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La filologia studia la documentazione scritta della cultura di un popolo. La parola deriva dal
greco e significa “amante del discorso, della parola”. In età alessandrina compaiono le prime
figure di filologi amanti dello studio letterario, come Callimaco e Zenodoto che tentano di
ricostruire nel modo più attendibile i testi di Omero e i classici.
Alla parola filologia in ambito universitario si attribuiscono vari aggettivi: romanza, latina,
umanistica, slava… La Filologia Germanica in particolare si occupa anche di comparazione
linguistica nell’ambito germanico. Si occupa di indagare la documentazione scritta per
ricostruire la civiltà e la cultura di quelle popolazioni che nei primi secoli dell’era volgare
abitavano ampie zone dell’Europa centro-settentrionale: parte della penisola scandinava,
l’Islanda, l’Inghilterra, i Paesi Bassi, la Germania, l’Austria, fino ad arrivare alla Svizzera tedesca.
Tutte queste popolazioni originariamente erano identificate come germaniche.
La filologia germanica serve a notare, per esempio, come molte parole delle nostre lingue
europee, germaniche, romanze o slave che siano possono essere condotte ad una radice
comune. Basti pensare ai sostantivi che individuano i nomi di parentela in italiano (padre,
madre, fratello) non sono molto diversi dalle voci corrispondenti in inglese o nel tedesco
moderni: cambiano alcuni fonemi, ma le consonanti cambiano per il modo di articolazione,
non per il luogo. Esempio:
PADRE p= consonante occlusiva labiale sorda
FATHER f= consonante fricativa labiale sorda
Stessa cosa accade con le parole PESCE/FISH e PIEDE/FOOT. È evidente che l’occlusiva labiale
sorda p in italiano e in francese corrisponda ad una fricativa labiale sorda f dell’inglese o del
tedesco. Dobbiamo quindi immaginare che questa corrispondenza rappresenti un
cambiamento sistematico comune alle lingue germaniche e che non coinvolge per esempio le
lingue romanze.
In questo caso quindi possiamo parlare di una legge che nello specifico è denominata prima
mutazione consonantica e che fu individuata e descritta da Jakob Grimm nel 1822.
Analogamente se pensiamo ai verbi per cantare, bere, mangiare, in inglese o in tedesco siamo
abituati a chiamarli irregolari. Perché diversamente dalla maggioranza dei verbi inglesi
cosiddetti regolari, non formano il paradigma con l’aggiunta di un suffisso indentale per dare
luogo al passato, ma cambiano la vocale radicale. Questo mutamento che nelle lingue moderne
è molto livellato per fenomeni di analogia, segue originariamente un principio rigoroso che è
quello del mutamento apofonico, il mutamento della vocale radicale, per l’appunto. Dunque
non si tratta di un’anomalia, di un’irregolarità della lingua ma di una regola precisa che
individua nelle lingue germaniche antiche classi di verbi forti e di verbi deboli. Anche questa,
come la legge di Grimm è una caratteristica specifica delle lingue germaniche che la distingue
da altre lingue come quelle romanze.
Dal punto di vista storico-culturale la cultura inglese e quella tedesca originariamente non
erano del tutto estranee l’una a l’altra e avevano caratteristiche in comune con le culture
scandinave.
L’aggettivo germanico, in questo contesto, non ha solo un valore etnico o geografico, ma ha
anche un valore cronologico, perché sottolinea la comunanza di civiltà e l’affinità di lingua di
popolazioni in un’epoca pre-documentaria. Sulla base di queste affinità pre-documentarie
troviamo una serie di elementi comuni tra lingue oggi attestate.
Se parliamo di lingue germaniche moderne ci riferiamo a inglese, tedesco, olandese, lingue
scandinave (svedese, norvegese, danese), islandese, frisone, afrikaans (lingua parlata dagli
olandesi che colonizzarono l’Africa meridionale, deriva dall’olandese ed ha sviluppato poi delle
forme proprie), yiddish (lingua parlata dagli ebrei dell’est), firingio (lingua parlata nelle isole
Faroe). Noi però ci occupiamo di lingue germaniche antiche, ovvero quelle lingue parlate dalle
popolazioni che abitavano nella cerchia nordica (Scandinavia meridionale, Danimarca e le
coste dell’attuale Germania settentrionale) nel II sec. d.C.
