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Del Gotico sappiamo che sia la lingua con i testi più antichi; questo è in realtà l’opera di una sola

persona, che si chiama Wul la, prete visigoto vissuto in Mesia nel sec. IV (età tardo imperiale), in
parte a Nicopoli (odierna Bulgaria) in cui fu missionario presso i popoli barbari, predicando
l’Arianesimo, dottrina cristiana scon tta al Concilio di Nicea e proclamata eretica.
In quel concilio si è deciso che la dottrina del prese Ario che prevedeva che Gesù non fosse alla
pari del padre ma fosse a lui sottoposto, fosse un eresia. Per questo nel credo recitiamo che “il
glio è della stessa sostanza del padre”. Quello rende un aggettivo del latino ‘consubstantialis’,
che a sua volta rendeva un termine greco che indicava che l’arianesimo che non aderiva a questa
idea era fuori dalla dottrina cattolica.

Il luogo dove si trova operare Wul la è un luogo a ridosso del Danubio, dove è stanziata una tribù
di Goti minori (sicuramente Visigoti). Di Wul la viene detto che aveva genitori misti, ad indicare
che il padre fosse Goto e la madre di cittadina romana, anche se la biogra a non conferma niente
di ciò. Sappiamo che Wul la opera come missionario come grande successo, ma di ondendo
questa dottrina che nel frattempo era stata squali cata e si era completamente perduta.
Per questo la sua opera avrà un grande successo tra le popolazioni germaniche orientali che si
convertiranno in massa; attirerà meno le popolazioni germaniche non orientali per il quale i gotico
del IV sec. è una lingua un po’ più di cile, anche se non certo quanto il greco e il latino, ma
comunque sempre lontana anche perché il gotico era, a di erenza del greco e del latino, una
lingua piuttosto limitata. Quando infatti visigoti e ostrogoti arrivano in occidente, anche loro presto
dimenticheranno questa loro lingua, che rimarrà solamente come lingua liturgica.
La tendenza, totalmente positiva, ad assimilarsi ai sudditi cattolici delle regioni che
conquisteranno sarà fortissima. Wul la scrive quest’opera che ha già qualche sia caratteristica
propria, diversa dalle altre lingue del gruppo germanico (le lingue nord occidentali). Ci sono delle
isoglosse proprie del germanico orientale e che il Gotico presenta evidentemente. La più
importante riguarda il vocalismo, dove è evidente che la vocale ‘e’ breve si è chiusa in ‘i’ breve
seguendo il fatto che il germanico non aveva una ‘o’ breve.
Solo nel germanico orientale infatti la ‘e’ breve evolve, solo che mentre la ‘o’ breve si era aperta in
‘e’ breve, la ‘e’ breve del germanico comune, in gotico, evolve in ‘i’ breve. Ci sarebbe la stessa
tendenza anche per ‘o’ breve, ma questa potrebbe essere anche derivata da prestiti, perché non
c’erano più parole con tale vocale nel germanico comune.
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fi
fi
fi
fi
fi
ffi
fi
fi
ff
fi
ff
Il gotico ci presenta questa tendenza ad avere soltanto ‘i’ breve e ‘u’ breve; come è sparita la ‘o’
breve è sparita anche la ‘e’ breve. In gotico troviamo infatti ‘e’ e ‘o’ scritte con i digrammi ‘ai’ e
‘au’. Il vocalismo del gotico era in parte diverso da quello del germanico comune, ma molto era
invece simile.
Il gruppo germanico orientale è in realtà molto più antico di quello occidentale, e che sparisce
presto, in quanto il gotico, già nel VI sec. smetterà di essere parlato prima nell’Italia ostrogota
(quando venne conquistata dalle truppe di Giustiniano), e allora il Gotico non sarà più lingua di
una elite ma solo di un residuo di guerrieri scon tti. Dall’altra parte, nel regno dei visigoti, verrà
abbandonato dagli stessi visigoti che nel loro successo politico saranno assorbiti dal punto di
vista etnico dalla popolazione sottostante. Una classe dirigente per mantenere la propria lingua
deve avere questa lingua con una tradizione scritta molto viva e vivace e anche una ri essione
grammaticale forte, se vuole resistere alla possibilità di essere assimilata da una lingua con la
tradizione culturale fortissima del latino, con la meravigliosa letteratura grammaticale che
permetteva di imparare il latino in maniera molto più semplice; di poter quindi imparare la lingua
senza doverla necessariamente imparare con i parlanti, soprattutto dato che i latini stessi non
parlavano la lingua classica ma varianti dialettali.
Come isoglossa interessante, che invece ha un’evoluzione più complessa abbiamo isoglossa del
ra orzamento (in tedesco ‘Verschärfung’).

Lo stesso tipo di fenomeno lo troviamo nel Nordico, dove però il ra orzamento avviene sempre in
‘g’, e di conseguenza sembra che il fenomeno sia simile e che quindi derivi dalla stessa tendenza,
ma che in realtà in sia una vera isoglossa d’innovazione in comune. Il gotico e il nordico
condividono una serie di tratti che le lingue occidentali non hanno più, una certo numero di
isoglosse di conservazione in comune, anche se quest’ultime sono comunque inutili per stabilire
una relazione genealogica.
ff
fi
ff
fl
Questo dimostra che rimane molto spazio nel trapezio vocalico, che mima il cavo orale, rimane
inutilizzato. Per un sistema di spazio/risultato questo spazio a lungo andare verrà riempito con la
‘e’ lunga dell’indoeuropeo.

