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TITOLO:

Le metafore dei pazienti durante la riabilitazione


neurocognitiva.

AUTORE

Roberta Ghedina (linguista, logopeda, terapista della


riabilitazione)
Ghedina Fisioterpia i Logopdia
Calle Gelada, 19, bajos 08500 Vic (Barcelona, Espaa)

PAROLE CHIAVE:

Linguaggio, esperienza, metafora, esercizio


terapeutico conoscitivo.

Il linguaggio sempre stato considerato dai terapisti neurocognitivi come uno


strumento di lavoro, un elemento decisivo per modificare il sistema nervoso del
paziente: listruzione data dal terapista durante lesercizio capace di dirigere in modo
diverso lattenzione del paziente su s stesso o sul mondo e quindi a sua volta di
attivare capacit conoscitive differenti spesso corrispondenti a diverse aree del sistema
nervoso centrale.
Solo negli ultimi anni a partire dallo studio dellesperienza cosciente ha incominciato ad
essere rilevante per il terapista neurocognitivo anche il linguaggio usato dal proprio
paziente, espressione dei propri stati emotivi, sensazioni e stati neurologici, anche se
non sempre facilmente e direttamente interpretabili in relazione con la patologa
osservabile in modo tradizionale ed obiettivo.
La ricerca sullesperienza cosciente ha anche posto in dubbio la correttezza dellipotesi
percettiva creata dal paziente nellattivit dellesercizio ed ha dimostrato limportanza
dellimmagine motoria nella preparazione al movimento. Limmagine si resa presto un
elemento indispensabile per lesercizio terapeutico conoscitivo, ma lesperienza
dellimmagine sia motoria che visiva sarebbe rimasta nellintimit del malato, nel suo
formato globale di rappresentazione della realt senza poter essere dispiegata se
luomo non disponesse del linguaggio.
Il linguaggio infatti presenta rispetto allimmagine dei vantaggi nel senso che pu
aprirla, pu guardarci dentro, pu tradurla a un formato lineare con la massima
efficacia della separazione, dell'analisi. Mediante il linguaggio luomo pu separare il
nome dallaggettivo, pu dire questa macchina rossa (Raffaele Simone), mentre
nellimmagine il colore un tuttuno con loggetto. Inoltre il linguaggio aumenta la
consapevolezza dell'esperienza perch quando parliamo ad unaltra persona delle
nostre immagini interne possiamo ricevere una nuova informazione da noi stessi ma
soprattutto dallaltro che ci sta ascoltando, che dialoga con noi.
Se il linguaggio presenta questa gran capacit di descrivere il mondo nei minimi
dettagli, perch i pazienti, invitati a descrivere il loro corpo, le loro sensazioni prima o
durante lesercizio, sembrano non trovare le parole giuste e ricorrono ad una figura
retrica come la metafora?
La metafora (dal greco metaphor, trasporto, mutazione) viene definita come quel
processo linguistico secondo il quale si sostituisce una parola con unaltra in base a un
rapporto di analogia tra i rispettivi significati.
Ci domandiamo perch i pazienti fanno uso di questa figura retrica e partendo dalla
base che non si tratti di un processo esclusivamente linguistico come era stato
descritto tradizionalmente nella letteratura (ipotesi tra laltro non nuova gi sostenuta
da altri autori come Johson e Lakoff) cercheremo di spiegare come la metafora non
solo cambia il senso delle parole ma soprattutto ci aiuta a vedere le cose in un certo
modo, un modo al quale pochi istanti prima non avevamo accesso: la metafora sembra
una finestra che dun tratto si apre sul nostro mondo e ne modifica parzialmente o
totalmente la visione affinch possiamo comprenderne il significato pieno. La metafora
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si presenta quindi non pi solo come un problema linguistico ma come una possibilit
