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HANS URS VON BALTHASAR

IL LIBRO
DT,LIAGNE,LLO

Sulla riuelazione di Giouanni

gta e non ancora

JacaBook
IL LIBRO DELLACNELLC)
Sulla rivelazione di Giovanni

sei degno di prendere il libro e cli aprirne i sigilli,,: là dovc f;rlliscono sistemi e ideo-
"Tu
logie solo l'Agnello l'Agnello che è stato immolato e che sembra soccombere dinanzi
alle forze del mondo è in grado di darc un senso all'universo e,ila storia, lottando
contro il male fino alla virtoria tinale.
Hans Urs von Balthasar, uno dei più significativi teologi del lc< secolo, in questo agile
commc'nto all'Apocalisse di Giovarmi (preceduto daÌ testo dell'ultimo libro della Bibbia
cristiana) ci ollre un'intetpretazione delle ..cose ultjme'> nella quale la centraìità cli Gesù
Cristo risalta attravelso le ricche immagini della rivdazione giovannea, tuttc arnonica
mente tendcnti a Dio e alla sr,ra manifestazione; una liturgia celeste dove il male è dc
stinato all'autodissoluzione. grazie a quella fomra assoluta di amore che è il giudizio
divino. Lautorc mette in luce così la perennità c attualità del "libro dell'Agnello",
che anche nella nostra epoca non può che essere segno di speranza e profezia della vita
nuova che è stata promessa agli uomid in Cristo.

H,4N'J URt voN B,4rlHAsAR fldc7 eaLucernail I2 dgosto 19A5.Dopo gli anni della for-
nazione, duranfe i quali studiò appassitnatafiente musial e letleralurd, nel 1929 entrìt
nella Compagnia di Gesù. Deckiù per Ia sua formazíonc ter,,logica fwono gli incontri
con Erlch Prtlaara, Henri de Lubdc, KarlBarth, mentre Ia co/laborazione con Adrienne
uon Spev portò alla fondazìone dell'ístituto San Ciouanni e delld lohanncs Verkg e alla
elabouzione di un pensíero teologico doainato dallidea che sok' I'dmore è cretlibih.
Su questo fondamento Dan Bahhdsqr costruì la sua udsla opera teologica che prese fotma
compiutd nella tùlagid di Gloúa, Teodrammatic4 Tcologica. Noninato canlinale pcr ìl
suo contributo alla teologia cattolìca, uon Bdlthdt.î non fece a tetnpo a inlossare la porpora.
Morì il 26 giugnr,' 1988.

ISBN 978 88.16-t0449-9

€ 11,00 liltilil|ililililil
Hans Urs von Balthasar

IL LIBRO
DELLAGNELLO
SULLA RIVELAZIONE
DI GIOVANNI

A cura di
Elio Guerriero

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IL LIBRO DELLAGNELLO

Riuelazione

I1 líbro inizia con 1e parole <<Rivelazione [apokélypsis) di


Gesù Cristo> (1,1). Anche se la sua rívelazione proviene
dal Padre e giunge alla Chiesa tramite l'angelo e l'aposto-
lo, egli è sia colui che rivela sia colui che in tutta l'opera
víene rívelato, sicché il libro viene chiamato a ragione
dibro dell'Agnello>>. In quanto <.Agnello di Dio>, egli sie-
derà sul trono del Padre (5,6), sarà l'unico a poter aprire
e interpretare il libro de1la storia universale; essendo colui
che è fin dalf inizio vincitore, egli combatterà tutte le bat-
taglie contro í1 male fino alla vtto''ia finale, ottenuta gra-
zie aI Padre e, attraverso di lui, nello Spirito Santo, fino
alle nozze con la sua Chiesa, che gli verà incontro, matu-
ra, dopo aver attraversato il deserto del tempo; e della
Chiesa egli sarà lampada etema (21,2)).
Sorge la questione di chi sia degno di aprire il libro de1
mondo, sigillato con sette sigilli, e di scioglíerli, ma <<nes-
suno né ín cielo, né in terra, né sotto terra era in grado di
aprire í1 libro e di leggerlo>> (5,1). I tentativi di qualsivo-
glia concezione del mondo, religione o filosofia falliscono
ìl liblo clcll'Agnello l1 libro dell'Agnc)lo

