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I PROMESSI SPOSI

L’EPOCA
-RIFORME E RIVOLUZIONI (PAG 3)
Nel 1748 in Francia si affermò l’Illuminismo —> lume della ragione: innovazione culturale, ragione
dell'uomo, no politica imposta dall'alto, libertà di pensiero e non ci si fa più manipolare. Nello stesso periodo
in Inghilterra scoppiò la rivoluzione agraria. Alla ne del settecento le industrie inglesi furono coinvolte nella
rivoluzione industriale. Tra il 1776 e il 1783 scoppiò la rivoluzione americana con cui le colonie del Nord
America divennero indipendenti, invece la rivoluzione francese (1789 1794), rese la Francia una Repubblica.
Successivamente ci furono delle rivolte che volevano restaurare la monarchia e la Francia per impedirlo si
af dò a Napoleone Bonaparte che però in pochi anni sottomise mezzo continente proclamandosi
imperatore dei francesi, fu quindi scon tto e mandato in esilio

LA RESTAURAZIONE E IL ROMANT ICISMO (PAG 4)


Scon tto Napoleone, alcuni Stati europei si ritrovarono a Vienna per riportare l'Europa al periodo pre
napoleonico. L'età della restaurazione fu anche quella del Romanticismo —> questo movimento culturale
nacque in Germania alla ne del settecento e si diffuse in Europa con sfumature diverse tra i vari Paesi

L’AUTORE
-LA V I TA DI ALESSANDRO MANZONI (PAG 7)
Alessandro Manzoni nasce a Milano il 7 marzo 1785. La madre è Giulia Beccaria, sposata con Don Pietro
Manzoni. Quando però la madre si innamora di Carlo Imbonati, decide di divorziare da Don Pietro e va a
vivere con l’Imbonati, la custodia di Alessandro rimane a don Pietro, che per lui ha scelto un'educazione
religiosa, quindi intraprende gli studi in vari collegi

Nel 1801 Alessandro conclude gli studi. Il padre decide di mandarlo a Venezia. Manzoni ci resta per un anno
poi torna a casa e riprendere i contatti con l'ambiente milanese, conosce il poeta Vincenzo Monti che gli fa
amare la poesia.

IL V IAGGIO A PARIGI (PAG 8)


Alessandro decide di andare a trovare la madre e a conoscere il nuovo marito a Parigi, ma arriva troppo
tardi dato che l’Imbonati è mancato poco prima del suo arrivo. Durante il suo soggiorno a Parigi, Manzoni
viene introdotto nei più importanti circoli intellettuali parigini

IL MATRINONIO (PAG 9)
Nel 1807, Manzoni torna Italia per la morte del padre. Nello stesso anno conosce Enrichetta Blondel e un
anno dopo dall'incontro si sposano con rito protestante.

LA CONVERSIONE E IL RIENTRO A MILANO


Nel 1808 Enrichetta e Manzoni hanno una bambina che viene chiamata Giulia Claudia. Per accordo
matrimoniale Enrichetta deve avviare i gli alla fede cattolica, per questa ragione comincia a frequentare un
sacerdote di tendenze gianseniste, matura così la conversione prima di Enrichetta, poi di tutta la famiglia
Manzoni. La conversione segna un cambiamento decisivo. Alessandro, no ad ora aveva composto solo
versi in stile neoclassico, da questo punto si dirige verso altri orizzonti ideologici e poetici

UN’INTENSA AT T IV I TÀ LET TERARIA (PAG 10)


Enrichetta e Giulia risolvono tutte le questioni pratiche, così che Alessandro può dedicarsi al suo unico
grande interesse: scrivere. Nel 1827 infatti, esce la prima edizione a stampa dei Promessi Sposi.
L'attenzione di Manzoni per i problemi letterari diminuisce, mentre cresce il suo interesse per le questioni
linguistiche e loso che

LA MORTE DI ENRICHET TA
Enrichetta muore il 25 Dicembre 1833 dopo molte gravidanze e anni di febbre continua. Dopo la sua morte,
Manzoni scrisse di getto dei versi di un nuovo inno ma lo lascerà comunque incompiuto.
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IL SECONDO MATRIMONIO (PAG 12)


Due anni dopo la perdita della prima moglie, Alessandro accetta il consiglio della madre e si risposa. La
donna è Teresa Borri che assumerà il ruolo di curatrice d’immagine del marito.

