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Se con « sostrato » noi intendiamo, come è stato detto al cap.

II, quelle lingue alle quali il Latino si venne


sovrapponendo nella sua espansione storica, con « adstrato » intendiamo le ,lingue vicine
territorialmente, alle quali il Latino non si sovrappose, e con « soprastrato » o meglio « superstrato » le
lingue dei popoli che vennero ad abitare, spesso come dominatori e padroni, nei territori
linguisticamente romanizzati.

Quando si parla di influssi lessicali si usa generalmente la voce « prestiti » o « imprestiti ».

I glottologi tedeschi fanno generalmente una distinzione fra « Lepnworter » e « Fremdworter »; i primi
sono completamente assimilati al sistema linguistico della lingua che li adotta, in modo che il parlante
non ha assolutamente la coscienza di adoperare una forma originariamente estranea al tesoro lessicale
della sua lingua ; i secondi, invece, mantengono ancora l'aspetto formale della lingua originaria e perciò,
anche se comunemente usati, sono, dalla maggior parte dei parlanti colti, ritenuti come un corpo
estraneo, come una moneta straniera e sono, per lo più, condannati dai puristi.

Si intende con « prestito » o « voce mutuata » una parola che proviene ad una lingua da un'altra lingua,
diversa da quella che forma la base principale dell'idioma mutuante, o che proviene dalla medesima
lingua base, però non per trasmissione regolare, continua e popoÌare, ma in seguito ad accatto seriore.

Le cause che determinano i prestiti: la prima è il bilinguismo. Nelle regioni bilingui si osserva sempre uno
scambio di voci e di costrutti fra le due lingue. Quando si stabilisocno rapporti, che possono essere
commerciali o culturali fra due popoli, vi è sempre anche una ripercussione nel loro lessico. Di solito il
popolo di maggior "prestigio" è quello che maggiormente irradia la sua cultura attraverso il lessico e che
offre all'altra lingua il maggior numero di prestiti. Ad esempio, fra il Greco e il Latino è stato il Greco a
dare al Latino un maggior numero di elementi mentre, da parte del Latino, ne ha ricevuti pochi.
Elementi slavi nel Rumeno e nell'Albanese; scarsi gli elementi rumeni e albanesi nelle lingue slave.

Di solito il "presitto" si riferisce ad un oggetto o concetto inesistente nella lingua che lo riceve. Se i
Romani hanno accolto la parola gallica BRACA è perché essa corrispondeva ad un capo di vestiario
sconosciuto a Roma. Il CARRUS gallico a quattro ruote, invece, era diverso dal CURRUS latino.

Prestiti di necessità: prodotti e oggetti sconosciuti in Europa che sono entrati a far parte dei beni
materiali dei popoli europei (es: patate, mais etc).

Prestiti di lusso: quando la parola mutata corrisponde perfettamente o quasi ad una voce già esistente
nel lessico indigeno.

Spesso non è facile trovare la ragione di un prestito: la moda della parola nuova può indebolire quella
indigena e questa può lentamente sparire. Tuttavia la parola primitiva poteva essere già "malata", ovvero
poteva aver già perso il suo carattere espressivo. Questo è il caso del termine germanico GUERRA,
insieme alla perdita assoluta di BELLUM, che veniva ad essere omofono dell'aggettivo BELLUS, il quale
sostituiva sempre più spesso PULCHER.

È quindi chiaro che i prestiti servono a ricostruire la storia culturare di una nazione e i suoi rapporti con
gli altri popoli. Non mancano infatto opere che hanno illustrato la storia della cultura attraverso i prestiti.
È però necessario tener a mente che tutte le volte che si trova un prestito non significa che questo sia
dovuto all'ignoranza dell'oggetto o del concetto nella lingua in cui esso è accolto.

L'INFLUSSO GRECO

Il Greco rappresenta una lingua di sostrato solo per quei territori che, un tempo grecofoni, furono poi
romanizzati. Il Greco fu per il Latino una lingua di adstrato. Si sa che il Latino, fin dai tempi più antichi e a
causa dei rapporti commerciali fra Romani e Greci (ed altri eventi), assimilò un numero alto di elementi
greci.

