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La lezione in breve
Il sistema linguistico dellitaliano contemporaneo comprende numerose variet di tipo diverso. Vi
sono innanzitutto due variet strutturali principali, ovvero quella scritta e quella parlata, che si
differenziano per persistenza, contestualit, risoluzione, portata e ricchezza. I sottocodici, o
linguaggi settoriali, sono invece delle variet funzionali, legate a specifiche attivit. Esistono poi
variet geografiche, come i vari italiani regionali, e variet sociali, come litaliano popolare (di
cui non ci occuperemo in maniera specifica). Variet situazionali, infine, sono i registri (veri e
propri livelli di lingua), scelti a seconda della formalit della situazione in cui ci troviamo.
La variet pi formale, con cui tutte le altre si confrontano, litaliano standard, registrato e
descritto nelle grammatiche, il quale sar ovviamente la scelta privilegiata per i testi di scritti pi
formali, come quelli di carattere scientifico, letterario e amministrativo. Nel parlato e anche nello
scritto informale si fa invece strada litaliano neostandard, caratterizzato da processi di
semplificazione della norma e da un colorito regionale, aperto a forme provenienti dalle altre
variet, e perci in grado di soddisfare tutte le esigenze comunicative quotidiane: le peculiarit
morfologiche e sintattiche tipiche di questa variet, che tutti usiamo spontaneamente, andranno
evitate nello scritto formale.
Sommario
Le variet della lingua
Le variet situazionali, funzionali e strutturali dell'italiano, cenni introduttivi
Le variet strutturali: italiano scritto e parlato
Le variet funzionali: registri e sottocodici
I registri, in dettaglio
I sottocodici, in dettaglio
L'italiano d'oggi: le variet sociali e geografiche
L'italiano standard: una definizione ed alcuni caratteri
Litaliano neo-standard
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a.
b.
c.
d.
e.
Mancando, inoltre, la possibilit di un diretto confronto con il destinatario del proprio messaggio,
l'emittente, quando opera in modalit scritta, non pu presumere di poterne chiarire eventuali
passaggi che risultino poco chiari o ambigui. Dovr, quindi, necessariamente, fare ogni sforzo
perch il testo che egli produce sia completo ed unitario, autonomo; questa la ragione per cui, in
generale, i testi scritti sono pi ordinati, corretti, ricchi di informazione e ridondanti di quelli orali e
lasciano meno spazio all'inferenza del destinatario.
RISOLUZIONE. Il termine risoluzione indica - nell'ambito scientifico (informatico) da cui
proviene in questa specifica accezione - la quantit di informazioni che uno strumento di
visualizzazione, ad esempio un monitor, in grado di riprodurre; ad una risoluzione pi alta,
naturalmente, corrisponde un maggiore livello di dettaglio, e quindi una maggiore qualit
dell'oggetto riprodotto. Volendo, dunque, estendere metaforicamente l'uso del termine,
nell'accezione specifica che abbiamo appena indicato, anche ai testi ed alle loro caratteristiche,
possiamo dire che un testo "ad alta risoluzione" quando include dati ad una densit mediamente
elevata.
I testi prodotti in modalit orale presentano, di norma, una risoluzione linguistica inferiore
rispetto a quelli prodotti in modalit scritta: la comunicazione orale, infatti, tende a privilegiare,
come abbiamo gi detto, l'efficienza e l'economicit e, dunque, a ridurre il numero degli elementi
linguistici non strettamente indispensabili. Vengono eliminati, ad esempio, molti elementi
strutturali, quali le congiunzioni subordinative o alcuni avverbi; ci comporta anche che i testi orali
siano sintatticamente pi semplici e disorganici di quelli prodotti in modalit scritta.
oltre a quello linguistico - cui affidato in condizione normale il nocciolo della comunicazione anche quello cinesico, cio dei gesti e quello prossemici, cio della vicinanza, per usare termini
tecnici.
Riepiloghiamo, quindi, in una tabella, i tratti che differenziano i testi prodotti in modalit orale da
quelli prodotti in modalit scritta.
