con la collaborazione di
Giovanna Alvoni, Roberto Batisti, Maurizio Olivieri
Μέθοδος
Corso di lingua e cultura greca
Grammatica
Il nuOvO sIvIeRI-vIvIAn
Il GRecO A cOlpO d’OcchIO
TesTO GuIdA
cOMpeTenze
Grammatica
Trattazione seria e rigorosa, con Note di grammatica storica e comparata
Lessico per temi radicali
Elenco alfabetico dei temi radicali greci più significativi e più produttivi nell’ambito
delle lingue moderne
Lezioni
Inserti grammaticali e batterie di esercizi e versioni finalizzati all’acquisizione
di competenze linguistiche e di traduzione
Apparati
Cappelli introduttivi ai brani e note esplicative, volti a contestualizzare i passi
e a favorire la comprensione globale del testo greco, anche senza l’ausilio sistematico
del vocabolario
Testo Guida
Testo integrale d’autore (nella fattispecie, Luciano e Lisia), parcellizzato nel corso dei
volumi e provvisto di una traduzione progressivamente meno completa
ma più operativa
Approfondimenti Mito/Storia
Riflessioni mitologiche, storiche, narrative a corredo dei brani
Ἑνὶ λόγῳ/In una parola
Attenzione al lessico greco e alla sua permanenza nella lingua italiana
Παράλληλα/Comparazioni
Paralleli tra italiano, latino e greco, atti a favorire la conoscenza profonda dei rispettivi
costrutti morfosintattici
Ἑλληνικὴ παιδεία/Cultura greca
Viaggio nella Grecia antica alla scoperta di grandi temi di civiltà
Ἔκφρασις/Descrizione letteraria di un’immagine
Riflessione letteraria e iconica, con attività mirate
Ἑλλάδος περιήγησις/In viaggio nel mondo greco
Rubrica geografica finalizzata alla corretta collocazione delle principali città di lingua
e cultura greca
Per verificare le competenze
Attività individuali e di gruppo mirate al ripasso e alla verifica, con uno sguardo
ai giorni nostri
Μέθοδος
Corso di lingua e cultura greca
Grammatica
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Avvertenze
Le eventuali future variazioni e gli aggiornamenti riguardanti la materia saranno pubblicati sulla piattaforma online della Casa editrice D’Anna.
Le fotocopie per uso personale del lettore (cioè privato e individuale, con esclusione quindi di strumenti di uso collettivo) possono essere effettuate nei limiti del 15%
di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633.
Le fotocopie effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate
a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da CLEARedi, Centro Licenze e Autorizzazioni per le Riproduzioni Editoriali, Corso di Porta Romana 108, 20122 Milano,
e-mail autorizzazioni@clearedi.org e sito web www.clearedi.org
In alcune immagini di questo volume potrebbero essere visibili i nomi di prodotti commerciali e dei relativi marchi delle case produttrici. La presenza di tali illustrazioni
risponde ovviamente a un’esigenza didattica e non è, in nessun caso, da interpretarsi come una scelta di merito della Casa editrice né, tantomeno, come un invito al
consumo di determinati prodotti.
I marchi registrati in copertina sono segni distintivi registrati, anche quando non sono seguiti dal simbolo ®.
Referenze fotografiche:
Adam Eastland Art + Architecture/Alamy Stock Photo: p. 9; © Photography by Jeremy Villasis/Getty Images: p. 13; Dea Picture Library su licenza Fratelli Alinari: p. 17;
De Agostini/Veneranda Biblioteca Ambrosiana/Archivi Alinari, Firenze: p. 18.
Doriforo, copia dall’originale di Policleto, 450 a.C. circa; Napoli, Museo Archeologico Nazionale. 2003, Photo Scala, Florence – su concessione del Ministero dei beni e
delle attività culturali e del turismo: p. 33; Guerriero B, Bronzo di Riace, metà del V secolo a.C.; Reggio Calabria, Museo Nazionale. Archivi Alinari, Firenze: p. 42; Rilievo
di cavaliere, I secolo a.C.; New York, Metropolitan Museum of Art. www.metmuseum.org: p. 44; Lekythos attica con donne al telaio, Pittore di Amasi, 550-530 a.C.
circa.; New York, Metropolitan Museum of Art. www.metmuseum.org: p. 58; Rilievo con tre Muse da Mantinea, Scuola di Prassitele, IV secolo a.C. Photo By DEA/G.
NIMATALLAH/De Agostini/Getty Images: p. 71; Kore n. 674 da Atene, 500 a.C. circa; Atene, Museo dell’Acropoli. Marie Mauzy/Scala, Firenze: p. 76; Patroclo e Menelao,
copia di un originale del IV secolo a.C., 1579. Firenze, Loggia dei Lanzi: p. 91; Demostene, copia romana di un originale del II secolo d.C. Commons Wikimedia: p. 93;
Gufo, coppa a figure rosse. www.ancient.edu: p. 96; Il Moscoforo, 570 a.C. circa; Atene, Museo dell’Acropoli. DeAgostini Picture Library/Scala, Firenze: p. 111; Interno di
kylix con Elena e Priamo; Tarquinia, Museo Archeologico Nazionale Tarquiniese. Foto Scala, Firenze – su concessione del Ministero dei beni e delle attività culturali e
del turismo: p. 113; Statuetta di Alessandro a cavallo; Napoli, Museo Archeologico Nazionale. Foto Scala, Firenze – su concessione del Ministero dei beni e delle attività
culturali e del turismo: p. 118; Guerriero caduto dal basamento est del Tempio di Aphaia a Egina (Grecia), 500-480 a.C. circa; Monaco, Staatliche Antikensammlungen
und Glyptothek. Digital Image 2007 (c) Hip/Scala, Florence: p. 143; Lastra con sei giovani che si esercitano in attività atletiche dalla necropoli ateniese del Ceramico,
510 a.C. circa; Atene, Museo Nazionale Archeologico. (c) Photograph by Erich Lessing: p. 149; Bassorilievo con trireme militare ateniese, 400 a.C.; Atene, Museo
dell’Acropoli. White Images/Scala, Firenze: p. 155; Atena separa Alcioneo da Gea, fregio dell’Altare di Pergamo, Firomaco e collaboratori, 164-156 a.C.; Berlino, Staatliche
Museen. Digital Image 2009 (c) BPK, Berlin/Photo Scala, Florence: p. 171; Cavalcata degli efebi, particolare del fregio ovest del Partenone, Fidia e allievi, 447- 438
a.C.; Londra, British Museum. DeAgostini Picture Library, concesso in licenza ad Alinari: p. 175; Battaglia fra Greci e Persiani, particolare del Sarcofago di Alessandro da
Sidone, 310 a.C. circa; Istanbul, Istanbul Arkeoloji Muzerleri. DeAgostini Picture Library/Scala, Firenze: p. 176; Busto di Solone, copia romana da un originale greco
del V secolo a.C.; Firenze, Galleria degli Uffizi. Copyright Photo Scala, Florence – su concessione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo: p. 188;
Interno di una kylix con il dio Eros: p. 205; Dioniso sdraiato, dal basamento est del Partenone, 447–433 a.C. circa; Londra, British Museum. Commons Wikimedia: p.
208; Kylix con scena di simposio. Archivio D’Anna: p. 211; Fregio del Partenone con processione di portatori d’acqua, Fidia, 445-438 a.C.; Atene, Museo Archeologico
Nazionale. Commons Wikimedia: p. 222; Caccia al leone di Alessandro Magno ed Efestione, 320 a.C. circa; Pella, Museo Archeologico. Archivio D’Anna: p. 226; Stele
raffigurante opliti e un carro trainato da cavalli, 490 a.C. circa; Atene, Museo Archeologico Nazionale. © DeAgostini Picture Library/Scala, Firenze: p. 237; Donne lapite,
dal basamento ovest del Tempio di Zeus a Olimpia. QEDimages/Alamy Stock Photo: p. 244; Bronzetto di Eros dormiente, III-II secolo a.C.; New York, Metropolitan
Museum of Art. www.metmuseum.org: p. 248; Lekythos attica con scena di gineceo. Archivio D’Anna: p. 254; Coppa raffigurante un lanciatore di giavellotto; Fiesole,
Museo Archeologico. ® 1998, Foto Scala, Firenze: p. 261; Cippo funerario raffigurante un corsa di atleti dalla Sicilia, VI secolo a.C; Palermo, Museo Archeologico della
Fondazione Mormino. Dea Picture Library su licenza Fratelli Alinari: p. 281; Interno di kylix attica con giovane dedito alla pesca, da Atene, Pittore Ambrosios, 510-500
a.C. circa; Boston, Museum of Fine Arts. (c) Museum of Fine Arts, Boston. All rights reserved/Scala, Firenze: p. 334.
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
“Per me è greco…”, suona l’espressione sconsolata, ormai proverbiale, di chi non ci capisce nulla,
risuonata certamente più volte anche in qualche liceo-ginnasio, dove il greco antico, come osservava
Giorgio Pasquali già nel 1930, «non s’impara, si finge d’impararlo. Quei pochi che hanno buona voglia,
e l’imparano per davvero, studiano poi per lo più lettere e divengono alla loro volta professori di greco,
tanto più valorosi quanti più sforzi hanno dovuto fare per impadronirsi di questa linguaccia; e così il
circolo è chiuso. Gli altri, superata la maturità, si affrettano a dimenticare persino l’alfabeto (o almeno
le maiuscole)». Nessuna meraviglia se l’attività scolastica di un professore di greco, nella divertita
opinione dei più, ha ormai i pittoreschi connotati di una stramberia e quella dei discenti
le fattezze di una complicata sfida da cui uscire al più presto, niente meno che con la follia.
Eppure “c’è del metodo in questa follia”, come diceva il tenace Polonio nell’Amleto shakespeariano.
E trovare un metodo – una strada che ci permetta di leggere in lingua originale, con il gusto di capire
e capendo di gustare, alcuni dei testi fondanti del pensiero e della cultura occidentali – è una sfida
intellettuale di cui non è ancora stato trovato l’eguale.
Il modo migliore per imparare una qualsivoglia lingua – lo sanno bene quelli che insegnano le lingue
vive, e il greco a suo modo lo è ininterrottamente da trentotto secoli, una durata che non teme confronti
– è imparare il lessico, nel caso specifico accessibile solo mediante i testi greci.
Conoscere le parole, naturalmente, non basta per capire davvero. Occorre conquistarsi, poco per volta,
anche i meccanismi delle loro combinazioni, le regole del gioco della lingua, cioè la grammatica.
Il volume di Teoria offre una trattazione il più possibile completa, che si sforza di spiegare le
“eccezioni” ricollocando i fenomeni sul loro sfondo storico, che fornisce costantemente indici di
frequenza delle varie forme (specie dei verbi) e che tenta di focalizzare gli aspetti dove la sensibilità
linguistica dei Greci pare più lontana dalla nostra. I volumi di Esercizi sono il cuore e il motore di tutto
il corso e risequenziano la teoria in un ordine “didattico”, con l’anticipazione di alcune trattazioni
importanti. Accanto agli esercizi graduati, vengono proposti due testi integrali, La storia vera di Luciano
per il volume 1 e Per l’uccisione di Eratostene di Lisia per il volume 2, da leggere in modo graduale e sempre
più autonomo, con il riconoscimento e l’interpretazione delle parti di teoria svolte sino a quel momento.
Esercizi e Teoria, poi, sono corredati da alcune rubriche ricorrenti, che illustrano i fatti essenziali di storia
della lingua, richiamati là dove servono, i rapporti tra greco e latino, e soprattutto il lascito del greco al
lessico intellettuale e quotidiano (le radici greche del “nostro bagaglio di concetti” e del “nostro greco
quotidiano”), con continui rimandi a un ricco lessico per radici che compare in versione essenziale alla
fine della Teoria e in forma integrale online.
Tutto ciò nasce da una convinzione che gli autori – C. Neri per la Teoria, G. Alvoni, R. Batisti e M.
Olivieri per gli Esercizi – hanno condiviso sin da principio. Il greco non è sentito abbastanza come
“lingua”, come qualcosa che s’impara per gradi e con un approccio basato anche sulla memoria del
senso delle parole e del lessico, e sull’esperienza dei costrutti, non solo sulla conoscenza delle regole
e delle forme morfologiche (“Prof., so le declinazioni, ma non so tradurre!”).
Che cosa si cerca di fare? Anche se non si può trattare il greco come le lingue vive e parlate, bisogna
farlo vivere almeno in quel contesto armonico e coerente che è, nel nostro caso, un testo, un autore,
un’epoca; e occorre non ritardare troppo, per esigenze “del sistema grammaticale”, alcune parti
importanti. Ci si propone, in sostanza, un andamento “circolare” degli argomenti, con anticipazioni,
approfondimenti e riprese.
Il sistema grammaticale e il suo metalinguaggio sono risultati cognitivi importanti che possono essere
compiutamente procurati dallo studio delle lingue classiche, e sono garantiti da una grammatica rigorosa
e “tradizionale” nell’impianto, dove tutte le cose sono “al loro posto”. E alla fine dovremo anche riconoscere
che l’obiettivo primario è l’accessus ad auctores, o almeno ai testi, e che gli obiettivi principali restano pur
sempre la «comprensione dei testi greci e latini» e «leggere, comprendere e tradurre» (dalle Indicazioni
Nazionali). Una comprensione possibile, morso dopo morso, con… Μέθοδος.
C. N.
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Indice
ΤῸ ΜΕΓῖΣΤΟΝ
ὙΠΟΛΑΜΒΑΝΟΥΣῖΝ ΑΥΤ ῊΝ
Ο ὝΤῶΤΟῪΣ
ΠΕΡῚ ΔῊ ΚΑῚ ΤΟῖΣ –
ΛΟΓΟΥΣ
ΣΠΟΥΔΑΚΟΣῖΝ
ΓΟΥΜΑῖ ΜΕΤᾺ
ΠΡΟΣΗΚΕῖΝ
ῊΝ ΠΟΛΛῊΝ ΤῶΝ
ΠΟΥΔΑῖΟΤΕΡῶΝ
ΝΑΓΝῶΣῖΝ INTRODUZIONE
ΕΝῖΕΝΑῖ
ΤῊΝ ΔῖΑΝΟῖΑΝ
ΑῚ ΠΡῸΣ ΤῸΝ BREVE STORIA DELLA LINGUA GRECA
ἜΠΕῖΤΑ ΚΑΜΑΤΟΝ
ΚΜΑῖΟΤΕΡΑΝ 01 IL GRECO: UNA LINGUA INDOEUROPEA 1
.............................................................................................................
ΑΡΑΣΚΕΥΑΖΕῖΝ.
ΕΝΟῖΤΟ Δ’ Ἡ
ἊΝ
ΜΜΕΛῊΣ 02 LA STORIA MILLENARIA DELLA LINGUA GRECA 5
............................................................................................