Vi sono anche prestiti dovuti ai recenti contatti col mondo bizantino, contatti estremamente frequenti
non solo nell'Italia meridionale e in Sardegna ma anche in quei territori che appartennero a Bisanzio
(Esarcato) o che ebbero raporti politici e commerciali con l'Oriente (Venezia).

Il Rumeno è invece piuttosto particolare: gli elementi greci antichi che si sono voluti trovare all'interno
della lingua sono quasi tutti malsicuri. Essi sono passati per lo più attraverso il Latino o lo Slavo oppure,
quando si tratta di prestiti diretti, risalgono solo al periodo bizantino. Molti elementi greci del Rumeno
risalgono appunto al preiodo bizantino mentre altri, quelli riguardanti la terminologia ecclesiastica,
arrivano dal periodo Paleoslavo o Medio Bulgaro. Per la storia della lingua rumena si fa una divisione
cronologica:

- elementi greci anteriori alla dominaziona fanariota


- elementi del periodo della dominaziona fanariota

Il Greco rimane una lingua che rappresentava un superstrato culturale immanente e che risorse più viva
e operante che mai (specialmente nel periodo dell'Umanesimo), diventando la fonte di innumerevoli
parole dotte in tutti i campi tecnici.

Tra le parole dotte che il Latino aveva mutato dal Greco, ebbero fortuna alcuni termini medici e botanici
che, per il loro grande uso, divennero poi popolari. La terminologia scientifica si serve poi di prefissi e
suffissi per formare nuovi termini. Es: il suffisso -ITE forma, per i medici, denominazioni di infiammazioni.
Sul termine di ARTRITE si sono poi creati termini come BRONCHITE, CONGIUNTIVITE, CISTITE, ENTERITE
etc.

I naturalisti, invece, sul modello di PIRITE ed EMATITE hanno creato altri nomi di minerali: GRAFITE etc. e
i chimici denominazioni di sali: AZOTITE, CLORITE etc. Tuttavia, accanto a nomi veramente greci, ve ne
sono alcuni che si possono chiamare IBRIDI e quindi formati da un componente greco e da uno non
greco (latino o romanzo) --> AUTOMOBILE, BICICLO (da cui BICICLETTA), AUTOCLAVE, CENTIMETRO etc.

Spesso si arriva ad un ibridismo impressionante. È il caso di BUROCRAZIA, introdotto in Italia dalla


Francia: BUREAUCRATIE creato sul modello di ARISTOCRATIE, DEMOCRATIE (tramite parole greche che si
erano già attestate in francese), unendo la parola francese BUREAU (ufficio) a -CRATIE. Limitato per
qualche decennio agli ambienti degli economisti, divenne popolare durante la Rivoluzione Francese e fu
accolto dall'Accademia Francese nel 1798: dalla Francia è quindi passato in tutte le lingue europee.
GLI ELEMENTI GERMANICI - CRITERI GENERALI PER STABILIE LA LORO STRATIFICAZIONE NEL DOMINIO
ROMANZO

Un'importanza ancora maggiore di quello greco ce l'ha il superstrato delle lingue germaniche. La
mancanza di elementi germanici antichi nel Rumeno, nel Dalmatico e nel Sardo prova che gli elementi
germanici penetrati nel Latino, quando questo era ancora unitario, furono pochi e abbastanza tardivi,
così da non riuscire a diffondersi in tutta la Romània.

All'epoca di Cesare e Tacito, i Germani erano divisi in varie stirpi e già parlavano differenti dialetti.
Nessuno dei prestiti germanici nel Latino o nel Romanzo ci porta verso una fase così arcaica del
Germanico quale è quella rappresentata dalle parole germaniche mutate dalle lingue balto-finniche e dal
Lappone.

Quando si trova una parola germanica diffusa in tutte le lingue romanze occidentali e il suo aspetto
fonetico o morfologico non ci permette di determinare con sicurezza la lingua di provenienza, si possono
fare due ipotesi:

1) la parola è stata mutata in epoca latina volgare e poi tramandata, col patrimonio latino, nelle singole
lingue romanze;
2) ci troviamo dinanzi a prestiti indipendenti (nello Spagnolo e Portoghese dal Visigoto; in Italiano dal
Gotico o dal Longobardo etc).