nell'impresa; sc si riescc a sciogliere uno dei sigilli, gli altri sto agire, agcndo essi stessi, come ,.fedele e verace> (3,1.1;
si chiuJono lncorr Ji piu. È una situaziorrc ranto trcmcn- 19,11;21,5;22,6) o assumono un attcggiamento di rifiuto
da che davanti all'incapacità del mondo di darc una spie- nei suoi confronti (9,20-21). E poiché a ognuno resrar la
gazione di se stesso il vcggcntc scoppia in lacrime. <<Io liberttì di credere o di non credere, questo senso non vienc
pjangcvo rnolto perché non si trovava ncssuno degno di esposto mediante la piatta narrazione storica di ciò che
aprirc il libro e di leggcrlo> (5,1). Ma ecco che awiene <<verrà>>, bensì trarnite visíoni che mostrzìno gli eventi uni-
qualcosa di insperato: I'oAgnellott, r,'ivo c presente, ma versali che si conpiono tra cielo e terra in figure che al
<<come ír.nmolato>>, riccvc il libro dalle rnani di Dio: tutto il corìlcnìPo rivclano c rcstano rnistelios...
nìr)ndo si pfostfa c un <?cdnl(), nuoY0 ristrond. un canlo Sicché sarcbbc scnz'altro crràto volcr lcggcrc c intcr-
mai udito prima: <Tu sci degno di prenclerc il libro e di pretare questo libro come uno sguardo generale sulla sto-
aprirne i sigilli, perché sci stato immolato e hai riscattato ria universale che pretende di descrivere ur.to svolginento
pcr Dio con il tuo sanguc uomini di ogni tribù, lingua, storico. Non è vero che tutto ci<ì chc precede la nascita del
popolo c nazione... LAgncllo cl-re fi in.rmolato è clegno di Messia, illustrata nel capitolo 12, si riferisca all'Antico
ricevere potenza c ricchezza, sapienza e forza, onore, glo- Testamento, o chc sia possibilc considerare come cpisodi
ria e benedizion e> (5,c).12). È q.,"rto il filo rosso di tutto ín successione i diversi aspetti che caratterizzano la <<flne
lo scritto, presente in tutti i suoi episodi, anchc in quelli clei tempi" - la comparsa delle bcstie, le coppe colme
più oscuri. La vittoria dcll'Agnello è globale, universale, d'ira, la grande Babilonia, la battaglia delle schiere celesti,
abbraccia tutti i popoli. Per questo <<una moltitudine im- il regno dci rlille anni, 1'annientamento di Satana ,. Al-
mensa, chc ncssuno poteva contare>> (7,9), gli canta lodi e cune delle inrmagini nc intcrprctano altrc in moclo piir
ringraziamenti. preciso, e fondamentalmente ogni singola visione è una
manilèstazior.rc che il cielo invia vcrticalmente verso la
terra; si tratta di visioni che solo cli rado si possono legge-
Mis/aro re in successione orizzontale.
Non bisogna perdere di vista la particolarità della verità
Contenuto della <rivelazione>> è il senso dclla storia uni- di ogr-ri visione - preparata dalle grandi visioni vererote-
vcrsaÌc c dunque della creazione nel1a sua totalità, così stamentarie di un Isaia, un Ezechiele o un Daniele - per
come essa si dischiude a partire dalla prospettiva del- coglierne il senso, un senso che al contempo rivela e resta
I'Agnello, l'unico a esserne prepostÒ; un senso che non è misterioso. Ma questo senso non è qualcosa di vago, non
semplicemente ricavabile a posteriori, ma che si apre nel consiste di simboli indefiniti; piutrosto, è la sua esartezza
I'accadere del tutto: nell'agire dell'Agnello, innanzitutto, ad avere un peso assai rilevantc. Le misure in cielo e in
poiché è stato <<imnolato>> e ora è vivo e presente; e poi terra concordano. Al veggente si può ordinare di misura-
ncll'agire degli uomini, che o considerano il senso cli que- re <il santuario di Dio e l'altare c il numero di quelli che

4L)
ll libro dell'Agneilo ll libro cìell'Agnello

vi stanno adorando> (11,1), coloro che, anche in altri pas- una profonclità chc si dischiude proprio a colui che si aprc
si, sono in cielo. E quando uno degli angeli chc portano le alla sua rivelabilità. C'è innanzitutto il <mistero di Dio>
coppe prcncle le misure della (ìcrusalemr.ne celeste con (10,7), che si <<compirtì>> in Gesù Cristo; questo viene af-
<<una canr.ìa d'oro>>, si affetma espressamente che lo fa fermato esattamente nel momcnto in cui nell'Apocalisse,
.,seconclo Ia r.r.risura in uso tra gli uomini" (2I,15-17). Per con la nascita del Mcssia, ha inizio la fine dci tcr.npi vera e
questo anchc le visioni rivelate sono calcolate con preci- propriir. Vi si rifcriscono tutti i testi in ( ri rcstiìno mistc-
sionc; si nrinaccia chi aggiungerà o toglierà qualcosa a ciò riosi sia il nome dell'Agncllo (r.porta scritto trn none che
che è <descritt[o] in questo libro> (22,18'19).Lesattezza nessuno conosce all'infuori di lui>> [19,12]), sia il nuovo
che regna tra cielo e terra ha il suo fondamcnto ultim<r nome di colui chc è stato prescelto dall'Agnello (gli <da
nell'esattczzzr dcll'obbedienza del FigJio nei confronti del rò... un nomc ntrovo, che nessuno conosce all'irrfuori di
Padre; solo pcr questo cgli può dire neìl'evangelo: cl-ri l[o] riccve> [2,17 ], perché chi crede ha tenuto saldo il
chc Iil Padre] fa, ancbe il Figlio lo fa> (Gv 5,19); <<mio nomc>> L2,1ll), tl secondo mistero è quello del male
"Quello
..non faccio nr-rlla da me stesso... Io faccio sen'rpre le cose che si pone contro Dio, sirnboleggiato da Babilonia, la
che gli sono gradite, (Gv 8,28-29). Turro questo va tenu grande prostitutar, sccluta sopra la bestia scarlatta (<sullzt
to presente in riferimento a tutto ciò chc è autcntica misti- fronte aveva scritto un nome misteriosoo 117.5.71). E I'an
ca cristiana. Di conseguenza, in ogni intclprctazione del tiabisso che cercano di sonclare i senzadio (che hanno co
I'Apocalissc ci saranno semprc ul.ìa parte che diventa dav- l-rosciuto ..le profbndità di satana - come le chiarnano -rt
vero ,,r.nanifesta> e può essere interpretata e una parte che 12,241), un abisso cli menzogna, come si manifcsterà nel-
resta miste riosa anche nelle sue itnmagini, una partc la cui Iantitrinitrr srrtanicir. Ma il tcrrninc ..nrislcro',, in rclzo
interpretazione sarà sempre aperta a nuove domande e luogo, compare anchc in riferimento alla Chiesa, là dovc
che comprenderemo pienamente soltanto alla fine della si parla del <<mistero clc[c sette stelle>> che Cristo tíene in
storia. Qui di seguito non ci sofferme remo su questi enig mano: sono gli <angcli>>, esponenti celesti cle.lle ..sette
nri, rna ci tcrrcmo a ciò che il Rivclatore ci vuole affidare; Chiese>, che a loro volta, nella loro organica molteplicità,
qualcosa che siamo senza dubbio ir-r graclo di comprende- ràppresentano la Chiesa cattolica; nelle sette lettere cìa
re e chc non solo ci è utile, ma è necessario alla nostra sal- mandare alle Chiese divicr.rc assai evidenîe che esse devo-
vezza. Si tratta di cose che dobbiamo sapere, affinché no conoscersi e valutarsi soltanto in base allo sguardo ce-
siamo messi in guardia, ma anche consolati; affinché usia leste e al giudizio di Cristo, e che possono comprcnclere il
mo pruJL'uzd. ma anchc per csscrc incorlggiati. loro vero conrpimcnto ciirscuna in una scntenzr rnistcrio
Ma c'è anche un secondo motivo pcr cui in questo libro sa dello Spirito Santo, nella garanzia di una promcssa
si parla cii <<rr-ristero>> (mjstérion). Il termine appare in tri- imnensa. Sia Cristo che l'elemento ànticristico e la Chiesa
plice uso; ogni volta si tratta del fatto che ciò che viene di Cristo sono maniiesti nella storia, ma solo in una di-
rivelato, come tale, possiede una profondità misteriosa, mensione di miste ro.