ΝΑΠΑΥΣῖΣ
ΥΤΟῖΣ, ΕἸ ΤΟῖΣ L’età micenea (XV-XII secolo a.C.) ................................................................................................................. 6
ΤΟῖΟΥΤΟῖΣ
ΝΑΓΝῶΣΜΑΤῶΝΤῶΝ
ΜῖΛΟῖΕΝ La lingua dei Micenei ..........................................................................................................
L’età dialettale: arcaica (VIII-VI secolo a.C.) e classica (V-IV secolo a.C.) ............................................ 7
Dal sillabario fenicio all’alfabeto madre .......................................................................
PARTE 1 Fonetica
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
01 Alfabeto e segni grafici ΣῶΜΑΤῶΝ 20 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
01.1 ALFABETO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
01.2 PRONUNCIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
01.3 SEGNI PER LE SEMIVOCALI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
01.4 SEGNI DIACRITICI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
01.5 SEGNI DI INTERPUNZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
02 Il sistema fonetico ΣῶΜΑΤῶΝ 28 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
02.1 ELEMENTI INTRODUTTIVI DI FONETICA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28
02.2 VOCALI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28
02.3 DITTONGHI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
02.4 CONSONANTI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30
02.5 SUONI INIZIALI E FINALI DI PAROLA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32
02.6 SILLABE. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
03 Accento ΣῶΜΑΤῶΝ 34 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
03.1 NATURA DELL’ACCENTO IN GRECO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34
03.2 DENOMINAZIONE DELLE PAROLE IN BASE ALLA COLLOCAZIONE DELL’ACCENTO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34
03.3 LE LEGGI DELL’ACCENTO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34
03.4 PAROLE ATONE: ENCLITICHE E PROCLITICHE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
04 Fenomeni fonetici riguardanti le vocali ΣῶΜΑΤῶΝ 38 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
04.1 ESITO DELLE VOCALI INDOEUROPEE IN GRECO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38
04.2 CONTRAZIONE. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38
04.3 CRASI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42
04.4 ELISIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44
IV
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
04.10 APOFONIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
05 Fenomeni fonetici riguardanti le consonanti ΣῶΜΑΤῶΝ 54 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
05.1 CADUTA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 54
05.2 EPENTESI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55
05.3 METATESI CONSONANTICA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55
05.4 ASSIMILAZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56
05.5 DISSIMILAZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56
05.6 ASSIBILAZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58
05.7 INCONTRI CONSONANTICI: ESITI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
06 Sonanti e loro esiti ΣῶΜΑΤῶΝ 64 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
06.1 SONANTI VOCALICHE (LIQUIDE E NASALI) E LORO ESITO ......................................................................... 64
06.2 SONANTI SEMIVOCALICHE E LORO ESITO ..................................................................................................... 64
PARTE 2 Morfologia
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
07 Elementi introduttivi di morfologia ΣῶΜΑΤῶΝ 68 ΤῊ
ἘΠῖ72ΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
07.1 STRUTTURA DELLA PAROLA: TEMA E DESINENZA .................................................................................... 68
07.2 STRUTTURA DEL TEMA: RADICE, AFFISSI E TERMINAZIONI ................................................................... 69
07.3 DECLINAZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 70
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
08 Articolo ΣῶΜΑΤῶΝ 74 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
09 Prima declinazione ΣῶΜΑΤῶΝ 75 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
09.1 GENERALITÀ ........................................................................................................................................................ 75
09.2 SOSTANTIVI FEMMINILI .................................................................................................................................... 76
Temi in alfa puro lungo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 76
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
10 Seconda declinazione ΣῶΜΑΤῶΝ 81 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
10.1 GENERALITÀ ........................................................................................................................................................ 81
10.2 SOSTANTIVI MASCHILI E FEMMINILI .............................................................................................................. 82
10.3 SOSTANTIVI NEUTRI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 83
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
11 Aggettivi della prima classe ΣῶΜΑΤῶΝ 84 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
11.1 DECLINAZIONE DEGLI AGGETTIVI DELLA PRIMA CLASSE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85
V
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
VI
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
21 Verbo ΣῶΜΑΤῶΝ 157 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
21.1 GENERALITÀ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 157
21.2 DIATESI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 158
21.3 MODO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 161
21.4 TEMPO E ASPETTO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 163
21.5 PERSONA E NUMERO. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 164
21.6 STRUTTURA DEL VERBO: RADICE, TEMA VERBALE, TEMA TEMPORALE. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 165
21.7 CONIUGAZIONI. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 167
21.8 DESINENZE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 167
21.9 ACCENTO NELLA CONIUGAZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 170
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
24 Imperfetto ΣῶΜΑΤῶΝ 200 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
24.1 GENERALITÀ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 200
24.2 L’AUMENTO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 200
24.3 CONIUGAZIONE DELL’IMPERFETTO DEI VERBI IN -ω . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 204
24.4 CONIUGAZIONE DELL’IMPERFETTO DEI VERBI CONTRATTI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 204
24.5 CONIUGAZIONE DELL’IMPERFETTO DEI VERBI IN -μι . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 205
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
25 Futuro ΣῶΜΑΤῶΝ 210 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
25.1 FUTURO SIGMATICO. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 212
25.2 FUTURO CONTRATTO. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 214
25.3 FUTURO ATTICO. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 215
25.4 FUTURO DORICO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 216
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
26 Aoristo ΣῶΜΑΤῶΝ 217 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
26.1 AORISTO SUFFISSALE SIGMATICO ................................................................................................................ 218
26.2 AORISTO RADICALE TEMATICO .................................................................................................................... 223
26.3 AORISTO RADICALE ATEMATICO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 227
VII
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
PARTE 3 Sintassi
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
31 Elementi introduttivi di sintassi ΣῶΜΑΤῶΝ 266 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
32 Concordanza ΣῶΜΑΤῶΝ 268 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
32.1 CONCORDANZA SOGGETTO-VERBO ............................................................................................................ 268
32.2 CONCORDANZA SOGGETTO-AGGETTIVO ................................................................................................... 269
32.3 CONCORDANZA SOSTANTIVO-APPOSIZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 269
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
33 Articolo ΣῶΜΑΤῶΝ 270 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
33.1 USO DELL’ARTICOLO ........................................................................................................................................ 270
33.2 FUNZIONE SOSTANTIVANTE DELL’ARTICOLO ............................................................................................ 271
33.3 RESIDUI DELL’ANTICA FUNZIONE PRONOMINALE DELL’ARTICOLO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 272
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
34 Posizione attributiva e predicativa ΣῶΜΑΤῶΝ 272 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
35 Comparativo e superlativo ΣῶΜΑΤῶΝ 275 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
35.1 COMPARATIVO .................................................................................................................................................. 275
35.2 SUPERLATIVO ................................................................................................................................................... 276
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
36 Pronomi ΣῶΜΑΤῶΝ 277 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
37 Valore dei casi ΣῶΜΑΤῶΝ 279 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
37.1 NOMINATIVO. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 280
VIII
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
43 Modi indefiniti del verbo: participio ΣῶΜΑΤῶΝ 306 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
43.1 GENERALITÀ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 306
43.2 PARTICIPIO AGGETTIVALE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 308
43.3 PARTICIPIO SOSTANTIVATO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 308
43.4 PARTICIPIO PREDICATIVO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 308
43.5 PARTICIPIO AVVERBIALE-APPOSITIVO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 312
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
44 Modi indefiniti del verbo: infinito ΣῶΜΑΤῶΝ 315 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
44.1 GENERALITÀ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 315
44.2 INFINITO SOSTANTIVATO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 315
44.3 INFINITO NELLE PROPOSIZIONI INDIPENDENTI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 316
44.4 INFINITO NELLE PROPOSIZIONI DIPENDENTI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 317
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
45 Modi indefiniti del verbo: aggettivi verbali ΣῶΜΑΤῶΝ 317 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
46 Proposizioni dipendenti o subordinate ΣῶΜΑΤῶΝ 318 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
46.1 MODI NELLE PROPOSIZIONI SUBORDINATE ............................................................................................... 318
46.2 TIPOLOGIE DELLE PROPOSIZIONI SUBORDINATE ..................................................................................... 319
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
47 Proposizioni subordinate completive ΣῶΜΑΤῶΝ 320 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
47.1 GENERALITÀ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 320
47.2 SOGGETTIVE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 320
47.3 OGGETTIVE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 321
47.4 OGGETTIVE RETTE DA PARTICOLARI CATEGORIE DI VERBI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 322
47.5 INTERROGATIVE INDIRETTE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 323
ὭΣΠΕΡ ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΚΑῚ ΠΕΡῚ
48 Proposizioni subordinate aggettive (relative proprie) ΣῶΜΑΤῶΝ 324 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
49 Proposizioni subordinate avverbiali o circostanziali ΣῶΜΑΤῶΝΠΕΡῚ326 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
49.1 CAUSALI .............................................................................................................................................................. 326
49.2 FINALI .................................................................................................................................................................. 327
IX
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
PARTE 4 Lessico
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
53 La formazione delle parole ΣῶΜΑΤῶΝ 340 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
54 La derivazione ΣῶΜΑΤῶΝ 340 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
54.1 PREFISSI .............................................................................................................................................................. 341
54.2 SUFFISSI .............................................................................................................................................................. 342
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
55 La composizione ΣῶΜΑΤῶΝ 346 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
55.1 STRUTTURA DEI COMPOSTI .......................................................................................................................... 346
55.2 SIGNIFICATO DEI COMPOSTI .......................................................................................................................... 349
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
56 Lessico per temi radicali ΣῶΜΑΤῶΝ 350 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
56.1 CHE COS’È E COME È ORGANIZZATO IL LESSICO PER TEMI RADICALI ................................................... 350
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
57 Particelle ΣῶΜΑΤῶΝ 415 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
ὭΣΠΕΡΚΑῚ
ΤΟῖΣ ἈΘΛΗ
ΠΕΡῚ
58 Repertorio alfabetico dei più importanti verbi greci ΣῶΜΑΤῶΝ 420 ΤῊ
ἘΠῖΜΕ
ἈΣΧΟΛΟΥΜΕΝΟ
ΤΗΣ ΕΥΕΞῖΑΣ Μ
NOZIONI DI METRICA
X
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
1
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Popoli indoeuropei
Dove, quando e da chi fu usata questa lingua originaria? Ancora oggi tra gli studiosi il
dibattito in proposito è piuttosto vivace. L’unico modo per rispondere in maniera fondata
a questa domanda è reperire nelle lingue indoeuropee parole etimologicamente collegate
(come «madre», sopra citata) designanti entità geograficamente e/o cronologicamente
connotate, come per esempio il nome della «betulla», un albero che vive nei climi freddi
e umidi del Nord.
latino
sanscrito iranico slavo russo lituano svedese tedesco (forse)
bhūrjaḥ bärz brěza berëza béržas björk birke fraxinus
Anche il nome del «rame» fa pensare a una relativa unità dei popoli indoeuropei all’inizio
dell’Età del Ferro (III millennio a.C.).
sanscrito iranico gotico alto-tedesco antico islandese latino
áyaḥ ayō ais ēr eir aes
L’opinione più diffusa oggi è che l’indoeuropeo fosse parlato, a partire dal V millennio a.C.,
da popoli nomadi stanziati nella regione euroasiatica a nord del Mar Nero, tra i rilievi del
Tibet e l’odierna Polonia (una localizzazione non molto precisa, come si vede). Sempre
secondo questa teoria, alla fine del III millennio a.C. i popoli indoeuropei cominciarono a
spostarsi, migrando in fasi successive verso sud (attuali India, Iran, Turchia) e verso ovest
(Europa e bacino del Mediterraneo) e stanziandosi in regioni già abitate da popolazioni
indigene. Da questo contatto plurisecolare si sarebbero originate civiltà e lingue (come quella
greca e quella latina) tra loro differenti, ma accomunate da una medesima origine e dal
medesimo ceppo linguistico.
La grammatica comparata
Così come sappiamo molto poco dei popoli indoeuropei, anche la nostra conoscenza della
loro lingua è piuttosto scarsa. Di essa infatti non esiste alcuna testimonianza scritta.
Tuttavia le concordanze riscontrabili tra il sanscrito, il greco, il latino e tutte le altre lingue
che hanno avuto origine dall’indoeuropeo hanno avviato un complesso di ricerche, noto
come grammatica comparata delle lingue indoeuropee, che ha permesso di definire i
caratteri essenziali di questa lingua, vale a dire le forme di partenza dalle quali, mediante
complessi processi di mutamento, derivarono le forme proprie di ciascuna lingua di origine
indoeuropea.
2
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
A partire dalle forme più antiche di cui abbiamo attestazione, come quelle del sanscrito, del
greco, del latino e del gotico, gli studiosi sono arrivati a ricostruire la forma indoeuropea
*mater, che scriviamo con un asterisco per indicare appunto che è una forma ricostruita
dagli studiosi, non storicamente attestata. Da questa forma originaria, mediante
modificazioni regolate da leggi fonetiche proprie di ciascuna lingua, sono derivate le forme
del greco, del latino, del gotico e del sanscrito. Da queste poi, mediante ulteriori mutamenti
fonetici, sono derivate le parole esistenti nelle lingue moderne: dal latino mater, per esempio,
vengono l’italiano «madre», lo spagnolo «madre», il francese «mère» ecc.
La concordanza in innovazione
Naturalmente, per stabilire le parentele tra più lingue derivate da un’unica lingua originaria,
le uniche concordanze davvero significative sono quelle “in innovazione”: se tutte le lingue
avessero conservato inalterato il patrimonio lessicale originario avrebbero tutte le stesse
parole e le stesse forme, e quindi non sarebbero in definitiva neppure lingue diverse, ma
la prosecuzione di quell’unica lingua originaria. È invece grazie agli scarti, cioè alle
innovazioni rispetto alle forme originarie, che accomunano alcune lingue rispetto alle
altre, che è stato possibile ricostruire una sorta di albero genealogico della famiglia
indoeuropea: rispetto alla radice indoeuropea che definisce il concetto di «madre»
(*meӘ2ter), per non fare che un solo esempio, il sanscrito (o antico indiano) e l’avestico
(o antico persiano) si caratterizzano per averne ricavato forme con il vocalismo di timbro /a/
anche per la seconda sillaba, rispettivamente matar e madar, e questa innovazione è un
indizio di parentela tra sanscrito e avestico, sì che si è potuto ricostruire nella famiglia
indoeuropea un sottogruppo indoiranico.
3
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Italico Balcano-
illirico Tocario
Mar Nero Mar
Armeno Caspio
Albanese
Anatolico Indoiranico
Greco
4
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
5
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Il periodo antico
L’età micenea (XV-XII secolo a.C.)