Quando si tratta di elementi germanici è necessario tener conto anche della possibilità di scambi
reciproci posteriori fra le singole lingue romanze. Non basta trovare la stessa parola germanica in tutte le
lingue romanze per poter affermare che il prestito è avvenuto in epoca latina. Spesso la parola è entrata
in una o due lingue romanze, irradiandosi poi nelle altre. Es: la maggior parte degli elementi franconi
dell'Italiano fu importata in Italia dai Franchi, durante il periodo carolingio, ma giunse attraverso il
Romanzo di Francia, e quindi l'antico Francese, e non direttamente dal Francone germanico. Questo è
provato dall'aspetto fonetico della parola.

La difficoltà di determinare epoca e origine delle parole germaniche è particolarmente grave in Francese
e Italiano perché in queste due lingue si presentano allo studioso parecchie possibilità che i criteri
linguistici e storico-culturali non sempre sono sufficienti a far distinguere con sicurezza.

Principi per determinare il carattere degli elementi germanici nelle lingue romanze:

1) Quando una parola germanica si trova in tutte le lingue romanze occidentali, ma la provenienta dal
Gotico è contraddetta, per ragioni fonetiche, dallo Spagnolo e dal Portoghese, si puà presumere che la
parola germanica fosse già entrata in epoca latina volgare. (spesso però si può anche pensare ad
un'origine sveva).
2) Se una parola di origine germanica si trova in tutte le lingue romanze occidentali e ragioni fonetiche o
culturali impediscono di trarla da una comune fonte latina volgare o preromanza, si può supporre che si
tratti di prestiti indipendenti.
3) La fonetica dimostra la provenienza particolare delle singole voci romanze di origine germanica,
attribuendole all'una o all'altra linguea dei popoli germanici che, nei vari paesi, hanno formato per un
tempo più o meno lungo, un superstrato politico e sociale. Nella Penisola Iberica si deve tener conto del
Visigoto e del Vandalo: queste due lingue appartengono al ramo germanico orientale che possiede
caratteristiche fonetiche e morfologiche chiare. Si deve poi tener conto dello Svevo, che appartiene al
Germanico Occidentale; in Italia invece del Gotico, soprattutto Ostrogoto e poi il Longobardo, infine del
Francone.

GLI ELEMENTI GERMANICI IN ITALIANO (GOTICI, LONGOBARDI, FRANCONI, etc.)

Il primo superstrato germanico importante è rappresentato dagli Ostrogoti. Parlando di diffusione delle
parole gotiche in Italia, solo una piccola parte è entrata nella lingua nazionale: la maggior parte vive nei
dialetti, in particolare in Veneto e a Cremona e Brescia. Notevole l'assenza quasi completa di elementi
gotici in Emilia e nel Piemonte. Dopo la fine del regno gotico, vi fu un altro popolo germanico che prima
conquistò il Veneto e in pochi anni tutta l'Italia settentrionale e centrare: i Longobardi.

Quale lingua portarono? Mentre il Gotico rappresenta un ramo del Germanico oreintale e ci è
abbastanza noto dalla traduzione di brani biblici, il Longobardo è conosciuto solo attraverso poche parole
di documenti giuridici redatti in Latino, attraverso alcuni nomi propri e massimamente attraverso
elementi longobardi penetrati in Italiano. È difficile farsi un'idea della posizione linguistica del
Longobardo, specialmente perché manca una sintesi sulla lingua. Sembra però che questa lingua
germanica del gruppo occidentale sia congiunta col sottogruppo anglo-frisone che dette origine da una
parte al Frisone e dall'altra all'Anglico e che, insieme al Sassone e allo Juto, diede origine all'Ingelse.

A differenza dei Goti, i Longobardi giunsero in Italia completamente ignari della lingua del paese ed ecco
perché imposero alle loro residenze sul suolo itaiano denominazioni germaniche.

Molti studiosi sono propensi a ritenere che gli elementi franconi giunti in Italia siano passati sempre
attraverso la filiera Galloromanza ed è avvenuto così per la maggior parte dei casi. Questo lo si può
dimostrare grazie alla fonetica. Spesso però, quando la fonetica non può aiutarci, ambedue le possibilità
si presentano allo studioso. Il Francone (o Franco) era un dialetto germanico occidentale e le
testimonianze dirette che si hanno di questa lingua nel terzo e ottavo secolo sono molto scarse. Per
questo, come per il Longobardo, è necessario basarci su nomi propri e su parole franconi in documenti
latini.

