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ITALIJANSKI RAZGOVORNI JEZIK 1 – ispitna pitanja:

I LEZIONE – Parlare e scrivere

1. Spiega in base a quali tratti oggi la maggioranza dei linguisti riconosce la priorità
della lingua parlata sulla lingua scritta?
- dal punto di vista filogenetico: storicamente la lingua parlata precede quella scritta; --
dal punto di vista ontogenetico: l'acquisizione dell'orale da parte del bambino si realizza
prima di quella dello scritto;
dal punto di vista della prassi: la comunicazione si effettua principalmente per mezzo
dell'articolazione fonica;
dal punto di vista socioculturale: l’orale, più dello scritto, evidenzia l'organizzazione e
l'interazione sociale e culturale;
dal punto di vista interno: la lingua parlata dispone di mezzi paralinguistici solo
parzialmente trasferibili nella lingua scritta.

2. Quali sono, secondo Lyons (1977), le caratteristiche della “situazione canonica”


della comunicazione?

- Secondo Lyons (1977) la "situazione canonica" della comunicazione è proprio/


(definisce ‘’situazione canonica’’ come l’interazione faccia-a-faccia) l'interazione
faccia-a-faccia (F-a-F) caratterizzata dal rapporto uno-a-uno, o uno-a-molti, dal canale
vocale-uditivo, dalla compresenza dei partecipanti alla stessa situazione (in modo da
vedersi e da percepire i tratti paralinguistici non vocali), e dall'alternanza dei turni di
parlante.

3. Quando, come e all’interno di quali settori disciplinari si sono sviluppati gli studi
sul parlato?

- Gli studi sul parlato, ed in particolare della conversazione F- a-F, si sono sviluppati
dagli anni '80, all'interno di vari settori disciplinari (linguistica, pragmatica,
sociologia, psicologia) con l'aiuto anche delle innovazioni tecnologiche che hanno
permesso l'uso dei strumenti più raffinati e veloci per la raccolta e l'analisi di dati (i
corpora digitali).

4. Esiste una grammatica dell’italiano parlato (non un manuale) ?

- No. La risposta alla domanda è in generale negativa: non si può parlare di un'altra
"grammatica", anche se la forma del parlato differisce spesso, in diversi tratti, da
quella dello scritto.
In Italia, sono aumentati gli studi sul parlato (sociolinguistici, pragmatici) e per un po'
di anni ci si è chiesti: Esiste una grammatica del parlato, una grammatica specifica
per il parlato, specifica per l'italiano?
1
Tale interesse nasce come conseguenza di una più generale riflessione sullo stato della
lingua nazionale nelle sue molteplici manifestazioni geografiche e sociali (la varietà
bassa detta "italiano popolare" o "italiano dell'uso medio" di cui il parlato condivide la
tendenza alla semplificazione).

5. Cosa si intende con “parlato”?

- La definizione non è univoca, in quanto può sovrapporsi con altre: oralità, sistema
fonico-uditivo, varietà linguistica. Parlare è un'attività che coinvolge vari aspetti:
linguistici e non linguistici.1
Il parlato è la "VARIETÀ DI LINGUA, CARATERIZZATA DAL CANALE
FONICO-UDITIVO E DAL CONTESTO SOCIALE ESSENZIALMENTE
DIALOGICO".

6. Quali sono i tre macro-tratti situazionali che caratterizzano il parlato canonico?

1) il mezzo fonico-acustico
2) un contesto extralinguistico comune
3) la compresenza di parlante ed interlocutore/i

7. Cosa si intende con linearità o “continuità“ del parlato?


- La comunicazione si sviluppa in uno spazio lineare (secondo la “catena“ fonica – ad un suono
ne segue un’altro), lo scritto, al contrario, e’ caratterizzato dalla non continuita’, perche’
possiamo (sia come autore che come lettore) lavorare su singole componenti, tornando indietro
nel testo, o spostandoci in avanti, senza necessariamente seguire l’andamento lineare.

8. Cosa si intende con immediatezza nella produzione e nella ricezione del parlato?
- L’immediatezza di produzione e di ricezione richiede la compresenza di parlante (P) ed
interlocutore/i (I) nel contesto di enunciazione (ad es. la conversazione F-a-F in cui i ruoli di P
& I vengono continuamente scambiati) e comporta la bassa tollerabilita’ di silenzi e pause, il
rispetto del ritmo della particolare situazione comunicativa.