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Il libro dell'Agnello Il libro dell'AgnelÌo

Il ueggcnte calisse è spesso ripetuta l'affermazione su Cìesù (3,7.14;


6,10; 19,11). E come Giovanni, nel punto culminante del
È il discepolo del Signore, Giovanni, che viene incari- suo vangelo, quando iI cuore di Gesù viene trafitto, testi-
cato di scrivere il libro dell'Agnello. Mentre nel suo van- monia solcnnemente: <Chi ha visto ne dà testimonianza e
gelo e nelle sue lettere il discepolo amato non dice il suo la sua restimonianza è vera ed egli sa che dice il vero...
nome, qui lo fa tre volte: <,Io, Giovanni, vostro fratello e Questo infatd avvenne perché si adempisse la Scrittura...
vostro compagno nella tribolazione, nel regno c nella co 'Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto'>> (Gv
stanza in Gesù> (i,9). <,Sono io, Giovanni, che ho visto e 19,35-37), così al veggente viene ordinato: <Scrivi... Que
udito queste cose" (22,8). <<Cìiovanni alle sette Chiese> ste sono parole veraci di Dio> (19,9); <<scrivi, perché que-
(1,4). ste parole sono certe e veraci>> (2I,5). E ancora: <<Queste
All'inizio dcl suo vangelo ha dcfinito Gesù <l'Agnello di parole sono certe e veraci> (22,6).
Dio> <che toglie il peccato dcl mondo, (Gv 1,29), inten- C'è ancora un elemento che è tipico di Giovanni. Tutte
dendo questa azione integralmente sotto il segno dell'a le esortazioni di Gesù ai suoi discepoli ncl vangelo e del
more divino. Così, all'inizio dell'Apocalisse parla di <Ge- discepolo nelle sue lettere possono essere sintetizzate dal
sù Cristo... Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri pec- termine <<rimancre>>. un termine ricorrente. <Rimanete nel
cati con il suo sangue>, (1,)). Nelle visioni, questo amore mio amore>> (Gv 15,9); il modcllo di questo rimanere nel-
sarà come assorbito dalla pura contemplazione di ciò che l'amore di Cìesir è il suo rinanere nell'amore e nella mís-
viene rnostrato, in un luogo imprecisato dal quale egli sione affidatagli dal Padre: nel vangelo questo ménein
seguirà quanto accade in cielo, in terra e tra cielo e terra, ricorre trentasei volte, c nelle lettere ventisei volte. Ad
in un'oggettività dietro cui dovranno scomparire tutti i esso, nell'Apocalisse, corrisponde il termine chc esprime
suoi sentimenti e inclinazioni. Ma questa oggettività, celà il <<resistere> (hypomoné, che significa essere irremovibili
ta a lui stesso, è un'oggettività d'amore: tra lui e il Cristo nei confronti di ogni tentazione, difficoltà e seduzione).
che all'inizio vedrà in tutta la sua gloria, e poi tra lui e la Tradurlo scmplicemente con <<pazienza>> sarebbe troppo
Chiesa, dal momento che si è clefinito <fratello e compa- poco; contro ogni apparenza, significa perseverare attiva-
gno' Jei cristiani perseguilati c perseveranti pcr lmore mente, lasciar risolutamente accadere a sé, azzardarsi,
del Regno ed è stato esiliato <nell'isola chiamata Patmos>> resistere in battaglia, ma con l'occhio esplicitamente rivol-
<<a causa della parola di Dio e della testimonianza fmar îo a qualcosa che sta per venire, dunque attendere, e di
tyrionl resa a Gesùt (1,9). conseguenza opporsi a tutto ciò che non è ciò che si atten-
Ciò che, nell'Apocalisse, si manifesta dell'amore è la de. Il veggente parla innanzitutto della propria <<costanza
verità o veracità o cerrezza o fcdeltà. Levangelista lo ha in Gesù> (1,9), poi Gesù dice alla Chiesa di Efeso:
"Cono-
sottolineato in più occasioni; ha definito Gesù, il suo esse- sco. . . la tua costanza>> (2,2), <ser costante e hai molto sop-
re, le sue azioni e decisioni <<verc>> o <<veraci>>; nell'Apo- portato per il mio nome, senza stancarti>> (2)); altrettan'

