Sei sulla pagina 1di 21

IL PARTENONE

CLASSIFICAZIONE

Periptero

Octastilo

Dorico/Ionico
NOME

Il nome Partenone si riferisce:


all’epiteto parthenos della dea Atena, che indica il suo stato di nubile e vergine;
al mito della sua creazione, la partenogenesi, dal capo di Zeus.

All’interno del Partenone si ergeva la monumentale


statua crisoelefantina (da χρυσός chrysós, «oro» ed ἐλέφας eléphas, «avorio»)
raffigurante Atena Parthénos (Παρθένος) e ospitata nella cella orientale
ARTEFICI

Il Partenone è stato costruito dagli architetti


Ictino, Callicrate e Mnesicle,
sotto la supervisione di Fidia, dirigente sommo
(epískopos) di tutti i lavori:

Fidia concepì la concezione della decorazione


figurata, la creazione dei modelli,
l’organizzazione dell’officina
e il controllo della realizzazione con intervento
personale nelle parti più impegnative.
Monte Pentelico
Grecia
1109 m s.l.m.
INIZIATIVA E COSTRUZIONE

Il Partenone fu costruito per iniziativa di Pericle, il capo politico


ateniese del V secolo a.C. L'edificazione del tempio cominciò nel
445 a.C., e fu completata sostanzialmente attorno al 438 a.C., ma
il lavoro sulle decorazioni continuò almeno fino al 432 a.C.

La spesa maggiore fu il trasporto della pietra (marmo pentelico)


dal Monte Pentelico, circa 16 chilometri da Atene, fino
all'Acropoli. I fondi furono in parte ricavati dal tesoro della lega
di Delo, che fu spostato dal
santuario panellenico di Delo all'Acropoli nel 454 a.C.
PERFEZIONE
STILISTICA

