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Scritto e parlato

varietà diamesiche
• è la varietà che mostra la maggiore capacità espansiva, tale da
aver determinato una svolta nella storia linguistica italiana

• nel parlato l’attenzione alla semantica (cioè al contenuto del


messaggio) prevale sul rispetto della norma: vengono messe in
atto strategie di costruzione del testo che rispondono alle
caratteristiche del canale
Caratteristiche del parlato

• I parlanti condividono il contesto comunicativo:

• feedback immediato e possibilità di riformulazione del


messaggio;

• sfruttamento dei tratti prosodici, cinesici e paralinguistici in


genere;

• uso abbondante di deittici


Testualità

• messaggio lineare ed evanescente, costruito per blocchi

• false partenze, riformulazioni e mancanza di strategie di


pianificazione “a lunga gittata”

• ripetizioni frequenti e generale ridondanza


La sintassi del parlato

• uso abbondante dei costrutti marcati: all’interno della frase


sono ravvisabili aspetti pragmatici nell’ordine delle parole

• ordine dei costituenti non marcato: S V O

• una frase può essere considerata marcata sotto tre profili:


fonologico (quando presenta picchi intonativi); sintattico (se
l’ordine basico dei costituenti non è rispettato); pragmatico
(alcuni elementi sono messi in rilievo per determinati fini).
La struttura informativa della frase:

• tema: ciò di cui nell’enunciato si sta parlando

• rema: ciò che si dice intorno all’enunciato.

• tema e rema non devono per forza coincidere con i concetti di


soggetto e predicato.

Nella frase “Giovanni parte alle 9:00” Giovanni può essere tema
nella risposta a “A che ora parte Giovanni?” o rema nella risposta
a “Chi parte alle 9?”.
• Dislocazione a sinistra: un elemento diverso dal soggetto viene
spostato all’inizio della frase ed è ripreso da un pronome (che ha
valore anaforico)

• Il gelato lo compro io (dislocato il compl. oggetto)

• A Giovanna le ho regalato un libro (dislocazione del compl. di


termine)

• A Milano ci sono già stato (compl. di luogo)

• Quando partirà Luca non lo sappiamo ancora (dislocazione di


un’intera proposizione)
• Il tema sospeso è pragmaticamente simile alla dislocazione a
sinistra (si anticipa il tema di interesse del parlante) ma non vi
è accordo grammaticale tra l’elemento dislocato e il critico di
ripresa:

• Mamma, le ho comprato un regalo.

• Giuseppe, non gli parlo da secoli.


• Dislocazione a destra: un elemento viene isolato alla destra
dell’enunciato ed è anticipato da un pronome con valore
cataforico.

• Lo mangio il il gelato

• Le ho relegato un libro a Giovanna

• Ci sono già stato a Milano

• Non te lo voglio dire che cosa faremo per il tuo compleanno


• La frase scissa: si realizza secondo la struttura verbo essere +
elemento focalizzato + che (con valore intermedio tra pronome
relativo e congiunzione) + resto della frase

• Sono i bambini che hanno rotto il vetro

• È con Luisa che dovete parlare

• Spesso l’elemento dislocato si oppone a un elemento


precedentemente nominato (e ha dunque valore contrastivo)

• Struttura simile ha il c’è presentivo: c’è un uomo che vuole


vederti.
• che polivalente

• pronomi lui-lei-loro in funzione di soggetto

• “gli” con valore dativale per il maschile / femminile/ plurale

• ridondanza pronominale
usi pronominali del parlato
• I pronomi atoni sono più frequenti che nello scritto, per garantire le
informazioni anaforiche o categoriche che danno coesione testuale
(“della supervincita al Lotto ne riparleremo dopo”)

• Lui-lei-loro usati come pronomi tonici di terza persona con funzione


di soggetto

• gli con valore dativale: “Se vengono i ladri, gli preparo io una bella
sorpresa”

• Gli con valore dativale anche per il femminile: “se vedo Carla, gli
dico che la cerchi”
• Che polivalente
Usi pragmatici del verbo

• Alcuni modi verbali, specialmente il congiuntivo e il


condizionale, vedono ridursi nel parlato i loro ambiti d’uso e
ciò determina una ristrutturazione del sistema verbale

• Alcuni tempi dell’indicativo vengono usati spesso con una


funzione modale, ossia non per indicare una relazione
temporale rispetto al momento dell’enunciazione, ma
l’atteggiamento del parlante nei confronti del proprio
enunciato.
Alcuni valori non standard dell’imperfetto:

• imperfetto di cortesia: “Buongiorno, volevo un panino”

• imperfetto ludico: “facciamo che io ero la regina e tu la


principessa”

• Imperfetto fantastico
• Futuro epistemico: “Quanti siamo?” “Mah, saremo una
ventina”

Alla semplificazione del sistema verbale si rifanno anche usi


verbali come

• il presente pro futuro (“domani vado al ristorante con un


amico”)

• l’uso del congiuntivo (invece dell’indicativo) nelle subordinate


completive soggettive (“sono convinto che hai sbagliato), nelle
interrogative indirette (“non ho ben capito cosa voleva dire”),
nelle ipotetiche (“se lo sapevo, non ci venivo”).
Nella sintassi del periodo prevalgono gli andamenti coordinativi
e giustappositivi, i periodi monofrastici

• la subordinazione ha costrutti semplici e lineari; prevalgono le


proposizioni esplicite con una gamma di congiunzioni più
ristretta
segnali discorsivi

• La lingua della conversazione fa ricorso a una serie di elementi


linguistici che non aggiungono nulla al contenuto delle
proposizioni ma che servono all’interazione verbale e
all’organizzazione del testo.

