(Guida alla lettura del cap. 1 del «Manuale di educazione al pensiero critico»)
Prof. Francesco Piro
Introduzione: che cosa dobbiamo saper fare per
studiare bene all’Università?
Quali sono i saperi pratici (“competenze”) indispensabili per
seguire un discorso orale (p. es. una lezione) o comprendere e
riassumere un discorso scritto, cioè un testo? Sono tre:
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I/1: Gli enunciati. Aspetti linguistici
Un enunciato (o anche: un asserto, una proposizione) è una
sequenza di parole che esprime un pensiero in un modo che lo
rende accessibile ad altri parlanti.
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“Esercizio di stile” opposto: comprimiamo tutto in
una sola frase!
VAI ORA AGLI ESERCIZI 1.1, 1.2. 1.3 DEL «MANUALE DI EDUCAZIONE AL
PENSIERO CRITICO» (p. 41, soluzioni a p. 244)
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Enunciati logicamente complessi: le presupposizioni
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Conclusione: consigli per la parafrasi di testi
Se trovate difficile un passo da studiare, provate a farne una
parafrasi in base a queste regole:
(1) Semplificate gli enunciati troppo ricchi. Mettete tra
parentesi gli aggettivi o gli avverbi o le frasi incidentali.
(2) Sostituite le congiunzioni ai vari gerundi, participi etc.
(“Venendo egli…” = “mentre egli veniva…”).
(3) Specificate a quali precedenti enunciati si riferiscano i
connettivi inter-enunciativi usati A cosa si riferisce “perciò”?
(4) Esplicitate le presupposizioni. Chiarite tutti i sottintesi.
(5) Rendete concreti i discorsi che usano termini astratti (“Il
calore dà luogo ad assuefazione” = “coloro che sentono caldo,
prima o poi vi si abituano”).
(6) Se necessario, riassumete per punti il discorso, usando i
connettivi inter-enunciativi quando vi appaiono utili.
VAI ALL’ESERCIZIO 1.5 («MANUALE…», p. 42) 12
I/II: L’enunciato da un punto di vista logico
Quando è che un enunciato è dotato di senso?
[Nota: Vi sono molti casi nei quali noi siamo in grado di attribuire un senso
anche a enunciati formati male (per esempio quelli di un bambino) o
incompleti (quelli di una persona che non vuole dire tutto quello che pensa).
Infine – è il caso più interessante – anche enunciati letteralmente assurdi
possono avere un senso, quando vengono usati a scopi espressivi. Le figure
retoriche di cui si fa uso nel linguaggio poetico, ad esempio, sono
contaminazioni (volute) tra campi semantici diversi tra loro. L’asserto “mia
nonna è una sinfonia” potrebbe essere una metafora poetica efficace!]
VAI ORA AGLI ESERCIZI 1.6, 1.6bis, 1.7, 1.7bis (p. 43)
Tipi di enunciato
•(1) Vi sono enunciati fatti per richiedere informazioni o opinioni
altrui, cioé enunciati interrogativi («A che ora parte il treno?») .
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II/1: Il discorso sotto un profilo logico
Quali attività facciamo con il discorso?
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Ragionamento e argomentazione
(2) Tazio ha incontrato Calpurnia e non ha mostrato alcun interesse per lei.
Allora non è vero che tutti i maschi sono stupidi
[Tazio non ha mostrato alcun interesse per Calpurnia. Calpurnia è il tipo di donna che suscita
l’interesse dei maschi stupidi. Dunque Tazio non è stupido, pur essendo maschio…]
VAI ORA AGLI ESERCIZI 2.3, 2.3bis, 2.4 («MANUALE…», pp. 66-7)
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II/2: Tipi di ragionamento
La deduzione
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Altre forme di ragionamento: l’induzione
Esempio. Mettiamo che io dica: «Ho bussato alla porta di Giorgio e non ha
aperto, deve essere uscito». Quella che ipotizzo non è certo l’unica spiegazione
possibile: il campanello potrebbe essere rotto, Giorgio potrebbe essere morto o
divenuto improvvisamente sordo. Tuttavia, dati i fatti noti (il campanello ieri
funzionava, ieri Giorgio stava bene e non era sordo…), questa spiegazione è
più semplice delle altre, è ragionevole adottarla fino a prova contraria.
VAI ALL’ESERCIZIO 2.9 (p. 68)
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RIEPILOGO
1) Nella deduzione (il ragionamento tipico del matematico),
conta il peso delle premesse, che debbono essere tanto
forti da escludere tutte le soluzioni tranne una.
2) Nell’induzione generalizzante (tipica del naturalista),
conta il numero dei casi osservati: più sono (e più sono
tipologicamente diversi), più credibile è la conclusione.
3) Nell’induzione analogica (tipica dello storico o del
giurista), dove i casi sono forzatamente pochi, conta il
numero delle somiglianze tra i casi esaminati.
4) Nell’abduzione (tipica del detective) conta il numero degli
indizi raccolti sul singolo caso che stiamo esaminando.
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Esempi
1. Ieri non ho digerito bene. Tra i piatti che ho mangiato, uno
conteneva i fagioli, che non avevo mai mangiato prima:
dunque è colpa dei fagioli (si parte dai dati su un singolo caso
e si fa un’ipotesi su quel singolo caso: abduzione).
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III/1: Analisi del ragionamento deduttivo
I connettivi
“O obbedisce o se ne va di casa”: p / q
(Uno dei due deve essere vero, l'altro falso)
(1) È falso che sia stato male Giorgio e sia stato male
Andrea. Quale è l’enunciato equivalente con «o ..o..»?
