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Glottologia

Primo modulo
LEZIONE 1
Programma del corso e prime indicazioni
 Lezione in streaming solo se l’aula è piena (codice di accesso al canale Teams su Ariel)
 9 crediti per 60 ore totali
 3 lezioni a settimana (1h30 a lezione)
 Esame (dicembre) su contenuto delle lezioni + studio domestico di saggi e volumi + saper
collocare geograficamente e storicamente le diverse lingue
 Libri:
1. G. Berruto - M. Cerruti, La linguistica. Un corso introduttivo, Novara, UTET
Università, 2011 o edizioni successive
2. E. Banfi - N. Grandi, Lingue d'Europa. Elementi di storia e di tipologia linguistica,
Roma, Carocci, 2003 o edizioni successive
3. F. Fanciullo, Introduzione alla linguistica storica, Bologna, Il Mulino, 2013 o
edizioni successive
4. G. Graffi, Breve storia della linguistica, Roma, Carocci, 2019, capp. 5-7
(L'Ottocento, La prima metà del Novecento, La linguistica contemporanea)
 Esame scritto tra fine novembre e inizio dicembre FACOLTATIVO che avrà come
contenuto le informazioni dei primi 2 volumi e le prime 12 lezioni
 Ricevimento: giovedì 10.00 – 13.00 nella sede in Via Festa del Perdono
o chiedere spiegazioni o chiarire dubbi su argomenti trattati
o scambi e riflessioni su temi inerenti alla disciplina
 Prima di sostenere l’esame, compilare un questionario su alcuni aspetti del corso seguito
o occasione per esprimere la propria opinione su diversi argomenti (spazi, lezioni,
orari, professori,…)
Cos’è la glottologia?
 Glottologia: funzionamento del linguaggio umano e del suo cambiamento nel tempo
o si sviluppa primariamente in Germania
 Isaia Ascoli: primo a insegnare glottologia a Milano, goriziano
o creò una ricostruzione dell’originaria “Sprachwissenschaft” tedesca
o si formò sui testi tedeschi (comprendeva e parlava tedesco)
o pochi come lui erano in grado di apprezzare il tedesco
 2 dimensioni particolari inseparabili:
o studio del funzionamento del linguaggio (prospettiva sincronica)
o come le lingue cambiano nel tempo (prospettiva diacronica)
 L’Italiano è il continuo sviluppo della lingua latina
 Domanda fondamentale dell’Ottocento: come funzionano le lingue?
Cos’è la linguistica?
 Studio scientifico del linguaggio umano
o cosa significa scientifico?
 formulazione di ipotesi generali che rendono conto del particolare
 di fronte a due ipotesi che spiegano uno stesso fenomeno, si tende a
scegliere la più semplice
 studiare un linguaggio sulla base delle ipotesi somministrate al pubblico
 Due sottocampi principali:
o la linguistica generale
 si occupa di che cosa sono, come sono fatte e come funzionano le lingue
o la linguistica storica
 si occupa dell'evoluzione delle lingue nel tempo e dei rapporti fra le lingue e
fra lingua e cultura.
 Altre denominazioni: “linguistica teorica”, “linguistica sincronica”, “linguistica descrittiva”
 Spesso si contrappone alla “linguistica generale” la “glottologia”
o ambito che copre la linguistica storica e lo studio comparato delle lingue antiche
 Oggetto della linguistica sono le lingue storico-naturali
o lingue nate spontaneamente lungo il corso della civiltà umana e usate dagli esseri
umani ora o nel passato:
 l'italiano, il francese, il romeno, lo svedese, il russo, il cinese, il tongano, il
latino, il sanscrito, il swahili, il tigrino, il piemontese ecc
o sono espressione di quello che viene chiamato linguaggio verbale umano
 facoltà innata nell’homo sapiens ed è uno (e il più raffinato, complesso e
duttile) degli strumenti, dei modi e dei sistemi di comunicazione che questi
abbia a disposizione
 Tutti i sistemi linguistici esistenti ed esistiti sono la manifestazione specifica del linguaggio
verbale umano
 Distinzione fra lingue e dialetti è basata su considerazioni sociali e storico-culturali
 Si apre un campo della sociolinguistica che studia l'interazione fra lingua e società, la
variazione dei comportamenti linguistici e come le lingue si articolano secondo le diverse
dimensioni di variazione
 Un segno, detto in maniera molto generica, è qualcosa che sta per qualcos'altro e serve per
comunicare questo qualcos'altro (comunicare = "mettere in comune, rendere comune")
 Secondo una concezione molto larga, tutto può comunicare qualcosa, ogni fatto culturale è
suscettibile di essere interpretato da qualcuno e quindi di dare qualche informazione
 È più utile intendere comunicazione in un senso più ristretto:
o ingrediente fondamentale —> l'intenzionalità
 si ha comunicazione quando c'è un comportamento prodotto da un emittente
al fine di far passare dell'informazione e che viene percepito da un ricevente
 altrimenti, si ha semplice passaggio di informazione
 Si potrebbero distinguere tre categorie all'interno del fenomeno generale della
comunicazione
o a seconda del carattere di chi produce il messaggio (l'emittente) e chi lo riceve o
interpreta (il ricevente o interpretante) e dell'intenzionalità del loro comportamento:
 Comunicazione in senso stretto:
 emittente intenzionale
 ricevente intenzionale
o linguaggio verbale umano, gesti, tutti i sistemi artificiali di
comunicazione: segnalazioni stradali, ecc.
 Passaggio di informazione:
 emittente non intenzionale
 ricevente (interpretante) intenzionale (parte della comunicazione non
verbale umana)
 Formulazione di inferenze:
 nessun emittente
o ma solo: presenza di un “oggetto culturale” che viene
interpretato come volto a fornire un'informazione
 interpretante
o case dai tetti aguzzi e spioventi = “qui nevica molto”
o modi di vestire = “questa persona è freddolosa/segue la moda
giovanile”; ecc.
 L'insieme di conoscenze di riferimento (il “codice”) permette di interpretare l'informazione
decodificando il valore dei segni diventa meno forte e rigoroso e più debole
 L'associazione fra un certo segnale e l'informazione che veicola è più lasca, affidata
all'attività dell'interpretante e passibile di fraintendimenti
 Comunicazione è da intendere come trasmissione intenzionale di informazione
 Le lingue sono considerate come una specificazione della comunicazione umana naturale
Cos’è il linguaggio umano?
 Sistema semiotico basato, come tutti, sulla facoltà di associare due diversi ordini di entità
o Contenuto (realtà di ordine mentale)
o Espressione (realtà di ordine sensoriale)
 Semiotico: insieme di segni, unioni tra realtà di ordine mentale e sensoriale
 Linguaggio: facoltà di associare il contenuto a un’espressione fonica, con lo scopo di
manifestarlo nel migliore dei modi
 Non esistono lingue scritte che non sono mai state parlate
 I linguaggi come sistemi semiotici sono molti (dei fiori, del computer,…), alcuni implicano
anche espressioni foniche
 I linguaggi non si differenziano tanto per la funzione che hanno (sono tutti sistemi di
comunicazione), ma per la struttura
o il linguaggio umano ha una struttura largamente specifica, accessibile pienamente
solo all’homo sapiens
LEZIONE 2-3
Principali caratteristiche del linguaggio umano
Dislocazione
 Il soggetto può produrre enunciati accessibili ai sensi che non riguardano solo il presente ma
anche passato e futuro
 I segnali emessi da animali sono riconducibili a situazioni relative al presente
o gli animali non sono in grado di sviluppare enunciati relativi a presente e futuro
Produttività
 Il linguaggio umano può combinare i suoi segni fino ad ottenere enunciati parzialmente
infiniti, a referenza non fissa, con potenzialità infinite
 I linguaggi degli animali sono a referenza fissa e non possono essere combinati:
o le cicale hanno 4 segnali e non potranno mai averne di più o di meno
o le api operaie sanno comunicare posizione o direzione emettendo semplicemente un
suono dal terreno (non sanno dire, per esempio, “su”)
Doppia articolazione
 Definizione di André Martinet; egli crea questa “etichetta”:
o qualsiasi segno o parola è formato da:
 unità dotate di significato (1° articolazione), scomponibili e analizzabili in
unità prive di significato (2° articolazione), ma combinabili per produrre
un’unità di prima articolazione
 esempio: i mattoncini dei Lego, presi singolarmente, non trasmettono
alcun significato; se combinati e assemblati a formare una casa,
prendono significato
 “Tu non ricordi la casa dei doganieri”
o 1° articolazione:
 tu non ricordi la casa dei doganieri (7 parole)
 tu non ricord-i l-a cas-a de-i dogan-ier-i (13 morfemi)
o 2° articolazione: è la fonetica
 t-u n-o-n r-i-c-o-r-d-i l-a c-a-s-a d-e-i d-o-g-a-n-i-e-r-i
(30 foni)
 I foni presi singolarmente non hanno significato, ma possono essere utilizzati per creare una
parola di senso compiuto
o i foni degli animali non possono essere combinati a formare diverse parole
o tentativo dell’uomo di creare attraverso foni nuove parole, ma è costretto a utilizzare
foni di 2° articolazione dei quali egli dispone
Trasmissione culturale
 Se un gatto nasce in Germania e viene allevato da dei francesi farà sempre “miao”
 Se invece un bambino nasce in Germania e viene allevato da dei francesi dirà “sucette”,
“dodo”, e non “schnuller”, “Heia”
o in questo caso cambia la facoltà di linguaggio del bambino in base alla comunità
nella quale egli cresciuto
 Il linguaggio è sempre parlare una lingua, quella dei genitori
 La predisposizione al linguaggio è specifica, la verità storico naturale in cui tale
predisposizione si esercita è culturalmente determinata
Discretezza
 Il linguaggio umano è organizzato mediante la combinazione di elementi che possiedono
confini determinabili
o organizzato mediante elementi discreti (con confini determinabili)
 Il linguaggio è un codice digitale, non analogico, e alla sua base ci sono unità discrete,
separate da un “salto”
o se guardo un orologio digitale, non vengono indicate tutte le frazioni di tempo tra un
minuto e l’altro; il contrario avviene guardando un orologio analogico
 Codice digitale:
o vinti (-i-) – venti (-e-) – venti (ε) = progressivo abbassamento della lingua
 è possibile fermarsi in posizioni intermedie, ma solo dal punto di vista fisico,
non fonetico. Noi riconosciamo i confini determinati dalle lingue che
conosciamo
 sono confini puramente mentali perché possono cambiare da una lingua
all’altra
 ogni lingua usa una serie di segnali e codici limitati derivanti dalla
natura della lingua e non possono uscire da questi limiti
Ricorsività
 Possibilità di creare enunciati sempre nuovi e potenzialmente infiniti coordinando e
subordinando:
o “so che la figlia di Paolo ha detto che mio zio sostiene che io penso che Giovanni
ritenga che Giorgio beva e invece penso che…”
 questo modo di parlare non si usa spesso per la memoria e l’attenzione,
evitando molti problemi
 ciò è possibile nella competenza ma non avviene per lo più nell’esecuzione
 rivela che nella nostra mente si trova un sistema computazionale
 evolutivamente, una struttura o una facoltà umana nascono per migliorare
un’azione o un concetto, ma inevitabilmente arriva anche ad essere
fondamentale per qualcos’altro
Dipendenza dalla struttura
 Le lingue storico-naturali, manifestazione della facoltà del linguaggio, non sono semplici
successioni di parole
 I rapporti non sono solo tra forme contigue (linguaggi dell’informatica)
o es: “la macchina che avete detto che non può più essere venduta, perché è un
catorcio, è la mia”
 la selezione di un elemento è spesso vincolata da un altro elemento lontano,
legati da delle regole complesse
Segni e codice (capitolo 1.2 libro)
 Segno in senso lato
—> singola entità che fa da supporto alla comunicazione o al passaggio di informazione
—> unità fondamentale della comunicazione
o una classificazione dei segni può essere quella sui criteri dell'intenzionalità e della
motivazione relativa [grado di rapporto naturale esistente tra le due facce del segno]:
 INDICI (sintomi) —> motivati naturalmente o non intenzionali, basati sul
rapporto causa/condizione scatenante > effetto
 SEGNALI —> motivati naturalmente o usati intenzionalmente
 ICONE [dal gr. eikón "immagine"] —> motivati analogicamente o
intenzionali, basati sulla similarità di forma o struttura, riproducono proprietà
dell'oggetto designato
 SIMBOLI —> motivati culturalmente/intenzionali
 SEGNI (in senso stretto) —> non motivati [arbitrari, totalmente immotivati,
basati su mera convenzione] o intenzionali
 Dalla prima alla quinta categoria, la motivazione che lega il “qualcosa” al “qualcos'altro”
