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Primo modulo
LEZIONE 1
Programma del corso e prime indicazioni
Lezione in streaming solo se l’aula è piena (codice di accesso al canale Teams su Ariel)
9 crediti per 60 ore totali
3 lezioni a settimana (1h30 a lezione)
Esame (dicembre) su contenuto delle lezioni + studio domestico di saggi e volumi + saper
collocare geograficamente e storicamente le diverse lingue
Libri:
1. G. Berruto - M. Cerruti, La linguistica. Un corso introduttivo, Novara, UTET
Università, 2011 o edizioni successive
2. E. Banfi - N. Grandi, Lingue d'Europa. Elementi di storia e di tipologia linguistica,
Roma, Carocci, 2003 o edizioni successive
3. F. Fanciullo, Introduzione alla linguistica storica, Bologna, Il Mulino, 2013 o
edizioni successive
4. G. Graffi, Breve storia della linguistica, Roma, Carocci, 2019, capp. 5-7
(L'Ottocento, La prima metà del Novecento, La linguistica contemporanea)
Esame scritto tra fine novembre e inizio dicembre FACOLTATIVO che avrà come
contenuto le informazioni dei primi 2 volumi e le prime 12 lezioni
Ricevimento: giovedì 10.00 – 13.00 nella sede in Via Festa del Perdono
o chiedere spiegazioni o chiarire dubbi su argomenti trattati
o scambi e riflessioni su temi inerenti alla disciplina
Prima di sostenere l’esame, compilare un questionario su alcuni aspetti del corso seguito
o occasione per esprimere la propria opinione su diversi argomenti (spazi, lezioni,
orari, professori,…)
Cos’è la glottologia?
Glottologia: funzionamento del linguaggio umano e del suo cambiamento nel tempo
o si sviluppa primariamente in Germania
Isaia Ascoli: primo a insegnare glottologia a Milano, goriziano
o creò una ricostruzione dell’originaria “Sprachwissenschaft” tedesca
o si formò sui testi tedeschi (comprendeva e parlava tedesco)
o pochi come lui erano in grado di apprezzare il tedesco
2 dimensioni particolari inseparabili:
o studio del funzionamento del linguaggio (prospettiva sincronica)
o come le lingue cambiano nel tempo (prospettiva diacronica)
L’Italiano è il continuo sviluppo della lingua latina
Domanda fondamentale dell’Ottocento: come funzionano le lingue?
Cos’è la linguistica?
Studio scientifico del linguaggio umano
o cosa significa scientifico?
formulazione di ipotesi generali che rendono conto del particolare
di fronte a due ipotesi che spiegano uno stesso fenomeno, si tende a
scegliere la più semplice
studiare un linguaggio sulla base delle ipotesi somministrate al pubblico
Due sottocampi principali:
o la linguistica generale
si occupa di che cosa sono, come sono fatte e come funzionano le lingue
o la linguistica storica
si occupa dell'evoluzione delle lingue nel tempo e dei rapporti fra le lingue e
fra lingua e cultura.
Altre denominazioni: “linguistica teorica”, “linguistica sincronica”, “linguistica descrittiva”
Spesso si contrappone alla “linguistica generale” la “glottologia”
o ambito che copre la linguistica storica e lo studio comparato delle lingue antiche
Oggetto della linguistica sono le lingue storico-naturali
o lingue nate spontaneamente lungo il corso della civiltà umana e usate dagli esseri
umani ora o nel passato:
l'italiano, il francese, il romeno, lo svedese, il russo, il cinese, il tongano, il
latino, il sanscrito, il swahili, il tigrino, il piemontese ecc
o sono espressione di quello che viene chiamato linguaggio verbale umano
facoltà innata nell’homo sapiens ed è uno (e il più raffinato, complesso e
duttile) degli strumenti, dei modi e dei sistemi di comunicazione che questi
abbia a disposizione
Tutti i sistemi linguistici esistenti ed esistiti sono la manifestazione specifica del linguaggio
verbale umano
Distinzione fra lingue e dialetti è basata su considerazioni sociali e storico-culturali
Si apre un campo della sociolinguistica che studia l'interazione fra lingua e società, la
variazione dei comportamenti linguistici e come le lingue si articolano secondo le diverse
dimensioni di variazione
Un segno, detto in maniera molto generica, è qualcosa che sta per qualcos'altro e serve per
comunicare questo qualcos'altro (comunicare = "mettere in comune, rendere comune")
Secondo una concezione molto larga, tutto può comunicare qualcosa, ogni fatto culturale è
suscettibile di essere interpretato da qualcuno e quindi di dare qualche informazione
È più utile intendere comunicazione in un senso più ristretto:
o ingrediente fondamentale —> l'intenzionalità
si ha comunicazione quando c'è un comportamento prodotto da un emittente
al fine di far passare dell'informazione e che viene percepito da un ricevente
altrimenti, si ha semplice passaggio di informazione
Si potrebbero distinguere tre categorie all'interno del fenomeno generale della
comunicazione
o a seconda del carattere di chi produce il messaggio (l'emittente) e chi lo riceve o
interpreta (il ricevente o interpretante) e dell'intenzionalità del loro comportamento:
Comunicazione in senso stretto:
emittente intenzionale
ricevente intenzionale
o linguaggio verbale umano, gesti, tutti i sistemi artificiali di
comunicazione: segnalazioni stradali, ecc.
Passaggio di informazione:
emittente non intenzionale
ricevente (interpretante) intenzionale (parte della comunicazione non
verbale umana)
Formulazione di inferenze:
nessun emittente
o ma solo: presenza di un “oggetto culturale” che viene
interpretato come volto a fornire un'informazione
interpretante
o case dai tetti aguzzi e spioventi = “qui nevica molto”
o modi di vestire = “questa persona è freddolosa/segue la moda
giovanile”; ecc.
L'insieme di conoscenze di riferimento (il “codice”) permette di interpretare l'informazione
decodificando il valore dei segni diventa meno forte e rigoroso e più debole
L'associazione fra un certo segnale e l'informazione che veicola è più lasca, affidata
all'attività dell'interpretante e passibile di fraintendimenti
Comunicazione è da intendere come trasmissione intenzionale di informazione
Le lingue sono considerate come una specificazione della comunicazione umana naturale
Cos’è il linguaggio umano?
