Riassunto de La Linguistica
La linguistica è il ramo delle scienze umane che studia la lingua. E può essere divisa in
due sottocampi principali:
Hanno valore analogo alla linguistica generale anche linguistica teorica, sincronica,
descrittiva.
Materia della linguistica è la totale manifestazione del linguaggio umano in ogni sua
forma.
La distinzione fra lingue e dialetti (lingua a tutti gli effetti) è basata su motivazioni
sociali e socio-culturali. Hanno funzioni importanti ma complementari. Se la
differenza tra lingua e dialetto non è giustificabile in termini linguistici (struttura),
allora va cercata all’esterno del sistema-lingua:
o Sul piano sociale: le lingue hanno un riconoscimento sociale che il dialetto non
ha;
o Sul piano funzionale: le lingue hanno un ambito di uso più ampio di quello dei
dialetti;
o Sul piano politico: le lingue hanno uno statuto ufficiale che i dialetti non hanno
Le lingue sono state “create” per consentire scambi economici e culturali tra
gruppi sociali distanziati e come strumento per l’assetto amministrativo degli
Stati
Per inquadrare il linguaggio verbale umano si parte dalla nozione del segno – ovvero
qualcosa che sta per qualcos’altro e serve per comunicare questo qualcos’altro.
La Biplanarità (prima proprietà del codice lingua) si rifà alle due facce del segno:
Esempio: “Cane” non ha di per sé nulla a che vedere con l’animale, non c’è
nulla nella natura che lo rimandi al suo nome, che faccia sì che quella cosa si debba
chiamare così. Il fatto che certe lingue siano più simili ad altri dipende dalla parentela
genealogica fra le due lingue (in caso di gatto – Gato in spagnolo e ovviamente Gatto
in Italiano entrambe derivate dal latino). La forte somiglianza fra le parole per “gatto”
del cinese (māo) e del thailandese (mèo) sarà da attribuire al fatto che la forma ha
presumibilmente origine onomatopeica, costituendo un’imitazione del verso
dell’animale.
I rapporti che ci sono non sono dati naturalmente ma posti per convenzione.
ü A un primo livello: è arbitrario il rapporto tra segno e referente: non c’è alcun
legame naturale e concreto, di derivazione dell’uno dall’altro. Ex: Fra l’oggetto
sedia e il segno sedia o tra una persona e il suo nome
ü A un secondo livello: è arbitrario il rapporto fra significante e significato – il
significante sedia, come sequenza di lettere o suoni, non ha in sé, al di fuori
della convenzione posta dalla lingua, nulla a che vedere con il significato
“oggetto d’arredamento che serve per sedersi”
ü A un terzo livello: è arbitrario il rapporto tra forma (struttura, organizzazione
interna) e sostanza (materia, insieme di fatti concettualizzabili) del significato.
Ex: bosco, legno, legna
ü Ad un quarto livello: ogni lingua organizza secondo proprio criteri la scelta dei
suoni pertinenti, distinguendo in una certa maniera, le entità rilevanti della
materia fonica.
Ø Tranne nel caso delle onomatopee – riproducono o richiamano nel loro
significante caratteri fisici di ciò che viene designato.
Principio di iconismo: l’idea di pluralità, che implica più cose, più materiale
sarebbe evocata o suggerita o riprodotta nella lingua dal fatto che la forma plurale
contiene più materiale fonico, linguistica che non la forma del singolare.
Fonosimbolismo: affermando che certi suoni avrebbero per la loro stessa natura
associati a sé certi significati:
Doppia articolazione: NON va confuso con la Biplanarità e consiste nel fatto che il
significante di un segno linguistico è articolato a due livelli diversi:
non tutte le lingue parlate hanno anche una forma e un uso scritti
(soprattutto in Africa e Oceania)
Ø La priorità ontogenetica del parlato dice che ogni individuo umano impara
prima, al momento della socializzazione primaria, e per via naturale,
spontanea, a parlare e solo in un secondo tempo attraverso addestramento
guidato, a scrivere.
