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Indice
Premessa………………………………… pag. 3
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Premessa
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Per buona parte di questo periodo Vito Saccomandi è
stato in qualche modo il mio più diretto superiore
gerarchico. Ma non è in questo ruolo e da questa
prospettiva che vorrei ricordarlo in queste poche
pagine che ho deciso di dedicargli.
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A Vito Saccomandi debbo peraltro una svolta
fondamentale nel mio percorso professionale: il mio
passaggio, a metà degli anni Settanta, alla
Commissione europea e il mio trasferimento a
Bruxelles, certo a seguito di un concorso pubblico ma
a cui non avrei mai pensato a quell’epoca se non fosse
stato per il suo incoraggiamento e il suo sostegno.
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Gli anni operosi dell’INEA
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per la prima volta, nell’organigramma di questo
Istituto, un apposito Servizio Studi e Ricerche, e
l'INEA cominciò quindi a dotarsi di un nucleo
interno di ricercatori, ma anche perché, con la sua
personalità estroversa e poco incline ai formalismi,
Saccomandi introdusse indubbiamente una ventata di
aria nuova negli ambienti fino ad allora piuttosto
austeri di questo Istituto.
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Alla scoperta del pianeta Europa
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In questa fase, Vito Saccomandi aveva avuto modo di
allargare le sue conoscenze in merito al
funzionamento delle varie organizzazioni comuni di
mercato ed aveva contribuito in maniera determinante
all’elaborazione di quello che sarebbe stato da allora
in poi chiamato “metodo obiettivo” per la fissazione
annuale dei prezzi agricoli, la cui utilizzazione
permanente era stata auspicata nel già menzionato
“Memorandum Lardinois” ed è stata effettivamente
messa in atto per oltre un decennio.
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Dal sesto al tredicesimo piano del Berlaymont
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Questa passione di Vito Saccomandi per l’azione e per
l’impegno politico traspare anche dalla sua attività di
capo di gabinetto aggiunto del vice Presidente della
Commissione, Lorenzo Natali, e dalla sua assidua
frequentazione del ministro italiano dell’Agricoltura
dell’epoca, Giovanni Marcora.
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Al servizio dell’Europa e del proprio paese
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Vito Saccomandi era, infatti, molto più che uno
specialista di questioni agricole e un profondo
conoscitore della politica agricola comune. A
queste conoscenze professionali egli univa infatti
una vasta cultura, una spiccata capacità di
giudizio e di valutazione, una rara padronanza
delle politiche comunitarie, oltre che un profondo
attaccamento al proprio lavoro senza che tuttavia
ciò significasse sacrificare la propria famiglia.
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Mi è capitato più di una volta, a distanza di anni
dalla sua partenza, di riflettere su quello che
avrebbe potuto essere il percorso professionale di
Vito Saccomandi in seno alla Commissione se
avesse deciso si rimanere a Bruxelles.
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Il richiamo della foresta ovvero l’amore per
l’insegnamento
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L’ a t t i v i t à a c c a d e m i c a e d i r i c e r c a
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successivamente tradotto anche in inglese ed adottato
in alcune università straniere.
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La breve stagione da ministro dell’agricoltura
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esclusivamente con l’estrema fragilità politica del
governo di cui era stato chiamato a far parte e con le
tensioni, anche tra gli stessi cinque partner di governo,
che caratterizzò quella stagione politica. Da una parte,
infatti, Craxi ritirò la fiducia al governo Andreotti.
Dall’altra, quest’ultimo aveva fretta di recuperare il
sostegno della componente dimissionaria del suo
partito, vale a dire quello della sinistra democristiana.
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Vale la pena, per concludere, riportare uno stralcio
della lettera che, a chiusura del suo mandato, gli spedì
il Presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, per aver
assicurato alla nostra agricoltura “una guida politica
competente ed un punto di riferimento sicuro”: “Penso
che le categorie direttamente interessate dovranno
esserti grati per il consiglio e l’aiuto che non hai
mancato loro di offrire sulla difficile via della tutela
delle nostre produzioni e dell’adattamento delle nostre
strutture alle esigenze del mercato unico”.
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