Tuttavia, mentre il Longobardo finì per spegnarsi definitivamente, il Francone, anche se nel territorio
galloromanzo fu a poco a poco assorbito, nella parte germanica del regno dei Franchi si continuò, dando
luogo a diversi dialetti tedeschi, alcuni dei quali attestati in epoca antica.

Non è però sempre facile determinare la via seguita dalle parole germaniche per passare in Italiano:
mentre il francese BOUTER risale al francone BOTAN (spingere), l'italiano BUTTARE risale al got. BAUTAN
(gettare). SCHERNIRE risale alla forma francone SKIRN, e non al francese antico ESCHARNIR.

GLI ELEMENTI GERMANICI IN FRANCESE, SPAGNOLO E PORTOGHESE

Il secondo strato: le voci ostrogote, a cui corrispondono le parole granconi nella Gallia Settentrionale, le
parole visigotiche nella Gallia Meridionale e nella Penisola Iberica (qui entra in gioco anche qualche
elemento attribuibile agli Svevi). Tra essi il più importante è quello Francone nella Gallia settentrionale. Il
francese ha assunto dal Germanico la H aspirata; nella Francia meridionale si hanno anche numerose
tracce del Visigoto.

Per quanto riguarda la Penisola Iberica, la stratificazione degli elementi germanici è relativamente
semplice. Il Portoghese e lo Spagnolo sono le lingue romanze occidentali che posseggono il minor
numero di elementi germanici. Notevoli sono i nomi propri di origine germanica, mentre piuttosto
modesto è il numero degli appellativi.

Il terzo strato di elementi germanici in Francia è parallelo a quello degli elementi longobardi in Italia;
mentre continua l'influsso del Francone, si trovano in Francia anche elementi germanici che
parteciparono alla seconda "Lautverschiebung" (rotazione consonantica) e presentano la metafonesi di A
in E. Queste voci possono pervenire al Francese sia dal Francone meridionale, sia dai vicini dialetti
alemannici.

A questo terzo strato ne segue un quarto che, per la Francia, comprende parecchie parole nordiche
dovute ai Normanni. Gli Scandinavi e i Vichinghi avevano predato la Francia occidentale e si insediarono
lì all'inizio del decimo secolo nella regione che prese il nome di Normandia. In poco tempo perdettero
l'uso della loro lingua scandinava (probabilmente un dialetto affine all'antico Danese). Le tracce lasciate
si limitano generalmente alla zona settentrionale della Francia. Poco numerosi sono i nomi personali;
quanto agli appellativi, pochi hanno ottenuto diritto di cittadinanza nella lingua letteraria francese: alcuni
sono spariti durante il medioevo (BRANT - prua - ), altri vivono nel dialetto francese della Normandia
(principalmente termini riferiti al mare e alla marineria). In questo periodo però iniziano anche ad
entrare parole anglosassoni ed è così che alcuni termini nordici entrano a far parte della lingua. Es: BATEL
(BATTELLO) --> anglossassone BAT (BOAT in inglese). Dall'antico Inglese provengono anche altri termini
marittimi come i punti cardinali. Vi sono anche alcuni termini mutati dall'antico Neerlandese che non si
possono distinguere dagli elementi franconi perché l'antico Neerlandese è basato su un dialetto
franconse. Ad esempio: ESTURMAN (pilota, marinaio) --> l'U rende più probabile la derivazione
dall'antico Neerlandese STUURMAN piuttosto che dall'antico Inglese STEORMAN.

Al quarto strato ne segue un quinto che comprende parole mutate dal medio Neerlandese, dal medio
Inglese e dal medio Tedesco. Parole medio-inglesi sono rare e si devono principalmente al traffico
marittimo: anche parole basso-tedesche sono poche e originate dal traffico commerciale con le città
anseatiche. Le parole medio-alto-tedesco invece sono frequenti nei dialetti orientali della Francia. Vi
sono numerose parole neerlandesi. DIGUE (diga) ---> Neerlandese antico DIJC.