In queste zone si suppone vivessero queste popolazioni unite da elementi culturali, con
divisione di carattere religioso, usi, costumi e anche uniti da lingue che avevano un insieme di
tratti in comune. Da queste aree progressivamente nei secoli si sono poi distaccati alcuni
gruppi: i primi furono i Goti che si spostarono verso oriente.
Altre popolazioni invece restano stanziate nell’aria scandinava e sono appunto quelle nordiche,
e altre ancora si spostano verso l’Europa centro settentrionale ovvero l’attuale Germania, ma
anche parte dell’attuale Francia (franchi popolazione originariamente germanica), dalle coste
del mar del nord si staccano le popolazioni degli Angli, Sassoni e Iuti e arrivano in Britannia nel
V sec. d.C. (che diventerà la terra degli Angli, Inghilterra). Abbiamo un’espansione di queste
popolazioni in territori molto vasti.
IL METODO COMPARATIVO-RICOSTRUTTIVO
Friedrich Schlegel – Über die Sprache und die Weisheit der Indier 1808
Franz Bopp – Uber das Conjugationssytem der Sanskritsprache 1816
Rasmus Rask – Ricerche sull’origine della lingua Nordica antica o islandese 1818
Altra figura importante è quella di Jacob Grimm, uno dei fratelli Grimm, oltre ad essere
scrittore è anche linguista. I testi di valenza scientifica sono: Deutsche Grammatik (1822) –
grammatica sulla lingua germanica antica in cui vengono comparate le singole lingue
germaniche; Deutsche Mythologie (1833) – studio sulla mitologia del mondo gemanico;
Deutsche Wöterbuch (1838-1960) – dizionario scritto insieme al fratello Wilhelm, opera miliare,
nella quale ogni singola parola in tedesco viene confrontata con le altre lingue germaniche,
viene fornita anche un’etimologia.
Jacob Grimm parla di “deutsche”, perché il tedesco è la sua lingua di base, da cui parte per fare
il confronto con le altre lingue germaniche, ma in realtà questo aggettivo non riguarda solo il
tedesco, una delle lingue germaniche, ma riguarda tutte le lingue germaniche.
Esempi del metodo: *Un'isoglossa è una linea che, su una carta geografica, "delimita" la zona di un territorio che condivide un tratto
linguistico comune, di qualunque tipo esso sia: lessicale, fonetico, morfologico o sintattico.
Se lingue anche distanti nello spazio e nel tempo esprimere la 3a persona sing. e pl. Del verbo
essere hanno fatto ricorso non solo alla stessa radice ma alla medesima forma, evidentemente
ci deve una funzionalità pregressa di una lingua comune che ha trasmesso queste forme in
questo modo.
L’EVOLUZIONE DELLE LINGUE
Nella seconda metà dell’80 si fronteggiano due teorie principali:
1861 August Scleicher – Stammbautheorie, teoria dell’albero genealogico
Da una lingua madre, da un tronco (indoeuropeo), si sarebbero progressivamente divise in
rami successivi, fino alla differenziazione massima, le singole lingue.
1872 Johannes Schdmidt – Wellentheorie, teoria delle onde
Allievo del precedente. La teoria cerca di tener conto delle relazioni tra le varie lingue. La
relazione di parentela tra lingue affini, non deve procedere secondo lo schema rigido e
inadeguato dell’albero genealogico, i cui rami rappresentano delle differenziazioni che
intervengono in modo diacronico, ma l’immagine deve essere più dinamica: i cerchi
concentrici. Gettando un sasso in uno stagno si generano una serie di cerchi concentrici l’uno
all’altro e sono delle onde che si propagano affievolendosi man mano che si allontanano dal
centro. Così l’innovazione linguistica: avviene al centro e poi perde progressivamente la sua
forza allontanandosi. S. teneva conto dell’estrema fluidità con cui le innovazioni si diffondono
nello spazio e anche della indiscutibile maggiore affinità che unisce le lingue parlate su territori
limitrofi rispetto a lingue che si trovano invece a grandi distanze geografiche.