9. Quali micro-tratti conseguono dalle caratteristiche generali relative al mezzo


fonico-acustico del parlato? / In che cosa consiste ciascuno dei micro-tratti?
1) la minima possibilita’ di pianificazione: consiste nella difficolta’ di pre-organizzarsi il
proprio turno o intervento orale, in tempo reale, (man mano che si parla; questa difficolta’
aumenta in situazioni dialogiche, in cui l’argomento di conversazione viene continuamente
ristabilito, ed in cui incide l’interazione con l’ I, che puo’ interrompere, segnalare
disaccordo, ecc. )

1
...mentre non ci occuperemo, se non tangenzialmente, della comunicazione non verbale, metteremo in
rilievo gli aspetti internazionali, in una prospettiva pragmatica. Considereremo quindi il parlato come
varietà di lingua, caratterizzata dal canale fonico-uditivo e dal contesto sociale essenzialmente dialogico.

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2) l’impossibilita’ di cancellazione: quello che si e’ gia’ detto si puo’ solo modificare, con una
autocorrezione, ma non si puo’ veramente cancellare (cosi’ come nello scritto o specialmente
al computer)
3) la non permanenza: il parlato non lascia traccia fisica, a meno che non venga registrato, e si
affida esclusivamente alla memoria sia del P (ad es. la ricorsivita’ (v. sotto) – teoricamente
infinita, viene limitata dalle possibilita’ reali del P, che ad un certo punto potrebbe “perdere il
filo“) sia dell’ I (non puo’ comprendere un enunciato se il peso a carico della memoria e’
eccessivo)
Es. -Luigi dorme.
-Luigi, che ha bevuto la camomilla, dorme.
-Luigi, che ha bevuto la camomilla che gli hai portato tu, dorme.
la ricorsività → Il processo di inserimento di frasi relative nel corpo di un enunciato
precedente dà luogo ad enunciati sempre nuovi e diversi
In un testo scritto, nel caso non capisca o si distragga, il lettore può ritornare indietro e
rileggere; nel parlato, al contrario, ad es. durante una conferenza, l'I non può farlo.
4) l’incidenza dei tratti prosodici (ad es. l’intonazione) e il ricorso frequente a mezzi
paralinguistici (ad es. variazioni di tono, energia, sonorita’) possono incidere
sull’interpretazione del significato.

10. Cosa si intende con funzione “fàtica” della lingua?


- È importante far riferimento alla funzione “fàtica” della lingua come strumento per creare,
consolidare e sottolineare la coesione interna di un gruppo, funzione strettamente correlata a
questo tratto del parlato.
- (Come strumento per creare, consolidare e sottolineare la coesione interna di un gruppo,
funzione strettamente correlata a questo tratto del parlato.) L’importanza della funzione fatica
e il conseguente maggiore coinvolgimento nell’orale piuttosto che nello scritto; la possibilita’
di feed-back;la possibilita’ di riferimento alle (sovente presunte) conoscenze condivise.

11. Quali sono i corrispettivi linguistici di alcuni tratti situazionali? (una serie di
domande possibili)

1. coinvolgimento;funzione fatica - fatismi, meccanismi di modulazione


2. possibilita’ di feed-back – interruzioni
3. conoscenze condivise – implicitezza, ellissi, rinvio alle conoscenze condivise

• diversa strutturazione sintattica e testuale


• autocorrezioni, „modulazioni“
• tendenza alla ridondanza
• rapporto intonazione/sintassi

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I II

• diversa strutturazione • forte deitticità


sintattica e testuale
• autocorrezioni, III
„modulazioni“
• tendenza alla ridondanza • fatismi, meccanismi di
• rapporto modulazione
intonazione/sintassi • interruzioni
• implicitezza, elissi, rinvio
alle conoscenze condivise.

12. Definisci e cita qualche esempio per il seguente fenomeno: ad es. dislocazione,
ellissi, brachilogia, implicitezza, ecc.
Dislocazione (es. “i giornali, io leggo tutti i giorni“ con la ripresa pronominale) e
topicalizzazioni (nelle titolazioni dei (tele)giornali, es. "Banche, l'accordo è vicino" in
cui manca la ripresa pronominale), frasi scisse;
• Ellissi – un elemento previsto dalla struttura sintattica di un’espressione viene omesso,
ad es. la forma verbale studia, deducibile dal contesto – “Francesca studia legge e
Federico medicina.“
• Brachiliogia – un modo di esprimersi breve, conciso, estremamente sintettico: ad es.
l’uso di espressioni piu’ brevi rispetto a quelle adoperate ordinamente “affermava
doversi procedere con cautela“ vs. “affermava che si doveva procedere con cautela“ o
“contato il denaro, lo misi in tasca“ vs. “dopo che ebbi contato il denaro, lo misi in
tasca“.
• Implicitezza – caratteristica dello scritto (contrapposta alla esplicitezza), in sostanza, la
distanza tra cio’ che viene detto nella conversazione e cio’ che si intende dire. Esempio:
- un’amica che ha appena sostenuto un esame, puo’ chiederle direttamente: Come ti e’
andato?...
• Frammentarietà della costruzione del discorso, frase "segmentata", frasi incompiute
• Prevalenza di paratassi sull'ipotassi o coordinazione rispetto alla subordinazione;
• Cambiamenti di pianificazione autoindotti, anacoluti (costrutto sintattico consistente
nel susseguirsi di due costruzioni diverse in uno stesso periodo, la prima delle quali resta
incompiuta e sospesa, mentre la seconda non manca di alcun elemento essenziale e porta
a compimento il pensiero, o in gen. qualsiasi costrutto in cui non viene osservata la
sintassi normale , ad es. "lo, alla fine, mi scappò la pazienza, e gli risposi male" vs. "lo,
alla fine, persi la pazienza..");
• Bassa coesione testuale;
• Eitazioni, pause (pause "vuote“ corrispondenti ai silenzi, e pause "piene" con materiale
fonico del tipo "hmm", "ehm", che possono includere anche l'allungamento della vocale
precedente (ingl. "drawling"), ad es. "dicooo");

