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LA TEORIA DEI COLORI DI

GOETHE – Quando arte e


scienza si incontrano
nell’uomo.
Paolo Rampa

Quello che di Goethe normalmente si conosce è spesso


circoscritto alla sua straordinaria produzione letteraria, che ne ha
fatto, da sola, uno dei massimi tra i romanzieri e poeti vissuti a
cavallo tra sette ed ottocento.
Ciò che d’altra parte si conosce meno, o quasi nulla, è invece il
suo contributo offerto nel campo degli studi naturali, cui egli
dedicò gran parte della sua attività e che contribuì a formare la
sua particolare, e in qualche modo unica, figura di artista-
scienziato, che ne costituisce il tratto forse più caratteristico.
:
Da intellettuale del suo tempo Goethe non mancò di prender parte
al dibattito filosofico che contraddistinse il passaggio
dall’illuminismo al romanticismo, e lo fece, a suo modo,
principalmente attraverso quanto espresso con le proprie opere
letterarie.
Egli arrivò tuttavia a definire con più chiarezza la propria visione
del mondo proprio nell’ambito degli studi sulla natura, che lo
portarono a confrontarsi direttamente con le posizioni culturali
legate al nascente pensiero scientifico moderno.

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Egli tradusse in questi studi i frutti di quella grande capacità di


osservazione che gli era propria, che già aveva trovato
espressione nel resoconto del suo “Viaggio in Italia” del 1786/88,
e di quell’attitudine indagatrice sempre indirizzata ad individuare
corrispondenze e connessioni piuttosto che a suddividere ed a
limitare gli oggetti del proprio studio.
:
In questo senso si comprende più facilmente la sua immediata
presa di distanza, per quanto riguarda gli studi sul colore, rispetto
alla teoria atomista e materialista elaborata da Newton circa un
secolo prima ed allora riconosciuta come valida in ambito
scientifico, cui contrappose i risultati dell’applicazione della sua
metodologia, in base a cui allo studio analitico dei fenomeni
osservati va sempre accompagnato il tentativo di pervenire ad un
risultato sintetico, che ne riconosca l’appartenenza ad un’unità
esistente ad un livello superiore rispetto a quello della loro
semplice manifestazione.

I fenomeni, spiega Goethe introducendo la propria teoria,


suscitano in noi che li osserviamo il desiderio del sapere. E di
fronte alla loro molteplicità “siamo costretti a separare,
distinguere e di nuovo ricomporre, dal che nasce infine un
ordinamento che nel suo insieme può essere abbracciato in modo
più o meno soddisfacente”. (1)
:
Ma quest’ordinamento, se correttamente determinato, non può
che essere riconosciuto come proprio della natura, prima che una
ri-costruzione ad opera dell’uomo, poiché è la natura stessa a
svelarsi al senso della vista, parlando di se stessa attraverso i
colori.
E la natura umana, che è a sua volta predisposta ad accogliere ed
elaborare quanto le viene offerto attraverso l’occhio, ha modo di
sperimentare direttamente la propria appartenenza ad un
molteplice che discende originariamente da una superiore unità.
L’occhio, in effetti, non vede forma, ma solo chiaro, scuro e colore.
L’occhio deve alla luce la sua esistenza. Si forma alla luce per la
luce, “affinché la luce interna muova incontro a quella esterna”.
(2)

Il colore è dunque per Goethe, sotto un certo aspetto, la natura


stessa, che si rende conforme al senso dell’occhio, per essere
infine da noi conosciuta e, come vedremo, interpretata.
:
Fatte queste premesse vediamo allora più nel dettaglio quale sia il
modo che i colori hanno di rendersi visibili nel nostro ambiente,
quali le implicazioni e quali gli effetti che derivano dal loro
relazionarsi con noi.

Nella sua classificazione Goethe individua tre modalità, o


condizioni, in base alle quali i colori si manifestano e secondo le
quali il loro studio può essere approfondito. Una classificazione
che mostra come i colori non consistano soltanto di sostanza
materica ma che trovino espressione più estesamente nel loro
rapporto con noi che li osserviamo.