Applicando queste teorie alle lingue germaniche antiche vediamo che l’immagine dell’albero
genealogico è quella che ci consente di visualizzare in modo chiaro, anche dal punto di vista
geografico, dove erano posizionate queste lingue. Quali erano i territori delle popolazioni che
parlavano queste singole lingue.
Perciò individuiamo i gruppi: germanico occidentale nel quale sono coinvolte: tedesco, diviso
in alto e basso tedesco ( denominazione dovuta alla conformazione del territorio: la
Germania settentrionale è pianeggiante, lì si parla di basso tedesco; la Germania centro
meridionale è montuosa, quindi lì parliamo di alto tedesco); e l’anglo-frisone che comprende
l’anglosassone ( degli angli, quelle popolazioni che dal continente vanno nell’isola che sarà poi
chiamata Inghilterra) e il frisone, una lingua minoritaria attestata in modo molto marginale;
germanico settentrionale che comprende l’antico islandese/nordico antico, dal quale
derivano: islandese, feroese, norvegese, danese e svedese; e il germanico orientale, di
quest’ultimo fa parte solo il gotico, lingua che si estingue.
Prendendo in considerazione la teoria delle onde, invece, vediamo una rappresentazione della
lingua che non tiene conto della continuità geografica, ma cerca di guardare quelle che sono le
isoglosse, elementi linguistici dal punto di vista fonologico e morfologico comuni a più lingue e
non ad altre. Su questa base vediamo che il nordico e il gotico presentano delle isoglosse
comuni tra loro, non presenti nelle lingue che appartengono al germanico occidentale. Altre
isoglosse, invece, sono condivise dal germanico occidentale e dal nordico e non dal gotico. Dal
punto di vista linguistico abbiamo dunque due possibilità. La classificazione che sembra più
probabile agli studiosi è quella che vede da un lato il gotico e dall’altra il nordico avvicinarsi alle
altre lingue del germanico occidentale. Questo perché i goti si allontanano dalla Scandinavia
abbastanza presto, perciò è normale che ci siano dei tratti comuni tra gotico e nordico, però la
distanza linguistica che si crea tra i goti e le popolazioni che restano nella cerchia nordica,
diventa sempre più significativa man mano che i goti si allontanano. Si possono spiegare deli
elementi comuni ma bisogna prendere atto della mancanza di una contiguità linguistica e
culturale.
Þ (thorn) è un segno runico utilizzato nei manoscritti anglosassoni e nel nordico antico per
trascrivere il fonema corrispondente a th, ovvero la fricativa interdentale.
È necessario perché bisogna considerare che tutte le popolazioni germaniche iniziano a
scrivere utilizzando un alfabeto latino. Nell’alfabeto latino però non ci sono tutti i grafemi che
corrispondono ai fonemi del germanico antico. Perciò per ovviare a questa carenza gli scriba
utilizzano un segno runico, dell’alfabeto epigrafico nel quale sono attestate le prime prove di
scrittura del germanico antico.
