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1.

L'Inghilterra dai sovrani Tudor al regno di Giacomo I: la costruzione


dell’identità nazionale

Introduzione
L’arco temporale, che va approssimativamente dalla fine del Quattrocento ai primissimi anni
del Seicento, è cruciale, non soltanto per la storia e la cultura inglese, ma anche per la storia
e la cultura europea. Questi circa cento anni sono definiti in inglese Early Modern Period
(‘Prima modernità’) perché segnano il momento in cui la cultura europea accede alla
modernità. Vi sono tre fenomeni che interagiscono fra di loro:

1. L'avvento della stampa


2. La Riforma
3. La diffusione dell'Umanesimo e del Rinascimento

L’interazione fra queste tre esperienze tra Quattro e Cinquecento segna effettivamente un
passaggio d’epoca e l’inizio dell’età moderna.

La guerra dei cent’anni (1337-1453)


Nel 1453, cioè trent’anni prima del periodo in cui sale al trono Enrico VII d’Inghilterra, si era
conclusa la guerra dei cent’anni che aveva visto confrontarsi fondamentalmente Inghilterra
e Francia. Nonostante alcune vittorie da parte inglese, come quella di Crecy o di Poitiers o
quella di Azincourt nel 1414, la guerra si concluse con una sconfitta degli inglesi e delle loro
pretese sul trono di Francia. L’Inghilterra perse tutti i territori che possedeva in Francia con
l’eccezione di Calais.

La guerra delle due rose (1455-1485)


Dopo, l’Inghilterra è devastata da un altro conflitto. Questa volta, si tratta di una guerra
intestina tra due grandi casate nobiliari, i Lancaster e gli York, quindi una guerra feudale,
che combattono rivendicando ciascuna il diritto di sedere sul trono d’Inghilterra. “Guerra
delle due rose” perché la rosa bianca era simbolo del casato dei York e la rosa rossa del
casato dei Lancaster.
La guerra si conclude con la vittoria dei Lancaster e con la battaglia di Bosworth (1485), che
vede la sconfitta di Riccardo III di York, personaggio storico che sarà protagonista, non
soltanto di un’opera storica di Tommaso Moro, ma anche di uno dei grandi drammi storici di
Shakespeare, il Richard III. Riccardo viene sconfitto da Enrico, erede dei Lancaster, (educato
dallo zio Jasper Tudor, conte di Pembroke, che era il capo del partito Lancaster) e diventa re
d’Inghilterra come Enrico VII Tudor.

Enrico VII
È con Enrico VII, che regnerà dal 1485 al 1509, che prende inizio la monarchia Tudor. Il regno
di Enrico VII è quello in cui si gettano le basi per la trasformazione dell’Inghilterra in un
moderno stato unitario, o nazionale, perché in primo luogo, segna la fine di quei conflitti
feudali tra le varie casate nobiliari inglesi che avevano attraversato tutta la storia inglese del
Medioevo, e che erano poi culminati con la guerra delle due rose. E poi, realizzando una
politica tesa da una parte alla costruzione di un solido apparato amministrativo-burocratico,
senza il quale uno stato non può funzionare, e dall'altra parte la costituzione di un esercito e,
soprattutto, di una flotta navale sia militare e sia mercantile. Flotta che sarà determinante
nel segnare la successiva fortuna dell'Inghilterra come grande potenza marittima e grande
potenza coloniale.
Il regno di Enrico VII fu appunto caratterizzato da una situazione di pace interna con
l’eccezione di quella che sarà sempre la spina nel fianco per l’Inghilterra, vale a dire l’Irlanda.
L’Irlanda è stata la prima colonia degli inglesi. Ai confini del Pale, un’area geografica che
circonda l’attuale Dublino, c’era un forte tasso di conflittualità tra inglesi e irlandesi.
All’epoca i due rivali politici dell’Inghilterra erano Francia, da una parte, e Scozia, dall’altra,
unite fra di loro da una secolare alleanza. Per far fronte a questa situazione, Enrico VII decise
di perseguire una politica filospagnola facendo sposare il primogenito Arturo con Caterina
d’Aragona, la figlia di Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia, cioè i sovrani che
finanziarono la spedizione di Cristoforo Colombo. Matrimonio, questo, gravido di
conseguenze perché alla morte di Arthur Enrico VIII, il secondogenito di Enrico VII, prenderà
in moglie Caterina d’Aragona e sarà proprio la decisione di Enrico di divorziare da Caterina
che scatenerà quel processo che porterà allo scisma anglicano.
L’altra figlia di Enrico VII, Margherita, sposa il re di Scozia Giacomo IV Stuart. Anche questo
matrimonio è significativo perché è proprio in virtù di questo legame tra la corona
d’Inghilterra e quella di Scozia che, una volta morta Elisabetta priva di eredi, sarà Giacomo VI
di Scozia all’inizio del Seicento a diventare re d’Inghilterra con il titolo di Giacomo I, quindi a
unire la propria persona in due regni. Lui sarà il primo a usare l’espressione Great Britain,
un’idea di una nazione britannica che trascende i confini dell’Inghilterra ma che i Parlamenti
dei due Paesi rifiuteranno sempre (i due Parlamenti si unificheranno solo molto dopo,
all’inizio del Settecento).
Durante il regno di Enrico VII, il Parlamento inglese continua a mantenere le sue prerogative,
soprattutto quella fondamentale di esercitare un controllo sul prelievo fiscale, cioè il re non
poteva imporre tasse ai cittadini per fare guerra. Doveva passare comunque per il vaglio del
Parlamento. L’Inghilterra viene normalmente considerata la “patria della democrazia” perché
è il Paese in cui già nel 1215, sotto il regno di John Lackland, viene approvata la Magna Carta
con cui si limitano le prerogative del sovrano e si definisce una divisione dei poteri in forma
embrionale. In particolare, la Magna Carta sancisce che il re non poteva riscuotere le tasse
senza il consenso del Parlamento.
Il Parlamento inglese, il più antico d’occidente, già dalla fine del Duecento è costituito da due
camere:

1. Una camera alta o House of Lords di nomina regia, di cui facevano parte duchi e
conti;

2. Una camera bassa o House of Commons, una camera a base territoriale dove le
contee e i consigli delle città mandavano i propri rappresentanti quali cavalieri e
cittadini.

