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Psicologo Psicoterapeuta, Scuola Italiana di Ipnosi e Psicoterapia Ericksoniana.
Ipnosi, n. 2, 2006
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Quasi tutti i congressisti hanno coniugato i loro temi alle più recenti acqui-
sizioni delle neuroscienze, fornendo, di fatto, un interessate ed aggiornato
panorama dell’approccio ipnotico in chiave neurologica. L’obiettivo è stato
anche raggiunto, a nostro avviso, illuminando sia le prospettive di sviluppo
del binomio ipnosi-neuroscienze sia le difficoltà emergenti dal coniugare
un approccio empirico con uno sperimentale. Volendo fare una considera-
zione complessiva, l’impressione è che l’orizzonte che si presenta risulta
così ampio che il rischio è smarrire le prospettive (linee pittoriche che, trac-
ciando traiettorie, servono a collocare gli elementi con le giuste proporzio-
ni). Se per le scienze hard (come la neurologia) il passaggio dal dato fattua-
le (mediato dai sensi) a quello conoscitivo (mediato da apparati di cono-
scenza rigorosi ed espliciti) è la risultanza intrinseca del loro procedere,
dobbiamo ammettere che per l’ipnosi questo passaggio non è ancora avve-
nuto in modo compiuto e soddisfacente. Probabilmente perché i suoi pre-
supposti appartengono ancora fortemente ad un piano ipotetico o forse per-
ché adotta una prospettiva ibrida (che è il suo massimo punto di forza ma
anche di debolezza) rispetto, ad esempio, ai diversi paradigmi psicologici o
neurobiologici, oppure perché non sviluppa una epistemologia sua propria
(una riflessione sul fondamento di sé stessa, definendosi). Il problema aper-
to, quindi intellettualmente stimolante, che sembra porre questo V Congres-
so Nazionale implica allora la domanda: a che livello di realismo dobbiamo
collocare l’ipnosi?
(Come sappiamo le cose del mondo possono essere ascritte a tre livelli
di realismo: il realismo monista o ontologico secondo cui la realtà è data ed
esiste indipendentemente dalle caratteristiche di chi la osserva; il realismo
ipotetico secondo cui la realtà pur essendo ontologicamente data è incono-
scibile e quindi bisogna costruire teorie per avvicinarvisi; e quello concet-
tuale secondo cui la realtà ontologica non esiste perché la realtà stessa vie-
ne costruita a partire dalle categorie di conoscenza dell’osservatore).
Loriedo C., Rapport, Empatia e Neuroni Specchio. Gli sviluppi più re-
centi delle Neuroscienze devono farci riflettere su una domanda che sta di-
ventando sempre più importante, non solo nell’ambito della psicoterapia,
ma in generale nell’ambito più esteso delle scienze che riguardano l’uomo.
“Perché l’intersoggettività sta conquistando sempre di più il centro della
scena?”. La risposta a questa domanda che si sta affermando con evidente
chiarezza è implicita nell’osservazione che un numero crescente di studiosi
prova sempre più disagio nei confronti del valore euristico intrinseco nei
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resoconti sulla cognizione umana focalizzati esclusivamente su una dimen-
sione solipsistica e monadica.
Come ha affermato Vittorio Gallese (2003) “Le relazioni intersoggettive
sono interessanti non solo perché catturano un tratto essenziale della mente
umana: la sua struttura sociale, ma anche perché e con maggiore rilevanza
forniscono una migliore opportunità di comprendere come la mente indivi-
duale si sviluppa e funziona”.
Un impulso decisivo per la comprensione delle qualità relazionali del
cervello umano è stato dato nel corso degli ultimi dieci anni dalla scoperta
dei cosiddetti Neuroni Specchio (vedi Rizzolatti e Sinigaglia 2006). Infat-
ti, oltre ai Neuroni Canonici che possiedono proprietà visuo motorie, sono
stati individuati altri neuroni che rispondono sia quando la scimmia com-
pie una determinata azione, sia quando osserva un altro individuo compie-
re un azione simile. A tali neuroni è stato dato il nome di Neuroni Spec-
chio.
L’individuazione dei neuroni specchio riporta con forza in primo piano
il concetto di empatia, sulla quale, in base alle recenti scoperte si è iniziato
a discutere con il supporto dei dati derivati dalle ricerche più recenti.