diventa sempre più convenzionale, o immotivata, meno diretta
o aumenta anche in maniera decisiva la specificità culturale dei segni in senso lato:
 gli indici sono di valore universale, uguali per tutte le culture in ogni tempo
 i simboli e i segni in senso stretto sono dipendenti da tradizione e cultura
 non ci sono ragioni forti per distinguerli:
o essendo motivabili, solo culturalmente e convenzionalmente,
appartengono alla categoria dei simboli
 tale distinzione consente di identificare meglio la specificità dei
segni linguistici
 I segni linguistici sono segni in senso stretto, prodotti per comunicare, arbitrari
 Nella comunicazione in senso stretto, c'è un emittente che emette/produce un segno
per un ricevente
o cosa permette al ricevente di interpretare il segno?
 il fatto che esso si riconduce a un codice di cui fa parte, a un insieme di
conoscenze che permette di attribuire un significato a ciò che succede
 Codice —> si intende l'insieme di corrispondenze, fissatesi per convenzione, fra qualcosa
(insieme manifestante) e qualcos'altro (insieme manifestato) e fornisce le regole di
interpretazione dei segni
 Da questo punto di vista, i segni linguistici costituiscono il codice lingua
Il linguaggio e le lingue
 In alcune lingue, la distinzione non emerge lessicalmente (inglese, tedesco,…)
 Filogenesi: linguaggio (facoltà universale che si esplica nel parlare le lingue)
o si trasmette geneticamente da un individuo all’altro
 Ontogenesi: lingue (manifestazione storicamente determinata della facoltà del linguaggio)
o dipende dalla mia esperienza e dalla mia crescita all’interno di una comunità
Cos’è una lingua?
 Manifestazione storico-naturale della facoltà del linguaggio
o difficile però darne una definizione
 Realtà strutturata su più livelli, conosciuta alla perfezione dai parlanti nativi, ma in maniera
del tutto inconsapevole (sapere chiaro operativamente, ma confuso a livello di
consapevolezza)
 È un saper fare, è una competenza applicativa che si esplica nel saper dire
 Metalinguisticità riflessiva
o oggetto e veicolo delle informazioni sull’oggetto coincidono
o per parlare del linguaggio, devo saper usare correttamente il linguaggio
o si producono enunciati che spiegano come sono fatti altri enunciati e la loro struttura
 Se devo, per esempio, spiegare un’opera d’arte, oggetto e veicolo non coincidono
o oggetto = opera
o veicolo = linguaggio
Ragionando per coppie di concetti…
 Discussa da Ferdinando de Saussure nel “Cours de linguistique génerale” (1916, compilato
in seguito dai suoi allievi che rimasero affascinati dalle sue lezioni e che decisero di
raccogliere tutti gli appunti dei diversi corsi da lui tenuti)
o uno dei volumi fondativi della linguistica del ‘900
 Alcune caratteristiche del linguaggio e delle lingue si comprendono meglio mediante coppie
di concetti:
o scrittura VS parlato (unica dimensione naturale e primaria, prioritaria)
 il parlato ha dei limiti che la scrittura può valicare
 scrittura —> tecnologia che potenzia una facoltà dell’uomo secondaria
o se scrivo, il mio enunciato può raggiungere persone in luoghi
e tempi più lontani, rispetto a una semplice espressione volale
o se scrivo, il mio enunciato rimane impresso e rende disponibili
i contenuti anche per il futuro, aiutando la memoria
 la scrittura è accessoria, molto utile ma non per questo necessaria
 la scrittura è anche conservativa: le lingue si evolvono molto
rapidamente, ma la scrittura non si aggiorna e rimane ancorata al
passato, con un grado di inerzia notevole (non percepisce i
cambiamenti della realtà parlata)
o sincronia VS diacronia
 non riguarda l’oggetto lingua in sé, ma riguarda la modalità di studiarlo
 sincronico: nello stesso tempo
o studio di una lingua a tempo 0, cioè studio dei rapporti tra
elementi simultanei nella lingua
 es. sistemi vocalici nelle diverse lingue e dialetti
 analisi delle posizioni vocaliche usate
simultaneamente in un “blocco” della lingua
 diacronico: attraverso il tempo
o seguo un fenomeno e i suoi cambiamenti nel tempo e il
risultato sarà il mutamento continuo di una lingua, che porterà
a domandarmi come e perché
 es. espressione dell’oggetto diretto:
 latino = caso accusativo
 italiano = ordine delle parole
 es. espressione della determinatezza:
 latino classico = manca
 latino volgare = pronome ille (illus), illa, illud
 lingue romanze = articolo preposto (il vino) o
postposto (rumeno vinul)
o astratto VS concreto
 pronuncio 10 volte v(i)nti, le misurazioni strumentali che utilizzo mi
mostreranno 10 (i) leggermente diverse tra loro
 se davanti a me ho una persona che parla italiano, sentirà sempre la
stessa parola, pronunciata allo stesso modo
 se però passo a v(e)nti, v(ε)nti, v(a)nti, cambia qualcosa allora c’è un confine,
un’opposizione tra a,ε,e,i
 alcune diversità non vengono però comprese da alcune persone che
parlano una lingua diversa
 saper parlare è un’astrazione fonica
 dare funzione ai suoni pertinenti nel nostro sistema linguistico
 non conta la concretezza, ma l’astrazione
 uscire dal proprio linguaggio ed astrarsi in un altro
 ognuno sente le distinzioni che il proprio sistema linguistico gli fa sentire
 in italiano a,ε,e ed i generano delle opposizioni; questi suoni sono separati da
confini psicologici, hanno valore funzionale, sono linguisticamente pertinenti
 a livello concreto, ci sono infiniti suoni
 a livello astratto, ci sono solo alcuni suoni realizzabili in modi diversi
 tutti i linguisti sono in grado di distinguere un livello astratto e uno concreto,
ma li chiamano in maniera diversa
o langue VS parole
 langue: ciò che i parlanti sanno, la conoscenza sovraindividuale della
modalità di parlare in una comunità storica, è un sapere sociale che preesiste
e sopravvive al parlante
 parole: ciò che i parlanti fanno, esecuzione concreta di atti linguistici
o rapporti sintagmatici VS rapporti paradigmatici (Saussure)
 r. sintagmatici: in praesentia, rapporti tra parole compresenti in un enunciato,
orizzontali, appartenenti alle parole
o sono obbligati, ineludibili, pena la produzione di una frase mal
formata
 r. paradigmatici (associativi): in absentia, rapporti intrattenuti tra elementi
che possono essere scelti alternativamente in base alla condivisione di
caratteristiche, verticali, appartenenti alla langue
 hanno un ruolo molto più essenziale per la lingua
o es. “il gatto incontrò un grosso alano sdentato”
-> rapporto sintagmatico, presenti nella frase
o la parola “gatto” può essere sostituita con altre parole (cane,
topo,…), ma queste non possono coesistere allo stesso
momento (rapporto paradigmatico)
o anche l’articolo “il” può essere sostituito con altre parole (un,
quel,…), ma anche in questo caso non possono coesistere allo
stesso momento (rapporto paradigmatico)
o scegliere tra le diverse possibilità e metterle insieme, significa
il continuo muoversi tra i rapporti
o significante VS significato
 il linguaggio è un sistema semiotico, cioè un sistema di segni, di espressioni
associate a contenuti
 espressione: significante (immagine acustica, sequenza di foni che costituisce
la dimensione accessibile ai sensi, capace di trasmettere quel determinato
contenuto)
 contenuto: significato (immagine mentale suscitata dal significante)
 sono come due facce della stessa medaglia e la loro unione costituisce il
segno linguistico
 le sue proprietà:
o distintività = si distingue da altri segni
(maglia è diverso da paglia)
o linearità = si muove lungo un’asse temporale, prima si
producono dei suoni e poi se ne producono altri
(Anna ama Paolo è diverso da Paolo ama Anna)
o arbitrarietà = non vi è alcuna ragione (rapporto arbitrale) che
giustifichi l’unione di un certo significante con un certo
significato (per esempio la luna la vediamo tutti, ma prenderà
un nome diverso a seconda della lingua
[luna, mond, moon,…])
 Secondo Saussure, il valore di ogni segno linguistico non è la sua natura concreta, ma il suo
essere diverso dagli altri, la lingua è fatta di differenze, ogni elemento si definisce a partire
dai limiti posti dai rapporti paradigmatici con altri elementi
o Esempio:
 mettere = italiano
stessa significazione ma valore diverso
 schtellen = tedesco
 puer = bambino
 puer = ragazzo stesso significato ma valore diverso
LEZIONE 4
 Si può dire che tutte le lingue storico-naturali siano organizzate su più livelli
(metaforicamente come gli esseri viventi —> gli elementi si combinano in molecole, le
molecole in organelli, gli organelli in cellule, le cellule in tessuti, i tessuti in organi ecc..)
 Unità di livello inferiore si combinano con unità dello stesso livello per formare elementi di
carattere superiore
 Nel linguaggio umano i suoni (foni) si combinano in sillabe e in morfemi. I morfemi si
combinano in parole, le parole in sintagmi, i sintagmi in frasi, le frasi in periodi ecc…
 In foni, fonemi e sillabe non si hanno segni veri e propri, non c’è cioè contenuto
(unità di 2° articolazione)
 Dai morfemi abbiamo a che fare con livelli segnici, cioè dotati di significato
(unità di 1° articolazione)
o Suoni nella loro componente fisico-acustica —> fonetica
o Suoni nel loro valore funzionale e nella possibilità di combinarsi —> fonologia
o Dai morfemi (unità minime dotate di significato) alle parole —> morfologia
o Dai sintagmi ai periodi —> sintassi
o Significato —> semantica
I suoni
 I suoni sono unità in sé prive di significato, sono unità subsegniche
o Li studiano la fonetica e la fonologia (scienze foniche)
 La fonetica studia la realtà materiale del suono:
 La sua produzione (fonetica articolatoria)
 La sua ricezione (fonetica uditiva e percettiva)
 La sua trasmissione mediante un’onda (fonetica acustica)
La fonologia studia i suoni nelle loro caratteristiche funzionali (distintività)
 Si giova dei contributi di diverse discipline come anatomia,
psicologia, fisiologia e fisica
 La linguistica è una disciplina eteroclita —> opportuno giovarsi delle
conoscenze delle altre discipline. Tiene conto delle acquisizione delle
altre scienze (la matematica è una scienza non eteroclita)
 Studia quei suoni che realmente svolgono una funzione nella lingua,
che hanno capacità distintive
 Esempio: dal punto di vista della fonetica “malik” e “malek” sono due
suoni diversi, unità diverse. Dal punto di vista della fonologia sono
una sola unità, non producono significati diversi.
 La fonologia passa attraverso la conoscenza dei nativi
o Prospettive diverse:
 In fonetica
 se due suoni sono oggettivamente diversi sono due unità, due foni e a
identificarli è il criterio della diversità
 L’unità minima della fonetica è il fono, un suono considerato nella
sua dimensione fisico-acustica. Chiamato anche segmento acustico
 In fonologia
 se due suoni sono oggettivamente diversi ma non possono distinguere
parole di significato diverso, sono varianti della stessa unità.
 L’unità minima della fonologia è il fonema, suono avente carattere
distintivo, in grado dunque, se scambiato con un altro fonema, di
creare parole di significato diverso (esempio: mano – nano)
 È presente nella mente dei nativi
 Si occupa delle regole di combinazione dei suoni
La fonetica
 La fonetica articolatoria si occupa di come vengono prodotti i suoni
 L’apparato fonatorio, se descritto dal basso all’alto, consta dei polmoni e del diaframma (le
sue contrazioni spingono l’aria fuori dai polmoni)
 L’aria dai polmoni passa ai bronchi —> trachea —> laringe (costituita da un anello
cartilagineo detto pomo d’Adamo. Qui si trovano due “tendine” che si possono aprire e
chiudere. Esse sono le corde vocali) —> faringe
 Dopo essere passata per la faringe, l’aria può prendere due direzioni: le direzioni sono
determinate dall’ugola (può muoversi insieme alla struttura che la sostiene, il velo palatino)
o Se l’ugola arretra, chiude il dotto nasale e l’aria esce dalla bocca
o Se, invece, l’ugola e il velo palatino rimangono rilassati e l’aria esce del tutto o in
parte dal dotto nasale producono suoni nasali
 Se l’aria passa dalla cavità orale, può essere ostacolata dalla lingua e dalle labbra. L’aria
prima passa dal palato molle, poi va nel palato duro che si incurva leggermente e alla fine di
questa “gobba” ci sono i denti, dove si trovano gli alveoli
 Lingua: dal fondo verso l’esterno —> radice, dorso, apice (punta)
