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Lezione 4/10/2022

Origini romanze
Una delle questioni che la filologia romanza affronta è quella delle origini di queste lingue.
Le lingue romanze, come abbiamo già detto, sono figlie del latino, che si evolve e dà vita alle cosiddette
lingue romanze.
Questo processo è abbastanza lungo, sotto la spinta di fattori interni ed esterni: cause socio-culturali,
storiche, linguistiche.
Un momento fondamentale è la caduta dell’impero romano d'occidente in quanto determinerà il venir meno
di un centro politico, amministrativo come roma e anche un centro che fino ad allora aveva fatto da modello
linguistico.
Nonostante questo il latino continua ad essere scritto ,durante tutto il medioevo e fino all'umanesimo e
rinascimento resta la lingua degli intellettuali, della letteratura tra V e VIII sec.
Siamo in una fase in cui il latino stenta ad apparire nello scritto.
Dopo la caduta dell’impero la lingua latina parlata avrà subito delle modifiche tali da diventare una lingua
altra, solo che all'inizio il modello culturale offerto dal latino nella dimensione dello scritto, fa sì che continui
ad essere scritto. Quindi mentre nella dimensione orale la lingua latina era aperta a modifiche, nello scritto
era abbastanza saldo.
Ad un certo punto però nel IX sec. c’è questa presa d'atto della distinzione linguistica tra quello che era il
latino conosciuto e tra ciò che si parlava.
Nel IX sec. ci sono due momenti fondamentali che ci testimoniano questa separazione del romanzo dal
latino:
-813, Concilio di Tours: i vescovi chiedono che le prediche vengano fatte in rustica romana lingua e non più
in latino, ed è proprio l’aggettivo ‘rustico’ a connotare che ormai non è la lingua romana la lingua di roma ma
è una lingua romanza;
- 842, Giuramenti di Strasburgo: Nitardo registra due formule di giuramento in antico francese. Sono il primo
giuramento linguistico di una lingua romanza, in questo caso del francese antico.
Per capire questa evoluzione dal latino al romanzo si può partire da qualche anno prima. Il latino era una
lingua abbastanza coesa anche grazie alla dimensione dello scritto.
Possiamo però appurare da una serie di testimonianze, una differenziazione diastratica del latino,
testimonianze che ci dimostrano come accanto al latino ‘classico’ esisteva anche un sermo familiaris/vulgaris
che non si differenziava molto a livello morfosintattico dal latino classico, quanto magari a livello lessicale.
Progressivamente per ragioni sociali e linguistiche di evoluzione normale, nel corso dei secoli d.c. fino al V
sec. questa differenziazione diventa così marcata al punto da creare una situazione di diglossia quindi di
esistenza di 2 norme linguistiche, una stabile che noi rintracciamo come ‘latino classico’, e l’altra norma che
rintracciamo dal latino della dimensione orale, quindi quello parlato.
Con la caduta dell’impero viene meno la situazione politica, linguistica e amministrativa di roma, a quel punto
questo processo subisce una forte accelerazione tanto che il sistema latino inizia a ristrutturarsi, a cambiare.
Ed è un'evoluzione che determina poi questo passaggio alle lingue romanze.
In questo processo le due varietà interne al latino di natura diglossica si divaricano sempre di più e nel VI
sec. abbiamo questo passaggio da antica diglossia ad una situazione di bilinguismo, quindi da un lato il
latino continuava ad essere usato nello scritto mentre già nel parlato si iniziava a parlare una lingua diversa,
ovvero la lingua romanza/parlata.
Quindi:
- VI sec.: latino classico > lingua scritta; si parla la sua continuazione ovvero il romanzo;
- VI-VIII sec.: divorzio tra lingua scritta e romanzo parlato [fase “sommersa”];
- IX sec.: coscienza della differenza > il romanzo compare nello scritto.
Fase sommersa
‘Fase sommersa’ perché noi ipotizziamo che sia avvenuta questa separazione della dimensione orale che si
distacca dal latino.
‘sommersa’ perché non ci sono delle vere e proprie testimonianze strettamente romanze, ci sono nella tarda
latinità nelle scritture meno sorvegliate o nei testi grammaticali di tipo prescrittivo.
Tra VI e VIII è una fase caratterizzata da grandi cambiamenti a livello culturale e sociale a causa della
disgregazione dell'Impero romano sotto anche la spinta dei popoli barbarici e si creano così i regni
romano-barbarici. Questo comporta una frammentazione linguistica tra le varie aree.
Questo spiega il fatto che a partire dal latino noi abbiamo diverse lingue romanze,questo perché anche se la
latinità era unitaria, nel momento in cui l'impero crolla tutti gli orizzonti si restringono, e l'ex impero si
frammenta in varie partizioni che si sovrappongono in lingue di superstrato=> ovvero quelle lingue che
entrano in contatto con una lingua che sta alla base, in questo caso il latino, che però siccome
linguisticamente e culturalmente più importante, di fatto non viene surclassata dalle lingue di superstrato,
queste si limitano a cedere dei tratti soprattutto di natura lessicale ma anche tratti fonetici.
Queste lingue di superstrato sono diverse, una volta che si impongono sul latino nelle varie aree,
determinano dei piccoli cambiamenti nelle diverse aree.
C’è anche il restringimento dell'orizzonte culturale linguistico, perché con l’impero romano il punto di
riferimento per tutti, a livello di unità linguistica, era roma e questo viene meno con la caduta dell’impero.
In questa fase c’è anche un abbassamento del livello culturale dei ceti alfabetizzati > latino pieno di errori
(es. testi merovingici, longobardi e leonesi, che mostrano le sottostanti forme del parlato).

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