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L’EPOCA
-RIFORME E RIVOLUZIONI (PAG 3)
Nel 1748 in Francia si affermò l’Illuminismo —> lume della ragione: innovazione culturale, ragione
dell'uomo, no politica imposta dall'alto, libertà di pensiero e non ci si fa più manipolare. Nello stesso periodo
in Inghilterra scoppiò la rivoluzione agraria. Alla ne del settecento le industrie inglesi furono coinvolte nella
rivoluzione industriale. Tra il 1776 e il 1783 scoppiò la rivoluzione americana con cui le colonie del Nord
America divennero indipendenti, invece la rivoluzione francese (1789 1794), rese la Francia una Repubblica.
Successivamente ci furono delle rivolte che volevano restaurare la monarchia e la Francia per impedirlo si
af dò a Napoleone Bonaparte che però in pochi anni sottomise mezzo continente proclamandosi
imperatore dei francesi, fu quindi scon tto e mandato in esilio
L’AUTORE
-LA V I TA DI ALESSANDRO MANZONI (PAG 7)
Alessandro Manzoni nasce a Milano il 7 marzo 1785. La madre è Giulia Beccaria, sposata con Don Pietro
Manzoni. Quando però la madre si innamora di Carlo Imbonati, decide di divorziare da Don Pietro e va a
vivere con l’Imbonati, la custodia di Alessandro rimane a don Pietro, che per lui ha scelto un'educazione
religiosa, quindi intraprende gli studi in vari collegi
Nel 1801 Alessandro conclude gli studi. Il padre decide di mandarlo a Venezia. Manzoni ci resta per un anno
poi torna a casa e riprendere i contatti con l'ambiente milanese, conosce il poeta Vincenzo Monti che gli fa
amare la poesia.
IL MATRINONIO (PAG 9)
Nel 1807, Manzoni torna Italia per la morte del padre. Nello stesso anno conosce Enrichetta Blondel e un
anno dopo dall'incontro si sposano con rito protestante.
LA MORTE DI ENRICHET TA
Enrichetta muore il 25 Dicembre 1833 dopo molte gravidanze e anni di febbre continua. Dopo la sua morte,
Manzoni scrisse di getto dei versi di un nuovo inno ma lo lascerà comunque incompiuto.
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LA QUARANTANA
Sarà proprio Teresa a proporre una nuova edizione ricca e costosa, con anche illustrazioni realizzate da
Gonin (inserite nell’opera per cercare di fermare le ristampe illegali). Quindi nel 1840 esce la Quarantana
LA MORTE
Il 6 Febbraio 1873 andando a messa cade nei gradini e sbatte la testa. Da quel momento non è più lucido e
anche il sico comincia a cedere. Da quando sono mancate Enrichetta e Giulia tutte le questioni pratiche le
svolge il glio primogenito Pietro che era diventato il punto di riferimento principale per Manzoni. Ma
purtroppo Pietro nell’Aprile muore e la notizia non viene comunicata a Alessandro che però ne avverte
l’assenza e ne risente molto, infatti neanche un mese dopo muore, il 22 Maggio 1873.
L’OPERA
-IL ROMANZO STORICO (PAG 15)
Il romanzo storico è un genere letterario che unisce invenzione narrativa e ricostruzione storica.
L'autore di un romanzo storico prima sceglie l’epoca in cui vuole ambientare la narrazione e mescola fatti
storici realmente accaduti con altri di invenzione ma pur sempre credibili, come protagonisti usa personaggi
realmente esistiti e altri di pura fantasia. Il romanzo storico è un genere che fonde la macrostoria (eventi
politici ed economici) con la microstoria (la storia dei vari personaggi). Il risultato deve essere realistico e
verosimile, ma comunque il testo rimane un'opera di fantasia fondata sul patto narrativo tra il narratore e i
lettori
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Purtroppo spesso le traduzioni avevano tagli non autorizzati dall’autore. Manzoni sapeva che l’infedeltà dei
traduttori lo danneggiava sul piano intellettuale e economico. Il successo dell’opera, favorì ovunque il
fenomeno di ristampe abusive.
Manzoni interrompe la scrittura del manoscritto e inizia a parlare ri ettendo e pensando se ci sarà qualcuno
che duri la fatica di leggere questo manoscritto. Dopo questo dubbio sospende la copiatura inventandosi di
non riuscire più a leggere ciò che c’era scritto e pensa a quello che vuole fare. Manzoni dice che in questo
manoscritto ci sono troppe parti non comprensibili, periodi sgangherati, grammatica arbitraria e quindi dice
che questo non è uno stile da proporre ai lettori. “Me ne lavo le mani” disse ma gli dispiaceva che una storia
così bella rimanesse sconosciuta. Manzoni citerà delle testimonianze certe per dare la prova che quello che
racconterà è il vero. In ne dice che non si soffermerà a descrivere le ragione delle sue scelte linguistiche
perché altrimenti verrebbe fuori un altro libro e in modo sarcastico afferma che ne basta uno.
