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INCONTRI

V Congresso Nazionale SII:


Dalla ipnosi ericksoniana alle neuroscienze
Villasimius, Cagliari, 4-6 Ottobre 2006
di Claudio Mammini

S’immagini una Sardegna che, salutato il fragore dei turisti, si prepara


all’autunno riconciliandosi coi silenzi della sua naturale bellezza. S’imma-
gini un’insenatura di finissima sabbia bianca ed acqua cristallina carezzata
da un sole ancora estivo... e pochissime persone a beneficiarne. Questa è la
cornice in cui si apre il V congresso nazionale della Società Italiana d’Ipno-
si. Accolto in un albergo adiacente alla spiaggia, ben integrato nel lento de-
gradare dei monti sul mare, il convegno si è articolato in 5 panel (Ipnosi e
Psicoanalisi; Ipnosi e Neuroscienze; Ipnosi e Sport; Rivista di Ipnosi; Panel
conclusivo), 6 sessioni di relazioni principali (Un modello degli stati ipno-
tici; Empatia e neuroni specchio; Risorse e cambiamenti; Ipnosi e trasfor-
mazioni culturali; Ipnosi e bambini; Colloquio, setting e relazione terapeu-
tica), 6 workshops (Il cervello ipnotico: un ponte tra neuroscienze e psico-
terapia; Esercizi di metafora; Hypnosis for women; Ipnoterapia senza tran-
ce evoluta; Ipnosi nel trattamento delle dipendenze; Presa in carico e strate-
gie d’intervento con tecniche ipnotiche in psicologia dello sport), 2 simposi
(Ipnosi, coscienza e neuroscienze; Applicazioni speciali), una sessione di
relazioni brevi dedicate alla presentazione di casi clinici di particolare inte-
resse e vari spazi per dimostrazioni pratiche, relazioni storiche, commemo-
rative ecc. Insomma, un convegno ricco e completo, con numerosi interven-
ti di cui si troverà traccia negli abstracts. Considerato ciò, useremo questo
spazio per analizzare in senso complessivo lo stato dell’arte che emerge da
questo incontro. Se il convegno si poneva il compito d’intravedere quali
scenari si stanno aprendo con l’avvento delle tecnologie, delle metodiche e
delle ipotesi delle neuroscienze, l’obiettivo è stato sicuramente raggiunto.

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Psicologo Psicoterapeuta, Scuola Italiana di Ipnosi e Psicoterapia Ericksoniana.

Ipnosi, n. 2, 2006

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Quasi tutti i congressisti hanno coniugato i loro temi alle più recenti acqui-
sizioni delle neuroscienze, fornendo, di fatto, un interessate ed aggiornato
panorama dell’approccio ipnotico in chiave neurologica. L’obiettivo è stato
anche raggiunto, a nostro avviso, illuminando sia le prospettive di sviluppo
del binomio ipnosi-neuroscienze sia le difficoltà emergenti dal coniugare
un approccio empirico con uno sperimentale. Volendo fare una considera-
zione complessiva, l’impressione è che l’orizzonte che si presenta risulta
così ampio che il rischio è smarrire le prospettive (linee pittoriche che, trac-
ciando traiettorie, servono a collocare gli elementi con le giuste proporzio-
ni). Se per le scienze hard (come la neurologia) il passaggio dal dato fattua-
le (mediato dai sensi) a quello conoscitivo (mediato da apparati di cono-
scenza rigorosi ed espliciti) è la risultanza intrinseca del loro procedere,
dobbiamo ammettere che per l’ipnosi questo passaggio non è ancora avve-
nuto in modo compiuto e soddisfacente. Probabilmente perché i suoi pre-
supposti appartengono ancora fortemente ad un piano ipotetico o forse per-
ché adotta una prospettiva ibrida (che è il suo massimo punto di forza ma
anche di debolezza) rispetto, ad esempio, ai diversi paradigmi psicologici o
neurobiologici, oppure perché non sviluppa una epistemologia sua propria
(una riflessione sul fondamento di sé stessa, definendosi). Il problema aper-
to, quindi intellettualmente stimolante, che sembra porre questo V Congres-
so Nazionale implica allora la domanda: a che livello di realismo dobbiamo
collocare l’ipnosi?
(Come sappiamo le cose del mondo possono essere ascritte a tre livelli
di realismo: il realismo monista o ontologico secondo cui la realtà è data ed
esiste indipendentemente dalle caratteristiche di chi la osserva; il realismo
ipotetico secondo cui la realtà pur essendo ontologicamente data è incono-
scibile e quindi bisogna costruire teorie per avvicinarvisi; e quello concet-
tuale secondo cui la realtà ontologica non esiste perché la realtà stessa vie-
ne costruita a partire dalle categorie di conoscenza dell’osservatore).

Le relazioni dei Direttori di IPNOSI

Loriedo C., Rapport, Empatia e Neuroni Specchio. Gli sviluppi più re-
centi delle Neuroscienze devono farci riflettere su una domanda che sta di-
ventando sempre più importante, non solo nell’ambito della psicoterapia,
ma in generale nell’ambito più esteso delle scienze che riguardano l’uomo.
“Perché l’intersoggettività sta conquistando sempre di più il centro della
scena?”. La risposta a questa domanda che si sta affermando con evidente
chiarezza è implicita nell’osservazione che un numero crescente di studiosi
prova sempre più disagio nei confronti del valore euristico intrinseco nei

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resoconti sulla cognizione umana focalizzati esclusivamente su una dimen-
sione solipsistica e monadica.
Come ha affermato Vittorio Gallese (2003) “Le relazioni intersoggettive
sono interessanti non solo perché catturano un tratto essenziale della mente
umana: la sua struttura sociale, ma anche perché e con maggiore rilevanza
forniscono una migliore opportunità di comprendere come la mente indivi-
duale si sviluppa e funziona”.
Un impulso decisivo per la comprensione delle qualità relazionali del
cervello umano è stato dato nel corso degli ultimi dieci anni dalla scoperta
dei cosiddetti Neuroni Specchio (vedi Rizzolatti e Sinigaglia 2006). Infat-
ti, oltre ai Neuroni Canonici che possiedono proprietà visuo motorie, sono
stati individuati altri neuroni che rispondono sia quando la scimmia com-
pie una determinata azione, sia quando osserva un altro individuo compie-
re un azione simile. A tali neuroni è stato dato il nome di Neuroni Spec-
chio.
L’individuazione dei neuroni specchio riporta con forza in primo piano
il concetto di empatia, sulla quale, in base alle recenti scoperte si è iniziato
a discutere con il supporto dei dati derivati dalle ricerche più recenti.
L’ empatia, per Edith Stein (Il problema dell’Empatia, 1952), allieva di
Husserl, è un fondamentale strumento di comprensione del vissuto estra-
neo, ed è da considerare la chiave di volta dell’intersoggettività e, quindi,
del comprendere in generale l’altro.
Vengono esaminate le varie componenti dell’empatia e, quindi, come la
capacità di entrare in empatia è stata vista dai terapeuti più conosciuti dello
scorso secolo. In particolare sembra importante soffermarsi sulle differenti
accezioni attribuite al temine da Jung, da Rogers, da Kohut, da Whitaker
ed, infine da Milton Erickson.
Erickson riteneva un atteggiamento empatico indispensabile per lo svi-
luppo di una relazione terapeutica efficace. Secondo Erickson, infatti, “un
atteggiamento di empatia e di rispetto è fondamentale per ottenere il cam-
biamento terapeutico” (Erickson e Zeig, 1980).
Un solido sostegno alle osservazioni riguardanti l’empatia e il suo ruolo
nelle relazioni umane proviene in primo luogo dalla Psicologia Evolutiva e
dalla individuazione del cosiddetto Apparently Innate Mechanism (AIM):
dopo appena 18 ore dalla nascita, i neonati riescono a riprodurre movimenti
della faccia e della bocca dell’adulto a cui si trovano difronte (Meltzoff e
Moore 1977; Meltzoff 2002).
Inoltre, a partire dal secondo mese di vita il bambino stabilisce con la
madre una sintonia affettiva, (‘affective attunement’, Stern, 1985): uno
scambio multimodale di espressioni affettive. Questo scambio non riguarda
un aspetto particolare del comportamento dell’altro, come abitualmente av-