Una volta avvenuta l’apertura della ‘e’ primaria si creerà una seconda ‘e’. La prima ‘e’ è quella che
troviamo nelle seguenti parole:

La ‘e’ secondaria si crea invece in due modi principali:

Tra le isoglosse nordoccidentali sarà importante il fenomeno del rotacismo.

Questo non è un fenomeno limitato al germanico, ma un fenomeno che avviene in maniera


diversa anche per il latino.
Il rotacismo è quindi un altro di quelle isoglosse proprie del germanico occidentale che unisce il
germanico occidentale e quello settentrionale.
Un altra isoglossa interessante, anche perché qui il germanico orientale aveva eliminato questa
isoglossa che tuttavia doveva essere stata di origine germanica e quindi antica, è l’alternanza
grammaticale. Dal momento che il verbo aveva delle forme con accento radicale e delle forme
con accento desinenziale, aveva delle forme in cui la tendenza della legge di Verner veniva
bloccata (perché se l’accento è radicale la fricativa interna alla radice del verbo rimane sorda.
Laddove l’accento è invece desinenziale la fricativa rimane sonora).
È così che originariamente esistevano forme diverse per verbi che in indoeuropeo avevano la
stessa radice.

Vediamo nel verbo ‘wesan’, come abbia parte della essione con la ’s’ e parte con la ‘r’ e come
invece con in gotico la di erenza tra ’s’ e ‘z’ non sia completamente segnata. In gotico riprende
l’unitarietà del paradigma e dal momento che le essioni sono ancora molto stabili con delle
essioni molto stabilite, è molto più facile livellare in maniera analogica questa anomalia, chiamata
alternanza grammaticale, che è sorta in germanico comune. Questa anomalia del germanico
comune sarà eliminata nel gotico, mentre sarà conservata nelle lingue germaniche occidentali
dove ‘was’ e ‘were’ dell’inglese rimangono no all’inglese moderno a segnare questa distinzione.
A volte il gotico ripristinerà addirittura una ’s’ al posto di una ‘z’, anche in verbi che non avrebbero
una così netta distinzione tra forme ad accento radicale desinenziale, come il verbo ‘hausjan’ che
è etimologicamente al verbo antico inglese ‘hieran’ e al tedesco ‘hôren’.
Il gotico inoltre mantiene la ’s’ nale laddove questa viene pronunciata ‘z’ ma, di nuovo, per
unitarietà tra forme in ’s’ e forma in ‘z’ nello scritto; come fosse pronunciata è una questione dove
si può dibattere all’in nito, anche dovuto al fatto delle di erenze gra che.
Tra le isoglosse nordoccidentali un ruolo importante rivestono le metafonie, questi processi
assimilativi per cui una vocale della sillaba radicale viene in uenzata da una vocale o semivocale
della sillaba successiva in modo da avvicinarsi ad essa, a volte totalmente e a volte solo
parzialmente. Un fenomeno simile l’avevamo già visto per il passaggio dall’indoeuropeo al
germanico.
fl
fi
ff
fi
fi
fl
fl
ff
fl
fi
Troviamo inoltre, nel germanico nord occidentale, anche una metafonia da [a], ma soltanto per la
[u] breve e non per la [i] e la [e].

Questo fa si che nel germanico nord-occidentali si creino un gran numero di parole con vocali [o]
breve che il germanico comune aveva totalmente perduto.
La metafonia da [a] su vocali diverse dalla [u] è molto rara; vediamo ad esempio che dal
germanico comune *wizar “uomo” nell’anglosassone diventa wer.

Ricapitolando quindi, vediamo che le isoglosse del germanico nord-occidentale sono:

Il nordico antico ci porta in un mondo completamente diverso, presenta degli esiti a volte
estremamente aberranti che fanno si che le forme che a noi sembrano molto semplici nelle lingue
germaniche occidentali nelle lingue nordiche hanno una forma molto diversa.
Il nordico presenta anche una forma di Metafonia Velare, come quella dell’inglese ma molto più
radicale.

L’antico nordico presenta inoltre delle assimilazioni interessanti.

Una questione diversa è quella del germanico occidentale che presenta due isoglosse principali
che immediatamente possono identi care una lingua germanica come occidentale e non
settentrionale; una è la geminazione. Essa si veri ca quando una consonante è seguita da una
semivocale, in particolare la [j] e così, da una radice *sed (stare seduti) otteniamo un in nito
*sed-j-on-om > g.c. *setjan(a) > g.c. *sitjan > g.nocc. *sitjan
Il nordico mostra ancora questo verbo come *sitja; l’unica di erenza è la caduta della nasale
nale, caratteristica peculiare del nordico.
Nel gruppo occidentale si veri ca un secondo passaggio, chiamato geminazione consonantica:
ags. Sittan.
Questo fenomeno è particolarmente regolare per la semivocale [j] ma è presente anche per altre
semivocali.
fi
fi
fi
fi
ff
fi
La seconda isoglossa riguarda invece il passaggio da [ð] > [d]

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