Quello che di Goethe normalmente si conosce è spesso
circoscritto alla sua straordinaria produzione letteraria, che ne ha fatto, da sola, uno dei massimi tra i romanzieri e poeti vissuti a cavallo tra sette ed ottocento. Ciò che d’altra parte si conosce meno, o quasi nulla, è invece il suo contributo offerto nel campo degli studi naturali, cui egli dedicò gran parte della sua attività e che contribuì a formare la sua particolare, e in qualche modo unica, figura di artista- scienziato, che ne costituisce il tratto forse più caratteristico. : Da intellettuale del suo tempo Goethe non mancò di prender parte al dibattito filosofico che contraddistinse il passaggio dall’illuminismo al romanticismo, e lo fece, a suo modo, principalmente attraverso quanto espresso con le proprie opere letterarie. Egli arrivò tuttavia a definire con più chiarezza la propria visione del mondo proprio nell’ambito degli studi sulla natura, che lo portarono a confrontarsi direttamente con le posizioni culturali legate al nascente pensiero scientifico moderno.
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Egli tradusse in questi studi i frutti di quella grande capacità di
osservazione che gli era propria, che già aveva trovato espressione nel resoconto del suo “Viaggio in Italia” del 1786/88, e di quell’attitudine indagatrice sempre indirizzata ad individuare corrispondenze e connessioni piuttosto che a suddividere ed a limitare gli oggetti del proprio studio. : In questo senso si comprende più facilmente la sua immediata presa di distanza, per quanto riguarda gli studi sul colore, rispetto alla teoria atomista e materialista elaborata da Newton circa un secolo prima ed allora riconosciuta come valida in ambito scientifico, cui contrappose i risultati dell’applicazione della sua metodologia, in base a cui allo studio analitico dei fenomeni osservati va sempre accompagnato il tentativo di pervenire ad un risultato sintetico, che ne riconosca l’appartenenza ad un’unità esistente ad un livello superiore rispetto a quello della loro semplice manifestazione.
I fenomeni, spiega Goethe introducendo la propria teoria,
suscitano in noi che li osserviamo il desiderio del sapere. E di fronte alla loro molteplicità “siamo costretti a separare, distinguere e di nuovo ricomporre, dal che nasce infine un ordinamento che nel suo insieme può essere abbracciato in modo più o meno soddisfacente”. (1) : Ma quest’ordinamento, se correttamente determinato, non può che essere riconosciuto come proprio della natura, prima che una ri-costruzione ad opera dell’uomo, poiché è la natura stessa a svelarsi al senso della vista, parlando di se stessa attraverso i colori. E la natura umana, che è a sua volta predisposta ad accogliere ed elaborare quanto le viene offerto attraverso l’occhio, ha modo di sperimentare direttamente la propria appartenenza ad un molteplice che discende originariamente da una superiore unità. L’occhio, in effetti, non vede forma, ma solo chiaro, scuro e colore. L’occhio deve alla luce la sua esistenza. Si forma alla luce per la luce, “affinché la luce interna muova incontro a quella esterna”. (2)
Il colore è dunque per Goethe, sotto un certo aspetto, la natura
stessa, che si rende conforme al senso dell’occhio, per essere infine da noi conosciuta e, come vedremo, interpretata. : Fatte queste premesse vediamo allora più nel dettaglio quale sia il modo che i colori hanno di rendersi visibili nel nostro ambiente, quali le implicazioni e quali gli effetti che derivano dal loro relazionarsi con noi.
Nella sua classificazione Goethe individua tre modalità, o
condizioni, in base alle quali i colori si manifestano e secondo le quali il loro studio può essere approfondito. Una classificazione che mostra come i colori non consistano soltanto di sostanza materica ma che trovino espressione più estesamente nel loro rapporto con noi che li osserviamo.
Nel caso dei colori fisiologici, in qualche modo appartenenti
all’occhio, si ha a che fare col modo di reagire della retina alle sollecitazioni luminose. In quello dei colori fisici, osservabili su mezzi incolori, ci si rivolge a manifestazioni “esterne” all’uomo comprendenti gli esperimenti diottrici, fra cui l’osservazione dei fenomeni atmosferici ed il passaggio della luce attraverso lenti e prismi trasparenti. Nel caso dei colori cosiddetti chimici, si pone invece l’attenzione su colori più propriamente “appartenenti” agli oggetti, che vengono in vario modo suscitati su di questi, permanendovi quindi quasi inalterati per un certo tempo, e che possono anche essere trasferiti ad altri corpi tramite, ad esempio, la pittura. : In generale, ci spiega Goethe, la nascita di un colore richiede luce ed oscurità, chiaro e scuro, ed è all’interno di tale polarità che, di quel colore, avvengono le diverse manifestazioni e declinazioni. Vicinissimo alla luce nasce il giallo. Vicinissimo all’oscurità nasce l’azzurro. Giallo ed azzurro densificandosi (e scurendosi) prendono un aspetto rossiccio (passando rispettivamente attraverso l’arancio ed il viola). Giallo ed azzurro, mescolati allo stato puro generano il verde.