Sistema semiotico basato, come tutti, sulla facoltà di associare due diversi ordini di entità
o Contenuto (realtà di ordine mentale)
o Espressione (realtà di ordine sensoriale)
Semiotico: insieme di segni, unioni tra realtà di ordine mentale e sensoriale
Linguaggio: facoltà di associare il contenuto a un’espressione fonica, con lo scopo di
manifestarlo nel migliore dei modi
Non esistono lingue scritte che non sono mai state parlate
I linguaggi come sistemi semiotici sono molti (dei fiori, del computer,…), alcuni implicano
anche espressioni foniche
I linguaggi non si differenziano tanto per la funzione che hanno (sono tutti sistemi di
comunicazione), ma per la struttura
o il linguaggio umano ha una struttura largamente specifica, accessibile pienamente
solo all’homo sapiens
LEZIONE 2-3
Principali caratteristiche del linguaggio umano
Dislocazione
Il soggetto può produrre enunciati accessibili ai sensi che non riguardano solo il presente ma
anche passato e futuro
I segnali emessi da animali sono riconducibili a situazioni relative al presente
o gli animali non sono in grado di sviluppare enunciati relativi a presente e futuro
Produttività
Il linguaggio umano può combinare i suoi segni fino ad ottenere enunciati parzialmente
infiniti, a referenza non fissa, con potenzialità infinite
I linguaggi degli animali sono a referenza fissa e non possono essere combinati:
o le cicale hanno 4 segnali e non potranno mai averne di più o di meno
o le api operaie sanno comunicare posizione o direzione emettendo semplicemente un
suono dal terreno (non sanno dire, per esempio, “su”)
Doppia articolazione
Definizione di André Martinet; egli crea questa “etichetta”:
o qualsiasi segno o parola è formato da:
unità dotate di significato (1° articolazione), scomponibili e analizzabili in
unità prive di significato (2° articolazione), ma combinabili per produrre
un’unità di prima articolazione
esempio: i mattoncini dei Lego, presi singolarmente, non trasmettono
alcun significato; se combinati e assemblati a formare una casa,
prendono significato
“Tu non ricordi la casa dei doganieri”
o 1° articolazione:
tu non ricordi la casa dei doganieri (7 parole)
tu non ricord-i l-a cas-a de-i dogan-ier-i (13 morfemi)
o 2° articolazione: è la fonetica
t-u n-o-n r-i-c-o-r-d-i l-a c-a-s-a d-e-i d-o-g-a-n-i-e-r-i
(30 foni)
I foni presi singolarmente non hanno significato, ma possono essere utilizzati per creare una
parola di senso compiuto
o i foni degli animali non possono essere combinati a formare diverse parole
o tentativo dell’uomo di creare attraverso foni nuove parole, ma è costretto a utilizzare
foni di 2° articolazione dei quali egli dispone
Trasmissione culturale
Se un gatto nasce in Germania e viene allevato da dei francesi farà sempre “miao”
Se invece un bambino nasce in Germania e viene allevato da dei francesi dirà “sucette”,
“dodo”, e non “schnuller”, “Heia”
o in questo caso cambia la facoltà di linguaggio del bambino in base alla comunità
nella quale egli cresciuto
Il linguaggio è sempre parlare una lingua, quella dei genitori
La predisposizione al linguaggio è specifica, la verità storico naturale in cui tale
predisposizione si esercita è culturalmente determinata
Discretezza
Il linguaggio umano è organizzato mediante la combinazione di elementi che possiedono
confini determinabili
o organizzato mediante elementi discreti (con confini determinabili)
Il linguaggio è un codice digitale, non analogico, e alla sua base ci sono unità discrete,
separate da un “salto”
o se guardo un orologio digitale, non vengono indicate tutte le frazioni di tempo tra un
minuto e l’altro; il contrario avviene guardando un orologio analogico
Codice digitale:
o vinti (-i-) – venti (-e-) – venti (ε) = progressivo abbassamento della lingua
è possibile fermarsi in posizioni intermedie, ma solo dal punto di vista fisico,
non fonetico. Noi riconosciamo i confini determinati dalle lingue che
conosciamo
sono confini puramente mentali perché possono cambiare da una lingua
all’altra
ogni lingua usa una serie di segnali e codici limitati derivanti dalla
natura della lingua e non possono uscire da questi limiti
Ricorsività
Possibilità di creare enunciati sempre nuovi e potenzialmente infiniti coordinando e
subordinando:
o “so che la figlia di Paolo ha detto che mio zio sostiene che io penso che Giovanni
ritenga che Giorgio beva e invece penso che…”
questo modo di parlare non si usa spesso per la memoria e l’attenzione,
evitando molti problemi
ciò è possibile nella competenza ma non avviene per lo più nell’esecuzione
rivela che nella nostra mente si trova un sistema computazionale
evolutivamente, una struttura o una facoltà umana nascono per migliorare
un’azione o un concetto, ma inevitabilmente arriva anche ad essere
fondamentale per qualcos’altro
Dipendenza dalla struttura
Le lingue storico-naturali, manifestazione della facoltà del linguaggio, non sono semplici
successioni di parole
I rapporti non sono solo tra forme contigue (linguaggi dell’informatica)
o es: “la macchina che avete detto che non può più essere venduta, perché è un
catorcio, è la mia”
la selezione di un elemento è spesso vincolata da un altro elemento lontano,
legati da delle regole complesse
Segni e codice (capitolo 1.2 libro)
Segno in senso lato
—> singola entità che fa da supporto alla comunicazione o al passaggio di informazione
—> unità fondamentale della comunicazione
o una classificazione dei segni può essere quella sui criteri dell'intenzionalità e della
motivazione relativa [grado di rapporto naturale esistente tra le due facce del segno]:
INDICI (sintomi) —> motivati naturalmente o non intenzionali, basati sul
rapporto causa/condizione scatenante > effetto
SEGNALI —> motivati naturalmente o usati intenzionalmente
ICONE [dal gr. eikón "immagine"] —> motivati analogicamente o
intenzionali, basati sulla similarità di forma o struttura, riproducono proprietà
dell'oggetto designato
SIMBOLI —> motivati culturalmente/intenzionali
SEGNI (in senso stretto) —> non motivati [arbitrari, totalmente immotivati,
basati su mera convenzione] o intenzionali
Dalla prima alla quinta categoria, la motivazione che lega il “qualcosa” al “qualcos'altro”
diventa sempre più convenzionale, o immotivata, meno diretta
o aumenta anche in maniera decisiva la specificità culturale dei segni in senso lato:
gli indici sono di valore universale, uguali per tutte le culture in ogni tempo
i simboli e i segni in senso stretto sono dipendenti da tradizione e cultura
non ci sono ragioni forti per distinguerli:
o essendo motivabili, solo culturalmente e convenzionalmente,
appartengono alla categoria dei simboli
tale distinzione consente di identificare meglio la specificità dei
segni linguistici
I segni linguistici sono segni in senso stretto, prodotti per comunicare, arbitrari
Nella comunicazione in senso stretto, c'è un emittente che emette/produce un segno
per un ricevente
o cosa permette al ricevente di interpretare il segno?
il fatto che esso si riconduce a un codice di cui fa parte, a un insieme di
conoscenze che permette di attribuire un significato a ciò che succede
Codice —> si intende l'insieme di corrispondenze, fissatesi per convenzione, fra qualcosa
(insieme manifestante) e qualcos'altro (insieme manifestato) e fornisce le regole di
interpretazione dei segni
Da questo punto di vista, i segni linguistici costituiscono il codice lingua
Il linguaggio e le lingue
In alcune lingue, la distinzione non emerge lessicalmente (inglese, tedesco,…)
Filogenesi: linguaggio (facoltà universale che si esplica nel parlare le lingue)
o si trasmette geneticamente da un individuo all’altro
Ontogenesi: lingue (manifestazione storicamente determinata della facoltà del linguaggio)
o dipende dalla mia esperienza e dalla mia crescita all’interno di una comunità
Cos’è una lingua?