Germanico comune Þeud – ‘popolo’ (voce ricostruita)
Gotico Þiuda
Nordico antico Þjòd
Inglese antico Þeod
Alto tedesco antico diot
Da questa parola derivano poi gli aggettivi che indicano la lingua del popolo, il volgare. La
documentazione storica che ci proviene dal mondo germanico, paradossalmente, è in latino. Si
tratta di autori che imparano a scrivere con la cristianizzazione e attraverso la sua lingua che è
quella latina. In un resoconto di un sinodo ecclesiastico tenutosi in Inghilterra nel 786, scritto
in latino lingua universale della chiesa e della cultura medievale europea, si di che i colloqui si
erano tenuti sia in latino che in theotisce (volgare), potrebbe essere tradotto in tedesco, ma
trattandosi di un sinodo tenuto in Inghilterra l’aggettivo fa riferimento all’inglese antico,
all’anglosassone. Progressivamente vediamo come l’aggettivo finisca per indicare un volgare
particolare, il volgare germanico. L’aggettivo inizia ad assumere la funzione moderna, ovvero
per indicare il tedesco. Nell’editto di Carlo Magno dell’813 si ordina al clero di tenere le
predicazioni in volgare. Nel suo regno sono parlati più volgari, in quanto si estende su territori
molto ampi, sia dell’attuale Francia che Germania. Domina quindi su parlanti che utilizzano sia
volgare romanzo che volgare tedesco. Perciò le predicazioni devono essere tenuta sia in
romanam linguam, sia in theodiscam. Nell’842 abbiamo un documento storico molto
importante, quello che sancisce i Giuramenti di Strasburgo, nel momento in cui gli eredi di
Carlo Magno si spartiscono il regno e quindi l’area romanza e l’area tedesca finiscono per
essere due stati indipendenti. La spartizione avviene tra Ludovico il Pio (detto il Germanico),
figlio di Carlo Magno, che governerà sull’attuale Germania; dall’altra Carlo il Calvo che
governerà sull’attuale Francia. Lo storico che assiste a questi giuramenti, che pongono fine a
delle guerre fratricide molto violente, ci dice che i giuramenti sono tenuti sia nella lingua
romana che nella lingua teudisca. Anche questo documento ovviamente è in latino, ma i
sovrani si rendono conto che il giuramento deve essere compreso da entrambe le parti. Il
sovrano e l’esercito tedesco giura anche in lingua romanza e viceversa.
Nel IX sec. il monaco bibliotecario Otfrid (uno dei pochi nomi rinvenuti in tedesco antico) di
Weissenburg scrive il Liber evangeliorum in volgare, riprenderà il materiale dei vangeli per
tradurlo in versi in alto tedesco antico. Quest’opera è presentata con una prefazione che
spiegano il perché dell’opera: alcune sono in latino, e quando parla della lingua usata la
definisce theodisca lingua; altre sono in volgare, e quando parla della lingua usata la definisce
franziska zunge, perché nell’area di Otfrid si parla uno di dialetti del tedesco antico detti
franconi. Nel 1000 abbiamo la figura di Notker III di San Gallo, un insegnante della scuola
conventuale, che compilerà una serie di traduzioni di testi dal latino al tedesco e userà con
estrema continuità l’aggettivo diutiscun per indicare appunto il passaggio dal latino al volgare.
Tedesco quindi indica un’area linguistica specifica, mentre germanico indica tutte le lingue
germaniche antiche.
LA CERCHIA NORDICA
Originariamente si trovavano nella cerchia nordica: penisola scandinava meridionale, la
Danimarca e le coste dell’attuale Germania settentrionale. Questo è il territorio dove queste
popolazioni erano stanziate in epoca originaria, in cui immaginiamo condividessero usi e
costumi e anche una ‘lega linguistica’ che in modo convenzionale possiamo chimare
germanico comune. Il primo gruppo etnico ad allontanarsi fu quello dei germani orientali, si
spostano sia verso oriente che occidente. I burgundi si stanziano nella zona del Reno centrale
(Germania), nel 436 sono sconfitti dagli Unni di Attila (popolazioni non germaniche) e sono
costretti a spostarsi verso sud fin quando non vengono inglobati dai franchi. La storia di questa
etnia che finisce per essere distrutta dagli attacchi di Attila ha dato luogo a vicende epiche
leggendarie, che saranno elaborate, trasmesse oralmente e finiranno per arrivare fino a noi
sotto forma di poemi molto importanti (sia nell’area tedesca che scandinava) che si richiamano
a quello che viene detto il ciclo dei nibelunghi. Vicende storiche alla base di materiale epico-
leggendario che diventa vera e propria letteratura. Altro gruppo è quello dei vandali, il loro
spostamento è abbastanza ampio: Sardegna, Corsica, Italia, Africa…
Germani orientali in Italia: 410 – Visigoti (Alarico); 455 – Vandali (Genserico); 476 – Eruli
(Odoacre); 493 – Ostrogoti (Teodorico);
Queste popolazioni sono solo alcune delle più note, e sono tutte popolazioni che non hanno
lasciato alcuna documentazione. Non esiste una versione scritta, sono parlate ma non
documentate. I Goti sono gli unici a porre per iscritto dei documenti con il gotico.