di comprendere lesperienza; nel nostro caso concreto, lesperienza del paziente, della
sua malattia, del suo corpo quando si muove. Proponiamo che le metafora rappresenti
un ponte tra linguaggio ed esperienza (del corpo) per due motivi: il primo in quanto
risveglia immagini particolari, rappresentazioni che collegano diverse esperienze del
parlante che possono dare nuovi significati al corpo, il secondo in quanto pu rivelarci
la struttura propria dell'esperienza di un determinato paziente.
Brevemente illustraremo la storia degli studi sulla metafora e capiremo perch fino a
poco tempo fa non stata considerata come uno strumento per comprendere, per
conoscere.
Sembra che il primo studioso sulla metafora sia stato Aristotele interessato nel ruolo
della metafora nella comunicazione. Per Aristotele la metafora aveva un carattere
conoscitivo: egli considerava la creazione di metafore come una capacit naturale
dell'individuo di trovare similitudini.
Dopo Aristotele, gli studi sulla metafora si focalizzarono sull'aspetto decorativo,
sull'estetica: la metafora diviene un mezzo per abbellire il discorso.
Dal secolo XVII in poi si incomincia a studiare il carattere ornamentale e creativo della
metafora. Ricordiamo la classificazione di Fontanier che distingue metafore
d'invenzione e metafore d'uso.
Il secolo XX pu essere considerato il periodo di massimo interesse per la metafora.
Fino agli anni 70 la filosofia e la critica letteraria soprattutto la retorica si erano dedicati
allo studio della metafora. Dagli anni settanta in avanti incomincia a svilupparsi la
pragmatica ed i linguisti iniziano a considerare il linguaggio non letterale e
specialmente la metafora (Grice, 1975; Searle, 1979; Ortony, 1979; Rumelhard,
1979;Lakoff & Johnson, 1980).
Allo stesso tempo negli anni settanta psicolinguisti e psicologi cognitivi si sono
interessati alla metafora; si sono accorti che nella lingua esistono molte espressioni
metaforiche che in un altro momento della storia della lingua erano state forme nuove
di dire qualcosa che con il tempo avevano perduto la novit e si erano trasformate in
forme normali, comuni della lingua. Gli psicologi comprendono che le metafore
possono cambiare il nostro modo basico di categorizzare il mondo e per questo
vengono considerate importanti nello studio della cognizione.
Si relaziona la metafora con i processi di comprensione ed apprendimento
(Gentner,1983).
Negli anni ottanta Lakoff (discepolo de Chomsky) y Johnson presentano la metafora
come un aspetto del pensiero e non solo del linguaggio. Secondo questi autori la
metafora presente nella nostra vita quotidiana, nei pensieri, nelle azioni; intere
strutture metaforiche guidano il nostro agire nel mondo, plasmano la nostra
esperienza.
La metafora viene definita dal punto di vista classico come la inserzione in un
determinato contesto di una nota che proviene da un contesto diverso.
Secondo Lakoff y Johnson l'essenza della metafora comprendere e sperimentare un
certo tipo di cosa in termini di un'altra
Se per esempio dico Cristina un elefante non voglio mica dire che Cristina propio
quellanimale ma secondo il contesto de la frase vorr dire che Cristina ha molta
memoria o che si muove con poca delicatezza: infatti solo seleziono alcune qualit
dellelefante.
Se per esempio dico Gianni un asso in matematica non voglio dire che Gianni un
dado segnato con un solo punto, ma che Gianni ha delle doti particolari in matematica.
come se dicessi Gianni assomiglia allasso in qualcosa e devo immaginare che
cosa.
come se nel nostro cervello stessimo attivando due rappresentazioni alla volta,
quella di Cristina e dellelefante, quella di Gianni e dellasso.
2