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viene nell’imitazione, ma “alcuni aspetti del comportamento che riflettono
lo stato d’animo della persona”.
Si tratta di espressioni che possono essere differenti in forma ed intensi-
tà, che hanno in comune la dimensione affettiva della risonanza emotiva e
che sono rappresentati da movimenti del corpo, espressioni facciali e voca-
lizzazioni.
La stretta vicinanza con i meccanismi imitativi viene, tuttavia, colta da
molti degli studiosi dell’empatia. Già nella prima definizione data da Lipps
(1903), l’empatia (Einfuhlung) viene descritta come una imitazione interna.
La stessa Psicologia Evolutiva mette in rilievo l’imitazione precoce, che
costituisce un ulteriore esempio della capacità del neonato di stabilire equi-
valenze tra relazioni che hanno luogo in differenti modalità di esperienza.
L’imitazione precoce dimostra che i legami interpersonali si stabiliscono
già all’inizio della nostra esistenza quando il bambino non è ancora in gra-
do di stabilire una rappresentazione soggettiva. Sebbene il neonato non ab-
bia ancora sviluppato coscienza di se stesso, riesce comunque a costruire
uno spazio “io-altro”. Il bambino riesce a condividere questo spazio del
“noi” con gli individui che lo abitano. Queste capacità sociali si determina-
no molto prima dello sviluppo e della padronanza del linguaggio, che costi-
tuisce lo strumento cognitivo per eccellenza dell’astrazione e di forme più
sofisticate di interazione sociale. Se si vuole riconoscere in questi aspetti la
presenza delle matrici della relazione empatica si può osservare che i segni
dell’esistenza del noi sembrano precedere di molto tempo i segni che ri-
guardano le prime manifestazioni che annunciano la presenza della co-
scienza dell’Io.
Un’altra matrice della relazione empatica sembra svolgere un ruolo pre-
valente, almeno per quanto sembrano suggerire gli attuali studi sui Neuroni
Specchio: la simulazione. Il termine “simulazione” comporta diversi signi-
ficati, la maggior parte dei quali si riferisce all’inganno, alla falsa rappre-
sentazione. Ma il significato che si dimostra più utile per la comprensione
dell’empatia è quello di “un processo utile a produrre una migliore com-
prensione di una situazione o di uno stato di cose”. Uno dei termini più
prossimi a quello della simulazione, che ne condivide la radice etimologica
è quello di assimilazione, che in senso psicologico, indica un processo cor-
relato alla acquisizione della conoscenza.
Alcune osservazioni empiriche ed evidenze sperimentali confermano il
ruolo della simulazione. In primo luogo, il processo di simulazione risulta
una caratteristica funzionale ampiamente diffusa che appartiene al cervello
della scimmia e dell’uomo. Inoltre le evidenze relative alla costruzione del-
la mental imagery confermano le ipotesi basate sulla simulazione. Tuttavia,
si deve notare, che nell’immaginazione il processo di simulazione non è in-

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conscio e automatico, ma è il frutto di uno sforzo intenzionale. Ma il soste-
gno più solido dato alla simulazione, anzi alla cosiddetta “simulazione in-
carnata” come radice dell’empatia, è nata appunto dieci anni fa, quando è
stata scoperta nel cervello dei macachi una classe di neuroni della corteccia
premotoria che si attivano non solo quando la scimmia esegue azioni ma-
nuali finalizzate, ma anche semplicemente osservando altri individui
(scimmie o umani) che eseguono azioni simili. Questi neuroni, come ab-
biamo visto sono stati chiamati “Neuroni Specchio” (Rizzolatti et al. 1996,
2000, 2001; Gallese et al. 1996, 2002; Gallese 2000, 2001).
Le peculiarità del rapport e del cosiddetto approccio naturalistico di E-
rickson, approccio che in uno studio condotto nel 1943 l’autore ha definito:
“accettare e utilizzare la situazione incontrata senza farsi carico di ristruttu-
rarla”. Così facendo, il comportamento presente del soggetto diviene un
concreto aiuto ed una parte significativa dell’induzione piuttosto che un
possibile ostacolo. In mancanza di una terminologia più definita, il metodo
può essere denominato approccio naturalistico ed in esso viene utilizzato un
aspetto del principio di sinergismo”. L’Approccio Naturalistico di Erickson
si avvicina più di ogni altra forma di psicoterapia alla simulazione incarna-
ta, poiché si fonda sulla importanza della accettazione del comportamento
attuale del soggetto come “concreto aiuto” alla stessa psicoterapia. Accetta-
zione che abbiamo definito “conferma” (Loriedo e Vella, 1989) e che non
deve essere ritenuta conseguenza di una strategia terapeutica o di una tatti-
ca di potere, né tantomeno, un trucco.Si tratta invece nello sviluppo di un
relazione terapeutica sui generis, fondata sul reale riconoscimento della pe-
culiare disposizione del soggetto a dare alla terapia il suo aiuto personale
ed unico. L’aiuto “concreto” offerto dal soggetto alla propria terapia viene
considerato un aspetto irrinunciabile e qualificante dell’approccio che pro-
prio per questo può definirsi naturalistico, e diversamente non lo sarebbe
affatto. Implicitamente, Erickson definisce come innaturali forme di trat-
tamento psicoterapeutico (ipnotiche e non ipnotiche) che non siano fondate
sul sinergismo e sull’empatia.
Dopo la proposta dell’Approccio Naturalistico di Erickson, si deve at-
tendere almeno un decennio prima che il problema del rispetto delle qualità
personali del soggetto venga finalmente riconosciuto. Tuttavia, negli anni
’50-’60, quando la sensibilità verso la natura dell’uomo e verso il suo am-
biente finalmente vengono portate all’attenzione di tutti, né l’antipsichia-
tria, né l’approccio etologico riusciranno a cogliere il modo in cui la natura
dell’uomo possa essere così profondamente rispettata senza produrre stig-
ma e senza violarne l’individualità e il contesto ambientale.
L’elemento chiave dell’intervento naturalistico ericksoniano non è affat-
to la tecnica, come molti sembrano aver creduto finora, ma il riconoscimen-

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to e l’utilizzazione delle risorse personali in cui risiedono le capacità auto-
curative dell’individuo e le sue potenzialità di superare le difficoltà che le
condizioni avverse attraversate nel corso del ciclo di vita impongono.
Il prototipo di relazione empatica fondata su una simulazione incarnata è
data dal rapport, inteso come relazione selettiva ed esclusiva che ha luogo
in un contesto in cui si sviluppa uno stato modificato di coscienza, e che
consente lo sviluppo di una esaltata responsività reciproca.

De Benedittis G., È possibile misurare oggettivamente lo stato di trance e


la sua profondità? Uno studio controllato con analisi bispettrale. Lo stato
di trance e la sua profondità erano rilevabili con sistemi approssimativi,
quali le scale comportamentali di profondità ipnotica (e.g., Stanford Hyp-
notic Susceptibility Scale) e le scale di autovalutazione. Mancavano indica-
tori neurofisiologici obiettivi, che consentissero di ratificare lo stato di tran-
ce e di monitorarne la profondità per finalità sperimentali e cliniche.
L’Indice Bispettrale o BIS Index rappresenta un valore numerico derivato
dall’analisi bispettrale EEG, composta di un complesso algoritmo eegrafi-
co, con utilizzo di analisi statistiche multivariate. È stato ideato ed impiega-
to in anestesiologia per monitorare la profondità ipnotica durante anestesia
e sedazione. Derivato empiricamente dall’analisi bispettrale di più di 5000
pazienti anestetizzati, il BIS Index riflette il livello di sedazione cosciente
e/o la compromissione di coscienza in pazienti sottoposti ad anestesia gene-
rale. A nostra conoscenza, è la prima volta che l’analisi bispettrale è stata
utilizzata per valutare e monitorare la profondità della trance ipnotica in
uno studio sperimentale e controllato. È stato adottato un doppio disegno
sperimentale, tra ed entro soggetti. Sono stati arruolati 40 soggetti: 20 sog-
getti sono stati analizzati prima, durante e dopo l’induzione di una trance
ipnotica standardizzata, mentre i restanti 20 soggetti sono stati analizzati
nella sola condizione di veglia e sono serviti come controlli. È stata utiliz-
zata una scala di autovalutazione della profondità della trance per stimare
soggettivamente la profondità della trance durante l’induzione e la registra-
zione bispettrale. I risultati preliminari di questo studio indicano che il BIS
Index è significativamente ridotto nei soggetti in trance rispetto ai controlli
in stato di veglia (p <.01). È stata altresì rilevata una correlazione positiva
tra valori oggettivi (BIS Index) e valutazione soggettiva della profondità
della trance. In conclusione, l’analisi bispettrale si configura come una me-
todica innovativa ed affidabile di misura e monitoraggio della profondità
della trance.

