IL COLORE
DELL’ANIMA
2
Pietro Varaldo
Il colore dell’anima
3
Ebook
Il colore dell’anima
disponibile su:
www.scribd.com
www.energethics.org
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A Luisa
5
L’occhio, finestra dell’anima, abbraccia la bellezza di tutt’il mondo.
Leonardo da Vinci
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Prefazione
Il presente libro tratta di un particolare linguaggio dell’anima.
È un libro il cui intento, e filo conduttore, è quello di tracciare una
sintesi analogica tra i principi della spiritualità e la scienza del colore,
ossia di porre in evidenza le correlazioni tra i fondamenti spirituali e i
principali fenomeni fisici e percettivi relativi al mondo cromatico; così
da scoprire come il colore, quale linguaggio universale, sia forse il
migliore mediatore, per l’immediata intuitività, tra il mondo
soprasensibile e il mondo materiale. Mondi in apparenza diversi e
lontani ma, in realtà, l’uno il riflesso dell’altro; come evidenzia anche
la celebre frase di Ermete Trismegisto contenuta nella Tavola di
Smeraldo: “Come in alto, così in basso, e come in basso, così in alto”.
La spiritualità può essere definita come la conoscenza della realtà
soprasensibile, ovvero la conoscenza di quei principi e di quelle forze
sottili che originano, ma permettono anche di trascendere, la realtà
materiale: un ponte tra l’anima e il corpo. Principi e forze che non
appartengono a un altro mondo ma si compenetrano e costituiscono
un’unità con la realtà fisica; unità il cui riconoscimento conduce
all’essenziale consapevolezza sulla profonda natura dell’uomo.
Il libro pertanto si propone di fornire una risposta unitaria, una
concezione razionale-intuitiva attraverso la realtà riflessa, visibile e
oggettiva del colore, allo scopo di chiarire e far comprendere l’essenza
di quella che può essere definita come “meccanica spirituale” e, in
rapporto a questa, gli schemi basilari relativi alla struttura psichica e
comportamentale dell’uomo. Meccanica o scienza spirituale che, nella
parte centrale del libro, trova il suo naturale sviluppo attraverso il
suono, principio e complemento del colore, e la geometria sacra, il
linguaggio rappresentativo della struttura simbolica dell’universo.
Ciò a partire dalla famosa opera di Leonardo: l’Uomo di Vitruvio.
Opera da cui emerge un celato e dimenticato sapere universale senza
tempo, un sapere perduto, un’illuminante rappresentazione dei livelli di
coscienza dell’uomo, in chiave musicale, a immagine del cosmo.
Un monocordo di luce teso tra cielo e terra. Da cui uno strumento
interpretativo attraverso il quale è possibile comprendere l’enigmatico
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simbolismo cosmologico divino e umano appartenente a quella
tradizione pitagorico-platonica che tanto ha influenzato nell’intimità il
pensiero occidentale, in particolare quello esoterico; lo stesso
simbolismo che riscopriamo in una delle più importanti espressioni
storiche di questo stesso pensiero: la Divina Commedia di Dante.
Questo testo vuole essere dunque una chiave per una crescita interiore;
un filo di Arianna che ci aiuti a superare, andare oltre i limiti conven
zionali della nostra mente, di noi stessi. Una mappa per orientarci
nell’infinito. Uno strumento utile a “capire per credere e credere per
capire”. Per un risveglio della ragione, premessa di un risveglio più
profondo e autentico: quello spirituale.
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PRIMA PARTE
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La luce è la spiritualità del colore
10
Energetica
Energia e spiritualità
Il caso è lo pseudonimo scelto da Dio
quando non vuole firmarsi di persona.
Anatole France
L’universo è a un tempo
coscienza, energia e materia.
Uno e Trino.
2. Secondo la teoria della Realtà olografica “tutto è nella parte, come la parte nel tutto”.
Così come una cellula contiene tutte le informazioni genetiche dell’organismo a cui
appartiene. Tale teoria deriva da un interessante fenomeno, quello della fotografia
olografica (dal greco holos, tutto), nella quale si ricorre a una particolare tecnica di
impressione di una speciale pellicola attraverso una luce laser. Una pellicola dalla
quale, una volta impressionata, si ritagliano una o più piccole parti che, esposte alla
stessa luce laser, attraverso queste è ancora possibile osservare sorprendentemente
l’immagine originale contenuta nell’intera pellicola, seppure con una minore nitidezza.
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L’anima è l’universalità dello spirito e
lo spirito è la specificità dell’anima3.
UNITÀ (Monade)
DIADE
Energia Materia
TRIADE
Anima Spirito Corpo
Mente Universale Manifestazione delle idee
Energia spirituale o vitale
Pura energia cosciente sul piano fisico
Idee
Fonte delle Idee Materia+energia materiale
“Ogni cosa è una parte del tutto, senza la quale il tutto non sarebbe il tutto.”
Lo schema indica quale posto occupa l’energia materiale oggetto d’indagine della
scienza (convenzionale). L’equivalenza tra energia e materia resta valida ma si amplia
comprendendo anche la dimensione spirituale.
3. Spesso oggi usati come sinonimi, l’anima (dal greco ànemos o da psychē, quindi dal
latino anima) e lo spirito (dal latino spiritus) hanno tutti e tre, anima, psiche e spirito, in
comune il significato etimo metaforico di “soffio”: il soffio divino. Così, ad esempio,
Anima Mundi deriva dal greco μεγάλη ψυχὴ (megalē psychē), “grande anima”.
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poteva ottenere, nel modo di disporsi della suddetta sabbia, differenti
figure come cerchi, raggiere o griglie4; giungendo così a un’importante
dimostrazione, quella dell’influenza del suono sulla materia.
Questo a dimostrazione, attraverso solo uno tra i possibili esempi, di
una semplice verità universale, cioè che l’origine di ogni forma fisica è
racchiusa essenzialmente nell’energia informativa che la sottende.
4. La sabbia tende a disporsi nei punti dove la vibrazione è nulla, lungo cioè le linee
nodali di onde stazionarie date in base ai suoni usati, al tipo di lastre e il loro fissaggio.
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Attraverso un’impronta o influenza data da questi fattori, l’uomo,
seppure globale in potenza, grazie alla sua essenza animico spirituale, si
parzializza dando forma alla propria individualità. Ovvero, la sua
struttura psichica assume una certa “piega” che origina e caratterizza i
suoi diversi modi di essere.
Attraverso un raffronto con l’arte dell’origami, potremmo paragonare
ciascun uomo a un foglio di carta, il quale all’inizio mostra ancora tutta
la sua piena potenzialità, che però va a perdere una volta che questo
viene piegato secondo una determinata forma.
Tale struttura psichica, quindi, col tempo si consolida e si irrigidisce.
Da qui le resistenze percepite quando si vorrebbe cambiare qualcosa in
noi stessi, le quali ci danno la sensazione di essere come un treno il cui
percorso è stabilito dai propri binari. Binari rappresentati, in questo
caso, dai limiti dati dalle nostre conoscenze, dalla nostra struttura
mentale, dai programmi inconsci. Limiti cristallizzati nel nostro modo
d’essere, per cui ogni tentativo di cambiare, spesso, si traduce in un
ripercorrere inesorabilmente la stessa strada ferrata.
In ogni modo, anche uno scambio di binari non sarebbe altro che un
cambiamento in termini di prospettiva e non una soluzione reale.
Questo perché il problema non è il binario in sé, dato che ogni binario
ha la sua ragione d’essere, ma il modo in cui ci si rapporta a esso.
Se a questa incapacità di cambiare, inoltre, si aggiunge la mancanza di
un senso, di reali valori e ideali, sostituiti da una vita superficiale e
circondata da beni superflui o importanti solo in apparenza, prima o poi
si arriva a sentire un vuoto, una sorda insoddisfazione esistenziale, che
può svilupparsi in una profonda infelicità. Ciò per la mancanza di un
senso autentico o, il che equivale, per la mancanza di un collegamento
con la propria essenza.
Ora, la soluzione a tutto questo non può che venire dalla conoscenza dei
principi spirituali e dalla loro interiorizzazione, così da poter entrare in
relazione con una profonda, sconosciuta armonia. L’uomo, infatti, per
poter esprimere le sue reali potenzialità in ogni aspetto della propria
vita, compreso il benessere in generale, dovrebbe riconoscere in sé la
presenza di diverse parti: ovvero, quella di essere un’entità animica e
spirituale oltre che corporea. Invece, purtroppo, è solo quest’ultimo
elemento, normalmente, a essere preso in considerazione. L’uomo,
dunque, nel reputarsi distinto da tutto e da tutti, vive identificandosi
esclusivamente nella propria persona, nei propri pensieri, nelle proprie
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idee e nel proprio ruolo sociale, così da essersi tagliato fuori da una
fondamentale componente della realtà: la propria anima. La quale
costituisce la vera fonte di ogni benessere, benessere di cui potrebbe
beneficiare se realizzasse con essa un contatto consapevole.
Costruire un ponte per accedere a questa profonda realtà è da sempre
l’essenza di ogni dottrina spirituale. E un ponte simbolico che collega la
coscienza individuale a quella animica è rappresentato tradizionalmente
dall’arcobaleno: il riflesso terreno della dimensione celeste5.
Ora, attraverso il colore e il ricorso a immagini simboliche, è possibile
esprimere un’analogia con ciò che può essere considerata l’essenza di
ogni principio spirituale, di ogni credo e tempo, e la psiche dell’uomo.
E scoprire che attraverso i colori – linguaggio dell’anima – non
semplice metafora ma espressione visibile dei profondi meccanismi
della realtà non solo fisica, è possibile comprendere meglio se stessi.
Il colore è energia, così come lo sono i pensieri e le emozioni, e
osservando i colori si può osservare – per visibilia ad invisibilia – ciò
che non si può normalmente vedere.
5. Nel culto greco, l’arcobaleno era associato a Ermes, il messaggero degli dei, corri
spondente al dio latino Mercurio. Il pianeta da cui deriva il simbolo dell’esagramma, da
esso disegnato 7 volte in 7 anni, in 22 cicli sinodici, a chiusura del tracciato. (22/7≈π!)
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Questi stessi tre principi unitari si possono cogliere in ogni cosa.
L’informazione, l’idea, si manifesta nella forma d’onda, e dalla forma d’onda si risale
all’informazione. Ad esempio, il colore blu, proveniente da una fonte di luce, è dato da
tre onde consecutive, relativamente all’unità di tempo, mentre il colore rosso da due.
Essenzialmente, dunque, l’informazione è energia espressa in una forma d’onda.
– Da qui in poi, preceduti dal trattino, saranno inserite note extra o approfondimenti.
– Pitagora affermava che tutto è numero e che esso permea delle sue virtù tutte le cose.
numeri, è il pari e il dispari insieme; è l’entità divina, o ciò che lo rappresenta, il sole.
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Dall’uno discende il due, la Diade, la linea, la materia, l’uomo rispetto a Dio;
l’esperienza terrena, la divisione e quindi la discordia, la dualità, come sole-luna, yin
yang, donna-uomo, cuore-cervello; ma anche l’uguaglianza e la giustizia, l’equilibrio.
A questi segue il tre, la Triade, il triangolo, la perfezione, l’unitarietà, il ternario come
sintesi di ogni composto, il risolutore del due, ciò che media tra cielo e terra.
Proseguendo, con il quattro, abbiamo la Tetrade, il quadrato, il solido, l’universo fisico
e dunque la terra, la strutturazione della realtà: i quattro elementi, le direzioni cardinali,
le stagioni; il sapere esperienziale. Il cinque è il pentagono o la stella a cinque punte
(in cui è insita la proporzione aurea), i solidi platonici; è il principio vivente e dinamico
della natura, la bellezza, la crescita. Il sei è l’esagono o la stella a sei punte, è lo schema
base della creazione (i sei giorni della Genesi), il rapporto tra cielo e terra, l’armonia,
l’amore, il numero perfetto (6 è pari alla somma e al prodotto dei suoi divisori 1, 2 e 3).
Il sette è la Genesi (6+1), la creazione più Dio, i cicli periodici di crescita e di sviluppo
nella natura e dell’uomo, la settimana (la durata di ogni fase lunare), il settenario, un
ciclo compiuto, la scala musicale; la perfezione che partecipa della duplice natura
spirituale e materiale (triangolo più quadrato), l’ascesa spirituale attraverso le classiche
sette sfere planetarie o sette gradi, i rami dell’albero mistico, le sette virtù, opposte ai
sette vizi. L’otto è l’ottagono (la figura intermedia tra il cerchio e il quadrato),
l’equilibrio cosmico, la concretezza, la struttura, l’ottava che conclude (e da cui riparte)
il ciclo del sette; l’ottavo cielo, quello delle stelle fisse, l’ultimo dei cieli visibili. Il nove
(32) è il compimento, la fine di un ciclo, come i mesi di gestazione della donna, è il
numero del cammino evolutivo dell’uomo (4+2+3: “animale”, duale, triadico); è il
quadrato magico, l’enneade, la novena, le antiche sfere celesti che iniziano/finiscono
con l’uno/dieci (10=1+0=1), e i relativi ordini angelici.
– Ogni numero racchiude in sé due valori nascosti, i quali possono essere dati per
“riduzione” e “sviluppo” dello stesso numero. Ad esempio, la riduzione di 19 è 1+9=10
e 1+0=1; mentre lo sviluppo di 4 è 1+2+3+4 = 10; 10 che ridotto dà 1. Dalla prima
operazione deriva che tutti i numeri possono essere ridotti ai soli primi nove, i “modelli
della creazione”, i quali possono essere raccolti in una tabella, cioè in tre colonne per
affinità: 1, 4 e 7; 2, 5 e 8; e 3, 6 e 9; e in tre livelli triadici: 1, 2 e 3; 4, 5 e 6; e 7, 8 e 9.
– Nella concezione trinitaria cristiana, Dio è uno, assoluto, ma in tre differenti aspetti o
Persone: il Padre (il Principio creatore) il Figlio (l’espressione terrena e, su un piano
differente, il Logos) e lo Spirito Santo (l’intelligenza e l’amore universale).
– Quando un frammento di un’immagine olografica è posto nelle giuste condizioni di
illuminazione rivela in sé l’intera immagine da cui origina, come qui esemplificato
graficamente; da cui, la parte contiene in se olograficamente l’intero. Vd. nota a p. 12.
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I colori
Ciò che noi percepiamo come luce bianca è dato dalla presenza, nella
luce stessa, di tante componenti luminose, le quali, quando sono colte
separatamente, ci danno, ciascuna, la sensazione di un colore differente.
I colori fondamentali che possiamo osservare nell’iride o arcobaleno
sono cinque: il rosso, il giallo, il verde, l’azzurro e il blu. Attraverso la
miscelazione di questi possiamo ottenere altri colori presenti nell’iride,
come l’arancione e il violetto, e altri non presenti, come il viola, il
quale è dato da una mescolanza di rosso e di blu1.
L’immagine illustra due fasci di luce bianca (L) che si “colorano” (C) attraversando due
filtri colorati (F) tramite il fenomeno dell’assorbimento (sintesi sottrattiva); infine,
queste luci colorate (C) convergono su una stessa superficie miscelandosi tra loro e
ricostituendo, in questo caso, la luce bianca iniziale (sintesi additiva).
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Le due immagini sopra illustrano, di lato e di fronte (in controluce), un caso di
oscuramento totale (nero/ombra) della luce bianca attraverso due filtri complementari
sovrapposti (sintesi sottrattiva); oltre alla colorazione della stessa, come già visto.
Si potrebbe anche affermare che “il colore nasce dal bianco e dal nero”,
ovvero, dall’interazione tra luce e oscurità (materia)2. In questo senso,
il rapporto tra luce e oscurità costituisce idealmente un asse verticale tra
l’alto e il basso, mentre i colori che emergono da questo rapporto si
possono disporre lungo un piano orizzontale.
2. Anticamente, con Aristotele, il colore era considerato una combinazione dei colori
base bianco e nero, di luce e oscurità. A tal proposito, vale la pena di menzionare
l’effetto Fechner-Benham, che consiste in un particolare disco bianco e nero attraverso
cui si può osservare, curiosamente, la comparsa, se posto in rotazione, di vari colori.
– In casi particolari le ombre possono apparire, in modo inspiegabile, come suggestive
ombre colorate. Tale fenomeno, conosciuto comunemente come ombre colorate di
Otto von Guericke, si può ottenere facilmente proiettando sovrapposti due fasci di luce,
uno bianco e l’altro, ad esempio, rosso su una parete bianca e interponendo un oggetto
davanti al fascio rosso. Ora, anziché ottenere “un’ombra bianca” proiettata dall’oggetto
su uno sfondo rosa (luci rossa + bianca), se ne ottiene, inaspettatamente, una azzurra,
cioè il colore complementare del rosso.
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Le immagini sotto raffigurano delle ruote cromatiche divise in due, in
tre, in sei e in dodici parti. In questo caso le divisioni sono state fatte in
base ai colori basilari, di cui abbiamo già parlato, ma potremmo
scegliere quelli che vogliamo, con un numero di divisioni qualunque.
b c
22
Il rapporto complementare o polare è il primo e fondamentale rapporto
tra i colori, il quale non genera nuovi colori ma sfumature degli stessi
che si risolvono per gradi nella pienezza della luce o nella vacuità del
buio; un po’ come avviene nel rapporto tra il bianco e il nero attraverso
i vari livelli di grigio, come illustrato nell’immagine che segue.
Per poter creare nuovi colori, i colori di partenza devono assumere nella
ruota posizioni relative differenti tra loro: il numero minimo di questi e
la loro disposizione, per ottenere il maggior numero di altre tonalità
attraverso la loro combinazione, sono indicati dalla terza immagine (b),
quella con la ruota divisa per tre. Dove, in questo caso, abbiamo tre
gamme cromatiche che ci danno il rosso, il verde e il blu: il numero
minimo essenziale di colori, combinati a due o a tre, necessari per
produrre tutti gli altri. Ad esempio, il rosso più il verde, in additiva, ci
dà il giallo. Questo può essere considerato il secondo importante
rapporto tra i colori, disposti idealmente ai vertici di un triangolo
equilatero, secondo il rapporto triadico o cromatico. Anche questi tre
colori, se combinati insieme, possono dare il bianco o il nero.
Nelle ultime immagini (c), ossia quelle con le ruote divise in sei e in
dodici parti, si arriva a una sempre maggiore specificazione del colore,
alla quale corrisponde una minore ampiezza dell’arco della gamma
cromatica sottostante. Anche tra questi colori sussistono rapporti
complementari e triadici ma dalle differenti ampiezze e composizioni
cromatiche. Questo significa che nelle somme di luci colorate
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complementari non si ottiene un bianco pieno ma un bianco costituito
da un ridotto spettro cromatico, ovvero un bianco relativamente meno
intenso, più “grigiastro”; parimenti nelle azioni sottrattive dei colori
materiali si hanno vari livelli di grigio anziché il nero.
Nelle immagini che seguono abbiamo alcuni esempi di somme o
sottrazioni di colori attraverso i rapporti complementari (o polari) e
triadici (o cromatici); di cui, in quest’ultimi, tutte le combinazioni base.
Rapporti tra i colori, lo ricordiamo, altrimenti espressi come additivo
(verso la luce) o sottrattivo (verso l’ombra).
Colori-luce Colori-filtri
24
I difetti della luce
sono i pregi dei colori.
– Nelle pagine che seguono, i termini sintesi sottrattiva e sintesi additiva, qui illustrati e
specifici della scienza del colore, saranno utilizzati, estendendone così l’ambito di
utilizzo, in nuove espressioni come: modalità sottrattiva, in additiva, sottrattività, ecc.
25
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L’armonia nell’unità
Il colore, al di là delle apparenze, non esiste materialmente in natura,
non è una caratteristica fisica oggettiva, una sostanza, ma è una
costruzione mentale generata in noi dalla percezione di diversi stimoli
luminosi. Spingendoci oltre, ogni espressione del nostro mondo fisico,
in fondo, non è che una rappresentazione generata dai nostri sensi e dai
nostri schemi mentali, i quali non colgono la vastità di tutto ciò che si
cela dietro la stessa rappresentazione1. Sappiamo, infatti, che le infinite
sostanze materiali nell’universo sono costituite da poche decine di
diversi elementi chimici, e questi, a loro volta, da pochi costituenti
comuni considerabili come le prime forme di energia condensata2.
Tutto è, appunto, energia. Ma l’energia non si esprime alla cieca, segue
invece un pensiero, un disegno che origina da ciò che possiamo
chiamare Anima Universale. In questo, tutto ciò che è fisico è
transitorio, mentre l’energia, in perenne trasformazione, è eterna.
Nel Sutra del Cuore buddista si legge “la forma è vuoto, il vuoto è
forma”; mentre nella Tavola di Smeraldo di Ermete Trismegisto c’è
scritto “come in alto, così in basso e come in basso, così in alto”.
1. Un tema fondamentale della filosofia indiana verte intorno all’illusione della maya e
alla creazione del mondo mediante il sacrificio che Dio fa di se stesso. Questa
creazione è chiamata Lila “il gioco di Dio” e l’universo ne rappresenta lo scenario. In
questo contesto, la parola maya, il cui significato originario è potere creatore, sta a
indicare lo stato mentale illusorio dato da sette veli, “i colori dell’iride”, attraverso cui
l’uomo si rapporta con il mondo fisico. Mondo sì reale ma non limitato come ci appare.
2. Secondo la Teoria delle Stringhe (Corde), una moderna “Teoria del tutto”, i
costituenti fondamentali della materia non sarebbero composti da particelle puntiformi
ma da strutture estremamente piccole (miliardi di volte più piccole dei nuclei atomici)
paragonabili a delle corde di energia vibranti, aperte o chiuse ad anello. Corde uguali
che, come note musicali, a seconda della loro frequenza di vibrazione, darebbero
origine ai differenti tipi di particelle elementari come i quark, gli elettroni e i fotoni.
Mentre a ordini di grandezza diametralmente opposti ci sarebbero le stringhe cosmiche.
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Nell’universo, l’energia sottile è una forza onnipresente che tutto
permea, da cui tutto origina e a cui tutto ritorna. Essa è una forza
dinamica che può essere rappresentata attraverso l’immagine di
un’onda, con il suo ciclico flusso e riflusso, oppure da una spirale.
1,618
0,618
L’energia sottile può essere simboleggiata da una spirale. Tra i diversi tipi di spirale,
quella logaritmica e, in particolar modo, quella aurea sono considerate tra le più belle.
Questa si può realizzare attraverso una serie di rettangoli aurei (uno all’interno
dell’altro) i cui lati, maggiore e minore, stanno tra loro secondo il rapporto o sezione
aurea (ϕ); la quale corrisponde, per definizione, a quella parte di un segmento che è
media proporzionale tra l’intero segmento e la parte restante; o, all’intero che sta alla
parte maggiore come la parte maggiore sta a quella minore: 1,618:1=1:0,618; e dove
ϕ = (√5±1)/2. La spirale aurea è riconducibile alle figure frattali (frazione di un tutto),
ovvero a quelle figure geometriche (presenti in molte forme in natura: cristalli, felci,
eccetera) in cui un motivo identico si ripete su scale diverse. Si cfr. con l’ologramma.
Nel disegno che segue, che chiamiamo “Aur”, due spirali auree
accoppiate formano e simbolizzano “l’uovo micro-macrocosmico”. In
esso si scorgono, in uno stato embrionale, le due forze primordiali
all’origine di ogni cosa nell’universo3.
3. La genesi dell’universo da un uovo primordiale compare in molti miti di diverse
antiche civiltà. L’uovo, infatti, simbolizza la totalità contenuta in germe, la nascita di
una nuova vita, ma anche la rinascita del ciclo vitale della natura o la fonte della vita.
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Aur è realizzato attraverso il rapporto aureo (da cui il nome Aur). Tale
rapporto, così denominato durante il Rinascimento per via della sua
bellezza, quella che origina dall’armonia proporzionale delle forme, è
conosciuto fin dai tempi più antichi. I Greci, ad esempio, lo utilizzarono
nella loro arte scultorea e in architettura. Noto anche come numero
aureo “Phi” (ϕ = 1,618), esso può essere colto in molti aspetti della
natura, come nelle proporzioni degli organismi viventi, piante, animali,
uomo compreso, e nella particolare forma a spirale della conchiglia del
nautilo e delle immense galassie; forma a cui si ispira il disegno di Aur.
Nell’immagine, i colori bianco e nero esprimono il rapporto polare
fondamentale tra luce e oscurità, energia e materia, fuoco e acqua …
Come si può notare, le due parti si compenetrano in modo complemen
tare: l’una è il riflesso dell’altra, questo a significare che il contenuto,
l’informazione, l’idea, si esprime nel contenente, nella forma esteriore.
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I colori non sono belli solo sotto
certi aspetti, ma sempre belli in sé.
Platone, Filebo
Eraclito di Efeso
In natura tutto è polare e ciclico. Ogni polo è compensato dal suo polo
opposto, così come nelle stagioni quella estiva lo è nei confronti di
quella invernale, e tutto si armonizza dinamicamente nel ritmo.
Lo stesso principio è riconoscibile nella complementarietà dei colori,
attraverso la quale essi si compensano e armonizzano reciprocamente.
Questa proprietà si può facilmente constatare mediante un particolare
fenomeno visivo conosciuto come post-immagine negativa4. Attraverso
il quale, se si fissa un colore per alcune decine di secondi, e quindi si
sposta lo sguardo su una superficie bianca, si può visualizzare per
qualche attimo il suo colore opposto complementare5. Tale fenomeno
rimanda alla natura additiva della vista, in quanto, attraverso la sintesi
dei colori, si esprime un principio fondamentale, quello dell’unione e
dell’armonia, di cui la luce bianca è il simbolo per eccellenza. Un
principio in cui si riflette l’essenza degli occhi, specchio dell’anima.
J.W. Goethe
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Taiji e Bagua
Intaglio, Wellcome Museum, Londra.
32
La matrice dei colori
L’arazzo della vita
L’angel di Dio … trasse due chiavi.
L’una era d’oro e l’altra era d’argento …
Più cara è l’una, ma l’altra vuol troppa
D’arte e d’ingegno avanti che diserri,
Perch’ella è quella che ‘l nodo digroppa.
Dante, Purgatorio, IX, 104-26*
* Le chiavi d’oro e d’argento si riferiscono all’azione sul cuore e sulla mente (“nodo da
sciogliere”). Cfr. la “chiave della scienza” che apre la “porta celeste”, sottratta la quale
è impedito l’accesso a quanti vorrebbero entrare; V. di Luca 11,52 e Matteo 23, 13.
1. Come, ad esempio, nella chiusura mentale: la presunzione di alcune persone durante
un confronto di idee e la caparbietà o la cecità anche di fronte all’evidenza.
33
L’anima è rappresentata al centro attraverso la ruota cromatica,
mentre le energie che la racchiudono ne definiscono l’individualità:
1° Vitale/Fisico, 2° Emozionale e 3° Mentale.
– L’apertura mentale, o l’elevazione della coscienza, non è data tanto dalla quantità di
conoscenza, quanto soprattutto dalla sua qualità, cioè dall’elevazione oltre la dualità.