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Il libro dcll'Agnelìo Il libro clcll'Agncllcr

to a Tiatira: <<Conosco la Itua] costanzà> (2,I9), e a Fila- suo, persino la propria divinità, al Figlio; ma il Figlio è il
delfia: <Poiché hai osservato con costanza la r.nia parola, centro vivente di tLrtta la rivelazione, giacché egli, a sua
anch'io ti prcscrverò>> (1,10). Poi, dovc si parla del porere volta, ridà al suo apostolo tutto ciò che ha licevuto dal
delle bestie, seguono affermazioni di carattere generale: Padre con la mediazione degli angeli - che proprio nel-
<<In questo sta lar costanza e la fede dei santi> (11,10); <Qui l'Apocalisse sor.ìo tanto legati allo Spirito Sar-rto da poter
appare la costanza dei santi, che osscrvano i comanda- quasi esserc dcfiniti come sua manifestazione -, apostolo
menti cli Dio e la fede in Gesù> (14,12). che già secondo la sr,ra defìnizione (apostéllcin significa
mandare) è colui chc è stato mandato alla Chiesa.
Si dovrebbe affermare che la catena dcllc missioni fìni
Consegna sce con la Chiesa? Solo nel senso che la comprensione
della rivelazionc viene pensata per essa e ad cssa affidata;
Lirrrcra Apoc,rlissc ri compic irl ruttr rrlir r'alcna. qursi ma la Chiesa, nci confronti del nondo, deve dare <<testi-
in una cascata di consegne. Non è che lc immagini e quel- monianza>> di ciò che ha ricer,'uto, e non soltanto a parole,
li che le guardano si trovino semplicemente le unc di fron- ma con tutta I'esistcnza, così comc Gcsù, per tutta la sua
te agli altri; piuttosto, le in"rmagini sono doni che vengono esistenza, è stato <<testimone fedele e verace>> (ntírtys pi
dall'alto, destinati a essere donati a loro volta. Il dono ò stós B,14ll, in particolare con la sua testiu.ìonianza del
certo qucllo ..di Gesù Cristo>>; nla csso viene <<dato da sangue (1,5). Nell'Apocalisse, la testimonianza dclla Chie
Dio>, così comc tlrtto quello che Cristo è e ha gli viene dal sa nei confronti del mondo è sempre una testimonianza
Padre. Egli lo <manifestò invianclo il suo angelo al suo fino alla r-r.rorte (2,11; 6,9: fi,3.7;17,ó). Questa testimo-
servo Giovanni>>, che però non lo tiene per sé, ma <<attesta nianza viene chiamata profetica (16,6; Ic),10) perché pre-
la parola di Dio c la testimonianza di Gcsù Cristo, rife- figura con la vita c la morte l'aperta vcrità futura della vita
rendo ciò che ha visto>> a chi, r-rella Chiesa, <<legger> e a eterna, resuscitata. Per questo i due grandi tcstimoni, nel
..coloro che ascoltano le parole di questa profezia e met- capitolo 11, vengono uccisi nella città <<dove appunto il
tono in pratica le cose che vi sono scritte>> (1,1-l): la rive- loro Signore fu crocifisso>r (11,8), per resuscitare con lui e
lazione va clal Padre a Gesù, da questi all'angelo preposto salire al cielo sotto lo sguardo deí loro nemici (11,12).
a manifestarla, da quest'ultimo al veggcnte e dal veggente Così, la consegna non si ferma alla Chiesa, ma torna a Dio
alla Chiesa. Se prima si parlava di verità c veracità, ora si attraverso di essa come testimonianza perfetta resa al
vede qual è in Giovanni la forma interna della verità: la mondo.
conse!Ìna di ciò che è proprio, in modo che colui stesso Per avere effètto, la missione deve concrctizzarsi, incar-
che riccve, a sua volta, 1o doni ad altri. Nessuno, nemme- narsi. Gesù viene visto come colui che è vivo nel corpo,
no Dio, ha la verità per se stesso; il Padre, originariamen- che è passato attraverso la morte e gli inferi ( 1,18), che è
te, è Padrc vero e verace perché consegna tutto ciò che è stato <<immolato> (5,6). Giovanni deve scrivere in un libro