L’ empatia, per Edith Stein (Il problema dell’Empatia, 1952), allieva di
Husserl, è un fondamentale strumento di comprensione del vissuto estra-
neo, ed è da considerare la chiave di volta dell’intersoggettività e, quindi,
del comprendere in generale l’altro.
Vengono esaminate le varie componenti dell’empatia e, quindi, come la
capacità di entrare in empatia è stata vista dai terapeuti più conosciuti dello
scorso secolo. In particolare sembra importante soffermarsi sulle differenti
accezioni attribuite al temine da Jung, da Rogers, da Kohut, da Whitaker
ed, infine da Milton Erickson.
Erickson riteneva un atteggiamento empatico indispensabile per lo svi-
luppo di una relazione terapeutica efficace. Secondo Erickson, infatti, “un
atteggiamento di empatia e di rispetto è fondamentale per ottenere il cam-
biamento terapeutico” (Erickson e Zeig, 1980).
Un solido sostegno alle osservazioni riguardanti l’empatia e il suo ruolo
nelle relazioni umane proviene in primo luogo dalla Psicologia Evolutiva e
dalla individuazione del cosiddetto Apparently Innate Mechanism (AIM):
dopo appena 18 ore dalla nascita, i neonati riescono a riprodurre movimenti
della faccia e della bocca dell’adulto a cui si trovano difronte (Meltzoff e
Moore 1977; Meltzoff 2002).
Inoltre, a partire dal secondo mese di vita il bambino stabilisce con la
madre una sintonia affettiva, (‘affective attunement’, Stern, 1985): uno
scambio multimodale di espressioni affettive. Questo scambio non riguarda
un aspetto particolare del comportamento dell’altro, come abitualmente av-
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viene nell’imitazione, ma “alcuni aspetti del comportamento che riflettono
lo stato d’animo della persona”.
Si tratta di espressioni che possono essere differenti in forma ed intensi-
tà, che hanno in comune la dimensione affettiva della risonanza emotiva e
che sono rappresentati da movimenti del corpo, espressioni facciali e voca-
lizzazioni.
La stretta vicinanza con i meccanismi imitativi viene, tuttavia, colta da
molti degli studiosi dell’empatia. Già nella prima definizione data da Lipps
(1903), l’empatia (Einfuhlung) viene descritta come una imitazione interna.
La stessa Psicologia Evolutiva mette in rilievo l’imitazione precoce, che
costituisce un ulteriore esempio della capacità del neonato di stabilire equi-
valenze tra relazioni che hanno luogo in differenti modalità di esperienza.
L’imitazione precoce dimostra che i legami interpersonali si stabiliscono
già all’inizio della nostra esistenza quando il bambino non è ancora in gra-
do di stabilire una rappresentazione soggettiva. Sebbene il neonato non ab-
bia ancora sviluppato coscienza di se stesso, riesce comunque a costruire
uno spazio “io-altro”. Il bambino riesce a condividere questo spazio del
“noi” con gli individui che lo abitano. Queste capacità sociali si determina-
no molto prima dello sviluppo e della padronanza del linguaggio, che costi-
tuisce lo strumento cognitivo per eccellenza dell’astrazione e di forme più
sofisticate di interazione sociale. Se si vuole riconoscere in questi aspetti la
presenza delle matrici della relazione empatica si può osservare che i segni
dell’esistenza del noi sembrano precedere di molto tempo i segni che ri-
guardano le prime manifestazioni che annunciano la presenza della co-
scienza dell’Io.
Un’altra matrice della relazione empatica sembra svolgere un ruolo pre-
valente, almeno per quanto sembrano suggerire gli attuali studi sui Neuroni
Specchio: la simulazione. Il termine “simulazione” comporta diversi signi-
ficati, la maggior parte dei quali si riferisce all’inganno, alla falsa rappre-
sentazione. Ma il significato che si dimostra più utile per la comprensione
dell’empatia è quello di “un processo utile a produrre una migliore com-
prensione di una situazione o di uno stato di cose”. Uno dei termini più
prossimi a quello della simulazione, che ne condivide la radice etimologica
è quello di assimilazione, che in senso psicologico, indica un processo cor-
relato alla acquisizione della conoscenza.