Tra la documentazione scritta lasciataci dai Goti si parla soprattutto della Bibbia di Wulfila.
Wulfila era un vescovo visigoto, nella comunità dei goti minoresi, stanziati nell’attuale Bulgaria,
porta avanti la cristianizzazione in questi territori anche attraverso un testo scritto. Propone le
sacre scritture in volgare, e quindi decide di tradurre la Bibbia. Le difficoltà erano numerose: in
primo luogo il problema di inventare un alfabeto, perché le lingue germaniche antiche
utilizzavano l’alfabeto runico che era comunque una scrittura epigrafica, poteva essere incisa e
valeva solo per brevi testi. Era necessario individuare dei grafemi che corrispondessero a dei
fonemi della propria lingua. Wulfila inventa un alfabeto riprendendo i grafemi dell’alfabeto
greco, parte dell’alfabeto latino e parte dell’alfabeto runico.
I codici dell’età teodoricana:
1) Codex Carolinus, della fine del V secolo, un codice palinsesto proveniente da Bobbio, oggi
Wolfenbuttel : è il più antico manoscritto contente la Bibbia gotica;
2) Codex Argenteus, dell’inizio del VI secolo, proveniente dall’Italia settentrionale,
probabilmente dall’ambiente che ruotava attorno alla corte di Teodorico, oggi a Uppsala: è
il testimone più importante della Bibbia gotica, un evangelario in scriptio continua su
pergamena purpurea e inchiostro in argento, talvolta d’oro. Nel 1971 ne è stato ritrovato a
Spira l’ultimo foglio;
3) Codex Gissensis, della fine del V o inizio del VI secolo, scoperto nel 1907 nei pressi
dell’antica Antinoopolis, in Egitto, poi trasportato a Giessen, dove andò distrutto nel 1945: la
localizzazione egizia fa pensare a Goti cristiani forse in guarnigioni militari o a un vescovo
goto della zona;
4) Codices Ambrosiani, (A, B, C, D, E) cinque codici palinsesti dell’inizio del VI secolo,
provenienti da Bobbio, oggi nella Biblioteca Ambrosiana di Milano: contengono nella
scrittura inferiore diversi frammenti dell’opera di Wulfila;
5) Codex Taurinensis, quattro fogli palinsesti forse appartenenti all’Ambr. A provenienti da
Bobbio, oggi nella Biblioteca Universitaria Nazionale di Torino.
La documentazione principale delle lingue nordiche antiche è rappresentata da fonti scritte dei
secoli XI-XIV provenienti dalla Norvegia e dall’Islanda, quindi dall’area occidentale delle lingue
scandinave; per questo spesso si parla di ‘norvegese antico’ o ‘islandese antico’ (termini
equivalenti, le due lingue non mostrano differenze sostanziali), mentre in Norvegia si usa
generalmente il termine ‘norreno’.
I DIALETTI DELL’ALTO-TEDESCO ANTICO
Con la dicitura di alto tedesco antico individuiamo una serie di dialetti più o meno
frammentari, non una compagine linguistica unitaria.
I centri conventuali erano anche centri culturali, in questi monasteri infatti sono redatti, copiati
e tramandati i testi su cui si sono potuti costruire i testi di una lingua che nell’insieme è stat
definita appunto alto tedesco antico. Si può distinzione tra:
Tedesco superiore (zone meridionali)
Alamanno
Bavarese
Longobardo
Tedesco centrale (zona centrale)
Franco centrale
Franco renano
Franco orientale
È una distinzione indicativa, perché nei primi secoli della storia lingua tedesca non è possibile
determinare con certezza i confini di un dialetto rispetto ad un altro. È difficile dare una precisa
collocazione geografica alle testimonianze linguistiche della Germania dell’ATA (che va dai
primi documenti della fine dell’VIII sec. fino all’XI sec.).