34
Le persone possono interagire tra loro in maniera
analoga a quanto avviene con i colori.
Su Campi Solitari
Emily Dickinson
I rapporti tonale o per affinità (tra colori simili), polare (tra colori
complementari) e cromatico (variabile tra le due modalità precedenti),
in additiva (luci) e in sottrattiva (filtri) possono rappresentare le
situazioni di base nelle relazioni interpersonali o nei processi psichici.
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In un rapporto tipicamente di amicizia o sentimentale, due persone
affini come carattere, idee e interessi possono essere rappresentate da
uno stesso colore. Esse tendono a capirsi e a relazionarsi piuttosto bene,
trovando in questo forza e sostegno reciproco, in particolare in additiva.
39
diversità, si comprendono per quello che sono, potendo proprio per
questo produrre qualcosa di nuovo e di più ampio per entrambi.
40
Ogni coscienza (sopra raffigurata al centro attraverso i filtri blu e rosso, rispettivamente
nella prima e seconda immagine) può generalmente cogliere dalla realtà solo quegli
aspetti a essa affini (le relative luci blu o rossa); o gli stessi singoli aspetti mediante
un’azione di filtraggio della più complessa medesima realtà (le luci bianche); mentre è
opaca o impermeabile verso gli aspetti a essa opposti o contrari (le luci rossa o blu).
3. Il mito della caverna (Repubblica, VII) illustra l’importanza di liberarsi dalle catene
dell’illusorio mondo della realtà sensibile, delle “ombre” (mentali), per giungere a
quello della realtà intelligibile, della verità, vale a dire il mondo della luce spirituale.
4. Matrice, dal latino matrix: genitrice, utero, matrice, fonte, origine.
– Quando una lente colorata agisce a livello collettivo si ha un paradigma della realtà.
– Nella seguente matrice si distinguono le modalità additiva e sottrattiva
(rispettivamente nella metà triangolare superiore destra e inferiore sinistra) attraverso le
combinazioni dei sei colori basilari (rosso, giallo, verde, azzurro, blu e viola) disposti
secondo una doppia serie di bande incrociate verticali e orizzontali che danno luogo a
trentasei miscele o sfumature cromatiche o, simbolicamente, a trentasei possibili modi
d’essere o aspetti della realtà. Sempre nella matrice sono comprese idealmente anche le
altre tonalità, quelle con i colori tenui, cioè insaturi, e quelle spente, cioè con minore
luminosità, non tutte raffigurabili, per ragioni di… “sintesi”.
– La distinzione tra colori additivi e sottrattivi (rosso, verde, blu e giallo, azzurro, viola)
è dovuta solo a ragioni pratiche, in quanto ogni colore può essere sia luce che materia.
42
43
Noi siamo luci e filtri allo stesso tempo: influenziamo, colorandolo,
l’ambiente con la nostra presenza e l’ambiente colora noi; quindi lo
interpretiamo secondo il nostro punto di vista e, viceversa, veniamo
interpretati secondo altri punti di vista. Dunque ogni pensiero ogni
atteggiamento e, fondamentalmente, ogni nostra credenza determinano
la nostra realtà, la nostra esistenza.
Sono pertanto due le modalità funzionali base della nostra mente,
rivediamolo: quella secondo il principio di separazione
(ombra/sottrattivo) e quella secondo il principio di unione
(luce/additivo). A questi due principi e alle loro varie combinazioni,
nello specifico dei casi, corrispondono i nostri modi di essere e
atteggiamenti che caratterizzano la nostra natura caratteriale.
Al principio di separazione corrisponde l’identificazione nel nostro ego,
quindi nel nostro mondo separato dal resto del mondo, dall’ambiente,
dalle persone e dalle cose. Un essere separati a cui consegue
insicurezza e ignoranza, ovvero il non conoscere ciò da cui si prende le
distanze, e se ne ha quindi paura, perlopiù inconscia. Dalla paura e
dall’ignoranza seguono quegli atteggiamenti e sentimenti che
rinforzano in noi e negli altri, influenzandoci a vicenda, il senso di
separazione. Atteggiamenti che si possono tradurre in pregiudizi,
disprezzo, antipatia, senso di superiorità o d’inferiorità, indifferenza,
diffidenza o volontà di controllo. A questo si deve aggiungere, inoltre,
un possibile senso di non accettazione rivolto nei confronti di noi stessi,
il quale ci divide anche interiormente.
Al principio di unione corrisponde invece un sentimento di armonia
globale che procede oltre l’individualità intesa come limite. Un senso di
fiducia, gratitudine e amore – eros autentico, totale – La gioiosa
consapevolezza per il miracolo dell’esistenza di un meraviglioso
universo intorno a noi, il sole, la luna e le stelle, i colori della terra e
della vita. Un atto creativo divino di cui ci sentiamo profondamente
parte, principio e fine.
Ma che significato ha in pratica tutto questo?
Ritorniamo nuovamente ai raggi colorati della nostra ruota cromatica.
Abbiamo visto che a ogni particolare modo d’essere corrisponde un
differente tipo di energia o colore, dunque un differente limite in cui la
coscienza è confinata. Pertanto, quando la nostra coscienza si fonda
sull’egocentrismo, l’io separato dal tutto, va a escludere una vasta parte
di quei potenziali, quei policromatici modi d’essere non riconosciuti o
44
non accettati, che potrebbero invece arricchirla. Ciò, in modo analogo a
quanto avviene con una dieta monotona o non variegata, cioè non sana.
Essenzialmente, l’uomo si autolimita ponendo la propria attenzione sui
propri limiti, sulla propria persona che essendo, in primo luogo, di
natura fisica, è per forza di cose circoscritta, limitata e soggetta a errore.
Diversamente, potrebbe invece rivolgere la propria attenzione,
riconoscendo l’illusorietà dell’io, su ciò che va oltre la materialità, oltre
ciò che ha limiti, ovvero la forza spirituale e la coscienza della propria
anima, riflesso dell’universo. Il fare proprio questo proposito,
interiorizzandolo, determina il senso della vera etica o filosofia di vita
che riconosce che tutto è collegato, Tutto è Uno.
ETICA
ENERGIA
ARMONICA
45
Ma dove trova l’uomo il sostegno, quell’energia in più necessaria per
liberarsi dalla prigionia, dai limiti ma anche dal malessere dovuti al
vivere esclusivamente in maniera egoica? Proprio nel perseguire questi
principi etici, perché come in un cerchio, etica ed energia armonica si
alimentano reciprocamente, in un crescendo dato dalla continuità.
Riconoscere la totalità significa cessare di identificarsi esclusivamente
nel proprio colore-personalità, attraverso cui viene filtrata la realtà che
ci circonda. Perché il nostro è solo uno dei tanti raggi della ruota
cromatica. Ruota la cui forza sta nel possedere tutti i colori, i quali,
fondendosi equilibratamente nel centro, originano la luce pura,
principio di vita e totalità e armonia più profonda e vera. Ora, l’ego
corrisponde a uno o a pochi raggi, mentre l’anima corrisponde alla
ruota completa, espressione dell’infinita, fulgida, divina totalità.
– Tra i numerosi simboli spirituali, il cerchio è certamente tra i più importanti, antichi e
diffusi. Esso riflette il sacro principio creatore dell’universo e l’universo stesso. Ma
anche l’armonia cosmica, l’unione degli opposti, la coincidenza di inizio e fine e
l’eterna ciclicità e continuità della vita, con la sua costante mutazione, rinnovazione ed
evoluzione. Tale simbolo è stato rappresentato dall’uomo in differenti modi: graffiti,
anelli, dischi forati, ruote; o attraverso metafore o altre espressioni. Una di queste è
l’Ouroboros, il serpente che si morde la coda; simbolo, tra gli altri, della rigenerazione.
46
Qualunque modo d’essere, qualsiasi colore che non riconosciamo o non
accettiamo in noi stessi e negli altri equivale a un precluderci una certa
relativa quota di energia, energia che ci viene a mancare e che, di fatto,
ci rende incompleti. L’essere separati dal tutto è fondamentalmente un
essere separati dall’energia. Ed è la ricerca di quest’energia, nell’es
senza, l’origine dei problemi tra gli uomini. Questo, in particolar modo,
perché la si ricerca normalmente nel modo sbagliato, ovvero, si ricerca
inconsapevolmente proprio quel tipo di energia che perpetua lo stato
d’essere anziché una consapevole espansione verso la completezza.
L’energia si dirige dove si posa la nostra attenzione: i nostri pensieri, le
nostre emozioni, il nostro corpo, le persone, le cose, i desideri. Per cui,
generalmente, si ricerca e si riceve istintivamente energia attirando
l’attenzione degli altri; quel tipo di energia che alimenta l’ego e per la
quale, solitamente, si producono conflitti, rivalità e gelosie.
Ombre interiori e idee parassite corrispondono a pensieri e a stati emotivi sottrattivi che
ci privano di energia, da cui possono derivare pessimismo, paure, senso di inutilità,
depressione, apatia, svogliatezza, stanchezza cronica.
48
Ad esempio, se non ci si riconosce in un certo “modello ideale”
conforme a quello della famiglia, della società o del gruppo, questo può
costituire motivo di rifiuto di se stessi e quindi di sofferenza e
debolezza. Mentre, se in ciò che siamo si riconosce la propria speciale
unicità, questo può generare al contrario un senso di forza e sicurezza.
Naturalmente, in questo occorre fare attenzione a non cadere nell’errore
opposto, cioè l’esaltazione, dettata dalla presunzione, del proprio ego.
Nell’accettare se stessi e il mondo si liberano e si rendono disponibili
quote di energia interiore nascoste, in quanto, ognuno di noi è un
riflesso del macrocosmo, così tutto quello che non accettiamo nel
mondo equivale a non essere accettato in noi stessi, a livello
“olografico”, e viceversa6.
Se ciò che crediamo e desideriamo è coerente con le nostre scelte e le nostre azioni
questi stati si rinforzano (maggiore intensità) se no si indeboliscono (oscuramento).
Credere, quindi, in una cosa e dirne o farne invece un’altra in cui non si
crede non ha chiaramente grande efficacia, in quanto abbiamo
un’interazione sottrattiva indebolente delle relative energie. Ben
diverso, invece, quando le stesse energie sono in accordo o affini e,
anche se opposte, si rafforzano interagendo additivamente.
6. Poiché generalmente non si è consapevoli del nostro stato interiore, un sistema per
capire in che modo siamo strutturati a livello inconscio consiste nel coglierlo nelle cose
in cui questo si riflette: la nostra salute e il modo in cui viviamo.
49
In generale, dunque, ciò che abbassa il livello vibrazionale energetico
sono le emozioni negative come i timori, i dubbi incessanti o le insicu
rezze, i conflitti, le inibizioni e l’umore nero7; ma anche la mancanza di
veri ideali e solidi valori che possano fare da guida e sostegno; la
mancanza di un senso o di uno scopo nella vita, di una speranza.
Un’idea sottrattiva che s’insinua nella mente “eclissa” una parte di essa,
mentre l’infelicità o il dolore, come una nube scura, l’avvolge nell’ombra.
7. L’espressione “vedere tutto nero”, riferita al mal di vivere, non è soltanto un modo di
dire ma un fatto reale, come si è potuto constatare in uno studio condotto
dall’Università di Friburgo in Germania e pubblicato dalla rivista Biological Psychiatry
(7-2010). Secondo tale ricerca, infatti, in una persona depressa la capacità di percepire
la luce e il contrasto tra i colori viene ad alterarsi, per cui l’ambiente osservato appare
percettibilmente appena più offuscato e incolore.
50
Proseguendo, se a ogni singolo colore caratteriale può corrispondere, in
genere, un limite o un difetto della personalità, dovuto proprio a una
mancata policromaticità, secondo quanto abbiamo potuto constatare
attraverso l’interazione tra i colori, si può dedurre che la soluzione, in
tal senso, non consista tanto nel contrastare detto difetto ma nello
sviluppare additivamente il colore caratteriale opposto. Così come un
carattere irascibile viene equilibrato sviluppando la calma; oppure,
l’avarizia e la prodigalità, il fanatismo e l’indifferenza, e altri opposti
squilibri, vengono compensati – come i piatti di una bilancia – l’uno
attraverso l’altro. Per cui ogni difetto serve a bilanciare il difetto
opposto. Al contrario, se invece viene contrastato il difetto, questo
tende normalmente a riaffermarsi. Questo perché tale azione di
contrasto equivale a voler soffocare una parte di noi stessi, la quale
naturalmente tende a opporsi, così come tenderebbe a opporsi una
persona nel momento in cui si soffocasse la sua libera espressione di sé.
Ogni temperamento, pertanto, costituisce un aspetto positivo, mentre
quello negativo è dato dalla carenza delle qualità o energie degli altri
temperamenti, i quali insieme conferiscono equilibrio alla personalità.
Nella 1a immagine il colore verde viene soffocato (depressione, sensi di colpa); nella 2a
lo stesso colore viene accentuato (attenzione su di esso); nella 3a gli si oppone una forza
contraria sottrattiva (rifiuto, giudizio), anche se sotto resta comunque sempre presente;
nella 4a viene raggiunta l’armonia additiva con la qualità/energia diametrale. Cfr. lo
Yoga Sutra II, 33-4, sulla coltivazione dei pensieri opposti alle inclinazioni negative.
51
La base dell’interazione tra le persone è data dalla comunicazione, e in
questa, generalmente, si riflettono i modi d’essere di ciascuno di noi8.
Nei modi d’essere, a loro volta, è possibile riconoscere la predominanza
della natura emotiva o razionale di ogni donna e di ogni uomo.
Tali nature sono in relazione coi due emisferi del cervello umano, ai
quali corrispondono differenti funzioni e proprietà. L’emisfero sinistro
è in relazione con la “mente che pensa”: razionale, logica, analitica,
caratterizzata dal pensiero lineare o temporale. L’emisfero destro è
associato, invece, alla “mente che sente”: emozionale, intuitiva, analo
gica, creativa, capace dell’immaginazione e di una visione globale.
Di queste nature, entrambe presenti in tutti noi, spesso una prevale
rispetto all’altra. Per cui succede che quando due persone comunicano
principalmente attraverso le proprie differenti modalità si esprime una
bassa intesa tra le due. Il che equivale a un basso scambio di energia.
52
Nell’uomo, la natura emotiva o razionale non dominante supporta
quella dominante: ovvero, una personalità razionale si appassiona a
ciò che stimola il proprio pensiero; mentre, una personalità emozionale
si interessa a ciò che nutre le proprie emozioni.
Così come per la vista, esiste un occhio non dominante che supporta la
prospettiva dettata da quello dominante nel conferire il senso di
profondità a tutto ciò che viene osservato9.
9. L’occhio dominante è quello con cui è possibile, chiudendo l’uno o l’altro occhio,
osservare ancora un punto lontano individuato con entrambi gli occhi aperti attraverso
un anello formato col pollice e l’indice. A tal proposito si può aggiungere che l’occhio
sinistro è collegato con l’emisfero destro (elaborazione visiva e percezione globale)
mentre l’occhio destro con quello sinistro (processi logici o sequenziali).
10. Cfr. Dante, sulle differenti predisposizioni degli uomini, Paradiso VIII, 122-48.
Questo, naturalmente, non significa che non si possano sviluppare anche altre capacità.
53
Allo stesso tempo, ogni personalità o colore perde di senso se non in
rapporto con gli altri colori e se non in relazione, in ultima analisi, con
l’essere parte integrante di un unico sistema organico costituito dagli
stessi. La questione non sta quindi nel fatto che un dato colore (modo
d’essere, ruolo, lavoro, eccetera) sia migliore o peggiore di un altro; ciò
che conta, invece, è il giusto riconoscimento per ogni tipo di contributo;
perché, ai fini del benessere della collettività, sono tutti importanti e
indispensabili. Tutto, dunque, sta nel capire, scegliere o accettare, con
atteggiamento nuovo, ispirato e responsabile, qual è il proprio scopo
esistenziale o possibile contributo, al di là delle mode e dei falsi valori.
In questo senso, si può cogliere un’analogia con le differenti parti
costituenti del corpo umano; ciascuna con la sua specifica e
insostituibile funzione finalizzata al benessere dell’intero organismo.
Il nostro corpo origina, nel concepimento, da un’unica cellula uovo e,
per quanto complesso e differenziato nelle sue parti, una volta
completato il suo sviluppo, conserva la stessa olistica unità attraverso
un’intelligenza che si manifesta in ogni sua singola parte: dagli apparati
agli organi, fino alle singole cellule. Cellule che svolgono ciascuna la
propria funzione e che, allo stesso tempo, beneficiano delle funzioni di
tutte le altre; in un insieme ottimizzato di interazioni che si riflette nel
perfetto funzionamento, altrimenti impossibile, di un organismo
estremamente complesso11.
11. Questa semplice verità si può riconoscere, al di là del parallelismo cellulare, nel
concetto filosofico orientale conosciuto come “agire senza agire” (Wu wei), dato
dall’identificazione con l’ordine cosmico (dharma), per cui il proprio agire diviene effi
cace in quanto consonante con il divino flusso della vita; nell’insegnamento evangelico,
relativo alla divina provvidenza, con la parabola degli uccelli del cielo e dei gigli del
campo; e quindi nella necessità di trovare l’essenza in noi stessi; V. di Matteo 6, 25-34.
54
Nell’organismo della società umana, infatti, le singole cellule, ovvero
gli uomini, assumono normalmente un comportamento ben differente.
Qui, gli egoismi individuali si riflettono in una società altrettanto
egoista, nella quale si deve lottare per avere semplicemente ciò che a
tutti spetterebbe di diritto: il necessario di che vivere decorosamente.
E dove le varie forme di associazione nascono e si sviluppano,
contrariamente da un organismo sano, non per il benessere comune ma
per assumere maggiore forza e privilegi a discapito di tutto e di tutti.
Così, il principio olografico fa sì che la disarmonia nelle persone
produca, in generale, la disarmonia tra i popoli della terra e, in
particolare, la disarmonia a livello cellulare nei corpi delle stesse
persone, con il conseguente sviluppo di disturbi e malattie12.
55
La vera consapevolezza ci è data dal congiungimento con l’Essere.
C’è una conoscenza dell’assoluto, degli eterni principi spirituali
universali che ci indicano la strada verso la luce, il nostro vero essere; e
c’è una conoscenza del relativo che ci è pervenuta, fin dal momento
della nostra nascita, attraverso i modelli familiari, educativi e culturali.
Modelli che ci hanno da sempre circondato, e attraverso i quali ci è
stato cucito addosso un abito mentale conforme alla visione collettiva,
o al paradigma, in cui viviamo. La nostra attenzione può dunque essere
rivolta verso l’una o l’altra visione e, normalmente, a livello collettivo,
viene riposta nella seconda: quella relativa alla nostra ordinaria
condizione di vita del credo individualista. Per cui tra i diametrali
orientamenti di una scelta, noi siamo ciò che pensiamo.
di cento altri, nel vedere i cento universi che ciascuno di essi vede,
Marcel Proust
13. Se il cartesiano “penso dunque sono” rispecchia la nostra realtà, bisogna anche pur
chiedersi: quale realtà? Sono, i nostri pensieri, l’espressione autentica di noi stessi?
56
nostra realtà, piacevole o meno, attraverso i colori che incarniamo, le
loro relative vibrazioni, quelle attraverso cui esprimiamo ciò che siamo.
Brihadaranyaka Upanishad
Il nostro mondo, allora, non è che una grande opera collettiva di magia.
14. Il karma (dal sanscrito, “azione”) è una forza dinamica, un fuoco, all’origine della
continua trasformazione dell’universo e, dunque, della vita. Nel pensiero indiano ha
assunto anche il significato, legato al mondo illusorio della maya, di ineluttabile legge
cosmica, secondo la quale ogni uomo è educato dalle conseguenze delle proprie azioni.
– Il Dìvide et ìmpera, “dividi e comanda”, locuzione latina secondo la quale si ha un
migliore controllo di un popolo disunendolo, si può riferire a ogni aspetto della realtà,
sia terrena che spirituale, cioè ancorando l’uomo più tenacemente alla dualità.
– Su come il credere (la fede) possa rendere tutto possibile cfr. il V. di Marco 11, 24.
– C’è una forma di trasmissione dell’energia, attraverso le vibrazioni, chiamata
risonanza, la quale è data quando chi emette energia e chi la riceve sono in sintonia.
57
Così come un metro può misurare una grandezza, ma anche
determinarne la misura. Da ciò, ogni visione relativa è resa assoluta dal
credere in essa. E, parafrasando Epitteto:
Dunque, le cose affini si attirano. Per cui, noi attiriamo tutto ciò che è
in sintonia con il nostro schema mentale, perché è all’origine di onde
pensiero che risonano con tutto ciò che è loro affine. Così,
ricollegandoci alle interazioni tra le luci e i colori, ogni nostro pensiero
colora noi stessi e lo spazio che ci circonda e, allo stesso tempo,
costituisce un filtro attraverso il quale noi diveniamo ricettivi
unicamente allo stesso colore presente nel mondo esterno.
Da ciò deriva un principio, apparentemente paradossale, secondo cui
occorre già essere ciò che vogliamo essere; il che si può esemplificare
con: per essere felici, bisogna essere felici. Ovvero, la vera felicità non
è il risultato del realizzarsi di determinate condizioni esterne, come i
soldi, i sogni e l’amore, ma è il risultato di uno stato d’animo armonico
che deve essere già presente in noi stessi. Una lunghezza d’onda, una
“misura”, uno stato mentale che per affinità richiama, o ci permette di
cogliere, la felicità in ogni cosa. Mentre l’infelicità richiama l’infelicità.
Protagora
Intorno e dentro a noi esiste già ogni possibilità “positiva” o “negativa”, invisibile come
le onde radio. Pertanto, dipende dal nostro filtro o struttura di pensiero poter vedere,
sintonizzarci, ossia rendere manifesta nella nostra realtà l’una o l’altra.
58
Ogni uomo, essere o cosa è come una corda sonora; una tra le
innumerevoli del complesso strumento musicale chiamato mondo.
Ciascuna con la propria nota che vibra, nell’assieme, consonando.
Sun Tzu
15. Pensi dunque sei, ma, non puoi pensare se non ciò che sai, dunque, sei ciò che sai.
59
Tutto è energia e questo è tutto quello che esiste. Sintonizzati alla
frequenza della realtà che desideri e non potrai fare a meno di ottenere
quella realtà. Non c’è altra via. Questa non è filosofia, questa è fisica.
Albert Einstein
Eraclito di Efeso
16. Con gli attaccamenti, le due facce della stessa medaglia; vd. lo Yoga Sutra II, 3.
17. C’è un’importante consapevolezza che ci può aiutare a superare radicalmente tutti
questi problemi, e consiste nello scoprire l’importanza del perdono; non solo nei
confronti degli altri ma anche di noi stessi. Il perdono con il cuore. Un punto importante
questo per poterci liberare dalle nostre catene e problematiche interiori e poter crescere.
18. Si cfr. con la storia del Dottor Faust, popolare racconto tedesco del XVI secolo.
61
In conclusione, sono due gli stati su cui si può fondare, essenzialmente,
la nostra vita: la paura (sotto qualsiasi forma, non ultime le irrazionali
fobie) e, il suo antidoto, l’amore. Dalla paura derivano gli attaccamenti,
le resistenze, le incomprensioni, i limiti. Dall’amore la verità, la libertà,
la forza, la vera comprensione, l’armonia e il benessere.
La paura è una condizione innata e comune alla totalità degli uomini:
l’abbiamo respirata fin dalla nascita, persino nel grembo materno, e per
molti non è nemmeno riconosciuta come tale. Questa, infatti, ha mille
maschere, tra cui le identificazioni: le ancore della sicurezza emotiva.
L’amore, invece, quello autentico, è l’accesso all’anima, alla totalità.
Alla fonte autogenerante e inestinguibile di se stessa. Il contatto con la
quale richiede integrità, cioè il distacco da tutto quello che si crede di
possedere, per trovare tutto quello che non si sa di avere.
Questo rappresenta la morte simbolica dell’ego, dell’illusione e,
dunque, la rinascita a una nuova vita.
***
Tutto è energia: ogni nostro pensiero, emozione e modo d’essere è
come una condensazione o specificazione energetica, come un colore.
In quanto tale, ogni concentrazione di energia, se sufficientemente
sviluppata, attraverso l’attenzione che si ripone in essa, costituisce un
nucleo di attrazione gravitazionale che attira a sé altra energia – così
come un magnete attira a sé e la concentra la limatura di ferro – tale
da permettergli di esistere e perpetuarsi. È questa forza che determina
ogni azione come un condizionamento o una predisposizione, e che
s’impone come nucleo portante. Altri nuclei possono essere attivati, ma
quello che prevale, per un potere d’inerzia, è quello più profondo e
forte. “La causa dei nostri effetti”. Se ogni coscienza, dunque, può
essere immaginata come formata da nuclei costituiti da pensieri,
desideri e sentimenti, i quali determinano le posizioni soggettive e
relative tipiche dell’individualità; per svincolarsi da queste posizioni è
necessario scoprire una forza in se stessi che c’illumini e che costi
tuisca un nuovo centro di gravità intorno al quale possano orbitare
armoniosamente i nuclei suddetti, così come i pianeti attorno al Sole.
62
L’energy disc
Abbiamo visto, ricollegandoci al capitolo precedente, che come una
ruota bilanciata e senza attriti può ruotare liberamente, così l’uomo può
ugualmente centrarsi liberandosi dai propri attaccamenti, distogliendo
cioè l’attenzione, la propria energia, dalle basse vibrazioni psichiche,
per rivolgerla invece verso quelle più elevate dell’anima.
Ora si propone un semplice esperimento, attraverso un particolare
strumento, utile a dimostrare l’esistenza dell’energia sottile, e il cui
funzionamento, in questo contesto, può essere posto in relazione con
quanto sopra accennato.
63
L’esperimento va svolto in un ambiente chiuso e privo di correnti
d’aria. A titolo di controprova, è possibile sottoporre il suddetto disco a
una fonte di luce2, di calore oppure all’azione di una calamita. Facendo
ovviamente attenzione a non toccare lo strumento, si potrà constatare
che lo stesso non è influenzabile da nessuna di queste forme di energia
convenzionale. Fanno eccezione le cariche elettrostatiche, ottenute ad
esempio attraverso una penna di plastica strofinata con un panno, con le
quali, se è possibile esercitare un’attrazione sul disco, cioè avvicinando
a esso la penna elettrizzata, non è altrettanto possibile farlo ruotare.
Ora, invece, si avvicinino lentamente le mani ai bordi del disco, alla
distanza di circa tre o quattro centimetri, e s’immagini di mandare la
propria energia vitale su di esso dalle proprie palme, immobili. Stando
rilassati e con un po’ di pazienza, trovata la propria posizione ideale, si
potrà assistere sorprendentemente, dopo qualche attimo, alla rotazione
del disco. Un fenomeno, questo, prodotto dalla concentrazione di
energia sottile nel disco di carta che, pertanto, incomincia
spontaneamente a girare, in maniera più o meno costante, con un senso
di rotazione o l’altro3.