o La punta e le parti laterali anteriori vengono chiamate corona
 Nella laringe c’è la glottide (struttura cartilaginea) che contiene due pieghe della mucosa, le
pliche vocali. Tra le pliche vocali e le labbra si articolano i suoni
 Le pliche vocali possono chiudere il dotto laringeo al passaggio dell’aria, l’aria può riaprirle
e così via con una frequenza di 50-200 volte al secondo
o Questa vibrazione dà luogo alla voce o sonorità, dunque:
 Suoni sonori —> con vibrazione delle pliche vocali
 Suoni sordi —> senza vibrazione delle pliche vocali
Vocali e consonanti
 Consonanti: nel suo procedere oltre la laringe l’aria incontra degli ostacoli che modificano la
sua pressione e la velocità
 Vocali: se nel suo procedere oltre la laringe l’aria non incontra ostacoli
 L’aria sale dai polmoni: incontra ostacoli diversi dalla vibrazione delle pliche vocali?:
o SI: à c’è vibrazione della pliche?
 SI —> à consonante sonora
 NO —> à consonante sorda
o NO: à c’è vibrazione della pliche?
 SI —> à vocale
 NO —> à consonante
Le vocali
 L’aria uscendo dai polmoni fa vibrare la pliche e poi non incontra ostacoli.
 I timbri delle vocali sono dati dalla forma che assume il dotto orale al passaggio dell’aria
 La forma del dotto orale è governata da 3 variabili, le vocali si classificano in base a queste:
o Posizione di un punto medio ideale della lingua sull’asse orizzontale
 3 posizioni principali:
 posteriore, centrale, anteriore (rispetto al punto mediano)
o Posizione di un punto medio ideale della lingua sull’asse verticale
 4 posizioni principali:
 bassa, medio bassa, medio alta, alta
o Arrotondamento delle labbra
 2 posizioni:
 arrotondata, non arrotondata
LEZIONE 5
Il trapezio vocalico:
 lo spazio in cui un punto medio ideale della lingua si può muovere in bocca è un piano
circoscritto da un perimetro a trapezio
 le vocali dell’italiano:
o I = vocale alta, anteriore, non arrotondata
o E = vocale medio-alta, anteriore,
non arrotondata
o ε = vocale medio-bassa, anteriore,
non arrotondata
o A = vocale centrale o medio-anteriore, bassa,
non arrotondata
o U = vocale alta, posteriore, arrotondata
o O = vocale medio-alta, posteriore, arrotondata
o ɔ = vocale medio-bassa, posteriore, arrotondata
L’alfabeto IPA
 I simboli con cui sono rappresentati i foni fanno parte di un sistema di scrittura creato
artificialmente alla ricerca della biunivocità (un segno = un suono [e viceversa])
 L’alfabeto IPA è di uso universale e cerca di rappresentare i suoni delle lingue umane, ogni
trascrizione è infinitamente precisabile, si possono selezionare vari gradi di approssimazione
o trascrizioni fonetiche rappresentano i foni e si pongono tra []
o trascrizioni fonologiche rappresentano i fonemi e si pongono tra //
o trascrizioni fonematiche rappresentano le unità sottostanti, non i suoni prodotti
Il trapezio IPA
 Ogni punto mostra una doppia possibilità
o in base all’arrotondamento delle labbra
o ɘ (schwa) = vocale media, centrale,
non arrotondata
o ʌ = vocale medio-bassa, posteriore,
non arrotondata
Le consonanti
 Se l’aria spinta fuori dai polmoni incontra degli ostacoli dalla laringe in poi si generano
dei suoni che sono detti consonanti
 Le consonanti si classificano in base a tre parametri che corrispondono a tre variabili
che intervengono nel processo articolatorio, simultaneamente:
o Modalità di ostruzione / modo di articolazione: riguarda l’entità dell’ostacolo
frapposto all’aria; entità proporzionale allo spazio libero per il deflusso dell’aria
o Luogo di articolazione: il punto dell’apparato fonatorio in cui avviene l’istruzione
o Presenza o assenza del tratto di sonorità: dipende dalla vibrazione o non
vibrazione delle pliche (corde) vocali
Modalità di ostruzione dell’italiano
 Occlusiva: massima ostruzione, per un momento il canale fonatorio è completamente chiuso
dalla lingua o dalle labbra. Quando viene rilasciata l’occlusione, si ode un’esplosione
o suoni momentanei e possono essere sordi o sonori
o es. [p], [t], [b], [g], [k], [d]
 Fricativa: il cantare fonatorio viene fortemente ristretto in un punto dalla lingua, dalle labbra
e/o dai denti, può passare solo una piccola quantità d’aria, si produce una frizione, un raschio,
un suono stridulo
o suoni continui e possono essere sordi o sonori
o es. [s], [f], [v]
 Affricata: ad una breve occlusione del canale fonatorio segue un rilascio che genera una
frizione, si tratta in sostanza di una rapidissima sequenza occlusiva+fricativa che genera alla
fine un suono compatto
o suoni momentanei e possono essere sordi o sonori
o es. [ts] di can[ts]one (canzone)
 Nasale: il canale fonatorio è completamente chiuso dalla lingua o dalle labbra, ma il velo
palatino si abbassa e consente l’uscita dell’aria dal naso
o suoni continui e sonori
o es. [m], [n]
 Laterale: la punta della lingua crea un’ostruzione parziale, l’aria può uscire ai lati del dorso
della lingua
o suoni continui e sonori
o es. [l]
 Vibrante: la lingua pone e rimuove più volte e in rapida successione un’ostruzione
o suoni continui e sonori
o es. [r]
 Approssimanti: l’occlusione del canale fonatorio è minima, la lingua si alza di poco al di sopra
dei limiti superiori del trapezio vocalico
o suoni continui e sonori
o es. [j]eri (ieri), [w]omo (uomo)
Luogo di articolazione
 Occlusive:
o Bilabiale (perché le labbra si chiudono)
 [p] (sorda), [b] (sonora)
o Dentale (la lingua si appoggia alla parte interna dei denti)
 [t] (sorda), [d] (sonora)
o Velare (la lingua si solleva, si sposta indietro e si appoggia al velo palatino)
 [k] (sorda), [g] (sonora)
 Fricative:
o Labiodentale (avvicino i denti dell’arcata superiore al labbro inferiore, ma l’aria
esce comunque dal poco spazio)
 [f] (sorda), [v] (sonora)
o Alveolare (avvicino molto la punta della lingua agli alveoli e l’aria passa in uno
spazio molto piccolo)
 [s] (sorda), [z] (sonora)
o Alveopalatare (la lingua si alza e va vicino agli alveoli e al palato, creando un lungo
canale per il passaggio dell’aria)
 [ʃ] (sorda —> [shhh]), [ʒ] (sonora —> [je])
 Affricata (un unico suono):
o Alveolare (lingua vicina agli alveoli e prima occlude, poi lascia passare l’aria)
 [ts], [dz]
o Alveopalatare (momento di ostruzione, poi a lingua si abbassa e si alza al centro)
 [tʃ] (c’ha), [dʒ](già)
 Nasale (TUTTE SONORE)
o Bilabiale (le labbra chiudono il passaggio all’aria e questa passa dal naso)
 [m]
o Alveolare (la punta della lingua si appoggia agli alveoli e chiude il passaggio,
ma l’aria passa dal naso)
 [n]
o Velare (l’occlusione avviene sul velo palatino, ma l’aria esce dal naso)
 [ŋ] (anca)
o Labiodentale (ostruzione creata dai denti superiori, che si appoggiano al
labbro inferiore)
 [ɱ]
o Palatare (il dorso della lingua si alza e tocca il palato duro, creando un’ostruzione)
 [ɲ] (gnomo, ragno)
 Laterale (TUTTE SONORE)
o Alveolare (la lingua si appoggia sugli alveoli e l’aria esce ai lati della lingua)
 [l]
o Palatale (il dorso della lingua si appoggia al palato duro e l’aria esce dai suoi lati)
 [ʎ] (maglia, teglia,…)
 Vibrante (TUTTE SONORE)
o Alveolare (propriamente polivibrante = più di una vibrazione)
 [r]
 Approssimanti (TUTTE SONORE E SONO SEMPRE DAVANTI A UNA VOCALE)
o Palatare (la lingua si alza di poco oltre il limite superiore delle vocali e si spinge di
pochissimo verso il palato)
 [j] (ieri)
o Velare (la lingua si alza di poco oltre il limite superiore delle vocali e si sposta
indietro verso il velo palatino)
 [w] (uomo)
LEZIONE 6
La sillaba
 Unità universale, la sillabazione spontanea senza l’interferenza di altri aspetti (conoscenza
grafia per esempio) è generalmente corretta, ovvero uguale per tutti
 È un’aggregazione di suoni attorno a un picco d’intensità (il volume del suono raggiunge un
massimo, dopo il quale scende) detto nucleo
o unica parte indispensabile, costituita per lo più da una vocale, ma anche da una
laterale, vibrante o nasale
 Struttura della sillaba:
o testa / attacco
o rima
 nucleo
 coda
Sonorità intrinseca e sillabazione
 I suoni possiedono una sonorità intrinseca,
ovvero una maggiore intensità naturale
indipendente dalla forza con cui l’aria esce
dai polmoni
 La sonorità intrinseca è correlata all’apertura
del canale fonico, più esso è aperto, maggiore
è la sonorità intrinseca
 In una parola, passando da un suono all’altro,
si hanno variazioni di sonorità intrinseca; ad
ogni minimo di sonorità, cioè ad ogni massimo
restringimento del canale fonatorio, inizia una.
nuova sillaba
Vocali e sillabazione:
I dittonghi
 In una sillaba il nucleo è occupato per lo più da una vocale, ma tale vocale può essere
seguita da un’altra vocale, che si chiamerà semivocale e formerà con la prima un dittongo
 Si chiama dittongo un movimento della lingua nello spazio vocalico all’interno della stessa
sillaba, naturalmente la semivocale avrà apertura (e sonorità intrinseca) minore
o Es. ['kau̯ .to], le semivocali si notano con ̯
 Se però la seconda vocale è accentata allora sarà nucleo di sillaba
o es. [gwa.'i:.to]
Due fatti fonetici
 Se una vocale è seguita da una nasale all’interno della stessa sillaba (tautosillabica), essa si
nasalizza, cioè che un po’ d’aria esce anche dal naso
o una vocale si nasalizza quando è seguita da una consonante nasale tautosillabica
(appartiene alla stessa sillaba)
o una vocale si nasalizza quando appartiene a una sillaba chiusa sa una nasale
 es. ['kãn.ta.no], le vocali nasali si notano con ̃
 Se una vocale si trova contemporaneamente in:
o sillaba tonica
o sillaba aperta si allunga (:)
o sillaba non finale
 es. [kãn.'ta:.re], ma [ve.ri.'ta]
 il punto (.) divide le varie sillabe
Tratti sovrasegmentali
 Ciò che non è intrinseco al segmento fonico, ma gli è esterno come la musica al testo di una
canzone, si chiama tratto sovrasegmentale
 I tratti sovrasegmentali sono quattro:
o accento
o lunghezza
o tono
o intonazione
Accento
 Chiamiamo accento tre strategie per rendere più percettibile, più saliente una sillaba:
o pronunciarla con maggiore intensità
o pronunciarla più alta
o pronunciarla più lunga
 convivono nelle sillabe toniche (accentate)
 Le tre strategie sono generalmente compresenti ma una tende a prevalere, dividendo così le
lingue in altri tre gruppi:
o lingue ad accento espiratorio (italiano, tedesco,…)
 sillabe toniche leggermente più lunghe e alte delle atone, ma molto più
intense delle atone
o lingue ad accento musicale (greco classico, serbo-croato,…)
 sillabe toniche leggermente più lunghe e intense delle atone, ma molto più
alte e acute delle atone
o lingue ad accento di durata (georgiano,…)
 sillabe toniche leggermente più intense e alte delle atone, ma molto più
lunghe delle atone
 L’elemento più percepibile della sillaba accentata è sempre la vocale
 L’accento è distintivo (['me:.ta] vs [me.'ta]) e si nota con ' prima della sillaba accentata
Lunghezza
 È la durata cronologica della realizzazione di un segmento (= quanto tempo prende la
realizzazione di un segmento)
 La lunghezza è presente in tutte le lingue del mondo e permette di creare parole di lunghezze
diverse, con significati altrettanto differenti
 Ci sono vocali lunghe e brevi, consonanti lunghe e brevi
 Può avere valore oppositivo:
o latino = palus “palude” vs pālus “palo” (il latino usa le vocali brevi e lunghe per le
distinzioni grammaticali e lessicali)
o milanese = [kar] “carro” vs [ka:r] “caro”
o italiano = pala vs palla ['pa:.la] vs ['pal.la]
 la lunghezza si nota in IPA con : o, per le consonanti, ripetendo il segno della consonante
LEZIONE 7
Tono
 È l’altezza o la variazione di nota musicale associata ad un sillaba
o riguarda tutta la sillaba, ma è maggiormente udibile sulle vocali
 In certe lingue, dette tonali, esso è distintivo:
o cinese mandarino 4 toni + 1 tono neutro
 mā (alto costante) “mamma”
 má (ascendente) “lino”
 mǎ (discendente - ascendente) “cavallo”
 mà (discendente) “ingiuriare, sgridare”
 i segmenti presenti sono tutti uguali, ma sono diversi dal punto di
vista sovrasegmentale
o svedese:
 and «anatra» —> anden «l’anatra» 'anden
 ande «spirito» —> anden «lo spirito» 'anden
 tank «serbatoio» —> tanken «il serbatoio» 'tanken
 tanke «pensiero» —> tanken «il pensiero» 'tanken
Intonazione
 È la curva melodica associata ad un enunciato e si applica a ciascuno di essi
 La curva melodica si chiama intonazione
 Dal punto di vista funzionale, in certe lingue ha valore distintivo