Manifestazione storico-naturale della facoltà del linguaggio
o difficile però darne una definizione
Realtà strutturata su più livelli, conosciuta alla perfezione dai parlanti nativi, ma in maniera
del tutto inconsapevole (sapere chiaro operativamente, ma confuso a livello di
consapevolezza)
È un saper fare, è una competenza applicativa che si esplica nel saper dire
Metalinguisticità riflessiva
o oggetto e veicolo delle informazioni sull’oggetto coincidono
o per parlare del linguaggio, devo saper usare correttamente il linguaggio
o si producono enunciati che spiegano come sono fatti altri enunciati e la loro struttura
Se devo, per esempio, spiegare un’opera d’arte, oggetto e veicolo non coincidono
o oggetto = opera
o veicolo = linguaggio
Ragionando per coppie di concetti…
Discussa da Ferdinando de Saussure nel “Cours de linguistique génerale” (1916, compilato
in seguito dai suoi allievi che rimasero affascinati dalle sue lezioni e che decisero di
raccogliere tutti gli appunti dei diversi corsi da lui tenuti)
o uno dei volumi fondativi della linguistica del ‘900
Alcune caratteristiche del linguaggio e delle lingue si comprendono meglio mediante coppie
di concetti:
o scrittura VS parlato (unica dimensione naturale e primaria, prioritaria)
il parlato ha dei limiti che la scrittura può valicare
scrittura —> tecnologia che potenzia una facoltà dell’uomo secondaria
o se scrivo, il mio enunciato può raggiungere persone in luoghi
e tempi più lontani, rispetto a una semplice espressione volale
o se scrivo, il mio enunciato rimane impresso e rende disponibili
i contenuti anche per il futuro, aiutando la memoria
la scrittura è accessoria, molto utile ma non per questo necessaria
la scrittura è anche conservativa: le lingue si evolvono molto
rapidamente, ma la scrittura non si aggiorna e rimane ancorata al
passato, con un grado di inerzia notevole (non percepisce i
cambiamenti della realtà parlata)
o sincronia VS diacronia
non riguarda l’oggetto lingua in sé, ma riguarda la modalità di studiarlo
sincronico: nello stesso tempo
o studio di una lingua a tempo 0, cioè studio dei rapporti tra
elementi simultanei nella lingua
es. sistemi vocalici nelle diverse lingue e dialetti
analisi delle posizioni vocaliche usate
simultaneamente in un “blocco” della lingua
diacronico: attraverso il tempo
o seguo un fenomeno e i suoi cambiamenti nel tempo e il
risultato sarà il mutamento continuo di una lingua, che porterà
a domandarmi come e perché
es. espressione dell’oggetto diretto:
latino = caso accusativo
italiano = ordine delle parole
es. espressione della determinatezza:
latino classico = manca
latino volgare = pronome ille (illus), illa, illud
lingue romanze = articolo preposto (il vino) o
postposto (rumeno vinul)
o astratto VS concreto
pronuncio 10 volte v(i)nti, le misurazioni strumentali che utilizzo mi
mostreranno 10 (i) leggermente diverse tra loro
se davanti a me ho una persona che parla italiano, sentirà sempre la
stessa parola, pronunciata allo stesso modo
se però passo a v(e)nti, v(ε)nti, v(a)nti, cambia qualcosa allora c’è un confine,
un’opposizione tra a,ε,e,i
alcune diversità non vengono però comprese da alcune persone che
parlano una lingua diversa
saper parlare è un’astrazione fonica
dare funzione ai suoni pertinenti nel nostro sistema linguistico
non conta la concretezza, ma l’astrazione
uscire dal proprio linguaggio ed astrarsi in un altro
ognuno sente le distinzioni che il proprio sistema linguistico gli fa sentire
in italiano a,ε,e ed i generano delle opposizioni; questi suoni sono separati da
confini psicologici, hanno valore funzionale, sono linguisticamente pertinenti
a livello concreto, ci sono infiniti suoni
a livello astratto, ci sono solo alcuni suoni realizzabili in modi diversi
tutti i linguisti sono in grado di distinguere un livello astratto e uno concreto,
ma li chiamano in maniera diversa
o langue VS parole
langue: ciò che i parlanti sanno, la conoscenza sovraindividuale della
modalità di parlare in una comunità storica, è un sapere sociale che preesiste
e sopravvive al parlante
parole: ciò che i parlanti fanno, esecuzione concreta di atti linguistici
o rapporti sintagmatici VS rapporti paradigmatici (Saussure)
r. sintagmatici: in praesentia, rapporti tra parole compresenti in un enunciato,
orizzontali, appartenenti alle parole
o sono obbligati, ineludibili, pena la produzione di una frase mal
formata
r. paradigmatici (associativi): in absentia, rapporti intrattenuti tra elementi
che possono essere scelti alternativamente in base alla condivisione di
caratteristiche, verticali, appartenenti alla langue
hanno un ruolo molto più essenziale per la lingua
o es. “il gatto incontrò un grosso alano sdentato”
-> rapporto sintagmatico, presenti nella frase
o la parola “gatto” può essere sostituita con altre parole (cane,
topo,…), ma queste non possono coesistere allo stesso
momento (rapporto paradigmatico)
o anche l’articolo “il” può essere sostituito con altre parole (un,
quel,…), ma anche in questo caso non possono coesistere allo
stesso momento (rapporto paradigmatico)
o scegliere tra le diverse possibilità e metterle insieme, significa
il continuo muoversi tra i rapporti
o significante VS significato
il linguaggio è un sistema semiotico, cioè un sistema di segni, di espressioni
associate a contenuti
espressione: significante (immagine acustica, sequenza di foni che costituisce
la dimensione accessibile ai sensi, capace di trasmettere quel determinato
contenuto)
contenuto: significato (immagine mentale suscitata dal significante)
sono come due facce della stessa medaglia e la loro unione costituisce il
segno linguistico
le sue proprietà:
o distintività = si distingue da altri segni
(maglia è diverso da paglia)
o linearità = si muove lungo un’asse temporale, prima si
producono dei suoni e poi se ne producono altri
(Anna ama Paolo è diverso da Paolo ama Anna)
o arbitrarietà = non vi è alcuna ragione (rapporto arbitrale) che
giustifichi l’unione di un certo significante con un certo
significato (per esempio la luna la vediamo tutti, ma prenderà
un nome diverso a seconda della lingua
[luna, mond, moon,…])
Secondo Saussure, il valore di ogni segno linguistico non è la sua natura concreta, ma il suo
essere diverso dagli altri, la lingua è fatta di differenze, ogni elemento si definisce a partire
dai limiti posti dai rapporti paradigmatici con altri elementi
o Esempio:
mettere = italiano
stessa significazione ma valore diverso
schtellen = tedesco
puer = bambino
puer = ragazzo stesso significato ma valore diverso
LEZIONE 4
Si può dire che tutte le lingue storico-naturali siano organizzate su più livelli
(metaforicamente come gli esseri viventi —> gli elementi si combinano in molecole, le
molecole in organelli, gli organelli in cellule, le cellule in tessuti, i tessuti in organi ecc..)
Unità di livello inferiore si combinano con unità dello stesso livello per formare elementi di
carattere superiore
Nel linguaggio umano i suoni (foni) si combinano in sillabe e in morfemi. I morfemi si
combinano in parole, le parole in sintagmi, i sintagmi in frasi, le frasi in periodi ecc…
In foni, fonemi e sillabe non si hanno segni veri e propri, non c’è cioè contenuto
(unità di 2° articolazione)
Dai morfemi abbiamo a che fare con livelli segnici, cioè dotati di significato
(unità di 1° articolazione)
o Suoni nella loro componente fisico-acustica —> fonetica
o Suoni nel loro valore funzionale e nella possibilità di combinarsi —> fonologia
o Dai morfemi (unità minime dotate di significato) alle parole —> morfologia
o Dai sintagmi ai periodi —> sintassi
o Significato —> semantica
I suoni
I suoni sono unità in sé prive di significato, sono unità subsegniche
o Li studiano la fonetica e la fonologia (scienze foniche)
La fonetica studia la realtà materiale del suono:
La sua produzione (fonetica articolatoria)
La sua ricezione (fonetica uditiva e percettiva)
La sua trasmissione mediante un’onda (fonetica acustica)
La fonologia studia i suoni nelle loro caratteristiche funzionali (distintività)
Si giova dei contributi di diverse discipline come anatomia,
psicologia, fisiologia e fisica
La linguistica è una disciplina eteroclita —> opportuno giovarsi delle
conoscenze delle altre discipline. Tiene conto delle acquisizione delle
altre scienze (la matematica è una scienza non eteroclita)
Studia quei suoni che realmente svolgono una funzione nella lingua,
che hanno capacità distintive
Esempio: dal punto di vista della fonetica “malik” e “malek” sono due
suoni diversi, unità diverse. Dal punto di vista della fonologia sono
una sola unità, non producono significati diversi.
