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Varietà diamesiche

DIFFERENZE TRA SCRITTO E PARLATO

• grado di pianificazione del discorso massimo nello


scritto e minimo del parlato

• il modo pragmatico di organizzare il testo è diverso


(nello scritto sarà necessaria una maggiore esplicitezza)

• lo stretto legame con il contesto.


(Massimo Prada): Differenza tra parlato e scritto

- persistenza e spazialità
- contestualità
- risoluzione
- portata
- ricchezza
- relazionalità tra mittente e
destinatario
Esempi di parlato: frammentarietà

(1) [Nel tempo libero che fai?]


Eh io sto in un gruppo… che-e… siamo studenti nelle…
più che altro studenti del liceo ma anche… universitari…
che- facciamo assistenza… assistenza sociale, insomma
nei quartieri popolari più che altro, nelle borgate di Roma
o anche a Trastevere, così… con degli anziani, con
persone anziane che hanno problemi… degli anziani
poveri insomma… e con… cerchiamo di fare delle scuole
popolari anche con… con dei bambini che hanno più
problemi scolastici così, anche problemi familiari…
genitori analfabeti e cose… così, di questo genere
[Berruto, 1993]
Esempi di parlato: cambio progetto

(2) […] perché io ecco m’è capitato… quand’è stato…


venerdì sera, no… la scorsa settimana… un ragazzo che-
un ragazzo che s’era bucato, io stavo insieme a altri
cinque amici, no […][Berruto, 1993]
Esempi di parlato: segnali discorsivi

(3) […] mentre quello di prima era- una cos- più- diciamo
medioborghese, ecco… poi man mano che si va in alto nelle
classi sociali, eh, c’è un tipo di- dialetto romano nolto più
raffinato… che non si riconosce a prima vista, ma però si
sente che è rimano, insomma, no,,, e questo non lo saprei fare,
cioè di tipo di sapore intellettuale… ecco… diciamo, no… però
questo non, eh, cioè sarebbe […][Berruto, 1993]
Grammatica del parlato spontaneo
(Contesto extralinguistico)
— Prossemica
◦ codice che utilizza lo spazio in funzione comunicativa (distanza
tra gli interlocutori)
— Gestualità
◦ comprende la mimica e l’insieme dei gesti nel corpo
— Pause
◦ sono fattori che garantiscono unità e coerenza al discorso
— Tratti sovrasegmentali
◦ caratteristiche prosodiche del parlato: intensità (più forte nelle
sillabe accentate), ritmo (soffermarsi su determinate sillabe),
intonazione (l’alternarsi di diversi toni con cui parliamo)
— Deitticità / Deissi
◦ legame di ogni enunciato con il contesto extralinguistico
◦ leggio
Parlato Spontaneo / Deissi
— Deittici sono tutti gli elementi che
possono realizzare il legame di ogni
enunciato al contesto extralinguistico
◦ gesti ostensivi (es. Prendi!)
◦ elementi linguistici tramite i quali possiamo
determinare
– 1. lo spazio (questo, quello, lì, qui, vicino, lontano, ma
anche verbi come andare e venire)
– 2. il tempo (ora, dopo, ieri, fra un secondo…)
– 3. i protagonisti della comunicazione (i pronomi
personali, ma anche le desinenze verbali)
Deissi: contesto linguistico
(soprattutto scritto)
— Se i deittici rimandano al contesto linguistico,
si dicono coesivi.
◦ questo, quello, suddetto, predetto, il primo, il secondo,
quest’ultimo
— Possono avere valore
◦ anaforico (cioè di ripresa di quanto è stato
detto)
– es. Sei stato bravo; questo non vuol dire che tu non
possa migliorare
◦ cataforico (cioè di anticipazione di quanto è
stato detto)
– es. Solo questo volevo dirti: fai attenzione quando
attraversi.
— Lo scritto privilegia uno stile dominato
soprattutto dalla forte coesione testuale e
sintattica
— Il parlato privilegia uno stile dominato
dalla semantica e dalla pragmatica (l’uso
della lingua all’interno di situazioni reali)
Grammatica del parlato
— Deitticità
— Presupposizione
◦ con cui si allude alle conoscenze condivise
◦ es. Di che umore è oggi?
— Chi parla dà il massimo rilievo alle
informazioni con l’aiuto di intonazione e
sintassi
— Segnali discorsivi
Presupposizione
(4) A: [Rivolta a C, appena arrivata]: Come ti è
andato?
C: bene… bene benissimo [a B] ciao B… l’esame
di filologia
B: Ah, come è andato? […]
C: lui ti fa una domanda a piacere […] [Berruto,
1993]
Segnali discorsivi
— formule di attenuazione
◦ per dire, diciamo, in un certo senso
— formule di esitazione
◦ mhm, vediamo, beh, insomma
— formule di semplificazione
◦ mettiamo, diciamo
— formule di riformulazione della frase
◦ voglio dire, cioè
— formule di controllo dell’avvenuta ricezione (ossia
feedback)
◦ mi senti? no? capito? vero? non trovi?
— demarcativi (parole o locuzioni che hanno la funzione di
aprire o chiudere il discorso, la conversazione)
◦ come va? che si dice? A presto e i saluti in generale
Tema e Rema
— Il contenuto di una frase è strutturato in
tema e rema (topic e comment)
— Il tema è ciò di cui si parla
— Il rema è ciò che si dice riguardo al tema.
Es. Tema / Rema
— Alfredo (tema) è andato a scuola (rema)

