Il simbolismo in questione s'incontra in particolare presso gli antichi Egizi; infatti secondo Plutarco,
«gli Egizi danno al loro paese
il nome “Chemia” [Kémi, in lingua egiziana, significa «terra nera», designazione di cui si ritrova
l'equivalente anche presso altri
popoli; da questa parola è venuta quella di “alchimia” (“al” non è che l'articolo in arabo), che
designava originariamente la
scienza ermetica, cioè la scienza sacerdotale dell'Egitto], e lo paragonano a un cuore
Così, mentre il cuore è esso stesso raffigurato da un vaso che non è altro se non quello designato
nelle
leggende medioevali come «Santo Graal», esso è a sua volta, e simultaneamente, il geroglifico
dell'Egitto e quello del Cielo.
La conclusione da trarre da queste considerazioni, è che vi sono altrettante «Terre sante»
particolari quante forme tradizionali
regolari, poiché esse rappresentano i centri spirituali corrispondenti rispettivamente a queste
diverse forme; ma, se lo stesso
simbolismo si applica uniformemente a tutte le «Terre sante», la ragione è che tali centri spirituali
hanno tutti una analoga costituzione,
spesso fin nei minimi particolari, poiché sono altrettante immagini di un medesimo centro unico e
supremo, che solo è il
vero «Centro del Mondo», ma di cui assumono gli attributi partecipando alla sua natura mediante
una comunicazione diretta,
nella quale risiede l'ortodossia tradizionale, e rappresentandolo effettivamente, in modo più o
meno esteriore, in tempi e luoghi
determinati. In altri termini, esiste una «Terra santa» per eccellenza, prototipo di tutte le altre,
centro spirituale a cui tutti gli altri
sono subordinati, sede della tradizione primordiale da cui tutte le tradizioni particolari sono derivate
per adattamento a queste o
quelle condizioni definite proprie a un popolo o a un'epoca. Questa «Terra santa» per eccellenza,
è il «paese supremo», secondo
il senso del termine sanscrito Paradesha, di cui i Caldei hanno fatto Pardes e gli Occidentali
Paradiso; è infatti il «Paradiso
terrestre», punto di partenza di ogni tradizione, che ha al suo centro la fonte unica da cui partono i
quattro fiumi che scorrono
verso i quattro punti cardinali [Questa fonte è identica alla «fonte d'insegnamento» alla quale
abbiamo avuto occasione di alludere
proprio qui diverse volte], e che è anche la «dimora d'immortalità», com'è facile rendersi conto
riportandosi ai primi capitoli
della Genesi [Per questo la «fonte d'insegnamento» è nello stesso tempo la «fontana della
giovinezza» (fons juventutis), poiché
chi vi beve è liberato dalla condizione temporale; essa è d'altronde situata ai piedi dell’“Albero della
Vita» (si veda il nostro studio
su “Le Langage secret de Dante et des «Fidèles d'Amour»” in «Le Voile d'Isis», febbraio 1929) e le
sue acque si identificano evidentemente
con “l'elisir di lunga vita» degli ermetisti (l'idea di «longevità» ha qui lo stesso significato che nelle
tradizioni orientali)
o con la «bevanda d'immortalità», di cui si parla ovunque sotto nomi diversi].
Non possiamo pensare di tornare qui su tutte le questioni concernenti il Centro supremo, da noi già
trattate altrove più o meno
compiutamente: la sua conservazione in modo più o meno nascosto a seconda dei periodi,
dall'inizio alla fine del ciclo, cioè dal
«Paradiso terrestre» fino alla «Gerusalemme celeste» che ne rappresentano le due fasi estreme; i
molteplici nomi sotto i quali
viene designato, come quelli di Tula, di Luz, di Salem, di Agarttha; i diversi simboli che lo
raffigurano, come la montagna, la caverna,
l'isola e molti altri ancora, in immediato rapporto, per lo più, con il simbolismo del «Polo» o
dell’“Asse del Mondo». A queste
raffigurazioni possiamo aggiungere anche quelle che ne fanno una città, una roccaforte, un tempio
o un palazzo, a seconda
dell'aspetto sotto il quale più specialmente lo si considera; ed è l'occasione di richiamare, assieme
al Tempio di Salomone che si
ricollega più direttamente al nostro argomento, la triplice cinta di cui abbiamo di recente parlato
come di una rappresentazione
della gerarchia iniziatica di certi centri tradizionali [Si veda il nostro articolo su “La triple enceinte
druidique” (qui sopra, come
cap. 10); vi abbiamo segnalato precisamente il rapporto di questa figura, sotto le due forme,
circolare e quadrata, con il simbolismo
del «Paradiso terrestre» e della «Gerusalemme celeste»], e anche il misterioso labirinto, che, in
una forma più complessa,
si ricollega a una concezione similare, con la differenza che vi è messa in evidenza soprattutto
l'idea di un «progredire» verso il
centro nascosto [Il labirinto cretese era il palazzo di Minosse, nome identico a quello di Manu, che
designa quindi il legislatore
primordiale. D'altra parte, si può capire, da quel che diciamo qui, la ragione per cui il percorso del
labirinto tracciato sul pavimento