Alcune osservazioni empiriche ed evidenze sperimentali confermano il
ruolo della simulazione. In primo luogo, il processo di simulazione risulta
una caratteristica funzionale ampiamente diffusa che appartiene al cervello
della scimmia e dell’uomo. Inoltre le evidenze relative alla costruzione del-
la mental imagery confermano le ipotesi basate sulla simulazione. Tuttavia,
si deve notare, che nell’immaginazione il processo di simulazione non è in-
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conscio e automatico, ma è il frutto di uno sforzo intenzionale. Ma il soste-
gno più solido dato alla simulazione, anzi alla cosiddetta “simulazione in-
carnata” come radice dell’empatia, è nata appunto dieci anni fa, quando è
stata scoperta nel cervello dei macachi una classe di neuroni della corteccia
premotoria che si attivano non solo quando la scimmia esegue azioni ma-
nuali finalizzate, ma anche semplicemente osservando altri individui
(scimmie o umani) che eseguono azioni simili. Questi neuroni, come ab-
biamo visto sono stati chiamati “Neuroni Specchio” (Rizzolatti et al. 1996,
2000, 2001; Gallese et al. 1996, 2002; Gallese 2000, 2001).
Le peculiarità del rapport e del cosiddetto approccio naturalistico di E-
rickson, approccio che in uno studio condotto nel 1943 l’autore ha definito:
“accettare e utilizzare la situazione incontrata senza farsi carico di ristruttu-
rarla”. Così facendo, il comportamento presente del soggetto diviene un
concreto aiuto ed una parte significativa dell’induzione piuttosto che un
possibile ostacolo. In mancanza di una terminologia più definita, il metodo
può essere denominato approccio naturalistico ed in esso viene utilizzato un
aspetto del principio di sinergismo”. L’Approccio Naturalistico di Erickson
si avvicina più di ogni altra forma di psicoterapia alla simulazione incarna-
ta, poiché si fonda sulla importanza della accettazione del comportamento
attuale del soggetto come “concreto aiuto” alla stessa psicoterapia. Accetta-
zione che abbiamo definito “conferma” (Loriedo e Vella, 1989) e che non
deve essere ritenuta conseguenza di una strategia terapeutica o di una tatti-
ca di potere, né tantomeno, un trucco.Si tratta invece nello sviluppo di un
relazione terapeutica sui generis, fondata sul reale riconoscimento della pe-
culiare disposizione del soggetto a dare alla terapia il suo aiuto personale
ed unico. L’aiuto “concreto” offerto dal soggetto alla propria terapia viene
considerato un aspetto irrinunciabile e qualificante dell’approccio che pro-
prio per questo può definirsi naturalistico, e diversamente non lo sarebbe
affatto. Implicitamente, Erickson definisce come innaturali forme di trat-
tamento psicoterapeutico (ipnotiche e non ipnotiche) che non siano fondate
sul sinergismo e sull’empatia.
Dopo la proposta dell’Approccio Naturalistico di Erickson, si deve at-
tendere almeno un decennio prima che il problema del rispetto delle qualità
personali del soggetto venga finalmente riconosciuto. Tuttavia, negli anni
’50-’60, quando la sensibilità verso la natura dell’uomo e verso il suo am-
biente finalmente vengono portate all’attenzione di tutti, né l’antipsichia-
tria, né l’approccio etologico riusciranno a cogliere il modo in cui la natura
dell’uomo possa essere così profondamente rispettata senza produrre stig-
ma e senza violarne l’individualità e il contesto ambientale.
L’elemento chiave dell’intervento naturalistico ericksoniano non è affat-
to la tecnica, come molti sembrano aver creduto finora, ma il riconoscimen-
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to e l’utilizzazione delle risorse personali in cui risiedono le capacità auto-
curative dell’individuo e le sue potenzialità di superare le difficoltà che le
condizioni avverse attraversate nel corso del ciclo di vita impongono.
Il prototipo di relazione empatica fondata su una simulazione incarnata è
data dal rapport, inteso come relazione selettiva ed esclusiva che ha luogo
in un contesto in cui si sviluppa uno stato modificato di coscienza, e che
consente lo sviluppo di una esaltata responsività reciproca.
