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[Friedrich Nietzsche Aurora. Pensieri sui pregiudizi morali (1881) Aforisma 426]
Empedocle
Mauro Boscarol
Teorie Democritee
Il color oro e quello del bronzo nonch ogni colore a questi affine, si
compongono del bianco e del rosso, ricevendo dal bianco la luminosit e dal
rosso la tinta, in quanto il rosso, nel mescolarsi al bianco, si dispone negli spazi
vuoti. Se a questo aggiungiamo il verde, si produce un colore molto bello, ma
laggiunta di verde deve essere molto piccola, perch il bianco e rosso sono
combinati in modo da non permettere una mescolanza pi ampia.
[Teofrasto De sensu]
Platone
[Platone Timeo] 67 C4
Aristotele
Negli scritti pervenuti di Aristotele si trova una sistematica discussione della teoria della
visione, contrapposta alle citazioni frammentarie dei filosofi precedenti. In particolare la
dottrina di Aristotele sul colore esposta in tre libri: Del senso e dei sensibili (un saggio
compreso nella raccolta Piccoli trattati di storia naturale) tratta della natura del colore
dei corpi, Dellanima tratta della natura della luce e della percezione del colore dei corpi
e Meteorologia tratta della natura dei colori dellarcobaleno.
Per Aristotele la percezione una capacit dellanima (psych) la quale a sua volta la
base della vita, ci che distingue i corpi viventi da quelli non viventi.
Per Aristotele la visione, cio il contatto tra un oggetto osservato e un osservatore,
viene stabilita mediante un corpo indeterminato diafano che fa da medium tra loggetto
e losservatore. Il diafano del medium ovviamente un diafano che va inteso in senso
stretto, cio trasparente.
Se nel medium diafano effettivo (cio con presenza di luce) presente anche un
oggetto colorato, questo oggetto trasmette allocchio dellosservatore le sue qualit
visibili (la figura e il colore) tramite il medium stesso, che dunque strumento
delloggetto, mentre losservatore svolge solo un ruolo passivo.
Ogni colore ha il potere di muovere il diafano in atto ed questa la sua natura. Perci
il colore non visibile senza luce, ma il colore di qualsiasi cosa si vede nella luce.
La vera causa di formazione dei colori sta per in un terzo metodo che la
mescolanza completa (oggi diremmo mescolanza chimica), e questo il metodo
migliore perch:
Come dunque per il fuoco su fuoco, il nero su nero fa apparire ci che lievemente
chiaro completamente chiaro, e quindi anche il rosso. Questo fenomeno evidente
anche nelle tinture a colori brillanti: infatti nei tessuti e nei ricami incredibile quanto
appaiono differenti i colori quando si sovrappongono (come il porpora su lane bianche
o nere) o in diverse condizioni di luce; perci i ricamatori affermano di sbagliare spesso
i colori quando lavorano vicino ad un lume, prendendone alcuni in luogo di altri.
Il fenomeno, che verr sistematicamente esaminato e spiegato nel XIX secolo dal
chimico francese Michel Eugne Chevreul, descritto anche nel trattato sui colori:
Il colore che chiamiamo bruno diventa pi vivido sulla lana nera che sulla lana bianca,
perch in questo modo la tinta appare pi pura, mischiata com coi raggi del nero.
I suoi studi sullottica possono essere fatti risalire al 1666, ma solo nel 1704 che
Newton pubblica lOpticks, trattato nel quale confluiscono le esperienze di ricerca
e di insegnamento di molti anni, sul tema della luce e dei colori.
La teoria sulla composizione della luce e sulla visione dei colori stata elaborata
da Newton a partire dal 1666 e descritta negli appunti manoscritti per i suoi
studenti del Trinity College di Cambridge degli anni dal 1669 al 1671, poi
pubblicati postumi nel 1729 col titoloLectiones Optic.
New Theory about Light and Colour una memoria di venti pagine del 1672 spedita
da Newton al segretario della Royal Society dopo esserne stato eletto membro.