Nel caso dei colori fisiologici, in qualche modo appartenenti


all’occhio, si ha a che fare col modo di reagire della retina alle
sollecitazioni luminose. In quello dei colori fisici, osservabili su
mezzi incolori, ci si rivolge a manifestazioni “esterne” all’uomo
comprendenti gli esperimenti diottrici, fra cui l’osservazione dei
fenomeni atmosferici ed il passaggio della luce attraverso lenti e
prismi trasparenti. Nel caso dei colori cosiddetti chimici, si pone
invece l’attenzione su colori più propriamente “appartenenti” agli
oggetti, che vengono in vario modo suscitati su di questi,
permanendovi quindi quasi inalterati per un certo tempo, e che
possono anche essere trasferiti ad altri corpi tramite, ad esempio,
la pittura.
:
In generale, ci spiega Goethe, la nascita di un colore richiede luce
ed oscurità, chiaro e scuro, ed è all’interno di tale polarità che, di
quel colore, avvengono le diverse manifestazioni e declinazioni.
Vicinissimo alla luce nasce il giallo. Vicinissimo all’oscurità nasce
l’azzurro.
Giallo ed azzurro densificandosi (e scurendosi) prendono un
aspetto rossiccio (passando rispettivamente attraverso l’arancio
ed il viola). Giallo ed azzurro, mescolati allo stato puro generano il
verde.

La teoria elementare dei colori ha a che fare con questi 3 + 3 = 6


colori-base, che possono anche essere visti come inseriti in un
cerchio che li rappresenta nei loro rapporti reciproci di vicinanza,
corrispondenza e contrapposizione.
:
Potendo inoltre essere riguardati come mezze luci, o mezze
ombre, i colori mescolati assieme si neutralizzano a vicenda
producendo come risultato un valore d’ombra, definibile come
grigio, nelle sue varie tonalità.

In questo loro declinarsi, all’interno della polarità luce – oscurità, i


colori mostrano anche un’altra caratteristica intrinseca al loro
rapporto con la vista umana ed alle reazioni dell’occhio, in base
alla quale essi si formano con il “perdersi” dell’impressione
luminosa, richiamando l’immagine di un altro colore, che risulta
opposto a quello espresso dalla sorgente luminosa, se
considerato nella sua disposizione all’interno del cerchio dei
colori.
Reagendo in questo modo è quindi l’occhio stesso che,
esprimendo la propria vitalità attraverso un’opposizione, indica
l’appartenenza di ciascun colore ad un diagramma unitario,
rappresentato dal cerchio. E segnala, in un certo senso, la propria
esigenza di riconoscere, nell’esperienza, il proprio esistere
all’interno di una totalità. (3)
:
E se la luce pura, bianca, presenta sé e gli oggetti illuminati in
forma di neutralità assoluta, il colore è viceversa ogni volta
specifico, caratteristico, significativo e serve a descrivere la realtà
vivente, delineando così un’ulteriore contrapposizione:
“Ogni essere vivente tende al colore, al particolare, alla
specificazione, all’effetto, alla non trasparenza, fino agli ultimi
dettagli. Ogni ente privo di vita si muove verso il bianco, verso
l’astrazione, verso la generalità, verso la trasfigurazione, verso la
trasparenza.” (4)

Ma non basta ancora, perché i due colori originari, il giallo e


l’azzurro, a partire dai quali, per viraggi successivi, possono
formarsi tutti gli altri, appartengono a due distinti raggruppamenti
che, per qualità e caratteristiche, risultano anch’essi essere tra
loro contrapposti.
Goethe li identifica con un segno più (+) ed un segno meno (-).

Al gruppo (+), cui fa capo il giallo, viene associata l’azione, la luce,


il chiaro, la forza, il caldo, la vicinanza, il respingimento e l’affinità
con le sostanze acide.
Al gruppo (-), cui si associa l’azzurro, appartengono la privazione,
l’ombra, lo scuro, la debolezza, il freddo, la lontananza,
l’attrazione e l’affinità con le sostanze alcaline.
E soltanto con la mescolanza dei due opposti, giallo ed azzurro, si
può pervenire al verde, che ne manifesta l’accordo ed il punto di
equilibrio. Come anche dalla loro intensificazione si può pervenire
:
al rosso porpora, che del verde rappresenta appunto l’opposto
cromatico.

Se dunque accettiamo di seguire quella chiave interpretativa che


Goethe ci offre ed iniziamo a considerare il manifestarsi dei colori
non come fatto astratto ed a noi “esterno”, ma come il modo che
ha la natura di descrivere se stessa e di comunicare con noi,
possiamo entrare in contatto con una forma di conoscenza molto
più approfondita rispetto a quella cui il pensiero scientifico
tradizionale, di matrice newtoniana, ci ha abituato.