Ø La priorità filogenetica del parlato invece è relativa alla specie umana – la
scrittura si è sviluppata molto dopo il parlare. Le prime attestazioni giunteci
di una forma scritta di lingua risalgono a non più di cinque millenni prima di
Cristo e quelle di scrittura (cuneiforme) presso i Sumeri, circa il 3500 a.C.,
quindi la scrittura si è sviluppata molto tempo dopo il linguaggio verbale,
che era già presente nell’Homo Habilis ed Erectus.
Il canale fonico-acustico e l’uso parlato della lingua presentano d’altra parte tutta una
serie di vantaggi biologici e funzionali rispetto al canale visivo e all’uso scritto:
Tuttavia, nelle società moderne, lo scritto ha una priorità sociale: avere una forma
scritta è un requisito indispensabile per una lingua evoluta. Lo scritto ha maggiore
importanza, prestigio e utilità sociale e culturale – è lo strumento di fissazione e
trasmissione del corpo legale, della tradizione culturale, letteraria e del sapere
scientifico. È il veicolo dell’istruzione scolastica, ha validità giuridica.
Per linearità del segno si intende che il significante viene prodotto, si realizza e si
sviluppa in successione nel tempo e/o nello spazio- non s i capisce completamente il
messaggio se non dopo che siano stati attualizzati uno dopo l’altro gli elementi che lo
costituiscono. Molti altri tipi di segni sono invece globali e vengono percepiti
simultaneamente: segnali stradali, il colore del semaforo, i gesti ecc.
Per discretezza dei segni si intende il fatto che la differenza fra gli elementi, le unità
della lingua è assoluta ovvero le unità della lingua non costituiscono una materia
continua - c’è un confine fra un elemento e un altro: pollo – bollo. Una conseguenza
della discretezza è che nella lingua non possiamo intensificare il significante per
intensificare il significato allo stesso modo in cui lo facciamo per interiezioni o grida.
Onnipotenza semantica: consiste nel fatto che con la lingua è possibile dare
un’espressione a qualsiasi contenuto nel senso che un messaggio formulato in
qualunque altro codice o sistema di segni sarebbe traducibile in lingua ma non
viceversa. Essenzialmente, con la lingua si può parlare di tutto.
(Pluri)Funzioni della lingua (la lingua che permette di adempiere a molte funzioni
diverse by Jakobson):
ü Esprimere pensiero
ü Trasmettere informazioni
ü Instaurare, mantenere, regolare ecc. attività cooperative e rapporti sociali
ü Manifestare – esternare i propri sentimenti e stati d’animo
ü Risolvere problemi
ü Creare mondi possibili
Elementi importanti nella complessità sintattica (rapporti fra elementi o parti del
segno che danno luogo a un alto grado di elaborazione strutturale, con una ricca
gerarchia di rapporti di concatenazione e funzionali fra gli elementi disposti
linearmente):
Saussure individua 3 suddivisioni che costituiscono I principi generali per l’analisi della
lingua:
Nella lingua, esistono quattro livelli di analisi, stabiliti in base alla Biplanarità e della
doppia articolazione, che identificano tre strati diversi del segno linguistico: lo strato
del significante inteso come mero significante, lo strato del significante in quanto f
La parte della linguistica che si occupa degli aspetti che analizza come siano fatti
fisicamente i suoni di cui le lingue si servono (materiale della comunicazione verbale) è
la Fonetica
Si suddistingue in 3 campi:
I suoni prodotti con concomitante vibrazione delle corde vocali accostate e tese sono
sonori (vocali e consonanti); i suoni prodotti senza vibrazione delle corde vocali
discoste sono detti sordi (consonanti).
I Vocali sono suoni prodotti senza che si frapponga alcun ostacolo al flusso dell’aria nel
canale orale, non sono caratterizzate dal modo o luogo di articolazione ma dalle
conformazioni che assume la cavità orale a seconda della posizione della lingua e al
suo grado di avanzamento o arretramento e di innalzamento o abbassamento. Anche
le labbra sono importanti per l'articolazione delle vocali: se le labbra sono tese o
protruse e sporgono in avanti, le vocali si chiamano arrotondate (vocali posteriori); se
le labbra sono
distese formanti una fessura, allora le vocali saranno non arrotondate (vocali
anteriori).