LA QUARANTANA
Sarà proprio Teresa a proporre una nuova edizione ricca e costosa, con anche illustrazioni realizzate da
Gonin (inserite nell’opera per cercare di fermare le ristampe illegali). Quindi nel 1840 esce la Quarantana

V I TA DA SENATORE (PAG 13)


In Europa, Manzoni è conosciuto come uno dei migliori scrittori viventi e gli viene assegnato il titolo di
creatore del genere romanzo in Italia e di fondatore della lingua uf ciale italiana. Nel Febbraio 1860 riceve
una visita da Cavour che nello stesso mese lo nomina senatore del regno di Sardegna.

LA MORTE
Il 6 Febbraio 1873 andando a messa cade nei gradini e sbatte la testa. Da quel momento non è più lucido e
anche il sico comincia a cedere. Da quando sono mancate Enrichetta e Giulia tutte le questioni pratiche le
svolge il glio primogenito Pietro che era diventato il punto di riferimento principale per Manzoni. Ma
purtroppo Pietro nell’Aprile muore e la notizia non viene comunicata a Alessandro che però ne avverte
l’assenza e ne risente molto, infatti neanche un mese dopo muore, il 22 Maggio 1873.

L’OPERA
-IL ROMANZO STORICO (PAG 15)
Il romanzo storico è un genere letterario che unisce invenzione narrativa e ricostruzione storica.
L'autore di un romanzo storico prima sceglie l’epoca in cui vuole ambientare la narrazione e mescola fatti
storici realmente accaduti con altri di invenzione ma pur sempre credibili, come protagonisti usa personaggi
realmente esistiti e altri di pura fantasia. Il romanzo storico è un genere che fonde la macrostoria (eventi
politici ed economici) con la microstoria (la storia dei vari personaggi). Il risultato deve essere realistico e
verosimile, ma comunque il testo rimane un'opera di fantasia fondata sul patto narrativo tra il narratore e i
lettori

L’inventore del genere è considerato Walter Scott.

LE IDEE DI MAZONI SUL ROMANZO STORICO (PAG 16)


I romantici sostengono che la storia e la poesia in comune hanno il “vero”, però lo storico deve raccontare i
fatti come sono realmente accaduti mentre il poeta deve illustrare i sentimenti e le passioni alla base degli
eventi storici. La poesia, cioè, integra la storia ma rispettando la verità storica senza falsi care i fatti.
Sono queste le idee che spingono Manzoni a ideare un romanzo storico. Alessandro, si ritira nella villa di
Brusuglio, si porta dietro un serie di testi che gli servivano per la documentazione storica. Nell’aprile del
1821 scrive un romanzo: si tratta di una storia ambientata nella Lombardia del ‘600.

LA PRIMA STESURA INEDI TA (PAG 17)


Dal 1821 gli ci vorranno due anni per portare a termine l’opera che intitola Fermo e Lucia che prende il
nome dai due protagonisti. Questa è una bella storia che riesce a divertire e intrattenere ma non emerge
ancora la sua funzione educativa. Manzoni, infatti continuerà a lavorarci soprattutto sui personaggi perché i
lettori ci si possano immedesimare.

LA PRIMA EDIZIONE A STAMPA (PAG 18)


La revisione di Fermo e Lucia prende in tutto tre anni. Finalmente Manzoni dà alle stampe la prime edizione
chiamata Ventisettana. Il titolo de nitivo è: I promessi sposi. Storia milanese del secolo XVII scoperta e
rifatta da Alessandro Manzoni.

LA REV ISIONE LINGUST ICA


Manzoni scelse la forma del romanzo perché volveva arrivare al numero più ampio possibile di persone. Ma
la lingua dei Promessi sposi non è ancora la lingua dei lettori a cui vuole arrivare e coinvolgere. Bisogna
creare una lingua italiana nazionale e una lingua letteraria non più separata dalla lingua comune. Come
base Manzoni sceglie il orentino parlato e per conoscere meglio questo dialetto nel 1827 si reca a Firenze
con la famiglia. Questa revisione linguistica del testo la termina nel 1840 quanto nalmente è soddisfatto
della lingua che ha usato, è l’edizione della Quarantana.
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L’ARGOMENTO (PAG 19)