La natura ha, in effetti, davvero una infinità di modi di esprimere


se stessa, e lo fa tramite un linguaggio che le è proprio. Ma questo
linguaggio, che pure può apparire vario e complicato, è composto
all’origine di elementi che risultano essere sempre i medesimi,
riconducibili ad “universali movimenti e determinazioni”, fatti di
moti, accensioni, vibrazioni, che agiscono come “qualcosa che
congiunge o separa, che induce al movimento ciò che è dato e
che produce una qualche sorta di vita”.(5)
:
È questo il linguaggio della Creazione. È la Creazione che parla di
se stessa, di come è avvenuto, dall’inizio, il differenziarsi del
cosmo a partire da un’unità originaria.
“Gli osservatori fedeli alla natura, per quanto pensino in maniera
diversa riguardo altre questioni, concorderanno tuttavia nel
riconoscere che tutto ciò che si manifesta, tutto ciò che si
presenta come fenomeno deve rinviare o a una scissione
originaria, capace di ricomposizione, o a un’unità originaria
capace di scindersi, e deve quindi presentarsi in questo modo.
Scindere ciò che è unito e unire ciò che è scisso, è la vita della
natura. È l’eterna sistole e diastole, l’eterna synkrisis e diakrisis,
l’inspirare e l’espirare del mondo in cui viviamo, agiamo, siamo.”
(6)

Vi sono leggi fisiche universali nascoste dietro alle manifestazioni


visibili che possono essere riconosciute e studiate anche in altri
campi del sapere (7). Ma nel caso del colore, e ad esempio anche
in quello della musica, lo studio può elevarsi ad un piano più
elevato, ed articolarsi per servire scopi superiori.
:
Entriamo quindi in questo modo nel campo dell’Arte. Cioè nel
campo di tutte quelle attività che, essendo in grado di agire
positivamente e consapevolmente sull’anima umana, si rivestono
di contenuti morali.
Ci accorgiamo infatti che i colori, non essendo estranei all’occhio
umano ma in qualche modo conformi alla sua natura, possono
offrire tramite esso sensazioni gradite.
E si vede anche come, approfondendo questi effetti, ogni singolo
colore possa essere legato in modo specifico ad un particolare
stato d’animo.
:
Goethe ci indica come i colori del lato (+), il giallo, il giallo-rosso,
l’arancio, favoriscano stati d’animo attivi, vivaci, tendenti
all’azione. E come il giallo-oro in particolare trasmetta un senso di
nobiltà e splendore, ovvero anche di intimità e di calore.
Quando invece consideriamo i colori del lato (-), l’azzurro,
l’azzurro-rosso, il violetto, siamo più legati ad un senso di
inquietudine, di tenerezza e di nostalgia. E si può anche notare
come una superficie azzurra sembri arretrare davanti a noi, così
come una stanza azzurra sembri più ampia, ma anche più vuota e
più fredda rispetto a quanto non sia in realtà.
:
E così si può continuare, annotando come il rosso puro mostri, nei
toni più scuri, un legame con il sentimento di gravità e di dignità, e
come nei toni chiari richiami invece un senso di clemenza e di
grazia.
Riprendendo infine quanto già accennato, constatiamo come nel
colore verde, che nasce dall’incontro dei due opposti, il giallo e
l’azzurro, risieda la proprietà di suscitare dentro di noi quel senso
di appagamento e di riposo di cui l’occhio fruisce, e che esprime
con precisione il raggiungimento di un punto di equilibrio e di
mediazione risultante dal superamento della polarità iniziale.

Nasce così, da uno studio approfondito delle caratteristiche e


della qualità dei colori che va nella direzione del riconoscimento di
quell’unità originaria, di cui il cerchio cromatico rappresenta
un’espressione diagrammatica, una vera e propria
strumentazione operativa.
Nasce per noi una nuova capacità di giudizio. Laddove ci viene
messa a disposizione una chiave interpretativa della realtà,
accolta per come essa ci appare, che può diventare sostegno al
nostro agire nel mondo secondo moralità e coscienza.
:
Ed accettando noi una visione della natura, intesa come essere
vivente, che è ad un tempo creatrice e creatura, madre e figlia,
conoscenza ed oggetto di studio, potremo far nascere le
condizioni perché anche l’uomo possa diventare in futuro, con le
sue sole forze e un’Arte nuovamente conquistata, non soltanto
figlio ma anche creatore, capace di trasformare l’apparenza del
mondo in una nuova, e bellissima, realtà.

NOTE:

1) Johann Wolfgang Goethe, “La teoria dei colori”, Il Saggiatore,


Milano 2014. p. 13

2) Goethe, ibid. p. 14

3) “L’occhio richiede qui (…) una totalità, e serra in se stesso il


cerchio dei colori. Nel violetto richiamato dal giallo sono racchiusi
il rosso e l’azzurro; nell’arancio, al quale corrisponde l’azzurro,
stanno invece il giallo e il rosso; il verde infine riunisce azzurro e
:
giallo e richiama il rosso, e gli stessi rapporti valgono tra le
sfumature delle mescolanze più diverse.” Goethe, ibid. p. 37

4) Goethe, ibid. p. 148-9

5) Goethe, ibid. p. 6

6) Goethe, ibid. p. 183

7) Goethe cita a questo proposito i fenomeni legati all’elettricità


ed al magnetismo.
:

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