Fonologia
 Studio dei suoni dal punto di vista funzionale
o considerando la loro capacità di generare opposizioni
 Considera i suoni come unità solo se sono in grado di generare opposizioni di significato
 Uno studio fonologico individua un numero limitato di suoni
 L’unità di base della fonologia sono i fonemi
 La fonologia studia anche le regole che governano la distribuzione dei suoni.
(fonotassi = quali sequenza di suono sono ammesse e quali no – le lingue selezionano solo
le combinazioni e le sequenze possibili)
 La fonologia si occupa anche di capire quali regole si attivano sistematicamente per
generare delle sequenze di suoni che il parlante nativo sente come ben formati (cambiano da
lingua a lingua, ognuna ha le sue combinazioni di suoni)
o 3 consonanti in principio di parola se:
 la prima è una fricativa alveolare ([s] o [z])
 la seconda è un’occlusiva o fricativa
 la terza una laterale, una vibrante o un’approsimante
 ['strap.po] (strappo)
 ['zdra:.jo] (sdraio)
 [sfja.'ta:.re] (sfiatare)
 ['zvja:.re] (sviare)
Fonemi
 Due suoni che, se si scambiano tra di loro, originano delle parole che hanno un significato
diverso sono due fonemi
o ['ka:.ne] (cane) vs ['pa:.ne] (pane)
o ['sãn.to] (santo) vs ['mãn.to] (manto)
o ['ka:.lo] (calo) vs ['kal.lo] (callo) —> le consonanti lunghe si comportano allo stesso
modo di quelle brevi
o ['mi:.tʃa] (micia) vs ['mit.tʃa] (miccia)
o ['rat.tsa] (razza – suddivisione di specie) vs ['rad.dza] (razza - pesce)
[esiste solo questo caso per le fricative]
 Ci sono fonemi che danno luogo a molteplici parole con molteplici significati, altri invece
creano meno parole e, di conseguenza, meno significati
 Anche suoni che sembrano simili possono avere appartenenze fonologiche diverse
Varianti dei fonemi o allofoni
 Se due suoni possono essere scambiati in ogni contesto allora sono varianti di uno stesso
fonema —> allofono libero / varianti libere
o dipendono dalle abitudini articolatorie del parlante, che siano personali o legate a dei
fattori socio-culturali
 [ras.trel.'la:.re] (rastrellare) / [Ras.tRel.'la:.Re] (rastrellare [r moscia])
 Se due suoni simili da un punto di vista articolatorio non possono mai occorrere nello stesso
contesto (non possono mai stare nella stessa posizione), ma sono automaticamente
selezionati in base ai suoni vicini, essi sono varianti di uno stesso fonema —> allofono
combinatorio / varianti combinatorie
o ['tãɱ.fo] / ['tãn.to] / ['tãŋ.go]
/'tan.fo/ /'tan.to/ /'tan.go/
In italiano
 Le consonanti lunghe si oppongono generalmente alle
brevi, ma tale opposizione non sussiste per tutti i foni:
o [ts], [dz], [ʎ] sono sempre lunghe all’interno di
parola dopo vocale
o [ɲ], [ʃ] sono sempre lunghe tra le vocali
 In italiano standard, è difficile anche fare coppie
minime con [b]
 Le vocali lunghe e quelle nasali sono allofoni combinatori
LEZIONE 8
La trascrizione fonetica
 Tentativo di rappresentare in modo convenzionale un sistema di suoni
o sistema grafico IPA, con regole precise
 Bisogna passare dal suono alla sua rappresentazione
 Come farla:
o aprire le parentesi []
o fare la trascrizione fonetica
o dividere in sillabe con il punto (.)
o individuare la sillaba tonica (su cui cade l’accento)
o individuare, se ci sono, le nasali (alla coda di una sillaba) e le conseguenti
vocali nasalizzate
o individuare, se ci sono, le vocali lunghe
 La consonante lunga inizia nella coda di una sillaba e finisce nella testa
della sillaba successiva
o stazione —> [stat.’tsjo:.ne]
o impazzire —> [ĩm.pat.’tsi:.re]
La morfologia
 Il campo di studio della morfologia è la parola (unità massima), le unità segniche che la
compongono, le strategie per formarla
 Ma che cos'è una parola? Difficile dirlo, i parlanti hanno però di solito intuizioni corrette
circa i confini di una parola in un enunciato
 Una definizione spesso citata è "una parola è una sequenza enunciabile in isolamento in cui
non può essere inserita un'altra parola"
 Il morfema è l'unità minima del linguaggio dotata di significato
 Non ha importanza la sua consistenza e struttura fonica, ciò che caratterizza il morfema è di
essere un segno (cioè un'unità dotata di significante e significato) non ulteriormente
scomponibile in altri segni
 Il morfema è un segno, cioè l'unione inscindibile di un significante a un significato
 Il significante si chiama morfo, il significato non ha un nome consolidato, a volte è detto
morfema, ma ciò è ambiguo, potremmo chiamarlo contenuto del morfema
 Tipi di morfemi:
o le parole sono composte da uno o più morfemi
 virtù, top-o, cas-a, cas-ett-a, de-sta-bil-izz-a, virtu-os-o
o i morfemi hanno caratteristiche diverse e possono essere divisi ad esempio in:
 liberi, possono stare da soli
 legati, possono occorrere solo uniti ad altri morfemi
LEZIONE 9-10
 I morfemi possono essere classificati anche in base al contenuto:
o morfemi lessicali: hanno come contenuto il riferimento ad un referente, ad un'entità
reale o mentale
 can-e, sogn-o
o morfemi grammaticali: non rimandano ad un referente ma ad una classe di oggetti
dotati di una caratteristica/ proprietà e si dividono in derivazionali e flessionali
 morfemi grammaticali derivazionali aggiunti ad un morfema lessicale,
cambiano la referenza della parola, creando una nuova unità lessicale
(cane è diverso da canile)
 canile —> can-ile —> il contenuto di "e'" nella parola canile indica
solamente il singolare
(perché canile = maschile ma fonte = femminile)
o in questa flessione, il genere non è indicato, l'informazione di
genere viene assegnata dal morfema lessicale; "e" indica una
classe di nomi dell'italiano (ne esistono tante e diverse)
 morfemi grammaticali flessionali non cambiano il significato di base della
parola ma ne chiariscono il posizionamento di alcune categorie grammaticali
(numero, tempo, genere,…) es. can-il-i, civil-izz-a
 a seconda della posizione rispetto al morfema lessicale, i morfemi
grammaticali sono detti:
 suffissi (dopo il morfema lessicale —> capac-ità)
 prefissi (prima del morfema lessicale —> in-capac-ità)
 infissi (si inseriscono all’interno della base: possono interrompere la
radice oppure interporsi fra il morfema lessicale e un
prefisso/suffisso)
 le parole si formano mediante regole che uniscono morfemi, si tratta di regole
complesse e talvolta non chiare
morfema libero morfema legato
morfema lessicale bar, virtù gatt-, mucc-
morfema grammaticale di, per -in-o, -a