Vi sono suoni con modo di articolazione intermedio fra vocali e consonanti fricative e
prodotti con un semplice inizio di restringimento del canale orale, con la frapposizione
di un ostacolo appena percettibile al flusso dell’aria. Sono suoni vicini alle vocali e
vengono chiamati semivocali. Esse non possono costituire apice di sillaba e unite a una
vocale costituiscono un dittongo. Esistono le semivocali anteriori o posteriori.
Le grafie alfabetiche: Ogni suono viene reso da un simbolo grafico. Non c’è un
rapporto biunivoco tra suoni e unità grafiche poiché allo stesso suono possono
corrispondere più grafemi e viceversa. Il principio del rapporto biunivoco è costituito
dal fatto che ogni suono dovrebbe essere indicato da una sola lettera. Questo ha
portato a:
Per ovviare alle incongruenze delle grafie tradizionali ed avere uno strumento di
rappresentazione grafica dei suoni del linguaggio [valido per tutte le lingue] e che
riproduca la realtà fonica, i linguisti hanno elaborato sistemi di trascrizione fonetica, in
cui c’è corrispondenza biunivoca fra suoni rappresentati e segni grafici che li
rappresentano. L’Alfabeto Fonetico Internazionale (IPA) è il uno dei sistemi di
trascrizioni più usate e diffuse.
Trascrizione fonetica – [ ]; L’accento nella trascrizione IPA è indicato con (‘); E a: due
punti indicano l’allungamento della vocale.
- una forma fonica reale che è sulla base di una sequenza di suoni realmente
prodotta e quindi viene definita “descrittiva” poiché descrive i suoni di una
lingua
- una forma fonica ideale che è sulla base di una sequenza di foni come noi ci
aspettiamo che sia in base alle regole di quella lingua e viene definita
“prescrittiva”
Ps: Prima Legge di Trubeckoj - 6 fonemi occlusivi = pbtdkg – coppie minime, coppia di
parole che si distinguono solo per il suono e il significato
Seconda Legge di T – se due suoni possono correre nello stesso contesto, attraverso
prova di commutazione, ma scambiandosi non cambiano mai significato della parola
sono detti varianti libere di un unico fonema.
Terza Legge di T – quando due o più suoni non possono correre nello stesso contesto,
sono varianti contestuali dello stesso fonema
I fonemi sono unità minime di seconda articolazione del sistema linguistico, non
sono scomponibili ed inoltre non hanno significato autonomo e quindi non segni.
Foni diversi tra loro che costituiscano realizzazioni fonetiche diverse ma prive di
valore distintivo sono allofoni [‘dɛnte] [dɛŋte] – quest’ultimo è una pronuncia
settentrionale.
Una coppia di parole che siano uguali in tutto tranne per la presenza di un fonema al
posto di un altro in una certa posizione forma una coppia minima che indentifica
sempre due fonemi. [‘pare] [‘kare]. I tratti distintivi: consentono di rappresentare
economicamente le caratteristiche articolatorie dei fonemi anche dei fenomeni
fonologici che avvengono nelle lingue (assimilazioni). Non tutte le lingue hanno ugual
numero di fonemi: gli inventari fonematici sono costituiti in genere da alcune decine di
fonemi. L’italiano standard ne ha 30, l’inglese 34, francese 36, Tedesco 38, spagnolo
24, 31 il cinese, 37 l’arabo egiziano e così via.
Ø Per trascrivere foneticamente occorre basarsi sul modo in cui una parola è
pronunciata, sulla fonia, e non sulla grafia. In italiano ci sono alcuni problemi
derivati dalle differenze regionali nella pronuncia, che causa anche il
raddoppiamento sintattico;
Ø un fenomeno che consiste nell’allungamento della consonante iniziale di una
parola (di solito quelle con accento sull'ultima sillaba).
Ø Inoltre esistono le opposizioni fra: /s/ e /z/ - /ts/ e /dz/ - /j/ e /i/ - /w/ e /u/.