Il sovrano persegue una politica interventista in economia che mira soprattutto a favorire i
nuovi ceti imprenditoriali-mercantili. Proprio durante il regno di Enrico VII vengono gettate
le basi per la costituzione di quella che sarà la grande forza dell’Inghilterra, cioè la flotta
navale sia militare che commerciale.

Enrico VIII
Enrico VII muore nel 1509 e gli succede la celebre figura di Enrico VIII (1509-1547, anno della
sua morte), il cui regno è uno dei più ricchi e carichi di eventi perché segna l’inizio della
stagione umanistico-rinascimentale e soprattutto vede l’Inghilterra venire assorbita da quel
grande movimento che sconvolge la Chiesa, segnandone la rottura dell’unità, che è la
Riforma protestante. Lo Scisma anglicano voluto da Enrico VIII si colloca all’interno di un più
vasto movimento che è quello della Riforma protestante, promossa da Martin Lutero nel
1517. Senza Lutero non ci sarebbe stato neanche lo Scisma anglicano.
Durante il regno di Enrico VIII viene approvato il Welsh Act of Union, cioè quell’atto in base
al quale il Galles viene formalmente annesso alla corona d’Inghilterra.
L’Irlanda rimane problematica. Al di là del Pale, si estendeva un’area abbastanza vasta in cui i
feudatari irlandesi erano solo nominalmente legati alla corona d’Inghilterra ma, di fatto,
erano indipendenti. Poi, c’era una vasta area che era, invece, completamente esclusa dalla
giurisdizione inglese, totalmente autonoma.
Enrico VIII persegue una politica tesa a consolidare ed estendere l’egemonia inglese in
Irlanda. Lo farà, attraverso il governatore che manderà lì in Irlanda, fino a ottenere nel 1541
dal Parlamento irlandese il riconoscimento del titolo di re d’Irlanda. Fino a quel momento il
re d’Inghilterra non poteva fregiarsi anche del titolo di re d’Irlanda. Dal 1541 Enrico ottiene
questo e consolida il controllo inglese in Irlanda.

La Riforma protestante
Gli anni del regno di Enrico sono segnati in maniera fondamentale dallo Scisma anglicano,
cioè la separazione della Chiesa d'Inghilterra dalla Chiesa di Roma, che si situa all’interno di
questo movimento più vasto che è la Riforma protestante. Il processo di frattura della
cristianità è avvenuto prima dell’atto di supremazia di Enrico VIII (1534), e cioè nel 1517 con
Martin Lutero, un monaco agostiniano che aveva affisso sulle porte del duomo di
Wittenberg le famose 95 tesi con cui appunto si scagliava in modo particolare contro:

● la corruzione della Chiesa;

● la perdita di contatto rispetto alla chiesa primitiva, ispirata al Vangelo;

● pratiche come la vendita delle indulgenze, per cui la Chiesa traeva proventi, con cui si
diceva che si poteva comprare la salvezza delle anime;

● la mediazione del clero nel rapporto del fedele con Dio.

Lutero segna l’inizio di un processo di contestazione che porterà alla frattura della cristianità
e alla costituzione di diverse chiese di matrice protestante, che sono quelle di matrice
luterana (per esempio la chiesa tedesca) e quelle di matrice calvinista (per esempio la chiesa
scozzese1). Quindi, una frattura che riguarda anche aspetti dottrinali, per esempio i
protestanti considerano solo due sacramenti, che sono battesimo ed eucaristia. Ma mentre
per i cattolici l’eucaristia è transustanziazione2, i protestanti parlano, invece, di
consustanziazione.
La Bibbia circolava, all’epoca, nella versione latina della cosiddetta Vulgata, redatta nel V
secolo d.C. da San Girolamo, e le cerimonie liturgiche venivano officiate in latino. Dunque, il
rapporto con la parola di Dio, soprattutto per i ceti popolari, era assolutamente mediato dal
clero. Lutero sostiene la necessità che il rapporto con la parola di Dio, veicolata dalla Bibbia,
non sia mediato dal clero ma sia un’esperienza intima, individuale che riguarda il singolo
fedele il quale deve essere messo nella condizione di poter leggere i testi sacri anche se non
conosce le lingue classiche. Inizia, quindi, un’operazione che è quella della traduzione della
Bibbia nelle lingue volgari.