Morfemi, morfi e allomorfi


 Il morfo è il significante di un morfema, vale a dire la sua componente fonica, concreta
o amic-o è composto dai morfi [a’mi:k] e [o]
 Se lo stesso contenuto di un morfema è associabile anche ad altri morfi, la cui selezione
dipende dal contesto fonetico allora si parla di allomorfi
o morfi diversi distribuiti in base ad un regola
 Morfo vuoto / Morfo zero —> un elemento del significato (segmenti) identificabile
all’interno di una parola che non è associato a nessun segmento fonetico all’interno della
parola stessa (non è associato ad alcun significato)
 Esempi:
o amico (a'mi:k] + [o] vs amici [a'mi:t(] + [i]
o il morfo (a'mi:t/] è solo una variante di [a'mi:k] davanti a [i]
 ingl. morfema di plurale —> 3 allomorfi:
 -s dopo sorda non solcata
 -Iz dopo fricativa e affricata solcata
 -z in tutti gli altri casi
Allomorfia e suppletivismo
 Quando la variazione di un morfo è predicibile mediante regole si parla di allomorfia,
quando non è prevedibile mediante regole parliamo di suppletivismo
 Le parole suppletive nelle lingue si formano nelle parole ad alta frequenza (= che vengono
usate molto spesso)
 I bambini rincoglioniti dicono io uscio
 Es. di suppletivismo:
o Piacenza —> piacent-in-o, c’è una somiglianza, quindi suppletivismo debole
o Ivrea —> eporedi-e(n)s-e, non c'è alcuna somiglianza, quindi suppletivismo forte
 Le espressioni idiomatiche possono essere utilizzate e comprese solo da chi ha una
conoscenza approfondita della lingua (es. tagliare la corda = scappare ma se non si conosce
la lingua = tagliare la corda con le forbici)
Parole complesse
 Le parole complesse sono quelle non monomorfemiche. Si possono distinguere 3 processi
per creare parole complesse:
o Composizione
 processo per cui si crea una nuova parole mediante la giustapposizione di
parole già esistenti
 si possono unire, a seconda del tipo di lingua, ad esempio:
 N + N = grillotalpa
 V+ N = taglialegna
 V+ V = saliscendi
 N+ Ag. = pellerossa
 Avv. + N = sottoscala
o derivazione
 aggiunta di un morfema derivazionale a un morfema lessicale
 la parola derivata minima è formata da un morfema lessicale e uno
derivazionale
 la parola è derivata se ha almeno un morfema derivazionale
o flessione
 aggiunta di un morfema flessivo a un morfema lessicale
 perché+ una parola sia flessa deve avere almeno un morfema flessivo
 ci sono anche parole che sono sia derivate che flessive
Il parametro TESTA
 La TESTA di un composto è la parte più caratterizzante, cioè la parola che trasmette al
composto le proprie caratteristiche morfo-lessicali e semantiche
o Es. capomafia è maschile allora la TESTA deve essere maschile (tratto
morfologico), allora la testa è capo
 Più efficace però il test semantico:
o solo con la testa l'affermazione è vera: pescecane è un pesce, ma *pescecane è un
cane, la TESTA è pesce
Classificazione dei composti
 In base al parametro TESTA distinguiamo:
o composti endocentrici cioè dotati di una testa (pastafrolla, calzamaglia, libropaga…)
o composti esocentrici, privi di testa (scolapasta, portalettere, pellerossa,…)
 nessuna delle due parole ha senso da sola
o composti dvandva con due teste possibili (cassapanca)
Pallore polierematiche
 Se una parola è definibile come una sequenza enunciabile in isolamento in cui non può
essere inserita un'altra parola, allora:
o pesce è una parola, cfr. *peterribilesce
o pescecane anche, cfr. *pesce terribile cane
o anche pesce d'aprile lo è, cfr. *pesce terribile d'aprile
Tipologia e morfologia: i tipi morfologici
 Si possono osservare e classificare da un punto di vista tipologico anche le modalità di
organizzare la parola
 La classificazione tradizionale fa riferimento a 4 tipi di lingue che presenterebbero strategie
consistentemente diverse nella strutturazione della parola:
o isolanti
 es. cinese, vietnamita, thai,…
 sono invariabili, prive di ogni forma di modificazione, monomorfemiche
 mancano i processi morfologici che generano parole complesse, non esiste il
morfema legato, regole solo sintattiche
o agglutinanti
 es. turco, swahili, quechua, nahuatl,…
 insieme di parole polimorfemiche in cui ogni morfema reca una sola
informazione
 si caratterizzano per la facilità di segmentazione morfologica e per la relativa
lunghezza delle parole
o fusive/flessive
 hanno parole polimorfemiche, ogni morfo può portare più di un'informazione
(amalgama morfematico), e lo stesso contenuto è espresso da più morfi
 esempi:
o it. il gatto mangiò le sardine
 la -o e la -e indicano sia il numero, sia il genere
 -ò il tempo, la persona, il numero, il modo e la diatesi
o lat. man-ibus ablativo con
 -ibus esprime "caso e numero"
 esiste anche -is come ablativo per altre parole
 SOTTOTIPO: lingue INTROFLESSIVE
 in esse la flessione (e in parte anche la derivazione) non avviene
all'inizio o alla fine della parola, ma all'interno
o Es: in arabo (pervasivamente introflessiva) i morfemi lessicali
generalmente di 3 consonanti in cui si intercalano dei morfemi
grammaticali transfissi
 mik "possedere", plurale malaka "possedette"
 malik "re", plurale mulük
 ktb "scrivere" kitâb "libro" plurale kutub
 kätib "scrittore", plurale kataba "scrisse"
o Es: in inglese alcune opposizioni morfologiche sono rese con
sostituzioni di vocali
 ring rang rung
o polisintetiche e incorporanti
 le lingue polisintetiche sono caratterizzate dalla possibilità di unire molti
morfemi, fino a dare luogo a parole che hanno il contenuto di una frase, cioè
una predicazione, se possono unire nella stessa parola più morfemi lessicali,
soprattutto il verbo e il suo oggetto si parla di lingue incorporanti