La fonologia passa attraverso la conoscenza dei nativi
o Prospettive diverse:
In fonetica
se due suoni sono oggettivamente diversi sono due unità, due foni e a
identificarli è il criterio della diversità
L’unità minima della fonetica è il fono, un suono considerato nella
sua dimensione fisico-acustica. Chiamato anche segmento acustico
In fonologia
se due suoni sono oggettivamente diversi ma non possono distinguere
parole di significato diverso, sono varianti della stessa unità.
L’unità minima della fonologia è il fonema, suono avente carattere
distintivo, in grado dunque, se scambiato con un altro fonema, di
creare parole di significato diverso (esempio: mano – nano)
È presente nella mente dei nativi
Si occupa delle regole di combinazione dei suoni
La fonetica
La fonetica articolatoria si occupa di come vengono prodotti i suoni
L’apparato fonatorio, se descritto dal basso all’alto, consta dei polmoni e del diaframma (le
sue contrazioni spingono l’aria fuori dai polmoni)
L’aria dai polmoni passa ai bronchi —> trachea —> laringe (costituita da un anello
cartilagineo detto pomo d’Adamo. Qui si trovano due “tendine” che si possono aprire e
chiudere. Esse sono le corde vocali) —> faringe
Dopo essere passata per la faringe, l’aria può prendere due direzioni: le direzioni sono
determinate dall’ugola (può muoversi insieme alla struttura che la sostiene, il velo palatino)
o Se l’ugola arretra, chiude il dotto nasale e l’aria esce dalla bocca
o Se, invece, l’ugola e il velo palatino rimangono rilassati e l’aria esce del tutto o in
parte dal dotto nasale producono suoni nasali
Se l’aria passa dalla cavità orale, può essere ostacolata dalla lingua e dalle labbra. L’aria
prima passa dal palato molle, poi va nel palato duro che si incurva leggermente e alla fine di
questa “gobba” ci sono i denti, dove si trovano gli alveoli
Lingua: dal fondo verso l’esterno —> radice, dorso, apice (punta)
o La punta e le parti laterali anteriori vengono chiamate corona
Nella laringe c’è la glottide (struttura cartilaginea) che contiene due pieghe della mucosa, le
pliche vocali. Tra le pliche vocali e le labbra si articolano i suoni
Le pliche vocali possono chiudere il dotto laringeo al passaggio dell’aria, l’aria può riaprirle
e così via con una frequenza di 50-200 volte al secondo
o Questa vibrazione dà luogo alla voce o sonorità, dunque:
Suoni sonori —> con vibrazione delle pliche vocali
Suoni sordi —> senza vibrazione delle pliche vocali
Vocali e consonanti
Consonanti: nel suo procedere oltre la laringe l’aria incontra degli ostacoli che modificano la
sua pressione e la velocità
Vocali: se nel suo procedere oltre la laringe l’aria non incontra ostacoli
L’aria sale dai polmoni: incontra ostacoli diversi dalla vibrazione delle pliche vocali?:
o SI: à c’è vibrazione della pliche?
SI —> à consonante sonora
NO —> à consonante sorda
o NO: à c’è vibrazione della pliche?
SI —> à vocale
NO —> à consonante
Le vocali
L’aria uscendo dai polmoni fa vibrare la pliche e poi non incontra ostacoli.
I timbri delle vocali sono dati dalla forma che assume il dotto orale al passaggio dell’aria
La forma del dotto orale è governata da 3 variabili, le vocali si classificano in base a queste:
o Posizione di un punto medio ideale della lingua sull’asse orizzontale
3 posizioni principali:
posteriore, centrale, anteriore (rispetto al punto mediano)
o Posizione di un punto medio ideale della lingua sull’asse verticale
4 posizioni principali:
bassa, medio bassa, medio alta, alta
o Arrotondamento delle labbra
2 posizioni:
arrotondata, non arrotondata
LEZIONE 5
Il trapezio vocalico:
lo spazio in cui un punto medio ideale della lingua si può muovere in bocca è un piano
circoscritto da un perimetro a trapezio
le vocali dell’italiano:
o I = vocale alta, anteriore, non arrotondata
o E = vocale medio-alta, anteriore,
non arrotondata
o ε = vocale medio-bassa, anteriore,
non arrotondata
o A = vocale centrale o medio-anteriore, bassa,
non arrotondata
o U = vocale alta, posteriore, arrotondata
o O = vocale medio-alta, posteriore, arrotondata
o ɔ = vocale medio-bassa, posteriore, arrotondata
L’alfabeto IPA
I simboli con cui sono rappresentati i foni fanno parte di un sistema di scrittura creato
artificialmente alla ricerca della biunivocità (un segno = un suono [e viceversa])
L’alfabeto IPA è di uso universale e cerca di rappresentare i suoni delle lingue umane, ogni
trascrizione è infinitamente precisabile, si possono selezionare vari gradi di approssimazione
o trascrizioni fonetiche rappresentano i foni e si pongono tra []
o trascrizioni fonologiche rappresentano i fonemi e si pongono tra //
o trascrizioni fonematiche rappresentano le unità sottostanti, non i suoni prodotti
Il trapezio IPA
Ogni punto mostra una doppia possibilità
o in base all’arrotondamento delle labbra
o ɘ (schwa) = vocale media, centrale,
non arrotondata
o ʌ = vocale medio-bassa, posteriore,
non arrotondata
Le consonanti
Se l’aria spinta fuori dai polmoni incontra degli ostacoli dalla laringe in poi si generano
dei suoni che sono detti consonanti
Le consonanti si classificano in base a tre parametri che corrispondono a tre variabili
che intervengono nel processo articolatorio, simultaneamente:
o Modalità di ostruzione / modo di articolazione: riguarda l’entità dell’ostacolo
frapposto all’aria; entità proporzionale allo spazio libero per il deflusso dell’aria
o Luogo di articolazione: il punto dell’apparato fonatorio in cui avviene l’istruzione
o Presenza o assenza del tratto di sonorità: dipende dalla vibrazione o non
vibrazione delle pliche (corde) vocali
Modalità di ostruzione dell’italiano
Occlusiva: massima ostruzione, per un momento il canale fonatorio è completamente chiuso
dalla lingua o dalle labbra. Quando viene rilasciata l’occlusione, si ode un’esplosione
o suoni momentanei e possono essere sordi o sonori
o es. [p], [t], [b], [g], [k], [d]
Fricativa: il cantare fonatorio viene fortemente ristretto in un punto dalla lingua, dalle labbra
e/o dai denti, può passare solo una piccola quantità d’aria, si produce una frizione, un raschio,
un suono stridulo
o suoni continui e possono essere sordi o sonori
o es. [s], [f], [v]
Affricata: ad una breve occlusione del canale fonatorio segue un rilascio che genera una
frizione, si tratta in sostanza di una rapidissima sequenza occlusiva+fricativa che genera alla
fine un suono compatto
o suoni momentanei e possono essere sordi o sonori
o es. [ts] di can[ts]one (canzone)
Nasale: il canale fonatorio è completamente chiuso dalla lingua o dalle labbra, ma il velo
palatino si abbassa e consente l’uscita dell’aria dal naso
o suoni continui e sonori
o es. [m], [n]
Laterale: la punta della lingua crea un’ostruzione parziale, l’aria può uscire ai lati del dorso
della lingua
o suoni continui e sonori
o es. [l]
Vibrante: la lingua pone e rimuove più volte e in rapida successione un’ostruzione
o suoni continui e sonori
o es. [r]
Approssimanti: l’occlusione del canale fonatorio è minima, la lingua si alza di poco al di sopra
dei limiti superiori del trapezio vocalico
o suoni continui e sonori
o es. [j]eri (ieri), [w]omo (uomo)
Luogo di articolazione
Occlusive:
o Bilabiale (perché le labbra si chiudono)
[p] (sorda), [b] (sonora)