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De Benedittis G., Carpiceci F., Un pioniere della psicologia sperimentale
e delle neuroscienze in ipnosi: Vittorio Benussi (1878 – 1927). Tra pochi
mesi ricorre l’anniversario di un evento e di un uomo ormai dai più dimen-
ticato: l’80° anniversario della morte di una grande pioniere della psicolo-
gia sperimentale non solo italiana ma europea, e delle neuroscienze in ipno-
si, Vittorio Benussi (1878-1927). Erede e continuatore della grande tradi-
zione di ricerca psicologica austro-ungarica (scuola di Graz), Vittorio Be-
nussi fu professore di psicologia sperimentale all’Università di Padova, do-
ve esercitò nei primi decenni del ‘900, dedicandosi quasi esclusivamente
alla ricerca sperimentale sulla suggestione e l’ipnosi, in un’epoca in cui
l’ipnosi viveva un lungo periodo di abbandono e di discredito. L’approccio
assolutamente innovativo di Benussi, che lo rende straordinariamente attua-
le ancor’oggi, è l’utilizzo dell’ipnosi come strumento privilegiato ed affi-
dabile di analisi decostruttiva della realtà psichica, all’interno di un para-
digma scientifico di grande rigore, elevando la psicologia sperimentale, al-
lora agli albori, al livello delle ricerche in ambito fisico-chimico e biologi-
co. La “scoperta” della parola suggestiva come conduttore e trasformatore
di realtà, l’analisi sperimentale dell’inconscio, la correlazione tra profili re-
spiratori e situazioni emozionali, sono soltanto alcune delle più geniali in-
tuizioni di Vittorio Benussi, al quale si deve anche un fondamentale contri-
buto di collegamento tra l’ipnosi e la nascente psicanalisi. Non a caso, il
suo più grande discepolo si chiamava Cesare L. Musatti, il padre della psi-
canalisi italiana. È un doveroso tributo di riconoscenza alla memoria ed
all’opera di un gigante che ha onorato la ricerca italiana ed europea nel
campo.
Baldi G., Gebhardt E., Dal fallimento alla trasformazione dei risultati
attraverso l’osservazione delle minimal cues nella psicoterapia ipnotica di
un Disturbo Dissociativo. Il caso presentato in questa relazione tenta di of-
frire una serie di spunti di riflessione sull’importanza dell’osservazione
come elemento fondamentale in qualsiasi approccio terapeutico. Nel pro-
cesso ipnotico questo punto diviene ancora più evidente se si considera la
necessità di considerare quei dettagli apparentemente minimali che sono
invece di grande utilità nella comprensione del soggetto e che offrono
l’occasione per il terapeuta non solo di riconoscere i cambiamenti che av-
vengono nel paziente, ma anche di individuare quali strategie possano rive-
larsi più efficaci nello stimolare e nell’agevolare quegli stessi cambiamenti.
Il caso presentato evidenzia quanto i “minimal cues”, concetto cardine della
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terapia ericksoniana, possano rappresentare un’ulteriore importante risorsa;
attraverso l’osservazione dei minimal cues diviene in effetti possibile non
farsi trarre in inganno da quelli che apparentemente sembrano risultati par-
ziali o, addirittura, dei fallimenti del processo terapeutico e che potrebbero
pertanto modificare non solo l’assetto del paziente nei confronti della tera-
pia, ma persino l’atteggiamento del terapeuta stesso. L’attenta osservazione
di dettagli apparentemente insignificanti può condurre ad una più attenta
valutazione e ad una “trasformazione” dei risultati ottenuti.
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comportamento e apprendimento, tra ipnosi, PNL e possibilità terapeutiche,
Importanza considerevole và data all’ ipnosi collegata alla comunicazione,
in questo campo, su scala mondiale, la scuola americana della Programma-
zione Neuro Linguistica (PNL) ha approfondito il lavoro di Erickson, per
sistematizzarlo e codificarne una chiave interpretativa. L’Ipnosi, attraverso
l’uso della PNL e la lettura dei messaggi dell’inconscio, attraverso le “paro-
le” decodificate grazie alla sinergologia (CNV), diviene così oggi sempre di
più un modello interessante ed efficace per la risoluzione di casi clinici im-
portanti.