L’introduzione della stampa e le traduzioni della Bibbia


Il movimento della Riforma protestante in Europa si caratterizza proprio per questa
centralità che assumono le traduzioni della Bibbia nelle varie lingue. Ma questo movimento,
che sostiene la necessità delle traduzioni, trova ampia diffusione nel contesto della Riforma
grazie anche all’avvento di una nuova tecnologia che è la stampa.
Nella seconda metà del Quattrocento, Gutenberg inventa la stampa a caratteri mobili. Nel
1476, William Caxton introduce la stampa in Inghilterra. L'introduzione e l’avvento della
stampa determinano una rivoluzione che possiamo paragonare all’avvento delle tecnologie
informatiche.
La diffusione della stampa segna proprio un cambio radicale di paradigma culturale perché:

● segna il passaggio dal prevalere di una cultura in cui l’oralità è la dimensione


dominante a, invece, l’istituirsi di una cultura in cui è la scrittura la dimensione
dominante;

● la Riforma se ne avvale come veicolo attraverso cui far circolare i testi, non solo le
traduzioni della Bibbia;

La cultura umanistico-rinascimentale non sarebbe immaginabile senza la stampa.


Lutero stesso è artefice di una traduzione della Bibbia in tedesco che sarà fondamentale, non
solo per la storia religiosa della Germania, ma anche per la storia letteraria della Germania. Il
tedesco di Lutero diventa modello per generazioni e generazioni di scrittori nei secoli
successivi. La stessa cosa avverrà in l’Inghilterra dove, in realtà, di traduzioni della Bibbia
avevano già incominciato a parlare alcuni movimenti di contestazione della Chiesa in età
medievale.

1 Il movimento della Riforma in Scozia assumerà un’identità di tipo calvinista. Giovanni Calvino è un altro dei grandi

protagonisti, chiamato “lo svizzero” della Riforma.

2 Cioè ‘comunione’. “Transustanziazione” significa che il vino e l’ostia diventano il corpo e il sangue di Cristo.
Tra questi movimenti, in Inghilterra particolarmente importante è il movimento dei lollardi
che si diffonde nel tardo Trecento ad opera di John Wyclif. I seguaci di Wyclif venivano
chiamati poor preachers (‘poveri predicatori’) perché questi movimenti spesso e volentieri
attecchiscono in particolare tra i ceti popolari e questo fu per i lollardi. I seguaci di Wyclif
vennero chiamati lollardi, parola la cui etimologia è incerta. Le possibili ipotesi sono una che
derivi dal latino lolium (‘seminatore di zizzania’) oppure dall’inglese loller (‘fannullone’),
oppure dall’olandes lollard (‘borbottatore’). Wyclif è il capo di questo movimento che per
primo aveva sostenuto la necessità per i fedeli di accedere direttamente alla Sacre Scritture.
Dire che le Sacre Scritture devono essere accessibili a tutti significa spingere verso un
processo di democratizzazione della Chiesa. Tant’è vero che aveva promosso, ben prima di
Lutero, traduzioni della Bibbia in inglese. La prima traduzione della Bibbia in inglese (ce ne
saranno poi molte altre) si deve proprio a John Wyclif. Su quanto la Riforma sia figlia diretta
di un’esperienza del genere gli storici discutono però sicuramente questo movimento di
questo tipo crea un humus (‘suolo’), dissemina delle idee che poi, sottotraccia, continuano a
circolare nella società inglese.
Il primo a impegnarsi in una traduzione del Nuovo Testamento, non più dalla versione latina
di San Girolamo, ma dall'originale greco (e la riscoperta della lingua greca è uno dei grandi
eventi che segna la cultura umanistica) è William Tyndale. William Tyndale, la cui traduzione
venne però sequestrata e bruciata nel 1526 per ordine di Enrico VIII che era ancora cattolico.
Qualche anno prima era stato addirittura proclamato da Papa Leone X Defensor Fidei perché
Enrico VIII aveva scritto un opuscolo contro Lutero. Tyndale viene arso sul rogo in Belgio
come eretico. La versione di Tyndale sarà al centro di una polemica appunto che vide
Tyndale contrastato da Tommaso Moro. Tommaso Moro contesta la traduzione di alcuni
termini, per esempio il greco ekklēsía con una parola, che poi verrà utilizzata soprattutto nel
contesto calvinista, cioè congregation al posto di church.
Nel 1535, quindi siamo già entrati nel periodo dello Scisma anglicano, viene prodotta la
prima traduzione integrale del testo biblico questa volta voluta dal sovrano, Enrico VIII, e
questa traduzione è opera di Miles Coverdale il quale però, non lavora su dei testi originali,
ma si serve di una serie di altre traduzioni che nel frattempo erano state prodotte in Europa
(quella svizzero-tedesca di Zwingli e Leo Juda, la Bibbia di Lutero, la Bibbia latina di Pagnino,
la Vulgata e ancora il Nuovo Testamento di Tyndale e anche quella parte del Vecchio
Testamento, cioè il Pentateuco, che sempre Tyndale aveva tradotto).
Nel 1537, cioè due anni dopo, viene redatta la cosiddetta Bibbia di Thomas Matthew che
mette insieme la Bibbia di Coverdale e quella di Tyndale.
Segue nel 1540 la cosiddetta Great Bible (‘Grande Bibbia’) che rimane in uso fino alla revoca
avvenuta nel 1543. Il testo torna in auge sotto Edoardo VI e viene poi definitivamente ritirato
da Maria la sanguinaria.
Durante il regno di Maria, che restaura il cattolicesimo in Inghilterra, viene riutilizzato il testo
latino della Vulgata ma viene prodotta anche una nuova versione della Bibbia, la Geneva
Bible (‘Bibbia di Ginevra’), da un gruppo di protestanti inglesi esiliati a Ginevra. Il testo
diventa molto popolare sia perché introduce la divisione del testo in capitoli e versetti, sia
perché diventa uno strumento importante di propaganda puritana ed è proprio a questa
versione della traduzione della Bibbia che attingono i maggiori letterati dell'epoca:
Shakespeare, John Knox, John Dunn, Bunyan e non solo. I testi shakespeariani sono carichi di
allusioni ai testi delle Scritture o di criptocitazioni. La vicenda del King Lear è ambientata
nella Bretagna pre-cristiana però, nonostante questo, la parola poetica che Shakespeare
utilizza attinge a quella dei testi sacri e vi ritroviamo innumerevoli criptocitazioni. Le
criptocitazioni sono citazioni non presentate in quanto tali ma formulazioni che richiamano
passi della Bibbia o del Vangelo.
La Bibbia di Ginevra nel 1560 sarà dedicata alla regina Elisabetta. Seguirà poi una nuova
versione commissionata da Elisabetta stessa che è la Bishop's Bible ('Bibbia dei vescovi’).
Il testo che sarà fondamentale, non solo per la storia religiosa, ma anche per quella letteraria
dell'Inghilterra sarà la versione della Bibbia voluta e autorizzata dal successore di Elisabetta,
cioè Giacomo I Stuart, nel 1611. Questa versione della Bibbia prende il nome di Bibbia di
Giacomo, per l'appunto, o di Authorised Version e fu il frutto di un lavoro collettivo. Ci
lavorarono ben 54 studiosi i quali si rifecero sia ai testi originali, sia alle traduzioni
(soprattutto alla traduzione di Tyndale) e tradussero la Bibbia utilizzando uno stile appunto
che rifletteva quello del testo originale e soprattutto utilizzando un lessico quotidiano che
sfruttava al massimo le capacità espressive della lingua inglese.
La traduzione è un'arte che viene coltivata nel più ampio contesto della cultura umanistica
che trova la sua massima fioritura proprio durante l'età di Elisabetta e che riflette il nuovo
approccio ai testi promosso proprio dalla cultura umanistica.