La storia è ambientata tra il 1628 e il 1630 nella Lombardia sotto il dominio degli spagnoli. Due ragazzi di
umili origini, Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, non possono sposarsi per il divieto imposto da un
signorotto locale, si trovano ad affrontare dif coltà e pericoli in una realtà sociale violenta e mal governata.
Le vicende di Renzo e Lucia offrono al narratore l'occasione di affrontare tematiche politiche, sociali,
economiche, religiose e culturali che riguardano il secolo in cui la storia è ambientata

LA STRUT T URA (PAG 20)


- Il titolo de nitivo dell'opera è I promessi sposi. Storia milanese del secolo XVII scoperta e rifatta da
Alessandro Manzoni
- Manzoni nge di aver trovato un antico manoscritto, composto nel seicento da un misterioso autore
anonimo. L'opera infatti si apre con una introduzione, in cui Manzoni comincia a trascrivere il manoscritto
seicentesco dell’anonimo scrittore, pieno di gure retoriche e errori, per poi dichiarare che lo rielaborerà in
una lingua italiana più comprensibile
- L'opera è composta da 38 capitoli che si possono suddividere in cinque nuclei narrativi
1. cap. I-VII Il divieto del matrimonio e gli inutili tentativi di Renzo e Lucia per aggirarlo
2. cap. IX-XVII Separazione dei due giovani: Lucia si rifugia a Monza e Renzo arriva a Milano nel giorno in
cui scoppiano i tumulti di San Martino
3. cap. XVIII-XXVII Rapimento di Luci
4. cap. XXVIII-XXXVI Tra carestia, guerra e peste i due protagonisti si ritrovan
5. cap. XXXVII-XXXVIII Final

I DUE LIVELLI DI NARRAZIONE (PAG 20)


La scusa del manoscritto ritrovato consente a Manzoni di giocare su due gure di narratore:
- l’anonimo: autore del manoscritto, narratore esterno onnisciente di secondo grado —> narratore che
conosce i fatti alla perfezione, raccontati dal primo narratore.
- L’io narrante, narratore esterno onnisciente di primo grado.

IL SISTEMA DEI PERSONAGGI (PAG 21)


per ruolo sociale
Tra i numerosi personaggi ne emergono otto principali.
Renzo e Lucia, appartenenti al mondo popolare e borghese - umili
Don Rodrigo e l’innominato appartenenti al mondo nobiliare - potent
Fra Cristoforo e don Abbondio appartenenti alla Chiesa pover
Cardinale Federigo e Gertrude appartenenti alla Chiesa ricca e potent

per ruolo narrativo


Gli otto personaggi formano un gioco tra due mondi opposti, che serve a trasmettere il messaggio di
Manzoni, basato sul contrasto tra bene e male.
Renzo e Lucia - protagonist
Don Rodrigo e l’innominato - antagonisti —> l’innominato diventerà un aiutante nel XXI cap.
Fra Cristoforo e cardinale Federigo - aiutant
Don Abbondio e Gertrude - oppositor

L’AMBIENTAZIONE STORICA E GEOGRAF ICA (PAG 22)


L’argomento del romanzo prende spunto da vicende storiche avvenute fra il 1628 e il 1630 a Milano e
dintorni. L’ambientazione lombarda è dovuta dal fatto che per Manzoni era più semplice descrivere luoghi
che conosceva di persona dato che ci aveva vissuto.
Inoltre, la Lombardia nel Seicento proprio come nell’Ottocento, era sotto dominazione straniera e ciò dava lo
spunto a Manzoni per denunciare la schiavitù degli italiani.

LA NASCI TA DELL’I TALIANO MODERNO (PAG 23)


Manzoni per arrivare a un numero di lettori più alto possibile deve utilizzare un linguaggio comprensibile da
tutti. Il lessico deve limitarsi a un numero ristretto di vocaboli, derivati dal toscano parlato e di uso
comune. Le sue scelte sono rivoluzionarie, la letteratura italiana dell’Ottocento è ancora abituata a un’altro
tipo di scrittura. Senza i Promessi sposi non esisterebbe l’italiano moderno.
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IL SUCCESSO DE 1827 (PAG 24)


La prima edizione del romanzo uscì il 15 giugno 1827. In pochi mesi ne andarono vendute centinaia di copie,
che per il numero di lettori dell’epoca erano cifre altissime. I Promessi sposi risultò il libro italiano con il
maggior numero di ristampe. Poco dopo l’uscita in Italia, editori e tipogra stranieri si misero a pubblicare il
romanzo, inizialmente senza neanche tradurlo, visto che conoscere la lingua italiana era di moda.
Poi iniziarono le traduzioni.