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• Uso del che polivalente (es. "Fare una guerra che nemmeno capiamo lo scopo") e di altri
connettivi semantici polivalenti: e, allora;
• Lessico generico come fare, cosa;
• Ripetizioni;
• Segnali discorsivi o "demarcativi".

II LEZIONE - Contesto, deissi, pragmatica

13. Secondo la linguistica testuale, quali sono i due aspetti del contesto?

- I due aspetti del contesto sono:


• CONTESTO (comprenderà tutti gli elementi extralinguistici)
• COTESTO (indicherà solo il contesto linguistico).

14. Cosa si intende (secondo Malinowski, ad es.) con la funzione fatica della lingua?

- M. sottolineo’ la funzione fatica della lingua come strumento per creare, consolidare e
sottolineare la coesione interna di un gruppo nelle societa’ diverse da quelle occidentali.

15. Quali sono le componenti del contesto , secondo Hymes (ovvero cosa si nasconde
dietro all’acròstico SPEAKING/PARLANTE)?
• Partecipanti o persone (participants): emittente, ricevente, pubblico;
• Atti (setting1): forma e contenuto di cio’ che viene detto;
• Risultati (goals): obiettivi in vista (mete, scopi) e obiettivi come risultati;
• Localizzaione (setting2 ): momento e luogo; anche ambiente psicologico e definizione
culturale del tipo di scena;
• Agenti strumentali (instruments): canale (la scelta del mezzo parlato, scritto, telegrafico
o altro) e codice (spagnolo, inglese, ecc.) o sottocodice(dialetto,varieta’ sociale, ecc.);
• Norme d’interazione e d’interpretazione (norms of interaction and of interpretation):
specifici comportamenti e proprieta’ che possono accompagnare atti linguistici, e anche
regole condivise per comprendere cio’ che succede negli atti linguistici;
• Tipi o generi (genres): categorie o tipi di atti ed eventi linguistici (ad es. conversazione,
imprecazione (ingiuria), preghiera, lezione, ecc.);

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• Espressione (key): tono, modo o umore con cui un atto e’ compiuto.

16. Givón (1989) ha distinto 3 tipi di contesto, caratterizzati da tre diversi “foci”, quali
sono?
• Focus generico – condivisione del mondo e della cultura.
• Focus deittico – deissi vera e propria, le relazioni socio-personali, la “teleologia”
dell’atto linguistico.
• Focus del discorso – condivisione del contesto.
17. Che cosa è la deissi?

- La collocazione e identificazione di persone, oggetti, eventi, processi e attività di cui si parla


o a cui si riferisce, in relazione al contesto spazio-temporale creato e sorretto dall’atto di
enunciazione e dalla partecipazione ad esso, tipicamente, di un parlante e almeno di un
interlocutore.
18. Quali sono le tematiche più trattate nei manuali di pragmatica?

- Sono la teoria degli atti linguistici, la deissi, il Principio di Cooperazione di Grice e le


implicature.
19. Quali sono le categorie tradizionali della deissi? / Quali sono le categorie principali
della deissi e quali sono quelle meno centrali?

- Le categorie principali della deissi sono: di persona, tempo, luogo. Meno principali sono la
deissi sociale e la deissi del discorso.
20. Quali sono i punti di “ancoraggio” non marcati, che costituiscono il centro deittico?

- La persona al centro è il P;
- Il tempo centrale è il momento in cui il P produce l’enunciato;
- Il luogo centrale è la posizione del P al momento dell’enunciazione;
- Il centro del discorso è il punto del discorso in cui si trova il P nel corso della
produzione del suo enunciato;
- Il centro sociale è dato dallo status o dal rango sociale del P rispetto ai quali si
definiscono lo status e il rango sociale degli interlocutori e delle entità a cui si fa riferimento.
21. Che cosa è lo spostamento del deittico della persona (o “traslazione del centro
egocentrico”)? Illustralo con qualche esempio.

- Nella conversazione avviene spesso, in base al cambio di turno ed al relativo cambio di P, uno
spostamneto dei deittico della persona.