TESTI PRODOTTI IN
MODALIT SCRITTA
Non-contestualit: la comunicazione
non pu dipendere dagli apporti
inferenziali ed interpretativi che il
destinatario trae dal contesto, perch
questo non necessariamente
condiviso; il dominio dell'implicito
ridotto.
Portata ampia.
Portata ridotta.
I registri, in dettaglio
Come, nella lingua dei musicisti, un registro l'estensione sonora coperta da uno strumento o una
voce e, per ci stesso, non pi che una sezione dell'ampiezza globale teoricamente disponibile, cos
in quella dei linguisti, che hanno mutuato il termine musicale per metafora, un registro uno
specifico "livello" di lingua, che congloba una certa quantit delle possibilit espressive messe
a disposizione dal sistema.
Esistono livelli, cio registri) pi elevati, adatti a situazioni di particolare formalit e pi bassi,
appropriati a circostanze pi amichevoli ed ufficiose; gli studiosi ne distinguono un numero
differente, ma in generale identificano, agli estremi dell'area di possibile variazione stilistica, una
variet aulico-formale ed una informale-trascurata. Tra le due variet estreme si collocano le altre,
elevate, medie e colloquiali, che virano lentamente a costituire un continuum.
Da un certo punto di vista, un registro una variet "completa" della lingua: ci significa che la sua
adozione comporta sempre - in maniera meditata o irriflessa - l'impiego di una serie ben precisa di
varianti linguistiche che si collocano a tutti i livelli del codice, e cio a livello lessicale, sintattico,
morfologico, fonologico, intaccando anche molti aspetti della testualit.
Per chi si occupa di pratica della scrittura proprio la capacit di discriminare tra le molte
variet situazionali disponibili e di scegliere quella pi adatta al sistema di relazioni in cui egli
opera a determinare la maggiore o minore abilit del singolo scrivente; ed tale capacit ad
incidere in maniera rilevante sulla possibilit di raggiungere i suoi fini comunicativi.
I sottocodici, in dettaglio
I sottocodici, detti anche linguaggi settoriali, sono variet del codice collegate a specifiche
attivit o a determinate discipline. Il loro primo nome (sotto-codici) vuole sottolinearne lo statuto
di segmenti, di sottoinsiemi del codice generale della lingua standard o, forse meglio, della lingua
considerata in senso astratto, come sistema omnifunzionale; il secondo (linguaggio settoriale),
invece, ne indica soprattutto la natura di variet distinte (soprattutto dal punto di vista lessicale e
testuale) dalla lingua dell'uso medio (ossia da quel settore del macrocodice pi comunemente usato
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L'italiano, come abbiamo gi detto, non un insieme monolitico di elementi, ma, piuttosto, un
dinamico aggregato di variet le cui caratteristiche dipendono dalla cultura e dalla classe
sociale dei parlanti e degli scriventi, dal contesto in cui essi si trovano ad operare ed a
comunicare, dalle zone da cui essi provengono o nelle quali vivono e risiedono e dal mezzo che
essi impiegano per scambiarsi informazioni.
Dopo aver trattato le variet situazionali e funzionali (diafasica) e lei variet strutturali
(diamesiche); ci occuperemo ora delle variet geografiche (diatopica) e sociali (diamesica).
Le variet geografiche sono quelle legate agli usi delle diverse aree di un dominio linguistico
(nel nostro caso: quello italiano), e sono per lo pi contraddistinte da una fonetica, da un lessico e
da una sintassi particolari. L'italiano di Puglia, ad esempio, una tipica variet regionale.
Su questo argomento della lezione 3 disponibile la scheda aggiuntiva 3 nella pagina dei
materiali.
Le variet sociali sono quelle connesse con l'estrazione sociale e con il livello culturale dei
parlanti e degli scriventi e - come quelle situazionali - sono caratterizzate da parametri quali la
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formalit, l'accuratezza, l'adesione agli standard grammaticali, oltre che dalla maggiore o minore
coloritura regionale o dialettale. Una variet sociale , a sua volta, un contenitore di variet
situazionali, nel senso che anche persone scarsamente istruite impiegano le loro risorse linguistiche
in maniera sensibile al contesto della comunicazione. L'italiano popolare (link 6) una tipica
variet sociale.