Il sesto e ultimo strato comprende tutti gli elementi entrati nel francese dal sedicesimo secolo in poi. Nel
territorio linguisticamente francese, oltre ad elementi tedeschi e neerlandesi, vi sono anche elementi
inglesi. Il diciottesimo secolo è stato il periodo dell'anglomania per la Francia: si traducono opere inglesi
e parole inglesi entrano nel lessico francese (diffondendosi poi in Italia ed altri paesi europei). SESSION,
VOTER, BUDGET etc.

Poi si diffondono termini sportivi come GOLF, TENNIS e termini industriali e ferroviari come WAGON,
TUNNEL, EXPRESS, TICKET, ma anche relativi a prodotti vari come BRANDY, WHISKY, GIN.

GLI ELEMENTI GERMANICI NEL RUMENO

Il rumeno GARD (siepe) viene tratto da un gepido GARDS, parallelo all'antico Islandese GARD-R (e cioè
alla stessa radice germanica cui appartengono il franconse GARD(O), il tedesco GARTEN e che abbiamo
visto le francese JARDIN).

Tuttavia il rumeno GARD non può essere separato dall'albanese GARTH, GARDH-I (siepe): né il Rumeno,
né l'Albanese possono spiegarsi con lo slavo GRAD, ma al pari del rumero BALTA, albanese BATLE
(palude) contro lo slavo antico BLATO, rappresenteranno antichi termini forse tracoillirici.

I pretesi elementi germanici del Rumeno possono essere respinti. In alcuni casi si tratta di antiche parole
derivanti dal sostrato (come GARD), in altri di parole recenti di origine molto varia. Non è però escluso
che ci possano essere anche in Rumeno parole che, in ultima analisi, risalgono al Germanico, così come
ve ne sono in Neogreco e in Albanese. Esse provengono però attraverso il Latino Volgare.

Abbastanza numerose sono le voci rumene di più recente origine tedesca, dovute in particolare ai
contatti della popolazione rumena con i Sassoni. Occorre però osservare che alcune voci di origine
tedesca giungono al Rumeno per via mediata, e quindi attraverso l'Ungherese. Attraverso il commercio
dei grandi empoi sassoni, molte parole si sono diffuse anche nei principati Danubiani. Alcune parole
provengono al Rumeno anche dal dialetto giudeo-tedesco parlato da numerosi ebrei eschenaziti stabiliti
nei paesi rumeni.

GLI ELEMENTI GERMANICI NEL LADINO E NEL SARDO

Anche il Ladino presenta dei problemi particolari ed interessanti. La ricerca di elementi gotici non ha
dato risultati positivi. Per ciò che si riferisce alle voci di origine longobarda, tutte possono provenire dal
territorio linguisticamente italiano. Nonostante la parte occidentale appartenesse politicamente al regno
dei Franchi, le voci di origine franconse sono comuni all'Alto Italiano e mostrano origine galloromanza e
quindi condizioni simili a quelle già viste in territorio italiano.

Influssi indipendenti dall'Italiano si verificarono quando iniziò la simbiosi dell'elemento ladino con
popolazioni tedesche, dopo gli stanziamenti di Alemanni e Baiuvari. I contatti linguistici ladino-tedeschi
procedono però allora ormai indipendenti nelle tre sezioni in cui viene diviso il Ladino. Maggiormente
toccate dall'influsso tedesco sono le sezioni occidentale e centrale. Per quanto riguarda quella
occidentale, oltre agli elementi germanici del primo strato (quelli penetrati già in epoca latina volgare) vi
si trova un numero considerevole di voci germaniche che provengono attraverso l'Italia settentrionale.

I contatti con popolazioni parlanti dialetti alemannici (svizzeri-tedeschi) arricchiscono il lessico dei dialetti
ladini occidentali con molti prestiti di epoca medio-tedesca e tedesca moderna, che si fanno sempre più
numerosi nei territori in cui la germanizzazione è più forte.