o Dentale (la lingua si appoggia alla parte interna dei denti)
[t] (sorda), [d] (sonora)
o Velare (la lingua si solleva, si sposta indietro e si appoggia al velo palatino)
[k] (sorda), [g] (sonora)
Fricative:
o Labiodentale (avvicino i denti dell’arcata superiore al labbro inferiore, ma l’aria
esce comunque dal poco spazio)
[f] (sorda), [v] (sonora)
o Alveolare (avvicino molto la punta della lingua agli alveoli e l’aria passa in uno
spazio molto piccolo)
[s] (sorda), [z] (sonora)
o Alveopalatare (la lingua si alza e va vicino agli alveoli e al palato, creando un lungo
canale per il passaggio dell’aria)
[ʃ] (sorda —> [shhh]), [ʒ] (sonora —> [je])
Affricata (un unico suono):
o Alveolare (lingua vicina agli alveoli e prima occlude, poi lascia passare l’aria)
[ts], [dz]
o Alveopalatare (momento di ostruzione, poi a lingua si abbassa e si alza al centro)
[tʃ] (c’ha), [dʒ](già)
Nasale (TUTTE SONORE)
o Bilabiale (le labbra chiudono il passaggio all’aria e questa passa dal naso)
[m]
o Alveolare (la punta della lingua si appoggia agli alveoli e chiude il passaggio,
ma l’aria passa dal naso)
[n]
o Velare (l’occlusione avviene sul velo palatino, ma l’aria esce dal naso)
[ŋ] (anca)
o Labiodentale (ostruzione creata dai denti superiori, che si appoggiano al
labbro inferiore)
[ɱ]
o Palatare (il dorso della lingua si alza e tocca il palato duro, creando un’ostruzione)
[ɲ] (gnomo, ragno)
Laterale (TUTTE SONORE)
o Alveolare (la lingua si appoggia sugli alveoli e l’aria esce ai lati della lingua)
[l]
o Palatale (il dorso della lingua si appoggia al palato duro e l’aria esce dai suoi lati)
[ʎ] (maglia, teglia,…)
Vibrante (TUTTE SONORE)
o Alveolare (propriamente polivibrante = più di una vibrazione)
[r]
Approssimanti (TUTTE SONORE E SONO SEMPRE DAVANTI A UNA VOCALE)
o Palatare (la lingua si alza di poco oltre il limite superiore delle vocali e si spinge di
pochissimo verso il palato)
[j] (ieri)
o Velare (la lingua si alza di poco oltre il limite superiore delle vocali e si sposta
indietro verso il velo palatino)
[w] (uomo)
LEZIONE 6
La sillaba
Unità universale, la sillabazione spontanea senza l’interferenza di altri aspetti (conoscenza
grafia per esempio) è generalmente corretta, ovvero uguale per tutti
È un’aggregazione di suoni attorno a un picco d’intensità (il volume del suono raggiunge un
massimo, dopo il quale scende) detto nucleo
o unica parte indispensabile, costituita per lo più da una vocale, ma anche da una
laterale, vibrante o nasale
Struttura della sillaba:
o testa / attacco
o rima
nucleo
coda
Sonorità intrinseca e sillabazione
I suoni possiedono una sonorità intrinseca,
ovvero una maggiore intensità naturale
indipendente dalla forza con cui l’aria esce
dai polmoni
La sonorità intrinseca è correlata all’apertura
del canale fonico, più esso è aperto, maggiore
è la sonorità intrinseca
In una parola, passando da un suono all’altro,
si hanno variazioni di sonorità intrinseca; ad
ogni minimo di sonorità, cioè ad ogni massimo
restringimento del canale fonatorio, inizia una.
nuova sillaba
Vocali e sillabazione:
I dittonghi
In una sillaba il nucleo è occupato per lo più da una vocale, ma tale vocale può essere
seguita da un’altra vocale, che si chiamerà semivocale e formerà con la prima un dittongo
Si chiama dittongo un movimento della lingua nello spazio vocalico all’interno della stessa
sillaba, naturalmente la semivocale avrà apertura (e sonorità intrinseca) minore
o Es. ['kau̯ .to], le semivocali si notano con ̯
Se però la seconda vocale è accentata allora sarà nucleo di sillaba
o es. [gwa.'i:.to]
Due fatti fonetici
Se una vocale è seguita da una nasale all’interno della stessa sillaba (tautosillabica), essa si
nasalizza, cioè che un po’ d’aria esce anche dal naso
o una vocale si nasalizza quando è seguita da una consonante nasale tautosillabica
(appartiene alla stessa sillaba)
o una vocale si nasalizza quando appartiene a una sillaba chiusa sa una nasale
es. ['kãn.ta.no], le vocali nasali si notano con ̃
Se una vocale si trova contemporaneamente in:
o sillaba tonica
o sillaba aperta si allunga (:)
o sillaba non finale
es. [kãn.'ta:.re], ma [ve.ri.'ta]
il punto (.) divide le varie sillabe
Tratti sovrasegmentali
Ciò che non è intrinseco al segmento fonico, ma gli è esterno come la musica al testo di una
canzone, si chiama tratto sovrasegmentale
I tratti sovrasegmentali sono quattro:
o accento
o lunghezza
o tono
o intonazione
Accento
Chiamiamo accento tre strategie per rendere più percettibile, più saliente una sillaba:
o pronunciarla con maggiore intensità
o pronunciarla più alta
o pronunciarla più lunga
convivono nelle sillabe toniche (accentate)
Le tre strategie sono generalmente compresenti ma una tende a prevalere, dividendo così le
lingue in altri tre gruppi:
o lingue ad accento espiratorio (italiano, tedesco,…)
sillabe toniche leggermente più lunghe e alte delle atone, ma molto più
intense delle atone
o lingue ad accento musicale (greco classico, serbo-croato,…)
sillabe toniche leggermente più lunghe e intense delle atone, ma molto più
alte e acute delle atone
o lingue ad accento di durata (georgiano,…)
sillabe toniche leggermente più intense e alte delle atone, ma molto più
lunghe delle atone
L’elemento più percepibile della sillaba accentata è sempre la vocale
L’accento è distintivo (['me:.ta] vs [me.'ta]) e si nota con ' prima della sillaba accentata
Lunghezza
È la durata cronologica della realizzazione di un segmento (= quanto tempo prende la
realizzazione di un segmento)
La lunghezza è presente in tutte le lingue del mondo e permette di creare parole di lunghezze
diverse, con significati altrettanto differenti
Ci sono vocali lunghe e brevi, consonanti lunghe e brevi
Può avere valore oppositivo:
o latino = palus “palude” vs pālus “palo” (il latino usa le vocali brevi e lunghe per le
distinzioni grammaticali e lessicali)
o milanese = [kar] “carro” vs [ka:r] “caro”
o italiano = pala vs palla ['pa:.la] vs ['pal.la]
la lunghezza si nota in IPA con : o, per le consonanti, ripetendo il segno della consonante
LEZIONE 7
Tono
È l’altezza o la variazione di nota musicale associata ad un sillaba
o riguarda tutta la sillaba, ma è maggiormente udibile sulle vocali
In certe lingue, dette tonali, esso è distintivo:
o cinese mandarino 4 toni + 1 tono neutro
mā (alto costante) “mamma”
má (ascendente) “lino”
mǎ (discendente - ascendente) “cavallo”
mà (discendente) “ingiuriare, sgridare”
i segmenti presenti sono tutti uguali, ma sono diversi dal punto di
vista sovrasegmentale
o svedese:
and «anatra» —> anden «l’anatra» 'anden
ande «spirito» —> anden «lo spirito» 'anden
tank «serbatoio» —> tanken «il serbatoio» 'tanken
tanke «pensiero» —> tanken «il pensiero» 'tanken
Intonazione
È la curva melodica associata ad un enunciato e si applica a ciascuno di essi
La curva melodica si chiama intonazione
Dal punto di vista funzionale, in certe lingue ha valore distintivo
Fonologia
Studio dei suoni dal punto di vista funzionale
o considerando la loro capacità di generare opposizioni
Considera i suoni come unità solo se sono in grado di generare opposizioni di significato
Uno studio fonologico individua un numero limitato di suoni
L’unità di base della fonologia sono i fonemi
La fonologia studia anche le regole che governano la distribuzione dei suoni.