Contiene un riassunto chiaro e preciso delle esperienze fatte da Newton sulla
dispersione della luce e sulla visione dei colori.
Nel 1703 Newton viene eletto presidente della Royal Society e per rendere
significativa la nomina, pubblica nel 1704Opticksdi cui nei successivi anni si
ebbero altre cinque edizioni, tre in inglese (1717, 1721, 1730) e due in latino
(Optice1706, 1719).
Prima di Newton era opinione comune che la luce fosse una entit omogenea,
non composta, capace di differenti qualit secondo la sua interazione con la
materia, ma che rimanesse essenzialmente illuminante, con la stessa essenza e lo
stesso comportamento. Modificata da rifrazioni e riflessioni, la luce generava le
diverse percezioni di colore.
Negli esperimenti che condusse a cavallo tra il 1665 e il 1666, Newton aveva
invece osservato che la luce del sole, fatta passare attraverso un prisma, si
scompone in una serie di colori ( il fenomeno della dispersione della luce), a
causa della diversa rifrattivit dei raggi che la compongono. Newton chiama
questa serie di colori spettro (in latinospectrum, immagine, visione, anche
fantasma) e spiega il fenomeno ipotizzando che nella luce del sole siano
contenuti raggi diversi, che hanno diverse rifrattivit e che vengono percepiti
come diversi colori se osservati separatamente. Quando questi diversi raggi sono
mescolati, lapparato visivo percepisce un colore diverso da quelli che
percepirebbe se fossero separati.
E questa la prima teoria di visione dei colori, cio la prima spiegazione del
perch vediamo i colori come li vediamo.
- Johann Wolfgang von Goethe
Nel 1810 Johann Wolfgang von Goethe pubblica la sua opera sui colori, Zur
Farbenlehre. La posizione di Goethe radicalmente antinewtoniana.
Gi nella prima parte dei Beitrge, Goethe imposta la propria visione del
colore come risultante dellazione del chiaro e dello scuro. Per dimostrarlo,
pubblica i disegni di 27 Spielkarten in bianco e nero.Visti attraverso il prisma
questi disegni diventano colorati.
C. G. Argan
- Philipp Otto Runge
Philipp Otto Runge(1777-1810) un pittore tedesco del romanticismo,
autore di alcuni scritti sul colore. Nellultimo anno della sua breve vita ha
pubblicato un opuscolo intitolato La sfera del colore (Die Farbenkugel) in cui
descrive e illustra un ordinamento dei colori basato sui pigmenti, pubblicato
ad Amburgo nel 1810.
Intorno al diametro massimo della sfera sono collocati dodici colori saturi: i
primari (blu, giallo e rosso), i secondari (verde, arancio e porpora) e sei
mescolanze intermedie. Alle estremit di trovano il nero e il bianco. Il grigio
puro sta esattamente al centro.
Runge si preoccup infatti di cercare un accordo fra i suoi tre primari e tre
secondari, con i sette colori di base di Newton.Vi riusc scomponendo il suo
viola nei settori rosso e blu, giungendo ad un totale di sette quando i colori
sono disposti in sequenza orizzontale, ma solo di sei quando sono disposti in
cerchi.
Il sistema di Runge forniva anche la base per giudicare larmonia dei colori, in
coppie o in insiemi pi complessi. Metteva in rilievo le coppie di armonie
contrastanti, blu arancione, giallo viola, rosso verde, derivate dalle coppie di
complementari collocate sulla sfera.
Runge approfond anche il fenomeno delle ombre colorate, efficacemente
rappresentato nel suo dipinto Il Mattino ed era anche a conoscenza della
mescolanza ottica dei colori, sia statica che mobile. Precedette Chevreul di
circa un quarto di secolo nel considerare con particolare attenzione gli
arazzi e i mosaici per gli effetti di fusione visiva dei colori. Runge credeva che
in un mosaico, piccole tessere sparse di giallo e azzurro avrebbero prodotto
otticamente un verde, continuando cos a perpetrare la confusione
tradizionale tra la mescolanza ottica e quella dei pigmenti.