L’effettiva connotazione linguistica che consente di accomunare tutti questi dialetti è il
fenomeno della seconda mutazione consonantica, fenomeno ridotto, che si concentra
esclusivamente sui dialetti dell’ATA (al contrario della prima). Anche questa legge fu
individuata da Grimm, perciò è anche nota come seconda legge di Grimm.
È un fenomeno che inizia dall’area meridionale e sembra diffondersi fino all’area estrema
settentrionale dell’ATA, ma non oltrepassa il confine del basso tedesco antico. Questo è uno dei
motivi principali per cui parliamo di ATA e BTA come lingue diverse. In ogni caso è importante
anche considerare che la documentazione in base alla quale identifichiamo la situazione
dialettale dell’epoca tedesca antica e ne prospettiamo la classificazione si basa su documenti
piuttosto frammentari, che non ripropongono la lingua parlata ma sono influenzati in qualche
modo da una tradizione colta, trasmessa all’interno di una medesima scuola ad esempio,
indipendentemente dal dialetto parlato in quel determinato luogo. Non ci fotografano l’esatta
situazione della lingua del posto, perciò si può parlare della lingua di un determinato testo, al
massimo di un determinato autore.
La tradizione manoscritta dei testi tedeschi dei primi secoli è estremamente frammentaria, sia
per le differenze dialettali, sia per la tipologia dei testi, per l’interesse storico-culturale… Questa
frammentazione che non è presente nella documentazione dell’anglosassone e del nordico
antico è evidentemente connessa alla situazione politica della Germania alto-medievale. A
lungo il tentativo accentratore di Clodoveo era giunto alla fase dell’impero di Carlo Magno ma
successivamente l’impero aveva iniziato a disgregarsi, con una serie di scontri tra i singoli
territori e la nascita di centri culturali al di là dei monasteri era stata quindi abbastanza difficile.
Lingua scritta: dal latino al volgare
La lingua diventa lingua scritta attraverso la cristianizzazione, ma ha bisogno di individuare le
giuste corrispondenze linguistiche e concettuali per indicare determinati oggetti o concetti che
sono estranei al volgare pre-cristiano.
Spiritus Sanctus wiho atum / wiho geist / heilago geist (*wiho=sacro, santo; la posizione
dell’aggettivo precede il sostantivo caratteristica di tutte le lingue germaniche, sia nela fase
antica che nelle lingue moderne; *atum=spirito gotico; *geist=spirito; *heilago=sano;)
Crux kruzi / galgo (*kruzi=prestito dal latino)
Misericors barmherzi / mildherzi (*vero e proprio calco: riproduzione di sostantivo +
aggettivo. Il sostantivo cors è dato con la parola per cuore, herzi. È anche un esempio di prima
mutazione consonantica in cui la c, occlusiva sorda velare che diventa fricativa sorda velare;)
I dialetti ATA: produzione scritta e centri conventuali
Alemanno (centri conventuali: San Gallo, Murbach, Reichenau)
Testi catechetici (traduzioni preghiere)
Inni ambrosiani (sempre traduzioni)
De Consolatione Philosopiae, Salmi tradotti da Notker III maestro di San Gallo
Bavarese (centri conventuali: Freising, Monsee, Regensburg)
Testi catechetici
Traduzioni: frammenti Vangeli, Isidoro, De Etymoloiae Muspilli
Longobardo: nessun documento
Francone orientale: (centri conventuali: Wurzburg, Bamberg; monast. + imp. Fulda)
Fulda è in zona franco renana (confine del bta) ma produzione franco orientale; il primo
abate era bavarese, perciò le prime produzioni sono in questa lingua.