Nell’italiano del settentrione la fricativa dentale è sempre realizzata sonora in
posizione intervocalica, quindi [kieze] è pronunciata nello stesso modo sia nel
caso di “edifici di culto” che nel caso di “domandò” (differenze di aperture e
raddoppi).
Valore fonematico dell’accento: l’accento in base alla posizione della sillaba su cui
cade ha valore distintivo oppositivo. In certe lingue l’assegnazione dell’accento non è
correlata alla posizione sillabica, ma avviene con altri criteri non fonologici [tedesco:
l’accento tende a stare sulla radice lessicale]. In Italiano l’accento è libero e può
trovarsi sull’ultima sillaba di una parola – Qualità = [kwali’ta] ed è definita tronca;
sulla penultima la parola si dice piana; sulla terzultima è sdrucciola- Camera
=[‘ka:mera]; e più raramente sulla quartultima – Capitano = [‘ka:pitano]. Tono – è
l’altezza relativa di pronuncia di una sillaba, dipendente dalla tensione delle corde
vocali e della laringe, e quindi dalla velocità e frequenza delle vibrazioni delle corde
vocali – queste determinano la frequenza fondamentale che è il principale parametro
Capitolo 3 | Morfologia
• all’interno l’ordine dei morfemi è rigido e fisso e non possono essere invertiti o
cambiati di posizione, pena la distruzione della parola stessa [gatt-o non o-
gatt];
• I confini della parola sono punti di pausa potenziale nel discorso;
• La parola è di solito separata/separabile nella scrittura;
• Foneticamente la pronuncia di una parola non è interrotta ed è caratterizzata
da un unico accento primario.
Se proviamo a scomporre parole in pezzi più piccoli in modo tale vi sia associato un
significato isolabile – abbiamo morfemi = dent (organo della masticazione) – al
(aggettivo “relativo a”) – e (singolare). La parola “dentale” è quindi formata da 3
morfemi, ciascuno dei quali suscettibile di entrare come componente di altre parole.
Tipi di morfemi:
Vi sono altri tipi di morfemi come quelli sostitutivi – che non sono isolabili
segmentalmente perché si manifestano con la sostituzione di un fono ad un altro fono
[foot – feet; goose – geese; e quelli discontinui come nella lingua tedesca con
desinenze –er e modificazione della vocale della radice con l’umlaut: Buch – Bücher;
Land – Länder] e quindi non ci sono presenze di affissi o suffissi ma cambi di fonemi.
Vi è anche il morfema zero – laddove una distinzione marcata della grammatica di una
certa lingua non viene rappresentata nel significante [sheep – sheep], ma cambia il
significato. Sono presenti anche in nomi della terza declinazione in latino.
La vocale tematica è riferita al vocale iniziale dei verbi all’infinito delle tre coniugazioni
–Ire; Are; Ere e si pensa la V.T possa avere un significato e quindi sarebbe un morfema
derivazionale o grammaticale o la si riconduce alla radice lessicale come facente parte
di esso “cambia-mento”.
Le parole composte sono due parole agganciate tra loro per formare una sola parola
(composta);
Le unità lessicali bimembri sono composte da due membri, appunto. “Sedia Elettrica”
sono tra parole composte e le unità lessicali plurilessematiche.
Il processo di parasintesi sta nel coniare nuove parole con il suffisso e prefisso al
contempo. “ingiallire”. Quindi i verbi creati hanno base aggettivali.
Capitolo 4 | Sintassi
La sintassi è il livello di analisi che si occupa della struttura delle frasi: l’oggetto di
studio della sintassi è come si combinano fra loro le parole e come sono organizzate in
frasi. La frase è quindi il costrutto che fa da unità di misura per la sintassi.
Analisi struttura delle frasi – bisogna rendersi conto del modo in cui sono organizzati
fra loro le parole e i gruppi di parole che insieme costituiscono una frase che è basato
sulla scomposizione o segmentazione:
Ambiguità – Quando una frase è ambigua – non sa sa a chi attribuire una qualità. Si
ricorre alla ramificazione triangolare il ramo porta ad una costituente che, essendo la
sua struttura non pertinente per il fenomeno che si vuole illustrare, non viene
analizzato nella rappresentazione.