La prima testimonianza di una lingua greca è costituita dal miceneo, attestato da migliaia di
tavolette di terracotta ritrovate dapprima a Creta da Arthur Evans (1851-1941) e John Myres
(1869-1954) a partire dal marzo del 1900, e poi in alcune zone del Peloponneso e del
continente greco (Olimpia, Pilo, Tirinto, Micene, Tebe), soprattutto da Carl Blegen a Pilo nel
1939 e da Alan J.B. Wace a Micene nel 1952, e in epoca più recente in particolare a Tebe, nella
Cadmea, e nella zona occidentale di Creta (la Chania). Questi reperti, risalenti a un periodo
compreso tra il XV e il XII secolo, riportano iscrizioni documentarie (per lo più elenchi di
archivio) in una scrittura detta Lineare B. Tale scrittura sillabica – ovvero in cui ogni segno
rappresenta una sillaba aperta,
cioè una pura vocale o una
combinazione consonante +
vocale – è stata decifrata (dopo
molti e illustri tentativi vani)
solo alla metà del secolo scorso
dall’architetto britannico
Michael Ventris (1922-1956), in
collaborazione con il filologo e
linguista inglese John
Chadwick (1920-1998) e con
l’apporto degli archeologi
americani Alice Kober (1906-
1950) ed Emmett Bennett
▲ Tavoletta con iscrizione in Lineare B, dagli archivi del Palazzo (1918-2011). Ventris riuscì a capire
di Nestore a Pilo, ca. XIII secolo a.C.; Chora, Museo Archeologico. (con sua sorpresa) e a mostrare
(vincendo lentamente ma
progressivamente le resistenze della comunità scientifica) che quei documenti, «malgrado
tutto» (come scrisse nel 1952), erano scritti in greco. Egli cominciò in primo luogo cercando
di individuare il contesto delle tavolette, che talvolta poteva essere intuito, almeno a grandi
linee, dalla presenza di ideogrammi (il grano, l’olio, i carri, gli elmi ecc.), simboli e segni
numerali accanto alle sequenze sillabiche. E applicò poi il cosiddetto metodo “combinatorio”,
volto a individuare la funzione grammaticale e sintattica di un segno prima ancora di
proporne una fonetizzazione: per esempio, egli si rese conto che determinati sillabogrammi
contenevano desinenze di plurale, perché si ripetevano sempre uguali alla fine di sequenze
accompagnate da numerali indicanti quantità superiori all’unità. Gli sforzi di Ventris e di
tutti coloro che, con spirito collaborativo, parteciparono a questo “grande gioco” della
decifrazione mettevano a frutto anche il sapere crittografico sviluppatosi durante la Seconda
guerra mondiale per decifrare i messaggi in codice dei nemici. E alla fine riuscirono.
6
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Nel corso della loro storia millenaria, gli uomini hanno sperimentato sinora solo tre sistemi
fondamentali di scrittura, cioè di traduzione “suono a segno” sul piano visuale-stabile di un
messaggio verbale di tipo acustico-momentaneo:
1) il sistema ideografico o logografico: prevede un segno per ogni parola, e dunque un
numero potenzialmente illimitato di segni, ciò che lo rende di difficile uso e
apprendimento
2) il sistema sillabico (che conta di norma da 50 a 100 segni circa, anche se alcuni sillabari
semitici come quello suddetto, in cui un unico segno vale per consonante + qualsivoglia
vocale, possono ridursi a 20-30 segni)
3) il sistema alfabetico (che conta una ventina di segni, con evidenti facilitazioni d’uso e di
memorizzazione), la cui “invenzione” viene per l’appunto attribuita ai Greci.
Nel sillabario semitico i segni usati per alcune consonanti potevano essere utilizzati – in
sequenze difficili o in presenza di nomi propri dalla pronuncia ambigua – anche per indicare
il timbro vocalico della consonante che precedeva. Questi segni furono estesi tra X e IX
secolo a.C. in Grecia per indicare le pure vocali (Α, Υ, Ι, Ε, Ο); via via questa prassi venne
seguita anche per indicare le altre lettere (vedi Approfondimento).
1 La derivazione fenicia della scrittura alfabetica è resa pressoché certa da una serie di elementi:
1) i nomi dei segni (’aleph > «alpha», beth > beta, ghimel > gamma, dalet > delta ecc.)
2) la forma dei segni (fatta salva la direzione della scrittura, che passò progressivamente dall’andamento
sinistrorso a quello destrorso, per cui anche le lettere vennero “girate”: per es. בbeth > B, «beta»)
3) il valore fonetico (beth e «beta» esprimono entrambi /b/, e così via)
4) le testimonianze, come quella di Erodoto (V 58s.) che chiama le lettere (grammata) “fenicie” o “Cadmee”
(da Cadmo, il mitico fondatore di Tebe, che veniva per l’appunto dalla Fenicia).
7
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
8
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Da completare forse con «questo vaso sia il premio», a conferma del carattere dedicatorio
e simposiale dell’iscrizione. La seconda fu rinvenuta nel 1955 in una necropoli dell’antica
Pithecussa (l’odierna Ischia), importata probabilmente da Rodi, e reca inciso su un lato (con
scrittura che va da destra verso sinistra, secondo la consuetudine fenicia) un epigramma di
tre versi (un trimetro giambico e due esametri dattilici), scritto in un alfabeto greco
particolare, detto euboico dal nome della regione – l’Eubea – in cui era diffuso.
Lo trascriviamo qui sotto.
Questo epigramma, risalente grossomodo all’epoca dei poemi omerici, rappresenta anche il
primo frammento di poesia conservato nella sua stesura originale, anche se sono l’Iliade e
l’Odissea a costituire i primi documenti pienamente letterari della lingua greca.
Tuttavia, è difficile stabilire con certezza la fisionomia propria della lingua omerica,
soprattutto a causa della nostra scarsa conoscenza della formazione e trasmissione dei due
poemi, che risulta estremamente composita a livello diacronico e sincronico. A livello
diacronico si verificarono via via adattamenti linguistici nella dizione perché l’esecuzione e
la trasmissione inizialmente orali di canti e poi
recitazioni da parte di aedi e poi rapsodi
vaganti, di fronte a pubblici diversi,
comportarono una pronuncia dapprima
“achea-micenea” (se si pensa alle corti pre-
doriche del Peloponneso), poi eolica (la Beozia, la
Tessaglia, Lesbo, le città dell’Asia Minore eolica), poi
ionica (l’Eubea, le Cicladi, l’Asia Minore ionica) e
infine persino attica (quando l’Atene di Pisistrato e dei
suoi figli prese a ospitare recitazioni omeriche alle grandi
feste Panatenee di Atene). A livello sincronico la lingua del
racconto epico doveva marcare uno “stacco” rispetto a ▲ La coppa di Nestore
proveniente da una necropoli
qualsiasi forma di parlato, e non essere quindi identificata di Pitecusa, 735-720 a.C.
con alcuna parlata in uso. Ogni prodotto culturale greco, L’iscrizione, su tre linee, si
trova sul lato sinistro, sotto
almeno sino all’età ellenistica, richiedeva una rigorosa all’ansa. Lacco Ameno, Museo
formalizzazione e stilizzazione (non è mai pittoresco o Archeologico di Pitecusa.
9
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Lemno
Epiro Larissa
Corcira Dodona
Tessaglia
Ambracia Lesbo Pergamo
Asia Minore
Eolide
Sciro
Leucade Delfi Eubea
Locride Beozia Calcide Smirne LIDIO
Focide Tebe Chio
Cefalonia
Acaia Megara Attica Ionia
Corinto Atene
Mar Egeo Efeso
Elide Andros
Mar Ionio Zante Argolide Samo
Olimpia Arcadia
Argo Epidauro Mileto
10
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
11
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
APPROFONDIMENTO
12
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
5 Ciò accadde malgrado Erodoto (I, 142) racconti che nella Dodecapoli ionica si parlavano quattro dialetti
nettamente distinti.
13
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
14
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
15
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Il neogreco oggi
Il neogreco è parlato oggi come prima lingua da circa 13 milioni di persone. Oltre ai cittadini
propriamente greci, esso costituisce anche la lingua-madre di alcune comunità situate fuori
dai confini dell’attuale Repubblica Greca (per esempio a Cipro e in Italia, per limitarsi agli
stati in cui il neogreco gode di un riconoscimento ufficiale).
A Cipro, dove perdura il conflitto tra le comunità greche e quelle turche, neogreco e turco
sono le due lingue ufficiali. Il primo è parlato soprattutto nel sud dell’isola, il secondo nel
nord. In realtà, tale divisione risale all’intervento militare turco del 1974, in seguito al quale
i greco-ciprioti del nord vennero espulsi e obbligati a trasferirsi nel sud. Storicamente,
comunque, il greco nella sua variante cipriota era parlato da circa l’82% della popolazione
ed era ampiamente distribuito nell’intera isola. La restante parte della popolazione è di
madrelingua turca.
Esistono delle minoranze ellenofone anche nell’Italia meridionale. La minoranza
linguistica greca d’Italia (con un numero complessivo di parlanti stimato intorno a poche
migliaia di unità) è composta dalle due isole linguistiche della Bovesìa in Calabria e della
Grecìa Salentina in Puglia (ne esisteva certamente una anche in Sicilia, che però si è estinta).
La versione del greco usata in Calabria si chiama grecanico e quella usata in Puglia griko.
L’origine di queste comunità è stata a lungo oggetto di controversie: alcuni studiosi hanno
sostenuto l’ipotesi di una continuità diretta dalle antiche colonie greche presenti già
dall’VIII-VII secolo a.C., che costituivano la Magna Grecia storica; altri invece hanno
avversato questa teoria in favore di un’origine più recente, legata all’immigrazione di
popolazioni ellenofone durante il Medioevo, adducendo come prova la somiglianza di questi
dialetti con il greco moderno piuttosto che con il greco antico. Più recentemente è stato
ipotizzato che l’immigrazione medievale abbia rinforzato comunità ellenofone più antiche
già presenti su quel territorio (il web mette a disposizione diversi documenti di cultura
grecanica e grika, tra cui poesie, canzoni, ricette ecc.).
03 QUALE GRECO?
Nel momento in cui si affronta lo studio della lingua greca è necessario specificare di quale
delle tante varietà di greco sopra elencate ci si occuperà. Certamente l’oggetto dello studio
sarà il greco antico. Tuttavia, come abbiamo visto, il greco antico non fu una lingua unitaria
nello spazio e nel tempo: una lingua unitaria in quella fase non esistette mai, perché non
esistette mai uno stato greco unito. Questa grammatica descrive l’attico dei testi letterari del
V-IV secolo a.C.; ci concentreremo quindi sullo studio di una specifica varietà di greco antico,
caratterizzata in modo preciso non solo sull’asse diatopico, cioè geografico (dialetto attico) e
diacronico (V-IV secolo a.C.), ma anche su quello diamesico, cioè relativo al mezzo
16
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Il papiro
L’impiego del papiro come materiale scrittorio era noto in Egitto fin dalla più remota
antichità. Di questa pianta si usavano i filamenti interni, disposti in un primo strato nel
senso della lunghezza, sui quali si disponeva un secondo strato, trasversale al primo, che
aderiva grazie alla linfa collosa della
pianta. Il “foglio” (κόλλημα, kollema)
ottenuto veniva compresso e fatto
asciugare al sole, ottenendo così il
prodotto detto in greco χάρτης (chartes). I
singoli κολλήματα (kollemata) o χάρται
(chartai), levigati con cura, venivano poi
incollati tra loro (il margine di
sovrapposizione, dov’era l’incollatura, si
chiamava κόλλησις, kollesis) sino a ottenere
strisce di diverse dimensioni (τόμοι, tomoi,
da τέμνω, temno, «taglio»), mediamente
intorno a 3,5 mt. di lunghezza, che per
l’uso venivano poi arrotolate intorno a un ▲ I Persiani di Timoteo di Mileto, papiro Berol. 9875
bastoncino di legno duro (ὀμφαλός, del IV secolo a.C.
17
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
La pergamena
Nel II secolo a.C. le lotte tra i Tolomei e gli Attalidi causarono il divieto di esportazione del
papiro. Per rimediarvi, la città di Pergamo diede impulso alla fabbricazione di un prodotto
ricavato da pelli di agnello e di pecora conciate con particolare procedimento e chiamato
“pergamena”. Poiché la preparazione era lunga e costosa, si preferì utilizzare la pergamena in
fogli piegati e tagliati in due o in quattro, cuciti insieme come i nostri libri. Come copertina
si usava una tavoletta di legno, detta caudex, da cui il nome di “codice” dato a questo tipo di
manoscritto. Dato l’alto costo del materiale, si ricorreva spesso all’accorgimento di raschiare
le pagine di un codice per usarlo nuovamente: si ha in tal modo il “palinsesto” (da πάλιν,
palin, «di nuovo» + ψάω, psao,
«raschiare»), in cui la più antica
scriptio inferior (qualche volta ancora
leggibile, tramite i moderni sistemi
digitali di scansione ottica) è
sovrastata dalla più recente scriptio
superior. L’uso del codex prevalse
soprattutto per la trasmissione dei
testi dei cristiani, a partire dal IV
secolo d.C.
18
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Fonetica
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
1 Utilizziamo qui le parentesi uncinate per riferirci alle lettere dell’alfabeto (o grafemi); le barre oblique si
riferiscono invece al fonema, cioè al suono a cui le lettere corrispondono.
20
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Scrittura
I Greci introdussero anche un’altra innovazione che riguardava il verso della scrittura: i
Fenici, infatti, scrivevano da destra verso sinistra, come accade ancora oggi in arabo e in
ebraico. I Greci, dopo una prima fase di scrittura sinistrorsa, adottarono l’uso di alternare una
riga da destra e una da sinistra: questo tipo di scrittura fu detta bustrofedica (da
βουστροφηδόν, cioè «a somiglianza dei buoi che arano un campo»); infine cominciarono a
scrivere da sinistra verso destra, uso che lasciarono in eredità all’intera civiltà occidentale.
La scrittura da sinistra a destra prevalse in Attica dalla fine del VI secolo a.C.
Originariamente i Greci scrivevano usando solo le lettere maiuscole e la scrittura era
continua (scriptio continua), cioè senza spazi tra una parola e l’altra, senza segni di
interpunzione (§01.5) e senza l’indicazione di spiriti e accenti (chiamati segni diacritici,
§01.4). Le iscrizioni e i papiri pervenuti testimoniano che questa consuetudine scrittoria fu
attiva fino alla fine dell’età classica. Soltanto nel periodo ellenistico (III-I secolo a.C.) si
introdusse l’uso di separare le parole e di utilizzare alcuni segni d’interpunzione e i segni
diacritici, innovazioni che rendevano più facile e più precisa la lettura dei testi. Questo
lavoro filologico giunse a compimento in età bizantina, nel IX secolo d.C., quando si operò la
trascrizione dei testi classici sopravvissuti. In questo periodo venne introdotto l’uso delle
lettere minuscole.