(fonotassi = quali sequenza di suono sono ammesse e quali no – le lingue selezionano solo
le combinazioni e le sequenze possibili)
La fonologia si occupa anche di capire quali regole si attivano sistematicamente per
generare delle sequenze di suoni che il parlante nativo sente come ben formati (cambiano da
lingua a lingua, ognuna ha le sue combinazioni di suoni)
o 3 consonanti in principio di parola se:
la prima è una fricativa alveolare ([s] o [z])
la seconda è un’occlusiva o fricativa
la terza una laterale, una vibrante o un’approsimante
['strap.po] (strappo)
['zdra:.jo] (sdraio)
[sfja.'ta:.re] (sfiatare)
['zvja:.re] (sviare)
Fonemi
Due suoni che, se si scambiano tra di loro, originano delle parole che hanno un significato
diverso sono due fonemi
o ['ka:.ne] (cane) vs ['pa:.ne] (pane)
o ['sãn.to] (santo) vs ['mãn.to] (manto)
o ['ka:.lo] (calo) vs ['kal.lo] (callo) —> le consonanti lunghe si comportano allo stesso
modo di quelle brevi
o ['mi:.tʃa] (micia) vs ['mit.tʃa] (miccia)
o ['rat.tsa] (razza – suddivisione di specie) vs ['rad.dza] (razza - pesce)
[esiste solo questo caso per le fricative]
Ci sono fonemi che danno luogo a molteplici parole con molteplici significati, altri invece
creano meno parole e, di conseguenza, meno significati
Anche suoni che sembrano simili possono avere appartenenze fonologiche diverse
Varianti dei fonemi o allofoni
Se due suoni possono essere scambiati in ogni contesto allora sono varianti di uno stesso
fonema —> allofono libero / varianti libere
o dipendono dalle abitudini articolatorie del parlante, che siano personali o legate a dei
fattori socio-culturali
[ras.trel.'la:.re] (rastrellare) / [Ras.tRel.'la:.Re] (rastrellare [r moscia])
Se due suoni simili da un punto di vista articolatorio non possono mai occorrere nello stesso
contesto (non possono mai stare nella stessa posizione), ma sono automaticamente
selezionati in base ai suoni vicini, essi sono varianti di uno stesso fonema —> allofono
combinatorio / varianti combinatorie
o ['tãɱ.fo] / ['tãn.to] / ['tãŋ.go]
/'tan.fo/ /'tan.to/ /'tan.go/
In italiano
Le consonanti lunghe si oppongono generalmente alle
brevi, ma tale opposizione non sussiste per tutti i foni:
o [ts], [dz], [ʎ] sono sempre lunghe all’interno di
parola dopo vocale
o [ɲ], [ʃ] sono sempre lunghe tra le vocali
In italiano standard, è difficile anche fare coppie
minime con [b]
Le vocali lunghe e quelle nasali sono allofoni combinatori
LEZIONE 8
La trascrizione fonetica
Tentativo di rappresentare in modo convenzionale un sistema di suoni
o sistema grafico IPA, con regole precise
Bisogna passare dal suono alla sua rappresentazione
Come farla:
o aprire le parentesi []
o fare la trascrizione fonetica
o dividere in sillabe con il punto (.)
o individuare la sillaba tonica (su cui cade l’accento)
o individuare, se ci sono, le nasali (alla coda di una sillaba) e le conseguenti
vocali nasalizzate
o individuare, se ci sono, le vocali lunghe
La consonante lunga inizia nella coda di una sillaba e finisce nella testa
della sillaba successiva
o stazione —> [stat.’tsjo:.ne]
o impazzire —> [ĩm.pat.’tsi:.re]
La morfologia
Il campo di studio della morfologia è la parola (unità massima), le unità segniche che la
compongono, le strategie per formarla
Ma che cos'è una parola? Difficile dirlo, i parlanti hanno però di solito intuizioni corrette
circa i confini di una parola in un enunciato
Una definizione spesso citata è "una parola è una sequenza enunciabile in isolamento in cui
non può essere inserita un'altra parola"
Il morfema è l'unità minima del linguaggio dotata di significato
Non ha importanza la sua consistenza e struttura fonica, ciò che caratterizza il morfema è di
essere un segno (cioè un'unità dotata di significante e significato) non ulteriormente
scomponibile in altri segni
Il morfema è un segno, cioè l'unione inscindibile di un significante a un significato
Il significante si chiama morfo, il significato non ha un nome consolidato, a volte è detto
morfema, ma ciò è ambiguo, potremmo chiamarlo contenuto del morfema
Tipi di morfemi:
o le parole sono composte da uno o più morfemi
virtù, top-o, cas-a, cas-ett-a, de-sta-bil-izz-a, virtu-os-o
o i morfemi hanno caratteristiche diverse e possono essere divisi ad esempio in:
liberi, possono stare da soli
legati, possono occorrere solo uniti ad altri morfemi
LEZIONE 9-10
I morfemi possono essere classificati anche in base al contenuto:
o morfemi lessicali: hanno come contenuto il riferimento ad un referente, ad un'entità
reale o mentale
can-e, sogn-o
o morfemi grammaticali: non rimandano ad un referente ma ad una classe di oggetti
dotati di una caratteristica/ proprietà e si dividono in derivazionali e flessionali
morfemi grammaticali derivazionali aggiunti ad un morfema lessicale,
cambiano la referenza della parola, creando una nuova unità lessicale
(cane è diverso da canile)
canile —> can-ile —> il contenuto di "e'" nella parola canile indica
solamente il singolare
(perché canile = maschile ma fonte = femminile)
o in questa flessione, il genere non è indicato, l'informazione di
genere viene assegnata dal morfema lessicale; "e" indica una
classe di nomi dell'italiano (ne esistono tante e diverse)
morfemi grammaticali flessionali non cambiano il significato di base della
parola ma ne chiariscono il posizionamento di alcune categorie grammaticali
(numero, tempo, genere,…) es. can-il-i, civil-izz-a
a seconda della posizione rispetto al morfema lessicale, i morfemi
grammaticali sono detti:
suffissi (dopo il morfema lessicale —> capac-ità)
prefissi (prima del morfema lessicale —> in-capac-ità)
infissi (si inseriscono all’interno della base: possono interrompere la
radice oppure interporsi fra il morfema lessicale e un
prefisso/suffisso)
le parole si formano mediante regole che uniscono morfemi, si tratta di regole
complesse e talvolta non chiare
morfema libero morfema legato
morfema lessicale bar, virtù gatt-, mucc-
morfema grammaticale di, per -in-o, -a
o calco strutturale
è un’imitazione di una parola straniera nella sua struttura morfologica, ma
con segni linguistici (parole, morfemi) della lingua replica
italiano ferrovia - dal modello tedesco eisenbahn
o queste due parole sono state assemblate anche nello stesso
modo (Eisen = ferro, bahn = via)
italiano stringinaso - dal modello francese piace-nez
italiano grattacielo – inglese skyscraper
o la replica italiana conserva il modello inglese skyscraper, ma i
morfemi sono posizionati diversamente
è un calco integrato, manipolato secondo le regole
della lingua replica
o calco semantico
è un processo di imitazione, ma l’esito è molto diverso: alla fine del processo
una parola avrà un nuovo significato —> non porta ad una nuova parola, ma
ad una nuova polisemia di tale parola (= acquista un significato in più)
italiano mouse - spagnolo ratón —> nel caso dello spagnolo,
dell'inglese e del francese "mouse", "ratón" hanno più significati:
o indicano sia l'animale (A) che lo strumento informatico (B)
italiano stella “astro” (A) e “divo dello spettacolo (B)
o il significato B ha meno di un secolo ed è stato creato a
modello dell’inglese star o del francese étoile che da lungo
tempo possiedono sia il significato A che il significato B
Acclimatamento e integrazione
Un prestito molto diffuso presso i parlanti di una lingua, che è conosciuto da tutti e detto
acclimatato (cfr. it. bar, bistecca), altrimenti sarà non acclimatato (cfr. kippà, sciuscià)
Un prestito integrato è un prestito che, rispetto alla lingua moderna, presenta delle
modifiche a livello fonetico, morfologico o semantico introdotte per rendere più semplice la
gestione del prestito secondo le regole della lingua
o bistecca = ingl. beefsteak
o sciuscià = ingl, shoeshine
o treno = fr. train
Se un prestito non presenta modifiche si dice che è non integrato
o bit "unità di misura informatica" = ingl. bit
o sketch "breve scenetta comica" = ingl. sketch
Sintassi
Studia i principi in base ai quali le varie lingue possono dar luogo a combinazioni di parole
(sintagmi, frasi, periodi discorsi)
L'applicazione di tali principi (regole sintattiche) dà luogo ad esempio a frasi ben formate; la