64
La forma dell’acqua
Essere grati per l’amore
65
Per Emoto, le espressioni più importanti, attraverso cui ha potuto
constatare gli effetti più belli con i cristalli di ghiaccio, sono state
amore e gratitudine; e gratitudine forse più che amore, perché questa
esprime l’accettazione, l’essere grati per tutto ciò che si è ricevuto.
L’acqua, fonte e matrice di vita, è il medium universale che ha la
capacità di assorbire e ritrasmettere qualunque impressione.
Se si pensa che il nostro corpo è costituito prevalentemente di acqua, si
può immaginare cosa possano produrre i pensieri e le emozioni
negative su noi stessi e gli altri.
Il cristallo di neve, la cui forma tipica è riconducibile alla figura
geometrica dell’esagono1, riflette l’equilibrio tra la componente
materiale dell’acqua e quella sottile dell’energia vitale; componente,
quest’ultima – la virtute informativa – più forte nella natura
incontaminata2; senza la quale avremmo solo materia informe,
disarmonica e senza vita.
Da Snow Crystals
Wilson Bentley
66
I colori dell’animo
Ma voi torcete a la religione
67
pregiudizi e dai condizionamenti provenienti dal mondo che ci circonda
per poter conoscere e capire senza l’azione filtrante e interpretativa che
questi comportano1. Ponendosi al di là dei meccanismi di azione e
reazione, per cui ogni nostro pensiero, desiderio o stato d’animo è
spesso il riflesso automatico a un impulso originario esterno, come una
suggestione pubblicitaria, una notizia, una moda, un altro pensiero, un
fatto qualsiasi, in un'ininterrotta concatenazione di cause ed effetti.
La cosa che più affligge e divide gli uomini, fin dalla genesi dei tempi,
è il ritenersi arbitri del bene e del male; e l’incapacità di riconoscere
nell’altro la propria diversità e il personale contributo alla creazione.
1. Si pensi, ad esempio, ai personaggi dei romanzi o dei film, per le cui idee o azioni
nella vita reale si proverebbe irritazione o sdegno e che invece sono compresi, accettati
o perfino amati. Perché questa differenza? Perché nei racconti di questi personaggi si
arriva a conoscere tutto della loro vita, dal loro punto di vista; ovvero tutti i principali
fatti e ragioni che hanno concorso a fare di essi ciò che sono. Fino a sentirci partecipi
delle loro storie. Nella realtà, naturalmente, questo non è sempre possibile, ma questo
non giustifica il giudizio e la condanna; tanto meno sulla base, spesso, di cieche ed
erronee supposizioni. Oppure, a quanti non è mai capitato, magari al volante della
propria auto, con la radio accesa, di accorgersi come la percezione del mondo esterno
possa cambiare in base al tipo di musica che si ascolta in quel dato momento. Se è una
musica dolce, soprattutto se è legata a sentimenti che toccano il cuore, lo stato d’animo
può mutare fino a provare un’inconsueta, magica e fuggente sensazione di bellezza in
tutto ciò che si osserva lungo la strada. Ogni cosa, ogni persona, ogni volto che
s’incontra appaiono belli – le stesse cose, i luoghi e gli stessi volti rispetto ai quali in un
qualsiasi altro momento saremmo stati perfettamente indifferenti o verso i quali
avremmo avuto forse qualcosa da ridire – e ci si sente come avvolti in un senso di pace
e serenità, dove ogni problema sembra svanire e tutto, là fuori, sembra,… è perfetto.
68
o renderci difficile ogni possibilità di cambiamento e di crescita.
Al tempo stesso, quindi, volgendo lo sguardo interiormente, si può fare
chiarezza in noi stessi, andare più in profondità. Ad esempio, compren
dendo se un certo nostro atteggiamento è dovuto all’influenza esercitata
su di noi dalla famiglia, dalla società o dalla morale; o se lo stesso,
apparentemente identico, atteggiamento è dovuto a una nostra libera
scelta. Nel primo caso è possibile che si possa mentire a noi stessi, che
non ci si accetti, che ci si senta interiormente divisi; così da produrre in
noi un conflitto, un contrasto sottrattivo tra le nostre energie psichiche,
una resistenza interiore, una zona d’ombra. Nel secondo caso, invece,
saremmo di fronte a una scelta consapevole, senza pregiudizi o
autocondanne e a una serena accettazione e affermazione additiva di
qualunque cosa ritenuta positiva o negativa in noi, con un senso di
spontanea, luminosa interezza e libertà d’essere. Da ciò si può
comprendere come il vero colore di ogni uomo, espressione del proprio
animo, è spesso mascherato da un colore differente, non autentico,
acquisito o imposto attraverso gli influssi della famiglia e della società,
e quindi in definitiva da noi stessi, non più noi stessi.
stessa realtà. Se non con l’essere uniti dentro per esserlo fuori.
69
La soluzione consiste pertanto, essenzialmente, nel ricercare una guida
e la chiarezza nel proprio cuore, in modo da poter realizzare una vita
autentica attraverso la consapevolezza, la libertà e la responsabilità:
ovvero la chiara comprensione della realtà senza la quale non si può
essere veramente liberi; liberi dal proprio e dall’altrui egoismo; e la
responsabilità nei confronti delle proprie scelte e azioni. Qualità
fondamentali per far sì che il mondo possa evolvere attraverso
l’emergere di una nuova umanità, illuminata e felice, libera e unita.
In tutto questo, un ruolo centrale è ricoperto dallo scopo dell’esistenza.
Perché, qualunque sia la motivazione che spinge l’uomo ad agire
(affermazione, attenzioni, riconoscimenti), in fondo ciò che egli ricerca
è quel qualcosa che dia un significato alla vita e il gusto di viverla. È
quell’energia che nutre l’uomo e gli dà forza. È quel moto che origina
celatamente dall’anima. Una tensione che deriva dall’avere un sogno;
un sogno la cui più alta espressione, l’autentico sale, risiede nella con
sonanza tra il sogno individuale e quello collettivo. Il sogno del cuore.
70
quali osservatori imparziali. Questo produce anche l’effetto di distac
carci psichicamente, disidentificandoci, da quei nuclei gravitazionali
disarmonici che, come parassiti, si nutrono della nostra forza. Così
come Cronos, il tempo, divora chi nel tempo è immerso.
Il presente è tra il passato e il futuro, mentre l’energia vitale è tra il
corpo e lo spirito, ed entrambi rappresentano un ponte verso l’Essere.
2. Come uno strumento musicale non accordato, dalle note cioè non intonate, non può
consonare in un complesso orchestrale; così una psiche disarmonica, non accordata con
il Diapason divino, non può consonare con il cosmo ed essere partecipe della sua forza
armonica. In questo senso, si vedano i Dialoghi di Platone, ad esempio Repubblica, III
401b-2a; e, nel Liji, il Memoriale dei Riti, il Classico della musica dell’antica Cina.
71
Dall’intersezione di due cerchi, in modo che il centro di ciascuno di
questi si trovi sulla circonferenza dell’altro, si ottiene una figura simbo
lica dalla forma lenticolare chiamata mandorla mistica o vesica piscis.
Conosciuta in diverse tradizioni spirituali, anche di fede cristiana, si
trova in molte antiche opere pittoriche e architettoniche in tutto il
mondo, talvolta in maniera celata. Tale figura, nell’uomo, può
simbolizzare essenzialmente l’unione consapevole dei principi polari:
ego e anima oppure mente e cuore, rappresentati dai due cerchi3; e, nel
contempo, può simbolizzare la triade anima, spirito e corpo, in cui a
ogni principio si contrappone la somma degli altri due. Ne proponiamo
qui l’immagine integrata con l’utilizzo additivo del colore.
72
SINTESI TRIADICA
Figure floreali
di Leonardo
da Vinci,
Codice Atlantico.
4. Alcuni di questi nomi sono la triquetra (dal latino, “triangolare”), la triscele (“tre
gambe”) e il trilobo. L’intersezione di due cerchi (mandorla) e quella di tre sono parte
di una struttura floreale a sei petali contenuta in un disegno noto come Fiore della vita.
73
Con la diminuzione dell’intensità degli stessi colori, a partire dal verde,
poi il rosso e infine il blu, si ottengono invece i seguenti risultati:
5. Il rosso bruno simbolizza il colore della terra, la terra rossa adamica (in ebraico
Adam, “uomo”, “terra rossa”), il cui “fuoco interiore” (che ricorda quello del magma
all’interno della terra) discende dal sole, ed è affine a quello del cuore e all’energia
vitale dell’uomo (vd. anche la radice comune etimologica di humus, “terreno” e homo,
“uomo”). Una luce solidificata che rimanda al sale della terra; vd. V. di Matteo 5, 13.
74
coscienza tramite la percezione corporea: il suo controllo, l’equilibrio,
il radicamento con la terra. Le sensazioni basilari all’origine primaria di
ogni pulsione, reazione o volontà, cioè il dolore e il piacere fisico. È
l’energia che supporta la volontà e che le permette di esprimersi sul
piano fisico, di agire, mettere in atto e concretizzare. È la memoria
naturale. È la “forza alata” dell’eros, ciò che si esprime, sublimato, nel
desiderio di realizzare o raggiungere uno scopo, un obiettivo e, spesso
in modo impetuoso, ciò che si sperimenta con l’attrazione erotica; e ciò
che può condurre a capire il vero amore. È il misterioso magnetismo.
– Il giallo è il colore appartenente alla sfera delle emozioni. È il primo
livello di interiorizzazione dell’energia e l’interfaccia tra il fisico e il
mentale; infatti, le emozioni quali la rabbia, la contentezza, la tristezza
e la paura, si accompagnano a immediate reazioni fisiche come la
tensione e il pallore, a cambiamenti di espressione del volto, della
gestualità e della voce; e a reazioni mentali come il turbamento e il calo
della lucidità. Queste possono indurre una risposta impulsiva o reattiva,
generalmente di breve durata, di natura fisica o verbale, anche intensa.
Con uno spostamento cromatico verso le tonalità del pensiero, le
emozioni si fanno più complesse (vergogna, gelosia, ansia …) e
assumono il colore dei sentimenti: il verde. In genere equiparati alle
emozioni, più appropriatamente i sentimenti possono essere intesi come
il risultato di ciò che si prova quando le emozioni sono intessute in
vario modo con le espressioni della mente: le idee, i pensieri e i ricordi
(o, quest’ultime, con i moti del cuore, da cui il colore viola). In questo
senso, ai sentimenti appartengono, ad esempio, l’affetto, la simpatia, la
malinconia, la frustrazione, la felicità. Inoltre, ai sentimenti corrispon
dono, in genere, emozioni meno intense e reattive, e più durature.
Le emozioni non sono autonome energeticamente, vanno cioè
alimentate per essere provate, sono la risposta a una stimolazione che
va ricercata perché ci “smuova”: all’esterno di noi stessi attraverso il
fare, i rapporti sociali, le nuove ed eccitanti esperienze e le relazioni
affettive; all’interno di noi stessi attraverso gli interessi, il comprendere
nuove cose, l’ideare e il creare. Corrispondono, in particolare, a quel
tipo di sensazione, o energia, percepita come eccitazione, tensione o
senso di carica emotiva associata a ogni diversa attività o esperienza.
Carica che, se bassa, è avvertita come noia o disinteresse; se
relativamente equilibrata, come una condizione di benessere interiore,
come nella cenestesi; se un po’ più alta, come eccitazione o stress
75
positivo, utile per dare il meglio di sé nelle performance; mentre, se
eccessiva, è avvertita come ansia, nervosismo, turbamento o panico.
O, ancora, le emozioni possono costituire quelle energie inibitorie,
passeggere o, il più delle volte, persistenti, che tendono a soffocare ogni
forma di energia, fisica e mentale, come nella malinconia, nell’apatia e
nella depressione.
Le emozioni (dal latino emovere: “trasportar fuori, smuovere,
eccitare”), rappresentano, a un tempo, una spinta motivazionale, un
bisogno interiore che stimola l’azione e il pensiero; costituiscono cioè
una forma di piacere e autogratificazione per quello che si fa6.
Abbiamo quindi le passioni, ovvero, quel moto dell’animo inteso come
interesse e dedizione a svolgere un’attività con trasporto e impegno.
– L’azzurro è il colore degli stati d’animo: emozioni o sentimenti più
sfumati e complessi, cioè più vicini e sottilmente intessuti con la sfera
del pensiero o dell’immaginazione, come il fantasticare o il sognare a
occhi aperti7. Sono stati più tenui e stabili, cioè meno reattivi rispetto
alle pure emozioni, che possono contraddistinguere il carattere,
l’umore, il modo d’essere tipico di una persona.
– Il blu è l’energia più interiore delle tre basilari, e corrisponde alla
coscienza, all’intelletto, ovvero alla facoltà mentale che consente di
conoscere, riflettere, comprendere, dedurre secondo un filo logico;
contrapposto all’intelletto inteso come facoltà di conoscere direttamente
attraverso l’osservazione e l’intuito. È la capacità di focalizzare
l’attenzione psichica. È la volontà, ovvero la facoltà di fare le proprie
scelte e di perseguirle; scelte che presuppongono idealmente
consapevolezza, discernimento e libertà, e a cui la volontà dovrebbe
essere legata indissolubilmente; volontà non di rado, invece,
condizionata o deviata dagli stati emotivi e fisici, dai loro ciechi
impulsi, o da fattori esterni. È, ancora, quella gamma di attributi
mentali che vanno da una ragione strumentale e pratica, di aiuto nella
quotidianità, a un intelletto più sofisticato, profondo e astratto, o dotato
di grande ingegno, e che “basta a se stesso”.
76
– Il viola, come colore dato dalla somma del rosso e del blu, dell’ener
gia e dell’eros con il pensiero, è il potente colore dell’azione volitiva,
creativa e intelligente; viola il quale, se arricchito dal colore rosso del
cuore, si tinge di grazia e carisma. Si pensi ai sacri e regali vestimenti
porpora dell’antichità che tale stato dovevano rappresentare.
Ora, le tre facoltà psichiche base non vanno considerate come energie
singole ma come energie che, insieme, si compenetrano, si fondono e
s’influenzano reciprocamente in base alle loro relative intensità; così da
creare un colore, un’energia composta, una mescolanza unica che
caratterizza ogni diversa personalità. Ad esempio, il rosso può
arricchire il blu rendendolo più dinamico e sicuro di sé; mentre,
viceversa, il blu può conferire al rosso una visione più profonda e
lucida della realtà. Le facoltà psichiche, dunque, costituiscono quei
moti dell’animo, o quella triplice volontà dell’essere, a fondamento
della natura umana, e il cui equilibrio è simbolizzato da un triangolo
equilatero. Facoltà che possono esprimersi, in generale, mediante la
luminosa pienezza oppure l’ombrosa parzialità.
Ombra e Luce
L’equilibrio delle tre facoltà psichiche fondamentali può essere espresso attraverso la
forma di un triangolo equilatero, sopra raffigurato attraverso gli stessi colori della
sintesi triadica nelle modalità sottrattiva e additiva, discendente e ascendente.
77
In generale, pur nelle vicissitudini esistenziali, una personalità solare è
tendenzialmente reattiva e ottimista, ama la vita; mentre una personalità
ombrosa, al contrario, tende a deprimersi e a essere negativa. Per
quest’ultima, altre situazioni possono essere definite da un senso di
vuoto esistenziale, da un’angosciosa mancanza di un senso, di speranza,
e da una prostrante infelicità: le profonde ombre dell’anima.
– Il gusto morboso per il giudizio, cioè di ogni affermazione che, superando la semplice
constatazione dei fatti, esprime un’opinione, una critica, spesso falsata e velenifera,
sulle persone, nasce da una profonda mancanza d’amore e di autostima. Una mancanza
che trova facile rimedio, e quindi sollievo, nell’abbassare gli altri rispetto a noi stessi.
78
Ogni attributo psichico cromatico può assumere in sé, o per interazione
con gli altri attributi, una natura additiva (espansiva, illuminante) o
sottrattiva (contrattiva, oscurante); due opposte nature che originano da
forze, perlopiù inconsce, riconducibili essenzialmente agli stati primari
di piacere/amore o di dolore/paura. Ad esempio, un dolore emotivo può
trasformare il colore giallo acceso, generalmente rappresentativo delle
emozioni positive, come la contentezza, in un giallo spento, in un
“verde bile” o in un verde cupo (l’antico umore atrabile8), come nella
rabbia, nel rancore o nella paura. Verde cupo contrapposto quindi al
verde vivido dei sentimenti positivi. Pertanto, quando un attributo
psichico è oscurante influisce su gli altri attributi psichici causando un
viraggio sottrattivo generale verso un colore risultante spento, come nel
pessimistico “vedere tutto nero” (o il nero come rappresentativo
dell’odio o della morte). In realtà, nessuna tonalità di colore, vivace,
tenue o scura, è di per sé solo negativa o solo positiva; queste tonalità
possono però essere poste in corrispondenza, tenendo conto della
relativa contestualizzazione, con ogni particolare attributo e indicarne la
relativa quantità, cioè l’intensità di energia, e/o la sua qualità, negativa
o positiva. Il rosso può così rappresentare vitalità ma anche aggressività
o, al contrario, se spento, tramutato cioè in marrone, una relativa
mancanza di energia e volontà, oppure, semplicemente, pacatezza.
Il verde vivace può rappresentare eccitazione emotiva o turbamento,
mentre un verde bottiglia uno stato di apatia, oppure di tranquillità.
Infine, un blu acceso una mente attiva e attenta, mentre un blu intenso
noia, disinteresse o, inversamente, profondità mentale.
79
I colori psichici, nell’interagire tra loro (per sintesi), il modo cioè in cui
le emozioni e i pensieri possono influenzarsi reciprocamente,
costituiscono le “chiavi” attraverso cui aprire (in additiva) o chiudere
(in sottrattiva) la mente. Aprirla alla luce, alla consapevolezza, a una
maggiore comprensione, o chiuderla, al contrario, a tutto ciò.
Simbolicamente, nella Color Matrix (pagina 43), queste combinazioni
cromatiche possono formare, incrociandosi, le sbarre di una prigione
mentale, individuale, relazionale o collettiva; o, al contrario, possono
formare colorati intrecci di un luminoso arazzo di interattive e
moltiplicative espansive possibilità.
80
Il punto di mezzo
Qualsiasi espressione nella nostra realtà si può ridurre, essenzialmente,
nell’interazione tra elementi contrapposti che stanno tra loro secondo il
rapporto polare o complementare. In ogni rapporto tra elementi opposti,
la condizione di equilibrio, la verità, si trova al centro e mai in una delle
parti o estremi, come normalmente si è portati a credere1. Ma anche tale
centro, in realtà, può assumere una posizione relativa. Ad esempio, un
modo d’essere incentrato sulle impulsive emozioni – il pathos – è
altrettanto squilibrato di quello basato sulla sola fredda ragione – il
logos – Così, se le emozioni unite alla ragione si possono esprimere nei
sentimenti o nelle passioni, i sentimenti stessi, a loro volta, possono
essere egoici oppure puri. Il centro che comprende e integra entrambi i
poli, ma in maniera differente dalla semplice combinazione di questi, è
la sintesi additiva. La sintesi come risoluzione al di sopra delle parti,
non come espressione parziale ma, se integrazione genuina, come
pienezza, elevazione e luce – l’ethos2.
Nell’immagine che segue possiamo vedere come ogni coppia di
elementi contrapposti, in senso generale, qui rappresentati dai colori
complementari azzurro e rosso, nella loro interazione, si possono
elevare additivamente verso la luce e giungere gradualmente al bianco;
1. Nell’etica aristotelica ciò corrisponde al concetto, relativo alla virtù, del mesotes: in
cui il male è opposto al male ed entrambi si oppongono a un unico bene; così come la
virtù del coraggio è medietà tra eccesso e difetto, quali la temerarietà e la viltà.
2. Ethos (da cui ethikós, “etica”) è il costume, il carattere ma anche la dimora del
l’uomo, dimora da intendersi come universo animico: l’oggetto del “conosci te stesso”.
81
oppure, digradare sottrattivamente verso l’oscurità e arrivare progres
sivamente al nero (vedi anche a pagina 23).
A questo punto, si potrebbe rilevare che è stata considerata la sola
interazione tra l’azzurro e il rosso ma non, esplicitamente, tra il bianco
e il nero, la luce e l’oscurità. Rivediamo il tutto allora nell’insieme.
Se ci riferiamo unicamente all’uso del colore esprimibile attraverso la
stampa in queste pagine, la cosa può essere illustrata nel seguente
modo: nell’immagine precedente, ossia il nostro quadrangolo con ai
vertici una doppia coppia di colori opposti, l’azzurro e il rosso
orizzontalmente e il bianco e il nero verticalmente, il centro è
rappresentato da un certo valore medio di grigio, in questo caso a metà
tra il colore bianco della carta e il nero dell’inchiostro.
In realtà, bisogna tener conto che se l’oscurità è facilmente ottenibile, e
questa può anche essere tranquillamente rappresentata dal nero a
stampa; con la luce, al contrario, si può arrivare a livelli di splendore o
intensità così elevati da andare ben oltre la luminosità (riflessa) della
presente carta e dei suoi inchiostri colorati. Per cui, il valore medio,
visto sopra, è relativo e varia in funzione dell’intensità della luce
considerata. Inoltre, si dovrebbe tener conto della dimensione spirituale,
invisibile ai nostri occhi, dove la luce e i colori possono essere
inimmaginabilmente più brillanti e puri, tali da poterli definire
“metaluce” e “metacolori” (ciò in rapporto al termine metafisica).
In questa nuova rappresentazione, come illustrato nell’immagine che
segue, la metà superiore del quadrangolo (triangolo rivolto in su),
quella dell’intensa lucentezza e dei metacolori, non è raffigurabile,
anche se è in rapporto con l’altra metà inferiore (triangolo rivolto in
giù), quella dei colori visibili. E il centro, il punto di mezzo, è qui
simbolizzato dal bianco, il bianco solare, il sole. Questo perché il sole
rappresenta per noi il centro, la fonte di energia vitale e di luce3.
La nostra complessa realtà si compone di aspetti complementari: come
la dimensione spirituale in rapporto a quella fisica, l’energia in rapporto
alla materia; aspetti che a un tempo costituiscono un’unità inscindibile.
Come risulta dall’equivalenza tra energia e materia secondo la moderna
concezione della fisica; o, come affermava Albert Einstein:
3. Con Nicola Cusano (XV sec.), sul modello neoplatonico delle ipòstasi (“sostanze”),
l’universo è dato dalla compenetrazione di due coni, uno di luce e l’altro di tenebre, uno
proveniente da Dio e l’altro dalla Terra. Mentre con Robert Fludd (XVII sec.), i coni si
incrociano (anche nell’uomo) creando al centro il Sole, manifestazione visibile di Dio.
82
“Ciò che abbiamo chiamato materia è energia, la cui vibrazione è
stata così abbassata da essere percepibile ai sensi.”
Empedocle
l’energia spirituale. Non è un caso che il Sole sia al centro del nostro
Vita che pulsa in noi grazie al nostro cuore, centro di noi stessi.
propri punti di vista e indifferenti, se non ostili, verso tutto ciò che non
84
La piramide della consapevolezza dell’uomo.
6. Cfr. la metafora della “colomba di Kant”, in cui una colomba, che nel suo volo sente
la resistenza dell’aria, ritiene di poter volare più agevolmente nello spazio vuoto. Senza
però rendersi conto che proprio l’aria, che essa sente come una resistenza, è ciò che in
realtà la sostiene nel volo e le permette di librarsi liberamente.
7. L’uno è il tutto. Non esiste altro. Non esiste un qui e un lì, un questo e un quello e un
prima e un dopo al di fuori dell’uno a cui esso possa rapportarsi (cfr. il Timeo 33c). Tali
possibilità diventano invece infinite quando l’uno suddivide se stesso in innumerevoli
distinte espressioni di sé. Per cui esso diviene come un corpo immenso (universo) nel
quale ogni sua singola cellula (ogni essere), assumendo, questa, coscienza individuale,
lo stesso corpo diviene lo spazio-tempo infinito da esplorare, con un qui e un lì, un
questo e un quello e un prima e un dopo al di fuori di sé a cui potersi rapportare.
Il concetto di libertà non ha quindi significato per l’uno; acquisisce invece un valore
assoluto nel momento in cui l’uno assume infinite espressioni di sé; mentre la libertà
assume un valore ordinario o relativo per le singole espressioni individuali, le quali
invece possono rapportarsi con vari gradi di libertà, o la sua assenza.
86
Via di mezzo è vivere, esteriormente, la propria individualità e,
caos – dell’alternarsi del giorno e della notte: delle forme e dei colori
Come il colore è insieme luce e ombra, luce da cui origina e ombra che
delimitandolo lo specifica e risalta; così l’uomo è insieme anima e
corpo, anima da cui ha origine e corpo che lo definisce e caratterizza.
87
siva e senza discernimento delle suggestioni e delle influenze esterne (poi fatte proprie),
la realtà personale assume la forma di una gabbia illusoriamente chiamata libertà.
Anche questa in fondo libertà, è pur vero, libertà di disconoscere il vero e di fare espe
rienza del falso, e dunque con la sua importanza. Il vero spirito libero non coincide,
comprensibilmente, con l’ideale puerile di libertà, comune nelle personalità immature,
ancora lontane dal riconoscersi come un qualcosa di più grande, in armonia con il tutto.
Dio ha dotato l’uomo, in virtù dell’averlo creato a propria immagine e somiglianza, del
sacro dono del libero arbitrio. Un dono mal compreso e spesso barattato con una sua
parvenza, come dimostrano le misere condizioni di vita dell’umanità. Queste, in larga
parte il prodotto di meccanismi di fuga da un “vuoto” interiore, un senso di solitudine e
di paura esistenziale da cui originano affanni, conflitti e la ricerca di continue
distrazioni. Senza comprendere che proprio in quel vuoto, in quel buio, in quel silenzio
tanto accuratamente evitato, soffocato dall’ego, dai rumori della civiltà, dall’esteriorità
e dagli inganni del mondo, si cela invece la vera forza, la luce, la dimensione divina.
L’espressione libero arbitrio è formata da due parole traducibili come “libera facoltà di
scelta”, espressione questa che si riferisce all’autentica libertà, e a cui si contrappone di
conseguenza il solo essere “liberi” o la sola “facoltà di scelta” (dunque non libera), e
che pertanto sottintende una falsa libertà, una libertà limitata, illusoria, ma ampiamente
diffusa e non riconosciuta. Quella per cui si crede di essere liberi solo perché si può
scegliere tra questo o quello, ma senza sapere niente del maestoso universo intorno a
noi. Quella libera scelta che, nell’essenza, è tra la luce e l’oscurità. Cfr. Genesi 1, 26;
“la verità vi farà liberi” V. di Giov. 8, 32; e “liberi soggiacete” Dante, Pg. XVI, 80.