L’edificio, scrisse John Norwich, «gode della reputazione di essere il più perfetto tempio
dorico mai costruito. Persino nell’antichità i suoi miglioramenti architettonici erano
leggendari, specialmente la sottile corrispondenza tra la curvatura dello stilobate,
l’assottigliarsi dei muri del naos e l’entasis delle colonne».
Lo stilobate, piattaforma sulla quale si reggono le colonne, curva leggermente in su per
compensare la visione data dalla curvatura dell’occhio.
L’effetto di queste leggere curve è quello di far apparire l’edificio regolare nelle sue
forme più di quanto realmente sia. Altra correzione è la diversa distanza delle colonne
per risolvere il problema della soluzione d’angolo, o la diversa forma delle colonne
d’angolo per correggere il diverso spazio tra i lati del tempio.
Misurate allo stilobate, le dimensioni
della base del Partenone sono di 69,5 per
30,9 metri.
Il pronao era lungo 29,8 metri e largo
19,2, con colonnati dorico-ionici interni
in due anelli, strutturalmente necessari
per sorreggere il tetto. All’esterno, le
colonne doriche misurano 1,9 metri di
diametro e sono alte 10,4 metri. Le
colonne d’angolo sono leggermente più
grandi di diametro.
Lo stilobate ha una curvatura verso
l’alto, in direzione del proprio centro, di
60 millimetri sulle estremità orientali e
occidentali e di 110 millimetri sui lati.
Alcune delle dimensioni seguono il
canone del rettangolo aureo che esprime
la sezione aurea.
DECORAZIONE
• Le novantadue metope doriche furono scolpite come altorilievi. Le metope, concordando con i
registri degli edifici, sono datate come degli anni 446-440 a.C.
• Le metope del lato est del Partenone, sopra l'entrata principale, raffigurano
la Gigantomachia.
• Sul lato ovest, le metope mostrano l'Amazzonomachia. Le metope del lato sud — con
l'eccezione di 13-20 metope ormai perdute — mostrano la Centauromachia Tessala.
• Sul lato nord del Partenone, le metope sono poco conservate, ma l'argomento sembra essere
la Guerra di Troia.
• Stilisticamente, le metope sopravvissute presentano tracce di stile severo.
• Alcune metope sono situate al museo dell'Acropoli, altre, più numerose, sono al British
Museum, una può essere ammirata al museo del Louvre ed un piccolo ma
significativo frammento raffigurante il piede di Artemide è stato conservato per oltre due
secoli al museo archeologico di Palermo, prima di essere riportato ad Atene su iniziativa
dell'assessore dei Beni Culturali della Sicilia, Alberto Samonà.
Il tratto più caratteristico nella decorazione del Partenone è sicuramente il lungo fregio ionico posto lungo
le pareti esterne della cella. Si tratta di una caratteristica innovativa, dal momento che il resto dell’edificio è
costruito in stile dorico.
• L’intero fregio marmoreo è stato scolpito in altorilievo da Fidia e dai collaboratori della sua bottega. Il
fregio continuo era lungo 160 metri di cui ne sopravvivono 130, circa l’80%.
• La parte mancante ci è nota dai disegni effettuati da Jacques Carrey nel 1674, tredici anni prima che il
bombardamento veneziano danneggiasse il tempio.
• In una prima semplice lettura, il fregio rappresenta la solenne processione che si teneva ogni quattro
anni in occasione delle feste panatenaiche. Sono invece possibili diverse interpretazioni circa il
significato della rappresentazione o la sua possibile attribuzione ad un evento storico preciso.
• L’intero fregio è stato concepito per essere letto a partire dall’angolo sud-ovest: lo spettatore a partire
da questo angolo poteva scegliere se dirigersi verso nord, oppure dirigersi direttamente verso est.
• Dall’angolo sud-ovest del fregio prendono il via dunque due processioni che girano attorno alla cella per
confluire poi sul lato est (quello dell’ingresso al tempio), al cui centro è rappresentato il gesto della
consegna del Peplo alla dea Atena. Al gesto della consegna assiste la schiera degli dei e degli eroi.
• Tutte le figure del fregio sono state rappresentate da Fidia in modo idealizzato, come se tutti i
personaggi fossero abitanti di una dimensione trascendente di eterna festa e allegria. Questo effetto
complessivo di aura divina è dato dalla scelta di soggetti giovani, dalle espressioni dei quali non traspare
fatica, bensì solenne allegria.
• Pausania, viaggiatore del II secolo, quando visitò l’Acropoli e vide il Partenone, ne
descrisse solo i frontoni.
• Il frontone orientale racconta della nascita di Atena dalla testa di suo padre Zeus,
• mentre il frontone occidentale narra la disputa che Atena (con il ramo d’ulivo) ebbe
con Poseidone (che dall’acqua fa nascere il cavallo) per il possesso di Atene e
dell’Attica, ed è costituito da statue a tuttotondo incassate nel timpano.
• Le statue in particolare non sono distaccate una dall’altra, non hanno una storia a
sé propria, ma interagiscono fra di loro, entrano in contatto concatenandosi e sono
costruite in una sequenza di arsi e tesi, ad ogni movimento concitato ne corrisponde
una rilassato e teso.
• Il lavoro sui frontoni durò dal 438 al 432 a.C.
STORIA ANTICA
Il sito del Partenone e le sue immediate adiacenze furono interessati da un’intensa
attività edificatoria almeno a partire dal 566 a.c., quando vi sorgeva un tempio
denominato hekatónpedosnaós (di cento piedi) in pietra calcarea dedicato ad Atena.
• Il Partenone di Pericle sostituì questo primo Partenone arcaico che era stato distrutto
dai Persiani nel 480 a.C. Il nuovo edificio venne costruito a partire dal 445 a.C.
ampliando la spianata dell’Acropoli.
• Pausania lo definisce «tempio», nella sua Periegesi, ma le evidenze archeologiche
paiono tuttavia contraddire tale affermazione. È dunque logico ipotizzare che la
semplice visione della statua d’Atena, al suo interno, gli abbia suggerito