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ll ìibto dell'Agnello Il libro dclÌ'Agncllo

ciò che ha visto e <<manda[r]lo alle sette Chiese> (1,11), con la nascita clcl Messja, si può dire: <<Ed ecco viene subi-
ma deve letteral.nente incorporare il libro, <inghiottirlo>, to il tcrzo 'guai'> (11,1'1). Nell'Apocalisse non si dà un
anche se 1o sente dolce in bocca e amaro nelle viscere tempo che non sia incaÌzante, che non si estenda verso ciò
(10,9-10); solo in questo modo può continuare a conpie che verrzì, sicché le anime clei martiri gridano a Dio; <Fino
re profezie (10,11). a quando?>, (6,10), e viene loro signilicativarnente risposto
di <pazientare ancora un poco, finché [sia] con'rpleto il
numero dei loro compagni di selvizio c dei 1or:o fratelli
P res to che [devono] csserc uccisi cor.ne 1oror, (6,11). Questcr
tcmpo che incalza verso il futuro terminerà con la presen-
Già nel1a prima frase è presente l'indicazione <<presto>> za della .<ilne dei ternpir: <<Non vi sarà più indugiol Nei
(1,1), che sí ripete al termine del libro, dove l'inteta frase giorni in cui il settimo angelo far:ì udire la sua voce e suo-
iniziale víene riassunta ancora: <<Queste parole sono certe nertì la tromba, allora si compirà il mistero di Dio come
e veraci. I1 Signore, il Dio che ispira i profeti, ha mandatcr egli ha annunziato ai suoi servi, iprofcti> (10,6 7). Questa
il suo angelo per n.ìostrare ai suoi servi ciò che deve acca- pcrfetta attualizzazione del futuro viene guardata ancora
dere tra breve>> (22,6). Tutto il Iibro, in un continuo incal- iìttraverso la serie di immagini: un'eternità infinitamentc
zare, esige un'attesa vicina, non in senso cronologico - cl.re in r.novimento, scorrevole, fruttuosa (21,1-22,5). Solo il
non fàrebbe che esteriorizzare le cose , ma in un senso contesto finale (22,6-21) si ricollega al tempo chc ormai
esistenziale di fede. Efeso deve rar,-vedersi in fretta, altri- dawero incalza. ,,Lo Spirito e la sposa dicono: 'Vieni!'. E
menti, <<se non ti rar,'vederai, verrò da te> (2,5); in fretta 1o chi ascolta ripcta: 'Vienil'... Vieni, Signore Gesùrl>
deve fare Pergamo, <<altrimcnti verrò presto da te> (2,16)l (.22,11 .20). Nella serie di immagini, tuttavia, è presente

in frena Filadelfia, poiché <<verrò presto> (1,11);in fretta anchc l'avanzamcnto di colui che segna il tempo: se Dio
Laodicea, poiché <<ecco, sto alla porta e bussor, 0,20); a (I,'tr), Cristo (1,8), è <colui che era, che è e che viene>
Tiatira viene <dato [breve] tempo per ravvedersi>> (2,21). (.1,8), cla quando risuona la settima tromba Dio è clcfinito
Si tratta di un futuro che penetra già nel presente, che già soltanto come colui <che [è] c chc [cra]>>, giacché ha
in esso si rende presente: <Scrivi>r, dice Cristo al veggen- <<messo nlano alla [sua] gtande potenza e [ha] instaurato
te, <<le cose che... sono e quelle che accadranno dopo>> il [suol regno> (11,17). Da questo mon]ento in poi, il re
(1,19); oppure , come si afferma già nel primo versetto e gno del rnondo <<appartiene>> a Dio e al suo Cristo (11,15).
viene ripetuto alla fine: <<Le cosc che devono presto acca- <C)ra si è compiLria la salvezza, Ia forza e il regno del
dere> (1,1; 22,6). È. un rrovimento che procede veloce- nostro Dio e la potenza del suo Cristo>> (12,10). ll poten-
mente dall'awenire verso il presente: <<Ecco, io verrò pre fe gégonen risuona due volte: è accaduto, è conrpiuto, è
sto>> (22,7.12), <Sì, verrò prestol>> (22,20). Anche del terzo fatto (1(r,17; detto delle veraci parole di Dio: 21,6).
dei tre <<guai>>, che inaugura la fine dei tempi che ha inizio

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2
IL VIVENTE CHE ERA MORTO

La visione del Cristo trasfigurato nella forma <come di


uomo>>, cefio, ha luogo già in un rapimento estatico nel
giorno del Signore (1,10), ma si riferisce ancora integral-
mente alle ietter e da indirizzarc alla sua Chiesa ( 1,11), per
cui il Signore non appare ancora nella forma dell'Agnello
immolato ma vivo. Nell'eternità tiene in mano 1a realtà
celeste della comunità terrena (in forma di sette stelle) e
mostra al contempo, camminando <<in mezzo ai sette can-
delabri d'oro>, cioè <<le sette Chiese> (2,1; 1,20), di essere
presente nelle Chiese stesse come colui che cammina, che
non può essere vincolato. Detta al veggente istruzioni spe-
cifiche per ogni Chiesa (..scrivi... e mandor [1,11]), e
questo nella forma gloriosa che il veggente può descrivere
in dettaglio (1,11-16), una forma che lo sopraffà a tal
punto che questi cade <ai suoi piedi come morto> (1,17).
È necessario che il Glorioso ponga su di lui la sua destra,
che infonda Íorza, affinché. colui che era caduto a terra si
rialzi e comprenda qual è ora il nome del maesto che gli
era stato familiare: <I1 Primo e I'Ultimo e il Vivente. Io ero
morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte
e sopra gli inferi> (f,17-18; 2,8).