Purtroppo spesso le traduzioni avevano tagli non autorizzati dall’autore. Manzoni sapeva che l’infedeltà dei
traduttori lo danneggiava sul piano intellettuale e economico. Il successo dell’opera, favorì ovunque il
fenomeno di ristampe abusive.

IL FALLIMENTO ECONOMICO DELLA QUARANTANA


Per fermare le riproduzioni non autorizzate del romanzo Manzoni propose un’edizione in fascicoli illustrata
realizzata a sue spese. Per realizzare le illustrazioni scelse il pittore Francesco Gonin. Le previsioni di
Manzoni vennero però smentite la Ventisettana, infatti, continuò a essere l’edizione più ristampata. L’idea di
Alessandro si rivelò solo una gravissima perdita nanziaria.

RIASSUNTO INTRODUZIONE (PAG 26-31)


Manzoni fa credere di aver trovato un manoscritto di un autore anonimo del 600 ma in realtà lo scrisse lui
criticando il periodo dell’800. Manzoni dice che avendo avuto notizia di fatti degni di essere ricordati anche
se capitati a “genti meccaniche”, vuole lasciarne memoria con un racconto schietto e essenziale. Il
manoscritto è ricco di metafore: de nisce la storia una guerra illustre contro il tempo perché è come se il
tempo avesse racchiuso coloro che sono morti e la storia consente di riportarli in vita e rimetterli in battaglia.
Parla dei grandi storici come “illustri campioni che in tal Arringo fanno messe di Palme e d’Allori” intendendo
che gli storici parlando delle imprese e delle lotte raccontano solo le storie più gloriose e sfarzose. Usa poi i
Labirinti de’ Politici Maneggi per paragonare i segreti dei politici e il rimbombo de’ bellici Oricalchi per
rappresentare l’inizio delle guerre con il suono delle trombe. Paragona poi il sistema politico ad un cielo in
cui il Re di Spagna è il Sole che non tramonta mai, il Governatore di Milano è la Luna, i magistrati sono
invece stelle e pianeti. Manzoni ironizza sul fatto che tutte queste persone importanti e così intelligenti non
riescono a proteggere le persone dalla malvagità. In ne dice che per rispetto parlerà di tali persone morte in
modo generale, non dicendo i nomi per rispetto.

Manzoni interrompe la scrittura del manoscritto e inizia a parlare ri ettendo e pensando se ci sarà qualcuno
che duri la fatica di leggere questo manoscritto. Dopo questo dubbio sospende la copiatura inventandosi di
non riuscire più a leggere ciò che c’era scritto e pensa a quello che vuole fare. Manzoni dice che in questo
manoscritto ci sono troppe parti non comprensibili, periodi sgangherati, grammatica arbitraria e quindi dice
che questo non è uno stile da proporre ai lettori. “Me ne lavo le mani” disse ma gli dispiaceva che una storia
così bella rimanesse sconosciuta. Manzoni citerà delle testimonianze certe per dare la prova che quello che
racconterà è il vero. In ne dice che non si soffermerà a descrivere le ragione delle sue scelte linguistiche
perché altrimenti verrebbe fuori un altro libro e in modo sarcastico afferma che ne basta uno.

RIASSUNTO (PAG 34-42)


Manzoni inizia il capitolo scrivendo il luogo dove si svolgono le vicende e lo fa perché deve dare fondi reali e
concrete dato che siamo un romanzo storico. Prosegue facendo una descrizione sica del territorio. Questa
descrizione porta poi al paesino dove si svolgerà la storia dei Promessi sposi. Fa una descrizione molto
dettagliata che può essere considerata sia oggettiva sia soggettiva perché lui in questi posti ci è cresciuto e
riesce quindi a descrivere molto molto bene e accuratamente i luoghi