immediatamente l’immagine d’un «tempio».
• Il Partenone sopravvisse praticamente intatto nella sua struttura per un migliaio di
anni, pur subendo alcuni adattamenti interni. Era sicuramente ancora in piedi nel IV
secolo.
• Nel V secolo fu convertito in chiesa cristiana e la grandiosa statua di Atena
Promachos, che sorgeva tra il Partenone e i Propilei, fu asportata dall’imperatore
Teodosio II e portata a Costantinopoli, dove fu in seguito distrutta, forse nel
saccheggio della città durante la Quarta crociata (1204).
STORIA MEDIEVALE
In epoca bizantina, il Partenone rimase in funzione come chiesa dedicata a Maria, sotto
l’epiteto di Theotokos (Madre di Dio). La conversione del tempio in chiesa richiese la
rimozione delle colonne interne e di alcuni dei muri della cella, e la creazione di un’abside
nella facciata orientale. Le raffigurazioni di dèi delle metope furono reinterpretate in base al
tema cristiano, o rimosse e distrutte.
• La riscoperta del Partenone come monumento antico risale al periodo dell’Umanesimo;
• Ciriaco d’Ancona fu il primo dopo l’antichità a descrivere il Partenone.
• Grazie a lui l’Europa occidentale poté avere il primo disegno del monumento,che Ciriaco
chiamò «tempio della dea Atena,opera divina di Fidia».
• Nel 1456, Atene cadde sotto gli Ottomani ed il Partenone fu trasformato in moschea.
• Al contrario di racconti successivi, gli Ottomani generalmente rispettarono gli antichi
monumenti sui propri territori, e non distrussero le antichità di Atene.
• Comunque, in tempo di guerra, non esitarono a demolirlo al fine di procurarsi materiali
per muri e fortificazioni. Al Partenone fu aggiunto un minareto e la sua base ed il suo
scalone sono ancora funzionali, essendo alto come l’architrave ed invisibile dall’esterno;
ma l’edificio non fu danneggiato.
• I visitatori europei nel XVII secolo dimostrano che l’edificio era in gran parte intatto.
STORIA MODERNA E INGERENZA BRITANNICA
Nel 1687, durante la prima guerra di Morea tra la Repubblica di Venezia e gli Ottomani, questi ultimi fortificarono l’Acropoli ed
usarono il Partenone come magazzino di polvere da sparo. Il 26 settembre, un colpo di bombarda veneziana fece esplodere il
magazzino e la costruzione fu parzialmente distrutta. Ogni struttura rimasta all’interno del tetto fu danneggiata, ed alcune
delle colonne, particolarmente sul lato sud, furono decapitate. Le sculture furono rovinate pesantemente e molte caddero
per terra. Dopodiché, molte parti dell’edificio caddero e nell’edificio fu ricavata una moschea più piccola della precedente.
Durante il tardo XVIII secolo, molti europei visitavano Atene e le rovine del Partenone furono spesso ritratte in disegni e
dipinti, che aiutarono a suscitare simpatia nel Regno Unito ed in Francia per l’indipendenza greca.
Nel 1801, l’ambasciatore britannico a Costantinopoli, Lord Elgin, ottenne il permesso dal Sultano per fare stampi e disegni
delle antichità sull’Acropoli, per demolire edifici recenti, se fosse stato necessario per portare alla luce le antichità, e per
rimuovere le sculture da esse. Lo interpretò come permesso di prendere tutte le sculture che avrebbe potuto trovare. Egli
assunse gente del luogo per staccare le metope dalla costruzione e prelevare le poche che giacevano a terra; inoltre comprò
alcuni reperti più piccoli dagli abitanti locali che se ne erano impossessati.
Oggi queste sculture sono al British Museum, dove sono conosciute come «marmi di Elgin» o come «marmi del Partenone».
Altre sculture del Partenone sono al Museo del Louvre a Parigi e a Copenaghen. La maggior parte di quelle restanti è
conservata ad Atene, al Museo dell’Acropoli. Qualcun’altra può essere ancora vista sull’edificio stesso.
• Il governo greco ha insistito per molti anni sul fatto che le sculture al British Museum debbano essere riportate in Grecia. Il
British Museum ha tenacemente rifiutato di considerarlo e i governi britannici sono stati contrari a forzare il museo in
questo senso.
Durante la guerra condotta contro i Turchi, il Partenone subì ulteriori danni: i turchi asserragliati
sull’Acropoli per continuare a combattere contro i Greci che ormai si erano impadroniti
dell’intera città iniziarono a demolire le colonne del tempio per estrarne metallo per la fusione
di pallottole;
i greci che dal basso vedevano il Partenone andare in pezzi chiesero una tregua e arrivarono a
offrire le munizioni ai turchi per continuare la resistenza, a patto che lasciassero integro il
tempio.
Con la definitiva conquista della città vennero abbattute tutte le costruzioni medievali e
ottomane sull’Acropoli. L’area diventò una zona storica controllata dal governo greco.
Il Ministero greco della cultura grazie ai finanziamenti per i Giochi Olimpici del 2004 e ai
finanziamenti giunti dall’UNESCO, ha inaugurato un imponente progetto di restauro, tuttora in
corso.
• Il nuovo Museo dell’Acropoli, che è stato aperto nel giugno 2009, situato ai piedi dell’Acropoli,
raccoglie tutti i frammenti del fregio in possesso del governo greco, assieme ad altri in corso
di recupero, in uno spazio architettonico ricostruito con le esatte dimensioni e l’orientamento
del Partenone.
LAVORI DI RESTAURO
• I primi lavori di restauro di cui si ha traccia
furono eseguiti nel 1895 dall’architetto e
archeologo greco Nikolaos Balànos, che fu
direttore dei restauri dell’Acropoli su cui
pubblicò, nel 1938, una monografia.

• Negli anni 1992-1992 e 2001-2004 il


Partenone fu interessato da lavori di
restauro atti a perfezionare la
conservazione e a sostituire alcuni dei fregi
con delle copie.
• Tra il 2011 e il 2015 i lavori hanno
interessato la facciata ovest.
• Ulteriori lavori tra il 2017 e il 2020 hanno
riguardato il tetto del lato ovest e vari
ripristini.

Potrebbero piacerti anche