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diamo un’espressione variegata della non flessibilità del paziente che ri-
schia di provocare una risposta altrettanto inflessibile da parte del terapeuta.
Quando invece il terapeuta non si fa intimidire dalla sua presenza e rispon-
de con sorpresa, ammirazione, empatia e curiosità, trasforma la resistenza
in resilienza. Per resilienza intendiamo la capacità del soggetto di riuscire a
svilupparsi in modo positivo nonostante i traumi subiti, l’abilità di reagire
in modo costruttivo alle sofferenze subite, a privilegiare l’aspetto adattivo
ed evolutivo dell’io e ad adottare flessibili strategie di coping. Questo com-
pito trasformativo da parte del terapeuta stimola a scoprire le risorse di cui
il paziente ha bisogno per cambiare, a far emergere la flessibilità del pro-
cesso creativo in funzionamento, a servirsi del rispecchiamento neurologi-
co, dell’empatia mimica per superare il gap tra ciò che è familiare e ciò che
non lo è. Verranno presentati alcuni casi in cui il passaggio dalla resistenza
alla resilienza è avvenuto tramite l’ipnosi.
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dagine evolvono, sarà possibile studiare fenomeni mentali sempre più com-
plessi. È necessario garantire quindi, sia alla generazione attuale che a quel-
la futura la competenza tecnica necessaria per produrre, nelle nuove condi-
zioni sperimentali, quei fenomeni ipnotici che nel tempo hanno affascinato
l’umanità.
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mente. Da psicopatologi e da clinici non possiamo non cogliere le analogie
dei temi trattati con la presenza degli stessi nella condizione psicopatologi-
ca del Disturbo della Condotta Alimentare (DCA), così frequentemente
presente nella nostra società. L’immagine e l’esternalità del giudizio sono
tutti temi organizzativi e significativi della coerenza organizzativa interna
del significato personale nei pazienti con DCA. Come fanno questi nostri
pazienti ad essere psicopatologici se fondano la loro psicopatologia sugli
stessi tratti che invece qualificano la natura interattiva nonché l’altruismo?
Le neuroscienze non hanno e non possono avere tutte le risposte, che inve-
ce vanno date in termini d’esperienza emotiva e di significato personale che
l’individuo impara a dare alla propria esperienza: questa viene organizzata
o in modo rigido e dunque psicopatologico (ad es. in termini di disturbo
delle condotte alimentari, ovvero di esasperazione di esternalità del giudi-
zio, oppure nelle modalità altrettanto psicopatologiche che consistono nel
voler aiutare per forza chiunque, l’altruismo esasperato, ingenuo, dello
stesso paziente con disturbi alimentari, quello che noi abbiamo chiamato
Sindrome di Robin Hood) o nella forma, non più patologica bensì umana ed
esistenziale, che recupera il valore dell’altruismo e che si identifica nella
relazione d’aiuto, nella comprensione del disagio dell’altro, nel tentativo di
porre adeguata risoluzione.
Fasciana M.L., Valerio C., Bambini e ipnosi. Lo stato ipnotico viene spe-
rimentato in maniera frequente e naturale dai bambini nei momenti di gio-
co, di fronte ad un film, o nella fuga attraverso la fantasia, dalla sofferenza
e dal dolore. La pratica ipnotica esercita inoltre su di loro un notevole fa-
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scino, suscitando la curiosità tipica di tutte quelle forme ed espressioni del-
la realtà quali la magia, l’arte, il comico l’assurdo, che esulano dai parame-
tri di una forma di “ normalità” razionalmente e comunemente condivisa.
Per questo motivo una terapia ipnotica basata sull’approccio ericksoniano
può sicuramente essere più adatta ed efficace di qualsiasi altro tipo di inter-
vento. Ancora più importante che per gli adulti è la relazione terapeutica,
dalla quale il bambino viene maggiormente influenzato nel processo di co-
struzione di una realtà nuova, attraverso il cambiamento del proprio rappor-
to con essa. Nell’ambito di questa relazione all’insegna del rispetto e della
collaborazione per uno scopo comune, non c’è praticamente mai bisogno di
usare una tecnica formale e ritualistica, ma semmai trovare la chiave per
aprire il prezioso scrigno delle idee e dei sentimenti infantili, tramite un
linguaggio “ipnotico”efficace che attinga alle metafore, alla magia, al rac-
conto, all’immagine, al mondo della fantasia, così come alla moderna tec-
nologia, nel rispetto della capacità di decodifica e di comprensione a se-
conda delle fasi di sviluppo cognitivo.