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De Benedittis G., Carpiceci F., Un pioniere della psicologia sperimentale
e delle neuroscienze in ipnosi: Vittorio Benussi (1878 – 1927). Tra pochi
mesi ricorre l’anniversario di un evento e di un uomo ormai dai più dimen-
ticato: l’80° anniversario della morte di una grande pioniere della psicolo-
gia sperimentale non solo italiana ma europea, e delle neuroscienze in ipno-
si, Vittorio Benussi (1878-1927). Erede e continuatore della grande tradi-
zione di ricerca psicologica austro-ungarica (scuola di Graz), Vittorio Be-
nussi fu professore di psicologia sperimentale all’Università di Padova, do-
ve esercitò nei primi decenni del ‘900, dedicandosi quasi esclusivamente
alla ricerca sperimentale sulla suggestione e l’ipnosi, in un’epoca in cui
l’ipnosi viveva un lungo periodo di abbandono e di discredito. L’approccio
assolutamente innovativo di Benussi, che lo rende straordinariamente attua-
le ancor’oggi, è l’utilizzo dell’ipnosi come strumento privilegiato ed affi-
dabile di analisi decostruttiva della realtà psichica, all’interno di un para-
digma scientifico di grande rigore, elevando la psicologia sperimentale, al-
lora agli albori, al livello delle ricerche in ambito fisico-chimico e biologi-
co. La “scoperta” della parola suggestiva come conduttore e trasformatore
di realtà, l’analisi sperimentale dell’inconscio, la correlazione tra profili re-
spiratori e situazioni emozionali, sono soltanto alcune delle più geniali in-
tuizioni di Vittorio Benussi, al quale si deve anche un fondamentale contri-
buto di collegamento tra l’ipnosi e la nascente psicanalisi. Non a caso, il
suo più grande discepolo si chiamava Cesare L. Musatti, il padre della psi-
canalisi italiana. È un doveroso tributo di riconoscenza alla memoria ed
all’opera di un gigante che ha onorato la ricerca italiana ed europea nel
campo.

Gli altri abstracts (in ordine alfabetico per Autore)

Baldi G., Gebhardt E., Dal fallimento alla trasformazione dei risultati
attraverso l’osservazione delle minimal cues nella psicoterapia ipnotica di
un Disturbo Dissociativo. Il caso presentato in questa relazione tenta di of-
frire una serie di spunti di riflessione sull’importanza dell’osservazione
come elemento fondamentale in qualsiasi approccio terapeutico. Nel pro-
cesso ipnotico questo punto diviene ancora più evidente se si considera la
necessità di considerare quei dettagli apparentemente minimali che sono
invece di grande utilità nella comprensione del soggetto e che offrono
l’occasione per il terapeuta non solo di riconoscere i cambiamenti che av-
vengono nel paziente, ma anche di individuare quali strategie possano rive-
larsi più efficaci nello stimolare e nell’agevolare quegli stessi cambiamenti.
Il caso presentato evidenzia quanto i “minimal cues”, concetto cardine della

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terapia ericksoniana, possano rappresentare un’ulteriore importante risorsa;
attraverso l’osservazione dei minimal cues diviene in effetti possibile non
farsi trarre in inganno da quelli che apparentemente sembrano risultati par-
ziali o, addirittura, dei fallimenti del processo terapeutico e che potrebbero
pertanto modificare non solo l’assetto del paziente nei confronti della tera-
pia, ma persino l’atteggiamento del terapeuta stesso. L’attenta osservazione
di dettagli apparentemente insignificanti può condurre ad una più attenta
valutazione e ad una “trasformazione” dei risultati ottenuti.

Borges L., Hypnosis for Women. Psychotherapists sometimes do not ac-


knowledge the unequal distribution of power in the family and in society,
and how it affects women. This workshop will address gender-sensitive ap-
proaches to women’s most common life problems. We will learn how
therapists can use hypnosis to empower women to creatively find new an-
swers to old questions.

Borges L., Hypnotherapy for the Culturally Diverse. It is important to


adapt our approach; define goals consistent with cultural values and life ex-
periences of our clients; and to understand the richness our client’s different
cultural heritage. Strategies will be offered to address different cultural
background and groups including Asians, Caucasians, Latinos, Africans,
women, homosexuals, and the elderly.

Bracciodieta L., Un ponte efficace per l’Ipnosi: La Programmazione Neu-


ro Linguistica e la Sinergologia. Le prime tracce della pratica ipnotica ri-
salgono a tempi remoti, a epoche lontane. Gli studi di storia della psicolo-
gia e della psichiatria della seconda metà del '900 tendono a rivalutare an-
che quanto di apparentemente magico e sciamanico è collegabile alla tecni-
ca ipnotica. Nel Novecento l'ipnosi fu studiata con la massima attenzione
dalle principali scuole psicologiche e psichiatriche come è testimoniato dal-
la vastissima letteratura specialistica prodotta in quel periodo in materia,
dalla scuola russa, con Pavlov e i suoi esperimenti, alle innumerevoli ricer-
che condotte in America, tra le quali merita particolare attenzione il lavoro
svolto da Milton H. Erickson (1901-1980) e studiato da Richard Bandler e
John Grindler, da Ernest Rossi e Robert Dilts, da David Gordon e Jeffrey
Zaig, fino ai coniugi Barretta e da tantissimi altri ricercatori. Un dato asso-
lutamente importante di questo vastissimo lavoro che ha coinvolto moltis-
simi esperti praticamente di tutte le nazioni del mondo fu l'approfondimen-
to della ricerca rivolta ai più disparati settori di indagine. Di rilevanza sono
gli esperimenti e le ricerche svolte sulla interazione tra ipnosi ed attività e-
lettrica del cervello, le indagini volte a stabilire i possibili collegamenti tra

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comportamento e apprendimento, tra ipnosi, PNL e possibilità terapeutiche,
Importanza considerevole và data all’ ipnosi collegata alla comunicazione,
in questo campo, su scala mondiale, la scuola americana della Programma-
zione Neuro Linguistica (PNL) ha approfondito il lavoro di Erickson, per
sistematizzarlo e codificarne una chiave interpretativa. L’Ipnosi, attraverso
l’uso della PNL e la lettura dei messaggi dell’inconscio, attraverso le “paro-
le” decodificate grazie alla sinergologia (CNV), diviene così oggi sempre di
più un modello interessante ed efficace per la risoluzione di casi clinici im-
portanti.

Carnevale F., Squilibrio e contatto. L’ipnosi ericksoniana e l’essenza del


judo. Il judo è nella sua origine etimologica ”via della cedevolezza”. Ricer-
ca di equilibrio. Utilizzazione di forze. I principi che guidano l’ipnosi eri-
cksoniana sembrano incontrarsi in modi analogici e metaforici con la filo-
sofia stessa del judo, offrendo spunti e prospettive dalle quali pensare la
psicoterapia e l’essenza relazionale che la muove e le dà vita.

Casula C., Dimostrazione o terapia? Spesso assistiamo o conduciamo di-


mostrazioni durante convegni o lezioni, alcune delle quali sembrano un me-
ro esercizio didattico teso a mostrare una particolare modalità di intervento,
la peculiarità di una tecnica; altre sembrano mostrare un’efficacia che sor-
prende sia il soggetto, sia gli spettatori, sia l’autore stesso della dimostra-
zione. Ci si può allora domandare quando una semplice dimostrazione può
avere l’effetto di un efficace intervento terapeutico e quali sono gli ingre-
dienti che operano tale trasformazione. Presento il resoconto di una dimo-
strazione/intervento effettuato su un giovane brasiliano di 21 anni, affetto
da iperidrosi dall’età di 16. Il soggetto partecipava a un corso di Program-
mazione Neuro Linguistica all’interno di un campus dove io conducevo un
corso di ipnosi. La dimostrazione si è tenuta di fronte ad alcuni allievi del
corso di ipnosi durante una domenica di riposo ed è durata due ore circa. La
presentazione del caso analizza sia i fattori di contesto che hanno creato un
alone di aspettative magiche da parte del soggetto nei confronti dell’esperta
di ipnosi, sia i fattori prettamente terapeutici. In particolare descrivo le fasi
dell’intervento/dimostrazione, l’insieme delle tecniche utilizzate e le rispo-
ste del paziente.