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A: Dove sei stato (TU)? B: (IO) Sono stato al cinema.

22. I mezzi linguistici usati più frequentemente per la deissi sono ...
- I dimostrativi (questo, quello)
- I pronomi (io, voi)
- Il tempo grammaticale
- Gli avverbi di tempo e luogo
- E vari altri tratti grammaticali direttamente legati alle circostanze di enunciazione che variano
a seconda delle diverse lingue.

23.. Che cosa è la deissi personale?

- Con la deissi personale si codifica il ruolo dei partecipanti nell’enunciazione.

24. Che cosa è la deissi temporale?

- La deissi temporale grammaticalizza la relazione tra il tempo della situazione che viene
descritta e il punto zero temporale del contesto deittico.

25. Che cosa è la deissi spaziale?

- La deissi spaziale si riferisce alle posizioni ed ai punti di ancoraggio spaziale di un evento


comunicativo.

26. Che cosa è la deissi sociale?

- La deissi sociale “grammaticalizza” le relazioni sociali non solo tra i partecipanti alla
situazione enunciativa, ma anche con le persone a cui ci si riferisce, e con la situazione.

27. Che cosa è la deissi testuale/del discorso?

- Altri autori parlano di deissi testuale/del discorso, con cui ci si riferisce, all’interno di un
enunciato, ad un parte del discorso in corso.

28. Che cosa è il topic?

- Con topic si intende l’elemento posto in prima posizione nella frase, che coincide in genere
con l’argomento della predicazione, con il focus e con l’informazione data.

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29. Che cosa è la pragmatica?

- La pragmatica è caraterizzata in generale dalla considerazione della lingua come azione ed


interazione all'interno di un contesto, quindi dalla dipendenza del significato dal contesto d'uso,
e dal concetto di adattabilità della lingua, che ci permette di conformare il nostro
comportamento verbale alle richieste della gente, alle loro credenze, ai loro desideri ed
intenzioni, ed alle circostanze del mondo reale in cui interagiscono.

30. Qual è l’idea di base della teoria degli atti linguistici?

- La teoria degli atti linguistici (Austin, Searle) presenta il significare come un agire: "dire è
fare". L'idea che parlare è agire, esercitare un'attività (intesa come l'idea che per, nel e/o col
parlare si fa qualcosa) va situata nell'ambito del dibattito sugli usi o le funzioni del linguaggio.
La richiesta tradizionale di una distinzione tra usi cognitivi e usi pratici viene rovesciata,
ponendo le basi della tesi opposta per cui ogni distinzione che si possa tracciare sarà una
distinzione tra diversi tipi di attività, di azione.

31. In cosa consiste il Principio di cooperazione?

- Grice viene in genere ricordato e sfruttato in relazione al citatissimo Principio di


Cooperazione, che regola la conversazione, intesa “come un caso o tipo speciale di
comportamento intenzionale e razionale” (Grice 1988).
Il Principio generale viene articolato in categorie e massime.

32. Quali sono le màssime conversazionali?

Categoria della Quantità:


1. Dà un contributo tanto informativo quanto richiesto (dagli intenti dello scambio
verbale in corso).
2. Non dare un contributo più informativo di quanto sia richiesto.
Categoria della Qualità: Tenta di dare un contributo che sia vero.
1. Non dire ciò che ritieni falso.
2. Non dire ciò per cui non hai prove adeguate.
Categoria della Relazione: Sii pertinente.
Categoria del Modo: Sii perspicuo.
1. Evita oscurità di espressione. 3. Sii conciso (evita inutili prolissità).
2. Evita ambiguità. 4. Sii ordinato.

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33. Cosa è un implicatura? Fanne un esempio!

Al PdC e alle Massime è correlata la nozione di implicatura, che fornisce una spiegazione
esplicita di come sia possibile intendere (in senso generale) più di quanto si dice effettivamente.
Ad es. nel seguente scambio:
A: Sai che ore sono?
B: Mah, è già passato il lattaio.

( → l'enunciato di B non sembra essere una risposta pertinente alla domanda di A. Se però
assumiamo che B sta rispondendo in modo cooperativo, inferiamo che B non sa l'ora esatta, e
fornisce ad A un'informazione dalla quale può dedurre approssimativamente l'ora, basandosi
sull'ora in cui abitualmente passa il lattaio)

III LEZIONE – Il tessuto del discorso

34. Negli ultimi anni si è affermata la tendenza a considerare il discorso come una co-
produzione dei vari partecipanti all’interazione. Spiega il significato di una tale
considerazione.

- Si e’ indebolita la posizione del P come unico produttore a favore della figura dell’I come “co-
autore”. La conversazione e’ frutto di una collaborazione, di un lavoro in comune: puo’ essere
considerata metaforicamente come un tessuto, in cui i contributi di patlante di turno ed
interlocutore/i si intrecciano tra di loro, fin quasi a confondersi, e comunque a costituire un
unico prodotto.