– Esistono due tipi di purezza: una è la purezza spirituale, l’altra è quella materiale. Una
è rappresentata dalla purezza della luce bianca, l’altra dalla purezza dei singoli colori. E
l’ego, per naturale affinità con il mondo materiale, spesso confonde l’una con l’altra. Si
è puri nella misura in cui ci si identifica con la pura multicromaticità della luce, ovvero
con la totalità della realtà e non con la pura monocromaticità di un colore o con un
singolo aspetto della stessa realtà. La vera purezza è dunque solo dell’anima e non può
mai essere della persona come erroneamente si è portati a credere; perché ricercare la
purezza o la perfezione nella persona vuole dire rinnegare il suo aspetto
individuale/egoico a favore esclusivamente di quello animico/impersonale. Il punto
d’incontro, la posizione ideale, si trova pertanto tra le due considerate.
– La diffusione di idee o concezioni opposte e conflittuali, in particolare se false, che si
contraddicono l’una con l’altra, producono insicurezza, sfiducia, destabilizzazione e un
abbassamento del livello vibrazionale; e causano alla lunga indifferenza e incapacità di
discernimento, nonché l’appiattimento delle coscienze, oltre a dividere le persone che
sostengono, dagli opposti lati, queste stesse idee. Tutti aspetti, questi, della sottrattività.
– Una curiosità: dal riemergere di un ricordo, suscitato dalla constatazione di aver
sperimentato fino a quel momento una pratica spirituale squilibrata e infruttuosa;
ovvero, che se una corda di uno strumento musicale viene tesa eccessivamente questa si
spezza, mentre se la si lascia troppo lenta non suona, cioè che solo la sua corretta
tensione può produrre il giusto suono; Siddharta comprese una grande verità, quella che
gli avrebbe permesso di divenire il Buddha, “il risvegliato”, e che un giorno avrebbe
trasmesso al mondo. La verità della “via di mezzo”, della retta condotta, tra gli eccessi
come l’auto-indulgenza e l’auto-mortificazione, l’estremo ascetismo e una vita legata ai
piaceri dei sensi. Comprese, dunque, la necessità di accordare, cioè di armonizzare, il
proprio strumento psicofisico con la virtù della medietà.
88
Tra Terra e Cielo
Il sapere perduto I
In principio Dio creò il cielo e la terra.
Genesi 1,1
89
In questo mondo, così costituito, si colloca l’uomo quale microcosmo
riflesso del macrocosmo e tutt’uno con esso. L’uomo assume qui una
posizione centrale rappresentata, in particolare, da un terzo cerchio
(rosso) in posizione intermedia tra i primi due1.
Un’altra importante immagine simbolica, in relazione alle figure del
cerchio e del quadrato, è data dalla famosa quadratura del cerchio, la
quale, al di là delle questioni relative alla sua costruzione, cioè la
trasformazione di un cerchio in un quadrato di uguale superficie2,
rappresenta in realtà la genesi dell’universo fisico quale manifestazione
o materializzazione dell’Idea, del progetto divino originario. Ma anche
l’armonizzazione nell’uomo delle forze del cielo e della terra.
1. Il diametro del cerchio medio (rosso) tra i cerchi inscritto e circoscritto (blu), con
diametri pari a 1 e √2, è uguale a “1,207”. Un valore vicino al raggio del cerchio medio
“0,6035” (1,207/2) è dato dal numero aureo “0,618” (ϕ); di cui si è accennato a p. 28.
Il cerchio medio (1,207) è anche quello che circoscrive quattro cerchi uguali, inscritti
nel quadrato, con diametro 1/2 del lato; e non solo, come vedremo. Cfr. “1,2008” sotto.
2. Ricordiamo, per la realizzazione di un quadrato della stessa superficie di un cerchio
dato, le formule relative alle due suddette figure geometriche; dove A indica l’area, r il
raggio, C la circonferenza, d la diagonale e l il lato. Area cerchio = r2·π; r = C/2π op.
√A/π; area quadrato = l2; d = l·√2. Costanti: d/l = √2 = 1,4142…; C/2r = π = 3,1415…
Con il lato e la superficie del quadrato uguale a “1”, che qui prendiamo come figura
geometrica di base, il diametro del cerchio di pari area è uguale a (√1/π) ·2 = “1,128”.
La quadratura del cerchio può essere espressa anche uguagliando l’estensione, cioè la
misura della circonferenza e quella del perimetro; in questo caso il diametro del cerchio
risulta 4/π = “1,273”; una misura equivalente al quadrato del valore precedente, cioè
1,1282 = 1,273 (per cui 1,128 è anche uguale a √4/π). Mentre, (4/π +√4/π)/2 = “1,2008”.
90
Immagine che raggruppa tutti i cerchi e il quadrato centrati.
3. Si cfr. con la disgiunzione del cielo e della terra (Nut e Geb) nella mitologia egizia.
Cfr. la rifrazione (e “apertura”) della luce che devia la propria traiettoria nel passaggio
dal vuoto alla materia (e che fa apparire un cucchiaino piegato in un bicchiere d’acqua).
91
Ne deriva un nuovo simbolo che rappresenta la falce lunare, cioè la
dimensione umana caratterizzata dal suo ego, ovvero dalla sua mente
analitica (la falce che divide) in grado di riflettere solo una minima
parte della realtà (la tenue luce solare riflessa dalla luna). Una mente
duale caratterizzata da mutevoli, relativi e contrastanti punti di vista.
92
L’Uomo vitruviano, 1490 ca. (344 x 245 mm).
4. Per poter osservare l’universo, ogni punto di vista non può che essere relativo, poiché
se fosse assoluto non sarebbe un punto di vista, non distinguendosi cioè dall’universo
stesso; il quale, pertanto, non potrebbe osservare se stesso come un qualcos’altro da sé.
Ne consegue, quindi, che ogni punto di vista, quale entità distinta all’interno del tutto, è
necessario e assume, soggettivamente, centralità e assolutezza (egocentrismo). Allo
stesso tempo, tutti gli innumerevoli centri (individui) non sono che un unico centro,
un’unica cosa; per cui, inconsciamente, ciascuno di essi, anche per questa ragione, sente
se stesso come il centro dell’universo. Da ciò, a livello generale (umanità), tutto si
relaziona e incentra nell’uomo, quale misura di tutte le cose (antropocentrismo).
93
L’Uomo vitruviano è inscritto, a un tempo, nel cerchio medio, nel cerchio di quadratura
e nel quadrato. Il centro del cerchio medio, o del cerchio dell’uomo di Leonardo,
coincide con l’ombelico, il centro di gravità ego-fisico dell’uomo.
94
delle mani dell’uomo quadrato. Attraverso i centri dei cerchi blu si
individua, invece, l’ampiezza della traslazione di questi stessi cerchi.
In una scala musicale i suoni sono ordinati, dai più gravi ai più acuti,
secondo una particolare serie di intervalli, il principale dei quali è
l’intervallo di ottava. Essa corrisponde a quell’intervallo tra due note le
cui altezze (o frequenze) sono una il doppio, o la metà, dell’altra (cioè
sono in rapporto di 2:1); note che, data la grande consonanza e affinità
tra loro, vengono chiamate con lo stesso nome, ad esempio Do. Tra
queste sono comprese le sei note intermedie: Re, Mi, Fa, Sol, La e Si.
Per cui con ottava s’intende l’ottava nota (Do2), ripetizione della prima
(Do1) ma su un’altezza differente, o l’intera successione di otto note.
Ottava
Le lunghezze d’onda della luce visibile sono comprese circa tra i 700 e
i 400 nanometri. Questi sono proprio i confini “S” stabiliti dal quadrato,
in relazione alla dimensione psichica dell’uomo. Tali confini corrispon
dono, nell’ambito della nostra ottava, all’intervallo compreso tra le note
Do2 e La2 o, più precisamente, sono espressi dal numero “1,71”7.
7. Con il quadrato pari a 1, “S” (√2) si traduce musicalmente tramite i raggi dei cerchi
circoscritto e inscritto: r2 – r1 = s1 (√2 /2 – 1/2 = 0,207); r1– s1 = s2 (0,5 – 0,207 = 0,292);
r1/s2 = S (0,5/0,292 = 1,707). Op. tramite la formula: S = 1/(2-√2); op. S ≈ 12/7; op. 3√5.
98
Piani dell’universo, o livelli di coscienza, legati tra loro e ordinati in
ottave cromatiche che si riflettono le une nelle altre. Centri di
collegamento tra le energie sottili all’interno dell’uomo e al suo esterno,
che lo nutrono e svolgono altre importanti funzioni.
Do3
Si
La
Sol
Fa
Mi
Re
Do2
Quella dei centri energetici sottili è una conoscenza alla base delle
99
Lo spazio all’interno della seconda ottava, compreso tra il centro basale
e il centro plesso solare, è in relazione, come abbiamo visto, con lo
spazio energetico in cui hanno sede le espressioni psichiche dell’uomo.
In questo spazio, il centro sacrale, sovrapponibile al centro del cerchio
di quadratura, corrisponde alla sfera emozionale; importante, in
particolar modo, per il fatto di essere un punto di concentrazione
dell’energia vitale, la cui funzione è quella di vivificare l’intero corpo
fisico. Un punto in cui, in molte discipline energetiche o spirituali, è
portata l’attenzione, la concentrazione mentale, con l’aiuto della
respirazione, al fine di sviluppare e armonizzare detta energia: una
“medicina sottile” fonte di forza e salute8.
L’altro punto considerato, il centro del cerchio medio, il “medio
psichico” (all’altezza del Mi2/verde), corrisponde all’ombelico, la
radice della vita; poiché durante la gestazione il bambino trae il proprio
nutrimento dalla madre tramite il cordone ombelicale e la placenta9.
Infine, per quanto riguarda il centro plesso solare, questo è tradizional
mente posto in relazione, essenzialmente, con il sistema digestivo e con
la sfera mentale, “l’elaborazione” del pensiero.
Al di sopra dello spazio egoico, compreso all’interno della seconda
ottava, si entra invece nella dimensione spirituale superiore, di cui il
primo centro è rappresentato dal cuore, e al quale seguono altri tre
centri, come indicato nella tabella precedente. Quando i centri superiori
sono sufficientemente attivati, la persona acquisisce, in relazione alla
propria elevazione o risveglio spirituale, maggiori e più sottili capacità
e una nuova, più profonda e vera percezione della realtà.
100
La musica è la figurazione
delle cose invisibili.
Leonardo
101
centro energetico sommità (Do); che, secondo la rispondenza analogica
con il monocordo – l’Axis Mundi – le cui estremità simbolizzano
l’Alpha e Omega, attraverso una prima divisione genera ciò che a sua
volta può generare, il cerchio più piccolo inscritto nel quadrato,
l’universo manifesto, l’uomo a immagine dell’Ottava divina; e, al
centro, la sua ingenita energia sessuale (Do2). Mentre, per mezzo di
un’ulteriore divisione della corda, abbiamo, in posizione intermedia, lo
spirito dell’intelligenza e dell’amore universale (Do3).
Dentro di te è la Luce
102
intellettiva, la facoltà conoscitiva visiva diretta del reale della quinta;
mentre il cuore, al centro, svolge una funzione mediatrice globale. Ciò
significa che quando le espressioni psichiche trascendono se stesse, ciò
è dovuto a una maggior influenza dei centri superiori, in primo luogo
quello del cuore. Da ciò l’emergere di una coscienza più elevata o etica
che nasce da superiori consonanze, e dunque l’emergere di tre qualità
spirituali basilari: la consapevolezza, la responsabilità e la libertà.
Coscienza
Pensiero
Sentimenti
Emozioni
Vitale
Sensoriale
Le funzioni psico-cromatiche dell’ego, tra il Do2 e il Do3.
Do6
Do5
Corrispondenza tra lo
spettro cromatico e le
facoltà psichiche
dell’uomo espresse
nella forma del viso. Do4
11. Leonardo ha dedicato molta attenzione ai rapporti tra il carattere e i lineamenti del
volto umano, come rivelano i suoi disegni, dai ritratti alle caricature, tanto da essere
considerato il fondatore della fisiognomica moderna. Proseguendo con le corrispon
denze uomo/ottave, le linee della fronte, nello spazio compreso tra la 5a e la 6a ottava,
richiamano la metoposcopia di Girolamo Cardano, matematico e filosofo del ‘500.
12. Il naso, in senso figurato, e non a caso, indica la sagacia, il giudizio acuto, l’intuito,
il senno, e dunque l’intelletto (cfr. il termine greco sophòs, “che ha buon naso, senno”).
Cfr. la “fantasiosa” relazione tra il naso e la mente (che mente) in Pinocchio di Collodi.
104
Il potere della meditazione può essere decuplicato sotto l’azione di una
luce violetta proveniente dai vetri colorati di una chiesa silenziosa.
Leonardo
Centratura e decentratura
Rifrazione di un raggio di luce attraverso un prisma.
Senza luce non c’è colore e senza colore non c’è luce.
105
Questo è il profondo significato dell’Uomo di Vitruvio e, con esso, del
concetto di Armonia delle sfere espresso da Pitagora e ripreso, tra gli
altri, da Dante14. Un significato celato, ad esempio, nel simbolismo
geometrico dei rosoni di alcune chiese dell’arte romanico-gotica.
Cerchi concentrici della dimensione celeste con all’interno quella terrena definita dal
quadrato. Una simbologia celata nella geometria dei rosoni di alcune chiese romanico-
gotiche come quelle delle basiliche di Santa Chiara e di San Francesco ad Assisi.
14. Cfr. il Corpus Hermeticum I, 26 e XIII, 15, sulla “natura ottava”. Dante, Paradiso:
I, 76-8 sull’armonia delle sfere; I, 125-6 sull’amore che, come una corda di un arco,
scocca la freccia dell’intelletto nel “centro” divino (cfr. la Mundaka Upanisad, parte 2a
canto 2°); XXIII, 97-102 sull’Empireo paragonato a una lira dal suono sublime,
vd. anche XIV, 118-20 e XV, 4-6; XXVIII, 10-2 e XXXIII, 85-93 sull’amore (che tutto
Il cosmo dantesco ha due punti opposti e fermi: Dio e la terra, i vincoli del monocordo.
Il quadrato è, a un tempo, il mondo e il corpo umano, e ciò rivela la loro intima unione.
schemi dei Mandala e degli Yantra indiani, utilizzati come sussidi per la meditazione.
106
Rosoni delle basiliche di Santa Chiara e San Francesco ad Assisi, XIII secolo.
107
Il fatto che i centri in ottava siano consonanti tra loro appare evidente
nell’esperienza dell’innamoramento e dell’attrazione erotica, ovvero
nell’affinità tra queste due forze, associate e spesso confuse tra loro.
Forze, queste, tra le più potenti nell’attrarre le persone le une alle altre.
Ma non solo: con l’innamoramento o l’amore, in particolare, si prova
anche una maggiore vitalità (centro basale), un maggiore entusiasmo15 e
disposizione all’empatia (centro cuore), una propensione a parlare con
dolcezza (centro gola), e una maggiore intelligenza e apertura verso
tutto ciò che è nuovo (centri frontale e sommità).
Ciò avviene in quanto l’innamoramento genera una spontanea,
inconscia e relativa forma di centratura, con la quale si accede
all’energia e all’intelligenza cosmica. Per questo l’innamoramento può
essere un’esperienza così intensa, inebriante, travolgente e creativa.
Un’esperienza grazie alla quale la vita si riempie di significato, in cui
tutto appare naturalmente bello e perfetto, ricco di speranze e promesse,
dove qualsiasi cosa sembra possibile. E dove tutto si tinge di rosa.
Questo perché la naturale sottrattività della mente razionale si allenta,
con un senso di leggerezza e libertà, fino ad annullarsi completamente
durante un profondo ed estatico amplesso, nel magico guardarsi negli
occhi degli amanti e nell’identificarsi di due anime in una.
Spesso l’ego, invece, soffoca questo collegamento con il cuore e i centri
superiori e ciò che si prova è pertanto un amore egoico e possessivo,
caratterizzato da un sesso finalizzato al solo soddisfacimento dei sensi,
da passioni logoranti, dalla gelosia, dalla sopraffazione.
Antica formula
La Creazione dell’Universo
Mosaico della Cappella Palatina di Palermo, XII secolo.
16. Signore in latino è Dominus, parola dalla cui prima sillaba deriva probabilmente il
nome della nota “iniziale e finale” della scala musicale: il Do; il cui utilizzo è attestato
dal XVI secolo, in sostituzione dell’originale “Ut” di Guido d’Arezzo nell’XI secolo.
17. Salto quantico è un’espressione originaria della fisica quantistica (relativa al con
cetto di quanto: una quantità minima di una grandezza fisica, variabile solo per multipli
interi del suo valore, come il passaggio da un livello di energia a un altro di un elettrone
negli orbitali di un atomo) ma con un significato oggi riferito a un innalzamento della
coscienza umana, in questo caso un salto dalla 2a alla 3a ottava. Rilevante è l’effetto
fotoelettrico: un fenomeno quantistico nel quale se si punta un fascio di luce, regolabile
in luminosità (intensità) e colore (frequenza), su una particolare superficie metallica,
incominciando con il colore rosso, sia a bassa intensità sia ad alta, non si ha nessun
effetto; mentre, riabbassando l’intensità e sostituendo il colore rosso con il violetto, si
può osservare saltare via dalla superficie metallica degli elettroni, il cui numero cresce
aumentando l’intensità dello stesso colore. Per cui, se si assume il valore base “1” per il
rosso, allora “1,71” rappresenta il valore della “frequenza di soglia” del violetto – o del
“cerchio circoscritto al quadrato” – per il salto degli elettroni; ciò tramite un’emissione
qualitativa di energia (frequenza) e, solo secondariamente, quantitativa (intensità).
– Il libro dei Salmi, raccolta biblica di composizioni poetiche cantate, in forma di inno,
preghiera o ringraziamento a Dio, si accompagna tradizionalmente a uno strumento
musicale a corda da cui prende il nome lo stesso libro: il salterio, un’arpa a dieci corde.
Quest’arpa (citata, ad esempio, nei Salmi 32, 2 e 56, 9) simbolizzerebbe l’Albero della
vita con le sue dieci Sefirot, dunque l’uomo spirituale celato sotto la veste duale terrena
simbolizzata dall’Albero della conoscenza; rimandandoci così a una visione dello stesso
uomo immaginato come uno “strumento musicale”, uno strumento attraverso il cui
“suono” (corda), se adeguatamente intonato, sarebbe possibile entrare in consonanza
con la divina armonia dell’universo; cfr. Corpus Hermeticum XVIII, 6.
– Una curiosità: negli Arcani maggiori il 17 corrisponde alla stupenda carta delle stelle.
112
Abbiamo visto quale funzione ricopra l’intervallo di ottava in una scala
musicale, quello cioè di spostare note uguali su altezze diverse, e come
la stessa sia costituita da una serie di note o intervalli intermedi18.
Proseguendo con la teoria musicale – affinché attraverso il suono,
principio e complemento del colore, sia possibile una migliore
comprensione della realtà spirituale, di cui entrambi sono il riflesso – è
ora necessario introdurre un particolare aspetto dell’acustica.
In natura tutti i suoni, e dunque anche le note musicali, sono prodotti da
vibrazioni più o meno complesse, dalle quali dipende una caratteristica
distintiva degli stessi suoni, quali noi li udiamo: il timbro o colore del
suono. Un importante attributo che permette di distinguere due note
identiche (per altezza e intensità) di due differenti strumenti musicali
come, ad esempio, il violino e il flauto; o di riconoscere una voce a noi
familiare da una qualsiasi altra. In particolare, la complessità di detta
vibrazione sonora è da porre in relazione con il numero e l’intensità
delle sue componenti “elementari” chiamate armoniche; le quali sono
per il suono ciò che per la luce sono i colori, cioè la loro essenza
18. La più antica scala musicale, appartenente alla cultura occidentale, come già accen
nato a p. 96, è quella greco-pitagorica, seguita nel tempo dalla scala naturale e infine
dalla, ora pressoché universale, scala temperata. La scala pitagorica, un procedimento
per dividere l’ottava in un dato numero di parti, noto anche nell’antica civiltà cinese,
consiste in una progressione di note per intervalli di quinta (3/2), con un abbassamento
di una o più ottave di quei suoni che, superando l’ottava, devono essere ridotti di
altezza per poter seguire l’ordine progressivo della scala: per cui la 5a di Do1 (1/1) è 1/1
x 3/2, cioè 3/2, il Sol; la 5a di Sol è 3/2 x 3/2, ossia 9/4, nota troppo lontana (alta) dal
valore di partenza, per cui per essere riportata entro l’ottava si divide per 2, ottenendo
9/8, il Re; la 5a di questa seconda nota è 9/8 x 3/2 cioè 27/16, il La; e così via.
La scala naturale si basa sui rapporti semplici 1/2, 1/3, 1/4, 1/5 … da cui i
complementari 1/2, 2/3, 3/4, 4/5 … corrispondenti, in parte, con il fenomeno acustico
degli armonici; scoperti scientificamente da Marin Mersenne nel XVII secolo, ma parte
di un corpus di conoscenze già presente ai tempi della Scuola di Crotone (armonici in
relazione con il fenomeno delle onde stazionarie e il Canto armonico).
La scala temperata in uso oggi, invece, è basata sulla divisione della scala in dodici
intervalli uguali (semitoni), dal valore decimale pari a “1,059” ottenuto dalla 12√2.
113
costitutiva, la cui variabile presenza dà forma allo spettro armonico19,
una grandezza che possiamo immaginare come multidimensionale.
1/2
1/3
1/4
1/5
1/6 ...
Serie delle prime sei armoniche naturali.
114
Ora, se si rapportano le proporzioni anatomiche dell’Uomo vitruviano
con la serie delle armoniche del suono, è possibile approfondire e
sviluppare le osservazioni precedenti incentrate sulle sole ottave.
L’aspetto rilevante di questa nuova prospettiva è dato dal fatto che nello
spazio psichico, compreso nella seconda ottava, abbiamo la presenza di
una sola armonica, la terza, cioè un suo nodo, alla quale corrisponde
musicalmente la nota Sol, quella che abbiamo visto essere in relazione
Le prime otto armoniche (serie completa) seguite dalla 12a, 16a e 24a.
La 2a, la 4a, l’8a e la 16a corrispondono alle ottave della 1a armonica, il Do1;
Do1 Do2 Sol Do3 Mi Sol La# Do4 Re Mi Fa# Sol Lab La# Si Do5
Altezze delle prime sedici armoniche tradotte sul pentagramma, dal Do1 al Do5.
115
Lü Tung-pin
116
La mente ha la proprietà di farsi “nodo” o “ventre”: farsi centro
immobile del silenzio, il vuoto da cui tutto ha principio, che ristabilisce
l’ordine armonico originale e rigenerante; o farsi oscillazione, onda, lo
scorrere incessante del pensiero duale e temporale.
Proprietà di una mente che prima però necessita di conoscere, di
credere (credendo vides, “credendo puoi vedere”), di emanciparsi,
perché possa risonare in lei la verità, perché possa cioè trascendere i
propri limiti con il discernimento intuitivo (dal latino discernere, da
cernere, “vedere”), e dunque di sapere (dal latino sapere, “aver
sapore”, il sapore del sale), ovvero possedere la luce interiore.
I riferimenti anatomici nell’uomo, relativi alla nota Sol o all’intelletto,
sono individuabili, su un piano differente da quello psichico22,
all’altezza delle clavicole (da clavis, “chiave”), cioè nel nodo della 6a
armonica, nella terza ottava, quella del cuore, dalla quale, attraverso il
simbolismo dei sette gradini della scala mistica (vertebre cervicali), si
può accedere al paradiso (testa)23. Proseguendo, all’altezza del naso con
la 12a armonica; e, infine, al centro della fronte con la 24a armonica,
all’altezza della ghiandola pineale, al vertice di un ideale triangolo i cui
angoli alla base coincidono con gli occhi. Triangolo, nella quinta
ottava, al centro del quale si trova il terzo occhio, il ponte tra terra e
cielo, tra l’io e l’anima. Nell’induismo, rappresentato dal segno Bindi
(dal sanscrito bindu: “goccia, particella, punto”) o dal Tilaka (“segno”).
Quello sacrale, diversamente, è l’unico centro a non corrispondere con
un nodo di un’armonica, tra quelle egoiche comprese tra la 2a e la 4a,
mentre è rapportabile a un ventre o a un punto di eccitazione del
monocordo, analogamente all’azione di un archetto su un violoncello, e
nell’uomo all’azione vivificante data dalla respirazione addominale.
Pitagora
22. Tutti i livelli dimensionali si compenetrano tra loro, per cui gli attributi degli uni si
riflettono negli altri, seppure con valenze differenti.
23. La colonna vertebrale vista di lato, in particolare tra la T1 e la L5 (17 vertebre),
rispecchia la forma di un’onda: l’espressione dell’alternarsi dei principi energetici
polari (yin/yang) lungo l’asse cranio-sacrale. Cfr. il Bastone di Asclepio e il Caduceo.
– Alla serie delle ottave corrisponde una progressione numerica, per raddoppi (o
dimezzamenti) consecutivi dall’uno, così data: 1, 2, 4, 8, 16, 32, 64, 128, 256, 512, ecc.
La quale, per riduzione, genera la seguente sequenza periodica: “1, 2, 4, 8, 7 e 5” …
Sequenza in cui sembrano mancare il 3, il 6 e il 9, invece ottenibili, sempre per ridu
zione, dalla stessa: 1+4+7=12 = 3 e 2+5+8=15 = 6; e a compimento: 3+6 = 9. Vd. p. 18.
117
Sotto il velo dei versi della Divina Commedia di Dante, in particolare
del Paradiso, cantica basata sulla concezione geocentrica tolemaica, il
modello astronomico dominante nel medioevo, che pone la Terra, e
dunque l’uomo, al centro dell’universo, è nascosta una dottrina
concernente il vero significato della suddetta centralità dell’uomo.
O - DIMORA DIVI
PIRE NA
EM IX CIELO
Ro
ida PRIMO MOBILE sa
nd
Ca
Serafini
1° Coro
ri VIII CIELO An
ge
Co STELLATO
CIELO lic
I
i
Cherubini
2° Coro
Troni Saturno
Dominazioni
Virtù
SETTE CIELI
Giove
Marte III
Potestà Sole
Principati Venere
Arcangeli dal 3°al 9°Coro Mercurio Cerchi dimensionali relativi alla
Angeli Luna
I, II e III Persona della Trinità.
Alpha e Omega
Do5 II
Livelli dimensionali Do4
Eden
Dimensione dell’ego
(Sette vizi/virtù)
l’altezza delle note (Cieli) è
inversamente proporzionale
Do2 alla lunghezza della corda
oscillante (Cori Angelici).
Do 1
Nell’immagine sono sovrapposte la visione dell’universo e le gerarchie celesti della
Commedia di Dante e quella celata, nella stessa opera, relativa al Monocordo cosmico.
Lo scopo della Commedia di Dante, oggi più che mai attuale, è quello
di mostrare agli uomini che l’unico modo per elevarsi dal loro stato di
“abbrutimento” e di conquistare la libertà è quello di avvalersi del retto
uso della ragione (la ricerca del significato universale della vita) e di
confidare nella Grazia divina (la propria anima), l’elemento cardine.