Casula C., Dalla resistenza alla resilienza. Quando un paziente arriva in


terapia scortato da una guardia del corpo chiamata Resistenza, il compito
terapeutico diventa quello di trasformare la bodyguard in resilienza, allean-
dosi con le parti che vogliono cambiare per superare lo stato di pseudo sicu-
rezza attuale e andare verso un mondo di possibilità. Per resistenza inten-

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diamo un’espressione variegata della non flessibilità del paziente che ri-
schia di provocare una risposta altrettanto inflessibile da parte del terapeuta.
Quando invece il terapeuta non si fa intimidire dalla sua presenza e rispon-
de con sorpresa, ammirazione, empatia e curiosità, trasforma la resistenza
in resilienza. Per resilienza intendiamo la capacità del soggetto di riuscire a
svilupparsi in modo positivo nonostante i traumi subiti, l’abilità di reagire
in modo costruttivo alle sofferenze subite, a privilegiare l’aspetto adattivo
ed evolutivo dell’io e ad adottare flessibili strategie di coping. Questo com-
pito trasformativo da parte del terapeuta stimola a scoprire le risorse di cui
il paziente ha bisogno per cambiare, a far emergere la flessibilità del pro-
cesso creativo in funzionamento, a servirsi del rispecchiamento neurologi-
co, dell’empatia mimica per superare il gap tra ciò che è familiare e ciò che
non lo è. Verranno presentati alcuni casi in cui il passaggio dalla resistenza
alla resilienza è avvenuto tramite l’ipnosi.

Del Castello E., La tecnica ipnotica: un patrimonio culturale dell’uma-


nità da salvaguardare. La modificazione degli stati di coscienza oltre a
rappresentare una potenzialità psicobiologica individuale sviluppata nel
processo evoluzionistico di adattamento all’ambiente, costituisce parte es-
senziale di ogni cultura umana. Tutti i popoli hanno sviluppato al riguardo
tecnologie più o meno sofisticate a scopi terapeutici o spirituali. Alla fine
del Settecento, in Occidente, lo sviluppo di tali tecnologie ha avuto un im-
pulso incredibile e in due secoli di storia è stata accumulata una quantità
enorme di metodi, di osservazioni e di teorizzazioni confluite nel corpus
disciplinare dell’ipnosi e dell’ipnotismo. Nel corso del tempo, soprattutto
grazie al contributo di Milton H Erickson, è diventata sempre più evidente
la relazione diretta tra la qualità della fenomenologia ipnotica e il livello di
sofisticazione della tecnica utilizzata per produrla. Erickson ha dimostrato
pure che l’abilità tecnica, oltre che della creatività di chi la mette in pratica,
è il frutto dell’esperienza e del continuo esercizio. In questo senso la tecni-
ca ipnotica è assimilabile alle arti. Proprio come nell’esecuzione musicale
la maestria del musicista è capace di trasformare l’ispirazione artistica in
emozioni complesse fruibili dall’ascoltatore, è la competenza tecnica
dell’ipnotista che può consentire al soggetto di sperimentare alterazioni del-
la coscienza in grado di produrre effetti utili e controllabili. La tecnica ip-
notica in questo senso può essere considerata un patrimonio inalienabile
dell’umanità, che come tale merita una tutela particolare. Questa esigenza
diventa particolarmente forte ora che le neuroscienze, con i nuovi mezzi di
indagine di cui dispongono, stanno mostrando un crescente interesse nei
confronti dei fenomeni ipnotici che possono acquisire – di conseguenza –
una dignità scientifica finora impensabile. Man mano che le tecniche di in-

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dagine evolvono, sarà possibile studiare fenomeni mentali sempre più com-
plessi. È necessario garantire quindi, sia alla generazione attuale che a quel-
la futura la competenza tecnica necessaria per produrre, nelle nuove condi-
zioni sperimentali, quei fenomeni ipnotici che nel tempo hanno affascinato
l’umanità.

De Vita L., De Pascale A., Empatia, Altruismo, DCA: Sindrome di Robin


Hood. L’ipnosi, intesa non più come stato alterato di coscienza ma come
condizione naturale di variazione dello stato di coscienza che si riproduce
frequentemente nella vita di tutti i giorni, considerata cioè come una parti-
colare forma di interazione umana, viene ad essere sempre meglio definita
e spiegata dalle neuroscienze che chiariscono con le evidenze sperimentali
il ruolo della relazione nella modificazione dell’attività cerebrale. Tra gli
approcci psicoterapeutici quello che, a nostro avviso, meglio di ogni altro
coniuga la variazione dello stato di coscienza con la qualità dello sviluppo
individuale, imprescindibili dalla natura interattiva e relazionale
dell’esperienza umana è quello che oggi va sotto il nome di Cognitivismo
Sistemico che collega, nel modo più coerente e preciso, lo sviluppo delle
relazioni interne – cognitive – con lo sviluppo delle relazioni esterne – in-
terpersonali e familiari –. Ci è sembrato di poter riflettere e di mettere su
uno stesso continuum fenomeni quali l’empatia, l’altruismo, l’organiz-
zazione di significato personale del tipo Disturbi Alimentari, la Sindrome
di Robin Hood, continuum che soddisfa da un lato i criteri propri dell’e-
sperienza ipnotica – la variazione degli stato di coscienza – dall’ altro le ri-
flessioni provenienti da un ambito cognitivista post-razionalista – la ricerca
coerente di significato personale nello sviluppo individuale, come pure il
saltare di livello in livello verso ulteriori forme di autoinganno non appena
si conquistano livelli ulteriori di consapevolezza. L’Empatia è il processo di
internalizzazione dell’altro, ovvero la percezione interna delle azioni e
l’emotività che accompagna l’azione osservata. Il carattere relazionale co-
mune ad ogni forma di intersoggettività è sostenuto dalle evidenze neurofi-
siologiche degli studi sui neuroni specchio. Il Sistema Mirror, che com-
prende molteplici aree cerebrali, incluse le aree del linguaggio, appare in-
tervenire, oltre che nella comprensione delle azioni, anche nella capacità di
imitare, poiché il nostro cervello “risuona” assieme a quello della persona
che stiamo osservando. Questo significa che il legame empatico che c’è tra
noi e gli altri non è solo di natura filosofica o psicologica bensì è sostenuto
dalle evidenze sperimentali. Anche se l’Altruismo sembra essere estraneo
alla cultura e ai modi dell’uomo contemporaneo, la ricerca dei neuroscien-
ziati del gruppo di Parma conferma che, invece, la struttura altruistica degli
umani è radicata nella natura interattiva del nostro cervello e della nostra

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mente. Da psicopatologi e da clinici non possiamo non cogliere le analogie
dei temi trattati con la presenza degli stessi nella condizione psicopatologi-
ca del Disturbo della Condotta Alimentare (DCA), così frequentemente
presente nella nostra società. L’immagine e l’esternalità del giudizio sono
tutti temi organizzativi e significativi della coerenza organizzativa interna
del significato personale nei pazienti con DCA. Come fanno questi nostri
pazienti ad essere psicopatologici se fondano la loro psicopatologia sugli
stessi tratti che invece qualificano la natura interattiva nonché l’altruismo?
Le neuroscienze non hanno e non possono avere tutte le risposte, che inve-
ce vanno date in termini d’esperienza emotiva e di significato personale che
l’individuo impara a dare alla propria esperienza: questa viene organizzata
o in modo rigido e dunque psicopatologico (ad es. in termini di disturbo
delle condotte alimentari, ovvero di esasperazione di esternalità del giudi-
zio, oppure nelle modalità altrettanto psicopatologiche che consistono nel
voler aiutare per forza chiunque, l’altruismo esasperato, ingenuo, dello
stesso paziente con disturbi alimentari, quello che noi abbiamo chiamato
Sindrome di Robin Hood) o nella forma, non più patologica bensì umana ed
esistenziale, che recupera il valore dell’altruismo e che si identifica nella
relazione d’aiuto, nella comprensione del disagio dell’altro, nel tentativo di
porre adeguata risoluzione.

