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LEZIONE 7 -> L’ITALIANO POPOLARE

La definizione di italiano popolare è molto difficile e controversa poiché abbiamo la presenza dei diversi
livelli di analisi linguistici (diatopico, diamesico, diastratico e diamesico) ed essa dipende dall’approccio
linguistico a questo tema.

Anche se non è facile definire con esattezza la nozione di italiano popolare, può essere ricavata in base alle
caratteristiche di ciascuno dei quattro assi di variazione

• Sull’asse diastratico -> parlato da chi ha un minimo livello di istruzione


• Sull’asse diamesico -> è prevalente nel dominio parlato
• Sull’asse diafasico -> il contesto è basso*
• Sull’asse diatopico -> largamente distribuito e ciascun dialetto ha un effetto diverso sull’italiano
popolare

*rappresenta il livello più alto di italiano per coloro che parlano solo il dialetto (una sola varietà nel
repertorio linguistico)

I linguisti concordano sul fatto che esista una forma “popolare” di italiano cioè un modo di parlare la lingua
nazionale che è identificabile nella sua distanza delle norme dell’italiano standard o dalle regole di uso
condivise con l’italiano neostandard.

Italiano popolare è un varietà in recessione perché sta scomparendo la base sociale che rappresentava la
classe dei parlanti cioè dei semicolti grazie a scolarizzazione di massa e sempre maggiore i mezzi di
comunicazione di massa in cui è usato lo standard o il neostandard.

Il dibattito sull’italiano popolare nasce negli anni 70 con le definizioni di due linguisti cioè Tullio de Mauro e
Manlio Cortelazzo.

Secondo Tullio de Mauro l’italiano popolare è il modo di esprimersi di un incolto che sotto la spinta di
comunicare e senza addestramento maneggia quella che si può chiamare la lingua “nazionale”.

Secondo Manlio Cortelazzo l’italiano popolare è quel tipo di italiano acquisito da chi ha come madrelingua il
dialetto. Ritenuto un italiano “imperfetto” e in stretto contatto con il dialetto

Italiano dei semicolti ->definizione alternativa che sottolinea la limitata competenza dei parlanti e il loro
basso livello di istruzione

Negli anni 70 il livello di alfabetizzazione era nettamente inferiore a quello di adesso e le persone che non
hanno avuto la possibilità di istruirsi hanno dovuto “creare” una varietà con la quale comunicare. Quindi si
può definire unitario sull’asse diastratico, diamesico e diafasico ma non sull’asse diatopico visto la
numerosa presenza di dialetti e l’italiano popolare è la varietà che viene maggiormente influenzata dal
dialetto.

Sul concetto della parola “unitario” si possono avere diversi approcci -> sociolinguistico e storico-> l’italiano
popolare nasce dopo l’unità nazionale e questa varietà nata tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del
Novecento si è riflettuta nella letteratura veristica e le altre correnti venute dopo e va rapportata ai fattori
di italianizzazione propri della nostra storia.

L’aggettivo unitario non ha una connotazione negativa nel senso degli scopi comunicativi e nel senso delle
caratteristiche linguistiche che derivano dalla scelta del dialetto del parlante. La sociolinguistica analizza le
differenze delle varietà di italiano (anche quella popolare) ma non in senso normativo.

I caratteri a cui si rifanno le diverse definizioni riflettono la poliedricità dell’italiano popolare


Caratteri di ordine extralinguistico -> variabili storiche, culturali e sociali

Caratteri di ordine sociolinguistico ->variazione dimensionale, diastratica,diatopica,diafasica e diamesica

Caratteri di ordine linguistico interno -> regole, norma e deviazione, “imperfezione”

La strada che mette d’accordo i linguisti sulla definizione di italiano popolare è di carattere sociolinguistico
che porta a definire l’italiano popolare una varietà sociale dell’italiano usata da persone con un basso livello
di istruzione e in un registro basso.

“causa genetica” ->l’italiano popolare ha una forte influenza del dialetto poiché per secoli i bisogni
comunicativi venivano soddisfatti attraverso l’uso del dialetto ed è subentrata questa varietà.

Esistono dei documenti di italiano popolare ancora oggi sono una fonte preziosa e uno dei punti di svolta
dell’italiano popolare è rappresentato dalla Prima Guerra Mondiale cioè da un evento storico che ha
portato persone provenienti da diverse parti d’Italia che avevano come prima lingua il proprio dialetto a
comunicare tra di loro per il fatto della leva obbligatoria e che facessero parte dell’esercito.