Ciò che costituisce il vero viaggio dell’uomo, quello interiore, e per il
quale è necessario un doppio aiuto: la conoscenza (personificata nella
Commedia da Virgilio) e la guida e la protezione celeste (Beatrice).
L’ordinaria vita dell’uomo, dominata dal proprio ego, può infatti
divenire molto dura e dolorosa; una condizione, questa, che rappresenta
l’Inferno (simbolizzato dalla voragine terrestre, cioè un triangolo
rivolto in giù). Una condizione “eterna” fino a quando l’uomo non
arriva a rendersi consapevole dei propri errori e a sentire un sincero
desiderio di un profondo cambiamento interiore. Questo processo di
cambiamento, “capovolgimento” della visione del mondo, rappresenta
il Purgatorio, il percorso di crescita personale e di armonizzazione
della dualità (basato sulle sette virtù, e simbolizzato dal monte, cioè un
triangolo rivolto in su). Percorso con il quale, proseguendo, si giunge
nell’Eden, una condizione di fioritura spirituale, di armonia e felicità
sulla terra (rappresentato dal candelabro a sette bracci/colori o dalla
stella a sei punte centrata, cioè con un punto al centro). A cui segue,
infine, l’esperienza culminante, trascendente ed estatica del Paradiso.
119
– Si riportano di seguito alcuni riferimenti chiave ed enigmatici, al di là del significato
letterale, contenuti nella Divina Commedia, “la dottrina che s'asconde sotto 'l velame
de li versi strani” (If IX, 61-3). Vd. anche la nota a p. 106.
I dieci cieli, della concezione aristotelica-tolemaica, tra cui i tradizionali sette pianeti
(con velocità naturale inversa rispetto a quella spirituale dei relativi cieli) e le gerarchie
angeliche della tradizione cristiana (di Dionigi l’Areopagita), formano il Regno celeste
(in cui si riflette la cosmogonia platonica) dietro il quale si cela la struttura vibratoria
del Monocordo cosmico “che la destra del cielo allenta e tira” (Pd XV, 6).
I cori angelici, che al diminuire delle dimensioni crescono in velocità o virtù, stanno in
ragione inversa ai cieli dell’universo, le cui velocità aumentano invece al crescere delle
loro dimensioni o della distanza dalla Terra (Pd XXVIII). Particolare, questo, che
rimanda a un principio conosciuto nell’antichità come legge di Pitagora, secondo cui la
lunghezza di una corda tesa (la parte oscillante) e l’altezza del suono, da questa
generato, sono inversamente proporzionali. Ciò significa che tanto più alte sono le note,
a cui corrispondono i cieli, e quanto più piccole sono le oscillazioni, cioè i cori.
Ad esempio, alla nota Do4 corrisponde il centro del cielo del Primo Mobile, il più
grande dopo l’Empireo; alla stessa nota corrisponde anche il penultimo e piccolo tratto
di corda del monocordo (1/8 di corda, reciproco di 8/1 della nota Do4) ovvero il 1°
coro, il più piccolo. Ora, il prodotto tra le suddette frazioni reciproche dà come risultato
1, come la somma tra gli ordini numerici dei cieli e dei cori (9+1, 8+2, 7+3 …=10 =1),
risultato che richiama l’antico aforisma: Tutto è Uno; e ciò spiega anche il passo in Pd
XXXIII, 116-7 relativo ai “tre giri … d’una contenenza” (col senso anche di “trino e
uno”, Pd XV, 47), e quello relativo al “punto … inchiuso da quel ch’elli ’nchiude”, Pd
XXX, 11-2; cfr. con Pd XXXIII, 4-6, e la citazione a p. 109. Si ricorda che lo stato del
divenire, con i cerchi traslati, costituisce l’altro volto dello stato dell’essere o di
centratura dimensionale, assoluto e atemporale, con i cerchi concentrici (vd. a p. 106),
nel quale i cori sono interni e i cieli esterni al quadrato, dimensioni reciproche che si
risolvono tutte nell’unità divina; stato centrato da non confondere con l’antica
concezione astronomica aristotelica-tolemaica della Terra come centro dell’universo.
La visione di Dante dei cori angelici (coro, dal gr. choros: “cantori”) avviene, non a
caso, nel IX cielo, e ciò rimanda al significato del Primo Mobile, la prima emanazione
divina, il Verbo, corrispondente al centro gola dell’uomo-monocordo cosmico (Do4).
Pitagora ha tradizionalmente scoperto le consonanze musicali, e la legge che da lui
prende il nome, grazie ai suoni prodotti dal martello di un fabbro, legge qui inequivoca
bilmente riferita al rapporto cieli/cori, Pd II, 127-9 (cfr. Pd X, 123). I cieli si compe
netrano tra loro come le armoniche nel suono, Pd II, 37-42. Il principio universale
attraverso cui tutto è “legato con amore in un volume” (sfera/centro), riconduce allo
stato centrato, o ai nodi delle armoniche del monocordo in cui le stesse convergono
legandosi tra loro e all’uomo, Pd XXXIII, 85-93; nodi, questi, differenti dal nodo
egoico, Pg IX, 126. Lo spazio dimensionale della coscienza umana, un particolare
aspetto che abbiamo già illustrato, è racchiuso tra i cerchi inscritto e circoscritto al
quadrato, Pd XIX, 40-42. L’amore è il “perfetto veder”, oltre l’apparenza delle forme,
che coglie ciò che “traluce” attraverso esse, Pd V, 1-12; (o, in altri termini, è la visione
additiva). L’uomo, inscritto al centro della creazione di Dio, è posto in relazione con la
quadratura del cerchio, Pd XXXIII, 127-38: momento culminante di tutta l’opera,
dell’ultimo grande mistero, del “come si convenne l'imago al cerchio”; la cui soluzione
risiede nel disegno di Leonardo riportato sopra: l’uomo quadrato e l’uomo cerchio
120
congiunti nella divina unità. [La Candida Rosa, simile a un grande anfiteatro,
rispecchia la struttura cerebrale dell’uomo: divisa verticalmente con (Cristo venturo e
Cristo venuto, rappresentati da Maria e il Battista) gli emisferi emozionale e razionale;
e, orizzontalmente, nella parte inferiore (i bambini morti prima dell’uso della ragione, e
destinati di norma nel limbo) con il sistema limbico, e il cervello istintivo e irrazionale.
Il tutto simbolizzato da un fiore con “più di mille soglie”, Pd XXX, 113 (cfr. con il loto
dai mille petali della dottrina spirituale indiana), con al centro (“Nel giallo”) la pineale.]
S’io era corpo, e qui non si concepe Nel suo profondo vidi che s'interna,
com’una dimensione altra patio, legato con amore in un volume,
ch’esser convien se corpo in corpo repe, ciò che per l'universo si squaderna
Pd XXXIII, 85-7
accender ne dovria più il disio
di veder quella essenza in che si vede Ne la profonda e chiara sussistenza
come nostra natura e Dio s’unio. de l'alto lume parvermi tre giri
Pd II, 37-42 di tre colori e d'una contenenza;
Lo moto e la virtù d’i santi giri, e l'un da l'altro come iri da iri
come dal fabbro l’arte del martello, parea reflesso, e 'l terzo parea foco
da’ beati motor convien che spiri. che quinci e quindi igualmente si spiri …
Pd II, 127-9
O luce etterna che sola in te sidi,
Non ti meravigliar, ché ciò procede sola t'intendi, e da te intelletta
da perfetto veder, che, come apprende e intendente te ami e arridi!** ...
così nel bene appreso move il piede.
Pd V, 4-6 dentro da sé, del suo colore stesso,
mi parve pinta de la nostra effige:
Or se tu l'occhio de la mente trani per che 'l mio viso in lei tutto era messo.
di luce in luce dietro a le mie lode,
già de l'ottava con sete rimani.* Qual è 'l geomètra che tutto s'affige
Pd X, 121-3 per misurar lo cerchio, e non ritrova,
pensando, quel principio ond'elli indige,
Così la mia memoria si ricorda
ch'io feci riguardando ne' belli occhi tal era io a quella vista nova:
onde a pigliarmi fece Amor la corda. veder voleva come si convenne
Pd XXVIII, 10-2
l'imago al cerchio e come vi s'indova …
Li cerchi corporai sono ampi e arti
A l'alta fantasia qui mancò possa;
secondo il più e 'l men de la virtute
ma già volgeva il mio disio e 'l velle,
che si distende per tutte lor parti.
sì come rota ch'igualmente è mossa,
Pd XXVIII, 64-6
l'amor che move il sole e l'altre stelle.
Pd XXXIII, 115-145
* Vd. S. Boezio. ** Cfr. Timeo 34b.
121
1/27 1/8
1/9 1/4
1/3 1/2
1
2 3
4 9
8 27
122
C’è un’unica materia, nello spazio cosmico, condensata negli
innumerevoli mondi, e nella nostra terra. C’è un’unica energia vitale
che nasce dalle stelle, e dal nostro sole. C’è un unico schema
vibratorio che sottende l’ordine universale, e le opere della natura.
C’è un’unica Intelligenza all’origine della creazione, e dell’uomo.
Tra il cielo e la terra, le estremità finaliniziali del Monocordo cosmico.
Λ
1
Tutte le cose che si conoscono
hanno numero; senza questo, 2 3
nulla sarebbe possibile 2 2
pensare né conoscere. 2 2.3 3
Filolao di Crotone 3 3
2 2 .3
2
2 .3
2
3
La Tetraktys pitagorica e lo schema base dell’Anima Mundi a “Λ” (lambda) o a sesto
(con rapporti interni secondo Nicomaco di Gerasa, Introduzione all’aritmetica II, 3-4),
in cui la creazione si dispiega in ragione dei principi 2 e 3: “l’apertura del compasso”.
123
– C’è una sovrannaturale corrispondenza tra lo schema dell’Anima Mundi, il suo
sviluppo per ottave, e lo sviluppo embrionale dell’uomo nelle primissime fasi di vita.
L’uovo fecondato, la prima cellula (lo zigote) inizia il suo sviluppo cellulare
dividendosi (per mitosi) dapprima in due cellule, dette blastomeri, poi ciascuna di
queste in altre due, e a loro volta in altre due, secondo l’ordine: 1, 2, 4, 8, e così via.
Nell’anzidetta suddivisione, fino alle prime otto cellule, ogni blastomero è totipotente,
cioè è in grado di svilupparsi, preso separatamente, in un embrione completo, come la
prima cellula; riflettendo con questo il principio olografico. Caratteristica, questa, che
però viene già persa dalla successiva suddivisione cellulare, la quarta; la quale dà luogo
invece alla specificazione, a sedici cellule cioè differenziate. Tale suddivisione cellulare
è confrontabile con i livelli della Tetraktys: il punto, la linea, il piano e il solido, come
si può osservare nel disegno sottostante, collegando i centri delle cellule; ad eccezione
della fase con quattro cellule, dove nell’uomo queste assumono la forma di un
tetraedro, mentre negli organismi più semplici sono disposte su un unico piano.
Per inciso, sempre in relazione alla Tetraktys, cioè la sacra decade, la gestazione nella
donna ha una durata di dieci mesi lunari siderali (mesi cioè di 27,3 giorni ciascuno).
124
pizzica la parte opposta, quella più corta, i 2/5, si ottiene il Mi2 (intervallo di 3a). Queste
due note, le relative frazioni, risultano essere complementari tra loro, la loro somma dà
infatti 1 (3/5 + 2/5 = 1). Lo stesso risultato si ottiene anche con il prodotto di frazioni
reciproche, cioè tra lunghezza della corda e la frequenza della corrispondente nota.
Ricavando sulla corda, partendo da ciascuno dei suoi capi e procedendo nella direzione
opposta, tutte le sette note della scala naturale si ottiene quanto sotto illustrato.
1/1 9/8 5/4 4/3 3/2 5/3 15/8 2/1 15/7 5/2 3/1 4/1 5/1 9/1 –
Do1 Re Mi Fa Sol La Si Do2 Do2# Mi2 Sol2 Do3 Mi3 Re4 –
1/1 8/9 4/5 3/4 2/3 3/5 8/15 1/2 7/15 2/5 1/3 1/4 1/5 1/9 ∞
∞ 1/9 1/5 1/4 1/3 2/5 7/15 1/2 8/15 3/5 2/3 3/4 4/5 8/9 1/1
– Re4 Mi3 Do3 Sol2 Mi2 Do2# Do2 Si La Sol Fa Mi Re Do1
sua frequenza (legge di Pitagora); il loro prodotto è uno (ad esempio: 3/5 x 5/3 = 1).
più si allunga la stessa corda dal lato opposto; a questi due lati corrispondono due note,
Con le note reciproche di una scala, due note ottenibili allo stesso tempo con due
diverse corde, o con la stessa corda in due tempi diversi, il loro prodotto dà due, cioè
atemporale, del tutto è uno; mentre la terza si riferisce allo stato duale, temporale, cioè
– Ai multipli interi (n/1) di una corda di lunghezza “1” e ai suoi sottomultipli (1/n)
corrispondono frequenze subarmoniche (1/n) e armoniche (n/1), in reciprocità tra loro.
S. multip. corda 1/1 1/2 1/3 1/4 1/5 1/6 1/7 1/8 1/9 1/10 1/n
Armoniche 1/1 2/1 3/1 4/1 5/1 6/1 7/1 8/1 9/1 10/1 n/1
Note Do1 Do2 Sol2 Do3 Mi3 Sol3 La3 # Do4 Re4 Mi4 ...
Multipli corda 1/1 2/1 3/1 4/1 5/1 6/1 7/1 8/1 9/1 10/1 n/1
Subarmoniche 1/1 1/2 1/3 1/4 1/5 1/6 1/7 1/8 1/9 1/10 1/n
Note Do1 Do-2 Fa-3 Do-3 La-4 b Fa-4 Re-4 Do-4 La-5 # La-5 b …
– Sulla reciprocità tra multipli e sottomultipli di uno si veda lo schema a forma di “Λ”
in Giambico, ivi, L’introduzione all’aritmetica di Nicomaco, 13-4. Schema reso noto
nel 1868 da Albert von Thimus, e integrato con gli “esoterici” valori frazionari interni.
– In un’ottica duale, alle energetiche armoniche (in-formanti) si contrappone l’inerte ed
entropico mondo fisico, simbolizzato dalla corda (n/1 e 1/n). Cfr. la Danza di Shiva.
– Nella serie armonica, gli intervalli si restringono man mano che l’ordine sale e
l’intensità o l’ampiezza dei relativi suoni decresce in modo analogo.
– Se consideriamo le onde cerebrali degli stati di coscienza dell’uomo (Beta 28/14 Hz,
Alfa 14/7 Hz, Theta 7/3,5 Hz e Delta < 3,5 Hz), queste hanno uno sviluppo per ottave
inverso rispetto a quelle relative agli stati di coscienza rappresentati dal monocordo.
– Nell’uomo monocordo, con la 3a ottava centrale, la 4a è in relazione di reciprocità con
la 2a (espressioni psichiche) e la 5a con la 1a (unitarietà); da cui: (4+2)/2 = (5+1)/2 = 3.
125
Dio ha disposto ogni cosa con misura, numero e peso, gli “strumenti”
della creazione (Sapienza 11, 20). Strumenti i quali corrispondono
all’aritmetica (il numero), alla geometria (il numero espresso nello
spazio) e alla musica (il numero espresso nel tempo). In particolare,
tramite i numeri matrice della creazione (l’Anima Mundi), la geometria
sacra (il simbolismo del cerchio e del quadrato e il Fiore della vita) e il
Monocordo cosmico. Tre strumenti i quali si riflettono reciprocamente.
La rappresentazione traslata essenziale (cfr. p. 118) con i due principi basilari, spirito e
evidenziando con questo un possibile fattore comune della conoscenza umana, poi
La Tetraktys, che richiama lo schema del Fiore a sei petali (Fiore della vita, vd. p. 149).
I rapporti geometrici, in base alla √2, tra cerchi e quadrati inscritti gli uni negli altri.
– La scala mistica, simbolo del collegamento tra la terra e il cielo, rappresenta, con i
suoi pioli o gradini, il graduale processo di crescita spirituale dell’uomo. Il numero di
tali gradini è tradizionalmente, e alchemicamente, riconducibile ai numeri che
simbolizzano i cicli compiuti: 7, 9 o 12 (come i segni dello zodiaco o i mesi dell’anno),
ma anche 72 (speculare di 27, cfr. la 27a armonica a p. 122). Infatti, la biblica Scala di
Giacobbe (Genesi 28,12), come riportato nello Zohar, il testo classico della Kabbalah
ebraica, è composta da 72 gradini (i 72 nomi angelici). Gradini, o gerarchie angeliche,
attraverso cui Dio si emana nell’intero creato. Immagini, queste, nelle quali ritroviamo
il Monocordo cosmico e le sue “alate armoniche”. Così, se sommiamo le 7 armoniche
(Entità) del 2 e del 3, le loro ottave, del monocordo (vd. a p. 115), esclusa la terza,
l’unica dispari, corrispondente allo spirito dell’uomo (Sol2), abbiamo: 2+4+8+16 = 30 e
6+12+24 = 42, il cui totale dà 72! Numero ottenibile anche moltiplicando 8 per 9 (2332),
i numeri dell’Anima Mundi relativi alla dimensione spirituale compresa tra i numeri
archetipi 2 e 3 e quelli del manifesto 16 e 27. Gli Angeli, Arcangeli, Principati, Potestà,
Virtù, Dominazioni e Troni corrispondono alle 7 armoniche del 2 e del 3, di cui le
ottave del 2 sono unificate nei Cherubini (con “4 ali”) e quelle del 3 nei Serafini (con
“6 ali”); mentre 7+2 (gli ultimi due ordini superiori) = 9, le gerarchie angeliche totali.
I principi 2 e 3 generano, a un tempo, le 7 note della scala pitagorica (vd. pp. 113 e 99),
correlate ai pianeti (antichi dèi): Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno.
Cfr. lo “scaleo d’oro” in Pd XXI, 28-30; e la “corda d’oro” in Teeteto 153, di Platone.
– Nell’alfabeto greco la X (chi) origina dalla Ξ (csi), il cui senso protosinaitico (samek)
è “sostegno, struttura”; affine, come vedremo, al digamma (vav), “chiodo, unione”.
126
L’Anima del mondo è la matrice a X in cui ogni numero trova nel
centro, attraverso il proprio reciproco, il punto di equilibrio energetico.
Questo stato ne sottende un secondo, nel quale il punto di equilibrio si
dirama dal centro, moltiplicandosi, lungo quattro assi cardinali come in
un sistema cartesiano. Questi due stati equivalgono ai due principi
basilari anima e materia: l’ordine velato dell’armonia archetipa data dai
principi numerici due e tre, ottave e quinte, essenza musicale del
cosmo; e il mondo fisico, “l’oggetto sonoro”, dal quale originano le
infinite vibrazioni armoniche (di cui solo una parte iniziale coincidente
con quella archetipa) che tendono celermente verso il rumore, il caos.
Il determinato su cui s’innesta l’indeterminato. Principi i quali sono
sintetizzati dalla “Matrice dell’invarianza”: il centrale Albero della vita
e il duale Albero della conoscenza del bene e del male, ovvero le
variabili date dalle infinite armoniche. La Bellezza perduta.
Filolao di Crotone
Matrice dell’invarianza
Numeri che tendono all’infinito (∞/1) e all’infinitesimo (1/∞): frequenza e lunghezza.
Correlazioni unitarie a X e secondo quattro reciprocità: f f, f l, l l e l f (date da quattro
schemi a “Λ”); vd. pp. 124-5. Matrice interpretabile come stato cosmico “neutrale”
divino, come espressione del rapporto spazio-tempo, o come coscienza duale umana.
127
Se tutto fosse infinito sarebbe impossibile la conoscenza,
Melisso di Samo
129
Per inciso, tutti i cerchi dimensionali, nello stato traslato del divenire,
sono uniti nei piedi (vedi a pagina 101), quale espressione terrena di
totalità29. L’Albero della conoscenza affonda le sue radici nella terra, in
relazione con i piedi; e, diametralmente, l’Albero della vita affonda le
sue radici nel cielo, la testa. I piedi (simbolo del cammino evolutivo
dell’uomo) chiudono il cerchio con la testa (nel compimento), così
come nello Zodiaco i Pesci (simbolo dei piedi) sono uniti all’Ariete (la
testa), e nel monocordo le sacre estremità, l’Alfa e Omega, coincidono.
Non c’è né inizio né fine nel Monocordo Cosmico. L’ordine lineare, ciò
che è orientativo, è solo apparente; come in un cerchio in realtà non c’è,
e i livelli armonici sono come un tutto uno interconnesso,
compenetrante, multidimensionale: fisico, spirituale e animico.
32. “Legato con amore in un volume …” e “sì come rota ch’igualmente è mossa …”
Cfr. le stelle della Via Lattea che ruotano insieme come fissate su un immenso disco.
131
Come nostra natura e Dio s’unio.
Pd II, 42
33. Oltre la terza ottava c’è l’aspaziotempo (animico), nella seconda lo spazio-tempo
mentale (spirituale) e nella dimensione fisica lo spazio-tempo ordinario (terrestre).
133
In virtù dell’essere gerarchicamente superiore al corpo, il sé superiore
può averne il pieno controllo, a differenza della coscienza ordinaria,
frutto di un’attività cerebrale che del corpo invece è figlia. Esso
compenetra la nostra mente celato dietro i “veli” terreni che il sacro
portale pineale permette però di oltrepassare con l’intuito. È, congiun
tamente con la sfera animica, l’“angelo tutelare”. In particolare, quando
evoluto, cioè una “vecchia anima”, è altrimenti il genio, la facoltà
creatrice superiore; è ciò che spiega il talento straordinario posseduto
da alcune persone. È il dáimon dei Greci, la guida divina di Socrate.
– La scala pitagorica, come accennato a p. 113, consiste in una progressione di note per
intervalli di quinta (3/2); progressione che, sviluppata per intero, arriva a chiudersi su se
stessa, a ricongiungersi cioè, con una piccola differenza [comma pitagorico: (3/2)12/27],
con la nota iniziale. Progressione circolare denominata, per questo, circolo delle quinte.
[Il reciproco del comma pit. (1,013) è dato dal circolo delle quarte: (4/3)12/25 = 0,986.]
Do
Fa Sol Circolo delle quinte dato attraverso l’intervallo temperato
a 12 7
La Re di 5 [( 2) =1,498]; e relativa perfetta chiusura del cerchio.
a
In senso orario abbiamo gli intervalli di 5 ascendenti o di
Re La a 12 5
4 [ ( 2) =1,335 ] discendenti; viceversa, in senso antiorario.
Le note in linea orizzontale sono reciproche tra loro, cioè
Sol Mi il loro prodotto dà 2; ad es. La # e Re: 1,782 1,122 = 2 .
Do Si L’ordine progressivo è dato dalle punte opposte della stella.
Fa
– Il nome delle nostre sette note musicali originano da quelle che Guido d’Arezzo,
nell’XI secolo, diede alle sei note del suo esacordo ispirandosi a un inno gregoriano in
onore di San Giovanni Battista. Delle quali, secoli dopo, l’Ut fu cambiato in Do
(vd. anche a p. 112); mentre le iniziali dell’ultimo verso (Sancte Iohannes), dello stesso
inno, furono utilizzate per formare il nome della settima nota, il Si.
Ut queant laxis Resonare fibris “Affinché i fedeli possano cantare a
Mira gestorum Famuli tuorum piena voce le tue mirabili gesta,
Solve polluti Labii reatum purifica le loro labbra dalle impurità
Sancte Iohannes. che le contaminano, o San Giovanni.”
Resonare e fibris, traducibili come: “risonare” e “corda di una lira”, riecheggiano
l’immagine dell’uomo-monocordo, capace, con il giusto tono o intonazione (dal gr.
tónos “tensione della corda”), di risonare con il divino. Mentre solve e polluti
rimandano all’essenza del lavoro alchemico, il “Solve et coagula”, cioè lo scioglimento
(solve) della materia/ego per essere liberata dalle impurità (polluti) e la sua
riunificazione (coagula); operazione, questa, necessaria per poter risonare pienamente.
134
Onda complessa, risultante da una
somma armonica, a forma di “scala”.
34. Un’onda complessa è data mediante la somma algebrica, punto per punto, dei valori
positivi e negativi di ciascun’armonica componente; vd. p. 114 e la Sintesi di Fourier.
35. Una bella onda lineare a triangolo formata con solo 4 armoniche: la 1a, 2a, 3a e 4a,
con ampiezze 1, 1/3, 1/32 e 1/33! cioè con le armoniche base dal Do1 al Do4; vd. p. 132.
Un triangolo, virtualmente rettangolo, sopra evidenziato in rosso (e con il suo inverso in
blu), sotteso dalla relativa ipotenusa (dal gr. hypotéinein, “tendere sotto”) data dalla
linea dello zero dell’ampiezza dell’onda, o dalla “corda in tensione in stato di quiete”.
Un’onda differente da quelle definite tecnicamente a “dente di sega” e “triangolare”.
– I livelli dimensionali del Monocordo cosmico possono essere raffigurati attraverso la
metafora della vigna, nella quale, dall’alto in basso, abbiamo: il Vignaiolo e il vigneto, i
filari (struttura), la vite (anima), il grappolo (sé corale), l’acino (sé superiore) e, infine,
il vinacciolo (il corpo, il microcosmo) che chiude il cerchio; cfr. V. di Giovanni 15, 1-8.
135
– La scala musicale dei colori
Corrispondenze tra le note musicali e i colori. Odierna scala temperata in chiave di Fa,
intonata con il La campione di 440 Hz, e frequenze elevate di 42 ottave, all’altezza
delle frequenze della luce1.
Gli ultimi due colori-note, nel quarto spazio del pentagramma musicale, il rosso/viola e
il rosso2, il Si e il Do (Sol e Sol#), non sono visibili perché nell’ultravioletto (cioè al di
fuori dello spazio “S”) e completano l’ottava; mentre il “viola” sul confine dello spettro
in/visibile, a 391 nm, sulla quarta linea del pentagramma, corrisponde al La (Fa). Per
avere il rosso/viola nell’estremità opposta dello spettro si va, invece, sul confine
dell’infrarosso a 696 nm e per il viola nell’infrarosso a 782 nm. Si tratta di possibili
tonalità monocromatiche del viola che i nostri occhi fisici non possono cogliere (dati i
limiti percettivi dei fotorecettori visivi) e quindi sono percepite come un rosso cupo o
sono del tutto invisibili2. Si veda sullo spettro cromatico la seconda parte del libro.
136
Si noti che gli intervalli musicali di quarta: Do-Fa, Re-Sol e Mi-La ricalcano (almeno
in parte) i rapporti cromatici complementari del rosso-ciano, giallo-blu e verde-viola;
mentre negli accordi armonici: Do-Mi-Sol e Re-Fa-La si possono riconoscere le triadi
dei rosso-verde-blu (RGB) e dei giallo-ciano-viola (CMY).