Ducci G., Balugani R., Implicazioni psicoterapeutiche dei recenti svilup-


pi nelle neuroscienze. La ricerca nelle neuroscienze ha avuto negli ultimi 5
anni un incredibile sviluppo. Alcune scoperte hanno permesso di superare
definitivamente la dicotomia mente-cervello ed hanno enfatizzato il ruolo
degli eventi ambientali nel modificare la struttura cerebrale. Tra queste: 1)
l’individuazione dei neuroni specchio e del loro ruolo nell’apprendimento e
nei processi immaginativi; 2) il ruolo della temperatura come elemento
neurotrofico; 3) l’azione del cortisolo nel pruning e nell’apoptosi neurona-
le; 4) le modificazioni della memoria procedurale a seguito di stimoli con
determinate caratteristiche. Allo stesso tempo, le ricerche sui determinanti
del cambiamento in psicoterapia hanno enfatizzato, come fattori di esito
positivo, la funzione aspecifica di holding e la sintonizzazione emotivo-
affettiva come presupposto per una modificazione orientata dello stato di
coscienza. Questi dati suggeriscono nuove ipotesi esplicative per la psicote-
rapia e in particolare per l’ipnosi.

Fasciana M.L., Valerio C., Bambini e ipnosi. Lo stato ipnotico viene spe-
rimentato in maniera frequente e naturale dai bambini nei momenti di gio-
co, di fronte ad un film, o nella fuga attraverso la fantasia, dalla sofferenza
e dal dolore. La pratica ipnotica esercita inoltre su di loro un notevole fa-

60
scino, suscitando la curiosità tipica di tutte quelle forme ed espressioni del-
la realtà quali la magia, l’arte, il comico l’assurdo, che esulano dai parame-
tri di una forma di “ normalità” razionalmente e comunemente condivisa.
Per questo motivo una terapia ipnotica basata sull’approccio ericksoniano
può sicuramente essere più adatta ed efficace di qualsiasi altro tipo di inter-
vento. Ancora più importante che per gli adulti è la relazione terapeutica,
dalla quale il bambino viene maggiormente influenzato nel processo di co-
struzione di una realtà nuova, attraverso il cambiamento del proprio rappor-
to con essa. Nell’ambito di questa relazione all’insegna del rispetto e della
collaborazione per uno scopo comune, non c’è praticamente mai bisogno di
usare una tecnica formale e ritualistica, ma semmai trovare la chiave per
aprire il prezioso scrigno delle idee e dei sentimenti infantili, tramite un
linguaggio “ipnotico”efficace che attinga alle metafore, alla magia, al rac-
conto, all’immagine, al mondo della fantasia, così come alla moderna tec-
nologia, nel rispetto della capacità di decodifica e di comprensione a se-
conda delle fasi di sviluppo cognitivo.

Gatto A., I neuroni specchio: un “rapport” neurologico nella mentalità


ericksoniana. I neuroni specchio sono un gruppo di neuroni con la capacità
di attivarsi sia quando si compie un’azione sia durante l’osservazione di al-
tri fare la stessa azione. Scoperti inizialmente in una regione della corteccia
premotoria del lobo parietale di macachi, si attivano come se si preparasse
all’azione e la semplice osservazione diventa una potenziale azione precon-
scia, immediata. Le neuroscienze negli ultimi anni, grazie ai numerosi studi
di brain imaging, come la fMRI e la PET, hanno permesso di riconoscerli
anche nell’uomo. Una caratteristica di questi neuroni è la intersoggettività
che determina una sincronia nella relazione tra due individui. Queste cellule
possono rappresentare una componente neurologica importante, “la struttu-
ra che connette”, che permette prima ancora del linguaggio verbale di com-
prendere il significato delle azioni altrui, in una fase iniziale, attraverso un
meccanismo a specchio di risonanza, una elaborazione subconscia dell’a-
zione osservata con una sua analoga rappresentazione interna neuronale.
Nella mentalità ericksoniana la prima e più importante componente è la
condivisione del vissuto dell’altro, stabilendo un “rapport”, che è prima di
tutto neurologico, preconscio di reciprocità, per entrare immediatamente in
sintonia con il soggetto. Le intuizioni cliniche di Milton Erickson, alla luce
delle recenti scoperte neurologiche trovano un riscontro biologico struttura-
le cerebrale, rimarcando la reciprocità nella comunicazione, dove la rela-
zione è prima di tutto una intuizione esperienziale comune. L’articolo si
propone di approfondire, partendo dalle scoperte neurologiche le implica-
zioni comunicazionali soprattutto non verbali, delle più importanti compo-

61
nenti dell’ipnosi ericksoniana come il rapport, le minimal cues, le attività
ideomotorie, il mirroring, la levitazione della mano che rappresentano il
software il cui substrato neurale è dato proprio dai neuroni specchio.

Grecchi V., Grecchi A., Sinergismo tra conoscenze neuroscientifiche e


ipnosi ericksoniana nella terapia delle patologie ad alta vulnerabilità ge-
netica (Depressione maggiore; Disturbo Ossessivo-compulsivo). Un mo-
dello psicoterapeutico che voglia essere realmente efficace nelle forme ad
alta vulnerabilità genetica non può prescindere dagli aspetti biopsicologici
nella fase diagnostica, ipnologici, psicobiologici e psicologici poi (oltre che
farmacologici) che guidano le varie fasi del trattamento. Deve quindi utiliz-
zare un approccio finalizzato al riequilibrio delle componenti fisiologiche,
emotivo-affettive e relazionali che vanno monitorate, riequilibrate e inte-
grate nella rielaborazione delle varie aree del proto-sé. Si amplia così, sulla
scia delle più recenti acquisizioni neuroscientifiche, delle maggiori possibi-
lità dell’elaborazione ipnologica somatosensoriale e immaginativa, e sugli
sviluppi della psicologia cognitivista, un’evoluzione della metodologia a
cui consegue una modificazione e potenziamento degli strumenti psicotera-
peutici, soprattutto per quelle patologie con un’alta incidenza genetica, sul-
le quali la psicoterapia aveva in precedenza dimostrato scarse o nulle possi-
bilità di interagire nella remissione. L’approccio ipnotico deve primaria-
mente incidere sull’elaborazione emotiva e a cascata (in un rapporto che
poi diventa circolare), sui cambiamenti a livello biofisico, neurologico e
psicologico del Sé e della coscienza. I cambiamenti avvengono in modo re-
ale solo se riusciamo a cambiare la risposta a livello del significato che il
Sé autobiografico legato al proto-sé attribuisce a quell’evento. Il significato
memorizzato viene con modalità olografiche cambiato ai vari livelli di
memoria nei successivi passaggi corpo-mente-corpo. Se il processo non
avviene correttamente ai differenti livelli, anche un lavoro terapeutico ben
svolto rischia di vanificarsi in tempi più o meno lunghi. All’interno dello
stato ipnotico, la tecnica simil-sogno appare, al momento, come la più indi-
cata, seguendo le indicazioni degli studi più avanzati delle neuroscienze, a
portare tramite le opportune tecniche quelle modifiche strutturali a livello
neurologico che cambiano all’interno del setting terapeutico la conseguente
elaborazione psicologica. Oltre al livello subneurale i cambiamenti per con-
solidarsi devono essere organici: SNC (sistema nervoso centrale), sistema
neuroendocrino, sono allo studio anche i riflessi sul sistema immunitario.