35. Che cosa si intende con “negoziazione” nella conversazione?

- Un altro aspetto della co-produzione e’ quello della negoziazione, per cui il contributo alla
conversazione non solo e’ unilaterale, ma e’ in qualche modo negoziato tra i vari partecipanti
all’interazione. Anche la “pre-chiusura” in analisi conversazionale sembra correlata alla
negoziazione (si tratta delle cosiddette routine di chiusura, e delle loro diverse modalita’ in
lingue diverse). Per esempio:

A: Va bene → con Va bene alla fine di uno scambio conversazionale, posso indicare che non ho piu’ niente da
dire, ma anche che sono disposto a proseguire nel caso l’altro non accetti la mia proposta di chiusura.
B: (silenzio) → se l’I non prende il turno e rimane silenzioso, posso concludere ad es. con:
A: Allora ci vediamo/Arrivederci...ecc.

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36. Che cosa sono i back-channels?

- I segnali di conferma di attenzione o sono definiti come segnali relativi all’accordo (secondo
Bazzanella nel capitolo 7). Per es: Mmh; Ti seguo; Si’, si’, Esatto...

37. Quali tipi di ascoltatori/interlocutori conosci?

- Clark ne individua 5:

La prima distinzione che viene fatta e’ tra auto-ascoltatore ed etero-ascoltatori: chiunque parli,
mentre parla si ascolta ed esercita una funzione di controllo sulla sua stessa produzione, per cui
ad es. si corregge; Gli etero-ascoltatori sono divisi tra veri e propri partecipanti e partecipanti
non ratificati: tra i primi, partecipanti a tutti i diritti, distinguiamo ancora tra la persona a cui ci
rivolgiamo (interlocutore) ed i partecipanti secondari. Mentre i veri e propri partecipanti sono
autorizzati e richiesti a prender parte alla conversazione, altri ascoltatori rientrano sotto la
categoria dei partecipanti non ratificati in quanto non sono autorizzati a partecipare alla
conversazione; e si distinguono tra evidenziati (persone che pur presenti alla conversazione non
possono prendervi parte) e nascosti (persone che seguono la conversazione di nascosto).

38. La conversazione si caratterizza per l’avvicendamento dei turni ovvero come la


parola/il turno passa da una persona all’altra.

39. Che cosa si intende con cambi di turno “morbidi” e non?

- In una conversazione in genere prima parla una persona poi l’altra, di seguito, ordinatamente,
naturale – si parla di cambi di turno “morbidi”. Ma possono esserci anche interruzioni e
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sovrapposizioni: entrambe le persone parlano nello stesso momento – i cambi di turno possono
avvenire in modo “non morbido”.

40. Che cosa si intende con sovrapposizione?

- Preklapanje, poklapanje in serbo – dipende molto dal tipo di situazione (e’ piu’ frequente in
una situazione informale), dall’argomento, da variabili contestuali, dal tipo di cultura (es. gli
italiani verso i popoli nordici), e sembra regolata in modo tale da non compromettere in genere
la comunicazione.

41. Qual è la regola d’oro della conversazione ed in particolare dell’avvicendamento


dei turni?

- Sacks, Schegloff e Jefferson propongono un modello per spiegare alcune caratteristiche della
conversazione: l’avvicendamento dei turni, ecc...Individuano quindi delle regole, tra cui quella
definita regola d’oro: UN PARLANTE PER VOLTA secondo le quali i turni vengono tenuti e
cambiati in genere con un numero limitatissimo di sovrapposizioni.

42. Che cosa è il Punto di rilevanza transizionale?

- Il loro sistema a gestione locale funziona in relazione al PRT con cui si intende il luogo,
identificato tramite indicatori linguistici (struttura sinttatica, struttura intonativa, ecc.) in cui ci
si puo’ scambiare il turno, senza violare la regola.

43. Quali sono le regole di selezione per il cambio del parlante?

- Sono individuate da Sacks nel 1974, sono 3, di tipo ricorsivo:

1) Il parlante di turno seleziona il parlante successivo;


2) Qualcuno si autoseleziona;
3) Il parlante che ha il turno lo mantiene.

44. Le coppie: DOMANDA/RISPOSTA, SALUTO/SALUTO,


OFFERTA/ACCETTAZIONE sono esempi prototipici di coppie
adiacenti/sequenze complementari.

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45. Quando si può considerare completato un turno?

- Si può considerare completato un turno secondo alcune tracce linguistiche e non linguistiche
che servono a regolare l’avvicendimento dei turni come il tono della voce/paralinguistica, poi
parole che significano pensieri finali, cinesica e posizione del corpo, ecc...N.B. riguardo
all’esempio che segue: sovrapposizione, latching e pausa breve. Anche e’ necessario
aggiungere il complementato a livello semantico: l’I interviene quando ha gia’ capito (o
almeno ritiene di aver gia’ capito) quello che il P intende dire.