Tra le dieci ottave di estensione dell’udito dell’uomo (mediamente tra i 16 e i 16.000
Hz) e le quattro della sua voce (tra i 60 e i 1000 Hz circa)3, si inserisce la tessitura del
parlato colloquiale: intorno ai 125 Hz per gli uomini e ai 210 Hz per le donne (circa 300
Hz per i bambini); cioè nell’ambito dell’ottava del Do2, intorno alla quale si sviluppa la
scala dei colori sopra illustrata4, o lo spazio “S”. Proseguendo, in relazione alle quattro
ottave del monocordo dell’Uomo di Vitruvio e della voce umana, ai pentagrammi5 nelle
chiavi di Fa e di Sol (note reciproche) si collegano simbolicamente le due fondamentali
dimensioni della creazione, la dimensione terrena e quella celeste; tra le quali abbiamo
il Do3, il Do centrale, la chiave di mezzo, il cuore che congiunge e armonizza ciò che
sta in alto con ciò che sta in basso. La dimensione edenica tra terra e cielo (tra il Fa2 e il
Sol3) dell’uomo nuovo divenuto puro come un bambino6.
Do 3 Do 4 Do 5
Do 1 Do 2
Scala musicale che parte dal Do1 (65 Hz), passa per il Do3 centrale (262 Hz) e arriva al Do5 (1046 Hz).
3. La voce umana, tra la più bassa degli uomini e la più alta delle donne, è suddivisa, in
particolare nella Lirica, secondo i seguenti registri vocali: basso, baritono, tenore, contralto,
mezzosoprano e soprano. Termine, quest’ultimo, riferito anche alle voci bianche, ovvero alle voci
dei bambini fino alla preadolescenza, indipendentemente dal sesso. Infatti, la pubertà,
insieme all’adolescenza, segna la fase di individualizzazione dell’età adulta caratterizzata
dalla maturazione sessuale e dalla muta della voce, per cui quella maschile scende di circa
un’ottava, mentre quella femminile di due o tre toni.
4. L’ordine di altezza frequenziale del parlato e dello spettro della luce visibile corrisponde
alle frequenze date da due potenze di due, rispettivamente 27 (128 Hz) e 249 (563 THz), e
dove l’esponente della seconda potenza (49) equivale al quadrato della prima (7); il tutto
traducibile in termini di innalzamento per ottave.
5. Una curiosità: l’attuale rigo musicale deriva dal tetragramma adottato da Guido d’Arezzo
nell’XI secolo, utilizzato con la notazione quadrata e la cui lettera greca “Γ” gamma, a forma
di squadra, indicava la nota più grave (Sol1). Un tetragramma composto da quattro linee,
come i lati del quadrato, e un’estensione sonora di sei note, quella dell’esacordo, dal Do al
La, corrispondente a quella dei colori dal rosso al viola, la stessa dello spazio S (1,71).
6. Si cfr. la multidimensionalità dell’uomo con il Canto Sacro, Corale, A Tenore e Armonico.
137
ottave musicali, si ha alla 16a (24) ottava, cioè attraverso sedici dimezzamenti del
giorno7, un’unità temporale di 1/65.536, pari a “1,318” secondi, ovvero un valore poco
più lungo del secondo ma perfettamente consonante con il periodo di rotazione della
Terra e con la legge periodica universale delle ottave: il “secondo assoluto”8.
Ora, assumendo il valore di partenza di una oscillazione nell’unità di tempo di 1,318
secondi, per la determinazione dell’altezza assoluta delle note della scala musicale,
attraverso una serie di innalzamenti per ottave, abbiamo alla “7a ottava” la frequenza di
128 cicli a cui corrisponde un nuovo “Do2” (meno acuto) pari a 97,1 Hz (128/1,318)9.
Allo stesso modo, attraverso invece una serie di innalzamenti per ottave delle vibrazioni
elettromagnetiche, fino alla 49a (72) ottava, abbiamo una frequenza di 563 “Tcicli”,
ovvero 427,2 THz ordinari (563/1,318), circa 700 nm, a cui corrisponde il colore
rosso/viola, ovvero l’inizio del range della luce visibile. Ottenendo con questo
l’allineamento delle due scale grazie a un’affine unità temporale.
In rapporto alla voce umana e al Monocordo cosmico, il “Do3”, a 256 cicli o 194,2 Hz,
è in relazione con il cuore; il “Do2” con il “terreno” chakra basale; mentre il “Do1”,
l’ottava base, a 64 cicli (82) o 48,5 Hz, riflette l’unitario suono divino, il basso profondo
nel canto sacro o nei mantra dei monaci tibetani. Inoltre il “Do3” è dato dalla
oscillazione di un quarto del monocordo (la 4a armonica, vd. p. 115), corrispondente
alla lunghezza di un cubito, e a una frequenza la cui relativa lunghezza d’onda è di 1,78
metri, una misura pari a quattro cubiti, ovvero l’altezza dell’Uomo di Vitruvio10.
A questo riguardo, applicando il dimezzamento per ottave anche alla circonferenza
equatoriale della Terra, pari a 40.075 km, si ottiene alla 27a (33) ottava il valore di 29,8
cm: l’antica unità di misura del piede (egizio); certamente la misura più rappresentativa
della percorrenza della superficie terrestre11. Misura che moltiplicata per 3/2 (rapporto
piede/cubito) dà 44,7 cm, il cubito12. Cubito ricavabile anche tramite la formula: √5/5.
7. Cfr. la durata delle note: semibreve, minima, semiminima, croma … cioè 1; 1/2; 1/4; 1/8 …
8. Un singolo battito del cuore, un “cuore sportivo”; di un giorno diviso in 16 ore di 64 minuti, di
64 secondi assoluti. E un’ora (di 90 minuti ordinari) rapportabile ai ritmi ultradiani dell’uomo,
quali la durata media del sonno REM e l’alternanza dell’attività degli emisferi cerebrali.
9. Due ottave sopra abbiamo invece la frequenza di 388,4 Hz con funzione di “Do4
campione” (512 cicli, 83), circa un tono più basso del La3 campione attuale di 440 Hz.
Si cfr. con il diapason scientifico, il La3 con valore di 432 Hz (da un Do3 di 256 Hz, ottenuto
con cinque innalzamenti per ottave da una frequenza base di 8 Hz, più una 6a pitagorica),
diapason approvato all’unanimità al Congresso dei musicisti italiani, tra cui Giuseppe Verdi, nel
1881 per le sue “qualità armoniche”, ma mai ufficializzato. Si cfr. anche, nella musica sacra
o rituale dell’antica Cina, ritenuta l’espressione diretta delle leggi che governano l’universo,
lo Huangzhong, la “Campana gialla”, il diapason o suono assoluto, correlato al Gong, il 1° grado
della scala pentatonica, in rispondenza con l’elemento terra, seguito dai gradi Shang, Jiao, Zhi e
Yu (metallo, legno, fuoco e acqua) rapportabili, nell’ordine, alle note Do, Re, Mi, Sol e La.
10. La velocità del suono nell’aria, a 25 gradi, è di 347,2 m/s; da cui 347,2/194,2 = 1,788.
11. Numero non casuale: il 27 (33) riflette la dimensione terrena, come il 16 (24), vd. sopra;
24 come ottava di 23, corrispondente implicito di 33 nell’Anima Mundi; cfr. 27/16 a p. 122.
12. O piccolo cubito; mentre il grande, o cubito reale, di 0,523 metri, è dato da “π/6” cioè 1/6
di circonferenza con il diametro pari a un metro! E da “ϕ2/5” o dai 7/6 del piccolo; da ciò
la correlazione tra cubito, m, π e ϕ, per cui ϕ ≈ √(π/6)x5; mentre π ≈ ϕ2 x 6/5.
Mentre, dal rapporto dei due cubiti abbiamo 52,3/44,7=1,17! Cfr. 2/1,71= 1,17 a p. 112.
138
La forma del cerchio
Il sapere perduto II
Io ero là, quando tracciava un cerchio sull’abisso;
… quando disponeva le fondamenta della terra,
allora io ero al suo fianco come architetto.
Proverbi 8,27-30
139
I mattoni fondamentali dell’universo fisico, le particelle atomiche, sono
i costituenti elementari interfaccia tra questa realtà e quella sottile.
Costituenti che, in virtù dell’essere più vicini all’essenza energetica
spirituale, sono verosimilmente più intimamente legati alla coscienza
universale di quanto lo siano le cose e gli esseri a cui danno forma.
Queste poche particelle, quali gli elettroni, i protoni e i neutroni1, sono i
costituenti comuni di tutte le infinite espressioni della realtà fisica: dalla
roccia dei continenti al fuoco del sole, dalle distese d’acqua oceaniche
ai venti del cielo; dalle innumerevoli forme viventi dei regni minerale,
vegetale e animale, del meraviglioso scenario naturale, fino all’uomo.
Così, una parte della coscienza cosmica si è manifestata nella terra, il
nostro corpo collettivo; un’altra si è manifestata nel sole, nell’acqua e
nell’aria che ci nutrono, e nelle piante e negli animali, i nostri vitali
compagni, e così via. Un mondo, questo, di cui siamo parte e che è
parte di noi. Ma l’oblio ha steso il suo velo. Così viviamo
nell’incosciente ignoranza, nella mancanza di riguardi per la natura,
nella sopraffazione dell’uomo sull’uomo, nel folle egoismo depredatore
e distruttore, nella violenza, nell’inganno, nel conflitto, nella
disarmonia interiore ed esteriore, nella malattia e nella morte.
Abbiamo così dimenticato ciò che è fondamentale: riconoscere la verità
e la sacralità di ciò che siamo profondamente e provare rispetto per il
creato. Perché tutto possiede un’anima, un cuore. Un tutto di cui siamo
parte, parte che manifesta il proprio amore limitando se stessa per espri
mere, ciascuna, il proprio colore nella vita. E in tutto questo, una parte
importante la ricopre la nostra Madre Terra. Terra con la quale siamo
intimamente legati, siamo una cosa sola; in quanto condividiamo con
essa la stessa sostanza, lo stesso quadrato, la stessa sacra geometria.
HEARTH
1. Nell’atomo, i protoni e i neutroni sono formati dai quark, e quest’ultimi, a loro volta,
insieme agli elettroni, secondo una moderna teoria quantistica, da corde di energia
oscillanti, estremamente piccole, chiamate stringhe.
2. In inglese, cuore è heart e terra earth, parole che, combinate insieme, ampliano il
significato della parola hearth: “focolare”. Cfr. health: “salute” e la nota a p. 74.
140
La geometria sacra è il linguaggio rappresentativo della struttura
simbolica dell’universo, linguaggio composto da geometrie e numeri
attraverso i quali è possibile comprendere i misteri della creazione.
Della geometria sacra, la quadratura del cerchio, quella “filosofica” o
simbolica, costituisce una delle più importanti espressioni. Essa
rappresenta il processo di creazione dell’universo come attuazione del
disegno della sapienza divina. Disegno il quale racchiude i principi
della forma del corpo cosmico vivente.
141
Questa costituisce la base della costruzione geometrica attraverso la
quale è possibile determinare e tracciare il quadrato della stessa
superficie del cerchio dato. Quadrato che rappresenta il piano di
manifestazione dell’in-forma-zione che lo sottende, il cerchio,
attraverso “l’intonazione delle superfici” delle medesime figure4.
La suddetta determinazione del quadrato è dunque resa possibile
semplicemente compassando, cioè ricavando con il compasso, la misura
diametrale del “determinante”, ovvero quella del cerchietto inscrivibile
nello spazio compreso tra il secondo angolo dell’ettagono e il secondo
lato dell’esagono, a partire dall’alto, (e/o dalla parte opposta sim
metrica), e con il centro del suddetto cerchietto poggiante sul raggio del
cerchio che circoscrive le due figure, e che biseca il medesimo angolo.
142
4 2
3
5 1
143
Sovrapposizione della prima fase di costruzione della quadratura del cerchio
al cerchio dell’Uomo vitruviano, e relativa collocazione dei determinanti.
L’Uomo vitruviano tondo è inscritto in un ettagono circoscritto dal cerchio della stessa
opera, mentre l’Uomo quadrato è inscritto in un esagono (sopra tratteggiato e poggiante
su un proprio angolo) circoscritto dal cerchio di quadratura (non raffigurato); vd. p. 94.
– La quadratura del cerchio simbolica, al di là dell’impossibilità teorica, deve essere
realizzata, nel rispetto della tradizione, solo con riga non graduata e compasso (anche se
virtualmente attraverso la computer grafica vettoriale), deve avere un significato, essere
sufficientemente precisa e, possibilmente, semplice. L’uso della riga e del compasso fu
stabilito, dalla scuola di Platone, per il suo rigore costruttivo e perché rifletteva il moto
circolare degli astri, la loro forma e le linee immaginarie che li collegano, a rappresen
tazione delle geometrie celesti. In tal senso, la comprensione della geometria sacra e,
con essa, delle leggi del numero e della musica, consente di avvicinarci per affinità alla
mente di Dio. Con un compasso, una riga e una matita si può sperimentare, nel piccolo,
la creazione; una forma di meditazione, anche questa, che permette di comprendere
meglio l’aspetto teorico, portandolo sul piano pratico, e di cogliere profonde risonanze.
144
Rapporto tra il cerchio di quadratura e la testa dell’Uomo vitruviano,
e corrispondenza tra la misura del determinante e l’iride degli occhi.
145
Cerchiatura del quadrato attraverso lo schema simbolico (2D) a sedici cellule
(otto visibili), o la 4a suddivisione della 1a cellula uovo. Il Cubo di Metatron.
146
E, in una visione cosmogonica, una costruzione che simbolizza il piano
fisico, il quattro – le colonne della terra – e, a sommità, il principio
celeste, l’uno – la volta stellata – a immagine del tempio del mondo8.
8. In larga parte del mondo antico, e nella visione biblica, il cosmo era concepito come
una grande volta celeste poggiante su quattro colonne agli angoli della terra.
Cfr. Giobbe 38, 4-7; e Nut e Geb nel mito egizio. Una concezione che ha lasciato celata
testimonianza di sé in opere quali, ad esempio, le chiese in stile bizantino (le 5 cupole)
come San Marco a Venezia, la Cattolica di Stilo in Calabria, il Sacro Cuore a Parigi e
la Trinità a San Pietroburgo. I motivi cosmateschi di San Giovanni in Laterano a Roma.
Il Baldacchino di San Pietro in Vaticano. La Moschea Blu (e le sue 9x8 cupole minori)
a Istanbul, il Taj Mahal e i Mandala in India, Angkor in Cambogia. Il particolare
castello di Chambord in Francia. I nuraghe quadrilobati e i loro “modelli” in Sardegna.
– Con la costruzione appena vista, con una buona approssimazione di π, pari a 3,1405!
è possibile cerchiare il quadrato in maniera anche più semplice, sebbene con una
precisione inferiore, individuando i punti di intersezione per la cerchiatura direttamente
con i cerchi centrati negli angoli del quadrato; da cui un π risultante pari a 3,198.
Costruzioni anche queste, come quella nella nota a p. 145, rapportabili simbolicamente
all’occhio umano. Da cui la proprietà dell’occhio di quadrare. Infatti, i due cerchi qui
utilizzati per la cerchiatura sono tra loro in rapporto di 2:1, come tra il globo oculare e
la sua iride. Mentre invece, se si sostituisce l’iride con la pupilla, con un rapporto di 1:8
rispetto al globo oculare, si può ottenere un’altra costruzione, come sotto illustrato, con
un π pari a 3,1605. Ciò rimanda all’antico metodo egizio con il quale è possibile sia
quadrare il cerchio che cerchiare il quadrato. Il papiro di Ahmes (dal nome dello scriba
che lo trascrisse verso il 1650 a.C.) afferma infatti che: la superficie di un cerchio con
un diametro di 9 unità equivale alla superficie di un quadrato con un lato di 8 unità.
Cerchiatura con la sola “iride”, 1/2 del diametro del “globo oculare” (o 1/4 della sua
superficie: il valore frazionario dell’egizio Occhio di Horus). Con la “pupilla”, 1/8 del
diametro. E ricostruzione dello schema per la quadratura secondo il papiro di Ahmes:
con 1/8 +1= 1,125 (9/8 o “32/23”), cioè il diametro del cerchio in rapporto al lato del
quadrato pari a 1 (8/8); da cui (in base a π = l2/r2) si ha 1/0,3164 = 3,1605, il π egizio;
(cfr. √10). Da ciò un determinante con valore di 1/8 del lato del quadrato (o 1/16), e di
1/9 del diametro del cerchio (o 1/18); cfr. con 1/17,6 dato con il preciso π a p. 145.
147
Frazioni di superficie del quadrato o del cerchio tradotte in lunghezze lato o diametro:
Superficie 1/2 1/4 1/8 1/16 1/32 1/64
1
Lunghezza 1/√2 1/2 1/2 : √2 1/4 1/4 : √2 1/8
La somma delle frazioni di superficie dell’Occhio di Horus (1/2, 1/4, 1/8, 1/16, 1/32 e
1/64) dà 63⁄64, risultato da cui manca 1⁄64 per raggiungere l’unità, 1/64 che tradotto in
lunghezza dà 1/8, che corrisponde al determinante da aggiungere al lato del quadrato di
8/8 per ottenere la cerchiatura del quadrato, cioè un diametro di 9/8! Come visto sopra.
– Nei Giganti di Mont’e Prama, i loro occhi, formati ciascuno da due cerchi concentrici
in rapporto di 2:1 (cfr. con i ciclopi, dal gr. kýklops, “dall’occhio rotondo”; e con la
“Dea di Sardara”), evidenziano il rapporto che, universalmente, gli eroi dell’antichità
avevano col divino, un rapporto che conferiva loro una forza di natura soprannaturale.
– Per dividere un segmento in un dato numero di parti uguali vd. il teorema di Talete.
148
E vero frutto verrà dopo ’l fiore.
Pd XXVII, 148
Cubo di Metatron
Schema geometrico universale della creazione
Triangolo sacro
Ipotenusa: prima materia
Cateti: logos e creazione
2
(5/ 2) 4π
150
valore di tolleranza o di “soglia” è rapportabile a π / 3,125 = “1,0052” = “9 cent”, pro
prio il rapporto tra il preciso valore di π e quello ottenibile dalla quadratura pitagorica!
Imprecisione raffrontabile agli intervalli della scala temperata: un compromesso tra la
purezza teorica e le ragioni pratiche, così da offrire una “perfetta” soluzione ai proble
mi d’intonazione, trasposizione ed esecuzione con più strumenti musicali; o alla serie di
imperfette quinte temperate che si chiudono così perfettamente nel cerchio (vd. p. 134).
1,692
1,128
(1,41)
2
– I tre lati del triangolo sono riferibili alla sacra triade: “ciò che riceve conviene
paragonarlo alla madre [ipotenusa, o diag. quadrato], ciò da cui riceve al padre [cateto
vd. Timeo 50d, e la nota p. 157. Cfr. Plutarco in Iside e Osiride, 56, sul triangolo sacro.
Dal triangolo con i lati di 3, 4 e 5 unità si ricava il lato del quadrato: 5/1,41 = “3,546”;
▪ 3,546/3,546 = 1 (lato quadrato reso unitario e diametro cerchio inscritto nello stesso);
158 (1,8+1,595)/2; cfr. (1,128+1,273)/2 = 1,2005 cerchio medio psichico pp. 90 e 100;
▪ 5/3,546 = 1,41 (spazio S o centro scala quadraturale; cerchio non disegnato, sopra);
Da ciò, nell’ordine, i seguenti piani dimensionali: 1 - 1,128 - 1,41 - 1,692 - 2; cfr. p. 94.
– Anche gli angoli del triangolo (90°, 53,1° e 36,9°) ci confermano quanto già visto:
90/53,1 ≈ 1,692; 53,1/36,9 ≈ 1,436 = 1,1283 op. ≈ 1,41; e 4√90/36,9 ≈ 1,25 = 5/4.
– Cfr. la quadratura del cerchio di A. Dürer: «Disegna un quadrato e dividi la sua dia
gonale in dieci parti e poi disegna un cerchio con un diametro di otto di queste parti.»
151
Dunque, la cerchiatura del quadrato simbolizza, in generale, la risalita
verso l’origine della manifestazione. Mentre la quadratura del cerchio,
oltre a quanto già visto, il modo in cui si osserva il mondo, in cui
s’inquadra la realtà, attraverso l’atteggiamento sotteso, sottrattivo o
additivo; o l’unione dei due, cioè attraverso la purezza senza ingenuità,
i frutti dell’“Albero dell’esperienza” e dell’Albero della vita10.
In ultimo, questa consiste nel potere del pensiero, delle emozioni e della
volontà, il “determinante mentale”, di manifestare, di quadrare, nel
bene o nel male, nel proprio corpo fisico, attraverso la salute o la
malattia; e nel mondo, attraverso le azioni e gli eventi riflessi nel corpo
cosmico della realtà specchio esteriore, la propria realtà interiore.
Quadratura del cerchio (e manifestazione del bene e del male), Giordano Bruno.
10. Cfr. il V. di Matteo 10, 16: “… prudenti come i serpenti e puri come le colombe”.
La prudenza, una delle quattro virtù cardinali, è ciò che fa discernere il bene dal male,
la retta ragione (ma anche comprendere, in una visione più ampia, la loro relatività);
seguono la giustizia, la volontà di difendere i propri e gli altrui diritti; la fortezza, la
costanza e la fermezza nel perseguire il bene resistendo alle difficoltà; e la temperanza,
ciò che modera l’attrattiva dei piaceri dei sensi e dei beni materiali.
– Un problema di salute può veramente essere risolto solo attraverso un rimedio a “pari
livello” di ciò che ha originato il problema stesso, o a un livello superiore. Un’origine
emozionale, ad esempio, non può essere risolta da rimedi sul piano fisico (sintomatici
in questo caso), a meno che questi non influiscano sulla causa emotiva, ma agendo sullo
stesso piano emozionale, o mentale o spirituale, in relazione con la causa originaria.
– Un metodo noto per calcolare la quadratura di estensione si basa sul rapporto
diametrale Terra/Luna, le cui misure (12.745,6 e 3.476 km) in proporzione sono 11 e 3;
per cui: (11+3)/11 = 1,273. Un rapporto utile anche per approssimare π: 11x4/(11+3).
– Nel V secolo d.C. l’astronomo cinese Zu Chongzhi scoprì il valore di pi greco più
preciso ottenibile da un semplice rapporto: 355/113 = 3,141592. Sei decimali corretti!
152
Per mezzo dell’informazione la potenza si fa atto, la materia si fa
espressione. Attraverso un processo per gradi che, dapprima
a somiglianza e, infine, a immagine divina, accompagna l’uomo al
compimento della propria perfezione ancora in nuce. Mediante
l’incarnazione di armoniche via via di ordine superiore, di cerchiature
quadraturali sempre più ampie. Attraverso la quadratura filosofale11.
Da ciò, l’espansione della coscienza è data, per affinità con la luce, da:
153
Il primo giorno della Genesi, nella prima fondamentale divisione
dell’Uno indifferenziato – attraverso la creazione del cielo e della terra,
della luce disgiunta dalle tenebre – si apre lo scenario dell’ordinamento
e dell’ornamento del mondo. Dove, in principio, l’Occhio di Dio si
schiude: il creatore si fa creazione, l’osservatore si distingue
dall’osservato, la luce origina la visione. Ciò che è così rappresentato:
dal primo cerchio, tracciato sull’abisso, il kaos, si disgiungono la terra
e il cielo, così da formare la mandorla primordiale; e, parallelamente,
un cerchio concentrico, l’iride, in rapporto di due a uno, o di ottava, con
il primo cerchio, il globo oculare, origina l’Occhio, il kósmos.
154
Occhio della saggezza.
Manoscritto islamico,
XV secolo.
Pantheon: tempio circolare cupolato in cui è inscrivibile una sfera di ben 43,3 metri di
diametro (il globo oculare); con un’unica apertura alla sommità per la luce, l’oculus, di
8,8 metri di diametro (la pupilla); circondata da una cornice posta in evidenza
dall’ultimo dei cinque ordini di ventotto cassettoni concentrici (l’iride).
155
Il cielo e la terra, e tutto ciò che sta in mezzo, costituiscono i differenti
aspetti di un’unica realtà; ciò che la geometria sacra simbolizza attra
verso una successione di cerchi e quadrati inscritti gli uni negli altri.
Il Diagramma della coscienza e della creazione, sopra raffigurato, che
costituisce lo sviluppo di quanto già introdotto nel capitolo precedente,
rappresenta i livelli di coscienza dell’universo e la sua struttura. Esso è
composto da quattro corone circolari (dal gr. korònē, “ogni cosa”) con
progressione geometrica in ragione di “√2”, cioè definite ciascuna da un
quadrato inscritto; più il centro, a completamento. Questi livelli, a
partire da quello più ampio – dal regno celeste al regno terreno –
nell’uomo rappresentano, nell’ordine: la dimensione animica, quella
spirituale, quella fisico-biologica, base strutturale organica di quella
spirituale, e infine quella fisica (inorganica). Gli stessi livelli
simbolizzano i quattro elementi: il fuoco, l’aria, l’acqua e la terra, più
un quinto, tra aria e acqua, come vedremo; quindi la Tetraktys, di cui il
Diagramma (cosmogramma) costituisce una rappresentazione parallela.
Diagramma che, il ridursi o l’ampliarsi delle superfici circolari, riman
da simbolicamente alle variazioni della pupilla dell’occhio umano12.
Ciascuna delle quattro corone, infine, anch’esse raffigurabili nello stato
decentrato, racchiudono al loro interno due cerchi, o livelli intermedi,
con funzioni “connettive” o mediatrici tra i livelli stessi e le corone.
12. Il dilatarsi o restringersi della pupilla è in rapporto all’intensità della luce a cui essa
è esposta; o al focus dell’attenzione, l’interesse suscitato in base a ciò che essa osserva.
Nel pensiero platonico, la vista è assimilata al processo cognitivo dell’intelletto, alla sua
capacità di cogliere l’essenza delle cose: la “vista della mente” (Simposio, 219a).
Nel Timeo, l’intelletto è considerato come una struttura a cerchi concentrici affine a
quella del cosmo, con il quale può entrare in sintonia traendone conoscenza e retta com
prensione (47b-c; 90d). La creazione del cosmo è realizzata a partire dai quattro
elementi (31b-c); i quali sono “proporzionali tra di loro nella medesima proporzione”,
per cui, se le proporzioni sono le stesse “tutti sono una unità” (32a-b). Cfr. i quattro
elementi nella Genesi biblica. L’occhio umano si presenta formato da un globo oculare
bianco del diametro di circa 23 mm; un’iride colorata che misura tra i 10 e i 12 mm, 1/2
del globo oculare; e una pupilla nera il cui diametro, non fisso, può variare tra i 2 e gli 8
mm, e mediamente tra i 3 e 4 mm, cioè 1/3 dell’iride. Variazioni estreme della pupilla
(diminutivo di pupa perché riflette rimpicciolito ciò che osserva) a cui corrisponde un
rapporto diametrale di 1:4 e areale di 1:16. Parallelamente, nel Diagramma della
creazione a ogni passaggio da cerchio a cerchio, o da quadrato a quadrato, corrisponde
un raddoppio o un dimezzamento delle relative superfici; e, ogni due passaggi, delle
dimensioni. Cfr. l’Occhio di Horus (frazionario); Kore kosmou, “Pupilla (o Fanciulla)
del mondo” in Stobeo, Antologia, I 49, 44; la struttura di Atlantide in Crizia, 113 D; e il
Gilgal Refaim, in ebraico “Ruota dei giganti”, un’opera in pietra nelle Alture del Golan.