— Non sempre il tema è il soggetto


◦ es. I libri (tema), Marco li ha comprati (rema)
◦ es. Io (tema) speriamo che me la cavo (rema)

— Di solito il tema viene collocato a inizio


frase (ma non è sempre così)
Pragmatica e Atti linguistici
— Ogni enunciato è un atto linguistico.
— La competenza pragmatica è la capacità di
comprendere gli enunciati linguistici sul
contesto comunicativo.
La comprensione si basa su convenzioni
comunicative variabili da cultura a cultura.
— Grazie alla competenza pragmatica si può
decodificare l’atto linguistico
◦ es. Mi passi il sale?
Gli atti linguistici
— Secondo il filosofo inglese John Austin nell’atto
linguistico si distinguono:
— atto locutivo (atto di dire qualcosa)
— atto illocutivo (l’azione che si compie nel dire
qualcosa)
◦ Chiudi quella porta! (l’indicatore della forza illocutiva
è l’imperativo)
— atto perlocutivo (effetto ottenuto con il dire
qualcosa). Il caso più evidente è dato dai verbi
performativi giuro ordino battezzo
◦ es. carattere formulare degli enunciati performativi:
Vuoi tu prendere come legittima sposa?
D’accordo / Perché no / Certo
La conversazione
— Rappresenta la situazione più tipica di
parlato
— principio di cooperazione (sono presenti
regole non scritte di logica e pertinenza)
— Paul Grice individuò quattro massime:
◦ di qualità (cercare di fornire un contributo vero)
◦ di quantità (non essere reticenti
nell’informazione)
◦ di relazione (essere pertinenti riguardo
all’argomento)
◦ di modo (evitare oscurità e ambiguità)
Violazione delle regole
— Nozione di implicatura
conversazionale: se le massime vengono
violate, e siamo sicuri che l’interlocutore
voglia comunicarci qualcosa, ipotizziamo
che l’emittente lo abbia fatto
deliberatamente.
◦ es. A: Dov’è Mario?
◦ B: Ho incrociato una Yaris verde che andava verso
la statale.
Ordine non-marcato
— SVO: soggetto verbo oggetto
Ordine dei costituenti
— Topicalizzazione contrastiva
— Tema libero (o sospeso) / Anacoluto
— Dislocazione a sinistra
— Dislocazione a destra
— Frase scissa
— C’è presentativo
Ordine marcato: topicalizzazione
contrastiva
— l’elemento dislocato, in genere l’oggetto,
viene sottolineato con forza
nell’intonazione:
◦ es. I LIBRI ricordati!
Tema sospeso (o anacoluto)
— Cambio di progetto sintattico: il centro
semantico della frase è collocato in
apertura, senza collegamento sintattico
con il resto della frase:
◦ es. noi la carne ci piace tantissimo
Dislocazione a sinistra
— Spostamento dell’oggetto o dei
complementi indiretti a sinistra della frase
e ripresa da un pronome atono
(anaforico):
◦ es. Il gelato lo compro
◦ es. il sangue non lo posso vedere
◦ es. di lei non me ne avevi mai parlato
Dislocazione a destra
— Spostamento a destra del centro di
interesse della frase, anticipato da un
pronome atono (cataforico)
— es. Lo compri il latte?
— es. Lo prendi il caffè?
Frase scissa
— Un elemento viene messo in evidenza
tramite una struttura formata da una voce
del verbo essere + che
— es. era lui che gridava
— es. è Paolo che viene
anche:
— es. quand’è che vieni?
— es. non è che stai dimagrendo troppo?
C’è presentativo
— Il tipo c’è + che

