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Etimologia e storia
Il termine pedagogia deriva dal greco παιδαγογία (paidagogía «condurre bambini,
accompagnamento»)[1], composto da παῖς (pâis: "bambino") e ἄγω (ago: «guidare,
condurre, accompagnare»). Dal primo veniva coniata l'espressione paideia, che
denotava il sistema di formazione nell'antica Atene, dal secondo agoghé, in vigore a
Sparta.
Nella Grecia antica il pedagogo era uno schiavo che accompagnava il bambino
durante il tragitto tra la casa e la scuola. Dopo che i Romani ebbero conquistato la
Grecia, venne chiamato paedagogus lo schiavo greco che, oltre ad accompagnare i
bambini, insegnava loro la lingua greca. Col tempo il significato di paedagogus
divenne quello di insegnante, indipendentemente dallo stato sociale, e in età
imperiale paedagogum era chiamata la scuola dei paggi di corte[2].
Descrizione
La scienza si occupa anche dell'educazione scolastica e dell'apprendimento dei
soggetti, ma non è questo il suo unico fine euristico. Il fine euristico della pedagogia
è l'Uomo che si relaziona con l'altro da sé (educazione) e che si relaziona con se
stesso (formazione). Il Pedagogista studia l'umano e ciò che riguarda l'Uomo e la
sua esistenza. Nell'ambito della pedagogia italiana il pedagogista Riccardo Massa
ha proposto di usare il termine formazione per indicare sia l'educazione (ovvero il
processo di formazione globale della personalità) sia l'istruzione (ovvero il processo
di trasmissione da parte di un individuo e di acquisizione di competenze e di
conoscenze da parte dell'individuo che viene istruito).
Lo studio della pedagogia è stato recentemente rivalutato dalle più alte istituzioni
educative italiane, le quali, nel 2010, hanno creato un liceo (il liceo delle scienze
umane) che ha come materie base la psicologia, la sociologia, l'antropologia, la
metodologia della ricerca ed appunto la pedagogia riunite in uno studio di un'unica
materia chiamata Scienze umane. È molto importante precisare come la Pedagogia
sia una scienza influenzata dalle più alte espressioni culturali che si sono succedute
nel corso dei secoli, come la Filosofia (dalla quale le Scienze dell'educazione
traggono moltissimi concetti base), e la Storia.
Le istituzioni dell'educazione formale devono tener conto dei principi della pedagogia
nella stesura del progetto educativo. Secondo alcuni autori[4] la pedagogia è scienza
in quanto costituita da un organico sistema di saperi. Il destinatario dei prodotti
teorici e pratici della pedagogia è l'uomo, che è il soggetto agente e, nel contempo,
anche l'oggetto primario delle pratiche educative. Egli è il destinatario di questa
scienza e, pertanto, il fine di tutta la ricerca pedagogica.
Il suo fine ultimo, secondo Pellerey[5] non è quello di creare teorie generali
dell'educazione (a quello servirebbero, in questa interpretazione, le altre scienze
dell'educazione e della formazione), ma di costituire modelli di intervento educativo
spendibili nella pratica educativa immediata. Per fare questo la pedagogia rivisita e
rielabora modelli di intervento già proposti e/o attuati, ed esamina e valuta risorse,
strumenti e contesti già disponibili per progettare e attuare un intervento educativo;
fatto ciò, la pedagogia - secondo Pellerey - organizza strategicamente le sue
conoscenze per individuare un possibile percorso educativo da realizzare ed elabora
un progetto che sta alla base dell'intervento educativo da attuare.
Alcuni autori, a tal proposito, precisano[6] che lo scopo della pedagogia non starebbe
nella formulazione teorica, ma nella risoluzione di problemi pratici dell'esperienza
educativa. È grazie alla progettazione che la pedagogia può formulare le basi di un
intervento educativo riferito però a uno specifico contesto: non si può creare un
progetto educativo unico per tutto e tutti, ma la pedagogia si fa carico dell'analisi di
ogni situazione problematica presentata progettandone una possibile risoluzione.
I due modelli di pedagogia non possono essere giudicati in modo univoco, poiché in
ognuno si possono trovare elementi positivi ed elementi negativi.
Johann Friedrich Herbart fu uno degli ultimi pensatori ad assimilare la pedagogia alla
filosofia e ai suoi valori, cercando una mediazione con la ricerca psicologica che
stava allora muovendo i primi passi e proponendo queste due componenti per
costruire una scienza dell'educazione. I suoi filosofi di riferimento erano Johann
Heinrich Pestalozzi, per quanto riguarda la percezione sensibile e Kant per la sua
morale.
Stanley Hall si avvicinò al lavoro di Wilhelm Wundt e agli herbartiani per poi
dedicarsi al lavoro Adolescenza, una rivoluzione nel campo dell'educazione in
quanto propose per la prima volta la ricerca pedagogica. Hall studiò i disegni dei
bambini, le loro anamnesi e formulò delle teorie tuttora ritenute interessanti.
Simon e Binet furono i primi a superare l'idea per cui l'intelligenza di un bambino
fosse misurabile in base alla grandezza del cranio e progettarono una scala e un
questionario per misurarne le capacità.