156
Detti livelli intermedi – come anelli dell’Aurea Catena Homeri –
spiegabili come “campi in-formanti”, sono dati dalla quadratura del
cerchio di estensione (4/π) e dalla quadratura del cerchio di superficie
(√4/π, valore vicino alla 6√2).
157
Aria
Φ
ϕ
Acqua
Terra
14. Si noti come il 5° elemento, indicato con “Φ”, come vedremo più avanti, incorpora
il rapporto aureo “ϕ” come parte di un segmento; vd. a p. 28. Cfr. Windsor, RL 19132r.
15. Scala la quale, espressa in numeri, è così data: 1-1,128-1,273-1,414-1,595-1,8-2.
– Le rappresentazioni geometrica e musicale del mondo si integrano reciprocamente: il
solo elemento fuoco comprende tutte le ottave animiche del monocordo, dalla 3a in su;
viceversa, la 1a ottava tutti gli elementi terreni; e la 2a ottava, spirituale, l’elemento aria.
– Alle ginocchia corrispondono tradizionalmente la terra e l’investitura (genuflessione).
158
Il Diagramma della coscienza e della creazione – emblema dell’Imago
Mundi – l’essere il simbolo della pupilla e, parallelamente, dell’occhio
nella sua totalità, rimanda alla visione del mondo, il modo in cui lo si
concepisce e, pertanto, lo si crea e trasforma; e così noi stessi.
La quadratura del cerchio rappresenta, quindi, la proiezione
manifestante delle immagini mentali ed emozionali, individuali e
collettive, in rapporto all’ampiezza della stessa visione. Per cui, tanto
più questa è grande, quanto maggiore è il potere dell’uomo di realizzare
il proprio potenziale divino – la Sovranità dell’anima – e, dunque, di
co-creare con l’universo. Di determinare liberamente la propria realtà.
Il rapporto diametrale di 1:4 tra il 1° e il 5° cerchio del Diagramma della creazione può
essere dato, come sopra illustrato, da soli due triangoli equilateri, uno inscritto
nell’altro; e con interposto tra questi un 3° cerchio, il demarcatore tra spirito e corpo.
159
Ora, rispetto al divino che è in noi, sono movimenti affini i pensieri
(delle armonie) dell’universo e i movimenti di rotazione circolare16.
Perciò ciascuno in accordo con questi … bisogna che renda simile,
secondo la natura originaria, il pensante e il pensato, e, dopo averli
fatti simili, raggiunga il fine della vita più bella che gli dèi hanno
proposto agli uomini per il tempo presente e per l’avvenire.
Platone, Timeo 90d.
***
L’uomo sta all’infinito
e l’infinitesimo all’uomo.
TUTTO È UNO
LA SCALA ASSOLUTA17
Nella chiusura a cerchio di una corda, i suoi capi cessano di essere l’inizio e la fine,
perché ogni punto nel cerchio è, allo stesso tempo, inizio e fine. Allo stesso modo, ogni
cosa è solo in apparenza superiore o inferiore a un’altra, come i gradini di una scala.
160
Le cose tutte quante
Paradiso I, 103-5
– Un poliedro è duale di
un altro poliedro quando
a ogni vertice del primo
corrisponde il centro
della faccia del secondo,
e viceversa. Nei cinque
solidi platonici, il
tetraedro è il duale di se
stesso (autoduale),
Poliedri reciproci (duali) con mentre sono reciproca
successione inversa tra loro, mente duali il cubo con
nel Cubo di Metatron e nel l’ottaedro e l’icosaedro
Diagramma della Creazione. con il dodecaedro.
162
A lato, abbiamo quattro configurazioni circolari di sei cerchi ciascuna.
Quella terra, in cui i cerchi sono separati tra loro, che corrisponde alla
realtà terrena, dove ogni cosa appare separata l’una dall’altra. Quella
acqua, in cui i cerchi si toccano, che corrisponde al piano emozionale
attraverso il quale si ha una prima e superficiale forma di contatto con
l’altro22. Quella aria, in cui i cerchi si compenetrano per metà, e che
corrisponde al piano mentale attraverso il quale la realtà può essere
compresa più profondamente; e qui ci ricolleghiamo alla visione addi
tiva del mondo o, al contrario, a quella sottrattiva, ovvero alla visione
unitaria o a quella duale. E, infine, abbiamo un unico cerchio centrale,
il fuoco, che corrisponde al piano animico. L’ordine (Φ), invece, non è
propriamente un elemento ma una “funzione”, mediante la quale gli
elementi si strutturano e danno forma a un mondo bello e armonioso.
Esso è simbolizzato dal dodecaedro, sotteso dal rapporto aureo Phi (ϕ),
contenuto sia nel Cubo di Metatron che nel Diagramma della creazione,
e in quest’ultimo espresso dalla forma come radice di Phi (4/π ≈ √ϕ).
Nel Cubo e nel Diagramma, in relazione alla poliedricità duale, la
sensibilità per la bellezza (riferita al dodecaedro) si accompagna a
quella per le emozioni (icosaedro); la mente razionale (ottaedro), di chi,
come si usa dire, è “quadrato”, si relaziona al senso pratico (esaedro o
cubo), e viceversa23. L’amore (tetraedro), invece, risponde a se stesso24.
22. Superficiale, perché le emozioni non consentono una comprensione profonda della
realtà, pertanto si prestano a veicolare qualsiasi contenuto, vero o falso, indistintamente.
Il simile conosce il simile, così come la coscienza di superficie (sfera emozionale)
conosce la realtà di superficie (realtà apparente, opinabile). Le emozioni appartengono,
nei livelli della Tetraktys, al “piano”, cioè la superficie; di cui quella naturale più
perfetta è l’acqua, cioè l’elemento di appartenenza delle stesse emozioni: la superficie
speculare (se non “agitata”) in cui si riflette il mondo esteriore. Emozioni la cui visione
di superficie si contrappone alla “linea”, cioè al filo logico e chiaro del pensiero.
Cfr. Repubblica, VI 510a e VII 515a-c: “l’immagine (ombre, riflessi) sta al modello
(ciò che ci circonda), come l’oggetto dell’opinione sta all’oggetto della conoscenza”.
23. Cfr. con gli attributi degli emisferi cerebrali emozionale (intuizione, creatività,
capacità di apprezzare l’arte) e razionale (logica, concretezza, linguaggio); vd. pp. 52-3.
24. Non si può non rimandare, a tal proposito, al verso tra i più celebri della
Commedia dantesca: “Amor, ch’a nullo amato amar perdona” (If V, 103), il cui
significato è: “l’amore che a nessun amato risparmia di riamare (a sua volta)”.
– La sfera emozionale corrisponde anche al “bambino interiore”, nel senso simbolico di
bambino puro, non corrotto dall’educazione e dalle esperienze negative della vita; i cui
attributi universali sono l’allegria, la voglia di giocare, di scoprire, di immaginare e
inventare, senza limiti; per cui tutto è possibile, perché privo di credenze limitanti. Una
qualità, un’energia che andrebbe appropriatamente incanalata. Cfr. V. di Matteo 18, 3.
163
POLIEDRI ELEMENTI e condensazioni PIANI O Matrici
Tetraedro FUOCO Animico
Ottaedro ARIA (fuoco) Spirituale
Icosaedro ACQUA (aria e fuoco) Medium universale
Esaedro TERRA (acqua, aria e fuoco) Manifestazione
164
Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché
secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine.
Rosone della basilica di S. Chiara ad Assisi, i cui numeri (6, 15 e 30x50/25, cioè il triplo
sei più uno, il centro), con quelli di S. Francesco (12, 14, 46 e 44, cioè 1/2, 1/4, 2/3 e 1),
vd. pp. 107 e 132, simbolizzano la creazione geometrico floreale e musicale del mondo.
165
Mano di Dio e Creazione.
San Clemente, Tahull, Spagna.
166
L’architettura del mondo
Acqua e fuoco
La gloria di colui che tutto move
Per l’universo penetra, e risplende
In una parte più, e meno altrove.
Dante, Paradiso I, 1-3
1. Tale fenomeno si può facilmente sperimentare tramite una comune candela: basta
infatti tenere per qualche minuto un bicchiere freddo capovolto sopra una candela
accesa per poter osservare la formazione di una condensa d’acqua al suo interno.
Questo avviene perché nella cera della candela è presente idrogeno che, bruciando con
l’ossigeno contenuto nell’aria, produce acqua.
Secondo le antiche teorie dei quattro e dei cinque elementi, nelle culture occidentali e
orientali, l’acqua e il fuoco sono energie contrapposte in grado di trasmutarsi
reciprocamente, l’una nell’altra, in maniera analoga al succedersi ciclico delle stagioni.
2. Acqua cosmica come lato femminile di Dio. Vd. Asheràh, regina del cielo, in
Geremia 44, 18; e gli uomini a immagine di Dio, maschio e femmina, in Genesi 1, 27.
167
Per orientarti nell’Infinito, distinguer devi e dopo unire.
J.W. Goethe
Non bisogna confondere la luce visibile con la vera luce sottile del
fuoco cosmico; perché, paradossalmente, è proprio la luce visibile,
quella solare che illumina la terra, a creare l’illusoria rappresentazione
della realtà: dove tutto si manifesta attraverso il contrasto di colori e di
forme che appaiono le une separate dalle altre. Solo invece attraverso
l’invisibile luce del fuoco spirituale, anche nell’oscurità, è possibile
riconoscere l’unità delle stesse cose3. La luce del giorno, espressione
dell’esteriorità, rende invisibile l’immensità del cielo notturno – dove
“s’annega il pensier” – simbolo della vastità dell’anima.
168
Riprendendo la cosmogonia biblica, del capitolo precedente, il secondo
giorno della Genesi, dopo l’opera di ordinamento del cielo e della terra,
del giorno e della notte, avviene l’opera di separazione delle acque che
sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento.
Firmamento che, in ultimo, il quarto giorno, Dio orna con i luminari,
sole e luna, e le stelle. È raffigurata così, nell’essenza, la creazione
biblica del cosmo. Creazione con analogie in altre antiche cosmogonie.
Dunque, dalla primeva Acqua delle acque, antecedente alla creazione,
origine di tutti gli elementi, abbiamo con la prima separazione, nella
formazione dell’Occhio divino, il globo oculare e l’iride. Suddivisi
ciascuno negli elementi fuoco e aria per il globo, e acqua e terra per
l’iride. E dove l’elemento aria è rappresentato dal firmamento, cioè il
cielo, il cui sopra e sotto è simbolizzato dalle acque.
Ora, le acque superiori rappresentano la verginea materia primordiale,
l’Acqua della vita in cui è radicato “l’Albero che vive della cima”
(Pd XVIII, 29). Mentre, lo Spirito divino che aleggia sulle acque,
simbolizzato dal fuoco, corrisponde al Logos, il Suono, l’energia
informante che impronta di sé la prima materia.
Da ciò, un’acqua ignea o un fuoco acqueo che come onde concentriche,
come scie circumpolari, si propagano attraverso l’abisso.
Acqua e fuoco, corpo e forma quali sacri principi sempiterni,
femminile e maschile, all’origine dell’intero creato.
169
dell’Occhio divino, o di entrambi i suoi occhi. Dei quali, in particolare,
l’occhio sinistro è rappresentato dal Diagramma della creazione e dal
Cubo di Metatron (reciproci); mentre l’occhio destro dal Monocordo
cosmico, cioè dai suoi cerchi dimensionali (autoreciproci, pagina 122).
Rappresentazioni analitiche, di entrambi gli occhi, sovrapponibili in
una visione di sintesi unitaria: l’Oculus Dei.
“Occhio di Horus”
Circoli frazionari dell’Occhio di
Horus (sinistro); vd. p. 148.
OD MC DC CM OH
1 1 1 1 1
15/16
7/8
3/4
1/√2 1/√2
1/2 1/2 1/2 1/2 1/2
√3 /4
1/2:√2 1/2:√2
1/4 1/4 1/4 1/4 1/4
1/4:√2
1/8 1/8
1/16
– – – CENTRO –
171
“La nostra effige” al centro dell’Occhio di Dio.
L’HOMO come riflesso del cosmo nelle rispondenze con gli elementi.
– Per Platone le idee sono l’essenza, la forma archetipica delle cose, conoscibili
attraverso il puro intelletto, l’occhio della mente (dal greco idéa “aspetto, forma”, dalla
stessa radice di idêin “vedere”). Una mente concepita come una struttura a cerchi con
centrici simile alla struttura del cosmo, con il suo cielo stellato, e con il quale essa può
per affinità consonare; vd. nota a p. 160. Cfr. “l’occhio de la mente” in Pd X, 121.
– Quella dell’occhio divino è un’antica concezione diffusa globalmente. La cultura
hawaiana, la cui origine si perde nella notte dei tempi, comprende l’Occhio di Kanaloa
(“dio del mare”), il quale simbolizza l’uomo che ha integrato in sé gli aspetti polari,
materiali e spirituali, dell’esistenza. Esso è formato da quattro cerchi concentrici che
rappresentano i livelli dimensionali dell’universo, dal cui centro s’irradiano otto linee
(dritte o ondulate) o “corde” che collegano, come in una ragnatela, i suddetti livelli.
– Il simbolo del Tao (vd. nota a p. 126), posto anche orizzontale, richiama anch’esso,
con le sue parti costitutive, la struttura dell’occhio. Abbiamo, infatti, all’interno di un
cerchio, due cerchi minori in rapporto di 1/2 con il primo e, all’interno di questi, ancora
un cerchietto più piccolo in rapporto di 1/8 circa. Nell’insieme a simbolizzare la visione
duale dei principi yin e yang, acqua e fuoco, terra e cielo, e un lungo elenco di rispon
denze. Cerchi minori, infine, sovrapponibili sinteticamente nella forma di un occhio.
172
L’Architetto del mondo, Bibbia Moralizzata, XIII sec.
L’acqua e il fuoco sono anche i simbolici strumenti architettonici nella creazione del
mondo: l’acqua, da cui la livella ad acqua, quindi il regolo e la riga; e il fuoco, la
fiamma i cui raggi (cfr. il raggio del cerchio) s’irradiano uniformemente tutt’intorno,
come nel Sole, il cui simbolo è un cerchio con un punto al centro, da cui il compasso.
– Secondo il fisico Emilio Del Giudice, l’acqua, l’unica sostanza con la proprietà di
risonare con qualunque cosa, è il mediatore che permette il collegamento tra molecole
(energie) con pari frequenza attraverso uno stato o fase di coerenza. In modo analogo di
ciò che accade nel vuoto quantistico [universo animico] che, in quanto al di là dello
spazio-tempo, collega tutti i corpi, mai isolabili dal vuoto, in uno stato di fase tra loro.
– Un bell’esempio di uno stato di fase (visibile nel Web) è dato dalla sincronizzazione
spontanea di alcune decine di metronomi, oscillanti con pari frequenza, se posti sopra
una base mobile in grado di fare da mezzo di oscillazione o di “dialogo” comune.
– L’occhio, oltre alla sua geometria e alla visione triadica, simbolicamente, rimanda
anche a: l’essere d’acqua (umor acqueo e vitreo) e l’avere un “Axis” (canale ialoideo).
– Tra i simboli alchemici indicanti l’acqua e il fuoco abbiamo il triangolo rivolto in su e
il triangolo rivolto in giù, i quali posti l’uno sull’altro formano la nota stella a sei punte.
173
174
La chiusura del cerchio
Il fine ultimo di ogni cammino spirituale è il consapevole ricono
scimento, da parte dell’uomo, della propria natura divina. Natura che
egli non può conseguire solo attraverso un percorso di crescita ma, a un
certo punto, solo riconoscere già in se stesso. Ovvero, spostando la
coscienza dallo stato del divenire a quello dell’essere, cioè elevando il
proprio livello di identificazione dal piano psichico a quello animico.
Infatti, come sosteneva Platone, ricollegandosi al pensiero di
Empedocle: “Il simile conosce il simile”. Con ciò a significare che se
nell’uomo non fosse insita la natura divina gli sarebbe impossibile
riconoscerla in Dio e, tanto meno, riconoscerla in se stesso.
Tuttavia, come già considerato precedentemente, dato che ogni visione
soggettiva è resa, in ogni modo, assoluta dal credere in essa; se si crede
di non possedere una natura divina, tale credenza si concretizza nella
nostra realtà personale che, pertanto, si conforma a tale visione renden
doci pressoché impossibile, di conseguenza, riconoscerla davvero in noi
stessi; ovvero, rendendo interminabile il cammino della scoperta del Sé.
In questo senso, diviene significativa l’espressione che racchiude in sé
il pieno potenziale del Logos: “Io Sono”. Ciò in riferimento alla nostra
anima. Espressione che si può sviluppare in differenti affermazioni
come: Io sono un essere di luce divina. Io sono in Dio e Dio è in me.1
175
Pensa che anche a te niente è impossibile; ritieniti anche tu immortale
e pensa che puoi col pensiero afferrare tutte le cose, conoscere ogni
arte e scienza; cerca la tua casa nella dimora di ogni creatura vivente;
sii più elevato di ogni sommità e più basso di ogni abisso, unisci in te
stesso tutte le qualità contrarie, il caldo e il freddo, il secco e il liquido;
pensa che sei nello stesso tempo in ogni luogo, in terra, in mare e nei
cieli; pensa di non essere ancora stato generato, di essere nel grembo,
di essere giovane, di essere vecchio, di essere morto e di essere nel
mondo dell’oltretomba; comprendi tutto questo nel tuo pensiero a un
tempo: tutti i luoghi e tutti i tempi, tutte le sostanze, le proprietà e le
grandezze; allora comprenderai Dio. Ma se rinchiudi la tua anima nel
corpo e svilisci te stesso e dici: “Non so niente, non so fare niente; ho
paura della terra e del mare, non posso arrivare al cielo; non so cosa
sono stato né cosa sarò”, allora cosa hai a che fare con Dio?
Corpus Hermeticum XI
3. Ciò rimanda ai versi chiave finali del Purgatorio dantesco, quelli relativi alla bella e
aggraziata Matelda: allegoria della felicità terrena raggiungibile con la consapevolezza
spirituale e la virtù. Felicità, quella vera, che non è data tanto dal fare solo ciò che si
vuole o solo ciò che si ama, del resto non sempre fattibile, quanto, soprattutto, nel
vivere con entusiasmo e nel fare ogni cosa con il cuore: “Come anima gentil, che non fa
scusa, ma fa sua voglia de la voglia altrui” (Pg XXXIII, 130-1). Cioè nel farsi parte e
tramite degli attributi dell’anima, quali la bellezza, la gentilezza, la grazia (impersonate
da Beatrice, “la voglia altrui”) per diffonderle nel mondo. Vd. anche le pp. 58 e 128.
Cfr. in K. Gibran, Il Profeta (sul lavoro): “E' tessere un panno con fili del vostro cuore,
come se quel panno fosse per chi voi amate. È costruire una casa, come se ad abitarvi
dovesse entrarci chi voi amate. È spargere i semi con tenerezza e poi raccogliere nella
gioia, come se a mangiare di quei frutti dovesse essere chi voi amate.”
4. La bellezza etica corrisponde alla nobiltà, alla dignità, alla virtù (dal lat. virtus
“carattere, valore, pregi”; e da vir, “uomo forte, eroico, virtuoso”, contrapposto a homo,
“essere umano di sesso maschile”). Qualità, queste, sulle quali sono stati fondati gli
universali (e fonte di forza) valori cavallereschi. La via, con un cuore, del guerriero.
Non a caso, il coro angelico delle Virtù è in relazione con il cielo di Marte, un pianeta
di natura marziale. Goethe scriveva: “L’animo nobile aspira a un ordine e a una legge”.
Ciò nel senso di autodisciplina e uno scopo superiore al fine di elevare spiritualmente se
stesso. Cfr. con le usuali espressioni come: “bel gesto”, “impeccabile”, “bella persona”.
177
Fiore della creazione e dell’armonia edenica.
5. Quando il sistema nervoso del cervello umano è soggetto a uno stimolo, si hanno due
fondamentali reazioni: l’eccitazione dei centri nervosi interessati e l’inibizione di tutti
quelli non direttamente coinvolti; con torpore e inattività delle relative funzioni
connesse con questi ultimi. Il processo del pensiero, in questo senso, può essere inteso
come una variabile distribuzione di aree o circuiti di eccitazione nervosa che si
configurano in base al procedere e al mutare del pensiero stesso. Aree che si
restringono in maniera proporzionale al livello di attenzione o concentrazione;
cosicché, a un aumento della concentrazione corrisponde, inversamente, un aumento
dell’area nervosa inibita. È noto a tutti, infatti, che quando si è concentrati nello
svolgere un’attività, che richiede appunto una certa attenzione, si assopisce o
diminuisce la percezione del mondo esterno, ovvero quanto accade tutto intorno a noi.
Questo è ciò che avviene, normalmente, anche quando si è immersi in continuazione
nei dialoghi interiori o, in particolare, quando si alimentano le proprie idee fisse, le
ansie o gli stati d’animo negativi. Da cui un conseguente costante stato di coscienza
ridotta e una relativa dispersione di energia mentale. Ciò che ostacola, quindi, la
percezione del “non ordinario” è l’attenzione e l’ancoraggio nell’ordinario, perché
questo costituisce e fissa i limiti della realtà percepita.
178
Così ci s’identifica con una mente intesa principalmente come pensiero,
ovvero, con quel processo conoscitivo alla base del nostro modo di
intendere e di essere. Ma esistono limiti del nostro pensiero di cui non
ci si rende conto, e per questo s’incorre nell’errore, non di rado, di voler
cogliere con esso più di quanto sia possibile fare, ovvero comprendere
ciò che trascende il pensiero stesso e dunque la nostra realtà. Non si
possono, ad esempio, concepire o esprimere mentalmente o a parole
due concetti contemporaneamente come il rosso e il blu, poiché l’uno
esclude l’altro, o si esprime il rosso o il blu, oppure prima l’uno e poi
l’altro. Per poterli concepire nello stesso istante è necessario prima
ricorrere a un’altra facoltà: in questo caso quella della vista, la sola in
grado di darci la soluzione. Solo attraverso la vista, infatti, possiamo
conoscere il bianco, la somma dei suddetti colori. Bianco il quale, ora,
può quindi essere concepito o essere oggetto di analisi da parte del
pensiero e dunque di espressione. Questo è, analogamente, lo scopo
della meditazione.
Ogni visione o realtà personale è vera, così come è vero ogni specifico
colore; ma, come una luce sempre più chiara racchiude in sé un
numero sempre maggiore di colori, così una verità sempre più grande
racchiude in sé un numero sempre maggiore di più piccole verità.
179
Meditazione è quella dell’artigiano intento a svolgere il lavoro che ama,
del pescatore nell’attesa che il pesce abbocchi o quella dello scienziato
assorto nelle proprie appassionanti ricerche o, ancora, la toccante
contemplazione di uno stupendo tramonto. È un senso di appagamento
e di pace che si prova quando la mente è piacevolmente concentrata su
una sola cosa, ed è assorta e silenziosa, dimentica di tutto il resto.
È meditazione anche quando siamo collegati con la natura, quando
viviamo consciamente la sincronicità degli eventi7 o quando perce
piamo i flussi di energia sottile lungo il corpo durante l’esecuzione
della forma del Taiji. O, ancora, è una forma di contatto, attraverso
delle visualizzazioni simboliche, con il nostro lato (e inconscio)
emozionale – il bambino interiore8 – per meglio disporci all’esperienza
della meditazione stessa. È uno stato contemplativo che coinvolge tutto
l’essere o, semplicemente, un modo di vivere più aperto e ricettivo.
Essa assume, dunque, un ampio significato con differenti possibilità di
utilizzo e sviluppo secondo le attitudini e le finalità di ognuno9.
La meditazione ricettiva, propria delle discipline spirituali, è uno stato
naturale poiché affine alla natura animica dell’uomo, ma è divenuto uno
stato pressoché sconosciuto alla nostra coscienza ordinaria, avvezza,
oggi più che mai, alla sola vita superficiale, frenetica e materialistica.
Lo scopo della meditazione consiste, dunque, essenzialmente in una
nuova disposizione, quella di placare il proprio pensiero e sviluppare
7. Sincronicità: termine dello psicologo svizzero C.G. Jung, secondo cui la coincidenza
degli eventi, qualcosa che va oltre ciò che altrimenti è definito come semplice caso, per
l’importante particolare significato personale o simbolico che tale coincidenza
racchiude, chiamalo destino, magia o fortuna, rappresenta in realtà un’interdipendenza
di natura multidimensionale tra gli eventi stessi e chi n’è coinvolto. Ad esempio, un
importante incontro, una risposta o una soluzione insperata. Cfr. con la provvidenza.
8. L’eterno bambino che con “l’adulta coscienza” le due parti insieme possono
integrarsi e arricchirsi reciprocamente. Dando una bella forma all’acqua.
9. Non è sempre facile perseguire l’intento di non pensare o esprimersi negativamente.
Si può allora utilizzare un metodo semplice che può essere d’aiuto. Secondo il principio
del “chiodo scaccia chiodo” è più facile sostituire pensieri indesiderati con altri
pensieri, nel nostro caso positivi. Si tratta, in pratica, di occupare la mente ripetendo
sentitamente, in qualunque momento, una formula mentale (mantra). Poiché tutto è uno,
il mondo quale ci appare, bello o brutto, è un riflesso dei nostri pensieri; con questa
formula possiamo pertanto cambiare tale visione, se negativa, elevando e purificando
noi stessi e, allo stesso tempo, il mondo esterno. L’amore è la più importante medicina
e forza risolutiva universale, insieme all’energia vitale; mentre la luce rappresenta ciò
che illumina l’intelletto e dissolve l’ignoranza; per cui la formula più semplice e,
insieme, compiuta è forse proprio: Luce, Vita e Amore.
180
la calma della mente attraverso la concentrazione in un unico punto, al
fine di poter accedere al proprio centro, ovvero acquisire la capacità di
ampliare la facoltà ricettiva o contemplativa, cioè sviluppare una
facoltà affine a quella della vista fisica: la percezione interiore.
Per ottenere tale distacco è bene porsi in ascolto o in osservazione,
immergendoci nel silenzio – placando il caos armonico – o in ciò che
per il Buddha consisteva: nell’essere testimoni. Senza fare nient’altro.
Rendersi totalmente percettivi (additivi) senza essere ora il rosso ora il
blu, o qualsiasi altro colore, attraverso il pensiero/filtro. Annullando
credenze, dogmi, regole, dialogo interiore, analisi, tensioni, aspettative
e impazienza verso i risultati della meditazione stessa, per permettere
che la chiarezza possa manifestarsi liberamente senza impedimenti.
181
Una mente in meditazione è come una superficie speculare d’acqua.