— es. c’è una cosa che ti volevo dire


Posposizione del soggetto
— per marcare un’opposizione con altri attori
della comunicazione:
◦ lo faccio io questo lavoro
— con alcune classi di verbi che indicano eventi
improvvisi
◦ è arrivato il marito
◦ è morto il cane
— quando il soggetto rappresenta l’elemento
nuovo della frase:
◦ Ha chiamato la segretaria
◦ sono le otto
Il lessico dell’italiano parlato
— Segnali discorsivi
— vocaboli generici
◦ es. tizio, fatto, affare, cosa o roba
— espressioni di quantità
◦ un sacco di, un casino di, tanto di quel+sostantivo ‘tanto di quel
sonno’; sostantivo + della madonna ‘c’era un vento della
madonna’.
— aggettivi utilizzabili sia in accezione positiva sia negativa
◦ pazzesco, mostruoso, allucinante, bestiale
— diminutivi affettivi, semanticamente vuoti
— attimino, momentino, pensierino (‘è un attimino difficile’
per ‘abbastanza difficile’)
— espressioni colorite di imprecazione fino al turpiloquio
Esempi di costrutti marcati
— Allora gli occhi li stringo, invece, e provo a vedere se
è così che si muore (G. Cappelli, Volare basso, p. 277)

— Questo non lo dovevi fare, Frido! – urlava lei – Ho


sempre sopportato tutto, ma questo no. (S. Benni,
Margherita dolcevita, p. 186)

— Cleda andavo a trovarla di tanto in tanto (G. Cappelli,


Il primo, p. 81)

— Il tizio che sta dall’altra parte della scrivania appena lo


vedo in televisione cambio canale (G. Cappelli, Errori,
p. 43)
— Io la guardavo impaurito, quella pianta fatale (G.
Cappelli, Il primo, p.16)
—
— […] ho iniziato a scrivere un libro. Se la aspettava da
me una cosa così normale? (S. Benni, Achille piè veloce,
p. 69)

— LEI: Ma io ho delle zie simpaticissime


— LUI: Per forza, sono tutte matte. Ma le mie sono
normali.
— LEI: Ma allora ce le hai, le zie! (G. Gaber, Il caso di
Alessandro e Maria, in Questi assurdi spostamenti del
cuore, p. 79)
I registri del parlato
— Il parlato si articola in una gamma di
registri dominata da tre parametri:
◦ diafasia
◦ diastratia
◦ diatopia
— Varietà normatrici
◦ italiano della tradizione letteraria
◦ l’italiano burocratico / giudiziario
◦ l’italiano parlato dai politici e dai giornalisti
— Atteggiamento nei confronti dei dialetti

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