Ed ecco che con il positivismo nasce una vera e propria scienza pedagogica
sull'educazione. La pedagogia viene messa in pratica e analizzata scientificamente
da personalità come Piaget, Vygotskij, Bruner, James, Montessori, Decroly e Dewey.
Ma questi "pedagogisti " nascono da correnti filosofiche come il pragmatismo, il
comportamentismo, il positivismo, ecc... perciò di nuovo si presenta il problema della
filosofia come fonte originaria della pedagogia che nell'epoca moderna usa il metodo
scientifico e trova riscontro nella realtà sociale e culturale. Persino la psicoanalisi,
nella sua considerazione del rapporto tra madre e figlio, ipotizza alcune idee
pedagogiche. Anche i filosofi moderni: Hegel, Marx, Gramsci (da notare in modo
particolare nelle Lettere dal carcere) e Gentile hanno contribuito a formare idee sul
pensiero pedagogico. Un particolare importante nella riforma Gentile è che negli
istituti magistrali si uniscono, come unica materia, pedagogia e filosofia.
Probabilmente Gentile voleva farci capire che un buon maestro è soprattutto filosofo.
Esistono tantissimi esempi di come la relazione tra pedagogia e filosofia sia sempre
stata incerta, alcuni studiosi parlano di "filosofia dell'educazione", anche se nel
dizionario la pedagogia viene definita come "scienza dell'educazione".
Certo la pedagogia può seguire un certo ordine, prima con la riflessione filosofica
quindi la teorizzazione delle idee educative e poi con l'aspetto pratico della filosofia
in cui viene effettivamente realizzata e sperimentata sulle persone ( in particolare sui
bambini), riscontrando così il successo o l'insuccesso di una teoria pedagogica.
Se questa sequenza di azioni è esatta c'è da chiedersi se le scienze abbiano o meno
un'origine filosofica? Ma questa domanda non è pertinente al discorso.
In conclusione si può dire che la pedagogia è a tutti gli effetti una scienza che utilizza
il metodo scientifico basato sull'osservazione, la raccolta dei dati, la formulazione di
ipotesi, l'esperimento pratico sui soggetti e infine la conclusione e la formulazione di
una teoria ma fondamentalmente non dobbiamo mai dimenticare l'origine filosofica di
questa "strana" scienza umana.
Educare significa "nutrire" (far crescere); educere significa "tirare fuori" (far uscire). Il
potenziale umano, quindi rende l’uomo da soggetto immaturo a maturo: significa
cioè valorizzare quanto di meglio ci sia potenzialmente in un uomo affinché sia tale.
L'educazione consiste in un rapporto tra due persone: un educatore e un educando.
L'educatore deve adeguarsi (e di conseguenza adeguare l'intervento educativo) al
livello dell'educando, comprendendo i suoi bisogni e incentivando le sue
competenze.
Metodo preventivo
Giovanni Bosco diffuse il metodo preventivo in un’epoca in cui era sempre più
diffuso il metodo repressivo. Questi due sono in netta contrapposizione: il primo
cerca di educare attraverso l’amore e la limitazione dei castighi; nel secondo invece
ci si serve proprio di pene e castighi per ottenere rispetto dagli alunni e per educarli.
Il contributo di Don Giovanni Bosco è stato fondamentale nella diffusione del metodo
preventivo perché egli, attraverso gli oratori e le attività organizzate per i ragazzi, ha
facilitato il loro passaggio dalla strada alla vita sana e moralmente retta.
Uno dei problemi identificati da Don bosco è quello relativo alla sorveglianza come
oppressione dell’alunno. Questa questione risulta vera nel sistema repressivo ma
non è così se si tratta del sistema preventivo: la sorveglianza in questo caso è
amorevole, paterna, fa sentire gli allievi stimati dai superiori.
Altra questione fondamentale per Giovanni Bosco è quella dei castighi: nel sistema
preventivo si punta a prevenirli ma, ove necessari, bisogna rispettare alcune norme.
Queste sono principalmente orientate verso l’assenza di percosse, la lontananza dal
desiderio di far soffrire e la volontà di lasciare al colpevole la speranza di essere
perdonato.
Il Pedagogista
Critiche
Don Lorenzo Milani e la sua scuola di Barbiana denunciavano con la "Lettera ad una
professoressa" (maggio 1967) il sistema scolastico ed il metodo didattico italiano,
che favoriva l'istruzione delle classi più ricche (i cosiddetti "Pierini") e penalizzava le
fasce più povere della popolazione, spesso condannandole all'analfabetismo.
Ancora più caustico è Raoul Vaneigem con il suo Avviso agli studenti del 1995.
Nel 1894 il pediatra newyorchese Emmett Holt pubblicò con enorme successo il libro
"La cura e l'alimentazione dei bambini", dove consigliava di eliminare l'uso delle
culle, di non prendere in braccio i bambini quando piangevano, di nutrirli ad orari fissi
e di non abituarli alle carezze, finché si appurò dopo qualche decennio che era
proprio la carenza di contatti fisici che causava negli orfanotrofi americani la
mortalità dei bambini sotto l'anno per quasi il 100%.