IV LEZIONE – I dati

46. Quali sono, in genere, le difficoltà legate all’esigenza di disporre di una buona
quantità e qualità dei dati contenuti in un corpus?

- E’ importante disporre di una buona quantita’ di dati, distribuita secondo i diversi parametri,
necessari per fornire una base utile per l’interpretazione. Tutti quelli che concordano in generale
su questa esigenza sanno pero’ quanto sia difficile realizzarla in pratica, sia rispetto alla fase
della raccolta dati (la scelta del testo “giusto”) che della successiva trascrizione, ed infine
dell’analisi (complicata dalla quantita’ di variabili in gioco).

47. In che cosa consiste il “paradosso dell’osservatore” e quali problemi comporta?

- Per quanto riguarda la raccolta, il problema centrale e’ cosiddetto paradosso dell’osservatore:


noi vogliamo osservae come si comportano i parlanti quando non sono osservati (Labov 1975).
Con se comporta problemi “etici”, elementi contestuali o privati non esplicati linguisticamente
cioe’ extralinguistici, difficilmente recuperabili dalla registrazione.

48. Qual è il pregio principale della videoregistrazione nella costituzione di un corpus


parlato?

- Un discorso parallelo alla registrazione audio vale per la videoregistrazione, molto utile per le
informazioni che da’ sugli elementi non verbali, ma anche ci sono anche tanti difetti...

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49. In che modo è possibile evitare il paradosso dell’osservatore?

- Se cerchiamo di ovviare al paradosso, e registriamo all’insaputa dei soggetti, dobbiamo di


partenza ignorare i problemi di carattere etico, piu’ o meno significativi in relazione alla
situazione. Per es. diverso e’ registrate due bambini che giocano o due famigliari che litigano.
Ci troveremo comunque di fronte al problema dell’implicito (la deissi gestuale pero’ sara’
facilmente decodificabile).

50. Quali conseguenze comporta la presenza evidente di un videoregistratore?

- La presenza evidente di un videoregistratore puo’ modificare sia pur parzialmente, il


comportamento lingustico dei soggetti, anche nel caso in cui ci si trovi in una situazione gia’
formale, in cui il controllo e’ comunque alto (ad es. lo studente all’esame la presenza di un
videoregistratore comporterebbe un aumento di tensione).

51. Quale soluzione può sembrare la migliore nel caso si voglia evitare il paradosso
dell’osservatore e quindi (video)registrare di nascosto?

- Sembra meglio raccogliere i dati in situazioni in cui il coinvolgimento personale sia ridotto e
l’interazione il piu’ possibile esplicita (incontri di servizio) o in situazioni pubbliche
(trasmissioni radio e TV in cui ci si rivolge ad un vasto pubblico e l’osservazione esterna fa
parte del gioco).

52. Che cosa è il LIP?

- E’ un importante corpus nazionale realizzato nel 1993 da De Mauro e collaboratori. Significa


lessico di frequenza dell’italiano parlato con 500.000 occorrenze (parole) corrispondenti a 57
ore c.ca di registrazione, distribuite su una tipologia di testi variamente articolata,
corrispondenti ai diversi profili di interazione fra gli interlocutori, raccolti a Milano, Firenze,
Roma, Napoli. Le varie situazioni comunicative rappresentate nel corpus corrispondono a
cinque gradi di naturalezza:

1) scambio bidirezionale faccia a faccia con presa di parola libera (conversazione in tutte le sue
possibili forme);

2) scambio bidirezionale non F-a-F con presa di parola libera (con. telefoniche);

3) scambio bidirezionale F-a-F con presa di parola non libera (dibattiti, interviste,
interrogazioni, ecc.);

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4) scambio unidirezionale in presenza di destinario/i (lezioni, conferenze, omelie, comizi, ecc.)

5) scambio unidirezionale o bidirezionale a distanza (trasmissioni radiofoniche e televisive).

53. Che cosa è il “sistema Jefferson”?

- Il sistema di trascrizione, presentato da Sacks e’ stato successivamente rielaborato da Jefferson


tanto che il sistema di trascrizione collegato all’analisi conversazionale e’ ormai generalmente
chiamato “sistema Jefferson” (non ci soffermiamo su altri studi dedicati esplicitamente ai
problemi della trascrizione, apparsi in seguito).

54. Quali sono i pregi ed i difetti del semplice uso nella trascrizione dei segnali del
sistema ortografico?

- In alcuni casi, vengono utilizzati emplicemente i segnali del sistema ortografico : , ? ! , (virgola
come indicazione di pausa), sistema piu’ comodo e facilmente leggibile da parte dei non addetti,
anche se e’ il meno accurato e pericoloso perche’ induce a trattare il testo orale, trascritto, come
se fosse un testo scritto.