59
ll libro dcll'Agncllo 11 vivente che era morto

Giovanni non ha bisoltno di vedere i segni delle ferite Se è il Prir"rcipio della creazionc, si manifesterà nell'A
del Glorioso per sapere che è lo stesso che ha visto morto, pocalisse sia come Signore dclla natura creata e della sto-
con il cuore trafitto, e vivo per la Pasqua; ma ciò che sa in ria chc come Signore dell'Antica e della Nuova Alleanza.
base a quanto ha vissuto sulla terra gli viene spiegato co In fondo esiste un'unica Alleanza, che ha arruto inizio con
me un evento d'cternità; cl're il suo essere morto è il suo Abramo e che l-ra in sé la promessa di un compimento de
vero e indelebile passato! tanto che, comc virrcnte, ha nelle fìnitivo nella <<sua discendenza> (Gal 1,16); già Geremia
mani tutto il potere sopra la mortc e sopra gli inferi. Se <la parla della futura <<nuova>> (Ger I l,l1) ed <<eterna allcan
morte e gli infcrj>> r,'engono <<gettati nello stagno di fuoco> za> (Ger J2,40). In nessun libro del Nuovo Testamento
(20,11) al termine dell'Apocalisse, questo, nel Cristo glo- questa unità viene alla luce in modo piìr chiaro che nel-
rioso. è vero fin dalf iniz r. l'Apocalisse. Dapprima sembra regnare pctsino un equili-
Ma l'essere stato morto è un atto della sua vita eterna. brio tra l'Alleanza che precede e quella cbe viene dopo
poiché <<nessuno mi toglie lla vital, ma la ofTro da me stes Cristo: i ventiquattro <vegliardir> dinanzi al trono di l)io
so> (Gv 10,18); il suo essere trafìtto, tuttavia, ò opera clel- provengono scnza dubbio dalle dodici tribù d'lsracle e
l'umanità pcccatrice, e non le si può risparmiare di veder- dai dodici Apostoli del Signore, cosa che viene conferma-
lo e riconoscerlol in ultin-ra analisi, cleve arrivare a non ta ancora nella costruzione della Gerusalemrne celestc.
lancntarsi più di se stessa, mà di lui, che per amore ha sulle cui doclici porte sono scritti i <nonri delle dodici
lasciato che essa gli facesse tutto ciò. Per questo Giovanni tribù dei figli d'lsraclc>, mentre ,,le nrura clella città pog
inserisce nel vangelo la parola del profeta (Zc 12,10 14) giano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici
non soltanto quando il cuolc di Cìesù viene trafitto (Gv nomi dei dodici apostoli dell'Agnello> (21,12.1.1). Gesù,
19)7), ma anche quando tutti i popoli entrano in giudi- in quanto Agnello, è al contempo il <leonc> della tribù di
zio: <Ecco, viene sulle nubi e ognuno lo vedrà; anche Giuda (Gen 19,9-10) e il ,<germoglio>> della casa di Davide
quelli che lo trafissero e tutte le nazioni della terra si bat- (ls 11,1), <della stirpe di Davide> (22,16), dotato della
te.ranno per lui il petto> (1,7). Quando viene defìnito <il <chíave della casa di Davide; se egÌi apre, nessuno chiu
Primo e l'Ultimo> o e l'Omega>> (21,Q 22,8), egli derà; se egli chiude, nessuno potrà aprire>> (Is 22,22).In
"l'Alfa cielo si trovano <l'arca dell'alleanza> (11,19), la <Tenda
è <il Principio clella cteazione di Dio> (3,14), e quindi
anche l'C)nnipotente e C)nniscicntc, <<Colui che scruta gli della Testimonianza>, (75,5),1'aìtare con i corni (9,11), il
affetti e i pensieri dcgli uomini>> (2,D), e 1o è grazie allo santuario (11,1.19; 14,15.17 : 15,5.6.8; 16,1.17); come in
Spirito divino che gli è stato conferito, per cui egli, neila l-zcchiele, il fuoco celeste di Dio vienc gettato sulla tcrra
figura dell'Agnello, avrà <<sette occhi, simbolo dei sctte (8,5), i quattro viventi che sono davanti al trono sono simi-
spiriti di Dio mandati su tutta la terra> (5,6). Lc parole li a qLrelli del profèta e càntano 1l trishtigton di Isaia; anche
che dirà alle Chiese, egli clawero e nessun altro, saranno qui il santuario vienc rie.mpito di funro (15,S), il canto di
ogni volta definite anche come parolc dcllo Spir:ito Santo. vittoria dinarrzi a Dio è allo stesso temoo <<il cantico rìi Mo-