Sintagmi – è definibile almeno da una parola che funzioni come un’unità della
struttura frasale. Sono costruiti attorno a una “testa” (– la classe di parole che
rappresenta il minimo elemento che da solo possa costruire sintagma), sulla cui base
vengono classificati e da cui prendono il nome.
Ø Funzioni Sintattiche – Gli elementi della frase assumono valori funzionali per
l’interpretazione semantica della frase. I costituenti concorrono sulla base di
vari principi per determinare la gerarchia dei loro rapporti e i F.S sono della
prima classe. Le tre F.S fondamentali sono composti dal soggetto (Chi compie
l’azione) – oggetto o complemento oggetto (Chi subisce l’azione) e da
predicato verbale (l’azione). A queste si aggiungono:
Ø Complementi – che in base alla funzione prendono il nome - specificazione ( la
zia di Trump), termine (Trump ha dato l’herpes a Melania), mezzo (battere il
chiodo col martello… di Trump), tempo (di giorno e di notte, Trump twitta un
sacco), modo (twittare con 280 caratteri), argomento (discutere di Russia…con
Donald), stato in luogo (sto nella camera Ovale) ecc.
Le valenze sono gli attori in gioco nell’azione dettata dal verbo e sulla base delle
valenze la prima valenza è il SOGGETTO (tutti I verbi tranne quelli meteorologici hanno
un soggetto) e la seconda valenza è il COMPLEMENTO OGGETTO. I verbi esprimono
valenza anche quando queste sono implicite e quindi si dice che siano saturate.
Il verbo e le sue valenze (o argomenti) formano insieme il nucleo. I costituenti che non
fanno parte dello schema valenziale in quanto non sono direttamente implicati dal
significato del verbo si chiamano circostanziali o attanti. Sono la cornice degli eventi.
I ruoli semantici: regolano la sintassi della frase e guardano la frase (che non è più
vista dalla prospettiva del significante dotato di significato) come fosse una
rappresentazione di una scena o evento in cui gli elementi hanno legami con altri per
ciò che succede nella frase. Sono denominate anche ruoli theta.
Quelli più importanti, usate per designare i ruoli principali dei nomi sono:
o Dato* – l’elemento della frase da considerarsi già noto (forse perché già
introdotto nel discorso o perché facente parte di conoscenze condivise);
o Nuovo** - è l’elemento della frase che veicola un’informazione nuova
Solitamente, il tema anticipa il rema. Nelle frasi marcate però l’ordine sintattico si
rompe e uno degli elementi che costituiscono la frase viene spostata:
Il focus è il punto di maggior salienza comunicativa della frase che fa parte del rema.
Ex: Gianni Corre = [SN+ SV] – [Sogg + Pred V] – [Agente + Azione] – [Tema + Rema]
Anafora – termine presente in una frase, rimanda a qualcosa che è da trovarsi nel
contesto prima di esso nel testo;
Catafora – presente in una frase ma rimanda a qualcosa che è da trovarsi nel contesto
dopo nel testo.
Deissi: si designa la proprietà di una parte dei segni linguistici di indicare, o far
riferimento a cose o elementi presenti nella situazione extralinguistica e in particolare
nello spazio o nel tempo in cui essa si situa, in maniera tale che l’interpretazione
specifica di ciò a cui il segno si riferisce dipenda interamente dalla situazione di
enunciazione.
Capitolo 5 | Semantica
È la parte della linguistica che si occupa del significato. Il significato non è visibile ed è il
punto di sutura fra la lingua, la mente e il mondo esterno.
v Il significato denotativo: è quello inteso nel senso oggettivo, di ciò che il segno
descrive e rappresenta. [gatto – felino];
v Il significato connotativo: è il significato indotto, soggettivo, connesso alle
sensazioni suscitate da un segno e alle associazioni a cui esso dà luogo. [gatto-
“animale grazioso, furbo, pigro, indipendente ecc.].