Quanto al Sardo, si è già visto che l'unico popolo germanico che abbia occupato la Sardegna è stato
quello dei Vandali. Gli scarsi elementi germanici del SArdo provengono per via mediata: alcuni, i più
antichi, risalgono al Latino volgare; gli altri all'Italiano. Qualche elemento ritenuto germanico da alcuni
autori può anche provenire attraverso il Catalano o lo Spagnolo.

GLI ELEMENTI ARABI

Gli Arabi, nel 711, dalle regioni dell'Arabia, attraverso l'Egitto e le coste settentrionali dell'Africa erano
giunti sulle coste atlantiche; penetrarono poi nella Penisola Iberica e passarono nella Francia Meridionale
dove rimasero pochi anni prima di essere cacciati da Carlo Martello, e poi vennero definitivamente
respinti oltre i Pirenei da Pipino il Breve. Gli Arabi penetrarono anche in Sicilia e vi restarono fino alla
conquista normanna; dominarono anche sulle isole Baleari e Malta.

Gli Arabi, nella Penisola Iberica, riuscirono ad assimilare un buon numero di Romanzi: coloro che,
mantenendo la fede cristiana, assunsero usi e costumi arabi vennero chiamati MOZARABES. Il numero di
queste persone era piuttosto grande nella parte meridionale della penisola ma non è da credere che tutti
avessero accettato in pieno la lingua dei dominatori. Molti, se non la maggior parte, continuavano l'uso
del Romanzo (influenzato però dall'arabo) e utilizzavano l'Arabo come lingua di cultura.

Uno dei più potenti mezzi per la penetrazione di elementi alloglotti (che in uno stesso territorio parla o
documenta una lingua diversa da quella ufficiale della maggioranza) è dato dai BILINGUI. I Mozarabes
furono generalmente bilingui ed è merito loro se molti elementi arabi penetrarono nel lessico delle
lingue ibero-romanze.

Man mano che la Reconquista cristiana avanzava verso il Sud, si incorporavano nella vecchia popolazione
cristiana sempre più elementi mozarabici. Durante l'epoca dello smembramento del Califfato, il numero
di arabismi crebbe notevolmente: la penetrazione dello Spagnolo del Nord e del centro, e del dialetto di
Castiglia, si fece sempre più viva.

Per quanto riguarda la Sicilia, due secoli e mezzo di dominio arabo furono sufficienti a modificare parte
della toponomastica dell'isola, introducendo molti arabismi. Tuttavia è necessario notare che dopo
l'arrivo dei Normanni la cultura araba fu rispettata: è però vero che in nessuno dei territori occupati gli
Arabi riuscirono a far sopravvivere la loro lingua. L'influsso dell'arabo si limita infatti a mutazioni lessicali,
toponimi e qualche nome proprio personale. Infine vi sono scarse tracce sulla fonetica.

L'Arabo si è sovrapposto al Latino nell'Africa nord-occidentale: è però necessario ricordare che non
sappiamo in quale stadio fosse la romanità linguistica dell'Africa all'arrivo degli Arabi, dopo i cent'anni
del regno dei Vandali e la riconquista bizantina. È certo che per la Romània perduta è solo il Berbero che
ci offre informazioni sicura (ed è proprio contro di loro che gli Arabi dovettero combattere).

L'influsso arabo ha un carattere esclusivamente lessicale. Una serie di termini che si riferiscono alla
cultura araba medioevale entra a far parte del patrimonio culturale europeo. Si tratta di parole che,
partendo dalla Penisola Iberica o dalla Sicilia, si diffondono in Italiano, Francese e nelle altre lingue
europee. Alcune sono di origine erudita come ALGEBRA, che risale all'arabo AL-GABR che significa
restaurazione, riduzione. Un altro termine è quello di ZERO. L'Arabo aveva la parole SIFR che in origine
era (e rimane ancora oggi) un aggettivo che significa VUOTO ma che i matematici utilizzarono per
indicare ZERO.

Molti termini arabi che si sono diffusi in tutte le lingue europee si riferiscono all'astronomia, campo in cui
gli Arabi erano maestri. Quasi immutati, sotto forma araba, troviamo termini come AZIMUT (azimutto),
NAZIR (opposto - ovvero NAZIR AS-SAMT --> opposto allo zenit).