La storia è ambientata a Lecco, nel castello ci sono i soldati spagnoli perché in quel periodo l'Italia era
dominata dalla Spagna. Manzoni usa molta ironia per spiegare ciò che succedeva: dice che il castello aveva
"l'onore" di essere occupato dal comandante, dice che alle fanciulle veniva insegnata la modestia signi cava
che venivano violentate, agli uomini accarezzavano le spalle venivano cioè picchiati e poi alleggerivano ai
contadini le fatiche della vendemmia voleva dire che gli rubavano l’uva. Continua la descrizione parlando
delle viottoline che si trovavano a Lecco. La storia inizia il 7 novembre 1628 quando Don Abbondio, una
persona molto tranquilla e con le sue abitudini torno a casa. Lui ogni volta alzava gli occhi negli stessi punti
per guardare il paesaggio quella sera però vide due uomini, due "bravi" che lo stavano aspettando.
I bravi erano i ma osi del tempo ed erano veramente tanti in Lombardia quindi lo Stato intervenne.
Erano state emanate delle leggi per fermarli chiamate "le gride”, si chiamavano così perché i banditori
gridavano queste leggi nelle strade delle città. Manzoni le riporta tutte perché appunto sta scrivendo un
romanzo storico e deve riportare fatti storici per rendere la storia più veritiera
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All'inizio Don Abbondio, sperava che non stessero aspettando lui ma poi si rese conto che era proprio lui che
cercavano. Egli si avvicina ai due uomini e inizia un dialogo tra i tre, in cui uno dei due facendo nome
cognome dice di non celebrare le nozze tra Renzo e Lucia. Inizialmente Don Abbondio spiega loro che non
centrava nulla e che i due "facevano i loro pasticci tra loro" ma appena i due fanno il nome di Don Rodrigo lui
è pronto ad obbedire ad ogni ordine

RIASSUNTO (PAG 43-51)


Manzoni continua il racconto con una descrizione introspettiva di Don Abbondio. Don Abbondio capisce che
la peggior situazione in cui può vivere un uomo dell’epoca è quella di essere senza "zanne e artigli" cioè
senza difesa in un luogo con tanta corruzione e con molti delinquenti, c’erano molte leggi ma che non
servivano infatti "le leggi diluviavano ma non bagnavano il suolo”. La maggior parte delle persone per
sopravvivere a quel periodo si raggruppava in classi e lui sceglie di diventare prete. Manzoni dice di Don
Abbondio che è "un vaso di terracotta circondato da vasi di ferro", è cioè una persona debole e vulnerabile in
mezzo a tanti prepotenti. Lui cerca una soluzione e l'unica cosa che gli interessa è avere un po' di protezione
e guadagnare qualcosa da mangiare quindi decide di farsi prete anche sotto consiglio dei genitori. Egli è una
persona neutrale, che non prende mai posizione infatti Manzoni ci dice che arriva ai sessant'anni senza tanti
problemi.

Anche Don Abbondio, però, ha della repressione interna e sfoga questa rabbia su persone che non si
possono difendere con cattiveria e insolenza. Manzoni utilizzando una falsa modestia e molta ironia si
riferisce ai suoi “venticinque” lettori continuato la storia. L'incontro con i bravi disturba la tranquillità di Don
Abbondio che mentre torna a casa non riesce a togliersi il pensiero della richiesta di quei criminali. Don
Abbondio però non dà la colpa ai bravi, ma ai due giovani che vogliono sposarsi e a Don Rodrigo, per il
quale nora ha sempre portato rispetto e le poche volte che lo ha incontrato gli ha fatto dei grandi inchini ma
questa volta lancia verso di lui, sottovoce, terribili offese.

Arrivato a casa ad aspettarlo trova Perpetua, la sua fedele domestica. Perpetua è la classica donna di paese
che ama i pettegolezzi, molto curiosa e che non riesce a farsi gli affari propri. È intorno ai quarant'anni,
ancora celibe, secondo Perpetua perché tra tutti i pretendenti non sapeva scegliere mentre secondo le
amiche perché non c'era "un cane che la volesse”. Perpetua capisce subito che c'è qualcosa che non va e in
comincia a fare domande al povero Don Abbondio. Alla ne egli cede alla perseveranza della donna e le
racconta dell'incontro con i bravi. Dopo che Don Abbondio si con da con Perpetua, gli consiglia di scrivere
una lettera all'arcivescovo, il cardinale Federico Borromeo. Don Abbondio ri uta il consiglio perché dice di
aver paura delle "schioppettate nella schiena" cioè ha paura che lo possano uccidere. Don Abbondio sale in
camera sua ricordando alla donna di mantenere il segreto. Da questo dialogo tra i due si capisce che
Perpetua vuole veramente bene e tiene molto a Don Rodrigo.