Cause dello Scisma


La causa scatenante è la richiesta di Enrico di annullare il matrimonio con Caterina d'Aragona
(1509), vedova del fratello Arturo. Enrico voleva assicurarsi un erede maschio e Caterina non
aveva saputo darglielo, perché allora si credeva che il sesso del nascituro fosse determinato
dalla madre. Si invaghisce di Anna Bolena e chiede al Lord cancelliere, il cardinale Wolsey, di
intercedere tra esso e il Papa, Clemente VII, affinché ne consenta di ottenere l’annullamento
del matrimonio, non il divorzio. Lui vuole che il matrimonio venga annullato e giustifica
questa richiesta, che verrà respinta dal Papa, sostenendo che in realtà il matrimonio con
Caterina d’Aragona era illegittimo. Illegittimo alla luce di un passo del Levitico in cui si legge:

“Non scoprirai la nudità della moglie di tuo fratello; è la nudità di tuo fratello. [...] Se un
uomo sposa la moglie del fratello è un’impurità. Ha scoperto la nudità del fratello. Non
avranno figli”.

Enrico dice sostanzialmente che è una profanazione congiungersi alla moglie del proprio
fratello. Il Papa respinge la richiesta di Enrico perché Caterina era la zia dell’imperatore di
Spagna Carlo V d’Asburgo con il quale la Chiesa non aveva alcun interesse a entrare in
conflitto. Da qui, la missione di Wolsey fallisce e il suo posto viene preso da due figure che
guidano il processo della Riforma in Inghilterra: il segretario di stato Thomas Cromwell e
l’arcivescovo di Canterbury Thomas Cranmer. Sono queste due figure che, insieme ad Enrico,
promuoveranno il distacco della Chiesa d’Inghilterra dalla Chiesa cattolica.
Enrico intercetta un diffuso malcontento nel Paese derivante dal fatto che la Chiesa di Roma
drenava enormi risorse dall’Inghilterra verso Roma sotto forma di tasse e balzelli che
venivano imposte direttamente dal Papa alla Chiesa inglese. Di queste risorse, che venivano
drenate verso la Chiesa di Roma, Enrico ne aveva bisogno per finanziare le proprie imprese
belliche e la propria politica estera. Infatti, lo Scisma anglicano implica immediatamente la
confisca dei beni della Chiesa da parte della corona. Beni che, quindi, il sovrano utilizza, non
solo per finanziare la propria politica, ma anche come strumento per creare intorno a sé
un’aristocrazia di corte alla quale concedeva beni in cambio della fedeltà.
La Riforma in Inghilterra fu dunque anche espressione di una scelta politica da parte del
sovrano che aspirava a creare una Chiesa nazionale da lui stesso controllata a struttura
episcopale, cioè all'interno della quale i vescovi occupano le sfere più alte della gerarchia
ecclesiastica. La Chiesa anglicana, fra tutte le chiese nate dalla Riforma, è quella che per
quanto riguarda l’assetto gerarchico mantiene la più stretta somiglianza con la Chiesa
cattolica, cosa che invece non avviene per le altre chiese di matrice protestante.
Poi, i fattori che hanno determinato la diffusione della Riforma della Chiesa inglese sono: la
diffusione dell’Umanesimo in Inghilterra (con un nuovo approccio alle Sacre Scritture); la
diffusione della stampa (non è un caso che il primo testo che Gutenberg stampa a metà
Quattrocento sia proprio la Bibbia) e delle opere di Calvino, Lutero e Melantone grazie al
rapporto molto stretto che l’Inghilterra aveva con le Fiandre. Fiandre dove la Riforma ebbe
larghissimo seguito. Queste idee attraversarono il canale della Manica e giunsero in
Inghilterra.
Una serie di iniziative cominciano a minare il rapporto con la Chiesa:

● 1532-1534: Convocation of Canterbury e Reformation Parliament stabiliscono che il


sovrano ha l’ultima parola sulle norme del diritto canonico e si sospende il
pagamento di decime e annate alla Chiesa così come la riscossione dell’obolo di San
Pietro da parte del Papa.