La storia è ambientata a Lecco, nel castello ci sono i soldati spagnoli perché in quel periodo l'Italia era
dominata dalla Spagna. Manzoni usa molta ironia per spiegare ciò che succedeva: dice che il castello aveva
"l'onore" di essere occupato dal comandante, dice che alle fanciulle veniva insegnata la modestia signi cava
che venivano violentate, agli uomini accarezzavano le spalle venivano cioè picchiati e poi alleggerivano ai
contadini le fatiche della vendemmia voleva dire che gli rubavano l’uva. Continua la descrizione parlando
delle viottoline che si trovavano a Lecco. La storia inizia il 7 novembre 1628 quando Don Abbondio, una
persona molto tranquilla e con le sue abitudini torno a casa. Lui ogni volta alzava gli occhi negli stessi punti
per guardare il paesaggio quella sera però vide due uomini, due "bravi" che lo stavano aspettando.
I bravi erano i ma osi del tempo ed erano veramente tanti in Lombardia quindi lo Stato intervenne.
Erano state emanate delle leggi per fermarli chiamate "le gride”, si chiamavano così perché i banditori
gridavano queste leggi nelle strade delle città. Manzoni le riporta tutte perché appunto sta scrivendo un
romanzo storico e deve riportare fatti storici per rendere la storia più veritiera
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All'inizio Don Abbondio, sperava che non stessero aspettando lui ma poi si rese conto che era proprio lui che
cercavano. Egli si avvicina ai due uomini e inizia un dialogo tra i tre, in cui uno dei due facendo nome
cognome dice di non celebrare le nozze tra Renzo e Lucia. Inizialmente Don Abbondio spiega loro che non
centrava nulla e che i due "facevano i loro pasticci tra loro" ma appena i due fanno il nome di Don Rodrigo lui
è pronto ad obbedire ad ogni ordine
Anche Don Abbondio, però, ha della repressione interna e sfoga questa rabbia su persone che non si
possono difendere con cattiveria e insolenza. Manzoni utilizzando una falsa modestia e molta ironia si
riferisce ai suoi “venticinque” lettori continuato la storia. L'incontro con i bravi disturba la tranquillità di Don
Abbondio che mentre torna a casa non riesce a togliersi il pensiero della richiesta di quei criminali. Don
Abbondio però non dà la colpa ai bravi, ma ai due giovani che vogliono sposarsi e a Don Rodrigo, per il
quale nora ha sempre portato rispetto e le poche volte che lo ha incontrato gli ha fatto dei grandi inchini ma
questa volta lancia verso di lui, sottovoce, terribili offese.
Arrivato a casa ad aspettarlo trova Perpetua, la sua fedele domestica. Perpetua è la classica donna di paese
che ama i pettegolezzi, molto curiosa e che non riesce a farsi gli affari propri. È intorno ai quarant'anni,
ancora celibe, secondo Perpetua perché tra tutti i pretendenti non sapeva scegliere mentre secondo le
amiche perché non c'era "un cane che la volesse”. Perpetua capisce subito che c'è qualcosa che non va e in
comincia a fare domande al povero Don Abbondio. Alla ne egli cede alla perseveranza della donna e le
racconta dell'incontro con i bravi. Dopo che Don Abbondio si con da con Perpetua, gli consiglia di scrivere
una lettera all'arcivescovo, il cardinale Federico Borromeo. Don Abbondio ri uta il consiglio perché dice di
aver paura delle "schioppettate nella schiena" cioè ha paura che lo possano uccidere. Don Abbondio sale in
camera sua ricordando alla donna di mantenere il segreto. Da questo dialogo tra i due si capisce che
Perpetua vuole veramente bene e tiene molto a Don Rodrigo.
Ecco che ci viene presentato Renzo, un ragazzo ventenne che non vede l'ora di sposare la ragazza che
ama. È orfano, come lavoro fa il latore di seta, lavoro ereditato dai genitori e grazie alla sua piccola
proprietà terriera non ha problemi economici. Si presenta in chiesa già pronto con un abbigliamento molto
elegante e appena comparve davanti a Don Abbondio il suo animo pieno di vita fa contrasto con quello del
prete insicuro e misterioso.