RIASSUNTO (PAG 56-62)


Il secondo capitolo inizia con una similitudine tra il principe di Condè e Don Abbondio. Il principe la notte
prima di un’importante battaglia dorme tranquillamente mentre Don Abbondio che in realtà in battaglia non ci
deve andare non riesce a dormire e pensa tutta la notte a come risolvere la situazione.
Al suo risveglio gli viene in mente che non potevano essere celebrati matrimoni durante il periodo
dell'avvento dunque decide di spostare la cerimonia e nel frattempo avrebbe trovato una soluzione

Ecco che ci viene presentato Renzo, un ragazzo ventenne che non vede l'ora di sposare la ragazza che
ama. È orfano, come lavoro fa il latore di seta, lavoro ereditato dai genitori e grazie alla sua piccola
proprietà terriera non ha problemi economici. Si presenta in chiesa già pronto con un abbigliamento molto
elegante e appena comparve davanti a Don Abbondio il suo animo pieno di vita fa contrasto con quello del
prete insicuro e misterioso.

Inizia un dialogo tra i due dove Renzo chiede conferma degli ultimi dettagli prima della cerimonia e Don
Abbondio, invece, inizialmente fa il nto tonto ngendo di non ricordarsi dell’evento. Renzo, allora,
incomincia a preoccuparsi ma Don Abbondio porta avanti le sue scuse pensando che la sua maggiore
esperienza gli avrebbe dato vantaggio “sur giovanetto ignorante”. Usa anche il latino per confondere Renzo
dato che lui non lo conosceva abusando quindi del suo potere e trattandolo come uno sciocco. Renzo non
riesce a capire perché non si possono celebrare le nozze e Don Abbondio dice la colpa è sua e di raccontare
così sia Lucia sia la gente invitata. È per no disposto ad accorciare i tempi da quindici giorni a una settimana
riuscendo a convincere Renzo
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Uscendo dalla chiesa, il giovane incontra perpetua e cerca di capire se la donna sa qualcosa che Don
Abbondio non gli ha detto. Renzo facendo leva sull'affetto che c'era tra loro due cerca di scoprire qualcosa in
più e riesce a intuire subito che ci sia qualcosa sotto. Perpetua che è fedele al suo padrone ma al tempo
stesso chiacchierona si lascia sfuggire qualche parola di troppo e Renzo capisce chiaramente che c'è un
segreto e dunque molto determinato decide di tornare a parlare con Don Abbondio

RIASSUNTO (PAG 62-70)


Renzo si fonda in casa di Don Abbondio e incomincia a chiedere chi fosse quel “prepotente” che non vuole
far celebrare le nozze tra lui e Lucia. Don Abbondio tenta la fuga ma Renzo chiude la porta a chiave, tira
fuori un coltello e lo minaccia.
Don Abbondio che a questo punto era più impaurato da Renzo che da Don Rodrigo cerca un compromesso
con il giovane e gli chiede di non rivelare a nessuno il nome; Renzo però insiste e allora il prete dice il nome
così velocemente che nella sua testa è come se non lo avesse fatto. Don Abbondio dunque incomincia a
raccontare del suo incontro con i bravi. Renzo si rende conto di aver sbagliato e allora va ad aprire la porta e
se ne va chiedendo scusa.

Mentre Don Abbondio è preoccupato e non sa che cosa fare, arriva Perpetua come nulla fosse. Il curato le
ordina di sigillare la porta e se qualcuno fosse venuto di dire che è malato. La soluzione migliore per Don
Abbondio quando è nei guai, infatti è quella di mettersi a letto da fone quale è.

Renzo intanto cammina verso casa di Lucia e mentre cammina immagina di fare qualcosa di terribile a Don
Rodrigo. Ma lui è un bravo ragazzo e appena pensa a Lucia e all’amore che prova per lei si dimentica di tutti
quei brutti pensieri. Renzo però pensa che Lucia gli abbia nascosto qualcosa e si chiede come sia possibile
che lei non si sia accorta di questa ossessione di Don Rodrigo nei suoi confronti.