55. Quali sono i criteri discriminanti di un sistema di trascrizione?

- Alcuni principi metodologici che vengono applicati per usare questo tipo di convenzioni sono
i seguenti:

1) comprensivita’ vs. specializzazione: si puo’ scegliere se ridurre la trascrizione ad alcuni


elementi, oppure cercare di essere il piu’ comprensivi possibile, inserendo anche i fenomeni
prossemici e cinesici (e’ meglio tendere alla comprensivita’);

2) l’attendibilita’: chi trascive deve evitare di sovrapporre la sua interpretazione al fenomeno


osservato a tendere a riportare il fenomeno cosi’ come si attua;

3) la leggibilita’: e’ in contrapposizione con i due criteri precedenti, nel senso che se siamo
molto comprensivi e molto attendibili, siamo pochissimo leggibili;

4) la coerenza interna o la consistenza, nel senso che un determinato simbolo deve sempre
rappresentare un determinato fenomeno, evitando che allo stesso simbolo corrispondono
fenomeni diversi;

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5) la flessibilita’ : la possibilita’ di inserire nuove convenzioni, aggiornando il sistema, o di
semplificare o specializzare ulteriormente a seconda degli scopi o degli oggetti di ricerca
stabiliti;

6) la trasversalita’ : l’uso dello stesso simbolo in sistemi diversi di trascrizione, con una
conseguente standardizzazione: ad es. il latching o “allacciamento” tra turni e’ segnalato in
genere dal segno =;

7) la riproducibilita’ del simbolo mediante strumenti di elaborazione automatica dei dati: ad


es. uso dei caratteri ASCII (caratteri alfanumerici usati nei computer), per semplificare la
trasmissione dei dati e l’adeguamento dei vari sistemi. MacWhinney individua 3 obiettivi
principali per un sistema di trascrizione computerizzata: clarity, readability, ease of data entry).

56. In che cosa consiste “allacciamento” o latching?

- La pause tra il turno d A e quello di B puo’ ridursi a zero e i due turni apparire allacciati: in
questo caso si parla di allacciamento/ latching, indicato in genere dal segno =.

57. In che cosa consiste la “partenza simultanea”?

- Se due parlanti iniziano a parlare contemporaneamente, avremo la partenza simultanea,


segnalata in genere da una parentesi quadra che collega i due inizi turno.

58. Quali sono in genere le cause per le quali, nella trascrizione, alcuni elementi
vengono qualificati come “incomprensibili”?

- Problemi generali relativi alla trascrizione sono posti in relazione a 3 tematiche:

1) problemi relativi alla linearizzazione;

2) produzione di suoni;

3) guida per il lettore.

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V LEZIONE – I segnali discorsivi

59. Che cosa sono i segnali discorsivi (SD)?

- SD sono particolari elementi linguistici che sono diffusi nel parlato (anche di tipo
monologico), ma soprattutto nella conversazione F-a-F. Sono chiamati anche particelle
discorsive/conversazionali, marcatori pragmatici/della conversazione, connettivi testuali. In
serbo: diskursni markeri, intercalari (poštapalice) o riemptivi (ispunjivači). I SD sono quegli
elementi che, svuotandosi in parte del lorosignificato originario, assumono dei valori
aggiuntivi che servono a sottolineare la strutturazione del discorso, a connettere elementi
frasali, interfrasali, extrafrasali ed a esplicitare la collocazione dell’enunciato in una
dimensione interpersonale, sottolineando la struttura interattiva della conversazione.

60. Cita qualche esempio dei segnali discorsivi.

- Pensiamo a: sai, ecco, praticmente, cioe’, voglio dire, insomma eh, niente, esatto, diciamo,
beh, allora ecc. che costellano il discorso quotidiano.

61. Spiega perché si dice che il parlante può avere una preferenza per un SD
determinato?

- SD sono usati per lo piu’ inconsapevolmente da parte del P, che puo’ avere una preferenza per
un SD determinato, cosi’ da ripeterlo molte volte all’interno di uno scambio interazionale/turno,
come nell’es. (tratto da una polemica TV tra una femminista e Sgarbi):

62. Quali caratteristiche dei SD conosci?

- Molto spesso l’uso dei SD e’ legato alla 1) difficolta’ di pianificazione tipica del parlato. Ad
es: La frequenza di cioe’(e’ normalmente usato per segnalare una riformulazione), sottolinea
qui le false partenze, gli spostamenti argomentativi e la debolezza espositiva.

2) La possibilita’ di accumularsi, che deriva dalla parziale perdita di valore semantico...