Ma proprio perch sono rappresentazioni, per la loro natura implicita (la


rappresentazione non la realt ma la emergenza di uno o pi elementi significativi de
la stessa) risaltiamo solo alcuni aspetti, non tutti. Per esprimere meglio le nostre
sensazioni, le nostre emozioni usiamo un altro concetto che spiega con pi chiarezza il
nostro stato emotivo, ci che stiamo sperimentando. Possiamo ipotizzare che la
capacit di produrre metafore richiede probabilmente:
- La attivazione di due rappresentazioni contemporaneamente
- La scelta delle caratteristiche emergenti delle rappresentazioni
- Isomorfismo tra le caratteristiche citate o tra le strutture delle rappresentazioni
(relazione di similitudine tra le caratteristiche)
Facendo riferimento a Lakoff e Johnson possiamo distinguere tre tipi di metafore:
Schema 1

Metafore creative
o
metafore nuove

Metafore vive

Metafore fossili
o
metafore morte

Le metafore creative sono le meno frequenti, rappresentano le nuove creazioni. Non


sono direttamente comprensibili; bisogna capire quali sono le caratteristiche di
un'esperienza che vengono "trasportate" ad un'altra. Esempio: "Quando sento la mia
mano come se contassi i polli" (paziente emiplegico sinistro) o Mi sento curativo,
bambino di 8 anni.
Queste metafore attivano la nostra attenzione per capire esattamente quali sono gli
elementi comuni alle due situazioni rappresentate; possiamo dire che attiva due
immagini simultaneamente e in modo quasi cosciente.
Le metafore nuove non solo risaltano similitudini tra due campi diversi dell'esperienza
ma le creano, questo significa che il soggetto mostra similitudini che non aveva
percepito prima. La metafora creativa porta alla luce delle qualit sconosciute di un
oggetto o di un'esperienza e apporta nuova informazione su quest'ultima. Questa
nuova informazione suppone nuova conoscenza.
La metafora creativa permette di vedere certi aspetti della realt che fino a quel
momento non erano visibili o comprensibili; la metafora crea quindi una nuova realt,
non solo nuove similitudini.
probabile che il potere della metafora di creare similitudini sia stato trascurato perch
gli studi al rispetto erano stati centrati sulla visione oggettivistica della realt (la verit
assoluta, la conoscenza del mondo data dalle qualit inerenti agli oggetti); nell'ottica
soggettivistica si considera anche la relazione tra il soggetto e il mondo, il punto di vista
del soggetto.
Le metafore nuove sono originali e non sono lessicalizzate, cio non le troveremo mai
nel dizionario sotto la accezione "figurato" (nei solchi della mia mente/le parole sono
boomerang/ha i cromosomi a forma di zappa).
Le metafore vive sono le pi comuni, comprensibili, previsibili; si da quasi per scontato
l'elemento isomorfo. Proprio per la ragione di ricorrenza, di abitudine della similitudine
la metafora previsibile incomincia ad automatizzarsi e diminuisce o scompare la
capacit della metafora di creare immagini coscienti o semicoscienti.