Un delicato equilibrio dato dall’assenza di – acquee e aeree – correnti
al di sotto e al di sopra di essa. Quando regna la calma, l’armonia
degli elementi. Quando, attraverso l’immerso e l’emerso, giù dalle
radici affondate nella terra, viene su nel silenzio un loto. Che, al
rifulgere del sole, schiude il proprio colore, anelante di chiara luce.
– Nella cultura greca esistono tre differenti termini per definire l’amore:
Eros è l’amore inteso come passione sensuale, come tensione, è l’attrazione istintiva
data da un senso di separazione, di diversità e di mancanza della propria controparte.
Nella mitologia greca, secondo alcune fonti, Eros (il dio fanciullo ribelle che, volando
qua e là, scoccava frecce che infiammavano i cuori) sarebbe sorto come luce dal suo
complemento, la notte, dall’uovo cosmico primordiale; secondo altre fonti, Eros sarebbe
figlio di Iris – la dea dell’arcobaleno, messaggera degli dèi – e del Vento dell’ovest.
Philia è l’amore in forma di amicizia o la passione, il vivo interesse per qualcosa.
Àgape è invece l’amore che si prova per un senso di identificazione, di unione con
l’altro da sé. Il culmine di questo tipo di amore è rappresentato dall’estasi.
Esiste una diffusa concezione che vede eros e agape come contrapposti, in un
inconciliabile rapporto tra passionalità e spiritualità. Ma tale inconciliabilità, in realtà, è
solo apparente poiché, al contrario, entrambe le forze possono essere orientate sia al
divino sia all’amore sensuale, come desiderio della controparte e abban-dono di sé. Ed
è questo che può condurre all’amore puro e a un profondo senso di unione. Il rapporto
eros/agape esprime, dunque, il congiungimento tra la forza attrattiva e quella di
identificazione o delle due parti in una. L’una nell’altra ed entrambe nel tutto.
183
aspetta che di essere trovata. Essa è celata nella nostra essenza,
consuona con i nostri più profondi valori: è il nostro vero colore, la
nostra capacità, il nostro talento, la nostra autenticità; la quale, come un
tassello di un mosaico, come un frammento olografico, contiene già in
sé il disegno, il progetto globale e quello personale in divenire10.
Una corda tesa racchiude, tra le sue estremità, tutte le note di una
musica scritta su un endecagramma. D’essenza regale e consci del
nostro retaggio, possiamo condividere il potere del cielo – il cerchio a
cui il quadrato si inchina – di parlare agli animali, placare i terremoti
e trasformare le armi in fiori. Siamo, olograficamente, una parte in
grado di trasmutare l’intero. Siamo la verità che risponde al credere,
alla fiducia e all’amore, a una riacquistata libertà. A un nuovo pensare
illuminato, a un intimo stato di grazia che fa di noi esseri che possono
creare una nuova individualità, una nuova umanità, una nuova terra.
10. Cfr. l’espressione buddista: “Tanti corpi, una sola mente” [cuore].
184
L’uomo ha perso una parte fondamentale di sé. Ha escluso il divino
dalla propria vita: la parte più autentica di se stesso.
Ma solo riscoprendo la propria autenticità, l’uomo può riacquistare
quella totalità che costituisce lo scopo centrale della sua esistenza, e la
soluzione ai sempre più pressanti mali del nostro tempo.
Perché una vera trasformazione del mondo non potrà mai avvenire
cercando di cambiare il mondo ma solo cambiando noi stessi.
Attraverso l’autentica visione a colori della realtà. Attraverso occhi
nuovi, gli occhi dell’amore.
L’amore è luce
È bellezza
È un’alata libertà
185
La bellezza è la vita quando la vita svela il suo santo volto.
Gibran
186
SECONDA PARTE
187
Se vuoi scoprire i segreti dell’universo,
Nikola Tesla
188
Il colore
Il fenomeno della luce e del colore può essere considerato da tre punti
di vista: fisico, fisiologico e psichico.
189
La luce bianca è composta da vari colori: i colori dell’iride. Essa si può
scomporre, come nel classico esperimento di Isaac Newton (1642
1727), tramite un prisma di vetro. In esso la luce bianca che lo
attraversa si rifrange, deviando con angoli differenti, in una successione
di brillanti colori che sfumano l’uno nell’altro; conosciuta
comunemente come spettro cromatico (dal latino spectrum, “visione” e
da specere, “guardare”), nome attribuitogli dallo stesso Newton.
190
Le radiazioni si possono raffigurare essenzialmente mediante un’onda
sinusoidale, le cui caratteristiche basilari sono la frequenza e
l’ampiezza.
1. La luce subisce un rallentamento, oltre a una deviazione della sua direzione, quando
dal vuoto si propaga nella materia, ciò secondo un relativo indice di rifrazione:
nell’acqua, ad esempio (con indice uguale a 1,33), la velocità si riduce a 225.000 km/s.
2. L’intensità delle radiazioni è proporzionale al quadrato dell’ampiezza: se l’ampiezza
raddoppia, l’intensità quadruplica; mentre l’energia del fotone è proporzionale alla
frequenza: se raddoppia una, raddoppia anche l’altra. Un’unità di misura per l’energia
fotonica è l’elettronvolt (eV) che, nell’ambito del visibile, corrisponde per ogni singolo
fotone a 1,77 eV per i 700 nm e 3,1 eV per i 400 nm, nell’ordine, il rosso e il violetto.
191
Per rendere il tutto più chiaro può essere utile ricorrere a un’analogia.
La frequenza può essere paragonata al dislivello di una cascata
d’acqua, l’ampiezza alla sua portata, mentre i fotoni alle singole gocce
d’acqua. Per cui, l’energia di ogni singola goccia d’acqua cresce in
base all’altezza della cascata mentre la sua portata cresce in base al
numero di gocce, cioè alla massa d’acqua che cade nello stesso istante.
194
Quanto finora illustrato costituisce solo un aspetto generale; in realtà
bisogna tener conto anche di altri importanti fattori, come la distinzione
tra luci colorate (colori-luce) e i colori dati dalle sostanze materiali
(colori-sostanza); quindi tra le miscele additive e le miscele sottrattive,
come vedremo.
***
195
Lunghezze d’onda in nanometri.
Le relative curve di risposta dei tre tipi di coni della retina
e i loro picchi di massima sensibilità.
Questi tre distinti segnali, diversi per ogni radiazione percepita, sono
quindi elaborati dal cervello per offrirci quella rappresentazione di luci,
colori e forme della nostra realtà così come la conosciamo. Ma questa
realtà non si riduce solo a un triplice segnale visivo. Il colore non
possiede fisicità, per questo può essere colto con un certo grado di
soggettività. Il colore è energia e, in quanto tale, interagisce con altre
forme di energia che incontra, trasformandosi.
Sono tre le condizioni necessarie perché si possa avere l’esperienza del
colore: una fonte di luce, l’oggetto dell’osservazione e, naturalmente,
l’osservatore. Senza un’illuminazione adeguata non è possibile vedere
le cose che ci circondano. Nel vuoto, viceversa, la luce non si
manifesta, se non per osservazione diretta, in mancanza di cose su cui
risplendere, e tutto appare in ogni modo buio. Mentre, senza il ruolo
centrale ricoperto dall’osservatore, nella cui coscienza si raccoglie la
sensazione visiva, tutto questo discorso non avrebbe nemmeno luogo.
Il risultato finale sta dunque nell’interazione e nella combinazione di
queste tre variabili: l’osservatore con la sua unicità data dal suo modo
d’essere (fisico, psichico, culturale), le condizioni di illuminazione
attraverso le relative qualità (intensità, luce solare, luce artificiale) e le
caratteristiche dell’oggetto dell’osservazione (opacità, trasparenza,
colore e i suoi attributi).
196
Naturalmente tutto ciò nella quotidianità non è evidente e noi cogliamo
questa realtà soltanto per quello che appare: il rosso è rosso, il blu è blu
e la luce è luce.
197
Sintesi di due colori-luce.
– Una curiosità: la porpora, vanto dei Fenici, e per Plinio, in Naturalis Historia, un
“colore prezioso che splende della tonalità di una rosa scura”, è un fluido chiaro
ricavato da un mollusco, il Murice, che, esposto al sole e all’aria, da biancastro muta in
giallo chiaro, verde, blu e infine porpora. Una sequenza dalle risonanze iridee e alche
miche. Un colore magico, forse perché suscitato dal sole, che non scolorisce alla luce.
198
Sintesi additiva di colori-luce. Sintesi sottrattiva di colori-sostanza.
Una proprietà comune del mondo fisico, per la materia che non emette
luce propria, è quella di assorbire, riflettere o lasciarsi attraversare, in
parte o totalmente, dalle componenti spettrali di una fonte di
illuminazione o, in altre parole, di esprimere un colore come il risultato
di quelle componenti spettrali restituite rispetto a quelle sottratte alla
luce stessa. Questo fenomeno è conosciuto come sintesi sottrattiva.
Ad esempio, se osserviamo una fonte di luce bianca attraverso un filtro
ottico blu, questa assume il medesimo colore del filtro; e ciò avviene
perché il filtro sottrae le componenti rosse e gialle dallo spettro
cromatico completo della luce che lo attraversa, mentre lascia passare le
restanti, con l’effetto che conosciamo.
Ordine dei colori nei due gruppi rispetto allo spettro completo; dall’alto:
rosso, verde e blu (colori-luce); e ciano, magenta e giallo (colori-sostanza).
201
attraverso l’uso di tre soli colori, applicati in un insieme di punti
ravvicinati e molto piccoli che si fondono in un tutt’uno omogeneo se si
osservano a una sufficiente distanza. Una riprova del primo fenomeno
si può avere osservando da vicino, con una potente lente d’ingrandi
mento, un dettaglio di un’immagine sullo schermo del computer.
Molto più comune è invece la modalità sottrattiva. In quest’ambito, un
ruolo importante lo svolgono i diversi tipi di coloranti, di vernici e di
inchiostri prodotti per ogni tipo di esigenza, come quelli per la stampa o
le arti grafiche. In tale campo, in particolare, è importante la tecnica di
stampa in tricromia, dove si fa uso di soli tre colori; i primari sottrattivi
di cui abbiamo già parlato: il giallo, il ciano e il magenta. Dei quali
l’uso del giallo, come colore base, è fondamentale. Questo per via della
sua luminosità; ciò perché nelle miscele sottrattive c’è una sottrazione
di luce, e pertanto sarebbe impossibile farlo derivare da una qualsiasi
altra mescolanza come, ad esempio, quella di rosso e verde; la quale in
additiva ci darebbe il giallo mentre in sottrattiva, secondo i rapporti
della miscela, ci darebbe un rosso o un verde più scuri o spenti.
Poiché gli inchiostri non sono perfetti, l’ottenimento del nero
(attraverso la sintesi sottrattiva) nelle immagini delle stampe in
tricromia non è soddisfacente: al posto del nero si ottiene il bistro, un
colore bruno scuro. Per ovviare a questo inconveniente, in stampa si usa
allora anche un quarto inchiostro: il nero. La tricromia (CMY) con
l’aggiunta del nero si trasforma quindi in quadricromia, a cui
corrisponde la sigla CMYK, e dove la K sta per chiave (key) di questo
sistema, nonché per la lettera finale di black (nero).
– Per inciso, i colori del negativo fotografico sono complementari rispetto a quelli reali
o delle relative foto e diapositive (nello sviluppo del positivo, o inversione del colore).
202
R G B
C M Y
203
Come abbiamo visto, lo spettro dei colori è dato dalla dispersione della
luce in un insieme pressoché infinito di radiazioni monocromatiche
fittamente ravvicinate.
a b
205
Con i coloranti, in modo inverso, l’azione sottrattiva di due porzioni
cromatiche complementari equivale a una riduzione spettralmente
equilibrata della luce riflessa e quindi a una diminuzione della
luminosità del colorante stesso. Ad esempio, se un colorante sottrae due
porzioni cromatiche complementari, come quelle interne al rettangolo
già considerato con i colori giallo e blu, la loro assenza determina lo
scurirsi del colorante in rapporto alla porzione di luce sottratta, così da
apparire, in questo caso, un grigio chiaro (a). Se invece, invertendo i
rapporti, a essere assorbite sono le porzioni cromatiche esterne al
rettangolo, la porzione di luce sottratta è maggiore di quella riflessa e in
quest’altro caso abbiamo un colorante grigio più scuro (b).
Sottrattività e additività coesistono e si integrano a vicenda: al
diminuire di una aumenta l’altra, e viceversa.
Tale fenomeno è dimostrabile, in modo sperimentale, mediante un
sistema di doppi prismi; con il quale un fascio di luce bianca, dopo
essere stato scomposto da un primo prisma nel suo spettro cromatico, è
ricomposto dal secondo nella luce di partenza; mentre per selezionare le
componenti spettrali in uscita possono essere interposte tra i due prismi
delle piccole fenditure o schermature.
207
In questa seconda ruota, lungo il suo contorno, sono distribuiti i colori
relativamente più saturi, i quali, a mano a mano che si spostano verso il
centro, la loro saturazione diminuisce, fino ad azzerarsi nel bianco
centrale. In posizione diametrale, opposti tra loro, abbiamo invece i
colori complementari.
208
La linea di miscelazione può essere paragonata all’asta di una
bilancia, nei cui estremi stanno i piatti su cui dosare le quantità di
colore da miscelare in rapporto alla posizione del fulcro o colore scelto
(Regola del baricentro).
210
Da ciò deriva un altro interessante aspetto. Due colori che hanno
diverse composizioni spettrali, ma appaiono uguali, si chiamano
metameri. Nelle mescolanze additive, combinazioni di differenti colori
metamerici danno un risultato identico; questo significa che in una
combinazione di due luci colorate ciò che importa è l’aspetto dei colori
che si vanno a miscelare e non la loro composizione spettrale.
Con i materiali, diversamente, il risultato di una mescolanza sottrattiva
di due coloranti non è prevedibile solo attraverso il loro colore
apparente ma può variare in funzione sia della composizione spettrale
degli stessi coloranti, sia della fonte di illuminazione. Infatti, la fusione
di due luci colorate complementari qualsiasi, di adeguata intensità, può
produrre a livello percettivo un bianco apparentemente perfetto; mentre
con i coloranti l’azione sottrattiva di due complementari qualsiasi
produce il nero solo nel caso in cui l’assorbimento della gamma
spettrale della luce, da parte di questi, sia totale; oppure, può essere
totale con un certo tipo di luce con distribuzione spettrale carente di
alcune componenti cromatiche, quelle che il colorante specifico non
assorbe, ma non esserlo con un’altra luce a spettro pieno.
Sono quindi importanti, nel definire la percezione di un colore
materiale, anche le condizioni di illuminazione.
Sappiamo tutti, infatti, che il colore di un oggetto o di un vestito può
cambiare sensibilmente a seconda che questo si osservi all’aperto, al
sole, nelle diverse ore del giorno, o al chiuso in base al tipo di
illuminazione utilizzata.
Nel valutare una fonte di illuminazione viene di solito utilizzato un
parametro di riferimento chiamato temperatura di colore.
La temperatura di colore indica il colore che un corpo incandescente
mostra a seconda della temperatura raggiunta, misurata in kelvin (K)7.
L’immagine successiva illustra come cambiano i colori al variare della
temperatura: a temperature relativamente basse corrispondono i colori
rosso e giallo, il bianco solare si ha intorno ai 5500 K, mentre a
temperature superiori il colore si sposta verso il blu. Si noti che, per
consuetudine, i colori si distinguono invece in “caldi” quelli con tinte
rosso-gialle e in “freddi” quelli con tinte azzurro-violette. Quindi, luci
calde hanno una dominante rosso-gialla (temperature più basse), mentre
luci fredde una dominante azzurra (temperature più alte).
7. Nella scala kelvin lo zero assoluto (“0” kelvin) corrisponde a – 273,15°C. Per
riportarla in gradi centigradi basta sottrarre 273,15 ai gradi kelvin.
211
Ora, se osserviamo, ad esempio, un pullover blu con una luce calda,
standardizzata.
per mezzo dei tre inchiostri primari CMY dovrebbe produrre il nero,
ma questo in pratica non avviene perché gli inchiostri non sono “puri”:
212
Il triangolo di Maxwell reso “sottrattivo”, con i colori agli angoli rappresentati dai
primari sottrattivi, può dare un’idea sulla determinazione teorica delle varie miscele di
colore CMY. Il secondo triangolo riporta un esempio di linea di miscelazione curva.
lunghezze d’onda appare scuro; per questo, per apparire luminoso, deve
riflettere maggiore luce, il che significa una banda spettrale più ampia,
e ciò equivale a una minore saturazione. (Si veda, in questo senso, ciò
che è illustrato alle pagine 200 e 205-6.) In definitiva, una qualunque
sostanza illuminata, per apparire vivacemente colorata, deve riflettere
una significativa parte dello spettro luminoso, ma non tutto. Inoltre in
sottrattiva, come sappiamo, si toglie luce alla luce, di conseguenza i
colori ottenuti da miscele di questo tipo tendono a scurirsi, fino ad
arrivare al nero, o quasi. Tutti i colori permettono, dunque, di ottenere
altre tonalità dalle loro miscele, ma quelli che danno i migliori risultati,
in termini di maggiori colori riproducibili, maggiore luminosità e
regolarità o prevedibilità nei risultati ottenibili, sono i colori primari
sottrattivi CMY.
***
213
Tra gli spazi relativi di colore, l’additivo RGB e il sottrattivo CMY
rappresentano un sistema duale: nel modello RGB si parte dal nero
(buio) e mediante il variabile apporto dei primari additivi si ottengono
tutti i possibili colori fino a giungere al bianco (luce); nel modello
CMY si parte al contrario dal bianco e attraverso i primari sottrattivi si
ottengono tutti i colori fino ad arrivare al nero. Questi spazi sono rap
presentati da un cubo nei cui vertici – secondo un sistema di coordinate
cartesiane – ogni colore della terna RGB e CMY arriva a esprimere la
sua massima intensità dopo essersi sviluppato lungo il proprio relativo
spigolo da uno dei vertici opposti tra loro, quelli bianco e nero, punti di
partenza e di arrivo delle due terne, attraverso tutte le possibili
sfumature di colore sia sulla superficie del cubo che al suo interno.
Queste immagini traducono visivamente dei modelli matematici di gestione del colore
che trovano oggi largo impiego in diversi campi, come quello della grafica digitale.
214
Ritorniamo, infine, sui tre principali attributi del colore che sono, come
abbiamo già visto: la tonalità (o colore), la luminosità (o intensità) e la
saturazione (o purezza).
Questi attributi possono anche essere espressi attraverso uno spazio del
colore di forma cilindrica (una ruota cromatica a tre dimensioni), dove
la tonalità è individuabile lungo la circonferenza, la saturazione lungo il
raggio e la luminosità lungo l’altezza. Nell’illustrazione seguente
abbiamo il cilindro rappresentato secondo sei “piani” o sezioni di
luminosità, e nel quale lungo la circonferenza sono disposte le sei
tonalità principali, relative ai colori RGB e CMY, che si individuano
rispettivamente attraverso gli angoli a 0, 120, 240 e 180, 300, 60 gradi.
Gli attributi cromatici sono quelli con cui le persone di solito definisco
no un colore, e questo semplicemente perché sono più intuitivi e pratici.
Il prossimo diagramma, immaginabile come una “fetta” di colore o una
sezione cromatica del cilindro precedente, mostra schematicamente in
che modo i diversi livelli di saturazione e luminosità entrano in gioco
215
nel trasformare l’aspetto di ogni singolo colore. Nell’esempio abbiamo
il rosso, la cui posizione base con massima saturazione e luminosità,
pari a un relativo 100%, corrisponde alla prima casella in alto a destra.
Ogni spostamento di una casella, dalla posizione iniziale, indica una
diminuzione del 20%: in senso verticale per la luminosità e in senso
orizzontale per la saturazione. Si noti come al rosa corrisponda un rosso
poco saturo ma luminoso, mentre al marrone, al contrario, un rosso
poco luminoso ma saturo.
216
217
218
Finora abbiamo trattato separatamente le tre modalità di
rappresentazione del colore, ossia l’additiva, la sottrattiva e quella
relativa ai tre attributi base cromatici, e ciò potrebbe fare apparire tali
modalità come distinte tra loro; in realtà tutte e tre possono essere
considerate come interconnesse e ognuna può essere tradotta nell’altra.
Infatti, ogni sfumatura di colore è rapportabile in una qualsiasi
modalità, naturalmente nei limiti della gamma esprimibile da ogni
sistema considerato: video, stampa o pittura.
– I valori RGB e CMY sono espressi in informatica come variazioni da 0 a 255 per ogni
canale, i quali corrispondono alle possibili combinazioni esistenti in 8 bit = 28 = 256;
per cui da 24 bit (8 x 3) = 2563, derivano quasi diciassette milioni di colori.
219
Un altro esempio: il “verde oliva”, sotto, nella figura centrale, dato da
un giallo con saturazione 100 e luminosità 40, o da un giallo reso più
scuro con un valore 60 di grigio (filtro), può essere ottenuto anche da
una miscela di luci RGB con valori 40/40/0 (a sinistra) o da una miscela
di colori CMY con valori 60/60/100 (a destra).
220
Infine, per ottenere dei colori scuri si possono, come nell’esempio
precedente, anche sovrapporre ai colori di partenza dei filtri grigi di
diversa gradazione; così da avere una diminuzione della luminosità di
questi stessi colori.
I due differenti colori, centrale e sfondo, nelle due identiche immagini, sinistra e destra,
appaiono uguali nell’immagine destra, nella quale è interposto un terzo colore di
contrasto (complementare dello sfondo).
222
Due esempi storici di ruote dei colori:
I. Newton (1642-1727) e J.W. Goethe (1749-1832).
223
Sfera dei colori di P.O. Runge (1777-1810).
224
L’energy disc
225
Descrizione delle immagini:
1) Spillo di 2-3 cm fissato (con uno spessore di gomma o plastilina) su un supporto alto
2) Disco e bilanciere di carta. Nel bilanciere le estremità vanno piegate a “elle”, lungo
3) Bilanciere, con i bracci arcuati, disposto nella propria sede (vista del lato opposto o
4) Il disco va delicatamente appoggiato sullo spillo nel punto di equilibrio del bilanciere
(su cui si consiglia di incollare prima, nel punto di contatto con lo spillo, un piccolo e
leggero rivestimento plastico o metallico, anche semplicemente del nastro adesivo; ciò
per diminuire l’attrito spillo/bilanciere dovuto alla rotazione). L’energy disc è così
Uno strumento analogo è descritto in: Lobsang Rampa, La caverna degli antichi,
Editrice Andromeda.
226
Energy disc da
ritagliare.
Stampare su carta
sufficientemente
rigida: grammatura
100-120 g/m2.
227
Soul color, a universal way to spirituality, Pythagoras, Plato, Iamblichus, Trimegistus, additive and subtractive
synthesis of colors, color wheel, color, monochord, musical acoustics, sound, sound color or timbre, chromatic
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octave, musical scale, quantum physics, harmonics of sound, consonance, resonance, multidimensionality, soul
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form, quadratural scale, platonic solids, tetrahedron, octahedron, dodecahedron, icosahedron , hexahedron,
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antithesis and synthesis, earth and sky, square root of two, ascension, Harmony of the spheres, center, centering,
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fire, air, water and earth, four columns, five domes, Byzantine art, cosmic water, firmament, meditation, love,
purity, symbol, analogy, science.
Couleur de l'âme, voie universelle vers la spiritualité, Pythagore, Platon, Léonard de Vinci, Iamblique,
Trimégiste, synthèse additive et soustractive des couleurs, roue chromatique, couleur, monocorde, acoustique
musicale, son, couleur du son ou timbre, spectre chromatique, sacré géométrie, spiritualité, Homme de Vitruve,
Divine Comédie, tonalité, savoir perdu, octave musicale, gamme musicale, physique quantique, harmoniques du
son, consonance, résonance, multidimensionnalité, âme du monde, matrice, quadrature du cercle, triangle sacré,
lambdome , anges, ovule, sept principes hermétiques, cercle des quintes, Cube de Metatron, échelle mystique,
Arbre de vie, Fleur de vie, substance, matière et forme, échelle quadrature, solides platoniques, tétraèdre,
octaèdre, dodécaèdre, icosaèdre, hexaèdre, kosmos, double polyèdre, enfer, purgatoire, paradis, Empyréen,
beauté, architecture du monde, forme de l'eau, énergie vitale, éthique, harmonie, triade, trinitaire, forme d'onde,
langue de l'âme, onde et particule, Genèse, sphères planétaires, holographique, dualité, hexagramme, spirale,
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ascension, Harmonie des sphères, centre, centrage, création de l'univers, Dieu, Créateur, silence, hindouisme,
taoïsme, mythe égyptien, roman-rosace gothique, alchimie, Tout est un, temple du monde, Oeil, Horus, schéma,
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Color del alma, un camino universal hacia la espiritualidad, Pitágoras, Platón, Jámblico, Trimegisto, síntesis
aditiva y sustractiva de colores, rueda cromática, color, monocorde, acústica musical, sonido, color del sonido o
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conocimiento perdido, octava musical, escala musical, física cuántica, armónicos del sonido, consonancia,
resonancia, multidimensionalidad, alma del mundo, matriz, cuadratura del círculo, triángulo sagrado, lambdoma,
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vida, flor de la vida, sustancia, materia y forma, escala cuadratura, sólidos platónicos, tetraedro, octaedro,
dodecaedro, icosaedro, hexaedro, kosmos, doble poliedro, infierno, purgatorio, cielo, Empíreo, belleza,
arquitectura del cosmos, forma de agua, energía vital, ética, armonía, tríada, trinitario, forma de onda, lenguaje
del alma, onda y partícula, Génesis, esferas planetarias, holográfica, dualidad, hexagrama, espiral, sección o
número áureo, luz, interioridad, afinidad, filosofía, verdad, mente, libertad, pensamiento, emociones, conciencia,
corazón, conciencia, visión, psíquica, tesis, antítesis y síntesis, tierra y cielo, raíz cuadrada de dos, ascensión,
Armonía de las esferas, centro, centramiento, creación del universo, Dios, Creador, silencio, hinduismo, taoísmo,
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conciencia, Creación, cuatro elementos, fuego, aire, agua y tierra, cuatro columnas, cinco cúpulas, arte bizantino,
agua cósmica, firmamento, meditación, amor, pureza, símbolo, analogía, ciencia.
228
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Webgrafia essenziale
www.boscarol.com
www.handprint.com (Color vision)
www.kuepperscolor.de
230
INDICE
– Prefazione
7
PRIMA PARTE
– Energetica 11
– I colori 19
– L’armonia nell’unità 27
– L’energy disc 63
– La forma dell’acqua 65
– I colori dell’animo 67
– Il punto di mezzo 81
SECONDA PARTE
– I l colore 189
– L
’energy disc
225
– B
ibliografia
229
231
Pietro Varaldo (1962), di origine ligure-pugliese e sardo di adozione, si
interessa da oltre trent’anni di discipline energetiche orientali e
tematiche spirituali, di scienza del suono e del colore, interessi
attraverso cui è potuto nascere il presente libro.
232