61
Il libro dell'Agncllo ll viventc che era nrorto

sè, servo di Dio, e il cantico dell'Agnello> (1),1); il fatto tanto, il che già sta a inclicare che il compimcnto neote-
che il re, e infine il Messia, governa i popoli <con bastonc stamentario della pron.ressa dell'Antico Testzrr.nento non
di fèrro" e li <frantumerà come vasi di terlacotto (2,27; vienc mai perso di visra - è l'Agnello che viene definitcr
12,5; 19,5); secondo Sal 2,8 9: <Nel rituale egizio delle cor.r.rc.<leone di Giudar, *; ma poi, anche, che alla fine.
feste di incoronazione e di annivcrsario, il re dimostrava il malgrado il contributo di Israele alla costruzione della
suo potere universale distruggcndo simbolicamente dei (ìcrusalemmc ccleste, in essa scompzriono gli edifici
vete-
contenitori di terrrìcotta, che portavano nomi di popoli rote stamentari: <Non vicli alcun tenrpio in essa pcrché il
stranicri... In senso conìparaliv(), in tcsli nì(sopotdnlici si Signore Dio, l'Onnipotcr.rte, e I'Agncllo sono il suo renr-
parla spesso ciel lano chc un capo di stato distrugge i pio. .. La gloria di Dio illumina lla città] e la sua lampada
popoli 'conre vasi di terracotta'>; FI.-f. Kraus, Psaltncn I, è I'Agnello> (21 ,22 2)).
1961, p.20) è un simbolo di lur-rga tradizior.re. Anche il Questo Sigr.rorc della storia, r-rella visione inizialc, si
regno dei mille anni (20,4 6) è ur.r'immaginc veterotesta- mostra tutlo intcressato alla sua Chicsa. Cantrrina tra le
mentaria, che sta a significare la signoria dcl Messia; le lampacìe dellc Chiese, m2ì non con incliscussa supcriorità,
bcstie hanrro il loro modello in Danicle; l'immaginc di bensì preoccupato del fatto che sc lc (lhiese non si rawc-
Babilonia, la ptostituta, è ben nota ai profèti; la grande cleranno, egli non potrà che rimuovere il loro candelabro
lamentazíone sulla sua caduta ha il sr:o rnodello in clal suo posto (2,5). E qLrando la spada affilata a doppio
(ìercmia ecl Ezechielc, così comc il fatto chc venga lletta- taglio della parola di Dio escc dalla srra bocca (1,16), egli
ta in marc (Ger 51,61-(:/). Il combattimento fìnale ad può essere obbligato a combatterc contro una Chiesa
(H)Armaghcdòn (16,16) si riallaccia ai luoghi di grandi ..con la spada clella mia bocca> (2,16). Se lo stcsso Signorc
combattimenti veterotcstamentari: Meghiddo (Gdc 5,19); della gloria rirnprovera Paolo chiedendogli: <perché mi
(ìog e Magog (20,7) rimandano al re Gog di Magòg cita- perseguiti?> (At 9,1), anche qui è turbato datl,infedeltà e
to da Ezechiele (Ez 38,2\. I due testimoni che compaiono tieprtlezza della sua Chiesa, c non può clare ir-rizio alla rive-
nel capitolo 11 vengono descritti in base a Zac 4, fanno i lazionc vera e propria, chc comincerà con l'apertr,rra della
rniracoli di Elia e Mosè, ma non hanno bisogno, per que- clivina sala dcl trono, finché la sua Chicsa non sarà purifì-
sto, di essere messi sul loro stesso piano; anche i testin.ro- cata c diventata una con lui.
r.ri cristiani vengono inviati <<a duc a duett (Lc 10,1). Non
è necessario menzionare qui altre attualizzazioni di ogget-
ti, persone e scene dell'Antico Testamento per docunen-
tare I'equilibrio dell'Allear-rza prc- e postcristiana e della
signoria di Cristo su entrambe; ma va tenuto conto di due
elementi: in primo luogo che i testi dell'Antica Alleanza
Íìon vengono citati letteralmente, ma ad essi si allude sol-

63
)
LA CONFESSIONE DELLE CHIESE

Le sette lettere alle Chiese formano insieme una confes-


sione della Chiesa, che il Signore della Chiesa compíe in
essa e che, come ogni confessione cristiana, ha in sé, al
contempo, qualcosa di inesorabilmente vincolante e qual-
cosa di infinitamente rinfrancante, tipico delTa grazia.
Così, anche il fatto che, partendo dal cielo, venga inte-
gralmente palesata la condizione della Chiesa non rappre-
senta una sommaria messa in mostra, bensì - come è tipi-
co della confessione - una visuale minuziosamente diver-
sificata, capace di illuminare gli angoli più riposti. I
Signore non si accontenta che gli uomini dichiarino gene-
ricamente la loro condizione di peccatori in senso lutera-
no. <È giunto infatti il momenîo in cui inizia il giudizio
dalla casa di Dio> (l Pt 4,17): si perlustra tutta la casa;
ogni Chiesa deve prepararsi alla bisogna, E ognuna è giu-
dicata in modo diverso, a seconda di ciò che <gli occhi
fiammeggianti come fuoco>> (1,14;2,L8) scoprono in essa.
E ognuna è giudicata in base alle sue opere.
Non c'è alcun libro del Nuovo Testamento in cui si par-
li con più enfasi e insistenza delle <<opero>, per lo stupore
di molti, che vorrebbero vedere questo libro soprattutto
ll libro rleìl'AgncÌlo La confessione delle Chicsc