Intanto raggiunge la casa dove la ragazza si prepara insieme alla madre e a delle amiche. Renzo però vuole
parlare da solo con Lucia e allora manda Bettina, una bambina, a chiamare la sposa.
Manzoni si ferma a descrivere Lucia in abito da sposa. Quella di Lucia è una bellezza modesta, senza vanto
anzi piena di pudore che la porta a arrossire quando è al centro dell’attenzione. Lei è una ragazza bella fuori
ma sopratutto bella dentro. Il racconto prosegue è appena Lucia vede Renzo si spaventa perché capisce
che c’è qualcosa che non va. Il giovane, le comunica infatti che le nozze non possono essere celebrate per
via di Don Rodrigo. La bella ragazza appena sente il suo nome arrosisce e incomincia a tremare, sa infatti
che Don Rodrigo prova un interesse nei suoi confronti ma non pensava che potesse arrivare a questo punto.
Renzo chiede spiegazioni ma prima che questo accada Lucia manda via le altre donne dicendo che il
matrimonio non sarà celebrato perché il prete è malato, quest’ultime con un po’ di malizia vanno subito a
controllare ma Perpetua conferma mentendo.

RIASSUNTO (PAG 76-80)


Il capitolo inizia con il racconto di Lucia a Renzo e Agnese, sua madre. Racconta loro che qualche giorno
prima, mentre ritornava dalla landa dove lavorava aveva avuto un incontro spiacevole con Don Rodrigo e
un altro signorotto. Questi due avrebbero fatto una scommessa, Don Rodrigo dice che farà sua la giovane
operaia e non per amore ma per non farsi deridere. Lucia non sapendo cosa fare aveva con dato l’accaduto
solo al suo confessore, Padre Cristoforo che le ha consigliato di rinchiudersi in casa no al giorno delle
nozze e di affrettarle il più possibile.
La madre le chiede perché non avesse raccontato niente a lei e Lucia risponde che aveva avuto due ragioni
per non farlo: non voleva infatti rendere triste e far preoccupare la donna e poi non voleva che girassero voci
su quanto accaduto. Lucia mentre cerca di giusti carsi con Renzo scoppia in lacrime; il giovane invece si fa
prendere dall’ira ma Lucia riesce a calmarlo dicendoli che il Signore c’è anche per i poveri.
Lucia propone di fuggire il più lontano possibile ma Renzo non è d’accordo.

Agnese consiglia a Renzo di andare a Lecco per chiedere aiuto a un importante avvocato, soprannominato
Azzecca-Garbugli. Renzo accetta subito e Agnesa gli da quattro capponi da portargli come dono.
Renzo si incammina, il narratore ora ci fa ri ettere sulle condizioni dei capponi che pur strapazzate da Renzo
in preda all’agitazione continuano a beccarsi tra di loro

Renzo arriva nello studio dell’avvocato che risulta disordinato, polveroso e molto vecchio. Il giovane spiega
la situazione all’avvocato e gli chiede se ci fosse una pena per chi minaccia un prete

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RIASSUNTO (PAG 80-89)


Renzo dopo aver chiesto all’avvocato se ci fossero pene per chi minacciasse un curato, Azzecca-Garbugli
pensa subito che il giovane sia uno dei bravi, dato che sono queste le persone con cui è solito avere a che
fare. L’avvocato dunque rincuora subito Renzo e gli legge una delle grida, il giovane non sospetta
minimamente dell’equivoco ed è felice che ci sia una legge adatta a lui. Renzo cerca di leggere la grida e si
dimostra molto attento il dottore ancora non capisce la situazione e dice a Renzo che ha fatto bene a
tagliarsi il ciuffo che i delinquenti usavano portare. Renzo, però, gli dice di non averlo mai portato. Azzecca-
Garbugli allora legge al giovane una grida riguardante il ciuffo per spingerlo a con darsi con lui, dicendoli
anche i trucchi che può utilizzare per salvarlo: gli dice che basterà cercare la protezione del signorotto.
Incomincia dunque a elencare tutti i modi corrotti con cui è abituato a scagionare i bravi che commettono
crimini. Dice infatti “a saper ben maneggiare le grida, nessuno è reo, e nessuno è innocente”, con questa
frase il narratore ci fa capire come il sistema fosse nelle mani dei più potenti e come fosse corrotto. Il
discorso dell’avvocato incanta Renzo, che capisce l’equivoco e da ingenuo quale è lo spiega al dottore
pensando di avere giustizia ugualmente. Mentre racconta ciò che gli era successo fa il nome di Don Rodrigo
che suscita il panico nell’avvocato che caccia Renzo e gli restituisce pure i capponi.