Caratterizzare le une e le altre in astratto risulta piuttosto difficile; pi agevole farlo attraverso
qualche esempio. Si provino a leggere, ad esempio, i brani che seguono, buoni rappresentanti il
primo di una variet sociale (l'italiano popolare) ed il secondo ed il terzo di due variet geografiche
(gli italiani regionali di Sicilia e del Veneto:
1. [...]e poi il mio amico Romeo sentendo questo racconto gli fece una proposta e and dal suo
padrone della ragazza e gli disse: Se ci date una buona dote alla ragazza la sposo io e il
bambino lo legittimo io, se viceversa tutto verr svelato, e per il tentato suicidio diremo che
si sentita meno svenuta e si appoggiata alla ringhiera del ponte e non cera nessuno ad
aiutarla e precipitata nel fiume per disgrazia e se non gli date nulla sar denunciato il
vostro figlio per violenza carnale senza il consenso della giovane donna.
Danilo Montaldi, Autobiografie della leggera, Torino, Einaudi, 1961, p. 228.
2. [Montalbano] Dei morti se ne fotteva altamente, poteva dormirci 'nzemmula, fingere di
spartirci il pane o di giocarci a tressette e briscola, non gli facevano nessuna impressione,
ma quelli che stavano per morire invece gli provocavano la sudarella, le mani principiavano
a tremargli, si sentiva agghiacciare tutto, un pirtuso gli si scavava dintra lo stomaco.
Riattacc e esplose in un nitrito, altissimo, di gioia. Subito, nella cucina, si sent un rumore
di vetri infranti: per lo spavento, ad Adelina doveva essere caduto qualcosa di mano. Pigli
la rincorsa, sat dalla veranda sulla rena, fece un primo cazzicatummolo, poi una ruota, un
secondo capitombolo, una seconda ruota. Il terzo cazzicatummolo non gli arrinisc e croll
senza sciato sulla sabbia. Adelina si precipit verso di lui dalla veranda facendo voci...
Andrea Cammilleri, Il cane di terracotta, Palermo, Sellerio, 1996, p. 278.
3. "Este, noi siamo arrabbiati con la Mantiero, eh?" La Este mi disse: "Taci, sprotne, cosa
vuoi sapere tu?" Mi resi conto che ero rimasto io solo a stare arrabbiato con la Mantiero: le
grande avevano tradito la loro stessa causa con una frivolezza quasi incredibile. E non fu
nemmeno l'ultima che mi fecero le grande. Scendevamo verso la piazza io la Flora e la Este:
davanti a noi sul marciapiede usc la signora Ramina, rossa di capelli, snella e presuntuosa.
Mie cugine spettegolavano criticando la figuretta che ci precedeva ancheggiando. "La tra 'l
culo", bisbigliavano. Io camminavo in mezzo e volevo partecipare anch'io alla
conversazione, dare un contributo. Ci pensai su e dissi: "La tr la fritola".
Luigi Meneghello, Libera nos a Malo, Milano, Mondadori, 1986, p. 20
Prescindendo dalle ovvie differenze di contenuto e di genere, un confronto tra i testi mette in
evidenza che il brano 1 mostra una grande quantit di quelli che si considerano normalmente
"errori" (se ci date; se viceversa; cera 'c'era') e che gli altri si differenziano, oltre che per stile e
struttura, soprattutto per la presenza, nel loro interno, di elementi dialettali: meridionali (siciliani)
nel primo ('nzemmula, pirtuso, sat, cazzicatummolo, tra i pi evidenti), settentrionali (veneti) nel
secondo (ad esempio: sprotone, trar l, fritola).
Pur tanto diversi tra di loro, per, i brani che abbiamo analizzato sono tutti scritti in italiano:
non nello stesso tipo di italiano evidentemente; non nella lingua appresa nei suoi aspetti
formali sui banchi di scuola.
Le varianti regionali sono sempre sentite come marcate; ci significa che chi le impiega a
sproposito, cio nei contesti sbagliati, pu passare per persona rozza o poco colta.