Per questo stesso motivo di uso pi ampio tra i parlanti la metafora viva comincia a
lessicalizzarsi, si considera semilessicalizzata.
Sono esempi di metafore vive: "X un leone" (significa che X coraggioso come un
leone e non che X carnivoro come un leone), "X di ferro" (significa che resistente
come il ferro, ma non che conduce bene le onde sonore o che si ossida facilmente),
"Questo ultimo mese stato per me un calvario", "Sono caduto nell'abbisso pi
profondo".
Le metafore fossili o morte (catacresi) sono presenti in grande misura nelle nostre
lingue, ma sono usate ormai in modo automatico senza che il parlante abbia coscienza
di esse. Si tratta dei casi di polisemia cio di quelle parole della lingua che presentano
la stessa forma per significato diverso anche se relazionato tra di loro (hanno una
etimologia comune) come per esempio l'aggettivo "insolubile" (senza soluzione) e
"insolubile" (che non si scioglie) o il verbo "bere". "Bere" significa inghiottire un liquido,
ma anche essere dipendente dell'alcohol o credere ingenuamente o assorbire o ancora
al gioco del biliardo vuol dire perdere per un tiro mal riuscito i punti gi fatti.
Le metafore morte sono usate dall'uomo dimenticandosi di come si erano formate. Le
parole entrano nell'uso del parlante senza che quest'ultimo sia consapevole di come
siano entrate in uso la prima volta. Se ci riferiamo ai diversi usi del verbo "bere" vi
troveremo significati diversi scaturiti per analogia al significato originale.
Le metafore morte non risvegliano nel parlante nessuna immagine cosciente.
Esempio: "si messo in testa di andare a lavorare", "che testa quadrata!", "m'ha fatto
una testa cos!", "m'ha attaccato un bottone!", "sono proprio gi", "si sporcato dalla
testa ai piedi", "ti ha lavato la testa?", "quello ha il cervello da gallina", "che
cervellone!", "Dammi una mano", "occhio!", "una macchina di seconda mano", "che
mani bucate!".
Oltre alla metafora si potrebbe considerare anche la metonimia, la parte per il tutto,
come processo non solo referenziale ma di comprensione. La parte del tutto nella
quale concentriamo la nostra attenzione ha un significato particolare, determina in
quale aspetto del tutto ci siamo detenuti. La faccia o la testa al posto della persona
un caso di metonimia molto usato nella nostra cultura.
Esempi: "Arriva il capo", "Quante faccie nuove stasera!". Ma anche:"Non c' un'anima
viva"
Queste metafore per il fatto di essere usate in modo inconsciente non devono
essere sottovalutate. Al contrario proprio per questo influiscono in modo determinante
nella costruzione della realt, nell'interpretazione dell'esperienza.
Per comprendere ci cerchiamo di spiegare su cosa si basa il lavoro dei due autori,
Mark Johnson e George Lakoff.
Essi, contrariamente alla tradizione linguistica, pensano che le metafore non siano solo
una semplice questione di linguaggio.
Gli autori vanno controcorrente rispetto alla tradizione del pensiero sulla metafora
affermando che le metafore morte sono vive come le nuove e creative e che esercitano
una influenza notevole nel nostro sistema concettuale, nel nostro modo di organizzare
l'esperienza.
Le metafore impregnano il linguaggio quotidiano formando una rete complessa e
interattiva nella quale troviamo non solo metafore vive ma anche quelle morte. La rete
coinvolge le rappresentazioni interne e la visione del mondo di chi parla. Per Lakoff e
Johnson la metafora non solo una questione di linguaggio ma fondamentalmente
una questione di visione del mondo. Il linguaggio influisce sul comportamento perch
crea veri e propri campi metaforici che strutturano l'esperienza ossia fanno vivere in un
certo modo noi stessi nel mondo.
L'esperienza e i campi metaforici del linguaggio si generano e si modificano in una lotta
continua. L'esperienza sembra creare campi metaforici, questi ultimi ne creano degli
altri e a sua volta i campi metaforici influiscono sulle nuove esperienze.
Gli autori distinguono tre tipi di concetti metaforici:
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1. metafore strutturali
2. metafore di orientazione
3. metafore ontologiche
Le metafore strutturali rappresentano i casi in cui un concetto strutturato
metaforicamente in termini di un altro che appartiene a un altro sistema o dominio.
Si relazionano due concetti diversi utilizzando la strutura di uno di loro.
Per esempio nelle espressioni seguenti il concetto discussione viene concepito come
una guerra:
a. Non posso difendere ci che affermi
b. Lho vinta (la discussione)
c. Non sei daccordo, va bene, spara!
Nelle seguenti il concetto tempo viene concepito come denaro:
a. Non farmi perdere tempo!
b. La macchina ti far risparmiare tempo
c. Ho perso molto tempo quando sono stato ammalato
Le metafore orientazionali si riferiscono ad un altro concetto metaforico; questultimo
non struttura un concetto in termini di un altro, ma organizza un sistema globale di
concetti con riferimento ad un altro. La maggior parte di queste metafore fa riferimento
allorientzione spaziale e sono basate sullesperienza fisica e culturale: su/gi,
dentro/fuori, davanti/dietro, profondo/superficiale, centro/periferia (Esempi a, b, c)
a. Con il suo comportamento mi ha proprio buttato gi
b. Dai, tirati su, non poi cos grave!
c. Non stargli dietro (non dargli retta)/ bisogna proprio starci dietro; un'et difficile!
(bisogna seguirlo)
Le metafore ontologiche sono quelle nelle quali il concetto si struttura a partire dalla
nostra esperienza con gli oggetti fisici e le sostanze.
Per capire meglio un'esperienza spesso la identifichiamo con oggetti o sostanze ed in
questo modo la possiamo classificare e quantificare; possiamo capire il significato di un
fenomeno astratto o illimitato come se fosse concreto e discreto (quantificabile).
Il modo di considerare gli avvenimenti, le attivit, le emozioni, le idee spesso
metaforico.
Come succede con le metafore orientazionali spesso le ontologiche non sono
riconosciute come metafore perch sono cos entrate nell'uso comune della lingua che
il parlante le percepisce come descrizioni dirette dei fenomeni.
interessante notare che ogni metafora ontologica nasconde un modo diverso di
comprendere e "maneggiare" un concetto: rivela il fine per cui stata usata.
Esempio di metafore ontologiche molto comuni nella nostra cultura e riscontrabili
facilmente nel linguaggio dei nostri pazienti:
"La mente una macchina" (perdo il controllo, ti manca qualche rotella, cosa ti gira in
testa)
"Il corpo una macchina" (lo sento ossidato, non segue i miei ordini, si inceppa, un
ingranaggio non va bene, ho un freno nella spalla)
"Il corpo un contenitore" (sento la mano vuota, devo far uscire questa rabbia)
Questi concetti metaforici secondo gli autori corrispondono a tre aree dell'esperienza
basica che permettono comprendere altre esperienze in altri termini. Queste aree
dell'esperienza sarebbero organizzate in "Gestalt" (strutture complesse) e sarebbero
naturali perch provenienti da ambiti di comprensione immediata, fisici e culturali.
Concretamente si tratta di:

CORPO
INTERAZIONI CON L'AMBIENTE FISICO (MOVIMENTO, MANIPOLAZIONE DI
OGGETTI)
INTERAZIONI CON I NOSTRI SIMILI NELLA NOSTRA CULTURA

Lakoff e Johnson propongono che i concetti che compaiono nelle definizioni


metaforiche sono quelli che corripondono a tipi naturali di esperienza nella nostra
cultura come per esempio:
Tempo, salute, lavoro, amore, idee.
Questi concetti hanno bisogno di una definizione metaforica perch non sono
abbastanza delimitati, comprensibili affinch possano funzionare nella vita di tutti i
giorni. Esistono dei concetti che si usano per definire altri concetti che sono tipi naturali
di esperienza come per esempio:
Orientazione fisica, oggetti, sostanza, vedere, viaggio, guerra, pazzia, alimento,
edificio.
Si pu dire che questi concetti naturali dell'esperienza e degli oggetti sono strutturati e
possono definire altri oggetti. Offrono una struttura idonea per captare altri tipi naturali
di esperienza che sono meno concreti. Alcuni tipi naturali di esperienza sono
parzialmente di natura metaforica visto che la metafora caratterizza la struttura
dell'esperienza. Per esempio la esperienza del tempo un tipo naturale di esperienza
che si capisce in termini metaforici (metafora spazializzatrice del tempo, il tempo un
oggetto che si muove nello spazio, il tempo denaro).
In base a questi concetti teorici suggeriti da Lakoff e Johnson vedremo come
possiamo interpretare le espressioni metaforiche dei pazienti considerandole importanti
ai fini dell'osservazione, trattamento e prognosi del paziente.
Riprendiamo i due punti citati all'inizio; uno riguardante l'espressione metaforica in s, il
significato per il soggetto che la produce e la relazione con la sua patologia. L'altro,
l'individuazione della struttura metaforica capace di generare l'espressione metaforica
e che secondo noi guida la vita del paziente e quindi anche la sua riabilitazione.
1. L'espressione metaforica del paziente.
Quando il paziente ci racconta cosa sente sia in fase di osservazione, sia durante
lesercizio, spesso usa delle metafore forse perch non trova parole adatte per il corpo,
ma questa non l'unica ragione; spesso lui stesso non si mai ascoltato il corpo come
gli suggeriamo e questo provoca in lui sensazioni nuove, a volte sorprendenti. Deve
quindi usare paragoni con altri tipi di esperienze che coincidono in alcuni aspetti con
l'esperienza del corpo. In definitiva il paziente spiega sensazioni a lui sconosciute (dal
corpo e dallinterazione del corpo col mondo) con altre pi conosciute sperimentate
anteriormente in modo diretto con il corpo o no.
Cosa succede nel paziente quando si esprime metaforicamente?
a. Il paziente cerca di capire una sensazione, un'esperienza del corpo e per farlo usa
le parole di un'altra esperienza. Trova una similitudine con un'esperienza
conosciuta per descriverne una sconosciuta. Nel momento in cui trova questa
similitudine, tocca, afferra la nuova esperienza ed cos capace di dargli
significato.
Crea in definitiva un nuovo significato per il corpo, da senso al corpo in un modo
che fino al momento non aveva saputo dare.
b. La nuova comprensione del corpo rappresenta un grado in pi di coscienza rispetto
a prima, una informativit maggiore per il sistema nervoso centrale.