 Es. tiwi (Australia settentrionale, incorporante)


o pi-ti-wuliyondyi-rrurlimpirr-ani
 3pl-3s-morto wallaby-portare in spalla-part.abituale
 "'essi sono soliti portare il wallaby morto sulle spalle"
LEZIONE 11
L’appartenenza ai tipi
 Come già detto i tipi non sono lingue, ma astrazioni ideali
 Alcune lingue si conformano profondamente ai tipi, altre meno:
o inglese, prevalentemente isolante, ma con elementi agglutinanti (es. plurale in -s,
comparativi in -er e superlativi in -est degli aggettivi monosillabici) e fusivi (verbi
forti “swim, swam, swum”)
o armeno e romani agglutinanti nei nomi, fusivi nei verbi
Lessico
 L'insieme dei lessemi di una lingua costituisce il lessico
 È importante distinguere tra lessico di una lingua e lessico del parlante, non coincidono mai
 Anche i dizionari sono raccolte incomplete, perché nascono continuamente nuove parole per
neoformazione o per interferenza con altre lingue
 Es.: l'amico dei miei amici è mio amico
o quanti lessemi (privi della flessione) ci sono? 5 lessemi
o quante parole morfo-sintattiche (comprensive della flessione) ci sono? 12 parole (si
tiene conto delle diverse flessioni
 dei = di + i = 2 parole
 miei = mio + plurale = altre 2 parole
 "amico" si ripete tre volte, ma è sempre la stessa parola
 Se il lessema ha un contenuto lessicale e non grammaticale, ci dev'essere almeno un
morfema derivazionale
 Lessema —> unità lessicale astratta, privata delle sue flessioni
Stratificazione del lessico
 In ogni lingua c'è uno strato nativo, rispetto al quale troviamo parole di sostrato
(appartenenti alla lingua soppiantata), es. lo strato nativo dell'italiano è ciò che continua
dal latino
 Ci sono poi nuove parole che vengono accolte in seguito ad interferenza linguistica
o l’interferenza linguistica non avviene tra le lingue, ma tra le parole
 L'interferenza linguistica è un fenomeno per cui in un parlante bilingue un elemento del
codice A può essere usato nel codice B per varie ragioni
Fenomeni di interferenza lessicale
 Consistono nell'imitazione di una parola di una lingua modello per creare una nuova parola
nella lingua replica, si manifesta soprattutto in 3 fenomeni:
o prestito
 fa si che ci sia un nuovo lessema nella lingua replica
 si tratta dell’imitazione di una parola straniera, ma cosa si imita?
 il significante
 un significato
o italiano: mouse “dispositivo per muovere il puntatore”,
inglese: mouse che però significa anche "topo";
o blitz “intervento rapido di polizia”, ted. Blitz che significa
anche "fulmine"
o tailleur “abito da donna”, tailleur che significa anche “sarto”
o gol "punto segnato nel gioco del calcio", inglese: goal che
significa anche obiettivo, scopo

o calco strutturale
 è un’imitazione di una parola straniera nella sua struttura morfologica, ma
con segni linguistici (parole, morfemi) della lingua replica
 italiano ferrovia - dal modello tedesco eisenbahn
o queste due parole sono state assemblate anche nello stesso
modo (Eisen = ferro, bahn = via)
 italiano stringinaso - dal modello francese piace-nez
 italiano grattacielo – inglese skyscraper
o la replica italiana conserva il modello inglese skyscraper, ma i
morfemi sono posizionati diversamente
 è un calco integrato, manipolato secondo le regole
della lingua replica
o calco semantico
 è un processo di imitazione, ma l’esito è molto diverso: alla fine del processo
una parola avrà un nuovo significato —> non porta ad una nuova parola, ma
ad una nuova polisemia di tale parola (= acquista un significato in più)
 italiano mouse - spagnolo ratón —> nel caso dello spagnolo,
dell'inglese e del francese "mouse", "ratón" hanno più significati:
o indicano sia l'animale (A) che lo strumento informatico (B)
 italiano stella “astro” (A) e “divo dello spettacolo (B)
o il significato B ha meno di un secolo ed è stato creato a
modello dell’inglese star o del francese étoile che da lungo
tempo possiedono sia il significato A che il significato B
Acclimatamento e integrazione
 Un prestito molto diffuso presso i parlanti di una lingua, che è conosciuto da tutti e detto
acclimatato (cfr. it. bar, bistecca), altrimenti sarà non acclimatato (cfr. kippà, sciuscià)
 Un prestito integrato è un prestito che, rispetto alla lingua moderna, presenta delle
modifiche a livello fonetico, morfologico o semantico introdotte per rendere più semplice la
gestione del prestito secondo le regole della lingua
o bistecca = ingl. beefsteak
o sciuscià = ingl, shoeshine
o treno = fr. train
 Se un prestito non presenta modifiche si dice che è non integrato
o bit "unità di misura informatica" = ingl. bit
o sketch "breve scenetta comica" = ingl. sketch
Sintassi
 Studia i principi in base ai quali le varie lingue possono dar luogo a combinazioni di parole
(sintagmi, frasi, periodi discorsi)
 L'applicazione di tali principi (regole sintattiche) dà luogo ad esempio a frasi ben formate; la
buona formazione pero è indipendente dal senso
o la sedia incapace pascola nello zaino
 la frase non ha senso, ma è corretta dal punto di vista strutturale
o Paolo vuole di laurearsi presto
 anche questa frase verrebbe respinta nella sua struttura, nonostante ne sia
stato compreso il significato
 C’è comunque un grado inferiore alla cattiva formazione ed e la non strutturazione (insalata
di parole), segnalata da un'intonazione discendente dopo ogni parola
o sedia nello pascola la zaino incapace
 non sono corretti né il significato, né la struttura della frase

Valenza verbale
 Elemento centrale per la strutturazione di una frase è il verbo, una sua proprietà, detta
valenza, fornisce uno schema minimo per formare una frase grammaticale (1° nucleo per
costruire una frase)
o valenza = numero di argomenti (complementi obbligatori) che devono essere
associati a un verbo per dar luogo a una frase ben formata
 Distinguiamo verbi con 4 diverse valenze:
o verbi a valenza 0 —> avalenti (piovere, nevicare, tuonare)
 è subordinata a un altro parametro, ovvero se la lingua è pro-drop o meno
o verbi a valenza 1 —> monovalenti (camminare, ridere, morire, svenire, riposare,…)
o verbi a valenza 2 —> bivalenti (guardare, picchiare, telefonare, scaldare, cercare,…)
o verbi a valenza 3 —> trivalenti (dire, dare e loro sinonimi)
 la valenza è una proprietà che viene governata dal significato del verbo
 verbi monovalenti = intransitivi
 verbi bivalenti o più = transitivi
 lo schema minimo di una frase è dato da un verbo con le sue regole
valenziali minime
 Lingue non pro-drop: sempre specificare il pronome soggetto
LEZIONE 12
Oltre gli argomenti
 Gli argomenti sono elementi indispensabili per la buona formazione della frase, tutti gli
elementi non indispensabili si dicono circostanziali
o Esempio —> per tre volte la mamma scaldò il brodo per il figlio
 La rimozione di un circostanziale non rende la frase agrammaticale/malformata
 Una frase è un gruppo di parole dotate di un soggetto e un predicato
o gruppo di parole = più parole coinvolte
 Nelle lingue prop-drop (lingue isolanti) la predicazione può essere rappresentata da
solamente una parola
 Ci sono gruppi di parole che non formano delle frasi, anche se sono gruppi di parole: queste
infatti non presentano né un soggetto né un predicato
Sintagmi
 Ci sono regole che formano gruppi di parole inferiori alla frase, i sintagmi, che potremmo
considerare tendenzialmente combinazioni di parole aggregate intorno ad un elemento
indispensabile detto TESTA
o se c'è solo la TESTA, cosa che accade, il sintagma sarà di un sola parola
 Ogni TESTA è sostituibile solo con una parola della stessa categoria lessicale
 Ogni sintagma è sostituibile solo con sintagmi della stessa natura
 Se in un sintagma ci sono più parole c'è una coesione interna tra gli elementi che è di molto
superiore a quella esterna, cioè con altre parole
 Per identificare i sintagmi in una frase ci sono vari test:
o es. la maestra scrive alla lavagna con il gesso durante la lezione
 test del movimento —> le parole che costituiscono un sintagma si muovono
tutte insieme
 durante la lezione la maestra scrive alla lavagna con il gesso = la frase
rimane ben formata e di senso compiuto
 la lezione la maestra scrive alla lavagna con il gesso durante = frase
malformata e rifiutata dal parlante nativo
 test della frase scissa —> si produce una frase scissa tipo è…che; al posto di
… posso mettere solo sintagmi
 è con il gesso che la maestra scrive alla lavagna durante la lezione =
frase ben formata e di senso compiuto
 è il gesso che la maestra scrive alla lavagna con durante la lezione =
frase malformata e rifiutata dal parlante nativo
 test dell’enunciazione in isolamento in risposta a una domanda
 Quando scrive la maestra alla lavagna con il gesso?
o SI (ha senso):
 durante la lezione
o NO (non ha senso):
 la lezione
 durante la lezione scrive
 Non tutti i sintagmi sono dello stesso tipo:
o durante la lezione e la maestra scrive alla lavagna con il gesso
 la frase è grammaticale perché non si possono coordinare due sintagmi di
natura diversa, non tutti i sintagmi infatti sono uguali
 distinguiamo tra sintagmi nominali, verbali, aggettivali, preposizionali a
seconda della loro TESTA
Tipi di sintagmi
 La TESTA di un sintagma è l'elemento che lo caratterizza, l'unico che non può essere
sostituito con un elemento di un'altra categoria lessicale
o Se la TESTA è un nome —> sintagma nominale (SN)
o Se è un verbo —> sintagma verbale (SV)
o Se è un aggettivo —> sintagma aggettivale (SA)
o Se è una preposizione —> sintagma preposizionale (SP)
o Se la testa è l'unico elemento necessario, ne consegue che da sola può formare un
solo sintagma
 Giorgia scrive alla lavagna con il gesso durante la lezione
 Giorgio si annoia e le giornate sembrano sempre uguali in inverno
 Giorgio, le giornate (SN)
 si annoia, sembrano, sembrano sempre uguali,
 sembrano, sembrano sempre uguali in inverno (SV)
 sempre uguali (SA) in inverno (SP)
o da notare che certi sintagmi possono essere ulteriormente
scomposti in altri sintagmi
 L'articolazione fondamentale di una frase qualsiasi sembra essere quello di un primo livello
di articolazione formato da soggetto e verbo
 Nelle espressioni idiomatiche (espressioni fisse non manipolabili il cui significato è
metaforico e non è ricavabile dalle parole che le formano —> vuotare il sacco/tagliare la
corda…= la frase metaforica non la si capisce se non si conosce il modo di dire) formate da
verbo e sostantivo si ha sempre che il verbo ha il sostantivo come oggetto
Struttura della frase
 Le frasi si basano sulla combinazione di sintagmi e i sintagmi sulla combinazione di parole
o di altri sintagmi:

 I diagrammi ad albero vanno letti dal fondo


o questa rappresentazione rende esplicite delle relazioni che, a livello superficiale,
potrebbero risultare ambigue o addirittura non emergere
o Paolo guarda le ragazze con gli occhiali
 stessa frase ma diverse interpretazioni che dipendono dalla gerarchia tra le
parole dell’intera frase
 1° tipo:
o SN Paolo
o SV guarda le ragazze con gli occhiali
 SV guarda
 SN le ragazze con gli occhiali
 SN le ragazze
 SP con gli occhiali
 2° tipo:
o SN Paolo
o SV guarda le ragazze con gli occhiali
 SV guarda
 SN le ragazze
 SP con gli occhiali Non c’è alcun tipo di relazione
Le frasi
 Tra le definizioni più diffuse c’è questa: “la frase è un gruppo di parole dotato di senso
compiuto”, ma è difficile dire cosa sia il senso compiuto e inoltre:
o che Paolo conosce
 ha senso compiuto? No, eppure diremmo che è una frase
o certo!
 ha senso compiuto? Sì, eppure non è un gruppo di parole
 Meglio considerare le frasi come gruppi di parole dotati di soggetto e predicato
Il soggetto
 Realtà plurifattoriale, complessa, difficile da definire
 Due definizioni molto diffuse:
o definizione semantica: colui che compie l’azione (agente), però “Paolo sviene”
(non c’è azione)
o definizione comunicativa: ciò di cui si parla (tema), però “a Paolo piace il mare”
(si parla di Paolo, ma il soggetto è mare)
 Non sono definizioni errate, ma hanno un’applicabilità solo statistica (spesso il soggetto è
anche agente e tema) ma non generale (non deve necessariamente esserlo)
 Si potrebbe aggiungere un’altra definizione:
o definizione sintattica: il soggetto è quell’elemento che concorda obbligatoriamente
con il verbo in persona e numero —> “i soldati combattono con la/-e spada/-e”,
MA “il soldato combattono con la/-e spada/-e” (soggetto e verbo non concordano)
 questa definizione non conosce quasi controesempi (l’italiano non ne
conosce), ma è poco descrittiva, le altre ci dicono cose interessanti sulla
natura del soggetto ma non sono di generale applicabilità
 Il soggetto ideale, prototipico sta all’intersezione di agente e tema, cioè è sia l’uno sia
l’altro, ma può allontanarsi da tale intersezione
 Quando si parla, per individuare le varie parti della frase, si mettono in atto tutti e tre i
processi: semantico, comunicativo e sintattico
LEZIONE 13
Tipologia e sintassi: l’ordine dei costituenti primari
 È un’esplorazione che inizia con J. Greenberg negli anni ’60
 Consideriamo una frase dichiarativa indipendente e osserviamone la distribuzione di tre
primitivi e universali semantici
o soggetto + verbo + oggetto
 Ci sono lingue con ordine rigido di questi costituenti (ordine che rimane sempre lo stesso in
ogni caso), altre con ordine più libero, nel secondo caso consideriamo l’ordine non marcato
o ordine non marcato —> Giorgio taglia il salame
 Giorgio fa a fette un salame (entità inanimata)
o ordine marcato —> il salame taglia Giorgio
 il salame non copie l’azione, bisogna capire che Giorgio sta tagliando il
salame e non qualcos’altro
 è marcato tutto ciò che comporta almeno un’informazione semantica
in più; in questo caso, la seconda frase contiene in più
un’informazione del tipo “e non la coppa, e non qualcos’altro”
 ORDINI POSSIBILI:
o sono 6 ordini possibili::
 SVO VSO SOV (circa 97,5%)
 il soggetto precede l’oggetto (SO)
 VOS OVS OSV (circa 2,5%)
 l’oggetto precede il soggetto (OS)

o perché tanta sproporzione tra i due gruppi?


 in una frase comune, prima si mette ciò di cui si parla (tema = soggetto) e poi
ciò che appartiene sempre al rema, ovvero ciò a cui ci si riferisce (oggetto)
o gli ordini usati dalle diverse lingue:
 VOS: tagalog (ordine abbastanza rigido), malgascio (parlato in Madagascar)
 OVS: hixkaryana, tuvaluano, selknam
 OSV: kxoe, nadëb, tobati, wik ngathana
 SVO: lingue romanze, lingue slave, albanese, neogreco, estone, finlandese,
inglese, svedese, norvegese, thai, vietnamita ecc.
 VSO: irlandese, gallese, arabo cl., samoano, ebraico, masai ecc.
 SOV: turco, giapponese, armeno, hindi, coreano, tamil ecc.
Cooccorrenze
 Se esploriamo l’ordine di altri elementi, cioè delle sequenze Nome-Aggettivo,
Nome-Genitivo e presenza di preposizioni o postposizioni, osserviamo questa tendenza
statisticamente dominante:
o SVO —> NA, NG, prep. + N
o VSO —> NA, NG, prep. + N
o SOV —> AN, GN, N + post.
 Greenberg si limitò a registrare queste cooccorrenze
 Sulla base degli ordini che riguardano la gran parte delle lingue cerchiamo di creare dei tipi:
o un’osservazione: le cooccorrenze tra SVO e VSO sono identiche, quelle di SOV
completamente opposte
o una domanda: se c’è collegamento tra ordine dei costituenti primari e ordine di altri
elementi cosa hanno di opposto a livello di relazione tra costituenti gli ordini
SVO/VSO rispetto a SOV?
o ipotesi: a contrapporre SVO/VSO e SOV è la posizione reciproca di Oggetto e
Verbo, il Soggetto non è quindi discriminante
 Ricapitolando:
o lingue VO —> NA, NG, prep
o lingue OV —> AN, GN, post
o inoltre:
 anche il malgascio che è VO(S) ha NA, NG, prep
 di contro è abbastanza attestato anche l’ordine OV —> NA, GN, post.
 Generalizzazione di Vennemann:
o VO e OV  sintagmi verbali, la testa è il verbo
o se una lingua è VO avrà testa a sinistra, se è OV avrà testa a destra
 VO —> NA, NG, prep N
 OV —> AN, GN, N post
 le lettere/parole in rosso indicano la testa e si dovrà trovare
sempre dalla stessa parte per ogni tipo di ordine
o esistono comunque controesempi, si tratta dunque di tendenze
Un linguaggio, tante lingue...
 Ci sono limiti alla variazione interlinguistica? (elementi/strutture/relazioni presenti in tutte le
lingue del mondo)
o Sì, gli universali e possono essere di due tipi:
 assoluti (presenti in tutte le lingue)
 si tratta di elementi o strutture, considerate in sé e senza istituire
correlazioni, presenti in tutte le lingue [es. vocali, pronomi, ecc…]
o es. tutte le lingue hanno vocali, hanno strategie per costruire
frasi interrogative, hanno come costruzione non marcata
l’anteposizione della frase condizionale a quella che esprime
la conseguenza, distinguono nei pronomi almeno 3 persone e 2
numeri
 implicazionali (non contraddetti da alcuna lingua)
 affermano che una correlazione di implicazione non è contraddetta da
nessuna lingua al mondo
 implicazione: se c’è A allora c’è B (A B)
o es. logico “se piove (A) ci sono nuvole in cielo (B)”
 4 possibilità:
o AeB
o -A e B
o -A e -B
o *A e -B (logicamente esclusa dall’implicazione)
 dati due elementi o strutture che si ritengono correlate
si avrà un universale implicazionale solo se le prime 3
possibilità sono attestate
 Esempi:
o Se una lingua è VSO avrà le preposizioni (VSO prep.)
 VSO e prep. (gallese)
 -VSO e prep. (russo)
 -VSO e -prep. (turco)
 non si trovano lingue VSO senza prep
o Se una lingua ha il duale ha anche il plurale (du. pl.)
 du. e pl. (arabo cl.)
 -du. e pl. (tedesco)
 -du e -pl (giapponese)
 du. e -pl. non è attestato
LEZIONE 14
Universale non pienamente implicazionali
 Se una lingua ha le vocali nasali, avrà anche le vocali orali
o vn e vo (francese)
o -vn e vo (italiano)
o - vn e -vo non è possibile
 non esistono lingue senza vocali orali
 È un universale assoluto, tutte le lingue hanno vocali orali e possono avere vocali nasali
 Ancora: se una lingua ha le fricative, avrà anche le occlusive
o fr. e occl. (italiano)
o -fr. e occl. (rotokas, N. Gu.)
o - fr e -occl. non può esistere
 tutte le lingue hanno occlusive e possono avere fricative
 Però…
o l’universale assoluto “tutte le lingue hanno vocali orali e possono avere vocali
nasali” non ha lo stesso valore di “tutte le lingue hanno vocali orali e possono avere
consonanti uvulari”
o c’è un legame di priorità di marcatezza tra vocali orali e vocali nasali
 se c’è un solo tipo di vocali saranno le più semplici articolatoriamente cioè le
orali, quindi le vocali nasali ci sono solo se ci sono delle vocali orali si tratta
dunque di un scala implicazionale e non di una tavola tetracorica
 in pratica hanno accesso alle vocali nasali solo le lingue che ne hanno
già di orali
Linguistica diacronica
 La linguistica nasce soprattutto con un interesse al suo lato storico
 L’interesse per la linguistica storica fa fiorire lo studio della linguistica dell’800
 Le lingue si possono classificare, dal punto di vista linguistico, mediante tre criteri:
o Genealogico —>si raggruppano insieme le lingue che hanno un antenato comune di
cui sono evoluzione storica (evolvendosi divergono)
o Areale —> si raggruppano insieme lingue che, pur avendo legami genealogici
lontani o assenti, presentano convergenze in innovazioni comuni (evolvendosi
convergono)
 sono criteri comprensibili solo in diacronia
o Tipologico —> si raggruppano insieme lingue che condividono organizzazioni
strutturali uguali
 criterio indipendente dal fattore tempo
 X nel tempo passa ad Y
o es: testo sacro nel tempo cambia
 L'importante è che lingua abbia rapporto con lingua precedente di origine, con innovazioni.
 Chiunque sia parlante nativo dell'inglese contemporaneo e gli si venga messo davanti un
testo dio inglese antico chiaramente non riconoscerebbero nulla. MA l'inglese moderno ha
una continuità dall'antico inglese.
 Ogni mutamento si svolge secondo diverse fasi:
o X —> Y
o X —> Xy —> Yx —> Y
 Questo verra affiancata da una funzione omosignificativa, se questa forma
alternativa viene considerata prestigiosa dai parlanti, allora questa forma
potrebbe rovesciarsi o arrivare allo stadio finale dove i parlanti non usano più
la variante X ma usano solo la variante Y.
o F —> h
o F —> F/h —> f/H —> h
Classificazione genealogica
 Alcune lingue sono evoluzioni, continuazioni storiche di una stessa lingua, in questo caso
formano un’unità genealogica
 La parentela genealogica si può dimostrare se le evoluzioni fonetiche dalla lingua madre alle
lingue figlie sono regolari
o es. portoghese, castigliano, catalano, provenzale, franco-provenzale, francese,
italiano, rumeno, dalmatico sono tutte lingue romanze, evoluzioni del latino
 latino = OCTO —> italiano = otto; spagnolo = ocho; francese = huit;
rumeno = opt; portoghese = oito
 latino = NOCTE —> italiano = notte; spagnolo = noche; francese = nuit;
rumeno = noapte; portoghese = noite
 l’antenato comune è scomparso, viene ricostruito e denominato
indeuropeo e gli si potrebbero attribuire centinaia di forme, con
mutamenti fonetici regolari
LEZIONE 15
Classificazione areale
 Alcune lingue, in origine molto diverse, che per secoli sono state a contatto e i cui parlanti
erano mutualmente bilingui presentano un progressivo sviluppo di tratti comuni, i più
significativi sono quelli morfologici e sintattici, se ciò accade si dice che tali lingue formano
un’unità areale o lega linguistica
 Al contrario della classificazione genealogica più si arretra nel tempo più le lingue sono
diverse, più ci si avvicina e più sono simili (processo di convergenza)
 Un caso tipico è la lega linguistica balcanica, ne fanno a parte a pieno titolo:
o albanese (lingua ie, isolata), neogreco (lingua ie, isolata), rumeno (lingua ie,
romanza), bulgaro e macedone (lingue ie, slave)
Alcuni tratti comuni in area balcanica
 Latino, greco antico, antico bulgaro (psl) hanno l’infinito
o gr. ant. thélō gráfein
o lat. volo scribere
o psl. xoštiom pisatĭ
 Neogreco e bulgaro, macedone (e albanese) non hanno l’infinito e lo sostituiscono con una
proposizione completiva (congiunzione + congiuntivo o indicativo)
o neogr. thélo na gráfō/grápsō
o bulg. iskam da piša
o alb. dua të shkruaj
 Il rumeno ha l’infinito ma si serve della stessa struttura in dipendenza da un verbo
o rum. vreau să scriu
 Latino, greco e l’antico bulgaro distinguono genitivo e dativo, tutte le lingue balcaniche li
fondono (sincretismo) a favore del genitivo che svolge entrambe le funzioni