buona formazione pero è indipendente dal senso
o la sedia incapace pascola nello zaino
la frase non ha senso, ma è corretta dal punto di vista strutturale
o Paolo vuole di laurearsi presto
anche questa frase verrebbe respinta nella sua struttura, nonostante ne sia
stato compreso il significato
C’è comunque un grado inferiore alla cattiva formazione ed e la non strutturazione (insalata
di parole), segnalata da un'intonazione discendente dopo ogni parola
o sedia nello pascola la zaino incapace
non sono corretti né il significato, né la struttura della frase
Valenza verbale
Elemento centrale per la strutturazione di una frase è il verbo, una sua proprietà, detta
valenza, fornisce uno schema minimo per formare una frase grammaticale (1° nucleo per
costruire una frase)
o valenza = numero di argomenti (complementi obbligatori) che devono essere
associati a un verbo per dar luogo a una frase ben formata
Distinguiamo verbi con 4 diverse valenze:
o verbi a valenza 0 —> avalenti (piovere, nevicare, tuonare)
è subordinata a un altro parametro, ovvero se la lingua è pro-drop o meno
o verbi a valenza 1 —> monovalenti (camminare, ridere, morire, svenire, riposare,…)
o verbi a valenza 2 —> bivalenti (guardare, picchiare, telefonare, scaldare, cercare,…)
o verbi a valenza 3 —> trivalenti (dire, dare e loro sinonimi)
la valenza è una proprietà che viene governata dal significato del verbo
verbi monovalenti = intransitivi
verbi bivalenti o più = transitivi
lo schema minimo di una frase è dato da un verbo con le sue regole
valenziali minime
Lingue non pro-drop: sempre specificare il pronome soggetto
LEZIONE 12
Oltre gli argomenti
Gli argomenti sono elementi indispensabili per la buona formazione della frase, tutti gli
elementi non indispensabili si dicono circostanziali
o Esempio —> per tre volte la mamma scaldò il brodo per il figlio
La rimozione di un circostanziale non rende la frase agrammaticale/malformata
Una frase è un gruppo di parole dotate di un soggetto e un predicato
o gruppo di parole = più parole coinvolte
Nelle lingue prop-drop (lingue isolanti) la predicazione può essere rappresentata da
solamente una parola
Ci sono gruppi di parole che non formano delle frasi, anche se sono gruppi di parole: queste
infatti non presentano né un soggetto né un predicato
Sintagmi
Ci sono regole che formano gruppi di parole inferiori alla frase, i sintagmi, che potremmo
considerare tendenzialmente combinazioni di parole aggregate intorno ad un elemento
indispensabile detto TESTA
o se c'è solo la TESTA, cosa che accade, il sintagma sarà di un sola parola
Ogni TESTA è sostituibile solo con una parola della stessa categoria lessicale
Ogni sintagma è sostituibile solo con sintagmi della stessa natura
Se in un sintagma ci sono più parole c'è una coesione interna tra gli elementi che è di molto
superiore a quella esterna, cioè con altre parole
Per identificare i sintagmi in una frase ci sono vari test:
o es. la maestra scrive alla lavagna con il gesso durante la lezione
test del movimento —> le parole che costituiscono un sintagma si muovono
tutte insieme
durante la lezione la maestra scrive alla lavagna con il gesso = la frase
rimane ben formata e di senso compiuto
la lezione la maestra scrive alla lavagna con il gesso durante = frase
malformata e rifiutata dal parlante nativo
test della frase scissa —> si produce una frase scissa tipo è…che; al posto di
… posso mettere solo sintagmi
è con il gesso che la maestra scrive alla lavagna durante la lezione =
frase ben formata e di senso compiuto
è il gesso che la maestra scrive alla lavagna con durante la lezione =
frase malformata e rifiutata dal parlante nativo
test dell’enunciazione in isolamento in risposta a una domanda
Quando scrive la maestra alla lavagna con il gesso?
o SI (ha senso):
durante la lezione
o NO (non ha senso):
la lezione
durante la lezione scrive
Non tutti i sintagmi sono dello stesso tipo:
o durante la lezione e la maestra scrive alla lavagna con il gesso
la frase è grammaticale perché non si possono coordinare due sintagmi di
natura diversa, non tutti i sintagmi infatti sono uguali
distinguiamo tra sintagmi nominali, verbali, aggettivali, preposizionali a
seconda della loro TESTA
Tipi di sintagmi
La TESTA di un sintagma è l'elemento che lo caratterizza, l'unico che non può essere
sostituito con un elemento di un'altra categoria lessicale
o Se la TESTA è un nome —> sintagma nominale (SN)
o Se è un verbo —> sintagma verbale (SV)
o Se è un aggettivo —> sintagma aggettivale (SA)
o Se è una preposizione —> sintagma preposizionale (SP)
o Se la testa è l'unico elemento necessario, ne consegue che da sola può formare un
solo sintagma
Giorgia scrive alla lavagna con il gesso durante la lezione
Giorgio si annoia e le giornate sembrano sempre uguali in inverno
Giorgio, le giornate (SN)
si annoia, sembrano, sembrano sempre uguali,
sembrano, sembrano sempre uguali in inverno (SV)
sempre uguali (SA) in inverno (SP)
o da notare che certi sintagmi possono essere ulteriormente
scomposti in altri sintagmi
L'articolazione fondamentale di una frase qualsiasi sembra essere quello di un primo livello
di articolazione formato da soggetto e verbo
Nelle espressioni idiomatiche (espressioni fisse non manipolabili il cui significato è
metaforico e non è ricavabile dalle parole che le formano —> vuotare il sacco/tagliare la
corda…= la frase metaforica non la si capisce se non si conosce il modo di dire) formate da
verbo e sostantivo si ha sempre che il verbo ha il sostantivo come oggetto
Struttura della frase
Le frasi si basano sulla combinazione di sintagmi e i sintagmi sulla combinazione di parole
o di altri sintagmi:
Classificazione tipologica
La tipologia linguistica classifica le lingue in base alla loro organizzazione strutturale e le
ripartisce in gruppi, detti tipi, che condividono affinità strutturali sistematiche
La tipologia studia dunque la variazione interlinguistica
Le lingue sono diverse tra loro, questo è intuitivo, ma tale variazione obbedisce a principi
generali
La tipologia vuole individuare questi principi
Lingue Indoeuropee
Lingue indoeuropee: lingue parlate o in un'aria molto vasta (dalla Turchia all’Irlanda)
Le lingue parlate in un'area così estesa sta sono sicuramente riconducibili a un ordine
comune, attraverso unità genealogiche intermedie ovvero data una lingua comune data al
quarto millennio avanti cristo si sono susseguite innovazioni
Diverse famiglie di lingue indoeuropee:
o Gruppo indoario —> dell'India settentrionale
presenti anche in sri lanka
o Lingue iraniche —> altopiano iranico
o Armeno —> zona sotto al Caucaso
o Lingue anatoliche (estinte nel 1° millennio)
o Tokario
o Lingue slave
o Lingue baltiche
o Lingue germaniche
o Celtiche
o Romanze
o Greco
o Albanese
AREE: nate grazie a comunità che dopo aver
migrato, hanno portato loro lingua altrove
Lingue anatoliche
Le lingue indoeuropee di più antica attestazione sono le lingue anatoliche: attestate a partire
dal II millennio a.C. Ormai queste lingue si sono però estinte. Tra queste lingue abbiamo:
Ittito —> gli ittiti hanno dato luogo ad un regno vasto e potente dal XVII secolo fino al XIII
secolo a.C. 400 anni di impero sull’altopiano anatolico. A partire dal XVI secolo a.C.,
abbiamo un gran numero di documenti ittiti, si tratta di iscrizioni amministrative, storiche e
religiose e in gran parte di tavolette trovate negli archivi del palazzo reale della capitale
(Ḫattuša, l’attuale Boğazköy, Turchia), sede di un grande scavo archeologico. Tutte queste
tipologie testuali ci forniscono una conoscenza abbastanza completa dell’ittito, che è stato
decifrato nel 1917 da Bedřich Hrozný, un ceco, e per questo la lingua non è stata mai presa
in considerazione nell’800 da coloro che hanno riconosciuto la parentela tra le lingue
indoeuropee
o il palaico
o il licio
o il luvio —> inizia la sua attestazione più o meno insieme all’ittito e sopravvive alla
fine del regno ittito. Le iscrizioni in luvio sono in luvio geroglifico e cuneiforme,
mentre le ittite sono quasi sempre in sistema cuneiforme dalla Mesopotamia.