2 Come abbiamo detto nell’Introduzione, le lettere fenicie assumevano valore di matres lectionis, abbandonando la
loro funzione consonantica, per indicare i timbri vocalici con cui doveva essere pronunciata una sequenza
consonantica difficile (per esempio un nome proprio, come nel caso della sequenza consonantica Pthp, che
poteva essere scritta Pwtwhjp’ per chiarirne la pronuncia /Putuhipa/).
21
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Quella usata a scuola è una pronuncia convenzionale, che si impose fin dal periodo
rinascimentale (a opera di alcuni dotti come Aldo Manuzio e Giano Lascaris) e fu fissata
dall’umanista olandese Erasmo da Rotterdam (1466-1536) nel suo dialogo De recta Latini
Graecique sermonis pronuntiatione (1528). Questa pronuncia, detta erasmiana, non assomiglia
certo a quella dei Bizantini, né a quella dei Greci moderni. Il sistema fonetico del greco ha
infatti subito una profonda trasformazione nel passaggio dalla fase antica della lingua a
quella bizantina (ha subito invece trasformazioni lievi dalla fase bizantina a quella moderna,
cosicché la pronuncia bizantina è sostanzialmente uguale a quella del greco moderno). Il
mutamento fu certamente graduale, come tutti i mutamenti linguistici, e non omogeneo nel
tempo e nello spazio.
Probabilmente le trasformazioni variarono di luogo in luogo ed ebbero cronologie differenti:
la pronuncia /s/ di θ, per esempio, è già presente nella Sparta dell’età arcaica. Analogamente
non sappiamo quando i Greci cominciarono a pronunciare la lettera η come una /i/, che è
una delle principali innovazioni nel sistema fonetico del greco bizantino e moderno
(fenomeno chiamato itacismo). Tuttavia le sopra citate tavolette d’argilla degli scolari, con i
sistematici scambi di η per ι e viceversa, sono databili intorno al V secolo a.C., ed è pertanto
probabile che già allora, nella lingua parlata di ogni giorno, o magari solo nella lingua di
registro “basso”, ι e η si pronunciassero allo stesso modo.
22
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Tra le due pronunce, quella erasmiana riproduce probabilmente in modo più fedele il
sistema fonetico dei Greci antichi, o almeno quello dell’attico del V-IV secolo a.C. Una delle
prove più persuasive a favore della pronuncia erasmiana per il greco antico è data da un
verso (fr. 45 Kassel-Austin) del commediografo ateniese Cratino (V secolo a.C.): ὁ δ᾿ ἠλίθιος
ὥσπερ πρόβατον βῆ βῆ λέγων βαδίζει, «lo sciocco cammina facendo bèe bèe come una
pecora». Questo verso, pronunciato secondo la pronuncia erasmiana, riproduce esattamente
il verso della pecora; invece, pronunciato secondo quella reuchliniana, il belato diventa un
improbabile /vi vi/ (nel greco bizantino, infatti, la <β> si pronuncia /v/).
Per consuetudine, nella prassi scolastica (in Italia e nella maggior parte d’Europa) si
preferisce usare la pronuncia erasmiana. Segnaliamo qui le principali caratteristiche di
questa pronuncia, adattata secondo la prassi scolastica più diffusa, e poi riportiamo anche le
principali caratteristiche della pronuncia del greco bizantino e moderno.
Consonanti:
◆ γ ha sempre suono velare. Ciò significa che si pronuncia sempre (anche quando è seguita
da λ e ν: γλύφω, «indico»; γιγνώσκω, «conosco») come la lettera <g> nella parola italiana
«gatto» e non come nella parola «gelato»
◆ γ ha suono nasale-velare (come la lettera <n> di «piango» o «panca» in italiano) quando
precede κ, γ, χ, ξ (ἄγγελος /ànghelos/, «messaggero»)
◆ κ ha sempre suono velare. Si pronuncia sempre come la lettera <c> nell’italiano «cane» e
mai come in «cena»
◆ ζ ha sempre il suono affricato sonoro della lettera <z> italiana nella parola «zero» e mai il
suono affricato sordo dell’italiano «stazione». In realtà, la lettera indicava un suono per
così dire “misto”, che poteva corrispondere a seconda dei casi e dei dialetti ora a /sd/, ora a
/dj/, ora a /gj/
◆ θ, φ, χ si dovrebbero pronunciare, secondo la pronuncia erasmiana, rispettivamente come
una τ, una π e una κ seguite da aspirazione. Questa pronuncia trova corrispondenza nella
trascrizione latina di parole greche che contengono queste consonanti: θ, φ e χ passano
rispettivamente a <th> (Θεμιστοκλῆς, «Temistocle», lat. Themistocles), <ph> (φιλόσοφος,
«filosofo», lat. philosophus) e <ch> (χορός, «coro», lat. chorus). Poiché però sono suoni difficili
da pronunciare per noi italiani, di solito nella prassi scolastica si ricorre a delle
approssimazioni: si assimila la pronuncia di θ alla pronuncia del <th> inglese sordo di
think (è comunque accettabile anche la pronuncia di θ come /t/, non come /z/); si
pronuncia la φ come una semplice <f> italiana (con suono spirante anziché labiale-
aspirato), e χ come il gruppo <ch> del tedesco doch o come la <c> pronunciata aspirata del
toscano «poco»
◆ σ/ς è sempre sordo come nell’italiano «sole» (e non sonoro come in «asino»), anche in
posizione intervocalica.
23
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Pronuncia reuchliniana
Le caratteristiche principali che distinguono la pronuncia reuchliniana (sostanzialmente
uguale a quella del neogreco) da quella erasmiana sono:
◆ η, υ, ει, οι, υι si leggono /i/
◆ αι si legge /e/
◆ αυ, ευ si leggono /av/ ed /ev/ davanti a vocale o a consonante sonora (per es. /avlí/ per
αὐλή), /af/ ed /ef/ davanti a consonante sorda (per es. /aftós/ per αὐτός)
◆ β si legge /v/ (e infatti in greco moderno per il suono /b/ si usa il digramma μπ)
◆ δ si legge come nell’inglese there (per il suono /d/ si usa il digramma ντ)
◆ γ si legge come una /i/ semivocalica davanti alle vocali anteriori come /e/, /i/, e come una
spirante velare sonora davanti alle altre vocali e alle consonanti (per il suono /g/ si usa il
digramma γκ)
◆ κ ha il suono di occlusiva velare sorda davanti a consonante o a suono vocalico /a/, /o/, /u/,
ma si è palatalizzato (/č/, come in «cena») davanti ai suoni vocalici /e/, /i/
◆ le consonanti doppie (ββ, δδ, κκ ecc.) si pronunciano come semplici (mentre in greco
antico, per convenzione, si pronunciano rafforzate esattamente come in italiano).
24
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Spirito
Ogni parola greca che inizia per vocale o per dittongo porta lo spirito (dal latino spiritus, che
ha il suo corrispondente semantico nel greco πνεῦμα, «fiato, respiro»); esso indica la presenza
o l’assenza di aspirazione. Si distinguono:
◆ lo spirito dolce (᾽), che segna l’assenza di aspirazione (ἀμφορεύς, «anfora», lat. amphora)
◆ lo spirito aspro (῾), che indica aspirazione e trova corrispondenza nell’<h> iniziale del
latino ( Ὅμηρος, «Omero», lat. Homerus). Pertanto la trascrizione in alfabeto latino di parole
greche che iniziano per spirito aspro richiede la <h> iniziale (ἵππος, «cavallo», trascr.
híppos).
Lo spirito aspro è sempre presente sulla vocale iniziale υ (ὕμνος, «inno», lat. hymnus); lo
spirito aspro è presente anche sulla consonante ρ a inizio di parola (ῥήτωρ, «oratore», lat.
rhetor: in tal caso, infatti, la trascrizione in lettere latine è rh).
Lo spirito aspro è sempre il segno della caduta di σ o di j, e talora di ϝ (anche in questi casi, il
confronto con il latino e con le altre lingue i.e. può essere un indizio dell’avvenuta caduta di
uno di questi elementi: per esempio a ἕρπω, «striscio», corrisponde il lat. serpo, che
documenta la presenza di una <s> iniziale; a ἕσπερος, «sera», corrisponde il lat. vesper, che
attesta la presenza di ϝ).
È bene notare che la differenza di spirito costituisce un elemento sufficiente per distinguere
due parole diverse: per esempio ὄρος, «monte», vs ὅρος, «confine». Nella nostra pronuncia
l’aspirazione non si fa sentire, perciò una stessa vocale si pronuncerà nel medesimo modo
sia che abbia lo spirito aspro sia che abbia quello dolce.
25
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
φιλοσοφία, «filosofia»
ἐλεύθερος, «libero»
◆ grave (`), che indica mancato innalzamento della voce; negli antichi papiri, l’accento
grave è infatti utilizzato per indicare che la sillaba su cui insiste non deve essere
accentata: si pone su vocali brevi, lunghe e su dittonghi solamente in sillaba finale di
parola, quando la parola non sia seguita da segno d’interpunzione (§01.5) o da parola
enclitica (§03.4); secondo la legge della baritonesi (§03.3), infatti, le parole che hanno
l’accento acuto sull’ultima sillaba mutano l’acuto in grave, a condizione che non siano
seguite da segno d’interpunzione o da enclitica
σῶμα, «corpo»
ἑταῖρος, «compagno»
È chiaro che le distinzioni che abbiamo tracciato tra l’accento intensivo e quello melodico,
benché fondamentali sul piano teorico, non possono essere applicate nella pratica della
nostra pronuncia del greco, perché, a causa della nostra consuetudine a percepire l’accento
come un fenomeno puramente intensivo, non siamo abituati a modulare l’altezza della voce
e a considerarla come un tratto distintivo. Pertanto, essendo incapaci di riprodurre l’accento
melodico greco, leggiamo le parole greche conferendogli il nostro accento intensivo; anche
in greco moderno, d’altronde, l’accento è passato a una pronuncia intensiva.
26
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Apostrofo
L’apostrofo (᾿) è usato, come in italiano, per indicare l’elisione (§04.5) di una vocale finale di
parola (ἐπ᾿ αὐτῷ < ἐπὶ αὐτῷ, «su di lui») o anche l’aferesi (§04.6) di vocale iniziale (ποῦ ᾿στι; <
ποῦ ἐστι;, «dov’è?»).
Coronide
La coronide (᾽), del tutto simile a uno spirito dolce (κορωνίς, «linea curva»), ma facilmente
individuabile perché si trova su vocali all’interno della parola (τἆλλα), è il segno della crasi
(§04.4) avvenuta tra la vocale finale di una parola e quella iniziale della parola successiva
(τἆλλα < τὰ ἄλλα, «le altre cose»).
Dieresi
La dieresi (¨) indica che due vocali consecutive (che di norma costituiscono un dittongo)
non formano dittongo e quindi appartengono a due sillabe diverse. Il segno della dieresi si
pone sulla vocale dolce del nesso, che è sempre la seconda (ἀϋτέω, «gridare»). In principio di
parola la separazione di due vocali è indicata, di solito, dal fatto che lo spirito è segnato sulla
prima di esse e l’accento sulla seconda (ἀίδιος, «perpetuo»); in tal caso il segno della dieresi
risulta superfluo.
27
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
La prima fondamentale opposizione tra i fonemi di una lingua è quella tra vocali e
consonanti. Che cosa rende vocali e consonanti suoni così diversi?
I suoni del linguaggio vengono normalmente prodotti mediante l’espirazione, quindi con un
flusso d’aria regressivo (cioè in uscita). Le vocali si producono quando il flusso d’aria non
incontra nel suo passaggio nessun ostacolo, nessuna ostruzione. Le consonanti, invece, sono
suoni prodotti mediante la frapposizione di un ostacolo (parziale o totale) al passaggio
dell’aria in qualche punto del suo percorso fra la glottide e le labbra. Tale ostacolo si può
verificare in punti diversi (labbra, denti, velo del palato ecc.) e in modi diversi
(avvicinamento totale o parziale di due organi, spostamento di un organo ecc.).
02.2 VOCALI
Il greco ha 7 lettere che indicano fonemi vocalici: α, ε, η, ι, ο, υ. Come vedremo, a ognuna di
queste lettere corrisponde un fonema diverso.
vocali brevi ε, ο
vocali lunghe η, ω
vocali ancipiti α, ι, υ
Il timbro, invece, è determinato dalla conformazione che assume la cavità orale a seconda
della posizione della lingua sull’asse orizzontale e verticale: nell’articolazione delle vocali,
infatti, la lingua può essere più o meno avanzata (verso le labbra) e più o meno innalzata
(verso il palato). In base alla posizione della lingua sull’asse orizzontale, le vocali sono dette
anteriori o palatali (se vengono articolate con la lingua in posizione avanzata, verso il palato
duro), posteriori o velari (se vengono articolate con la lingua in posizione arretrata, verso il
velo del palato) o, infine, centrali.
vocali anteriori ι, ε, η
vocali posteriori υ, ο, ω
vocali centrali α
28
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
alte ι υ dolci
asse verticale medio-alte ε ο
(apertura medio-basse η ω
della bocca) aspre
bassa (massima
α
apertura della bocca)
Le vocali anteriori ε ed η e, allo stesso modo, le vocali posteriori ο e ω, differiscono non solo per
la quantità vocalica (breve vs lunga), ma anche per la conformazione del cavo orale necessaria
alla loro articolazione (medio-alta, cioè più chiusa, vs medio-bassa, cioè più aperta).
La ε rappresenta una vocale anteriore, chiusa (come la /e/ di «bottéga») e breve, mentre la η
rappresenta una vocale anteriore, aperta (come la /e/ di «èrba») e lunga. Analogamente, la o
rappresenta una vocale posteriore, chiusa (come la /o/ di «bócca») e breve, mentre la ω
rappresenta una vocale posteriore, aperta (come la /o/ di «òtto») e lunga.
02.3 DITTONGHI
Il dittongo (δίφθογγος συλλαβή, «sillaba dal doppio suono») è l’unione di due vocali che si
pronunciano con una sola emissione di fiato e che, quindi, costituiscono una sola sillaba
(come nell’italiano «zaino» o «flauto»).
In greco i dittonghi sono formati dalla successione di una vocale aspra (α, ε, η, ο, ω) e di una
vocale dolce (ι, υ), mai viceversa. Costituisce dittongo anche la successione delle due vocali
dolci υ + ι > υι.