• Cioè, insomma, comunque, è vero spesso funzionano come


semplici intercalari, ma possono anche aiutare a ripianificare il
discorso.
lessico del parlato

• All’interno del bacino lessicale, scritto e parlato attuano diversi


meccanismi di selezione perché il parlato privilegia il lessico
del registro informale

• è caratterizzato da frequenti ripetizioni e dall’uso dei


genericismi

• lessico espressivo
tratti fonologici del parlato

• Molti aspetti sono legati alle pronunce regionali. Quelli


comuni riguardano soprattutto la metafonesi (areoplano), la
ritrazione dell’accento sulla terzultima sillaba e fenomeni di
allegro (con conseguenti apocopi e aferesi)
Individua quali tra i seguenti testi sono esempi di parlato, quali invece sono esempi di scritto.(Gli esempi sono tratti da E.
Lussu, Un anno sull’altipiano e dal laboratorio “Scritto e parlato” di Sergio Bozzola in www.unipd.it.)

PARLATO SCRITTO
1) Ma tu non dirglielo, che magari sto lì a dargli delle preoccupazioni.
2) Il principe aveva scarse capacità militari, ma grande passione letteraria. Egli e il suo capo di stato
maggiore si completavano.
3) E questo mi sembra che non era venuto fuori dalla tua relazione.
4) Il duca li imparava a memoria e li recitava, in forma oratoria da romano antico, con dizione
impeccabile.
5) Noi la carne non la compriamo.
6) L’avvocato, queste cose non gli piacciono.

Gli esempi seguenti sono tutti trascrizioni di parlato, all’infuori di tre che sono invece esempi
di lingua scritta: quali sono? Sottolineali, dopo averli individuati.

1) Ma che l’hai mangiato il gelato oggi, Ciccio?


2) La signora è stata ricevuta dal Ministro delle Pari Opportunità con grande ritardo.
3) La pizza, proprio non mi piace se non è originale napoletana.
4) Me lo darebbe un mezzo chilo di pane, e velocemente, grazie.
5) Raffaella è stata invitata alla presentazione di un libro della sua amica scrittrice.
6) Le automobili, quelle sì son rimaste bloccate nella neve.
7) Che razza di discorsi sono questi?
8) Il monitor è stato riparato dallo Studio TecnoService.
Riscrivete il seguente testo, tratto da una rigistrazione del parlato
spontaneo

Io volevo dire che per me c'è stata / un c’è stato un grande


cambiamento nel vedere / nel vedere iffilm in televisione e i film
ni video/ ni videoproiettore / perché in televisione parl nnon è /
cioè lo seguivi i film / però mi veniva di parlare anche
coiccompagno che avevo più vicino o accanto // invece ni
videop ni videoproiettore so stato più attento / perché
sono stato più attento // perché mi catturava di più anche
amme // pecché era più grande / si vedeva seondo me si
vedeva meglio // e anche per me l'unia cosa che c'è stato di
negativo era che immuro era metà bianco e
metà giallo //
Insomma comunque s- io vi posso dire le mie
impressioni su questa occupazione // a me
non è che mi sia piaciuta più di tanto // anche
perché / i rappresentanti d'istituto eranooo /
diciamo che / c'era chi s'interessava un
pochino appena di più / c'è chi proprio non s'icioè
non se ne interessava per nulla // e chi
addirittura non ha saputo nemmeno dire / du
parole suuu / per bene ai ragazzi di prima / su
che co- su come si svolgesse l'occupazione //
su come / sui motivi diciamo per bene / cioè /
quella / come si chiama quella lì //
Individuate nel testo i pronomi

Ieri Vita non era nemmeno stata sfiorata dall'idea di presentarsi a Prince Street. Se n'era
andata in giro, aggrappata alla mano di Diamante, senza fretta, senza meta, guidata solo dalla
curiosità e dalla gioia. Tutto era novità, magia e meraviglia. Si era tolta le scarpe - non le
portava mai, non ci era abituata, le piagavano i piedi - e camminava col naso in aria,
guardando ammirata e perplessa i palazzi così alti che sembravano fare il solletico alle nuvole.
Aveva smesso di piangere da un pezzo, e sorrideva. Un sorriso malizioso, compiaciuto,
soddisfatto. Camminava, pensando di sbucare in una piazza - ogni città, paese o villaggio che
si rispetti ha una piazza, ce l'ha Napoli, Caserta, Gaeta, Minturno, ce l'ha pure Tufo che è una
frazione di mille anime senza manco una carrozza. Ma qui c'erano parchi, incroci, bivi, spiazzi
incolti. Piazze no. E nemmeno chiese - né vecchie né nuove. Quando ne trovarono una, erano
quasi le tre.
Incastonato fra una chiesa - o quella che sembrava una chiesa, anche se non aveva croce sul
tetto - e una fila di palazzi talmente nuovi che la facevano sembrare un'intrusa, c'era un
giardino. La chiesa si chiamava Saint Paul's Chapel, ed era chiusa. Ma il cancello di ferro che
separava il giardino dalla strada era solo accostato. In realtà quel giardino era un cimitero, e
non porta fortuna fermarsi a pranzare in un camposanto. I morti bisogna lasciarli in pace. Però
Diamante lasciò cadere la federa del cuscino e si sedette lo stesso su quella che forse era una
tomba, ma a lui sembrava un paracarro.
M. Mazzucco, Vita

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