Lingue indoiraniche
Le lingue lingue indoarie e quelle iraniche hanno una somiglianza notevole, tanto
che c’è chi propone di ricostruire un’unità genealogica intermedia: così nascono le
lingue indoiraniche
Gli abitanti di entrambe le civiltà inoltre si chiamavano “arya”. Questo ci fa pensare che gli
abitanti delle due civiltà abbiano avuto una gestazione comune.
Secondo l’attestazione più antica delle lingue indoarie, ovvero l’antico indiano, le cui lingue
si distinguono in:
o vedico —> la lingua dei veda, dieci libri sacri dell’induismo composti oralmente
verso la metà del II millennio a.C e fissati per iscritto intorno all’VIII secolo a.C.
Quando diciamo che i Veda, inni e logistici (inni alle divinità), si sono fissati,
significa che c’era la necessità di scriverli. Ancora oggi c’è chi non è mai passato a
una versione scritta dei Veda, trasmettendo oralmente tutti gli inni (migliaia) in una
lingua che non comprendono, imparando a memoria. La lingua riflette i dialetti
dell’area della valle dell’Indo
o sanscrito —> dal V secolo a.C. al IV secolo a.C.; è una varietà letteraria molto
stilizzata e standardizzata, la lingua è normata, che verrà usata anche parlata (ancora
oggi da alcuni bramani) per secoli come unica lingua letteraria dell’India. In
sanscrito sono composte la quasi totalità delle opere letterarie dell’India antica e
media. Il sanscrito non è troppo diverso dal Veda. Il termine “sanscrito” in antico
indiano significa “ben fatto”. La lingua riflette i dialetti dell’area del Gange.
Dal III a.C. abbiamo i primi segni iniziamo ad avere delle varietà più vicine al parlato
(pracriti) e li abbiamo attestati negli Editti Ashoka.
Le lingue iraniche sono suddivise in 3 varianti in base alle 3 zone diverse dell’Iran in cui
vengono parlate:
o medo —> parlato nella parte nord-occidentale dove vivevano i medi, ma non ci resta
quasi nulla. Abbiamo delle glosse in opere greche, come in Erodoto, ma abbiamo
poche parole
o antico persiano —> parlato nella parte sud-occidentale e viene trasmesso da una
serie di iscrizioni monumentali in cuneiforme, tutte quante riconducibili alla
famiglia reale degli Achemenidi, la famiglia che dà luogo all’impero persiano antico
dal VI secolo a.C. fino ad Alessandro Magno, fino al IV secolo a.C.
o avestico —> parlato nell’area orientale, la lingua avestica ha una vicinanza al Veda
sia nelle formule poetiche, nelle strutture metriche e nel lessico. L’avestico è stato
tramandato oralmente fino all’età sasanide, regno dei sasanidi, impero di una
famiglia iranica che si svolge tra il III e il VII secolo d.C, rinunciano al loro regno
circa alla metà del VII secolo. Vengono messi per iscritto gli inni dell’Avesta,
recitati tutti a memoria, non compresi se non dai sacerdoti che li conoscevano.
Nella fase media, se passiamo dalla fase antica alla fase media delle lingue iraniche (primo
millennio a.C., ma caratteristica del 1° millennio d.C.), abbiamo:
o ORIENTE —> lingue come il sogdiano e il khotanese, con testi religiosi manichei
o AREA SUD OCCIDENTALE —> si parla il medio persiano, con letteratura per lo
più religiosa ma molto abbondante, come il primo trattato esteso sul gioco degli
scacchi —> scacco matto, in persiano “il re è morto”
o AREA NORDOCCIDENTALE —> si parla il partico
In fase moderna invece abbiamo:
o ORIENTE —> si parla il pashto (afghanistan)
o AREA SUD OCCIDENTALE —> il farsì (o persiano moderno, IX / X secolo), una
delle grandi lingue letterarie
o AREA NORDOCCIDENTALE —> il curdo, che si parla in Iran ma anche fuori
dall’Iran (concetto linguistico ma non geografico), in Siria, in Turchia (dove non è
riconosciuto), in Armenia
Queste hanno differenze dialettali, sappiamo che hanno determinate caratteristiche diverse
tra loro, abbastanza simili ma al loro interno hanno segmentazione dialettale
Tra le lingue iraniche si cita il Baluchi, attualmente parlato principalmente in Pakistan e
nell’estremo est dell’Iran
LEZIONE 16
Il Tokario
Lingua antica, sviluppatasi tra il VI e il VIII secolo a.C. e ormai estinta
Si tratta di testi buddisti, tradotti dal sanscrito, con un sistema di scrittura già noto in area
indiana; sono presenti anche documenti amministrativi, ma in minor numero
Possiamo dividere questa lingua in due gruppi: tokario A e tokario B
L’Armeno
Diffusa e parlata nella regione del Caucaso (in particolare nella Repubblica Armena) e in
vari stati del mondo, a seguito della diaspora armena
Si incomincia a sviluppare nel V secolo d.C. e rimase la lingua della letteratura fino al XIX
secolo d.C.
Mesrop Mashtots —> creatore dell’alfabeto armeno, attraverso una sua opera; decise di
crearlo come conseguenza alla conversione religiosa (grande evento importante), per
tradurre alcuni testi sacri del cristianesimo, che divenne religione di stato a partire dal IV
secolo d.C., e insegnarli ai sacerdoti; questa riscrittura venne terminata intorno al 485 d.C.
o traduzione anche di opere filosofiche greche per “trasmettere” i loro saperi anche al
popolo armeno
Quando per la prima volta l’attenzione si posò sull’Armeno, si pensò fosse un ramo delle
lingue iraniche, fino al 1875, quando Heinrich Hubschmann smentì questa teoria,
sostenendo che l’Armeno fosse una lingua totalmente indipendente