● 1534: data cruciale. Viene proclamato l’atto di supremazia con il quale Enrico VIII si
proclama Supreme Head of the Church of England (‘capo supremo della Chiesa
d’Inghilterra’). La Chiesa d'Inghilterra, che prende il nome di Chiesa anglicana, è
subordinata al sovrano come massima autorità politica. Essere capo della Chiesa
d’Inghilterra significa che anche in campo dottrinale l’ultima parola è quella del re. La
massima autorità religiosa della Chiesa d’Inghilterra è l’arcivescovo di Canterbury.

● 1535: Valor Ecclesiasticus, un provvedimento che è fondamentale, cioè viene fatto


l’inventario di tutti i beni della Chiesa d’Inghilterra. Grazie a questo inventario viene
resa possibile la confisca dei patrimoni ecclesiastici a tutto vantaggio da una parte
delle casse dello stato, dall'altra dei ceti più alti.

● 1536-1540: soppressione di tutti i monasteri, dei conventi e di tutti gli enti religiosi.

Nel 1536 Enrico, stanco di Anna Bolena, l'accusa di tradimento e adulterio. Sposa Jane
Seymour che sarà la madre del futuro sovrano Edoardo VI. Seguiranno poi le altre mogli.
Anna di Clèves, anch'ella sposata, soprattutto sotto l'influenza di Thomas Cromwell.
Matrimonio questo che ha una durata brevissima. Nel 1540 sposa nuovamente Catherine
Howard la quale due anni dopo viene giustiziata per alto tradimento. Nel 1543 sposa
Catherine Parr.

Edoardo VI
Nel 1547 Enrico muore lasciando il trono al proprio erede che è Edoardo VI, il re bambino,
che diventa sovrano a nove anni e che regnerà per un arco di tempo molto breve
(1547-1553) prima sotto la tutela dello zio materno, il duca di Somerset, e poi sotto la tutela
del duca di Northumberland.
Durante il suo regno, su ispirazione di Thomas Cranmer, l’arcivescovo di Canterbury, viene
riformata la liturgia della Chiesa d’Inghilterra. Nel 1549 viene approvato il cosiddetto Book
of Common Prayer (‘Libro della preghiera comune’) che stabilisce l'uso dell'inglese come
lingua esclusiva della liturgia anglicana e viene imposta a tutti i fedeli la partecipazione alle
funzioni della Chiesa d’Inghilterra attraverso l’atto di uniformità. Il Book of Common Prayer
fu poi rivisto prima nel 1552, quindi ancora sotto il regno di Edoardo, e poi sotto il regno di
Elisabetta nel 1558.

Maria Tudor
Al regno di Edoardo fa seguito quello di Maria Tudor, la figlia di primo letto di Enrico e
Caterina d'Aragona. Maria era una fervente cattolica e sotto il suo regno, che dura per un
arco di tempo molto breve (1553-1558), viene ripristinata la fede cattolica come religione di
stato e viene messa in atto una politica di persecuzione nei confronti dei protestanti a causa
della quale passerà alla storia con l'appellativo di Bloody Mary ('Maria la sanguinaria'). Le
persecuzioni dei protestanti furono ricordate da parte di John Foxe in un suo martirologio
anticattolico che si chiama Acts and Monuments ma che, meglio noto, passa alla storia con il
titolo di Book of Martyrs ('Libro dei martiri', 1563), cioè dei martiri protestanti del
cattolicesimo. Su consiglio dell'imperatore Carlo V Maria ne sposa il figlio, Filippo II di
Spagna. Matrimonio che avrà un ruolo decisivo sulle pretese da parte di Filippo II sul trono
d'Inghilterra e che porteranno poi, durante il regno di Elisabetta, a una guerra tra Spagna e
Inghilterra. Con la morte di Maria le succederà sul trono d'Inghilterra Elisabetta.