Classificazione tipologica
 La tipologia linguistica classifica le lingue in base alla loro organizzazione strutturale e le
ripartisce in gruppi, detti tipi, che condividono affinità strutturali sistematiche
 La tipologia studia dunque la variazione interlinguistica
 Le lingue sono diverse tra loro, questo è intuitivo, ma tale variazione obbedisce a principi
generali
 La tipologia vuole individuare questi principi

Lingue Indoeuropee
 Lingue indoeuropee: lingue parlate o in un'aria molto vasta (dalla Turchia all’Irlanda)
 Le lingue parlate in un'area così estesa sta sono sicuramente riconducibili a un ordine
comune, attraverso unità genealogiche intermedie ovvero data una lingua comune data al
quarto millennio avanti cristo si sono susseguite innovazioni
 Diverse famiglie di lingue indoeuropee:
o Gruppo indoario —> dell'India settentrionale
presenti anche in sri lanka
o Lingue iraniche —> altopiano iranico
o Armeno —> zona sotto al Caucaso
o Lingue anatoliche (estinte nel 1° millennio)
o Tokario
o Lingue slave
o Lingue baltiche
o Lingue germaniche
o Celtiche
o Romanze
o Greco
o Albanese
 AREE: nate grazie a comunità che dopo aver
migrato, hanno portato loro lingua altrove
Lingue anatoliche
 Le lingue indoeuropee di più antica attestazione sono le lingue anatoliche: attestate a partire
dal II millennio a.C. Ormai queste lingue si sono però estinte. Tra queste lingue abbiamo:
 Ittito —> gli ittiti hanno dato luogo ad un regno vasto e potente dal XVII secolo fino al XIII
secolo a.C. 400 anni di impero sull’altopiano anatolico. A partire dal XVI secolo a.C.,
abbiamo un gran numero di documenti ittiti, si tratta di iscrizioni amministrative, storiche e
religiose e in gran parte di tavolette trovate negli archivi del palazzo reale della capitale
(Ḫattuša, l’attuale Boğazköy, Turchia), sede di un grande scavo archeologico. Tutte queste
tipologie testuali ci forniscono una conoscenza abbastanza completa dell’ittito, che è stato
decifrato nel 1917 da Bedřich Hrozný, un ceco, e per questo la lingua non è stata mai presa
in considerazione nell’800 da coloro che hanno riconosciuto la parentela tra le lingue
indoeuropee
o il palaico
o il licio
o il luvio —> inizia la sua attestazione più o meno insieme all’ittito e sopravvive alla
fine del regno ittito. Le iscrizioni in luvio sono in luvio geroglifico e cuneiforme,
mentre le ittite sono quasi sempre in sistema cuneiforme dalla Mesopotamia.
Lingue indoiraniche
 Le lingue lingue indoarie e quelle iraniche hanno una somiglianza notevole, tanto
che c’è chi propone di ricostruire un’unità genealogica intermedia: così nascono le
lingue indoiraniche
 Gli abitanti di entrambe le civiltà inoltre si chiamavano “arya”. Questo ci fa pensare che gli
abitanti delle due civiltà abbiano avuto una gestazione comune.
 Secondo l’attestazione più antica delle lingue indoarie, ovvero l’antico indiano, le cui lingue
si distinguono in:
o vedico —> la lingua dei veda, dieci libri sacri dell’induismo composti oralmente
verso la metà del II millennio a.C e fissati per iscritto intorno all’VIII secolo a.C.
Quando diciamo che i Veda, inni e logistici (inni alle divinità), si sono fissati,
significa che c’era la necessità di scriverli. Ancora oggi c’è chi non è mai passato a
una versione scritta dei Veda, trasmettendo oralmente tutti gli inni (migliaia) in una
lingua che non comprendono, imparando a memoria. La lingua riflette i dialetti
dell’area della valle dell’Indo
o sanscrito —> dal V secolo a.C. al IV secolo a.C.; è una varietà letteraria molto
stilizzata e standardizzata, la lingua è normata, che verrà usata anche parlata (ancora
oggi da alcuni bramani) per secoli come unica lingua letteraria dell’India. In
sanscrito sono composte la quasi totalità delle opere letterarie dell’India antica e
media. Il sanscrito non è troppo diverso dal Veda. Il termine “sanscrito” in antico
indiano significa “ben fatto”. La lingua riflette i dialetti dell’area del Gange.
 Dal III a.C. abbiamo i primi segni iniziamo ad avere delle varietà più vicine al parlato
(pracriti) e li abbiamo attestati negli Editti Ashoka.
 Le lingue iraniche sono suddivise in 3 varianti in base alle 3 zone diverse dell’Iran in cui
vengono parlate:
o medo —> parlato nella parte nord-occidentale dove vivevano i medi, ma non ci resta
quasi nulla. Abbiamo delle glosse in opere greche, come in Erodoto, ma abbiamo
poche parole
o antico persiano —> parlato nella parte sud-occidentale e viene trasmesso da una
serie di iscrizioni monumentali in cuneiforme, tutte quante riconducibili alla
famiglia reale degli Achemenidi, la famiglia che dà luogo all’impero persiano antico
dal VI secolo a.C. fino ad Alessandro Magno, fino al IV secolo a.C.
o avestico —> parlato nell’area orientale, la lingua avestica ha una vicinanza al Veda
sia nelle formule poetiche, nelle strutture metriche e nel lessico. L’avestico è stato
tramandato oralmente fino all’età sasanide, regno dei sasanidi, impero di una
famiglia iranica che si svolge tra il III e il VII secolo d.C, rinunciano al loro regno
circa alla metà del VII secolo. Vengono messi per iscritto gli inni dell’Avesta,
recitati tutti a memoria, non compresi se non dai sacerdoti che li conoscevano.
 Nella fase media, se passiamo dalla fase antica alla fase media delle lingue iraniche (primo
millennio a.C., ma caratteristica del 1° millennio d.C.), abbiamo:
o ORIENTE —> lingue come il sogdiano e il khotanese, con testi religiosi manichei
o AREA SUD OCCIDENTALE —> si parla il medio persiano, con letteratura per lo
più religiosa ma molto abbondante, come il primo trattato esteso sul gioco degli
scacchi —> scacco matto, in persiano “il re è morto”
o AREA NORDOCCIDENTALE —> si parla il partico
 In fase moderna invece abbiamo:
o ORIENTE —> si parla il pashto (afghanistan)
o AREA SUD OCCIDENTALE —> il farsì (o persiano moderno, IX / X secolo), una
delle grandi lingue letterarie
o AREA NORDOCCIDENTALE —> il curdo, che si parla in Iran ma anche fuori
dall’Iran (concetto linguistico ma non geografico), in Siria, in Turchia (dove non è
riconosciuto), in Armenia
 Queste hanno differenze dialettali, sappiamo che hanno determinate caratteristiche diverse
tra loro, abbastanza simili ma al loro interno hanno segmentazione dialettale
 Tra le lingue iraniche si cita il Baluchi, attualmente parlato principalmente in Pakistan e
nell’estremo est dell’Iran
LEZIONE 16
Il Tokario
 Lingua antica, sviluppatasi tra il VI e il VIII secolo a.C. e ormai estinta
 Si tratta di testi buddisti, tradotti dal sanscrito, con un sistema di scrittura già noto in area
indiana; sono presenti anche documenti amministrativi, ma in minor numero
 Possiamo dividere questa lingua in due gruppi: tokario A e tokario B
L’Armeno
 Diffusa e parlata nella regione del Caucaso (in particolare nella Repubblica Armena) e in
vari stati del mondo, a seguito della diaspora armena
 Si incomincia a sviluppare nel V secolo d.C. e rimase la lingua della letteratura fino al XIX
secolo d.C.
 Mesrop Mashtots —> creatore dell’alfabeto armeno, attraverso una sua opera; decise di
crearlo come conseguenza alla conversione religiosa (grande evento importante), per
tradurre alcuni testi sacri del cristianesimo, che divenne religione di stato a partire dal IV
secolo d.C., e insegnarli ai sacerdoti; questa riscrittura venne terminata intorno al 485 d.C.
o traduzione anche di opere filosofiche greche per “trasmettere” i loro saperi anche al
popolo armeno
 Quando per la prima volta l’attenzione si posò sull’Armeno, si pensò fosse un ramo delle
lingue iraniche, fino al 1875, quando Heinrich Hubschmann smentì questa teoria,
sostenendo che l’Armeno fosse una lingua totalmente indipendente

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