Inizia un dialogo tra i due dove Renzo chiede conferma degli ultimi dettagli prima della cerimonia e Don
Abbondio, invece, inizialmente fa il nto tonto ngendo di non ricordarsi dell’evento. Renzo, allora,
incomincia a preoccuparsi ma Don Abbondio porta avanti le sue scuse pensando che la sua maggiore
esperienza gli avrebbe dato vantaggio “sur giovanetto ignorante”. Usa anche il latino per confondere Renzo
dato che lui non lo conosceva abusando quindi del suo potere e trattandolo come uno sciocco. Renzo non
riesce a capire perché non si possono celebrare le nozze e Don Abbondio dice la colpa è sua e di raccontare
così sia Lucia sia la gente invitata. È per no disposto ad accorciare i tempi da quindici giorni a una settimana
riuscendo a convincere Renzo
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Uscendo dalla chiesa, il giovane incontra perpetua e cerca di capire se la donna sa qualcosa che Don
Abbondio non gli ha detto. Renzo facendo leva sull'affetto che c'era tra loro due cerca di scoprire qualcosa in
più e riesce a intuire subito che ci sia qualcosa sotto. Perpetua che è fedele al suo padrone ma al tempo
stesso chiacchierona si lascia sfuggire qualche parola di troppo e Renzo capisce chiaramente che c'è un
segreto e dunque molto determinato decide di tornare a parlare con Don Abbondio
Mentre Don Abbondio è preoccupato e non sa che cosa fare, arriva Perpetua come nulla fosse. Il curato le
ordina di sigillare la porta e se qualcuno fosse venuto di dire che è malato. La soluzione migliore per Don
Abbondio quando è nei guai, infatti è quella di mettersi a letto da fone quale è.
Renzo intanto cammina verso casa di Lucia e mentre cammina immagina di fare qualcosa di terribile a Don
Rodrigo. Ma lui è un bravo ragazzo e appena pensa a Lucia e all’amore che prova per lei si dimentica di tutti
quei brutti pensieri. Renzo però pensa che Lucia gli abbia nascosto qualcosa e si chiede come sia possibile
che lei non si sia accorta di questa ossessione di Don Rodrigo nei suoi confronti.
Intanto raggiunge la casa dove la ragazza si prepara insieme alla madre e a delle amiche. Renzo però vuole
parlare da solo con Lucia e allora manda Bettina, una bambina, a chiamare la sposa.
Manzoni si ferma a descrivere Lucia in abito da sposa. Quella di Lucia è una bellezza modesta, senza vanto
anzi piena di pudore che la porta a arrossire quando è al centro dell’attenzione. Lei è una ragazza bella fuori
ma sopratutto bella dentro. Il racconto prosegue è appena Lucia vede Renzo si spaventa perché capisce
che c’è qualcosa che non va. Il giovane, le comunica infatti che le nozze non possono essere celebrate per
via di Don Rodrigo. La bella ragazza appena sente il suo nome arrosisce e incomincia a tremare, sa infatti
che Don Rodrigo prova un interesse nei suoi confronti ma non pensava che potesse arrivare a questo punto.
Renzo chiede spiegazioni ma prima che questo accada Lucia manda via le altre donne dicendo che il
matrimonio non sarà celebrato perché il prete è malato, quest’ultime con un po’ di malizia vanno subito a
controllare ma Perpetua conferma mentendo.
Agnese consiglia a Renzo di andare a Lecco per chiedere aiuto a un importante avvocato, soprannominato
Azzecca-Garbugli. Renzo accetta subito e Agnesa gli da quattro capponi da portargli come dono.
Renzo si incammina, il narratore ora ci fa ri ettere sulle condizioni dei capponi che pur strapazzate da Renzo
in preda all’agitazione continuano a beccarsi tra di loro
Renzo arriva nello studio dell’avvocato che risulta disordinato, polveroso e molto vecchio. Il giovane spiega
la situazione all’avvocato e gli chiede se ci fosse una pena per chi minaccia un prete
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La narrazione ritorna a Lucia e Agnese che continuano a pensare alla situazione. Lucia vuole cercare aiuto
in Fra Cristoforo, proprio mentre pensano a lui bussa alla porta Fra Galdino che va di casa in casa per
l’offerta delle noci.
Lucia mentre va a prenderle fa un cenno alla madre pregandola di non dirgli nulla. Nell’attesa Fra Galdino
racconta a Agnese come è nata la “Questua delle Noci”.
Lucia torna con un sacco pieno di noci e in cambio di questa offerta chiede al frate cappuccino di riferire a
Fra Cristoforo che gli deve parlare urgentemente. Appena esce Fra Galdino torna Renzo che riferisce alle
donne ciò che era successo. Renzo è molto agitato e ancora una volta Lucia cerca di calmarlo con dando in
Fra Cristoforo.
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