Elisabetta I
Nel 1558 muore Maria Tudor e le succede la sorellastra, cioè la figlia di Enrico VIII e di Anna
Bolena. Elisabetta accede al trono poco più che ventenne e si trova peraltro a fronteggiare
una situazione complessa sia per quanto riguarda la situazione interna, di un Paese lacerato
prima di tutto da conflitti religiosi, sia in relazione alle altre potenze europee.
Questa fase storica è segnata da profondissime tensioni sociali e soprattutto religiose. La
restaurazione cattolica di Mary Tudor era stata cruenta. Il Paese era spaccato in due in cui la
maggioranza della popolazione era ancora cattolica. Erano passati pochi anni dallo Scisma
ma il conflitto tra cattolici e protestanti segnava ancora la vita pubblica e non solo.
Proprio nell'anno in cui Elisabetta diventa sovrana d'Inghilterra, l'Inghilterra perde anche il
suo ultimo possedimento in Francia, cioè Calais, e quindi si definisce in maniera ultimativa il
profilo insulare del regno d'Inghilterra.
D’altra parte, l’Inghilterra è uno stato giovane come stato unitario e manca ancora di un
esercito in grado di affrontare le grandi potenze europee. La corona dipende dal Parlamento
per quanto riguarda i finanziamenti provenienti dai mercanti di Londra, per fare le guerre.
L’apparato amministrativo-burocratico è ancora poco efficiente e frange di aristocratici
continuavano a complottare contro la sovrana.
Quindi, una situazione complessa nella quale Elisabetta seppe affermarsi grazie alla sua
grande intelligenza politica e una grande capacità di mediare e negoziare soprattutto con il
Parlamento. Tutta l'azione di governo di Elisabetta mira a placare i conflitti, a evitare al Paese
lacerazioni e conflitti (e il compromesso, nella sua accezione positiva, è un'arte in cui
Elisabetta è maestra).
È una giovane donna (cosa non secondaria) ma è proprio una delle armi che Elisabetta seppe
adoperare meglio facendo sì che si creasse nel Paese un vero e proprio culto d’amore della
Virgin Queen, sposa del proprio popolo. In realtà, Elisabetta fa del fatto di poter andare in
sposa uno strumento politico sia nei confronti delle diverse casate aristocratiche, sia nei
confronti delle altre potenze europee. La sovrana mette in atto una straordinaria tecnica
dilatoria nei confronti dei pretendenti alla sua mano sia interni, cioè inglesi, cosa che lei
consentiva appunto di esercitare un controllo sulle diverse frazioni dell'aristocrazia, e sia nei
confronti dei pretendenti stranieri, consentendole in questo modo di mantenere una
posizione di equidistanza politica rispetto agli altri Paesi europei.
Elisabetta dichiara esplicitamente di voler essere sposa solo della propria nazione. Da qui
l'edificazione di un vero e proprio culto della regina attraverso il quale Elisabetta legittima il
proprio potere e crea un rapporto diretto di identificazione del popolo nella sua immagine.
Uno dei momenti più importanti della vita pubblica dell'Inghilterra elisabettiana erano i
cosiddetti Royal progresses, cioè quelle processioni reali che avvenivano quando la corte di
Elisabetta si spostava da una residenza all'altra e che vedevano proprio la popolazione
acclamare la regina. Erano questi i momenti in cui la moltitudine dei sudditi si riconosceva
proprio nell'immagine della sovrana. Alla costruzione dell’immagine pubblica della sovrana
contribuiscono in maniera estremamente importante i letterati dell'epoca primo fra questi,
per esempio, Edmund Spencer il quale scriverà quello che probabilmente è il più importante
poema della cultura letteraria rinascimentale inglese che è la Fairy Queen, (‘La Regina delle
Fate’). Dietro la regina delle fate affiora l'immagine di Elisabetta.
Uno dei momenti importanti del regno di Elisabetta è il discorso di investitura. Discorso di
investitura in cui Elisabetta rivendica, nei confronti di un mondo che comunque guarda con
sospetto ad una giovane donna nel ruolo di sovrana, la propria legittimazione a ricoprire
quel ruolo appellandosi alla dottrina dei due corpi del re. La dottrina dei due corpi del re era
stata messa a punto proprio in quegli anni dai giuristi che si muovono nella Inner Temple,
cioè nella cittadella giudiziaria di Londra3, negli anni dei sovrani Tudor. A questa dottrina
Elisabetta allude in una frase che pronuncia proprio nel suo discorso di investitura:

"Sono solo un corpo, dal punto di vista naturale, ma, con il permesso di Dio, un Corpo
politico fatto per governare."

In questa frase abbiamo proprio sintetizzata in due righe questa idea, cioè che nella figura
del sovrano convergono due corpi: un corpo naturale, cioè il corpo fisico del sovrano, e

3
una delle cosiddette Inns of Court. Le Inns of Court erano organizzazioni professionali costituite da avvocati e
giudici esistenti fin dal XIII secolo e tra queste le più importanti erano l’Inner Temple, il Middle Temple, Gray's
Inn e Lincoln's Inn.
dall'altro un corpo simbolico in cui si manifesta l'essenza della sovranità che è il corpo
politico. Il re è da una parte un essere umano dotato di un corpo mortale, dall'altra un
essere umano in cui si incarna il principio della sovranità.
In un testo molto importante di uno storico polacco, Ernst Kantorowicz, che si chiama I due
corpi del re sono riportate delle citazioni che scrivono i giuristi elisabettiani per sostenere il
diritto del sovrano Edoardo VII in merito a una determinata vicenda.

"Secondo il diritto comune nessun atto che il re compie come re potrà essere annullato a
causa del suo difetto di età perché il re ha in sé due corpi, cioè il corpo naturale e il corpo
politico. Il corpo naturale, se deve essere considerato di per sé. È un corpo mortale soggetto
a tutte le infermità naturali accidentali, alla debolezza dell'infanzia e della vecchiaia e a tutti i
consimili inconvenienti a cui vanno incontro i corpi naturali delle altre persone. Ma il suo
corpo politico è un corpo che non può essere visto o toccato, consistente di condotta politica
e di governo e costituito per la direzione del popolo e la conservazione del bene pubblico. E
questo corpo è palesemente privo d'infanzia e di vecchiaia e di tutti gli altri difetti e
debolezze cui è soggetto il corpo naturale.”

Il corpo politico non può essere né maschio e né femmina, né vecchio né giovane, né malato
né sano. È un'altra cosa. Il corpo fisico del re può essere il corpo di una donna, di un uomo,
di un bambino, di un malato, di una persona sana. Per questo motivo ciò che il re fa con il
suo corpo politico non può essere invalidato e/o annullato a causa di alcuna debolezza del
suo corpo naturale. Il corpo politico è una sorta di corpo mistico. Addirittura c'è un'entità
astratta che è il principio stesso della sovranità che si incarna a diversi corpi fisici dei sovrani.

