Sei sulla pagina 1di 2

ALESSANDRO MANZONI

Nasce a Milano nel 1785 e muore a Milano nel 1873.


Durante la sua vita attraversa molti periodi storici quali l’Illuminismo, il
Romanticismo e vede l’Unità d’Italia e ne partecipa attivamente in quanto venne
nominato senatore da Vittorio Emmanuele II.

Nei primi anni della sua vita, vive con i genitori a Milano fino all’età di 6 anni
quando la madre lo abbandona per andare a Parigi con Carlo Imbonati.
Egli diventa un grande sostenitore dell'illuminismo e si considera agnostico ovvero
non frequenta i sacramenti.
Nel secondo periodo della sua vita, va a Parigi dalla madre (20 anni) dove conosce
e sposa Enrichetta Blondel. Durante la festa di nozze di Napoleone (1810) grazie
al miracolo di San Martino si converte al cattolicesimo.

LE OPERE

Nel primo periodo scrive opere classiche come Carme in morte di Carlo Imbonati.

Nel secondo periodo scrive


Gli inni sacri: La Resurrezione , Il nome di Maria , Il Natale , La Passione, La
Pentecoste;
Le liriche ovvero 5 Maggio e Marzo 1821;
Le tragedie: L’Adelchi, il Conte di Carmagnola
e dal 1823 al 1840 scrive i Promessi Sposi

I promessi sposi sono un romanzo storico con narratore onnisciente ambientato nel
Ducato di Milano tra il 1628 e il 1630 nel periodo della dominazione spagnola.
I protagonisti sono Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, impediti nel proprio
matrimonio da un signorotto spagnolo Don Rodrigo.
Il romanzo si apre con gli elementi storici del 600: il tumulto di San Martino, la
peste e i personaggi storici.
Il romanzo si apre con il ritrovamento di un manoscritto che riporta la vicenda.

I promessi sposi hanno subito varie correzioni e ci sono tre edizioni: quella del
1823 chiamata Fermo e Lucia quella del 1827 denominata Ventisettana dove vengono
sistemate le sequenze narrative e viene dato il titolo definitivo dei Promessi
Sposi e la terza del 1840 dove vengono apportate sistemazioni in campo linguistico.

Per il romanzo viene infatti usato il dialetto della borghesia colta di Firenze
(fiorentino più attualizzato): si documenta con viaggi a Firenze per sciacquare i
panni in Arno ovvero eliminare le inflessioni dialettali lombarde.
LE TAPPE LINGUISTICHE

Alla fine del 200 e l'inizio del 300 Dante con il De Vulgari Eloquentia propose una
suddivisione dei dialetti italiani per aree geografiche e le lingue volgari.
Dante cerca una lingua volgare degna della poesia e dell'espressione letteraria ma
non la trova.

Dante Petrarca e Boccaccio sono considerati i massimi modelli letterari e dal


momento che scrivono in fiorentino dunque questa lingua verrà imitata nei secoli a
venire.

Nel 500 (rinascimento) prosegue il dibattito sulla questione della lingua. Pietro
Bembo nel 1525 con le Prose della Volgar Lingua sostiene che si debba utilizzare la
lingua Fiorentina del 300 la stessa usata da Dante Petrarca e Boccaccio. Petrarca
venne preso come modello per la poesia mentre Boccaccio per la prosa.

Nell'800 (romanticismo) abbiamo Manzoni con i Promessi Sposi che recupera il


toscano dalla tradizione letteraria ma lo aggiorna con il parlato della borghesia
di Firenze.

Nel Novecento si hanno i problemi della diffusione in quanto la maggior parte degli
italiani è ancora alfabetizzata. I mezzi principali della diffusione della nuova
lingua furono: la leva obbligatoria, le riforme scolastiche e la scuola
obbligatoria, i nuovi mass media quali cinema, radio e la televisione e per ultimo
l'emigrazione interne dal sud al nord. Grazie a questi nuovi mezzi si arriva ad una
lenta ma progressiva unificazione del sistema linguistico.

Potrebbero piacerti anche