Notevoli sono anche i nomi relativi alla chimica medioevale o alchimia, partendo proprio dal termine
ALCHIMIA --> arabo AL-KIMIYA che aveva il senso di "pietra filosofale, sostanza che trasforma i metalli vili
in oro". Il nome più comune però della pietra filosofale era, per gli Arabi, AL-IKSIR (secco) da cui si ha
ELIXIR.

I VARI SUPERSTRATI DEL RUMENO

Il lessico rumeno è formato in primo luogo da elementi latini: questi però sono numericamente inferiori
alle voci estranee incorporate e assimilate nel corso dei secoli. Tra di essi occorre osservare la mancanza
di molte parole che sono invece comuni a tutte le lingue romanze occidentali, come CONTENTUS,
SEMPER, AMARE, AMICUS, CARUS, CENTUM etc.

D'altra parte vi sono voci che, come si è già notato, si conservano solo nel Rumeno --> libertare > ierta
(perdonare). Molte parole hanno invece subito innovazioni semantiche: anima > inima, nel senso di
cuore (e non ANIMA che in Rumeno si dice SUFLET).

L'influsso slavo è il più considerevole: esso inizia preso e non si manifesta solo sulla lingua ma in tutti i
rami della cultura e della civiltà. Questo influsso è molto importante perché il Rumeno ha ricevuto dallo
Slavo elementi formativi vitali e produttivi: fra i prefissi ricordiamo:

NE-
RAZ-

Fra i suffissi, invece:

-AC
-CA
-ACI
-EALA
-NIC
-AN

L'influsso slavo si fa sentire anche sul sistema fonematico rumeno, meno sulla morfologia e fino ad un
certo punto sulla sintassi. Le voci di origine slava sono numerose e importanti: aggettivi come DRAG
(caro), BOGAT (ricco), SARAC (povero) ma anche molti sostantivi e verbi di primaria importanza come
TRUP (corpo), BOALA (malattia), IUBI (amare) etc.

Il Rumeno ha anche assimilato elementi slavi più recenti dalle varie lingue con cui è venuto in contatto
(Russo, Polacco, etc). Dopo quello slavo, l'influsso più importante è quello turco.
Vi è un nucleo rilevante di voci entrate all'epoca della dominazione ottomana: alcune, anche se poche,
sono diventate popolari e vengono usate nella lingua comune. Abbiamo solo due suffissi di origine turca:
-LIC e -GIU. --> ODAIE (stanza, dal turco ODA), CIOBAN (pastore, dal turco COBAN) etc.

Molto importanti sono anche gli elementi ungheresi, entrati in epoca più recente degli elementi slavi.

IL SUPERSTRATO CULTURALE LATINO

Dopo la caduta dell'Impero Romano di Occidente il Latino non si spense; anzi, era la lingua ufficiale di
quella religione cristiana che si diffondeva rapidamente dappertutto e che aveva il suo centro a Roma, di
quella Chiera che era cattolica e quindi universale ma anche "romana". Il Latino rimase come lingua della
scienza fino al diciottesimo secolo.

Uno dei più importanti fattori che ha portato le lingue romanze occidentali ad una evoluzione
convergente è proprio l'influsso culturale del Latino scritto che si è prolungato senza interruzioni fino
all'età moderna. La lingua italiana di tipo toscano e prevalentemente fiorentino, quale si era venuta
fissando come lingua letteraria d'Italia, era, per struttura fonologica e morfologica, ancora molto simile al
latino.

Il principale criterio con cui possiamo riconoscere i latinismi è dato dalla fonetica: quando troviamo una
forma italiana che non presenta le regolari evoluzioni fonetiche del materiale ereditario e conserva più
da vicino l'aspetto fonetico della parola latina originaria abbiamo a che fare con un LATINISMO. Se I
tonico è rappresentato da I e non E --> VIZIO - VITIUM che, con evoluzione spontanea, offre l'italiano
VEZZO.

In molti casi l'italiano possiede, con sensi più o meno diversi, anche il prodotto dell'evoluzione spontanea
o popolaare. Si hanno qundi serie di doppioni come VIZIO-VEZZO, CAPITOLO-CAPECCHIO.

A volte il latinismo può essere solo semantico e quindi rivelato dal senso e non dalla forma. Altre volte
può rivelarsi dall'aspetto morfologico.

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