Per il livello semantico, il linguista pone un’unità di analisi minima cioè, il lessema.
Esso corrisponde a una parola considerata dal punto di vista del significato.
L’insieme dei lessemi in una lingua costituisce il suo lessico. Lo studio dei vari aspetti
del lessico a sua volta è la lessicologia che si pone tra semantica e morfologia
derivazionale. La lessicografia è lo studio dei metodi e della tecnica di composizione
dei vocabolari e dizionari, cioè le opere che raccolgono e documentano il lessico di una
lingua. Lemma è la voce del dizionario.
v Il lessico è uno dei due componenti essenziali di una lingua poiché senza
non esisterebbe una lingua, non si potrebbe comunicare verbalmente, i
messaggi assumerebbero strutture vuote;
v È lo strato della lingua più ampio, nei vocabolari ci sono fino a 130000
lemmi;
v Il lessico è lo strato esterno, visibile, meno intima e superficiale di un
sistema linguistico. È più esposta alle varie circostanze extralinguistiche e
più condizionata da fattori estranei all’organizzazione del sistema.
v Il primo compito della semantica è quello di mettere ordine è quello di
mettere ordine nell’elenco caotico di lessemi. E’ spesso fluttuante e
suscettibile a mutamenti perché rispecchia la realtà esterna.
v Connettivi; hanno valore di operatori logici (e, o, ma) poiché creano legami;
v Quantificatori; uno, nessuno, centomila…;
v Negazione; nope
La teoria degli atti linguistici di Austin, studia il significato degli enunciati secondo il
loro valore Pragmatico riguarda cosa si fa in un determinato contesto situazionale e
chiama quindi direttamente in causa l’intenzionalità del parlante quindi modo d’agire.
Atti linguistici sono l’unità di base dell’analisi pragmatica e costa di 3 distinti livelli:
v atti locutivi; formano frasi in una data lingua, una proposizione con la sua
struttura fonetica, grammaticale, lessicale
v atti illocutivi; che consistono nell’intenzione con la quale e per la quale si
produce la frase, nell’azione che si intende convenzionalmente compiere
proferendo quell’enunciato
v atti perlocutivi; consiste nell’effetto che si vuol provocare nel destinatario del
messaggio, nel risultato concreto effettivamente ottenibile da un enunciato
prodotto in una determinata situazione
Verbi performativi: sono verbi la cui pronuncia corrisponde ad eseguire una azione.
Per esempio dicendo “ti proibisco di uscire” sto effettivamente proibendo di uscire ad
una persona. Essi sono realizzati alla prima persona in quanto solo io posso compiere
una azione mediante verbo performativo. I verbi performativi annullano la differenza
tra atto locutivo e illocutivo, in quanto il dire la frase corrisponde all’intenzione stessa.
La presupposizione è il tipo più rilevante di significato non detto. Esso rientra nella
categoria dell’implicito, ovvero trascende il significato letterale dell’enunciato.
Ex: Andiamo al cinema? Sto morendo! < chi fa la domanda deve presumere che,
essendo morente, il rispondente non vorrà andare al cinema.
In Italia, per esempio, non si può tener conto solo della lingua nazionale comune, ma
anche delle lingue delle minoranze, parlate da gruppi più o meno consistenti di parlanti
in alcune aree paese. Inoltre, è dubbio lo statuto dei vari dialetti italiani che dal mero
punto di vista della storia e della distanza linguistica avrebbero le carte in regola per
essere considerati sistemi linguistici, autonomi – e non varietà dell’italiano. La maniera
principale per me classificare le lingue è con il loro raggruppamento in Famiglie con
l’aiuto dei criteri della parentela genealogica che: Consta nella possibilità di riportare
le lingue ad un antenato comune.
L’italiano ha stretti rapporti di parentela con tutte le lingue provenienti dalla comune
base del latino, e costituisce assieme a queste il ramo delle lingue romanze nonché
svariate varietà dialettali per le quali il riconoscimento di lingue a sé stanti è oscillante.
