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L'Heraion di Samo era un grande tempio ionico dedicato ad Era e situato nella parte meridionale

dell'isola di Samo (Grecia). Molte delle diverse fasi costruttive dell'Heraion sono state identificate
anche grazie alla datazione dei materiali di copertura ritrovati nei pressi dell'edificio.[1] La
costruzione che risale al periodo tardo arcaico (VII-VI secolo a.C.) è stata determinante per la
definizione dello stile ionico, ma esistono tracce di un edificio più antico, risalente all'VIII secolo
(periodo geometrico) o precedente.

Prima del tempio vero e proprio vi era un Hekatompedon.


L’Heraion di Samo fu ricostruito a circa 40 metri di distanza dall’originale (di cui non rimane
traccia) ma non fu completato poiché il committente-tiranno Policrate morì prima.
Scavando lungo la via sacra fu trovato un kouros enorme. (Datato agli inizi del VI secolo.)

Kouros di Samo e analogie con la scultura egizia.


Korai di Samo (ancelle, sacerdotesse)

ARTEMISION DI EFESO

CERAMICA CORINZIA - OLPE CHIGI

Tempio di Afaia a Egina


Il frontone occidentale si data infatti intorno al 510-500 a.C.; il frontone est verso il 490-480
a.C.
Il frontone occidentale fu realizzato prima.
Cronologia:

VIII secolo a.C.


Un altare datato a circa l'anno 700 a.C. e altre strutture di servizio indicano la presenza
delle prime costruzioni nel santuario in epoca tardo-geometrica. In quest'epoca il tempio,
probabilmente costruito su uno zoccolo (crepidoma) in pietra con muri in mattoni crudi e
copertura in legno, poteva trovarsi sotto quello successivo e doveva essere di dimensioni
inferiori[2].

VI secolo a.C. (prima metà del secolo).


Un primo tempio in pietra venne costruito intorno al 570 a.C. con un pronao a quattro
colonne (prostilo tetrastilo) e un adyton sul retro. All'interno la cella era divisa in tre navate
da colonnati dorici su due ordini.

VI secolo a.C. (seconda metà del secolo).


Il tempio e il santuario vennero distrutti da un incendio intorno al 510 a.C. e i blocchi in
pietra vennero riutilizzati come riempimento per realizzare un'ampia terrazza sopra la quale
venne costruito il nuovo tempio.

Il frontone occidentale è quello più antico e in esso è narrata la seconda guerra di Troia,
descritta nell'Iliade. Atena domina la scena al centro, mentre ai lati si scatena la battaglia,
bilanciata simmetricamente. La dea non partecipa materialmente alla battaglia, ma vi assiste,
invisibile ai combattenti; è raffigurata in piedi con la parte superiore del corpo rigidamente
frontale e le gambe di tre quarti, la sinistra leggermente avanzata e la posizione ferma e
verticale.

L'artista si sforzò di riempire lo


spazio triangolare mantenendo
le proporzioni dei corpi,
sebbene alcune figure, come
quella del caduto di sinistra
(guerriero VII), mostrino una
torsione un po' forzata, che
dimostra una padronanza non
ancora piena dello spazio a
disposizione. Colto mentre sta
cercando di estrarre la freccia dal
petto (l'arma, all'origine in
bronzo, è perduta), è rivolto verso
lo spettatore, quasi di prospetto,
con una posizione forzata che
richiama quella del gigante ferito
del tempio dei Pisistratidi; le
partizioni addominali molto
pronunciate, i tratti del volto con
il caratteristico sorriso,
l'acconciatura con i riccioli sulla
fronte e i capelli lunghi riflettono
gli stilemi della scultura tardo-
arcaica.
Il gruppo frontonale orientale raffigura la prima guerra troiana, con Telamone che
combatte a fianco di Eracle. Le sculture mostrano caratteri più tardi rispetto a quelle del
gruppo occidentale, con pose di maggiore dinamicità e una composizione più articolata nello
spazio frontonale a disposizione, con gli angoli occupati dalle gambe dei combattenti caduti.

FRONTONE ORIENTALE: PRIMA GUERRA TROIANA


FRONTONE OCCIDENTALE: SECONDA GUERRA TROIANA

Efficace l'Eracle, pesantemente accucciato sui talloni, con il torso teso all'indietro e la gamba
destra proiettata all'infuori; una figura che acquista la sua giusta dimensione nello spazio.

Realizzati entrambi in marmo pario.

Tempio di Zeus ad Olimpia


Maestro di Olimpia, V secolo a.C.
Tempio di Zeus, sculture dai morbidi nudi e dal forte pathos dei gesti, influsso del pittore
Polignoto.
12 metope, 6 sul pronao e 6 sull’opistodomo.
Le metope esterne erano lisce.
Le 12 metope raccontano le fatiche di Ercole, viene sottolineato il valore dell’eroe in modo
drammatico.
Premiato con immortalità dalla Dea Atena.

Re di Pisa Enomao battuto da Pelope in una gara di carri. Pelope era sostenuto da Poseidone.
Secondo un’altra versione riuscì a manomettere l’auriga del Re.

Frontone ovest: CENTAUROMACHIA. Guerra tra Lapiti e Centauri: guerra tra mondo
ordinato e disordinato, greci contro persiani.

Si è lontani dall’arte del IV secolo ma dalla scultura si possono già estrapolare i concetti di
brutto e bello.

Ricostruzioni del tempio grazie a Pausania.


L’edificio si colloca nella parte meridionale del santuario di Olimpia.
Periptero, perimetro rettangolare con 6 colonne sul lato corto e 13 sul lato lungo.

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