Grecchi V., Grecchi A., Recenti acquisizioni delle neuroscienze in rela-


zione all’ipnosi ericksoniana e a modelli ipnoterapeutici integrati. I pro-
gressi delle neuroscienze sono continui e forniscono sempre più elementi

62
che possono essere utili nella pratica ipnoterapeutica. Ci limiteremo, per
brevità, a considerare e spiegare quelli dai quali un modello clinico scienti-
ficamente corretto ed efficace non possa assolutamente prescindere. 1)
L’attenzione selettiva. 2) Per validare la propria logica terapeutica si devo-
no avere ben chiari i correlati neurali che ai differenti livelli supportano una
metodologia operativa ipnotica, la sua efficacia e i limiti che incontra.
Dobbiamo iniziare col prendere in considerazione questi due fenomeni: a)
uno stesso processo mentale può essere sotteso da differenti processi neu-
ronali; b) pur senza un cambiamento neurale sotteso può avvenire un cam-
biamento mentale. 3) La limitata capacità temporale della coscienza e la
sua incidenza sull’ipnoterapia. Verranno chiariti i punti più importanti, in
particolare: come il fenomeno della limitata capacità temporale della co-
scienza sembra essere legato al controllo del sé autobiografico ed ai riflessi
sul passaggio dalla CP (Coscienza Primaria) alla COS (Coscienza di Ordine
Superiore). 4) Per psicoterapeuta è necessaria la consapevolezza dei mec-
canismi transitorio e permanente: il sé, nel flusso di coscienza, cambia con-
tinuamente mentre procede nel tempo (anche se noi serbiamo un senso di
un sé nostro personale che si mantiene identico per tutta la nostra esisten-
za). 5) In ipnoterapia, il processo circolare mente-corpo sostenuto dal tera-
pista trasferisce alla coscienza le percezioni del proto-sé modificate che
cambiano l’elaborazione psicologica; a seguito di tale modificata elabora-
zione, si iniziano ad affrontare i cambiamenti, a partire dalla dimensione
biofisica fino all’interconnessione delle diverse aree (parti, sottosistemi) in
una logica guidata dalle memorie modificate e da una diversa organizza-
zione mentale individuale gestita dal Sé autobiografico della persona nel
passaggio dalla CP alla COS.

Langellotti V., Patriarca G., L’uso dell’ipnosi nei disturbi alimentari.


Trauma, dissociazione e disturbi dell’alimentazione. L’esperienza di lavo-
ro avuta circa quattro anni fa presso il Centro per il Trattamento dei Distur-
bi Alimentari dell’Azienda Ospedaliera San Carlo di Potenza, è stata occa-
sione per la realizzazione di un lavoro di ricerca teso a verificare le ipotesi
sulle origini traumatiche dei disturbi alimentari e per sperimentare alcuni
modelli d’intervento psicoterapeutico di tipo ipnotico.

Mammini C., Psicoterapia e stati di coscienza. Il caso clinico del signor


P. Intervento di psicoterapia ipnotica in un caso di perdita di memoria
autobiografica. Edelman e Tononi forniscono una teoria biologica e scien-
tifica della coscienza compatibile con la fisica e la teoria evoluzionistica
basata sul concetto di “darwinismo neurale” (o “teoria della selezione dei
gruppi neurali”) a nostro parere utile per comprendere i processi ipnotici. A

63
partire da questo modello viene definito cosa può intendersi stato di co-
scienza (insieme di percezioni, pensieri, sentimenti etc.. non scomponibili
in singole parti, della durata del periodo di refrattarietà psicologica) e stato
della mente (insieme dei pattern di attivazione all’interno del cervello in un
preciso momento). Pensando alle dinamiche ipnotiche in termini di crea-
zione di stati attrattori (insieme delle attività delle componenti di un siste-
ma stabile nel tempo) e a quelle terapeutiche in termini di creazione di si-
stemi duali (con stati della mente generati dal reciproco modo di porsi ri-
spetto all’attaccamento) viene presentato il caso clinico di un uomo di 46
anni con disturbo amnestico dovuto a Trauma Cranico di tipo cronico con:
amnesia retrograda cronologicamente graduata; amnesia anterograda verba-
le associata alle prime 2-3 settimane post trauma, di maggiore intensità per
stimoli evocati ad alto contenuto emotivo negativo; parziale prosopagnosia;
parziale amnesia topografica. Viene illustrato il processo di recupero mne-
stico del materiale autobiografico (attraverso l’uso di affermazioni Barnum
in ipnosi) ed il trattamento terapeutico promosso.

Manzolini O., Marchini D., Giallonardo T., Vascotto C., Valutazione


dello stato di coscienza tramite studio elettroencefalografico prolungato
durante trattamento trager®. Si è effettuato il monitoraggio dello stato di
coscienza tramite EEG prolungato su cinque soggetti volontari. Lo studio
mira ad evidenziare eventuali variazioni delle onde cerebrali nell’arco di
due ore: mezz’ora prima del trattamento, durante il trattamento e, infine,
nella mezz’ora successiva; tutto ciò nell’intento di registrare strumental-
mente sensazioni espresse in modo soggettivo. Il trager si propone come
intervento di tipo corporeo: durante una sessione il soggetto viene condotto
in stati progressivamente alterati di coscienza. Quando viene raggiunta tale
situazione egli può attingere alle proprie energie, modificando parametri
neurofisiologici, immunologici ed endocrini. Tale approccio ha punti di
contatto con l’ipnosi ericksoniana per quanto riguarda la non invasività e la
profonda interazione tra colui che agisce ed il soggetto trattato.

Marazzi M., Ipnosi ericksoniana e nuove tendenze in psicoanalisi. La ri-


nuncia di Freud all’ipnosi ha segnato una frattura apparentemente insanabi-
le fra la tecnica ipnotica e quella psicoanalitica. Oggi si può intravedere la
possibilità di un riavvicinamento fra l’ipnosi e la psicoanalisi: una ipnosi
che ha visto il sorgere di tecniche non autoritarie, indirette, basate più
sull’evocazione che sulla suggestione, ispirate ad una concezione naturali-
stica della trance ed una psicoanalisi dove si è affermato un nuovo modello
che possiamo sinteticamente definire relazionale, comprendente i contributi
della psicologia psicoanalitica del Sé e della prospettiva intersoggettiva. La

64
polarizzazione dell’attenzione sulla relazione ha portato alla ridefinizione
di importanti concetti e strumenti psicoanalitici che hanno perso le caratte-
ristiche che allontanavano ogni possibilità di contatto con l’ipnosi.

Martini L., Non si bacia il terapeuta: il setting in ipnosi. La gestione del


setting nella psicoterapia ipnotica è un tema particolarmente delicato che
molto spesso ci si trova a dover affrontare durante il training di formazione.
I l tipo di relazione terapeutica che una psicoterapia ipnotica comporta può,
più facilmente che in altre forme di psicoterapia, favorire fantasie anche a-
gite da parte del paziente e “fantasiosi” interventi da parte del terapeuta che
possono inficiare un corretto andamento della psicoterapia.

Martini L., Esercizi di metafora. Il tema della metafora viene trattato sia
nel suo aspetto linguistico-teorico che nelle sue applicazioni nel campo del-
la psicoterapia ipnotica. Vengono presentati casi clinici nei quali l’uso della
metafora si è dimostrato risolutivo. Trattandosi di un workshop, i parteci-
panti vengono stimolati ad esercitarsi nell’uso della metafora all’interno del
processo psicoterapico.

Mitro R., Di Gennaro C., Del Signore R., 15 anni di psicoterapia erikso-
niana al centro di Alcologia Clinica e Sperimentale dell’Azienda Ospeda-
liero Universitaria di Parma dal 1992 al 2006. Si tratta di una sintesi di 15
anni di lavoro psicologico e psicoterapeutico individuale presso il Centro di
Algologia Clinica e Sperimentale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di
Parma, dove, durante le varie fasi dello svezzamento alcolico, sono stati se-
guiti numerosi pazienti e attuati oltre duemila tra colloqui di psicologia e
interventi di psicoterapia e ipnosi ericksoniana. Tra gli scopi di questa co-
municazione c’è quello di offrire una panoramica di un lavoro testimoniato
in diversi Congressi: dal Congresso Nazionale Monotematico, L’alcol
nell’universo femminile (Napoli, 24-25 settembre 1998) al Congresso Na-
zionale, Alcol e comportamenti: dall’individuo alla società (Grado, 14-16
ottobre 1999), dal Xème Congrès Ericksonien, Hipnothérapie de l’anxiété
et de la depression, con presentazione del poster intitolato “Une Coupe
d’Oreilles”, (Parigi, 12-13 giugno 1999) al XIIeme Congrès Ericksonien de
la langue (Parigi, 27-28 marzo 2004). Il V Congresso Nazionale della SII è,
per gli autori, una sorta di check-in ericksoniano, un ponte fra l’ipnosi eri-
cksoniana svolta fino ad oggi e il futuro aperto agli sviluppi delle neuro-
scienze.