3) La funzione fatica

63. Spiega che cosa è la funzione fatica dei SD.

- Una delle funzioni piu’ diffuse e piu’ significative e’ quella, di tipo interazionale, volta a
sottolineare l’aspetto fatico, cioe’ di coesione sociale della comunicazione intesa come

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strumento per creare, consolidare o evidenziare l’appartenza di un individuo ad un gruppo. I
SD come sai/sapete/come sai, che classificheremo come fatismi perche’ rimandano ad una
conoscenza condivisa e sottolineano il legame tra gli interlocutori.

Ad es: Sai, non ne posso piu’ di queste riunioni!

- Anche altri SD, che svolgono altre funzioni nel testo, possono assumere un valore fatico, come
nel caso di diciamo, in cui il coinvolgimento dell’I e’ in qualche modo “morfologizzato” dalla
1° persona plurale.

64. Cosa si intende con la polifunzionalità dei SD?

- Rappresenta un elemento caratterizzante dei SD; il fatto che i SD possono svolgere piu’
funzioni, rendendo estremamente difficile la loro classificazione. In base all’intonazione ed al
contesto puo’ variare infatti il valore assunto da un solo specifico SD: Come Eh nell’esempio:

A: Buongiorno!
B:Buongiorno! EH: sono (..) cinque...- Eh pronunciato con prolungamento in questo caso
introduce la richiesta.
A: Si’ (..) studente EH – con intonazione ascendente, serve per chiedere conferma.
B: EH, si’! – prolungato ed accompagnato da si’, conferma.

65. In quale posizione all’interno dell’enunciato si possono trovare i SD?

- Anche la posizione all’interno dell’enunciato, relativamente libera almeno per alcuni


(diciamo, ecco, praticamente, appunto) puo’ incidere sul valore assunto dal SD.

• Ad es:

- Ecco in posizione iniziale puo’ valere da meccanismo di presa di turno, come nel seguente
esempio tratto da una riunione tra colleghi, in cui ritroviamo anche il fenomeno dell’accumulo
dei SD - Ecco (-) cioe’ (-) voglio dire (-) non sono del tutto d’accordo!

- In posizione mediana Ecco puo’ servire per mantenere il turno e prendere tempo, e funziona
quindi da segnalatore di incertezza (es. una conversazione tra amici) - E’ una questione difficile
(-) ecco (-) non so proprio che cosa consigliarti!

-In posizione finale, pronunciato spesso con volume alto ed intonazione discendente, Ecco puo’
sottolineare un determinato item lessicale o l’intero enunciato - Sei proprio indispondente (-)
ecco!

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66. La classe dei SD (scegli la risposta corretta) corrisponde o non corrisponde ad una
sola categoria grammaticale? / Quali categorie grammaticali ritroviamo tra i SD?

- Non corrisponde ad una sola categoria grammaticale. Ritroviamo congiunzioni, avverbi,


interiezioni, sintagmi verbali/preposizionali, ed esspressioni frasali. Quello che unifica tutti
questi elementi e’ il fatto che, oltre al loro significato letterale, veicolano altri valori dipendenti
dal contesto, che sottolineano l’interazione in corso e lo sviluppo stesso della conversazione.

67. Individua e spiega le funzioni dei SD. Fanne qualche esempio.

1. FUNZIONI INTERAZIONALI

1.1. dalla parte del parlante:


1. Segnali relativi al turno: allora, ecco, ma, e, pronto...
2. Richiesta di attenzione: ehi, senta/i, guardi/a, dica/dimmi, veda/i
3. Segnali relativi all’accordo: no, vero, non e’ cosi’, eh
4. Controlo della ricezione: eh, capisci, capito
5. Fatismi e meccanismi di modulazione: vocativi, allocutivi, sai, signorina, capo

1.2. dalla parte dell’interlocutore:

1. Meccanismi di interruzione: ma, allora, scusa, insomma, momento mi scusi, cioe’


2. Coferma di attenzione: si’, davvero, mh
3. Segnali relativi all’accordo: esatto, perfetto, assolutamente, come no, si’, bene, mah, mhh
4. Segnali relativi alla ricezione: si’, ho capito, ah, aah, oh, eh
5. Fatismi: so bene, lo credo, povero/a + vocativo

2. FUNZIONI METATESTUALI

- Le fm sono strettamente correlate ed influenzate dai tratti situazionali delineati, e


conseguentemente sono frequenti i SD che rispondono a queste funzioni. All’ interno delle
funzioni metatestuali in generale, distinguiamo: segnali demarcativi, focalizzatori, indicatori di
riformulazione.

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1. Demarcativi: insomma, comunque, cambiando discorso
2. Focalizzatori: proprio, appunto, ecco, mica, se, ma
3. Indicatori di riformulazione:
- 3.1. Indicatori di parafrasi: cioe’, voglio dire, diciamo, in altre parole, legassi
- 3.2. Indicatori di correzione: diciamo, insomma, cioe’, voglio dire, no
- 3.3. Indicatori di esemplificazione: mettiamo, facciamo, diciamo, prendiamo, vediamo,
ecco, per/ad esempio

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