Risposta: o non è stato male Giorgio o non è stato male Andrea.
(2) È falso che o è presente Giorgio o è presente Andrea.
Quale è l’enunciato equivalente con “e”?
Risposta: Non è presente Giorgio e non è presente Andrea.
(3) È falso che, se Jacopo viene, Teresa se ne va. Dunque,
Jacopo viene e Teresa….. (rispondi tu)
VAI ORA AGLI ESERCIZI 3.4bis, 3.5, 3.5bis del «Manuale..», p.. 90
Uso corretto e uso scorretto del condizionale
Il CP ci aiuta ad evitare due errori logici molto diffusi:
“Se mi alzo dal letto prima delle 6 del mattino, allora faccio
colazione con calma”. Se la precedente argomentazione è
vera, allora è necessariamente vero che:
1. Se mi alzo dal letto con calma, allora faccio colazione prima
delle 6 del mattino.
2. Se faccio la colazione di fretta, significa che mi sono alzato dal
letto prima delle 6 del mattino.
3. Se faccio la colazione con calma, allora mi sono alzato prima
delle 6 del mattino.
4. Se faccio la colazione di fretta, significa che mi sono alzato dal
letto non prima delle 6 del mattino.
5 faccio la colazione con calma se e solo se mi alzo dal letto
prima delle 6 del mattino.
Quale è l’inferenza valida? (L’unica che è un modus tollens!)
Condizionale → e bicondizionale ↔
Per evitare questo errore, occorre imparare a
distinguere “se” → da un diverso legame logico che è il
bicondizionale, ovvero “se e solo se” ↔
La formalizzazione ci aiuta a farlo:
-p → q se è bel tempo, vado in città alla luce della
tavola di verità di →, vuol dire: se sarà bel tempo,
senz’altro andrò in città, se sarà brutto tempo chi sa….
-p ↔ q se e solo se è bel tempo, vado in città vuol dire:
se sarà bel tempo, andrò in città; se non sarà bel tempo,
no, ovvero:
(p → q) & (¬ p → ¬q )
Per modus tollens (¬ p → ¬q ) equivale a (q → p). Dunque p ↔ q
equivale a: (p → q) & (q → p).
Condizioni necessarie, sufficienti, necessarie e
sufficienti
Si può chiarire l’errore, introducendo una distinzione importante,
quella tra condizioni necessarie e condizioni sufficienti.
Esempio:
(Pma) Tutti i pesci
hanno le branchie.
(Pmi) Tutti i merluzzi
sono pesci.
(Cnc) Dunque tutti i
merluzzi hanno le
branchie
Il sillogismo in “Celarent”: inclusione + esclusione
merluzzi
P pesci
Dotati di polmoni
Darii ovvero il sillogismo fondato sull’intersezione
Abitanti dell’acquario
mammiferi
Animali simpatici
•?? gatti
cani mammiferi
(15) …ma un predicato non in comune basta a
differenziare!
Tartarughe Mammiferi
Gatti
Terza figura: inferenze sull’ intersezione
•Altrettanto ovvia risulta ora la legge della terza figura.
Se il termine medio è soggetto in entrambe le premesse,
ciò vuol dire che esso costituisce un insieme più piccolo
incluso in due insiemi più grandi. Ma questa posizione
non dimostra se non che i due insiemi più grandi hanno
dei punti di intersezione e dunque la conclusione deve
essere particolare.
Francesco Piro
VII/1 Perché sbagliamo?
Si chiamano fallacie quegli argomenti che, pur
apparendoci convincenti a prima vista, contengono
degli errori.
Le fallacie state studiate da Platone (Eutidemo) e da
Aristotele (Confutazioni sofistiche), da Locke e da altri .
“Tu hai ciò che non hai perduto. Hai tu perduto delle
corna? No. Dunque tu hai le corna”
Questo sofisma antico si basa su un meccanismo che
causa anche errori innocenti: non tenere presenti le
precondizioni di un’alternativa ovvero: credere che le
alternative siano solo due, quando sono tre o più.
In termini formali, si afferma:
¬ B → A ovvero: B ˅ A
Mentre, la formulazione vera sarebbe “se possedevi le
corna (C), allora, se non le hai perdute, ce le hai ancora”
C → (¬ B → A ) ovvero: ¬ C ˅ B ˅ A
VAI ALL’ESERCIZIO 8.1 (p. 195)
(5) Le fallacie di rilevanza, ovvero quando
confondiamo ragioni e persone
Le fallacie di rilevanza sono fallacie commesse anche in
buona fede, a differenza dei sofismi.
(Francesco Piro)
Il primo passo: farsi una mappa di quello che si vuole dire
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La dinamica del testo: le obiezioni
Ogni testo è un dialogo nascosto con interlocutori reali o
immaginari
In ogni argomentazione, l’autore anticipa (o registra) delle
obiezioni, esprimendole spesso impersonalmente con «ma»
«sebbene», «tuttavia», «si potrebbe obiettare che…».
Per esempio il fatto che Cartesio, nel Discorso sul metodo, ci offra diverse
metafore edilizie per parlarci della scienza (è una città da costruire, una
casa da riedificare etc.) ci fa capire la visione costruttivistica e non più
speculativa che Cartesio ha del conoscere.
VAI AGLI ESERCIZI 9.4 (p. 222)
Dalla lettura alla scrittura
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