I dittonghi si distinguono in propri e impropri. Sono propri quando il primo elemento è breve.
aspra dolce dittongo proprio esempio
ᾰ ι αι βαίνω vado
ᾰ υ αυ παύω termino
ε ι ει σπείρω semino
ε υ ευ βασιλεύς re
ο ι οι οἶκος casa
ο υ ου δοῦλος servo
ῠ ι υι μυῖα mosca
29
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
I dittonghi, propri e impropri, sono da considerare lunghi ai fini della determinazione della
quantità della sillaba (§02.6), ad eccezione di -οι e -αι in alcune desinenze verbali e nominali.
Iato
Come abbiamo detto, solo la successione di una vocale aspra e di una vocale dolce forma un
dittongo. La successione vocale dolce + vocale aspra e la successione di due vocali aspre non
costituiscono un dittongo e, pertanto, tali vocali appartengono in questi casi a due sillabe
separate. Due vocali adiacenti che non costituiscono dittongo generano iato (dal lat. hiatus,
«apertura, spaccatura», come nelle parole italiane «ma-estra, Mari-a, pa-ura»). Il dialetto
attico cerca per quanto possibile di evitare lo iato: esso era infatti percepito come un
fenomeno cacofonico, cioè sgradevole all’udito. Esamineremo più avanti i vari espedienti
fonetici utilizzati per evitare lo iato (§§04.3-04.7).
Quando due vocali che di norma formerebbero dittongo costituiscono due sillabe separate, si
ricorre, come sappiamo, al segno della dieresi (§01.4).
02.4 CONSONANTI
Consonanti semplici e doppie
Il greco ha 17 lettere che indicano fonemi (o gruppi di fonemi) consonantici. Una prima
classificazione ci permette di dividere le 17 lettere in:
◆ 14 lettere indicanti consonanti semplici (ogni lettera rappresenta un solo fonema
consonantico): β, γ, δ, θ, κ, λ, μ, ν, π, ρ, σ, τ, φ, χ
◆ 3 lettere indicanti consonanti doppie (ogni lettera rappresenta l’unione di due fonemi
consonantici distinti).
30
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Nel modo di articolazione delle consonanti continue entrano in gioco anche altri fattori,
quali i movimenti della lingua o la partecipazione della cavità nasale; per questo esse si
suddividono ulteriormente in nasali, liquide e sibilanti:
◆ sono dette nasali le consonanti in cui avviene passaggio dell’aria anche attraverso la
cavità nasale (μ e ν, a cui va aggiunta la γ nasale)
◆ sono dette liquide le consonanti laterali (quando l’aria passa solo ai due lati della lingua:
λ) e le consonanti vibranti (quando la lingua vibra: ρ)
◆ sono dette sibilanti le consonanti in cui l’emissione dell’aria si verifica attraverso un
passaggio stretto tra i denti (σ).
semplici doppie
modo di mute continue
articolazione
sorde sonore aspirate nasali liquide sibilanti
labiali π β φ μ ψ
punto di γ
articolazione velari κ γ χ ξ
nasale
dentali τ δ θ ν λ, ρ σ ζ
31
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Le proclitiche (§03.4) ἐκ, οὐκ, οὐχ rappresentano un’eccezione solo apparente: esse, infatti,
proprio perché proclitiche, vengono considerate non a sé stanti, ma come parte integrante
della parola seguente alla quale si appoggiano per l’accento.
02.6 SILLABE
La sillaba (da συλλαμβάνω, «prendo insieme») è la minima unità fonetica che può essere
pronunciata con una sola emissione di fiato. Essa può essere formata solo da un elemento
vocalico oppure da un elemento vocalico e da una o più consonanti. L’elemento vocalico è
quindi l’elemento fondamentale della sillaba.
La sillaba è aperta se finisce in vocale, chiusa se finisce in consonante (in συλ-λαμ-βά-νω,
per esempio, le prime due sillabe sono chiuse mentre le ultime due sono aperte).
Divisione in sillabe
La divisione delle sillabe in greco non si allontana sostanzialmente dalle norme che regolano
tale materia in italiano.
ἔ-χω, «ho»
32
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Quantità
La quantità di una sillaba dipende innanzitutto dalla quantità della vocale in essa contenuta,
ma anche dal suono o dai suoni che seguono immediatamente la vocale. È dunque
importante distinguere fra la quantità della vocale e quella della sillaba.
νέ-ος, «giovane»
ἐ-νό-μῐ-σᾰ, «pensai»
◆ lunga (o pesante): contiene una vocale lunga per
natura (ᾱ, ῑ, ῡ, η, ω) o un dittongo
(tranne -οι e -αι in funzione di desinenze verbali
e nominali, con alcune eccezioni); oppure
contiene una vocale breve seguita da più
consonanti o da una consonante doppia (ψ, ξ, ζ).
In questi casi si parla, impropriamente, di vocale
lunga per posizione: in realtà, la vocale resta
breve, ma la sillaba risulta pesante in quanto
chiusa dalla consonante
χώ-ρᾱ, «regione»
αῑ-ρέ-ω, «prendo»
ᾱγ-γελ-λω, «annuncio»
δο-ξα (δόκ-σα), «fama»
33
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
RICORDA CHE…
!
Nelle proparossitone e properispomene l’ultima sillaba è breve.
Le parole che non hanno accento sull’ultima sillaba sono dette genericamente baritone.
34
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
35
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Enclitiche
Le enclitiche, dunque, si appoggiano alla parola che precede. Esse sono molto comuni
anche in italiano: per esempio, sono enclitiche tutte le particelle pronominali che si
appoggiano al verbo che precede (e che mantiene, nella pronuncia, il suo accento:
«pórtamelo, díglielo» ecc.). A differenza dell’italiano, però, in greco le enclitiche di norma
non si fondono graficamente con la parola tonica cui si appoggiano.
36
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Proclitiche
Le proclitiche sono monosillabi atoni che si appoggiano per la pronuncia alla parola che
segue.
37
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
04.2 CONTRAZIONE
La contrazione è quel fenomeno fonetico in seguito al quale due vocali aspre (α, ε, η, ο, ω) o
una vocale aspra e un dittongo si fondono in una vocale lunga o in un dittongo.
38
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Quando una vocale aspra centrale (α) incontra una vocale aspra anteriore (ε, η), esse si
contraggono nella lunga della vocale che precede. Si tratta di un fenomeno di assimilazione
progressiva, perché è la vocale che precede a provocare l’adeguamento al suo timbro della
vocale che segue.
contrazione esempio
α+ε > ᾱ ἄεθλον > ἆθλον premio
α+η > ᾱ τιμάητε > τιμᾶτε che onoriate
ε+α > η γένεα > γένη stirpi
ero (forma
η+α > η ἦα > ἦ
antica)
RICORDA CHE…
!
La contrazione di ε + α si allontana dalla regola precedente quando le vocali che si
contraggono sono precedute da ε, ι, υ (vuoi per l’azione dell’analogia, nel caso della
desinenza in -α dei neutri plurali, vuoi per una tendenza alla dissimilazione del timbro
vocalico, al fine di evitare la contiguità di suoni troppo simili: ἐνδεέα > *ἐνδεῆ > ἐνδεᾶ).
In questo caso:
ε+α > ᾱ ἐνδεέα > ἐνδεᾶ manchevole
ὑγιέα > ὑγιᾶ sano
εὐφυέα > εὐφυᾶ ben formato
39
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
b) Nell’incontro di una vocale aspra con un dittongo il cui primo elemento ha timbro diverso
da quella vocale, la vocale si contrae con la prima vocale del dittongo secondo le regole
già indicate nei due punti precedenti, mentre il secondo elemento del dittongo se è υ
scompare (tanto più quando ου non è vero dittongo ma segno grafico per /o/ lunga chiusa),
se è ι si sottoscrive.
contrazione esempio
α + ει > ᾳ τιμάεις > τιμᾷς tu onori
α + ει• > ᾱ τιμάειν > τιμᾶν onorare
α+ῃ > ᾳ τιμάῃς > τιμᾷς che tu onori
α + οι > ῳ τιμάοιτε > τιμῷτε se onoraste
α + ου > ω τιμάουσι > τιμῶσι onorano
ε + αι > ῃ/ει λύεαι > λύῃ/λύει sei sciolto
ε+ᾳ > ῃ Ἑρμέᾳ > Ἑρμῇ a Ermes
ε + οι > οι φιλέοιτε > φιλοῖτε se amaste
ε + ου > ου ἀργυρέου > ἀργυροῦ argenteo
η + αι > ῃ λείπηαι > λείπῃ che tu sia lasciato
η + οι > ῳ ζήοιτε > ζῷτε se viveste
η + ου > ω ζήουσι > ζῶσι vivono
ο + ει > οι δηλόεις > δηλοῖς tu mostri
ο + ει• > ου δηλόειν > δηλοῦν mostrare
ο+ῃ > οι μισθόῃς > μισθοῖς che tu assoldi
ω + ει > ῳ ῥιγώει > ῥιγῷ ha freddo
ω + ει• > ω ῥιγώειν > ῥιγῶν sentire freddo
ω+ῃ > ῳ ῥιγώῃ > ῥιγῷ che egli senta freddo
40
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
α ᾳ αι ε ει ευ η ῃ ο οι ου ω ῳ
α ᾱ ᾱͅ αι ᾱ̄ ᾱͅ ᾱ(υ) ᾱ ᾱͅ ω ῳ ω ω –
ε η ῃ ῃ/ει ει ει ευ η ῃ ου οι ου ω –
η η – ῃ η – – η – ω ῳ ω ω –
ο ω – – ου οι ου ω οι ου οι ου ω ῳ
ω ω – – ω ῳ ω(υ) ω ῳ ω – – ω –
La contrazione non si verifica in parole di esiguo corpo fonemico (come nei bisillabi θεός,
«dio», e νέος, «giovane») e nelle parole che originariamente presentavano un ϝ, nelle quali,
quando ϝ cadde, la contrazione era evidentemente un fenomeno non più operante (*ἡδεϝος >
ἡδέος senza che si verifichi contrazione tra ε e ο). Questo fatto consente di collocare la
contrazione in un’epoca precedente al fenomeno di caduta di ϝ intervocalico.
La contrazione non avviene neppure nei casi in cui il primo elemento coinvolto è un ἀ-
privativo: ἄοσμος, «inodore». Se avvenisse la contrazione, infatti, il prefisso non sarebbe più
riconoscibile e verrebbe meno, perciò, la trasparenza morfologica e semantica della parola.
41
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Il segno distintivo della crasi è la coronide (§01.4), simile allo spirito dolce: essa si pone sulla
vocale o sul secondo elemento del dittongo risultato della contrazione. Se però il primo
elemento della crasi presenta lo spirito aspro, la notazione dello spirito aspro prevale su
quella della coronide.
ὁ ἄνθρωπος > ἅνθρωπος, «l’uomo» (l’α iniziale ha assunto lo spirito aspro dell’articolo)
42
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
43
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
44
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Se però la parola sottoposta a elisione è una preposizione (come ἀμφί, ἀνά, ἀπό, διά, ἐπί, κατά,
ὑπό, παρά), una congiunzione (come ἀλλά, οὐδέ, μηδέ) o una delle due forme enclitiche τινα,
«qualcuno», e ποτε, «una volta», essa rimane senza accento.
04.5 AFERESI
Detta anche elisione inversa e contrassegnata anch’essa dall’apostrofo (᾿), consiste
nell’asportazione (ἀφαίρεσις) della vocale breve ᾰ o ε iniziale della seconda parola quando la
precedente finisce per vocale lunga o dittongo.
Anche l’aferesi, come la crasi, non è un fenomeno generalizzato; è più diffuso in testi di età
classica (V-IV secolo a.C.) e soprattutto in generi letterari più sensibili all’imitazione
dell’effettiva pronuncia.
Accento nell’aferesi
Per quanto riguarda il comportamento dell’accento nell’aferesi si ricordi che:
◆ se la vocale caduta era accentata, l’accento si sposta sulla vocale seguente
45
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
In ionico il passaggio di ᾱ in η riguarda tutti gli ᾱ senza distinzioni; in attico invece l’ᾱ puro
(cioè preceduto da ε, ι, ρ) fa sì che il suono /æ/ risultante da /ā/ torni al timbro originale,
rappresentato da ᾱ, mentre l’ᾱ impuro (cioè in tutti i casi in cui non è preceduto da ε, ι, ρ)
completa la sua chiusura in η.
46
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
OSSERVAZIONI
◆ Gli esiti ε > ει e ο > ου non sono veri dittonghi, ◆ Il trattamento degli allungamenti di
ma indicano i suoni /e/ e /ο/ lunghi. compenso è tra i fenomeni fonetici in cui i
◆ Nel dialetto ionico-attico ᾰ si allunga in η vari dialetti greci maggiormente si
anziché in ᾱ quando è impuro; l’esito in ᾱ differenziano: in autori di lingua non attica
si trova quando la caduta delle consonanti si incontrano dunque esiti in parte diversi
è avvenuta in fase più recente. da quelli descritti.
47
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
RICORDA CHE…
!
◆ Nel dialetto ionico l’allungamento di compenso avviene anche nel caso di caduta di ϝ nei
gruppi νϝ, λϝ, ρϝ (forse anche σϝ e δϝ), mentre l’attico mantiene invariata la vocale.
Abbreviamento
Talvolta una vocale originariamente lunga è soggetta ad abbreviamento; questo fenomeno
ha luogo nei seguenti casi:
◆ spesso quando è seguita da altra vocale (di solito una vocale posteriore, come ο, ω). Si tratta
del cosiddetto abbreviamento in iato
Questo particolare fenomeno fu individuato dal linguista tedesco Hermann Osthoff (1847-
1909) e per questo porta il suo nome.
Alcuni casi si sottraggono alla legge di Osthoff; essi si spiegano:
– per l’azione dell’analogia, cioè per l’influenza esercitata da una forma linguistica su
un’altra (per esempio la terza persona plurale del presente congiuntivo medio-passivo è
λύωνται anziché *λύονται, per analogia con le precedenti persone e per evitare confusione
con l’identico λύονται del presente indicativo)
– per contrazione; l’abbreviamento dovuto alla legge di Osthoff è infatti un fenomeno che
è avvenuto e si è esaurito certamente in una fase anteriore rispetto alla contrazione (per
esempio il participio presente nominativo maschile plurale di νικάω è νικάοντες > νικῶντες
per contrazione; se la legge di Osthoff fosse stata ancora efficace, sulla forma contratta
avrebbe agito il fenomeno dell’abbreviamento e avremmo avuto *νικόντες).
48
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
04.10 APOFONIA
L’apofonia (detta anche alternanza vocalica o gradazione vocalica) è uno dei fenomeni più
importanti e rilevanti del greco ed è proprio di tutte le antiche lingue indoeuropee. Anche in
italiano diciamo:
Marco è un buono studente perché studia bene.
Oggi faccio il liceo, e da piccolo feci la scuola materna.
Io esco, se anche voi uscite.
Devo fare i compiti, mentre voi dovete lavorare.