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nenti dell’ipnosi ericksoniana come il rapport, le minimal cues, le attività
ideomotorie, il mirroring, la levitazione della mano che rappresentano il
software il cui substrato neurale è dato proprio dai neuroni specchio.
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che possono essere utili nella pratica ipnoterapeutica. Ci limiteremo, per
brevità, a considerare e spiegare quelli dai quali un modello clinico scienti-
ficamente corretto ed efficace non possa assolutamente prescindere. 1)
L’attenzione selettiva. 2) Per validare la propria logica terapeutica si devo-
no avere ben chiari i correlati neurali che ai differenti livelli supportano una
metodologia operativa ipnotica, la sua efficacia e i limiti che incontra.
Dobbiamo iniziare col prendere in considerazione questi due fenomeni: a)
uno stesso processo mentale può essere sotteso da differenti processi neu-
ronali; b) pur senza un cambiamento neurale sotteso può avvenire un cam-
biamento mentale. 3) La limitata capacità temporale della coscienza e la
sua incidenza sull’ipnoterapia. Verranno chiariti i punti più importanti, in
particolare: come il fenomeno della limitata capacità temporale della co-
scienza sembra essere legato al controllo del sé autobiografico ed ai riflessi
sul passaggio dalla CP (Coscienza Primaria) alla COS (Coscienza di Ordine
Superiore). 4) Per psicoterapeuta è necessaria la consapevolezza dei mec-
canismi transitorio e permanente: il sé, nel flusso di coscienza, cambia con-
tinuamente mentre procede nel tempo (anche se noi serbiamo un senso di
un sé nostro personale che si mantiene identico per tutta la nostra esisten-
za). 5) In ipnoterapia, il processo circolare mente-corpo sostenuto dal tera-
pista trasferisce alla coscienza le percezioni del proto-sé modificate che
cambiano l’elaborazione psicologica; a seguito di tale modificata elabora-
zione, si iniziano ad affrontare i cambiamenti, a partire dalla dimensione
biofisica fino all’interconnessione delle diverse aree (parti, sottosistemi) in
una logica guidata dalle memorie modificate e da una diversa organizza-
zione mentale individuale gestita dal Sé autobiografico della persona nel
passaggio dalla CP alla COS.
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partire da questo modello viene definito cosa può intendersi stato di co-
scienza (insieme di percezioni, pensieri, sentimenti etc.. non scomponibili
in singole parti, della durata del periodo di refrattarietà psicologica) e stato
della mente (insieme dei pattern di attivazione all’interno del cervello in un
preciso momento). Pensando alle dinamiche ipnotiche in termini di crea-
zione di stati attrattori (insieme delle attività delle componenti di un siste-
ma stabile nel tempo) e a quelle terapeutiche in termini di creazione di si-
stemi duali (con stati della mente generati dal reciproco modo di porsi ri-
spetto all’attaccamento) viene presentato il caso clinico di un uomo di 46
anni con disturbo amnestico dovuto a Trauma Cranico di tipo cronico con:
amnesia retrograda cronologicamente graduata; amnesia anterograda verba-
le associata alle prime 2-3 settimane post trauma, di maggiore intensità per
stimoli evocati ad alto contenuto emotivo negativo; parziale prosopagnosia;
parziale amnesia topografica. Viene illustrato il processo di recupero mne-
stico del materiale autobiografico (attraverso l’uso di affermazioni Barnum
in ipnosi) ed il trattamento terapeutico promosso.
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polarizzazione dell’attenzione sulla relazione ha portato alla ridefinizione
di importanti concetti e strumenti psicoanalitici che hanno perso le caratte-
ristiche che allontanavano ogni possibilità di contatto con l’ipnosi.