Nell’italiano neostandard ci sono alcuni tratti dell’italiano popolare come dimostrazione che la formazione
dell’italiano neostandard parte dal basso cioè dall’italiano popolare con l’adozione di alcuni tratti che erano
propri del popolare

L’italiano popolare viene spesso associato all’italiano popolare poiché è prevalentemente usato nel dominio
del parlato, ma si colloca più in basso nell’asse diastratico rispetto all’italiano colloquiale

Nell’italiano popolare possiamo individuare due tratti

• Obbligatori -> che si realizzano sempre nell’italiano popolare


• Variabili ->che emergono nell’italiano popolare con una frequenza collegabile a diversi fattori
linguistici ed extralinguistici

Esempi di tratti variabili

• Interferenza ->dialetto
• Ipercorrettismo -> percezione psicologica della lingua
• Semplificazione ->bisogno comunicativo

Tratti dell’italiano popolare -> alcuni tratti possono essere marcati diatopicamente

>uso non corretto della punteggiatura e dei segni diacritici ->Es. arrivo domani ma non so quando; Un po;
un’amico; Maria e bella

>uso non corretto delle consonanti geminate e di “q” e “h”->Es. accellerazzione; squola; Maria a un gatto

>scarsa attenzione alle convenzioni ortografiche-> Es. firenze ; l’ottocento; senato della repubblica;
università

>fonetica e grafemica (grafema->influenzate dal dialetto -> assimilazione (tecnica>tennica); epentesi


(psicologa>pissicologa)

>tema sospeso -> es.voi altri nuovi arrivati non ci sarebbe nessuno che faccia il barbiere?

>ridondanza pronominale ->es. a me mi piace a me

>ipergeneralizzazione o accumulazione di preposizioni e congiunzioni -> es non era facile a tornare; es.
scrivo da sul campo di battaglia
>che polivalente -> es. se mi dà una licenza che vado a Bologna

>paratassi preferita all’ipotassi -> es. sono stanco e sto a casa e dormo > poiché sono stanco sto a casa e
dormo

>irrealtà resa con doppio condizionale o doppio congiuntivo -> es. se sarebbe stato oggi, sarebbe nato un
processo; es. se capisse lo facesse

>mancanza di accordo grammaticale o logico -> es. in modo che ne morì cinque; es. la squadra che
giocavano ieri

>malaprobismi o paronimie -> es. compensibili (comprensivi); es. palchè (parquet); es. ho un raptus (ho un
lapsus)

> cambio di prefissi e suffissi -> es. affettivo (effettivo); es. adottamento (adozione); es. discrezionalità
(discrezione)

>uso di aggettivi al posto di avverbi -> es. parlare breve; es. parte sicuro

>semplificazione del paradigma dei possessi > usando “suo” al posto di “loro” ->es. cosi non pensano per i
suoi fratelli -> aggiunta disambiguante “di lui”, “di loro” -> il suo zaino di lui; la sua macchina di loro

>frequenza accusativo preposizionale -> soprattutto nel sud -> es. il padrone picchia al contadino; a me non
mi mandi lì

>popolarismi espressivi -> es. tribolare (soffire); es. macello

>abbreviamento di parole derivate mediante cancellazione di morfemi -> es. interrogo al posto di
interrogazione; es. dichiara al posto di dichiarazione

>popolarismi semantici -> es. le carte per indicare i documenti; es. mollare al posto di cedere; es. imparare
al posto di insegnare (diatopicamente marcato sud)

>aggiunta di morfemi > es. tranquilizzanti al posto di tranquillanti; es. strafila al posto di trafila

La morfologia derivazionale è una delle aree più difficile per un parlante che non padroneggia lo standard e
quindi di avvicinarsi

>aferesi di sillabe -> es. dirizzo al posto di indirizzo; es. zonero al posto di esonero

>a livello grafico e fonetico la palatizzazione della “l” e “n” nei nessi [lj] e [nj] -> es. Itaglia; es gniente

>semplificazione con uso di un’unica nasale anche dove precede una bilabiale -> es. senpre; es. banbini

>raddoppiamento della “b” intervocalica nel meridione ->es. subbito

>scempiamento delle consonanti -> es. pasegieri

>grafia dell’h -> perché non corrisponde a un suono ->” anno” al posto di “hanno”

>ipercorrettismi -> es. habbiamo

>agglutinazione dell’articolo o altri particelle -> es. linverno; es. l’aradio; es. in fermeria; es. in cinta
Alfabetizzazione -> insegnamento e l’apprendimento delle abilità minime della comunicazione scritta cioè
leggere e scrivere

Italianizzazione -> durante il fascismo la tendenza di convertire termini, modi di dire e nomi da una lingua
straniera all’italiano (Anche termini toponomastici -> studio scientifico dei nomi di luogo)

Ipergeneralizzazione -> applicazione di una regola grammaticale nei casi in cui non si applica

malapropismo-> scambio di parole somiglianti per la forma ma diverse nel significato

ipercorrettismo -> è un fenomeno di errata correzione di una forma linguistica (pronunica, ortografia) in sé
è corretta, per l’errata convinzione che si tratti di un errore

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