Il ramo romanzo: lingue germaniche, lingue slave, baltiche, indo-arie, iraniche e il
neogreco, l’albanese e l’armeno - forma la grande famiglia delle lingue indoeuropee.
Il livello della famiglia rappresenta il più alto livello di parentela ricostruibile con i
mezzi della linguistica storico-comparativa, che individua le somiglianze fra le lingue
come prova della loro comunanza di origine.
Ex: L’italiano è una lingua del sottogruppo italo-romanzo del gruppo occidentale del
ramo neolatino della famiglia indoeuropea
v [sranan – Suriname]
v [krio- Sierra Leone]
v [giamaicano – Giamaica]
v [seicellese – Seychelles] ecc.
Parlanti nativi: parlanti di una lingua che hanno imparato la lingua nella socializzazione
primaria e quindi la possiedono come lingua materna.
La tipologia linguistica: individua che cosa c’è di uguale e che cosa c’è di differente nel
modo in cui le diverse lingue (Analogie e Differenze).
Un tipo linguistico: insieme di tratti strutturali correlati gli uni con gli altri,
raggruppando sistemi linguistici aventi caratteri comuni;
v Lingue isolanti – quando le strutture delle parole sono più semplici possibili,
ogni parola è costituita da una sola radice lessicale e quindi l’indice di sintesi
(rapporto morfemi – parole) è 1:1
Nel tipo isolante (quando si isolano in blocchi unitari inscindibili e riescono
anche ad esprimere significati complessi), le parole sono monosillabiche
Ex: yoruba, vietnamita, l’hawaiano, cinese, thailandese, anche l’inglese (perché
presenta una morfologia flessionale ridotta) ecc.
v Lingue agglutinanti – quando le parole hanno una struttura complessa e sono
formate da una giustapposizione di più morfemi (facilmente individuabile e
separabili), che danno luogo a una catena di morfemi anche lunga. L’indice di
sintesi è 1:3
Nel tipo agglutinante, le lingue possono essere costruite da una radice
lessicale, non hanno un morfo per il genere
Ex: turco, swahili, giapponese, lingue bantu, kannada ecc.
v Lingue flessive (o fusive) – presentano parole internamente complesse.
Costituite da una base lessicale semplice o derivata da uno o più affissi
flessionali che sono morfemi cumulativi. L’indice di sintesi minore ed è 2:1 cioè
le parole hanno una struttura meno complessa e sono composte da una catena
meno lunga di morfemi ma vi sono più allomorfi.
La loro caratteristica di riunire più significati su un solo morfema flessionale e
di fondere morfemi rendendo poco trasparente la struttura interna della parola
li rende fusive mentre sono flessive quando alla presenza di molta morfologia
flessionale dà luogo a più forme flesse della stessa parola
Ex: lingue indoeuropee: il greco, il russo, il latino anche l’inglese è fusiva
Lingua introflessivo – i fenomeni di flessioni avvengono dentro la radice
lessicale (transfissi) come l’arabo
v Lingue polisintetiche – quelle che hanno la struttura della parola più
complessa, hanno la parola formata da più morfemi insieme ma in una stessa
parola, a differenza di quelle agglutinanti, compaiono due o più radici lessicali –
morfemi pieni. L’indice di sintesi è di 4:1
Ex: il groenlandese occidentale
v il S(oggetto)
v il V(erbo)
v Il Complemento O(ggetto)
Diacronia – non vuol dire storia di per sé poiché questo implica che si prenda in
considerazione non solo l’evoluzione della lingua ma anche i rapporti fra la lingua,
cultura e la società che questa riflette.
v L’inizio di un’innovazione
v Prosegue con la diffusione dell’innovazione;
v L’elemento innovante coesiste con l’elemento preesistente - può essere
accettata dalla comunità parlante ed avere successo fino a soppiantare
l’elemento vecchio
L’etimo – la forma originaria più antica da cui la forma attuale o più recente
proviene
Assimilazione – due foni diversi nel corpo della parola tendono a diventare simili o
uguali mediante l’acquisizione da parte di uno dei foni [Nocte – Nptte]
Metafonia – modificazione del timbro di una vocale interna per effetto della vocale
finale