Mocci M.L., Ipnosi e sclerosi multipla: quali prospettive? La presente ri-


cerca si è proposta indagare se e in quale modo l'utilizzo dell'ipnosi può in-

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fluire sulla qualità della vita di pazienti affetti da una malattia neurologica
fortemente invalidante quale la sclerosi multipla. Le ipotesi di lavoro da ve-
rificare erano le due. 1) L'ipnosi, utilizzata come tecnica di rilassamento e
di rinforzo dell'Io, può incidere sul vissuto psicologico del paziente? E, se
si, in quale modo? 2) Una scena terapeutica, inserita durante la seduta di
rilassamento, può aiutare il paziente a mantenere ad un livello accettabile i
sintomi fisici associati alla malattia? Gli strumenti utilizzati per valutare
l'efficacia dell'intervento nei pazienti sono stati tre: il colloquio clinico e i
questionari “S.Q” di R. Kellner e “I.B.Q.” di I. Pilowsky e N.D. Spence.
Un campione iniziale di venti pazienti, dopo la somministrazione dei tre
strumenti,è stato suddiviso in gruppo sperimentale e gruppo di controllo
ciascuno costituito da dieci persone. A tutti i pazienti è stato detto che sa-
rebbero stati richiamati per sperimentare delle sedute di rilassamento in ip-
nosi e che comunque ci sarebbe stata una rivalutazione psicologica con gli
stessi strumenti a distanza di due mesi. I pazienti del gruppo sperimentale
hanno usufruito di otto sedute di ipnosi con cadenza settimanale prima della
rivalutazione. Le analisi statistiche sul test-retest dei questionari, condotte
col programma SPSS for Windows, evidenziano nel gruppo sperimentale
una significativa diminuzione del livello di ansietà (p = .05) e della presen-
za di sintomi somatici (p = .004). I benefici maggiori sono stati ottenuti nel
controllo della cefalea, sia spontanea che scatenata dall'Interferone e nell'at-
tenuazione dell'intensità delle parestesie e iperestesie.

Modenese M. Presa in carico e strategie di intervento con tecniche ipno-


tiche in psicologia dello sport. L'autore presenta in una sessione teorico-
esperenziale le principali attenzioni che uno psicologo dovrebbe avere per
una presa in carico di atleti singoli, di squadre, ma anche di società sporti-
ve. Vengono presentati i più comuni ambiti di intervento in psicologia dello
sport, con particolare riferimento all'esperienza del conduttore nell’ap-
plicazione di tecniche di rilassamento, di ipnosi immaginativa e di dinamica
di gruppo. I partecipanti vengono coinvolti in una simulazione, con l'obiet-
tivo di rendere dinamica l'esperienza e di acquisire informazioni su tecniche
ed approcci psicologici collaudati in psicologia dello sport, sperimentandoli
– in parte – in una situazione di apprendimento guidata.

Nardone G., Rendere Magiche le parole: ipnoterapia senza trance evolu-


ta. In questo Workshop teorico-applicativo vengono esposte le tattiche co-
municative idonee al costruire una relazione suggestiva e di ipnoterapia
senza trance. Le tecniche esposte non sono solo metodiche-induttive bensì
strategie terapeutiche nel senso che queste sono il frutto di una reiterata ri-
cerca empirico-sperimentale attuata presso il Centro di Terapia Strategica

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di Arezzo, focalizzata sulla messa a punto di manovre terapeutiche strategi-
camente orientate alla soluzione del disturbo presentato dal paziente. Du-
rante il Workshop vengono date dimostrazioni della tecnica e presentati
videotape di reali applicazioni cliniche. Il tutto in modo da far calare i par-
tecipanti all'interno della metodologia di risolvere complicati problemi con
soluzioni apparentemente semplici.

Nardone G., Come ottenere il massimo con il minimo nel dialogo strate-
gico. La presentazione verte sull'esposizione di un modello evoluto di col-
loquio clinico basato su una sequenza di specifiche tecniche: domande ad
illusione di alternativa di risposta, parafrasi ristrutturanti, formule evocati-
ve, il riassumere per ridefinire ed il giungere alle prescrizioni come con-
giunta scoperta tra paziente e terapeuta. Tale innovativa tecnica, denomina-
ta dialogo strategico, permette, se ben applicata, di rendere il primo collo-
quio con il paziente effettivamente terapeutico.

Pagliericcio A., Maritozzi, M., Evitare la reazione vaso-vagale alla pri-


ma donazione di sangue attraverso un approccio psicologico al donatore.
La reazione vasovagale (VVR) alla prima donazione di sangue è il fattore
che maggiormente dissuade i nuovi donatori dal diventare periodici. L’ ipo-
tesi formulata è che siano le paure collegate alla donazione a produrre una
reazione emozionale che innesca la VVR. Lo scopo di questa ricerca è veri-
ficare se un approccio psicologico all’aspirante donatore sia efficace nel
prevenire la VVR e quindi nel produrre un aumento dei donatori a lungo
termine. 1) Il metodo. Il colloquio previsto dalla legge per una corretta se-
lezione del donatore è stato condotto con un approccio psicologico basato
sull’ applicazione di un metodo elaborato per preparare i donatori alla pri-
ma donazione. Si tratta di un approccio che su base psicodinamica integra
elementi delle psicoterapie brevi e dell’ ipnoterapia senza trance. A questo
proposito sono state utilizzate come modalità operative le metafore e le in-
giunzioni direttive particolarmente efficaci in questo tipo di colloquio di
breve durata. Attraverso la forma immaginifica delle metafore, il donatore
visualizza un percorso mentale strategico per uscire dalle paure. Con il lin-
guaggio ingiuntivo si prescrivono comportamenti e si assegnano compiti
per indurre il cambiamento desiderato in tempi brevi. 2) I risultati. Nel
gruppo sperimentale di 288 donatori solo 1,4 % hanno avuto una VVR lie-
ve e 89,2 % sono diventati donatori a lungo termine. Nel gruppo di control-
lo di 101 donatori il 24,8% ha avuto una VVR e il 45 % è diventato donato-
re abituale. 3) Le conclusioni. Il colloquio psicologico ha determinato una
drastica riduzione delle VVR alla prima donazione e un netto aumento dei
donatori a lungo termine. I risultati ottenuti sono molto importanti nella

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pratica trasfusionale e interessanti per la possibilità di prevenire la VVR le-
gata a diverse procedure mediche invasive.

Poggiolini D., L’Ipnosi e le Costellazioni sistemico-fenomenologiche:


comunicare attraverso le emozioni. Le cosiddette Costellazioni Familiari,
proposte dallo psicoterapeuta Bert Hellinger, sono assai diffuse nei paesi di
lingua tedesca e cominciano ora ad essere conosciute anche in Italia ed ap-
prezzate per la profondità e l'efficacia. Vengono utilizzate nei più disparati
campi della vita associativa, là dove esistono dei sistemi: per questo si
chiamano anche Costellazioni sistemico-fenomenologiche. Efficacissime
nella terapia familiare, di gruppo, di coppia, individuale, nella scuola, negli
ospedali, negli uffici, in azienda, nelle carceri, la loro caratteristica princi-
pale è quella di fare riferimento agli "ordini dell'amore" e a forze guaritrici.
Grazie alla risonanza del campo familiare, accade che una persona percepi-
sca l’energia del membro di una famiglia a lui sconosciuta ed entri nel mi-
stero della “coscienza di una famiglia”. Il tutto accade con una sorta di
trance ipnotica collettiva. Com’è possibile allora percepire le emozioni di
uomini e donne che mai si sono conosciuti? In base a quale principio chi
assume il ruolo di rappresentante familiare in una costellazione riesce a
sentirsi esattamente come il membro della famiglia che rappresenta? Scien-
tificamente è assolutamente inspiegabile quanto accade durante una costel-
lazione ma, come diceva Milton Erickson, “quando le cose funzionano […]
teniamole in considerazione” e questo processo terapeutico funziona vera-
mente. Ci si può solo rifare a ipotesi non spiegabili col classico metodo
sperimentale. Hellinger, intervistato sul misterioso rapporto che si instaura
tra rappresentati e membri della famiglia rappresentata, si è servito del con-
cetto induista di coscienza collettiva inconscia. Si tratta della cosiddetta
memoria akashica, portata alla ribalta in occidente dal maestro Guru Dev
Singh. Un concetto ripetutamente ripreso anche da Jung. Significative sono
anche le parole di Albert Einstein: “Ogni essere umano è parte di un tutto
chiamato Universo. Egli sperimenta i suoi pensieri e i sentimenti come
qualcosa di separato dal resto: una specie di illusione ottica della coscienza.
Questa illusione è una specie di prigione. Il nostro compito deve essere
quello di liberare noi stessi da questa prigione attraverso l'allargamento del
nostro circolo di conoscenza e comprensione, sino ad includere tutte le cre-
ature viventi e l'interezza della natura nella sua bellezza”.

