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METODO LESSICALISTICO E METODO TESTUALE

Un altro metodo di indagine è quello lessicalistico, vale a dire che sulla base di un lessema si
potrebbe arrivare alla radice di un termine o al termine stesso. Per esempio *Rēğ = Re. Il limite del
lessicalismo è che seppur si riesce a dedurre il denotato, non si riesce a dedurre la denotazione, il
suo significato o comunque il valore del concetto racchiuso nel termine. Quindi, se per la radice
*Rēğ si può ipotizzare il significato di “re”, non si può dedurre quale fosse il concetto di regalità per
i popoli indoeuropei e proto-germanici. Un ulteriore limite di questo metodo – tuttavia molto
valido – è che se non si riesce a ricostruire un termine, non si potrà mai sapere se quel termine
fosse comunque presente nella comunità linguistica: per esempio, se non si trova il termine che
indicava il “leone” non si può essere sicuri se i leoni popolassero o meno un dato territorio. Questo
è ciò che viene denominato come l’ “argomento del faggio”: esiste un lessema indoeuropeo che
inizialmente si riteneva indicasse un albero in senso generico; in seguito lo si identificò con l’albero
del faggio, ma ulteriori ricerche rivelarono che il termine aveva un’alta frequenza anche in altre
lingue che si svilupparono in luoghi geografici in cui il faggio non esisteva perché non aveva le
condizioni ideali per crescervi. Il metodo lessicalistico, dunque, non garantisce certezze su cui
poter valutare l’esistenza di determinati concetti in una determinata cultura.

Il metodo testuale compara i dati culturali dei testi scritti in epoca antica, senza ricorrere
necessariamente all’identità lessicale. In Islanda, per esempio, il termine per indicare lo straniero
era “lupo blu”, nelle tribù germaniche lo straniero era chiamato “lupo” e in vedico (lingua indiana)
lo straniero con intenzioni ostili è chiamato “lupo”. Da questo confronto si deduce che nelle
culture di matrice comune indoeuropea, la definizione di straniero ostile o sconosciuto è “lupo”, il
nome di un animale ostile, appunto. Questo metodo, tuttavia, non fornisce un dato linguistico, ma
solo culturale e su questo dato culturale si possono avviare altre deduzioni e speculazioni. Si può,
per esempio, intuire perché lo straniero fosse definito lupo blu in Islanda: storicamente per gli
irlandesi, il popolo britanno si identificava con l’invasore e da alcuni resoconti di Cesare e di Plinio
veniamo a sapere che i germani, invece, durante le guerre o in particolari cerimonie, erano soliti
tingersi di blu; da qui, possiamo dedurre il connubio dei due termini nell’islandese, dove lupo
identifica lo straniero e blu identifica il carattere dell’ostilità.

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