- Hermann Gnther Grassmann
Grassmann pubblic il celebre articolo ber die Theorie der Farbenmischung
(Sulla teoria della mescolanza dei colori) nel 1853.
Dai primi due postulati possibile dedurre matematicamente che per ogni
colore esiste un altro colore spettrale che mescolato con il primo d il
bianco o, in termini moderni, che per ogni colore vi un colore spettrale
additivamente complementare.
Per quanto detto sopra, questa conclusione tuttavia non corretta. Le varie
gradazioni di verde non hanno complementari spettrali. I complementari dei
verdi sono appunto quei viola (mescolanza di violetto e rosso, quindi non
spettrali) che Grassmann ha mancato di considerare nella serie delle tinte e
che sono stati introdotti da Helmholtz
- Michel-Eugne Chevreul
Michel-Eugne Chvreul nel 1824 fu nominato direttore delle Tinture presso
larazzeria di Gobelins. Come chimico Chvreul doveva controllare la preparazione
delle tinture e risolvere il problema dellapparente perdita di brillantezza dei colori
in seguito alla tessitura. Ci che scopr fu che i maggiori problemi non avevano
tanto a che fare con questioni di chimica quanto di ottica. Il fallimento di un colore
nel mostrare il suo proprio effetto era spesso dovuto allinfluenza delle tinte
adiacenti piuttosto che a difetti inerenti ai pigmenti stessi. Decise perci che il suo
compito principale fosse quello di giungere a una comprensione scientifica di come
funzionavano tali influenze, usando un metodo preciso e sperimentale. Il risultato
di queste ricerche fu pubblicato nel 1839, De la Loi du contraste simultan des
couleurs.
Con un apparato progettato per mescolare due colori spettrali senza altre
interferenze, Helmholtz verifica sperimentalmente che il modello usato per
le mescolanze di pigmenti non funziona per le composizioni di luci.
Si osserver che i miei risultati sullazione combinata dei colori prismatici differiscono
notevolmente da quelli ottenuti mescolando sostanze colorate [pigmenti o polveri]. In
particolare che la combinazione di giallo e blu [colori spettrali] non fornisce verde ma al
massimo un debole bianco verdastro, contraddicendo nella maniera pi decisa lesperienza
di tutti i pittori negli ultimi mille anni.
Questo, spiega Helmholtz, dovuto al fatto che il pigmento costituto da una serie di
strati di particelle semitrasparenti che agiscono come filtri per la luce che viene riflessa
dalla strato sottostante. Nella mescolanza di due pigmenti il primo assorbe una parte delle
radiazioni spettrali e il secondo assorbe una parte delle radiazioni rimanenti. Solo le
radiazioni non assorbite da nessuno dei due pigmenti vengono riflesse. Dunque si tratta di
un fenomeno oggettivo, diverso dalla combinazione delle luci.
Gli aggettivi additiva e sottrattiva (oggi comuni per qualificare la mescolanza)
non vengono usati esplicitamente da Helmholtz ma nellHandbuch scrive
chiaro che [nel caso di mescolanza di pigmenti] non si verifica una addizione
della luce [Summation des Lichtes] ma al contrario un tipo di sottrazione.
Helmholtz assumeva che gli elementi sensibili alla luce fossero i coni, perch nella fovea ci
sono solo coni, ed nella fovea che la visione del colore maggiormente sviluppata. Al di
fuori della fovea i coni diminuiscono e la visione peggiora.Ma non aveva alcuna idea di quale
fosse il meccanismo di trasformazione della luce in impulsi nervosi, che era allora
completamente sconosciuto.
Helmholtztrova che nelle varie coppie di colori complementari, sono richieste quantit
diverse dei due coloriper produrre luce acromatica. Per esempio nella coppia giallo e
blu-indaco, la quantit di blu-indaco minore rispetto alla quantit di giallo.Se deve
valere la regola del baricentro (sostenuta da Newton) ci significa che i colori spettrali
non sono equidistanti dal punto bianco (e di conseguenza non possono essere
considerati ugualmente saturi).