Questo perché l’italiano, soprattutto nella coniugazione verbale, ha ereditato dal latino (che
oppone facio/feci; bene/bonus ecc.) quell’apofonia che il latino ha a sua volta ereditato
dall’indoeuropeo e che si ritrova anche nelle lingue germaniche, come l’inglese e il tedesco,
dove l’apofonia delle radici verbali è molto importante per differenziare il presente dal
passato o dal participio passato in tutti i verbi cosiddetti irregolari, cioè quelli di formazione
più antica (ingl. begin/began/begun oppure drink/drank/drunk; ted. beginnen/begann/begonnen
oppure trinken/trank/getrunken).
La radice semantica
Per comprendere il motivo per cui in indoeuropeo avveniva tale alternanza vocalica è
necessario introdurre il concetto di radice semantica (da σημαντικός, «significativo, che
porta significato»). Per l’indoeuropeo originario, infatti, sono state ricostruite delle radici
semantiche, cioè degli elementi minimi, che non sono propriamente né nomi, né verbi, né
altre parti del discorso, ma che contengono e trasmettono un significato di base, un’idea
portante (§07.2).
Si consideri l’esempio dell’idea di «generazione»: l’elemento minimo, custode e portatore
dell’idea di base del «generare», è rappresentato dall’ossatura consonantica, ovvero un
elemento fisso, la radice, che accomuna tutte le parole che da essa derivano. I linguisti
hanno infatti constatato che «la sola parte stabile che costituisce un elemento morfologico
indoeuropeo è la parte consonantica» (Meillet). A partire da questo elemento fisso è possibile
trarre di volta in volta nomi («genitore, generazione, genere»), verbi («generare»), aggettivi
(«generato, congenito»), avverbi («generazionalmente») ecc.
Oltre all’ossatura consonantica, fissa, della radice semantica, ovvero il nucleo irriducibile che
porta il significato generale comune a un’intera famiglia di parole, esiste anche un elemento
vocalico, che però è variabile, e che serve primariamente a classificare (come nomi, verbi,
aggettivi ecc.) e a distinguere (come aspetti/tempi diversi di un verbo o funzioni diverse di
un nome) le parole che ne vengono tratte.
La variazione apofonica
In greco il fenomeno dell’apofonia, ereditato dall’indoeuropeo, è ancora assai evidente ed è
di fondamentale importanza per comprendere molti fenomeni morfologici nella flessione
nominale e verbale, e i meccanismi di formazione delle parole a partire da una stessa radice.
L’apofonia è dunque una variazione vocalica che avviene all’interno di un elemento
morfologico (radice, suffisso o desinenza).
49
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Apofonia “qualitativa”
Come si è visto sopra, l’apofonia prevede un’alternanza tra una vocale di timbro /e/, una
vocale di timbro /o/ e una vocale assente (il cosiddetto grado 0): per es., la radice semantica
indoeuropea dell’idea del «partorire», *tek-/*tok-/*tk- presenta un’alternanza tra e/o/-.
Sfruttando la rilevanza morfologica dell’alternanza vocalica, il greco ha tratto un aoristo
ἔ-τεκ-ον, «partorii», un perfetto τέ-τοκ-α, «ho partorito», un presente τί-κτ-ω (da *τί-τκ-ω),
«partorisco».
L’alternanza può verificarsi anche nel primo elemento di dittongo: la variazione della vocale
radicale λειπ-/λοιπ-/λιπ- (dove il primo elemento del dittongo è ora /e/, ora /o/, ora assente,
nel cosiddetto grado 0, in questo caso rappresentato solo dal secondo elemento del dittongo)
contribuisce a distinguere un presente λείπω, «lascio», un perfetto λέλοιπα, «ho lasciato» e
un aoristo ἔλιπον, «lasciai».
Nell’uno come nell’altro tipo, l’apofonia viene definita “qualitativa”, perché a variare è la
qualità, cioè il timbro, della vocale radicale (per es. λέγω, «dico» / λόγος, «parola, discorso»,
λείπω, «lascio», ἔλιπον, «lasciai», λέλοιπα, «ho lasciato»).
Le diverse forme che un elemento morfologico assume in seguito all’alternanza vocalica
vengono chiamate gradi apofonici. L’insieme dei gradi nei quali può apparire una forma
soggetta ad apofonia si chiama serie apofonica. Quando la serie è completa si hanno tre
gradi, ma talvolta la serie è ridotta a due gradi soltanto.
1) Si ha quindi alternanza tra un grado di timbro /e/, uno di timbro /o/ e un grado zero:
◆ grado normale con vocale ε (es. ἐ-γεν-ό-μην)
◆ grado normale con vocale ο (es. γέ-γον-α)
◆ grado zero (o ridotto), cioè la forma senza vocale (es. γί-γν-ομαι).
50
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
3) Se invece le vocali sono seguite o precedute da una sonante liquida (r̥, l ̥) o nasale (m̥,n̥)
(§06.1), al grado zero la sonante si vocalizza in ᾰ secondo gli esiti indicati di seguito.
RICORDA CHE…
!
Come abbiamo già detto, la serie apofonica «zelo»: al grado normale con vocalismo in ε
può non essere completa; per esempio, nel si ha σπεύδω, «sono sollecito», e al grado
caso della radice φευγ-/φυγ- manca il grado normale con vocalismo in ο σπουδή,
normale con vocalismo in ο. Un altro caso di «sollecitudine». Anche in questo caso la
serie apofonica ευ/ου/υ è dato dalla radice serie apofonica è incompleta, ma a mancare
σπευδ-/σπουδ-, legata all’idea di «fretta» e è il grado zero.
51
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Non si danno casi di presenza della vocale sia tra le due consonanti, sia dopo di esse.
Nel primo caso, cioè quando la vocale figura tra le due consonanti radicali, si verificano
questi esiti:
◆ la vocale sarà breve
◆ il solo shwa tende a:
– scomparire senza lasciare traccia, se seguito da vocale
– vocalizzarsi in una vocale breve, se seguito da consonante.
52
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Nel terzo caso, le due consonanti sono a contatto e lo shwa si comporta come nel primo caso.
Se la prima parte della radice è al grado normale (con la vocale tra le due consonanti), la
seconda sarà al grado zero (con il solo shwa).
Se la seconda parte della radice è al grado normale (con la vocale lunga risultante da
contrazione tra vocale + shwa), la prima sarà al grado zero.
Mentre è ammesso il grado zero sia nella prima che nella seconda parte (vocale assente del
tutto), non è ovviamente possibile la successione di due gradi normali (perché come si è
detto la vocale non può essere presente sia tra le consonanti, sia dopo di esse).
Nell’apocope, invece, ha luogo un troncamento della finale di una parola. In senso proprio,
sono apocopi δῶ per δῶμα, «casa» e κρῖ per κριθή, «orzo» – dove a essere “tagliata” è un’intera
sillaba, lunga o breve che sia – frequenti nei poemi omerici e menzionati come esempi di
apocope da Aristotele nella Poetica. Ma descrittivamente, nella prassi scolastica, si
considerano apocopi anche πάρ per παρά, κάτ per κατά, ἄν per ἀνά – dove a essere “tagliata”
è la vocale breve finale di parola – per quanto in questi casi le forme bisillabiche siano forse
più recenti di quelle monosillabiche, e quindi non si avrebbe propriamente alcun “taglio”
(ma semmai l’aggiunta di una vocale breve).
53
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Facilita la pronuncia anche l’anaptissi, che è lo sviluppo di una vocale d’appoggio all’interno
di una parola.
riguardanti le consonanti
Anche le consonanti, come già si è visto per le vocali, sono soggette in determinate
circostanze a mutamenti fonetici; ciò avviene generalmente per necessità di pronuncia,
soprattutto quando vengono a trovarsi a contatto tra loro.
I più importanti mutamenti fonetici riguardanti le consonanti sono: la caduta di una
determinata consonante, l’aggiunta di una consonante (epentesi), la metatesi
consonantica, l’assimilazione, la dissimilazione e l’assibilazione.
05.1 CADUTA
Nell’incontro di due o più consonanti avviene spesso che una o più consonanti cadano senza
lasciare traccia o provocando l’allungamento di compenso (§04.10) della vocale precedente.
Ecco i possibili casi di caduta di consonante:
◆ una muta dentale cade davanti a σ e a κ senza lasciare traccia
54
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
05.2 EPENTESI
L’epentesi (ἐπένθεσις, «inserzione») ha lo scopo di facilitare la pronuncia di due consonanti
contigue e consiste nell’inserzione di β tra μ e una liquida o di δ tra ν e una liquida.
55
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Negli incontri di consonanti analizzati nel §05.7 molti degli esiti sono, come si vedrà, frutto
di assimilazione.
05.5 DISSIMILAZIONE
La dissimilazione è il fenomeno inverso all’assimilazione, perché determina una
diversificazione del suono di una consonante rispetto a un’altra consonante vicina. Anche
in questo caso essa può essere progressiva (quando a diversificarsi è la seconda consonante)
o regressiva (quando a diversificarsi è la prima consonante). La dissimilazione regressiva è
quella più frequente.
In greco, oltre alla dissimilazione di muta dentale + dentale (§05.7), il fenomeno trova
un’applicazione particolare nella cosiddetta legge di Grassmann, trattata qui di seguito.
56
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Nel nominativo θρίξ il -χ- del tema si è fuso con il -ς desinenziale, dando luogo a -ξ: pertanto
l’aspirazione iniziale in θ- può rimanere. Nel genitivo τριχός, invece, il θ- del tema si
dissimila in τ- per la presenza di -χ- nella sillaba seguente.
Nel verbo θάπτω il θ- può rimanere perché il -φ- del tema, con il suffisso -j- del presente,
evolve in -πτ-, dove l’aspirata non è più rappresentata. Nell’aoristo passivo ἐτάφην, invece,
il θ- del tema si dissimila in τ- per la presenza di -φ- nella sillaba seguente.
Nel futuro ἕξω l’ε- mantiene lo spirito aspro perché il -χ- del tema si è fuso con il suffisso del
futuro -σ-, dando luogo a -ξ-: pertanto l’aspirazione iniziale può rimanere. Nel presente ἔχω
lo spirito aspro di ε- si dissimila in dolce per la presenza di -χ- nella sillaba seguente.
OSSERVAZIONI
◆ Anche la legge di Grassmann ha alcune eccezioni: in certi casi la dissimilazione, specie
nella flessione dei verbi, porterebbe a forme troppo lontane dalla radice e quindi
difficilmente riconoscibili; per questo la dissimilazione non ha luogo.
ὑφαίνω, «tesso»
◆ Non si ha dissimilazione quando la seconda aspirata è preceduta da una consonante
qualsiasi, anche aspirata, la quale in certo qual modo venga a interrompere la continuità
delle due aspirazioni.
57
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
58
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
RICORDA CHE…
!
Nelle parole composte la preposizione ἐκ resta sempre inalterata davanti a dentale.
ἔκδοσις, «consegna»
◆ muta + σ
velare + σ > ξ
labiale + σ > ψ
dentale + σ se semplice > cade
se preceduta da ν > cade con compenso insieme con il ν
59
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Il comportamento delle mute davanti alla nasale μ è chiarito dal seguente schema.
OSSERVAZIONI
Nella forma verbale κέκμηκα, «sono stanco», il gruppo κμ resta tuttavia inalterato.
Circa il comportamento delle mute davanti alla nasale ν, basti dire che le labiali talvolta
restano inalterate, talvolta passano a μν, assimilandosi parzialmente.
πνεῦμα, «soffio»
*σεβ-νος > σεμνός, «venerabile»
◆ muta + j
Gli esiti degli incontri delle consonanti mute con la semivocale j sono assai complessi e il
comportamento diverso dei gruppi τ, θ + j e γ + j non trova una sicura giustificazione. Lo
schema seguente raggruppa tuttavia i risultati di tali incontri.
muta risultato esempi
κ, χ + j σσ *φυλακ-jω > φυλάσσω custodisco
velari σσ *ταγ-jω > τάσσω ordino
γ+j
ζ *ἁρπαγ-jω > ἁρπάζω rapisco
labiali π, β, φ + j πτ *κλεπ-jω > κλέπτω rubo
τ, θ + j σσ *ἐρετ-jω > ἐρέσσω remo
dentali σ *μεδ-jος > μέσος mezzo
δ+j
ζ *ἐλπιδ-jω > ἐλπίζω spero
60
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
◆ nasale + nasale/liquida
nasale
nasale + > assimilazione regressiva
liquida
Tale incontro dà luogo a un’assimilazione regressiva,
RICORDA CHE…
!
nella quale la consonante che precede (la nasale)
Il ν del preverbio ἐν- non si
diventa simile a quella che segue (nasale o liquida). assimila davanti a ῥ.
*ἐν-μενω > ἐμμένω, «rimango» ἐνρίπτω,
*συν-λεγω > συλλέγω, «raccolgo» «scaglio dentro»
*συν-ῥαπτω > συρράπτω, «cucio insieme»
◆ liquida λ + nasale ν
λ + ν > λλ (assimilazione progressiva)
◆ nasale + σ
a. caduta della nasale con o senza compenso
nasale + σ b. assimilazione regressiva (νσ > σσ)
c. caduta di σ con compenso
a) Si ha la caduta di ν:
– con allungamento di compenso nella terza declinazione e nella terza persona plurale
dei verbi
– senza allungamento di compenso nei composti con σύν + parola che inizi con σ +
consonante.
b) Si ha l’assimilazione regressiva νσ > σσ nei composti con σύν + parola che inizi con σ +
vocale.
61
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
ἄλ-σος, «bosco»
θηρ-σί, «alle fiere»
d) Quando i gruppi λσ, ρσ sono seguiti da altra consonante, σ cade senza alcuna traccia.
◆ liquida/nasale + j
λ +j > λλ (assimilazione progressiva)
a. metatesi e vocalizzazione di j > ι dopo α e ο
ρ, ν +j
b. caduta di j con compenso dopo ε, ι, υ
Quando λ precede j, quest’ultimo si assimila.
62
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
63
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Le sonanti nasali danno come esito ᾰ davanti a consonante e in fine di parola; danno invece
ᾰμ e ᾰν davanti a vocale.
L’esito delle sonanti liquide non è invece determinato dal contesto fonetico.
Ecco alcuni esempi di passaggio delle sonanti dall’indoeuropeo al greco.
Il ruolo delle sonanti vocaliche è molto importante nella riduzione apofonica al grado zero
delle radici in cui è presente una liquida o una nasale (§04.11).