Martini L., Esercizi di metafora. Il tema della metafora viene trattato sia
nel suo aspetto linguistico-teorico che nelle sue applicazioni nel campo del-
la psicoterapia ipnotica. Vengono presentati casi clinici nei quali l’uso della
metafora si è dimostrato risolutivo. Trattandosi di un workshop, i parteci-
panti vengono stimolati ad esercitarsi nell’uso della metafora all’interno del
processo psicoterapico.
Mitro R., Di Gennaro C., Del Signore R., 15 anni di psicoterapia erikso-
niana al centro di Alcologia Clinica e Sperimentale dell’Azienda Ospeda-
liero Universitaria di Parma dal 1992 al 2006. Si tratta di una sintesi di 15
anni di lavoro psicologico e psicoterapeutico individuale presso il Centro di
Algologia Clinica e Sperimentale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di
Parma, dove, durante le varie fasi dello svezzamento alcolico, sono stati se-
guiti numerosi pazienti e attuati oltre duemila tra colloqui di psicologia e
interventi di psicoterapia e ipnosi ericksoniana. Tra gli scopi di questa co-
municazione c’è quello di offrire una panoramica di un lavoro testimoniato
in diversi Congressi: dal Congresso Nazionale Monotematico, L’alcol
nell’universo femminile (Napoli, 24-25 settembre 1998) al Congresso Na-
zionale, Alcol e comportamenti: dall’individuo alla società (Grado, 14-16
ottobre 1999), dal Xème Congrès Ericksonien, Hipnothérapie de l’anxiété
et de la depression, con presentazione del poster intitolato “Une Coupe
d’Oreilles”, (Parigi, 12-13 giugno 1999) al XIIeme Congrès Ericksonien de
la langue (Parigi, 27-28 marzo 2004). Il V Congresso Nazionale della SII è,
per gli autori, una sorta di check-in ericksoniano, un ponte fra l’ipnosi eri-
cksoniana svolta fino ad oggi e il futuro aperto agli sviluppi delle neuro-
scienze.
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fluire sulla qualità della vita di pazienti affetti da una malattia neurologica
fortemente invalidante quale la sclerosi multipla. Le ipotesi di lavoro da ve-
rificare erano le due. 1) L'ipnosi, utilizzata come tecnica di rilassamento e
di rinforzo dell'Io, può incidere sul vissuto psicologico del paziente? E, se
si, in quale modo? 2) Una scena terapeutica, inserita durante la seduta di
rilassamento, può aiutare il paziente a mantenere ad un livello accettabile i
sintomi fisici associati alla malattia? Gli strumenti utilizzati per valutare
l'efficacia dell'intervento nei pazienti sono stati tre: il colloquio clinico e i
questionari “S.Q” di R. Kellner e “I.B.Q.” di I. Pilowsky e N.D. Spence.
Un campione iniziale di venti pazienti, dopo la somministrazione dei tre
strumenti,è stato suddiviso in gruppo sperimentale e gruppo di controllo
ciascuno costituito da dieci persone. A tutti i pazienti è stato detto che sa-
rebbero stati richiamati per sperimentare delle sedute di rilassamento in ip-
nosi e che comunque ci sarebbe stata una rivalutazione psicologica con gli
stessi strumenti a distanza di due mesi. I pazienti del gruppo sperimentale
hanno usufruito di otto sedute di ipnosi con cadenza settimanale prima della
rivalutazione. Le analisi statistiche sul test-retest dei questionari, condotte
col programma SPSS for Windows, evidenziano nel gruppo sperimentale
una significativa diminuzione del livello di ansietà (p = .05) e della presen-
za di sintomi somatici (p = .004). I benefici maggiori sono stati ottenuti nel
controllo della cefalea, sia spontanea che scatenata dall'Interferone e nell'at-
tenuazione dell'intensità delle parestesie e iperestesie.
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di Arezzo, focalizzata sulla messa a punto di manovre terapeutiche strategi-
camente orientate alla soluzione del disturbo presentato dal paziente. Du-
rante il Workshop vengono date dimostrazioni della tecnica e presentati
videotape di reali applicazioni cliniche. Il tutto in modo da far calare i par-
tecipanti all'interno della metodologia di risolvere complicati problemi con
soluzioni apparentemente semplici.