Questa informazione nuova costituisce una nuova rappresentazione e pu essere


usata nell'esercizio come usavamo le immagini.
La metafora pu essere annotata in fase di osservazione (punto di partenza della
descrizione in prima persona) ed usata dal terapista durante gli esercizi. Dobbiamo
aspettarci che a ogni modificazione quantitativa della metafora corrisponda una
modificazione dei segni patologici del paziente.
Noi stessi possiamo indurre modificazioni nell'immagine motoria attraverso il
suggerimento di metafore progressive partendo dalla metafora originaria del paziente
(braccio di legno, di gomma, di stoffa) fino ad arrivare alla sensazione di braccio mio
uguale al sano).
Per fare ci in modo sistematico sarebbe utile seguire i seguenti passi:
ESEMPIO N.1
1. Espressione metaforica del paziente: "sento la gamba come un pezzo di legno"
2. Individuare i due domini concettuali (origine e target) e trovare le similitudini e le
differenze insieme al paziente.
Per esempio: "A cosa assomiglia una gamba a un pezzo di legno?"
"In cosa diversa una gamba da un pezzo di legno?"
Schema 2

Similitudini
Similitudini: forma allungata, pezzo di legno/bastone = appoggio
Differenze: non ha snodi, rigido, tutta un blocco.
3. Verificare se troviamo nel paziente altre espressioni metaforiche che rientrano
nel concetto "legno".
4. Osservare le espressioni metaforiche che non rientrano nel concetto legno e
cercare di vedere se appartengono comunque alla stessa struttura metaforica. Per
esempio: la gamba non risponde ai comandi, la gamba non mia probabilmente
fanno parte della stessa struttura metaforica (UOMO = MACCHINA) di cui fa parte
anche il primo concetto metaforico (legno).
4. Individuare le corrispondenze tra la descrizione metaforica e le sue implicazioni
ed il profilo del paziente (corrispondenze tra osservazione in terza persona e in
prima persona)
5. Trattamento:
a. Modificazione del dominio metaforico (sorgente):
Il paziente pu crearsi immagini del corpo a partire dalle metafore scaturite
spontaneamente, ma poi deve essere guidato dal terapista nella modificazione
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del concetto utilizzato inizialmente per comprendere il corpo. Nel legno possono
incominciare ad apparire degli snodi, come nei burattini, il materiale pu
cambiare di consistenza e progressivamente trasformarsi in altri materiali via,
via pi morbidi; la metafora suggerita aiuta a creare nuove immagini del corpo in
movimento, prepara la superficie recettoriale a sentire il mondo in un altro modo
e quindi migliora il dialogo del corpo con s stesso e il mondo.
Pensiamo que in questo ambito, siano pi significative per il recupero le
metafore creative perch rispecchiano proprio lesperienza personale del
paziente, il suo vissuto (vivencia).
Ma il salto qualitativo maggiore si ha, a nostro avviso, quando il paziente da solo
o guidato riesce ad uscire dalla struttura metaforica soggiacente al suo modo
quotidiano di sperimentare il mondo.
b. Modificazione della struttura metaforica
Nellesempio 1 punto 4 si suggeriva di identificare attraverso il linguaggio del paziente
delle strutture metaforiche che sembrano guidare lesperienza del paziente nel suo
vivere quotidiano. Le espressioni non segue i comandi, non mia sembrano
appartenere alla struttura metaforica CORPO = MACCHINA con le conseguenti
implicazioni pratiche: se il corpo una macchina qualcuno gli da i comandi, lio
separato dal corpo. Nasce una nuova struttura metaforica: CORPO = CONTENITORE
