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La definizione di italiano neostandard è dibattuta -> secondo i manuali di Sabatini e Berruto l’italiano
neostandard è quella varietà in cui sono presenti tratti che una volta erano esclusi nello standard e vi è una
diminuzione della distanza tra lo scritto e il parlato. Sono presenti forme grammaticali o realizzazione di
frasi che non facevano parte dei canoni grammaticali dello standard e di conseguenza perdono la loro
marcatezza sociolinguistica poiché erano trattati come tratti marginali riservati allo substandard e che
adesso sono entrati a far parte dello standard.
Come con le altre varietà di italiano, anche quella neostandard può essere analizzata sul livello fonologico,
morfosintattico, lessicale, testuale e pragmatico
Tra italiano standard e neostandard abbiamo una continuità sintattica e lessicale ma anche una
discontinuità cioè la caduta del modello letterario (italiano con determinate caratteristiche, usate solo nello
scritto con registri molto elevati, non c’è l’esclusività)
Se guardiamo l’asse cartesiano -> questa varietà è più vicina al colloquiale (diafasica), più sociale
(diastratico) e più variato (diatopico)
Fonologia
La pronuncia è basata sulla grafia -> quindi è ritenuto inutile imparare la lingua sui libri o apprendere
distinzioni solo per motivi etimologici (e ~ ɛ / o ~ ɔ)
Morfosintassi
Sebbene la morfologia e la sintassi siano livelli molto resistenti nel cambiamento linguistico, nella
ristandardizzazione si verificano dei cambiamenti di strutture (e non solo di elementi)
Il nostro sistema pronominale è molto carico di differenziazioni e forme, tra cui alcune obsolete -> es.
eglino
pronomi personali soggetto -> quelli tonici hanno preso la funzione di soggetto
• Egli/esso -> lui es. egli vide lei -> lui vide lei
• Ella/essa -> lei es. ella vide lui -> lei vide lui
• Essi/esse ->loro es. i sistemi informatici stanno cambiando -> essi stanno cambiando
>estensione del pronome oggetto te al pronome soggetto tu (tipico al nord)-> soprattutto per
enfatizzazioni post verbali -> es. pensa te; es. hai ragione te
>pronomi clitici -> si tende a uniformare le diverse forme dativali maschile, femminile e del plurale in unico
pronome sincretico “gli”
>estensione del pronome clitico “ci” -> diventa morfema con valore rafforzativa
In alcuni casi il pronome critico ha sviluppato una vera “specializzazione semantica” del verbo (verbi
pronominali)
Es. starci -> essere d’accordo; es. volerci -> occorrere, essere necessario; es. entrarci -> avere a che fare
>alcuni verbi hanno la tendenza a portarsi con sé un clitico desemanticizzato con valore rafforzativo->
spesso per indicare una forte partecipazione emotiva o di interesse
• Es. dativo etico -> oggi mi sono riletto il manuale di diritto penale (che due palle); mi prenda queste
medicine
• Es. ne ridondante -> di questo ne parleremo in un altro momento (standard-> di questo parleremo
in un altro momento)
Pronomi dimostrativi -> anche il sistema dei pronomi dimostrativi è stato semplificato.
>Prevalenza ed estensione di “questo/quello” al posto di ciò (funzione neutra) -> es. quello (ciò) che dici
non mi interessa; es. questo (ciò)che dici non mi interessa *
*cio che che dici non mi interessa -> troppo aulico e letterario
>perdita del valore deittico di “quello” -> sostituisce spesso l’articolo determinativo realizzando i tratti
semantici “+ definito + dato)-> es. bullismo e disturbi alimentari sono quei (=i) problemi che riguardano
soprattutto i giovani
>estensione della forma “cosa” come pronome interrogativo-> al posto di “che cosa” -> es. che cosa
dici?>cosa dici?
>sostituzione di “il quale” con “che” e “da cui” (nelle forme oblique) -> es. l’uomo di cui (del quale) parli è
mio padre
>Nuove forme interrogative-> come mai non mi hai risposto? Com’è che non sei venuto alla festa?
>giustapposizione del modificando + modificatore -> nome + [ Ø ] + nome -> omissione della preposizione
O anche giustapposizioni semplici -> es. indagine pilota, donna poliziotto, uomo ragno
>ammissibilità e diffusione dell’accordo ad sensum -> cioè l’accordo non è grammaticale ma secondo il
senso generico delle parole -> es. la grande pluralità delle fonti di finanziamento garantiscono (garantisce)…
Per altri aggettivi è frequente l’uso avverbiale -> es. mangiare sano, es. correre veloce
>il che polivante -> quando il “che” viene usato oltre al suo uso standard di congiunzione come mezzo per
unire una frase principale a una frase subordinata
• Es. relative temporali -> dal giorno che (in cui) ti ho visto, non ti ho più dimenticato
• Es. “che” enfantizzante,esclamativo,interrogativo -> che sogno che ho fatto! Che, mi aiuti allora?