Per questa ragione, occorre evitarle sempre, soprattutto nello scritto di una certa formalit, come
i testi professionali, a meno che non vi siano impellenti ragioni di ordine comunicativo che
impongano di derogare al principio generale che raccomanda, nella redazione di testi scritti,
l'aderenza alle variet standard o neo-standard.
Litaliano neo-standard
Le modifiche cui l'italiano andato soggetto nel corso dell'ultimo secolo sono molteplici: grazie ad
esse, usi e forme che la precettistica ha sempre condannato hanno tanto espanso il proprio
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dominio da vedersi riconosciuto un diritto di cittadinanza nel parlato e nello scritto poco o
mediamente formale e da vedersi garantita una certa accettabilit anche in grammatiche e
dizionari.
In tali situazioni, anzi, l'impiego di tali forme tende a configurarsi come una sorta di nuova,
implicita norma, che tende a scalzare l'altra, pi conservativa; a fianco dello standard ancien
regime, per via della progressiva diffusione della lingua nazionale, si va affermando, insomma,
un nuovo standard. Anzi: il nuovo standard, che si incarna in una variet che uno studioso ha
recentemente battezzato italiano neo-standard (Berruto 1987).
mentre alcuni tipi piuttosto colti e ricercati (tra gli altri, ci) tendono a scomparire, a tutto vantaggio
di altri di uso pi immediato (come quello che funge anche, in condizioni normali, da deittico, e che
ha quindi un'alta frequenza d'uso).
La tendenza alla semplificazione agisce anche sulla sintassi: sono particolarmente comuni, per
esempio, soprattutto nell'oralit, usi analogici ed estesi di alcuni elementi giunzionali (in
espressioni quali Il giorno che vieni in ufficio ti passo tutta la documentazione o Prendi l'ombrello
che piove: si tratta di casi di quello che i linguisti chiamano che polivalente) o modificazioni dei
rapporti d'uso di tempi e modi verbali (per esempio: l'uso del presente invece del futuro in
enunciati come Domani vado in universit; gioved, invece, sono a casa, o dell'imperfetto invece
del condizionale in Volevo chiederle un favore: pu telefonare al prof. Rossi per fissare un
appuntamento; oppure l'indicativo al posto del congiuntivo, come in Non so perch sei cos
agitato, ma cerca di calmarti).
La testualit, a differenza della morfologia e della sintassi, caratterizzata da una tendenza
all'espressivit, pi che da quella alla semplificazione.
Si segnalano, in particolare, numerosi artifici che mettono in rilievo elementi particolarmente
importanti ai fini della comunicazione, che sfruttano, nell'oralit, semplici mezzi prosodici (come
l'intonazione) e, nella scrittura, sia la punteggiatura che strumenti sintattici come lo spostamento
degli elementi nella frase o la segmentazione di quest'ultima:
1. nel costrutto Io, il giornale lo leggo solo al mattino!, il rilievo del soggetto io
evidenziato non solo dalla presenza fisica del pronome (che non deve necessariamente
figurare, in italiano), ma anche dalla virgola, nel testo scritto, da un accento di frase
nelloralit;
2. il costrutto nella camera sterile che si devono eseguire le campionature, il risultato
dello "spezzamento" di una frase semplice come Le campionatura si devono eseguire nella
camera sterile. I linguisti chiamano questo costrutto frase scissa.
Infine, nel lessico dell'italiano neo-standard, le due tendenze alla semplificazione ed
all'espressivit operano congiuntamente; si trovano, infatti, nell'italiano dell'uso medio
vari regionalismi (in genere non troppo marcati, come cornetti settentrionale per fagiolini),
stranierismi (soprattutto anglismi, come wordprocessor, editing) in copia, numerosi derivati,
termini ottenuti per scorciatura (come scorporo da scorporare) e sigle (HTML, WWW);
sono poi comuni forme verbali con pronome (il tipo entrarci) e termini un tempo
stilisticamente marcati.
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Gli argomenti della lezione 3 sono riassunti e spiegati negli allegati seguenti, accessibili dalla
pagina dei materiali:
Schema introduttivo alle variet di lingua
Schema esplicativo del modello di Berruto
Schema di commento al modello di Berruto
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