La teoria elementare dei colori ha a che fare con questi 3 + 3 = 6
colori-base, che possono anche essere visti come inseriti in un cerchio che li rappresenta nei loro rapporti reciproci di vicinanza, corrispondenza e contrapposizione. : Potendo inoltre essere riguardati come mezze luci, o mezze ombre, i colori mescolati assieme si neutralizzano a vicenda producendo come risultato un valore d’ombra, definibile come grigio, nelle sue varie tonalità.
In questo loro declinarsi, all’interno della polarità luce – oscurità, i
colori mostrano anche un’altra caratteristica intrinseca al loro rapporto con la vista umana ed alle reazioni dell’occhio, in base alla quale essi si formano con il “perdersi” dell’impressione luminosa, richiamando l’immagine di un altro colore, che risulta opposto a quello espresso dalla sorgente luminosa, se considerato nella sua disposizione all’interno del cerchio dei colori. Reagendo in questo modo è quindi l’occhio stesso che, esprimendo la propria vitalità attraverso un’opposizione, indica l’appartenenza di ciascun colore ad un diagramma unitario, rappresentato dal cerchio. E segnala, in un certo senso, la propria esigenza di riconoscere, nell’esperienza, il proprio esistere all’interno di una totalità. (3) : E se la luce pura, bianca, presenta sé e gli oggetti illuminati in forma di neutralità assoluta, il colore è viceversa ogni volta specifico, caratteristico, significativo e serve a descrivere la realtà vivente, delineando così un’ulteriore contrapposizione: “Ogni essere vivente tende al colore, al particolare, alla specificazione, all’effetto, alla non trasparenza, fino agli ultimi dettagli. Ogni ente privo di vita si muove verso il bianco, verso l’astrazione, verso la generalità, verso la trasfigurazione, verso la trasparenza.” (4)
Ma non basta ancora, perché i due colori originari, il giallo e
l’azzurro, a partire dai quali, per viraggi successivi, possono formarsi tutti gli altri, appartengono a due distinti raggruppamenti che, per qualità e caratteristiche, risultano anch’essi essere tra loro contrapposti. Goethe li identifica con un segno più (+) ed un segno meno (-).
Al gruppo (+), cui fa capo il giallo, viene associata l’azione, la luce,
il chiaro, la forza, il caldo, la vicinanza, il respingimento e l’affinità con le sostanze acide. Al gruppo (-), cui si associa l’azzurro, appartengono la privazione, l’ombra, lo scuro, la debolezza, il freddo, la lontananza, l’attrazione e l’affinità con le sostanze alcaline. E soltanto con la mescolanza dei due opposti, giallo ed azzurro, si può pervenire al verde, che ne manifesta l’accordo ed il punto di equilibrio. Come anche dalla loro intensificazione si può pervenire : al rosso porpora, che del verde rappresenta appunto l’opposto cromatico.
Se dunque accettiamo di seguire quella chiave interpretativa che
Goethe ci offre ed iniziamo a considerare il manifestarsi dei colori non come fatto astratto ed a noi “esterno”, ma come il modo che ha la natura di descrivere se stessa e di comunicare con noi, possiamo entrare in contatto con una forma di conoscenza molto più approfondita rispetto a quella cui il pensiero scientifico tradizionale, di matrice newtoniana, ci ha abituato.