In sostanza ci significa che il diagramma dei colori spettralinon un cerchio
nemmeno nella parte curva. Helmholtz disegna un diagramma, nel quale vale la legge
del baricentro, che costituisce una prima importante revisione del diagramma dei colori
spettrali di Newton e Grassmann.In questo diagramma i colori dello spettro non sono
disposti sulla circonferenza di un cerchio ma su una curva di forma particolare che
Helmholtz stesso definisce provvisoria perch i suoi esperimenti non gli forniscono
dati completi.
Lopera di Helmholtz stabil il fatto che tutti gli stimoli di colore possono
essere raggruppati in classi (che oggi chiamiamo classi di metamerismo).
Ogni stimolo di una classe spettralmente diverso dagli altri stimoli ma
causa la stessa percezione di colore. Ognuna di queste classi pu essere
specificata da tre variabili indipendenti. Questo vero per tutti gli
osservatori, ma un dato osservatore pu avere classi di metamerismo
diverse da un altro osservatore, e il numero di variabili necessarie per
specificare una classe pu essere inferiore a tre.
Da questo fatto Helmholtz trae la conclusione che anche le variabili
percettive sono tre, cio la percezione del colore pu essere descritta
con tre variabili.
Tonalit - Luminosit - Saturazione
Nel 1872, per spiegare questi fenomeni, Hering propone la teoria dei colori
opponenti, gi suggerita in precedenza daGoetheeSchopenhauer. Basando la sua
opera sullapparenza soggettiva del colore, Hering si chiede come mai alcuni colori
non vengano mai osservati, per esempio un giallo bluastro oppure un rosso
verdastro.
La prima considerazione di Hering che i grigi costituiscono unaNuancereihe(serie di
sfumature) che va dal nero pi scuro al bianco. Tutti gli altri colori si possono ordinare in
altre quattro serie di sfumature: dal rosso al blu, dal blu al verde, dal verde al giallo, dal
giallo al rosso. Ogni sensazione di colore che sta in una di queste serie appare come una
mescolanza dei colori puri che sono gli estremi della serie. Questi estremi sono i
colorielementari.
Queste quattro serie hanno lulteriore propriet di essere organizzate come
coloriopponentioantagonisti. Cos il verde pu apparire mescolato con blu o giallo, ma
mai con il rosso, che il suo opponente. Allo stesso modo blu e giallo sono colori
opponenti.
Hering insomma sostiene che il sistema visivo genera segnali in coppie opponenti. Il
giallo si oppone al blu, il rosso al verde e il nero al bianco. Per ogni colore esiste un
colore complementare. Inoltre spiega il fenomeno dellafterimage proponendo che i
processi antagonistici siano funzionanti sia nel tempo che nello spazio.Nella retina ci
sono non tre recettori ma tre meccanismi bipolari.
Ai tempi di Hering questa teoria non era compatibile con la teoria tricromatica, e la
controversia tra Helmholtz e Hering dur diversi anni. Infine si arriv alla conclusione
che le due teorie sono entrambe corrette, ma si riferiscono a momenti diversi del
processo visivo. Il tricromatismo riguarda i fotorecettori mentre i colori opponenti
riguardano un passaggio successivo che coinvolge le cellule orizzontali.
Ewald Hering sviluppa una teoria dei processi opposti di
colore, a partire dalle intuizioni di Goethe ed in forte
polemica con H. Helmholtz. Hering espone la sua teoria
nellopera, On the Theory of Sensibility to Light, 1878
La teoria di Hering prevede lesistenza di quattro sensazioni cromatiche
elementari suddivise in due coppie
Alcune sono stimolate dal rosso ed inibite dal verde, altre stimolate dal blu
ed inibite dal giallo.
Sono particolarmente sensibili ai bordi di separazione tra due aree
cromatiche diverse poich sono stimolate nella parte centrale del campo
recettivo e inibite nella parte periferica.
Negli anni '50 due ricercatori presso la Eastman Kodak, Leo Hurvich e Dorothea
Jameson, trovarono delle evidenze sperimentali, in grado di confermare in buona
misura la teoria dei processi opposti di Hering