Rabboni M., Ipnosi: un modello psicoterapeutico per l’Ospedale Genera-


le. L’evoluzione in atto del modello di organizzazione dei servizi sanitari
ha determinato e determina anche una progressiva revisione dei percorsi di
cura, riletti alla luce di criteri anzitutto di efficacia e di pertinenza, ma poi

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anche di efficienza ed economicità. Accanto alle più consuete riflessioni
sulle problematiche tecniche dell’utilizzo dell’ipnosi, nonché del suo valore
clinico ed euristico, diviene quindi non solo possibile, ma anche opportuno,
avviare una riflessione aperta sulle possibilità offerte al e dal suo utilizzo
all’interno delle strutture del Servizio Sanitario Nazionale, e specificamente
all’interno degli ospedali generali, che del SSN costituiscono ancora ele-
mento nodale, e per i quali d’altronde l’assetto organizzativo vigente pone
in modo massimale il problema della appropriatezza non solo clinica, ma
anche economica, degli interventi. Il completamento ormai avvenuto di una
serie di percorsi istituzionali, che ha interamente ricondotto all’interno di
un preciso alveo normativo la formazione degli ipnoterapeuti, nonché
l’inclusione del trattamento con ipnosi, sia con finalità psicoterapeutiche,
sia per il trattamento del dolore, nel nomenclatore tariffario nazionale of-
frono una occasione importante per rivalutare ambiti e percorsi di espan-
sione della tecnica, della sua conoscenza e del suo utilizzo, all’interno degli
ospedali generali e, più estesamente, del sistema sanitario pubblico.

Santoro M.A., From symptomatic trance to therapeutic trance in accul-


turation. What happens at the psychological level when one chooses to
move from the native culture to another to work or study or is forced to
emigrate? A whole series of reactions begins even before we move, before
we board the plane, or boat or make that jump over the wall that will take
us to our new home, far away from our usual cultural milieu. Acculturation
Stress refers to the reaction we have to being suddenly immersed in an en-
vironment which is different or new. The stress or eventual Adjustment
Disorder comes from the fact that the vast range of values, attitudes, and
behaviors which guide us and provide security in our own home culture and
which for the most part we follow unconsciously are not transferable to the
new environment. Different sets of behaviors govern life there. The differ-
ences are sometimes quite obvious, at other times very subtle. In either
case, they can cause strong emotional responses – anger, anxiety, insecu-
rity, depression, and even complete isolation and regression in extreme in-
stances. The person can dissociate from the reality that he finds hostile and
confusing and regress mentally into his past experiences when he was in his
own home culture. When a person is undergoing an indentity change in the
Acculturation Process, trance states can spontaneously occur with phenom-
ena of deep trance such as regression, amnesia, time distortion, and disso-
ciation. These natural trance states can be utilized using Ericksonian Hyp-
nosis to experience them within the therapeutic setting and rapport. This
utilization of the evident hypnotic resources that occur spontaneously helps
to minimize or even avoid in some cases the more negative aspects of Ac-

69
culturation. Continuing the research began by the author in 2002 and pre-
sented at three international conferences (SII, Rome 2002; Erickson Foun-
dation, Phoenix 2004; NAFSA, Baltimore2004), the results of studies with
over 600 international university students will be presented.

Santoru A., Circuiti cerebrali ed esperienze psicologiche: due poli della


stessa realtà. Un caso di disturbo bipolare trattato in ipnosi. Il cambia-
mento di prospettiva che ci presenta la moderna psiconeurobiologia mostra
come gli stati mentali non siano riconducibili alle molecole ma alla com-
plessità di circuiti neurali sinapticamente interconnessi e si discosta dalla
visione biologica “noi siamo la nostra chimica” che sottolinea l’esclusiva
efficacia del farmaco come missile intelligente per ripristinare l’equilibrio
psicologico perduto e che considera palliativa una psicoterapia basata su
“parole”. Offre anche importanti argomenti di riflessione agli strenui difen-
sori del modello “psicologico” per i quali i problemi delle persone sono ra-
dicati nelle esperienze della vita e in una astratta dimensione intrapsichica
più che nel malfunzionamento dei sistemi cerebrali. In realtà è proprio la
psiconeurobiologia a mostrare come si tratti di un falso problema e non esi-
sta alcuna contrapposizione: proprio in quanto codificate come memorie
all’interno dei circuiti sinaptici le esperienze lasciano in noi dei segni dura-
turi. Farmacoterapia e psicoterapia possono allora integrarsi efficacemente
e agire in sinergia, seppur in modo differente, nel “cervello” veicolando
nuove informazioni. L’autore, presentando un caso di un paziente affetto da
disturbo bipolare con sintomi psicotici atipici, in terapia farmacologia da
cinque anni, trattato con l’ipnosi ericksoniana, mostra come un’esperienza
di apprendimento così significativa da un punto di vista cognitivo ed emo-
zionale, all’ interno di un contesto relazione importante, possa produrre dei
cambiamenti inattesi nell’esperienza soggettiva e nella vita di relazione fino
a consentire la progressiva riduzione fino alla sospensione dei farmaci.

Sponti Trasarti W., L’ipnosi, l’arco e l’arciere. L'autrice, dopo aver mes-
so in evidenza la capacità di per sé ipnotica di ogni sport, ed in particolare
quella del tiro con l'arco, riferisce l'esperienza dell'applicazione della Psico-
terapia Ipnotica Ericksoniana portata avanti nel corso di due mesi, per un
totale di 6 incontri, presso un club di arcieri di Roma. Il corso a numero
chiuso (20 persone) è stato dedicato agli atleti ed agli allenatori del club, i
quali, dopo il corso, hanno riportato un aumento della loro efficacia perso-
nale sia negli allenamenti che nelle gare.

Stübner B., Passaggi. Passaggi possono avvenire in maniera armoniosa o


traumatica, in sordina o con grande coinvolgimento. Ci sono dei passaggi

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dettati da fuori (traslochi, separazioni, matrimoni, cicli scolastici); passaggi
fisiologici come l’adolescenza o il climaterio; passaggi normativi o indivi-
duali. Ad ogni passaggio di vita dobbiamo elaborare:cambiamenti psico-
biologici e sociali; cambiamento dell'immagine del “Sé”; ristrutturazione
dell'identità; cambiamento di schemata con le quali “si percepisce” e “si
gestisce” mondo-vita-Sé-relazioni; cambiamenti di sensazioni corporee e la
loro integrazione in uno “schema del Sé”. La relazione illustra, sulla base di
casi clinici, l’isomorfismo tra ipnosi ed esperienze di passaggio nel ciclo
vitale.

Valerio C., Dalle metafore nello sport alla metafora dello sport: lo sport
come metafora terapeutica. Come tutte le attività umane, anche lo sport fa
ricco uso di metafore. Quello che però più interessa il clinico è che lo sport
in sé è veicolo di cambiamento, vera e propria metafora al servizio del
cambiamento terapeutico. Alcuni casi clinici illustrano come lo sport – non
solo quello immaginato in una seduta ipnotica, ma anche quello ‘agito’ nel-
la vita reale possa assumere un ruolo primario nel raggiungimento dell’o-
biettivo terapeutico.

Weilbacher R., Tabagismo, alcolismo, disturbi del comportamento ali-


mentare. Tabagismo: generalità e diffusione del tabagismo; la personalità
del fumatore; la tecnica ipnotica ad ampio spettro per una disassuefazione
rapida; dimostrazioni e applicazioni. Alcolismo: definizione dell’alcolismo;
il processo alcolico e la personalità dell’alcolista; la terapia ipnotica di di-
sassuefazione; teoria e tecnica; video dimostrazioni. Disturbi del compor-
tamento alimentare: bulimia, bing eating e obesità, inquadramento, selezio-
ne, trattamento con ipnosi.

Zeig J., Treatment Planning: Advanced Techniques of Experiential Hyp-


notherapy. Experiential methods enhance therapy effectiveness and thera-
pist creativity. They can be used in both the assessment and treatment phase
of therapy. Even strategic homework assignments can be designed with ex-
periential goals in mind. Lecture demonstration and small group exercises
will be used to illustrate principles and practice.

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