La natura ha, in effetti, davvero una infinità di modi di esprimere
se stessa, e lo fa tramite un linguaggio che le è proprio. Ma questo linguaggio, che pure può apparire vario e complicato, è composto all’origine di elementi che risultano essere sempre i medesimi, riconducibili ad “universali movimenti e determinazioni”, fatti di moti, accensioni, vibrazioni, che agiscono come “qualcosa che congiunge o separa, che induce al movimento ciò che è dato e che produce una qualche sorta di vita”.(5) : È questo il linguaggio della Creazione. È la Creazione che parla di se stessa, di come è avvenuto, dall’inizio, il differenziarsi del cosmo a partire da un’unità originaria. “Gli osservatori fedeli alla natura, per quanto pensino in maniera diversa riguardo altre questioni, concorderanno tuttavia nel riconoscere che tutto ciò che si manifesta, tutto ciò che si presenta come fenomeno deve rinviare o a una scissione originaria, capace di ricomposizione, o a un’unità originaria capace di scindersi, e deve quindi presentarsi in questo modo. Scindere ciò che è unito e unire ciò che è scisso, è la vita della natura. È l’eterna sistole e diastole, l’eterna synkrisis e diakrisis, l’inspirare e l’espirare del mondo in cui viviamo, agiamo, siamo.” (6)
Vi sono leggi fisiche universali nascoste dietro alle manifestazioni
visibili che possono essere riconosciute e studiate anche in altri campi del sapere (7). Ma nel caso del colore, e ad esempio anche in quello della musica, lo studio può elevarsi ad un piano più elevato, ed articolarsi per servire scopi superiori. : Entriamo quindi in questo modo nel campo dell’Arte. Cioè nel campo di tutte quelle attività che, essendo in grado di agire positivamente e consapevolmente sull’anima umana, si rivestono di contenuti morali. Ci accorgiamo infatti che i colori, non essendo estranei all’occhio umano ma in qualche modo conformi alla sua natura, possono offrire tramite esso sensazioni gradite. E si vede anche come, approfondendo questi effetti, ogni singolo colore possa essere legato in modo specifico ad un particolare stato d’animo. : Goethe ci indica come i colori del lato (+), il giallo, il giallo-rosso, l’arancio, favoriscano stati d’animo attivi, vivaci, tendenti all’azione. E come il giallo-oro in particolare trasmetta un senso di nobiltà e splendore, ovvero anche di intimità e di calore. Quando invece consideriamo i colori del lato (-), l’azzurro, l’azzurro-rosso, il violetto, siamo più legati ad un senso di inquietudine, di tenerezza e di nostalgia. E si può anche notare come una superficie azzurra sembri arretrare davanti a noi, così come una stanza azzurra sembri più ampia, ma anche più vuota e più fredda rispetto a quanto non sia in realtà. : E così si può continuare, annotando come il rosso puro mostri, nei toni più scuri, un legame con il sentimento di gravità e di dignità, e come nei toni chiari richiami invece un senso di clemenza e di grazia. Riprendendo infine quanto già accennato, constatiamo come nel colore verde, che nasce dall’incontro dei due opposti, il giallo e l’azzurro, risieda la proprietà di suscitare dentro di noi quel senso di appagamento e di riposo di cui l’occhio fruisce, e che esprime con precisione il raggiungimento di un punto di equilibrio e di mediazione risultante dal superamento della polarità iniziale.
Nasce così, da uno studio approfondito delle caratteristiche e
della qualità dei colori che va nella direzione del riconoscimento di quell’unità originaria, di cui il cerchio cromatico rappresenta un’espressione diagrammatica, una vera e propria strumentazione operativa. Nasce per noi una nuova capacità di giudizio. Laddove ci viene messa a disposizione una chiave interpretativa della realtà, accolta per come essa ci appare, che può diventare sostegno al nostro agire nel mondo secondo moralità e coscienza. : Ed accettando noi una visione della natura, intesa come essere vivente, che è ad un tempo creatrice e creatura, madre e figlia, conoscenza ed oggetto di studio, potremo far nascere le condizioni perché anche l’uomo possa diventare in futuro, con le sue sole forze e un’Arte nuovamente conquistata, non soltanto figlio ma anche creatore, capace di trasformare l’apparenza del mondo in una nuova, e bellissima, realtà.
NOTE:
1) Johann Wolfgang Goethe, “La teoria dei colori”, Il Saggiatore,
Milano 2014. p. 13
2) Goethe, ibid. p. 14
3) “L’occhio richiede qui (…) una totalità, e serra in se stesso il
cerchio dei colori. Nel violetto richiamato dal giallo sono racchiusi il rosso e l’azzurro; nell’arancio, al quale corrisponde l’azzurro, stanno invece il giallo e il rosso; il verde infine riunisce azzurro e : giallo e richiama il rosso, e gli stessi rapporti valgono tra le sfumature delle mescolanze più diverse.” Goethe, ibid. p. 37
4) Goethe, ibid. p. 148-9
5) Goethe, ibid. p. 6
6) Goethe, ibid. p. 183
7) Goethe cita a questo proposito i fenomeni legati all’elettricità