64
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Esito di jod
La scomparsa di jod ha provocato vari e complessi mutamenti fonetici; essi sono diversi a
seconda della posizione di j nella parola:
◆ all’inizio di parola talvolta si indebolisce lasciando spirito aspro, talvolta si rafforza in ζ-
*τρεjες > *τρεες > τρεῖς, «tre»; lat. trēs (da *treyes), «tre»
◆ in posizione postconsonantica gli esiti sono vari a seconda del tipo di consonante e, a
volte, della posizione (iniziale o interna) nella parola del gruppo consonante + j. Abbiamo
già mostrato quali sono gli esiti dell’incontro delle varie consonanti con jod nel §05.7.
Riportiamo qui tuttavia un prospetto riepilogativo.
Muta + j
muta risultato esempi
velari κ, χ + j σσ *φυλακ-jω > φυλάσσω custodisco
γ+j σσ *ταγ-jω > τάσσω ordino
ζ *ἁρπαγ-jω > ἁρπάζω rapisco
labiali π, β, φ + j πτ *κλεπ-jω > κλέπτω rubo
dentali τ, θ + j σσ *ἐρετ-jω > ἐρέσσω remo
δ+j σ *μεδ-jος > μέσος mezzo
ζ *ἐλπιδ-jω > ἐλπίζω spero
Spirante + j
spirante risultato esempi
λ+j λλ *ἀγγελ-jω > ἀγγέλλω annuncio
ν, ρ + j a. metatesi e
vocalizzazione di j > ι *βαν-jω > βαίνω vado
dopo α e ο
b. caduta di j con
*σπερ-jω > σπείρω semino
compenso dopo ε, ι, υ
65
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
κατὰ καιρὸν
ἀνέσεωςγινομένης
– μέρος
NOTE DI GRAMMATICA STORICA E COMPARATA γοῦν
τὸ τῆς ἀσκήσεως
μέγιστον αὐτὴν–
ὑπολαμβάνουσιν
οὕτω δὴ καὶ τοῖς
Esiti delle labiovelari indoeuropee Verso la labiale evolvono περὶ
inveceτοὺς λόγους
talvolta la
Le labiovelari (i.e. *kw/*g w/*g wh) sono sonora e l’aspirata davanti al suono /i/.
consonanti occlusive perlopiù scomparse.
In greco la labiovelare passa a velare *gwiwos > βίος, «vita» lat. vivus, «vivo»
davanti e dietro a /u/ e talora a /o/. *nghwis > ὄφις, lat. anguis, «serpente»
*wlkwo-> λύκος, lat. lupus, ingl. wolf, «lupo» La labiovelare passa a labiale davanti a /a/,
*gwun-> γυνή, «donna», ingl. queen, «regina» /o/ e consonante.
*lngwh > ἐ-λαχ-ύς, «piccolo», lat. levis, «leggero»,
ingl. light, «leggero», *sekw- > ἕπομαι, lat. sequor, «seguo»
*iekwr̥ > ἧπαρ, lat. iecur, «fegato»
La labiovelare passa a dentale davanti
a /i/ ed /e/. *gwem-/*gwm > βάμ-j-ω > βαίνω, «vado», lat.
venio, «vengo, vado»
*kwis > τίς, lat. quis, «chi»
*kwetur̥ > att. τέτταρες / τέσσαρες, ion. τέσσερες, Notevole il caso di θείνω, «batto», che forma
dor. τέτορες, ma lesb. πέσυρες, beot. πέτταρες, il presente da *g wen- > θέν-j-ω > θείνω, e il
«quattro» perfetto πέφαται da *g wn > πέ-φα-ται.
66
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Morfologia
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Sono variabili le parole che si flettono, cioè subiscono regolari modificazioni nella loro parte
terminale; come in italiano, in greco sono variabili gli articoli, i sostantivi, gli aggettivi, i
pronomi e i verbi. Il processo morfologico che agisce sulle parole variabili per ottenerne le
diverse forme si chiama flessione. Essa è comprensiva della declinazione (cioè la flessione
degli articoli, dei sostantivi, degli aggettivi e dei pronomi) e della coniugazione (cioè la
flessione dei verbi).
Sono invece invariabili le parole che non mutano mai la loro forma, non subiscono cioè
alcuna flessione. In greco sono invariabili le preposizioni, le congiunzioni, gli avverbi e
le interiezioni.
68
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
I temi che terminano con una vocale (φιλο-) si dicono temi in vocale, i temi che terminano
con una consonante (φλεβ-) si dicono temi in consonante.
Talvolta la desinenza può mancare, come nel nominativo singolare πῦρ, «fuoco» (πῦρ è infatti
il puro tema). In questo caso si dice che la desinenza è zero (desinenza ø). L’assenza di una
desinenza è un elemento distintivo tanto quanto una desinenza vera e propria (ne veicola
quindi le stesse informazioni grammaticali).
Gli affissi sono elementi che vengono aggiunti alla radice e ne rendono più specifico il
significato. In particolare, si chiamano prefissi gli affissi che precedono la radice, suffissi
quelli che la seguono. Per esempio, dalla radice φιλ-, mediante l’aggiunta del suffisso -ία, che
dà origine a nomi astratti, deriva il sostantivo φιλία, «amicizia». Se a φιλία aggiungiamo il
prefisso dal valore privativo ἀ- otteniamo il sostantivo ἀφιλία, «mancanza di amicizia».
Talvolta (ma è un fenomeno raro rispetto a prefissazione e suffissazione) gli affissi possono
anche essere inseriti all’interno della radice: in questo caso si chiamano infissi. Per esempio,
dalla radice λαβ-, «prendere», si forma il tema verbale del presente λαμβαν-, che si può così
scomporre: λα-μ-β-αν-. All’interno della radice λαβ- si è inserito l’infisso -μ-, mentre -αν- è un
suffisso; entrambi gli affissi (infisso e suffisso) hanno la funzione di caratterizzare il tema
del presente rispetto agli altri temi verbali, per esempio, il tema dell’aoristo, (ἐ)λαβ-.
69
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Spesso la parte finale del tema (in particolare, ma non esclusivamente, la vocale tematica) si
fonde con la desinenza, producendo esiti in cui non è semplice individuare le componenti
originarie. In questo caso si parla di terminazione o uscita, che è l’esito della fusione della
desinenza con la parte finale del tema. Prendiamo, per esempio, il genitivo singolare del
sostantivo φίλος, «amico»: φίλου, «dell’amico».
La desinenza originaria del genitivo *-σjο ha subìto modificazioni fonetiche che hanno
portato prima alla caduta di σ, poi alla caduta di j. A questo punto la forma risultante *φίλ-ο-ο
si è contratta in φίλ-ου. Diremo che ου è la terminazione, in quanto in essa si fondono la
vocale tematica -ο- e la desinenza originaria del genitivo singolare *-σjο.
07.3 DECLINAZIONE
La declinazione è la flessione dell’articolo, del sostantivo, dell’aggettivo e del pronome.
Essa ci trasmette informazioni riguardanti tre categorie grammaticali, numero, genere e
caso, per le quali il greco si è servito di opposizioni ternarie.
Numero
Il greco presenta tre numeri: singolare, plurale e duale. RICORDA CHE…
!
Alcune lingue infatti, oltre al singolare e al plurale, Nella trattazione, qualora
distinguono gli insiemi concreti di due (duale), tre (triale), non sia indicato
quattro (quartale) o pochi (paucale) elementi. Il duale diversamente, declinazioni
e coniugazioni saranno
designa due elementi che per lo più costituiscono una sempre presentate nel
coppia fissa e naturale, come occhi, mani ecc. seguente ordine: singolare,
In greco, il singolare e il plurale hanno l’uso già noto plurale, duale.
dall’italiano; il duale serve a designare una coppia di due
cose o persone (τὼ χεῖρε, «le mani»; τὼ ἀδελφώ, «i due fratelli»). Il duale presenta, nella
declinazione, solo due forme: una per i casi retti (nominativo, accusativo, vocativo), l’altra per
i casi obliqui (genitivo e dativo); in greco quindi, come in sanscrito, l’uso del duale è di ordine
formale, cioè il greco per esprimere tre nozioni di numerabilità dispone di tre diverse
terminazioni (es. nominativo maschile: singolare -ος, plurale -οι, duale -ω). L’uso del duale
non è costante in greco; esso tende, infatti, a essere sostituito dal plurale.
Genere
Il greco possiede tre generi: maschile, femminile e neutro. Originariamente il genere
grammaticale doveva essere legato al genere naturale del referente: almeno inizialmente,
quindi, il maschile era il genere degli esseri animati di sesso maschile, il femminile il genere
degli esseri animati di sesso femminile e il neutro il genere degli esseri inanimati.
70
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
In greco esistono quindi molti sostantivi che designano un referente inanimato e sono
di genere maschile o femminile, ma, viceversa, sono pochissimi i sostantivi neutri che
designano esseri animati (per lo più diminutivi, come παιδίον, «ragazzetto/a», senza riguardo
per il genere). Per approfondire le opposizioni tra i generi in greco, vedi le Note di grammatica
storica e comparata a p. 73.
Nell’ambito evolutivo delle lingue indoeuropee, il sistema tripartito dei generi (maschile/
femminile/neutro) ha progressivamente lasciato il posto a un sistema bipartito (maschile/
femminile) che nelle lingue romanze, a eccezione del rumeno,
ha portato alla scomparsa del genere neutro, che persiste
invece attivamente ancor oggi nel tedesco e nelle lingue slave.
Caso
In greco, come in latino, la categoria del caso si riferisce
alla funzione sintattica (soggetto, complemento oggetto,
complemento di specificazione ecc.) che una parola
svolge all’interno di un enunciato. Anche qui – oltre a
due casi molto particolari, quello del nome-soggetto,
il nominativo, e quello del nome-invocato, il vocativo
– il greco possiede tre casi a forte valenza
grammaticale, il genitivo, il dativo e l’accusativo.
Nel complesso, le funzioni svolte dai casi nella frase
sono le seguenti.
71
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
◆ Il dativo è il caso del complemento di termine, ma anche di colui con cui si è (comitativo)
o di ciò con cui si fa qualche cosa (strumentale).
ὦ θεά, τοὺς κακοὺς ἀνθρώπους κόλαζε, «o dea, punisci gli uomini malvagi»
La differenza fondamentale della declinazione greca rispetto a quella italiana è quindi che la
desinenza, oltre a veicolare le categorie morfologiche di genere e numero, esprime anche la
funzione sintattica che la parola assume all’interno della frase. Lo stesso avviene in latino.
L’italiano, che ha perduto la nozione di caso, esprime invece la funzione sintattica delle parole
all’interno della frase mediante l’ordine delle parole nell’enunciato e mediante le preposizioni:
nella nostra lingua, pertanto, soggetto e oggetto sono riconoscibili solo in base alla posizione
che occupano nella frase.
72
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
73
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
3 L’articolo, in effetti, determina l’immateriale (per facendone un nome proprio, comune e astratto a
es. ὁ κύων, «questa nozione di cane»), lo pone come un tempo: «il concetto assume dunque tratti che
universale («il cane» = «tutto ciò che rientra in sono caratteristici dei tre gruppi di sostantivi: del
questa nozione di cane»), e determina nome proprio, del nome comune e dell’astratto:
singolarmente l’universale («il cane» = «ciò che è l’elemento logico sorge appunto da questa fusione
cane», dove un predicato diviene un oggetto del dei tre motivi, ed è perciò che riesce così difficile
pensiero, potenziale protagonista di nuove frasi: coglierlo nella sua particolarità» (B. Snell, La
per es. «ciò che è cane» > «il cane» «abbaia», dove formazione dei concetti scientifici, in La cultura greca
si vede come la frase «ciò che è cane» sia divenuta e le origini del pensiero europeo, trad. it. Torino 1963,
soggetto di una nuova frase, «il cane abbaia»), p. 320).
ὶ προσήκοντα
ὑμετέροις ἤθ
νλαμβάνετεἶνα
ὑμεῖς
09 Prima declinazione
εογόνων
καὶ τῶ τοὺς
τα πράξαντας
ιστ’ ἐπαινεῖτε
τως· τίς γὰρ
κ ἂν ἀγάσαιτοτῶν
09.1 GENERALITÀ
Alla prima declinazione appartengono esclusivamente sostantivi femminili
(la maggioranza) e maschili.
Come si è già detto, la prima declinazione è (parzialmente) tematica: le desinenze vengono
aggiunte alla radice mediante la vocale tematica -α-, per cui i sostantivi della prima
declinazione presentano tutti tema in -α. La frequente fusione della vocale tematica con le
desinenze rende queste ultime difficili da individuare e distinguere, quindi gli elementi
distintivi sono le terminazioni. Per il prospetto delle desinenze e delle trasformazioni che
subiscono a contatto con la vocale tematica, vedi Note di grammatica storica e comparata a p. 79.
All’interno dei sostantivi della prima declinazione si possono distinguere diversi gruppi,
a seconda che α sia:
◆ breve o lungo
◆ “puro” (cioè preceduto da ε, ι, ρ) o “impuro” (in tutti gli altri casi).
Le terminazioni del nominativo sono -ᾱ, -ᾰ ed -η per i sostantivi femminili, -ᾱς ed -ης per i
maschili, come è chiarito nel seguente specchio riassuntivo.
75
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
OSSERVAZIONI
◆ Un’eccezione solo apparente è costituita ◆ Nel caso di κόρρη, «tempia», η è giustificato
dai sostantivi κόρη, «fanciulla», e δέρη, dalla presenza di un σ (ancora attestato in
«collo», in cui η è giustificato dalla presenza ionico) antecedente all’ᾱ finale, che rendeva
di un ϝ, antecedente all’ᾱ finale, che tale ᾱ impuro. Successivamente σ è passato
rendeva tale ᾱ impuro. a ρ per assimilazione progressiva.
*κορϝη → κόρη κόρση → κόρρη
76
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
77
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
78
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
79
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
4 La desinenza originaria – pure analogica sulla seconda declinazione – era -ᾱο (dove -ᾱ- è vocale tematica e -ο
desinenza), conservata per esempio in eolico e nell’epos omerico (per es. Ἀτρεΐδᾱο), mentre in ionico si ha
-ᾱο > -ηο (per etacismo) e quindi -ηο > -εω (per abbreviamento in iato e metatesi quantitativa: per es.
Πηληιάδεω), e il dorico, come si è visto, contrae le vocali in iato (-ᾱο > -ᾱ, per es. Λεωνίδᾱ).
80
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
ὶ προσήκοντα
ὑμετέροις ἤθ
νλαμβάνετεἶνα
ὑμεῖς
10 Seconda declinazione
εογόνων
καὶ τῶ τοὺς
τα πράξαντας
ιστ’ ἐπαινεῖτε
τως· τίς γὰρ
κ ἂν ἀγάσαιτοτῶν
10.1 GENERALITÀ
Alla seconda declinazione appartengono sostantivi maschili, femminili (pochi) e neutri.
