” (inizi X secolo) all’interno della “Cronaca anglosassone”;
tali leggi sono precedute dal prologo di re Alfredo, seguito dalle leggi dell’inizio
dell’VIII secolo del re del Wessex Ine (688-725).

Elementi orali delle leggi

Molte leggi mostrano tracce della loro genesi orale (come l’allitterazione,
l’assonanza) che rivelano l’affinità tra la declamazione delle leggi e la recitazione di
versi poetici. Le prime leggi sono molto essenziali ed asciutte. Si consideri ad
esempio il testo dei decreti 4 e 5 delle leggi di re Æthelberht del Kent:

Gif frigman cyninge stele, IX [nigon] gylde forgylde.

(“Se un uomo libero dovesse derubare il re, egli deve pagare per nove volte.”)

Gif in cyninges tune man mannan ofslea, L [fiftig] scill’ gebete.

(“Se un uomo dovesse ammazzare un altro nella tenuta del re, egli deve pagare 50
scellini per risarcimento.”)
Evoluzione dei testi delle leggi

Poco meno di un secolo dopo emerge una prosa più ricca nelle Leggi kentiche di
Hlohthere ed Eadric (673-685?); entro la fine del VII secolo le Leggi di Wihtred (695)
sono dotate di un prologo e di una sintassi più complessa:

Gif Þæs geweorÞe gesiÞcundne mannan ofer Þis gemot, Þæt he unriht hæmed
genime ofer cyngæs bebod ond biscopes ond boca dom, se Þæt gebete his dryhtne C
[hundred] scill’an ald reht.

(“Se dopo questo incontro qualche uomo nato nobile sceglie di entrare in una
unione illecita nonostante l’ordine del re e del vescovo e del decreto del libro, egli
deve pagare al proprio signore 100 scellini secondo la legge antica.”)

La tradizione glossografica

Il materiale lessicale di provenienza latina entra a far parte della tradizione


anglosassone con le glosse. A partire dall’VIII secolo si diffonde, nell’Inghilterra
anglosassone, la consuetudine di corredare i testi latini di glosse interlineari in
volgare.

Esempi:

 “Vespasian Psalter”, nel manoscritto “London, British Library, Cotton


Vespasian A.i”; le glosse furono copiate all’inizio del regno di re Alfredo da un
testo merciano in un Salterio latino più antico;
 le glosse ai Vangeli di Lindisfarne e di Rushworth, testimonianza di due dialetti
settentrionali della fine del X secolo (testo latino copiato tra la fine del VII e
l’inizio dell’VIII secolo, glossa del X secolo).

L’influsso latino

Rispetto alla poesia, che dipende molto dalla tradizione germanica, la prosa
anglosassone nasce più tardi nel tempo ed è fortemente influenzata dal latino. nel
corso del tempo si evolve, passando da una prosa semplice con prevalenza di
coordinazione e di correlazione (Þa…Þa; Þonne…Þonne; Þæt…Þæt) alla prosa più
elaborata (con subordinazione) della tradizione omiletica.
Il lessico:

1. molte parole latine entrano nel lessico inglese perché erano giunte sul suolo
insulare con i Romani, prima dell’arrivo di Angli, Sassoni e Juti: stræt “strada”,
pund “libbra” (lat. pondus “peso [di una libbra]”), wīn “vino”;
2. termini legati alla tradizione cristiana: cirice “chiesa”, abbod “abate”, mynster
“monastero”, prēōst “preste”;
3. calchi per riprodurre termini cristiani: Þriness su lat. trinitas, gli astratti in
-dom, -scip e –nes.

L’influsso scandinavo

Nel periodo anglosassone cominciano ad entrare nel lessico inglese termini di


provenienza scandinava – le invasioni vichinghe; tali termini stranieri furono accolti
forse anche per l’affinità di lingua e cultura tra i due popoli e per le comuni origini
germaniche. La provenienza scandinava è rivelata dall’aspetto fonetico delle parole,
più vicino al nordico che all’inglese:

 sister come isl. a. syster e non come ingl. a. sweostor;


 weak come isl. a. veikr e non come ingl. a. wāc.

Alcuni tratti linguistici osservabili nell’inglese moderno che vengono solitamente


attribuiti al mondo scandinavo, tuttavia, potrebbero risalire ad un’influenza anglica
(non altrimenti documentabile) sul sassone occidentale – si pensi alla pronuncia di
to give e to get contro il sass. occ. giefan [j:van] e gietan [j:tan].

Sostituzione di parole: to take a danno dell’ingl. a. niman.

Toponimi scandinavi: molto diffusi nel nord-est della Gran Bretagna (Danelaw); i
toponimi scandinavi sono riconoscibili dalla seconda parte del nome, che
solitamente è un elemento lessicale relativo alla modalità di stanziamento, come
dan. by “fattoria, città”, Þorp “villaggio” (Austhorpe), toft “appezzamento di terreno”
(Nortoft, Eastoft), nes “promontori” (Lochness, Inverness).

Morfologia: il pronome they contro l’ingl. a. hie; le forme both e same.

L’influenza linguistica scandinava non è registrata nella documentazione in inglese


antico poiché tocca un livello linguistico comune. Essa compare nella tradizione
letteraria a partire dall’inglese medio, periodo in cui la lingua inglese si arricchisce
acquisendo elementi lessicali della lingua comune, non dotta.

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