Rabano Mauro abate 822, produzioni: - Taziano traduzione di un’armonia
evangelica, testo che era stato redatto da un monaco chiamato Taziano che aveva messo
insieme i passi più salienti dei quattro vangeli. Ha avuto una grossissima diffusione nel
Medioevo europeo, arriva nell’Europa occidentale nella traduzione latina che viene poi
tradotta Fulda, proprio per volontà di Rabano Mauro. Il Taziano ci è tramandato in un
manoscritto conservato attualmente a San Gallo;
- Hildebrandslied è un esempio di carme epico, eroico che resta incompleto, è un
frammento tramandatoci di un foglio che riportava anche altri testi. È l’unico frammento
della produzione dell’ata di carattere eroico-leggendario, è l’unico testo che non è
ascrivibile ad una produzione di argomento cristiano. È interessante perché rappresenta
uno scontro tra un padre e un figlio: Ildebrando e Adubrando, che si trovano a
combattere in eserciti nemici. La vicenda si inserisce nel ciclo Teodoriciano, abbiamo
riscontri di questa vicenda anche in altre letterature sia nell’area tedesca che scandinava.
L’antefatto storico prende le mosse dalle guerre tra Odoacre e Teodorico, dove
Teodorico scaccia Odoacre, nella finzione letteraria Teodorico è colui che viene cacciato
da Odoacre, è l’esule per eccellenza. Ildebrando, il suo fido guerriero, scappa di casa e
segue il suo signore, lasciando la moglie e il figlio piccolo. Segue il suo sovrano secondo
quelle convinzioni etiche del guerriero germanico che deve l’assoluta fedeltà a suo
signore. Il figlio cresce durante il regno di Odoacre e a distanza di anni Teodorico si
presenta con un esercito per riconquistare ciò che Odoacre gli aveva in qualche modo
sottratto. Quindi padre e figlio si incontrano sul campo di battaglia in uno scontro a due:
da una parte l’anziano Ildebrando e dall’altra il giovane Adubrando. L’anziano chiede al
giovane di che stirpe appartenga, il giovane gli dice che è cresciuto senza padre perché
ha dovuto seguire il suo sovrano. Allora Ildebrando capisce che si tratta di suo figlio,
svela la propria identità ma il giovane non gli crede, lo umilia dicendogli di non essere
abbastanza forte da batterlo, a questo punto Ildebrando è costretto ad accettare lo
scontro. Il testo non ci è pervenuto completo, ma sappiamo da altre versioni di qeusta
vicenda che alla fine il padre ucciderà il figlio. Il carme appartiene ad una cultura pre-
cristiana, squisitamente germanica.
L’autore non si sofferma a descrivere il duello ma soltanto l’antefatto, il dilemma del
padre che riconosce nell’esercito avversario il proprio figlio e che per ragioni di onore
non si può sottrarre al duello una volta che il figlio gli ha dato del vigliacco. Qui si
scontrano due delle istituzioni principali del mondo germanico: il comitatis, gruppo di
guerrieri che stringono intorno a un capo un patto di fedeltà assoluta; e la sippe, che è il
clan, l’istituzione della famiglia;
Franco renano: (centri conventuali: Mainz, Worms)
I Giuramenti di Strasburgo, patto di riconciliazione tra gli eredi di Carlo Magno: i figli del
figlio di Carlo Magno, Ludovico il Pio: Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico che
decidono di spartirsi il regno. Ludovico il Germanico governerà sull’area tedesca mentre
l’altro sull’area romanza.
Ludwigslied, carme encomiastico che viene scritto per celebrare la vittoria di Ludovico,
re dei franchi occidentali che nell’880 sconfigge i vichinghi.
Franco centrale
Testi catechetici
Otfrid - Liber Evangelorum, uno dei pochi autori di cui conosciamo il nome, monaco di
Wasserburg. Il Liber è in lingua volgare, una rielaborazione dei quattro vangeli.
Le fonti
Comprendono una ricca biblioteca di testi in latino.
Taziano – Diatessaron : Codex Sangallensis 56, traduzione in alto-tedesco redatta a Fulda.
Rabano Mauro: Commento al Vangelo di Matteo
Beda: Commenti ai Vangeli di Luca e di Marco
Alcuino: Commento al Vangelo di Giovanni