La seconda declinazione è interamente tematica: le desinenze vengono aggiunte alla radice
mediante la vocale tematica -ο-, per cui i sostantivi della seconda declinazione presentano
tutti tema in -o. La frequente fusione della vocale tematica con le desinenze rende queste
ultime difficili da individuarsi e distinguersi, quindi anche nella seconda declinazione gli
elementi distintivi sono le terminazioni. Per il prospetto delle desinenze e delle
trasformazioni che subiscono a contatto con la vocale tematica, vedi Note di grammatica
storica e comparata a p. 83.
I sostantivi maschili e femminili presentano le stesse terminazioni, mentre i neutri si
differenziano nei tre casi retti (nominativo, accusativo e vocativo), dove presentano per tutti
e tre i casi la stessa terminazione: -ον per il singolare e -ᾰ per il plurale.
Ecco il prospetto completo delle terminazioni della seconda declinazione.
81
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
82
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
τὸ δῶρον il dono
OSSERVAZIONI
tema δωρο- ◆ Alcuni sostantivi della seconda declinazione sono
n. δῶρον eterogenei rispetto al genere, per cui sono maschili
al singolare, ma al plurale possono presentare
g. δώρου anche una forma neutra, o viceversa:
– ὁ σῖτος, «il pane, il cibo»; plur. τὰ σῖτα, «i viveri»
d. δώρῳ
– ὁ δεσμός, «il legame, la catena»; plur. οἱ δεσμοί,
a. δῶρον «i legami» e τὰ δεσμά, «le catene»
– ὁ σταθμός, «la tappa»; plur. οἱ σταθμοί e τὰ
v. δῶρον σταθμά, entrambi «le tappe»
– τὸ στάδιον, «lo stadio»; plur. τὰ στάδια e οἱ στάδιοι,
n. δῶρᾰ entrambi «gli stadi»
g. δώρων – ὁ κύκλος, «il cerchio»; plur. οἱ κύκλοι, «i cerchi»
e τὰ κύκλα, «le ruote».
d. δώροις Del resto anche in latino il sostantivo locus, «luogo»,
presenta due forme di plurale: loci, «passi di un libro»,
a. δῶρα e loca, «luoghi». Anche in italiano esistono sostantivi
v. δῶρᾰ eterogenei, basti pensare a «il labbro» (plurali: «i
labbri/le labbra»), oppure a «il braccio» (plurali: «i
n.a.v. δώρω bracci/le braccia»). In italiano è rimasta traccia infatti
della valenza di singolare collettivo che aveva in
g.d. δώροιν latino, così come in greco, il neutro plurale (da qui la
desinenza -a): al singolare «frutto» (maschile)
corrisponde il collettivo (femminile) «frutta» se si
indica l’insieme dei singoli «frutti»; allo stesso modo
il collettivo «legna» indica l’insieme di tanti «legni».
κατὰ καιρὸν
ἀνέσεως γινομένης
– μέρος
NOTE DI GRAMMATICA STORICA E COMPARATA γοῦν
τὸ τῆς ἀσκήσεως
μέγιστον αὐτὴν–
ὑπολαμβάνουσιν
οὕτωτοὺς
δὴ καὶ τοῖς
Come vedremo dall’analisi dettagliata delle περὶ λόγους
Dativo: la terminazione -ῳ deriva da ωι, che
singole forme, la seconda declinazione è continua quella i.e. *ōi, così come il latino
quella che più efficacemente si può arcaico populōi Romanōi (che, con successiva
accostare alla corrispondente seconda caduta della i finale, diventa populō Romanō).
declinazione latina. Accusativo: la desinenza i.e. è *-m, che in
greco in finale di parola passa a -ν come
Singolare nella prima declinazione. Alla stessa
Nominativo: si forma dall’aggiunta al tema desinenza rimanda anche l’accusativo latino
della desinenza -ς per il maschile e il lupum (< *lup-o-m, con chiusura della vocale
femminile, -ν per il neutro. Le rispettive o in u).
terminazioni -ος e -ον continuano il tipo i.e.
*os e *om e corrispondono a quelle del latino Vocativo: il vocativo, al maschile e
*serv-o-s > servus, *iug-o-m > iugum. femminile, è rappresentato dal puro tema
senza desinenza; la terminazione -ε è infatti
Genitivo: la terminazione -ου del genitivo l’esito dell’apofonia qualitativa di grado
singolare deriva dall’antica forma *-ο-σjο medio della vocale tematica -o-. Lo stesso
che, per successiva caduta della sibilante fenomeno apofonico avviene in latino:
intervocalica e di jod, ha dato vita a -οο e nominativo lupus, vocativo lupe.
quindi, per contrazione, a -ου (*δήμ-ο-σjο >
*δήμ-ο-jο > *δήμ-ο-ο > *δήμου). In Omero si Residui del caso locativo i.e. (scomparso
trova ancora la forma di genitivo in -οιο in greco e in latino), caratterizzato dalla
(λύκοιο, da λύκος, «lupo»). In latino arcaico è desinenza -ι, si trovano in οἴκοι, «in casa»
attestata la terminazione -osio, poi sostituita (lat. dom-i); πέδοι, «al suolo» (lat. hum-i);
da -ī, di diversa origine. Ἰσθμοῖ, «sull’Istmo». ▶
83
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Anche in greco, come in latino, appartengono alla prima classe quegli aggettivi che si declinano
al femminile conformemente ai sostantivi femminili (in ᾱ puro o in ᾱ impuro) della prima
declinazione, al maschile e al neutro conformemente ai sostantivi della seconda declinazione.
Come si può vedere dall’esempio, la prima uscita è quella del maschile, la seconda del
femminile, la terza del neutro.
Accanto a questi aggettivi a tre terminazioni, appartengono alla prima classe anche
aggettivi a due terminazioni, i quali presentano la stessa uscita in -ος per il maschile
e il femminile, mentre al neutro escono in -ον.
Osserva i seguenti specchi riassuntivi.
OSSERVAZIONI
◆ Gli aggettivi femminili si declinano come i sostantivi della prima declinazione, in
particolare:
– seguono il modello di declinazione del sostantivo femminile χώρα (ᾱ puro) se l’aggettivo
ha ᾱ puro
δικαία, «giusta»
καλή, «bella»
◆ Poiché le uscite del nominativo singolare femminile (ᾱ e η) sono sempre lunghe, gli
aggettivi che al nominativo singolare maschile sono proparossitoni (δίκαιος, «giusto»)
o properispomeni (ἀρχαῖος, «antico») sono sempre parossitoni al nominativo singolare
femminile (δικαία e ἀρχαία).
◆ Il nominativo, il genitivo e il vocativo femminile plurale, pur seguendo la declinazione
dei sostantivi della prima declinazione, adeguano il loro accento al maschile.
85
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
OSSERVAZIONI
◆ L’incontro di α con le terminazioni della dando luogo a:
prima declinazione dà luogo ai seguenti ε + αι > αι
esiti, secondo quanto previsto dalle regole ε + αις > αις
della contrazione (§04.3): ε + ας > ας
α+α > ᾱ ε+α > ᾱ
α+ᾳ > ᾳ ε + αιν > αιν
α + αι > αι Questa deroga alle normali regole della
α+ω > ω contrazione è probabilmente motivata
◆ L’incontro di ε con le terminazioni della dall’analogia con le rispettive forme dei
prima declinazione al singolare dà luogo ai sostantivi non contratti, la cui vocale
seguenti esiti, secondo quanto previsto caratterizzante del plurale e del duale è α.
dalle regole della contrazione (§04.3): Invece la contrazione ε + ω > ω del genitivo
ε+α > η singolare è regolare.
ε+ᾳ > ῃ ◆ Per quanto riguarda l’accento, esso è
Nel plurale e nel duale invece, contro la sempre circonflesso in quanto era acuto
legge della contrazione, α prevale su ε, sul primo elemento della contrazione.
86
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
87
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
Alla prima classe appartengono anche alcuni aggettivi uscenti al nominativo maschile in
-εος e in -οος, i quali contraggono nel corso della declinazione, seguendo generalmente le
stesse regole già viste per i sostantivi o scostandosene solo in qualche caso. Anche gli
aggettivi contratti possono essere a tre o a due terminazioni.
88
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
OSSERVAZIONI
◆ Gli aggettivi in -ῷος, -ῴα, -ῷον non contraggono.
OSSERVAZIONI
◆ L’accento è sempre perispomeno, anche contro le leggi dell’accento, a eccezione dei casi
retti del duale maschile e neutro (ossitoni).
◆ Come nei sostantivi contratti della prima declinazione, nelle forme del plurale e del duale
femminile, contro la legge della contrazione, α prevale su ε, dando luogo a:
ε + αι > αι ε + αις > αις ε + ας > ας ε+α > ᾱ ε + αιν > αιν
◆ Come nei sostantivi neutri contratti della seconda declinazione, nei casi retti del neutro
plurale la contrazione ε + α > α (anziché η) è irregolare e dovuta ad analogia con gli altri
neutri della seconda declinazione.
◆ Il vocativo è poco usato ed è uguale al nominativo anche al maschile singolare.
89
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
90
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
14 Declinazione attica
εογόνων
καὶ τῶ τοὺς ἘΣΠΟ
τα πράξαντας
ιστ’ ἐπαινεῖτε
τως· τίς γὰρ
κ ἂν ἀγάσαιτοτῶν
91
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
OSSERVAZIONI
◆ L’accento di ἵλεως si giustifica dall’originario ἵληος; nella forma attica il gruppo -εω va
considerato come una sola sillaba.
◆ I casi retti del neutro plurale sono sempre in -εα per analogia con la terminazione -α dei
casi retti del neutro plurale della seconda e della terza declinazione.
◆ Per gli aggettivi della declinazione attica le forme del duale sono rarissime.
◆ L’aggettivo σῶος, -ώα, -ῶον, «salvo», ammette anche una forma a due uscite σῶς, σῶν, che
segue la declinazione attica.
◆ Negli aggettivi composti in -κερως, -ερως, -γηρως, -γελως l’accento rimane sulla sillaba
finale del primo elemento contro la legge del trisillabismo.
92
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
15 Terza declinazione
εογόνων
καὶ τῶ τοὺς ἘΣΠΟ
τα πράξαντας
ιστ’ ἐπαινεῖτε
τως· τίς γὰρ
κ ἂν ἀγάσαιτοτῶν
15.1 GENERALITÀ
Alla terza declinazione appartengono sostantivi maschili, femminili
e neutri.
La terza declinazione è detta atematica perché le desinenze si
uniscono direttamente al tema senza la mediazione di una
vocale tematica5.
Poiché il nominativo singolare non è uniforme, il tema dei sostantivi della terza
declinazione si ricava togliendo al genitivo singolare la desinenza -ος.
5 La terza declinazione greca corrisponde, in certo modo, alla terza e alla quarta latine, rispettivamente
con tema in consonante e in -i e con tema in -u.
93
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
6 Termine di uso già omerico, raro in seguito, non testimoniato in tutti i casi, da non confondersi con l’omografo ὁ λῖς,
«tessuto liscio, telo».
94
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
15.3 ACCENTAZIONE
Come è norma generale della declinazione, l’accento tende a
restare sulla sillaba sulla quale si trova al nominativo, salvo gli
spostamenti e i mutamenti consueti,
dovuti al variare della quantità della
desinenza.
Nei sostantivi monosillabici al
nominativo singolare, l’accento nei casi
obliqui cade sulla desinenza: acuto se
questa è breve, circonflesso se è lunga.
All’accusativo singolare e al nominativo e
accusativo duale e plurale si hanno invece forme
baritone, con l’accento che torna sulla sillaba radicale.
Eccezioni a questa norma sono costituite da alcuni sostantivi, parossitoni ai casi obliqui del
duale e al genitivo plurale, come δᾴς, δᾳδός, «fiaccola»; παῖς, παιδός, «ragazzo»; δμώς, δμωός,
«servo»; Τρώς, Τρωός, «Troiano»; θώς, θωός, «sciacallo»; φῴς, φῳδός, «scottatura»; οὖς, ὠτός,
«orecchio»; φῶς, φωτός, «luce» (avremo quindi δᾴδοιν, δᾴδων, παίδων, δμώων, Τρώων ecc.).
96
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
97
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
*πατριδ-ς → πατρίς
◆ nei sostantivi neutri i casi retti del singolare presentano il puro tema senza la dentale
finale, che in fine di parola cade (§02.5).
98
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
99
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
100
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
OSSERVAZIONI
◆ Il vocativo sing. coincide con il nominativo ◆ I sostantivi σωτήρ, «salvatore», e δαήρ,
per gli ossitoni (come κρατήρ), mentre è «cognato», per quanto ossitoni, hanno
uguale al puro tema per i baritoni (come vocativo sing. con accento ritratto: σῶτερ,
ῥήτωρ, con -τωρ suffisso dei nomina agentis). δᾶερ.
Apofonici
Pochi sostantivi con tema in -ρ hanno una declinazione caratterizzata da gradazione
apofonica (§04.11) e più precisamente presentano:
◆ grado allungato (η) al nominativo singolare
◆ grado zero al genitivo singolare, dativo singolare e dativo plurale (§06.1)
◆ grado normale (ε) negli altri casi.
Essi sono: ὁ πατήρ7, «il padre»; ἡ μήτηρ, «la madre»; ἡ θυγάτηρ, «la figlia»; ἡ γαστήρ, «il ventre».
A questi si aggiungono i sostantivi ὁ ἀνήρ, «l’uomo», ὁ ἀστήρ, «l’astro», ἡ Δημήτηρ, «Demetra»,
che, come vedremo, si discostano in alcuni casi dall’alternanza apofonica che abbiamo esposto.
7 Nome antico di origine indoeuropea, che ha mantenuto alcune caratteristiche peculiari dell’originaria
declinazione: variazione della posizione dell’accento, tema caratterizzato dall’alternanza (o apofonia) di tipo
qualitativo, e con vocale lunga al nominativo (es. πατήρ, πατρός, πατέρα).
101
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione
OSSERVAZIONI
◆ Il sostantivo ἀνήρ, «uomo», ha esteso a ◆ Il vocativo sing. è uguale al puro tema a
quasi tutta la flessione il tema a grado grado normale, ἀνερ-, con accento ritratto,
zero, inserendo tra ν e ρ la consonante ἄνερ.
epentetica δ (§05.2). Al dativo plurale r, ◆ Il sostantivo Δημήτηρ, «Demetra»,
venendosi a trovare davanti a consonante, presenta la seguente declinazione:
si è vocalizzata in ρα. Nella lingua omerica Δημήτηρ, Δήμητρος, Δήμητρι, Δήμητρα,
e nello ionico antico si hanno ancora forme Δήμητερ.
dal grado normale come ἀνέρος, ἀνέρι,
ἀνέρα, ἀνέρες, ἀνέρας.
102
Saggio pdf del volume cartaceo. Il libro in digitale in adozione conterrà verifiche interattive Loescher Editore - Vietata la vendita e la diffusione