con le seguenti implicazioni: il corpo ci riveste, noi non siamo il corpo.
La modificazione di peso si ottiene quando il paziente incomincia a cambiare la rete
delle strutture metaforiche abituali, quando esce, spontaneamente o guidato, dalla
propria visione del mondo.
Nella nostra breve esperienza che ha bisogno di un ulteriore studio e approfondimento
abbiamo osservato che le metafore concettuali pi comuni riscontrate nei pazienti per
comprendere lessere umano (che sono le stesse che i linguisti riportano negli studi su
popolazione non malata; uno studio per esempio interessante quello del linguista
Zoltn Kvecses pubblicato in Methafor and Emotion, editrice Cambridge) sono
proprio queste: UOMO = MACCHINA, CORPO = CONTENITORE, MENTE
SEPARATA DAL CORPO.
Como stato fatto per il concetto sorgente (legno) allinterno del quale si cercavano
altre similitudini con il concetto target (uomo) fino ad eliminare qualsiasi isomorfismo
e dover cambiare il concetto (altro materiale), adesso il momento di cercare delle
metafore concettuali di transizione per arrivare allultima metafora delluomo.
Suggeriamo: UOMO = MACCHINA
UOMO = CONTENITORE (implicazioni: luomo
guida la macchina, si trova dentro la macchina, estraneo alla macchina, non ha
emozioni come la macchina...)
UOMO = SPUGNA DI MARE (implicazioni: la spugna si modifica e si
lascia modificare, la barriera con lesterno peculiare, mezzo liquido)
UOMO = BAMBINO (implicazioni: il bambino sperimenta una gioia
immensa con il corpo, al muoversi, toccare, ascoltare, lemozione non contenuta ma
impregna il conoscere, non ha limiti, crede in qualsiasi cosa, felice)
UOMO = X, UOMO, COME UNIT CON IL MONDO (implicazioni:
fiducia, armonia, pace, benessere, curiosit predisposta al bene, felicit, non
separazione. La non separazione si riferisce al terapista-paziente-oggetto)
Le implicazioni sono importanti perch suggeriscono, invitano il paziente a tendere
verso la realt in un certo modo e quindi ad organizzarsi in conseguenza. Le relazioni
intenzionali delluomo sono strettamente legate alle strutture metaforiche portanti
dellesistenza e queste rappresentano lo scoglio pi grande al cambiamento in
situazione patologica e non.

A questo punto imprescindibile riflettere non solo sulle relazioni intenzionali del
paziente rispetto al mondo (oggetti e terapista) ma certamente anche su quelle del
terapista rispetto al mondo (oggetti e paziente).

RIASSUNTO:
Si considera il linguaggio dal punto di vista della teora neurocognitiva: da istruzione
del terapista al paziente in un primo momento, a prezioso strumento di conoscenza pi
tardi.
In questi ultimi anni allinterno del linguaggio stata data importanza alla metafora del
paziente durante la descrizione del suo corpo in movimento e in relazione con il mondo
(nelle esercitazioni e nella vita quotidiana): la metafora in questo contesto diventa non
solo un mezzo di comunicazione con il terapista ma un preciso modo di comprendere
s stessi e il mondo attraverso lesperienza del frazionamento del corpo.
Per concludere si propone luso della metafora nellesercizio come strumento capace di
creare immagini motorie e nuove visioni del corpo (dellessere) nel mondo.
Roberta Ghedina
Barcellona, 2007
BIBLIOGRAFIA:
1. Cuenca M.J., Hilferty J. (1999), Introduccin a la lingstica cognitiva,
Ariel lingstica, Barcelona
2. Kvecses Z. (2000), Methafor and emotion, Cambridge university Pres,
Cambridge.
3. Lakoff G.,Johnson M. (1986), Metforas de la vida cotidiana, Ediciones
Ctedra, Madrid

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