• Es. “che” esplicativo-consecutivo -> tu vai avanti che (siccome, visto che) sai la strada
• Es. “che” consecutivo-presentativo-> io sono una donna tranquilla che sta in casa
• Es. “che” nelle completive pseudorelative -> li vedo che (mentre) scendono; ti vedo che vai
>Dislocazione -> italiano è caratterizzato dall’ordine SVO ma nel parlato spontaneo un elemento della frase
viene messo in rilievo attraverso la dislocazione a destra o a sinistra (topicalizzazione)
>c’è presentativo ->struttura che introduce un sintagma nominale che viene specificato da una pseudo-
relativa -> c’è un ragazzo che gioca in giardino
Info 1 info 2
Questa costruzione serve a evitare che la frase contenga troppa informazione nuova. Il c’è presentativo
introduce una prima informazione che diventa l’argomento della frase pseudo-relativa
>frase scissa -> struttura che introduce un sintagma nominale accompagnata dal verbo essere-> es. è
Francesca che non fa un cazzo
>sostantivizzazione di aggettivi -> tipici nel linguaggio giornalistico e massmediatico dove prevale la sintesi-
>es. il privato (la sfera privata); il nucleare (il problema dell’energia nucleare); il vissuto (le esperienze di
vita)
Tempo, modo e aspetto del sistema verbale->Alcuni tempi sono caduti in disuso
>espansione del passato prossimo -> fenomeno molto presente nel settentrione-> ma questo fenomeno è
in espansione in tutto il territorio grazie ai mass media perché molti di essi sono concentrati al nord.
In alcuni casi il passato prossimo viene reso con il futuro anteriore->es. fra un mese ho fatto gli esami> fra
un mese avrò fatto gli esami
>uso del presente al posto del futuro -> es. l’anno prossimo vado (andrò) in Inghilterra; es. Vengo domani!
(verrò) -> anche in funzione enfatica
>morte del congiuntivo -> in recessione soprattutto con alcuni verbi come pensare, credere
>aspetto del verbo ->in italiano la deissi temporale prevale su quella aspettuale (duratività, puntualità)-> in
molti italiani regionali sono nate numerose perifrasi che rendono la categoria dell’aspetto
Nell’italiano neostandard l’uso delle perifrasi è nettamente in estensione grande all’influenza dell’inglese.
Lessico e formazione delle parole -> negli ultimi decenni c’è stata una larga accettazione di termini
altamente marcati sugli assi diatopici, diafasici e diastratici. Nell’italiano neostandard hanno perso la loro
marcatezza e vengono usati anche per usi non enfatici.
>locuzioni nominali paragergali -> sostantivi che hanno preso il posto di avverbi quantificatori, negazioni o
esclamazioni -> es. un mondo, un sacco, un tubo, un mucchio, un cavolo, un corno…
• Es. ieri sera mi sono divertita un mondo! -> (molto,moltissimo ->avverbio quantificatore)
• Es. non ho capito un tubo di quello che hai detto ->(nulla, niente -> negazione)
Es. golf (in inglese è uno sport) -> in italiano capo di abbigliamento -> golfino (alterazione semantica +
morfologica)
Altri esempi -> fan, email, slide, badge, meeting, nickname, no comment, internet, chat (chattare)
>espansione di alcune classi suffissali -> durante i meccanismi e i processi di formazione delle parole si
osservano alcune tendenze
Spesso sinonimi ma “-zione” pone l’attenzione sull’azione e il processo mentre “-mento” sul risultato ->
es.regolamento~regolazione;
• Es. interculturale
• Es. televoto
• Es. euroscettico
• Es. supertestimone
• Es. minimanovra
• Es. postverbale
Elisione -> scomparsa della vocale finale di una parola di fronte all’iniziale vocalica della seguente per
evitare lo iato -> es. l’eroe invece di lo eroe
Apocope -> soppressione di una vocale, consonante o sillaba alla fine di una parola
Deittico -> in linguistica quel fattore che serve a situare l’enunciato nel tempo e nello spazio e a precisare
chi sia il soggetto parlante e quello ascoltante)
Giustapposizione -> composizione di parole fondata sul semplice allineamento senza che ci sia un rapporto
di subordinazione dell’una all’altra a un’unità sintattica sottintesa
Modificatore -> elemento in un sintagma che modifica il significato dell’elemento principale a cui dipende