"Il re ha due capacità perché ha due corpi, uno dei quali è un corpo naturale fatto di membra
naturali come quelle di qualsiasi altro uomo e, per questo lato, egli è soggetto alle passioni e
alla morte come lo sono gli uomini. L'altro è un corpo politico e le sue membra sono i suoi
sudditi ed egli e i suoi sudditi formano insieme la Corporation. Ed egli fa tutt'uno con loro ed
essi con lui ed egli è il capo e loro sono le membra ed egli è l'unico ad avere governo su di
essi e questo corpo non è soggetto a passioni come l'altro, né alla morte perché nei
confronti di questo corpo il re non muore mai e la sua morte naturale, per questo motivo,
non viene chiamata dalla nostra legge “la morte del re”, bensì la demise4 del re. E il termine
non significa che il corpo politico del re è morto. ma che vi è una separazione tra i due corpi
e che il corpo politico è trasferito e trasmesso dal corpo naturale, ora morto e quindi privato
della dignità reale, ad un altro corpo naturale cosicché ciò significa il trasferimento del corpo
politico del re di questo reame da un corpo naturale ad un altro."

Questa dottrina viene utilizzata, in modo paradossale se vogliamo, dal Parlamento inglese
durante la Guerra civile nel Seicento. In nome di questa dottrina il Parlamento inglese, allo
scoppio della Guerra civile, definì sé stesso come il depositario del corpo politico del re, cioè
del principio di autorità e sovranità. Ed in nome di questo richiama l’esercito per combattere
4
Demise è un termine che indica il trasferimento o la cessione di un diritto, ivi compreso il trasferimento della
dignità regale da un sovrano all’altro in caso di morte, abdicazione o deposizione. Il corpo naturale del re muore
ma il corpo politico si trasferisce in un nuovo corpo naturale del nuovo sovrano.
contro il sovrano, Carlo I, che sarà poi giustiziato. Quindi, questa dottrina giunge ad avere
esiti se vogliamo paradossali perché è in nome proprio di questa separazione che il
Parlamento legittima l’atto di deporre il sovrano e di combattere contro il sovrano allo
scoppio della Guerra civile. Quando il re, in quanto corpo politico, agisce sulla base di un
arbitrio motivato da ragioni squisitamente personali, allora il Parlamento ha il diritto di
intervenire. Quindi, è un concetto paradossale perché si sancisce e si legittima il diritto di
deporre addirittura il sovrano.
Nel 1559, immediatamente dopo la sua ascesa al trono, Elisabetta proclama un nuovo atto
di supremazia con il quale mitiga l’affermazione fatta dal padre Enrico VIII. Elisabetta si
proclama, non più capo della Chiesa d’Inghilterra, ma Supreme Governor della Chiesa
d’Inghilterra. Mantiene l’organizzazione episcopalista della chiesa d’Inghilterra.
Per quanto riguarda la politica estera, durante gli anni del regno di Elisabetta si gettano le
basi per la costituzione dell’Inghilterra come potenza commerciale e marittima e del suo
ruolo come potenza coloniale.
Elisabetta utilizza la flotta come strumento della propria politica commerciale. Politica
commerciale che si era già realizzata nel XV secolo attraverso la costituzione del cosiddetti
Merchant Adventurers, per esportare tessuti in tutta l’Europa settentrionale5. Durante il
regno di Elisabetta se ne costituirono altre tra le quali la più importante sarà la Compagnia
delle Indie orientali che sarà la vera fondatrice del dominio inglese in India.
Oltre all’azione delle compagnie commerciali, un ruolo di primo piano durante il regno di
Elisabetta lo ebbero i cosiddetti Sea Dogs ('Lupi di mare'). I Sea Dogs erano dei navigatori
corsari le cui scorrerie consistevano fondamentalmente nel depredare i galeoni spagnoli
lungo le rotte atlantiche e saccheggiare i loro bottini6. Quest’azione predatoria era
segretamente autorizzata dalla sovrana tramite le cosiddette Lettere di corsa, da ciò il nome
di corsaro. Tra queste figure rimaste diciamo leggendarie, ai quali tutti venne attribuito il
titolo di Sir, vi erano Walter Raleigh, Sir Francis Drake e Sir John Hawkins. Walter Raleigh in
particolare nel 1584 fonda la prima colonia inglese nell’America del nord che chiamerà
Virginia, un tributo alla sovrana, la Virgin Queen.
La potenza europea con cui immediatamente l’Inghilterra entra in conflitto è la Spagna. Le
tensioni con la Spagna, dovute sia per ragioni di carattere commerciale da una parte (la
concorrenza sulle rotte atlantiche) e dall’altro politico-dinastiche (la pretesa del re Filippo II
di Spagna, in quanto marito della defunta sovrana Maria Tudor, di reclamare la corona
d’Inghilterra), degenerano nello scoppio di una guerra nel 1588. il 1588 è una data
fondamentale nella storia della marina militare inglese perchè è l’anno in cui, nello stretto
della Manica, la flotta inglese, molto meno apparentemente attrezzata e potente della
cosiddetta Invincibile armata spagnola, sconfisse la flotta spagnola. Bisogna dire che ad
aiutare gli inglesi furono soprattutto le condizioni meteorologiche, l’orientamento dei venti, a
fare sì che ad avere la meglio fossero le più agili navi inglesi rispetto ai galeoni spagnoli.
Questo conflitto con la Spagna segna veramente una data cruciale perché da una parte
l’Inghilterra elimina in maniera definitiva il pericolo di una restaurazione cattolica e,

