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Le origini del teatro affondano le radici all’interno della liturgia con i cosiddetti “tropi”. La
parola “tropo” deriva dal latino tropus che in origine indicava il prolungamento dei canti che
venivano eseguiti nel corso della liturgia. Poi, la parola è passata ad indicare le prima
rappresentazioni drammaturgiche all’interno appunto della liturgia che consistevano in un
breve scambio di battute in latino tra un officiante e altri chierici ed erano legate alle
festività religiose. Il più antico di questi è il Quem Quaeris, diffuso non solo in Inghilterra ma
anche in alcune parti d’Europa, in cui l’officiante interpreta il ruolo dell’angelo che veglia sul
sepolcro di Cristo risorto e altri tre chierici quello delle tre Marie che giungono sul sepolcro,
chiedono dove si trovi Cristo e l’angelo risponde che è risorto.
Con il passare del tempo i tropi acquistano una sempre maggiore popolarità e cominciano a
complicarsi anche perché coinvolgono più persone. Il che fa sì che la zona del coro, che è
quella parte della chiesa dove venivano recitati i primi tropi, non sia più adatta a contenerle.
I tropi si allargano quindi a occupare prima lo spazio della navata, poi l’esterno della chiesa (il
cosiddetto sagrato) e poi addirittura la piazza del mercato, quindi in spazi all’aperto. Questo
progressivo distacco dalla liturgia coincide anche con il graduale passaggio dal latino al
volgare come lingua in cui questi brevi dialoghi venivano cantati. Questo è un passaggio
cruciale perché segna la nascita dei cosiddetti cycle-/miracle-/mystery plays:
● Cycle perché ci sono state tramandate in cicli. Cicli legati a quattro città: Chester,
York, Wakefield e poi una città anonima delle Midlands che prende il nome di
N-Town proprio perché il nome è sconosciuto;
● Miracle perchè hanno come oggetto episodi della storia sacra, dal Vecchio al Nuovo
testamento, ma anche dei Vangeli apocrifi, cioè di quelli non riconosciuti dalla
Chiesa;
● Mystery, dal latino ministerium (‘mestiere’), perché questi drammi recitati in inglese
e all’aperto venivano messi in scena non più da religiosi ma da laici, in particolare
dalle cosiddette guilds, cioè le corporazioni delle arti e dei mestieri in cui erano
organizzati gli artigiani nella società medievale e hanno come destinatari gli
esponenti di queste classi.