Nardone G., Come ottenere il massimo con il minimo nel dialogo strate-
gico. La presentazione verte sull'esposizione di un modello evoluto di col-
loquio clinico basato su una sequenza di specifiche tecniche: domande ad
illusione di alternativa di risposta, parafrasi ristrutturanti, formule evocati-
ve, il riassumere per ridefinire ed il giungere alle prescrizioni come con-
giunta scoperta tra paziente e terapeuta. Tale innovativa tecnica, denomina-
ta dialogo strategico, permette, se ben applicata, di rendere il primo collo-
quio con il paziente effettivamente terapeutico.
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pratica trasfusionale e interessanti per la possibilità di prevenire la VVR le-
gata a diverse procedure mediche invasive.
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anche di efficienza ed economicità. Accanto alle più consuete riflessioni
sulle problematiche tecniche dell’utilizzo dell’ipnosi, nonché del suo valore
clinico ed euristico, diviene quindi non solo possibile, ma anche opportuno,
avviare una riflessione aperta sulle possibilità offerte al e dal suo utilizzo
all’interno delle strutture del Servizio Sanitario Nazionale, e specificamente
all’interno degli ospedali generali, che del SSN costituiscono ancora ele-
mento nodale, e per i quali d’altronde l’assetto organizzativo vigente pone
in modo massimale il problema della appropriatezza non solo clinica, ma
anche economica, degli interventi. Il completamento ormai avvenuto di una
serie di percorsi istituzionali, che ha interamente ricondotto all’interno di
un preciso alveo normativo la formazione degli ipnoterapeuti, nonché
l’inclusione del trattamento con ipnosi, sia con finalità psicoterapeutiche,
sia per il trattamento del dolore, nel nomenclatore tariffario nazionale of-
frono una occasione importante per rivalutare ambiti e percorsi di espan-
sione della tecnica, della sua conoscenza e del suo utilizzo, all’interno degli
ospedali generali e, più estesamente, del sistema sanitario pubblico.
69
culturation. Continuing the research began by the author in 2002 and pre-
sented at three international conferences (SII, Rome 2002; Erickson Foun-
dation, Phoenix 2004; NAFSA, Baltimore2004), the results of studies with
over 600 international university students will be presented.
Sponti Trasarti W., L’ipnosi, l’arco e l’arciere. L'autrice, dopo aver mes-
so in evidenza la capacità di per sé ipnotica di ogni sport, ed in particolare
quella del tiro con l'arco, riferisce l'esperienza dell'applicazione della Psico-
terapia Ipnotica Ericksoniana portata avanti nel corso di due mesi, per un
totale di 6 incontri, presso un club di arcieri di Roma. Il corso a numero
chiuso (20 persone) è stato dedicato agli atleti ed agli allenatori del club, i
quali, dopo il corso, hanno riportato un aumento della loro efficacia perso-
nale sia negli allenamenti che nelle gare.
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dettati da fuori (traslochi, separazioni, matrimoni, cicli scolastici); passaggi
fisiologici come l’adolescenza o il climaterio; passaggi normativi o indivi-
duali. Ad ogni passaggio di vita dobbiamo elaborare:cambiamenti psico-
biologici e sociali; cambiamento dell'immagine del “Sé”; ristrutturazione
dell'identità; cambiamento di schemata con le quali “si percepisce” e “si
gestisce” mondo-vita-Sé-relazioni; cambiamenti di sensazioni corporee e la
loro integrazione in uno “schema del Sé”. La relazione illustra, sulla base di
casi clinici, l’isomorfismo tra ipnosi ed esperienze di passaggio nel ciclo
vitale.
Valerio C., Dalle metafore nello sport alla metafora dello sport: lo sport
come metafora terapeutica. Come tutte le attività umane, anche lo sport fa
ricco uso di metafore. Quello che però più interessa il clinico è che lo sport
in sé è veicolo di cambiamento, vera e propria metafora al servizio del
cambiamento terapeutico. Alcuni casi clinici illustrano come lo sport – non
solo quello immaginato in una seduta ipnotica, ma anche quello ‘agito’ nel-
la vita reale possa assumere un ruolo primario nel raggiungimento dell’o-
biettivo terapeutico.
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