5
L'industria tessile è sempre stata un’industria fondamentale nell’economia inglese e lo sarà poi nel Settecento
quando, a partire proprio dalla produzione tessile, prenderà avvio quel processo che passerà alla storia con il
nome di Prima rivoluzione industriale.
6
Le navi spagnole, di ritorno dall’America latina, portavano soprattutto metalli preziosi, oro e così via.
soprattutto, serve dall’altra a ridefinire gli equilibri di potere tra le grandi potenze europee.
Questa vittoria è un momento fondamentale perché ufficializza l’Inghilterra come grande
potenza navale in Europa e afferma il suo predominio sui mari. Predominio sui mari che farà
sì che l’Inghilterra diventi nel corso dei secoli la più grande potenza coloniale al mondo.
Nell’Ottocento, durante il regno della regina Vittoria, l’impero inglese copre una superficie
che è quasi i tre quarti delle terre emerse ed è il più grande impero della storia.

Giacomo I
L’opera drammaturgica di Shakespeare si realizza in un arco temporale che abbraccia due
regni: il regno di Elisabetta e quello del suo successore Giacomo VI di Scozia, con il quale
inizia la nuova dinastia degli Stuart.
Giacomo VI di Scozia l diventa re d’Inghilterra con il titolo di Giacomo I Stuart e nella sua
persona si unificano i due regni di Scozia e d'Inghilterra. Giacomo I Stuart sarà il primo
sovrano a parlare di Britannia.
Una serie di fattori caratterizzano il regno di Giacomo I. Questi fattori riguardano:

● Il rapporto tra Corona e Parlamento

Un rapporto che si fa certamente più complicato anche in virtù del fatto che a Giacomo I,
che è un re intellettuale al quale dobbiamo una serie di trattati politici tra i quali il più
importante, ma non l'unico, è il Basilikon Doron ('Dono reale'), si deve un nuovo modo di
concepire la sovranità che fonda le basi di quell’assolutismo monarchico che caratterizzerà il
regno degli Stuart che è la concezione del diritto divino del sovrano: il sovrano è tale per
diritto divino. Questo fondamento trascendente per il potere regale costituisce una base
ideologica molto forte per sostenere il principio dell’assolutismo monarchico.
Questo rapporto antitetico tra Corona e Parlamento, che inizia sotto il regno di Giacomo,
deflagrerà in maniera drammatica durante il regno del suo successore, Carlo I Stuart,
quando nel 1642 l’Inghilterra sarà teatro di una guerra civile in cui si confronteranno da una
parte le truppe sostenitrici del re, e dall'altra parte le truppe della sezione del Parlamento,
capeggiata da Oliver Cromwell, costituita fondamentalmente dai puritani.

● La parola "puritani" ci riporta all'altro elemento di fondo del regno di Giacomo che è
la conflittualità religiosa.

Durante il suo regno di Giacomo la corona d’Inghilterra si trova a dover fronteggiare una
duplice ostilità: da una parte quella dei cattolici, che si manifesta con la cosiddetta
Gunpowder Plot ('Congiura delle Polveri') organizzata dai cattolici capeggiati da Guy Fawkes,
che prevedeva che il Parlamento saltasse in aria quando era riunito in presenza del sovrano.
La congiura venne sventata ma ci dà la misura delle tensioni religiose che attraversarono il
regno di Giacomo I Stuart, quindi da una parte i cattolici e dall’altra quei dissidenti
protestanti, che prendono il nome di Puritani, i quali desidererebbero una riforma della
Chiesa anglicana in senso più radicalmente protestante. Lamentano che la Chiesa anglicana
contenga ancora elementi che la legano al cattolicesimo. I puritani vengono anch’essi
perseguitati e, infatti, molti di loro decidono di lasciare il Paese. Uno degli episodi più famosi
della storia inglese di questo periodo è il viaggio che un gruppo di pellegrini puritani compie
a bordo di una nave che si chiama Mayflower nel 1620 con la quale vengono raggiunte le
coste dell’America Settentrionale, dove già durante il regno di Elisabetta gli inglesi avevano
cominciato a fondare le prime colonie.
● L’altro elemento riguarda il ruolo fondamentale che la corona ha nel patrocinare le
arti.

Giacomo I è un re intellettuale che ha a cuore, come già Elisabetta peraltro, il patrocinio delle
arti, in particolare il teatro come strumento di celebrazione dell’autorità regia. La compagnia
per la quale Shakespeare lavorava, The Lord Chamberlain’s Men (‘La compagnia del Lord
ciambellano’), vedrà trasformato il suo nome in King’s Men (‘La compagnia del re’), perché
verrà accolta sotto il patrocinio della corona stessa. Durante il regno di Giacomo fiorisce un
particolare genere teatrale che nasce proprio in funzione della celebrazione del potere
sovrano che è il masque. Il masque vede in uno dei grandi drammaturghi di età
elisabettiana-giacomiana, Ben Johnson, il suo più grande esponente. Non l’unico, ma Ben
Johnson fu uno dei maggiori autori di masque. Erano rappresentazioni che non avvenivano
nei teatri pubblici, ma presso la corte e in cui recitavano membri stessi della corte. Di solito, i
temi di questi masque erano di carattere mitologico. Ad un certo punto della Tempesta di
Shakespeare, che è un testo con una fortissima componente metateatrale (si gioca molto
sull’elemento del teatro nel teatro), vedremo il protagonista Prospero che allestisce appunto
un masque.

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