La narrazione ritorna a Lucia e Agnese che continuano a pensare alla situazione. Lucia vuole cercare aiuto
in Fra Cristoforo, proprio mentre pensano a lui bussa alla porta Fra Galdino che va di casa in casa per
l’offerta delle noci.
Lucia mentre va a prenderle fa un cenno alla madre pregandola di non dirgli nulla. Nell’attesa Fra Galdino
racconta a Agnese come è nata la “Questua delle Noci”.
Lucia torna con un sacco pieno di noci e in cambio di questa offerta chiede al frate cappuccino di riferire a
Fra Cristoforo che gli deve parlare urgentemente. Appena esce Fra Galdino torna Renzo che riferisce alle
donne ciò che era successo. Renzo è molto agitato e ancora una volta Lucia cerca di calmarlo con dando in
Fra Cristoforo.

RIASSUNTO (PAG 94-103)


È l’alba Fra Cristoforo lascia il convento per andare a casa di Lucia e Agnesa. La natura intorno a lui appare
bella e serena ma lo stato d’animo degli uomini fa contrasto, traspare infatti tutta la loro povertà e miseria. Il
narratore fa un descrizione molto dettagliata del paesaggio, questa descrizione rispecchia la personalità di
Cristoforo che come un cielo sereno passa tra le persone in dif coltà.
A questo punto passa a una descrizione sica del personaggio. Fra Cristoforo è un uomo di circa
sessant’anni, con una lunga barba bianca. Ci descrive i suoi occhi come “occhi incavati ma talvolta come
due cavalli bizzarri” cioè occhi profondi che hanno vissuto ma che hanno comunque voglia di vivere.
Cristoforo è glio di una ricco mercante ma che poi rinunciò a questo lavoro perché se ne vergognava.
I mercanti infatti sono da sempre considerati truffatori, il padre vuole per il glio un’altra vita, lo fa quindi
educare come un nobile. Il giovane, che da battesimo si chiamava Lodovico, non riesce a farsi accettare e
sentirsi alla pari di quelli che nobili lo erano dalla nascita. Costretto a vivere in quel modo iniziò a difendere i
più deboli però per farlo dovette circondarsi di brutte persone e di bravi. In questi momenti pensò di farsi
prete ma non lo fece nché si ritrovò coinvolto in un duello per strada.
Un giorno infatti, mentre Lodovico camminava sul marciapiede accompagnato dal suo servo e amico
Cristoforo e da alcuni bravi incontrò un nobile
C’era questa legge che se due persone si incrociavano sul marciapiede uno dei due doveva scendere per
lasciare passare il nobile. Nè Lodovico né l’altro signorotto volevano però scendere dunque inizia una lite
che porta ad un duello armato, il nobile ferisce Lodovico e poi uccide Cristoforo che stava cercando di
proteggerlo. Lodovico in preda alla rabbia e al doloro colpisce il nobile e lo uccide. Vennero circondati da una
folla di persone che aiutarono Ludovico a rifugiarsi in un convento di frati cappuccini. Lodovico sconvolto
dalla morte dei due decide di diventare frate e dona tutti i suoi beni alla famiglia di Cristoforo prende anche il
suo nome diventando Fra Cristoforo.

RIASSUNTO (PAG 103-108)


Fra Cristoforo prima di partire per il noviziato vuole chiedere perdono al fratello dell’ucciso. Il nobile invita
tutti i familiari a palazzo che si preparano a ricevere il frate pieni di arroganza. Fra Cristoforo si presenta al
palazzo con molta umiltà, si inginocchia davanti al fratello dell’ucciso e chiede perdono. Il nobile è colpito
dalla sua sincerità e accetta le sue scuse. Dopo un abbraccio tra i due il nobile dà inizio ai festeggiamenti e
invita anche Cristoforo che però non può accettare perché deve partire. Per non offendere il padrone di casa
prende con se solo un pezzo di pane che poi terrà con lui per tutta la vita come segno del perdono

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