come Lln libto fatto di sofferenze e patimenti per mano di pocalisse (2,23;20,12.13 22,12). Dei morti si dice chc <<le
potenzc demoniache. A cinque diverse Chiese vicne detto loro opere li scguono> (14,1.1). Tutto questo mostra a suf-
in faccia: <<Conosco le tue opere>> (2,2.19 I,1.8. 15 ), secon- ficienza chc in questo libro la virtù fondamentale della
do la loro specifica qualità. Ci sono Chiese in cui è sce- costanza, della stabilità in mezzo alle n'renzogne e alle arti
rnato il livello gencralc d'amore: <Ricorda dunque da di seduzione del mondo viene indr-rbbiamente considerata
dove sei caduto> (2,5). Ce ne sono altre che, semplice- come l'<<opera>, vera e propria. <<Conosco le tue opere, la
mente, sÒno credute vive, ma in realtà sono morte; il Si tua fatica c la tua costanza> (2,2)l<sei costante e hai molto
gnore le scuote dal sonno: <.Rinvigorisci ciò che rimane e sopportato per il rnio nofile, senza stancarti>> (2,]); ..sii
sta per morire>> (1,1-2). C'ò infine la più triste di tutte, che fedele fino alla morten (2,10). <Tu ticni saldo íl mio nome
si illude di avere in sovrabbondanza e di non aver bi- e non hai rinnegato la mia fède> (2,lJ). <Conosco le tuc
sogno di nulla, ,,ma non sai di essere un infelicc, un mise- opere, la carità, la fede, il servizio e la costanza>> Q,19).8,
rabilc, un povero, cieco e rrudo> (1,17). là dove una Chie sa sta spiritualncnte morendo: <Ricorcla
Poi ci sono quelle riguardo alle quali il Signore fa pre- dunque comc hai accolto la parola, osservala e ravvediti>>
cise distinzioni: è soddisfatto di certe cose, ma,,ho da rim (l,l). <Poiché hai osservato con costanza la mia parola,
proverafti alcune coserr, a cui dcve essere messa fine subi- anch'io ti preservcrò>> (.1,10). Lopcra, qui, è semplice-
to (2,1'1 l6). Oppure pu<) rilevare che le opere fanno pro- mente una risposta a ciò che si è riccvuto; insomma, è la
gressi, mentre la Chiesa tollcra scandalo nel suo scno, uno fède vissuta, I'amore vissuto.
scandalo a causa del qua]e i colpevoli devono prepararsi al Che la severità di queste confessioni sia un'opera del-
c'asr.ip,o (2,20-22). Egli putì lodare una Chiesa, ma rivclar
l'amore di Cristo egÌi 1o dice all'ultima e peggiore dclle
le anche che è stata Lt. g,tazia ad averle <<aperto... una por Chiese, che è sul punto di essere vor.nitata dalla sua bocca:
ta> (3,8), pur senza trascurare il fatto che quclla Chiesa, <Io tutti qr-relli che amo li rimprovero e li castigo> (1,19)
nonostante la sua ..poca fbrza>>, ha collaborato con questa
grazia (),8), e per qucsto sarrì ricompensatir con una par-
- una parola che riappare in tutta la Bibbia (Prv 1,12; I
Cor lI32: Eb 12,4-li). La parola, ancora adesso, duran-
ticolare protezione (1,10). Infine, cí può essere anche la te la confessione, viene pronunciata apertamellte; bisogna
Chiesa che, nelle sue diffícoltà, si ritiene povera, e alla tenerla a distanza di occhio e di orecchio ancl-re per la
quale perciò il Signore assicura che è in realttì ricca, e la serie di visioni che segue, nella quale I'amore testerà cela-
proteggerà espressamente nelle incipienti clifficoltà (2,9 to dai castigo. Un castigo che non può avere altro senso se
10). non quello dell'amore, sia nell'Antico che nel Nuovo Tc-
Le opere di ogni Chiesa vcngono a tal punto stamento.
^pprezzà-
te che I'antica affermazione, presente nell'evangelo e in Le promesse dello Spirito Santo alla fine di ogni con-
Paolo, secondo cui dinanzi al tribunale divino ognuno sa- fessione diurostrano tutto questo enfaticamente. Per
rà giudicato secondo le sue opere ritorna più volte nell'A- quante parole miracolose esistano per definire le inconce-

67
Il libro dell'Agnello

pibili grazie conservate da Dio per chi gli è fedele, qui ce /,


n'è una moltiplicazione riceveranno da mangiare dell'al-
LA STORIA SCIOU|A DAI SIGILI,T
bero della vita del paradiso, stavolta non rubandone e
disobbedendo, bensì come dono di Cristo; otterranno la
manna nascosta - ancora una volta Cristo stesso come ci-
bo celeste - e il nuovo nome ,.che nessuno conosce alf in
fuori di chi 1[o] riceve> (2,17):11nome eterno, personalis-
simo, che Dio tiene in serbo per chi gli è fedele e che
rende ciascuno assolutamente unico. Ed essi avranno
parte alla potenza regale di Cristo, che egli stesso ha rice-
vuto dal Padre. La consegna della stella del mattino (2,28)
resta misteriosa. anche se Ctisto stesso si definiscc <stella Su/la composizione
del mattino>> (22,16). Piit comprensibile è la prcservazio
ne dalla seconda morte (2,11), f inserimento nel libro della Può esistere una marematica celeste, della quale, nella
vita, il riconoscimento davanti al Padre (1,5), f incisione sua esuberanza, in terra si possono cogliere soltanto fram-
del nome di Dio, di quello di Gesù e della città celeste n.ìenti '. frammenti che pure, con una cefia chiatezza.
(1,12), dove colui che ne è fbrnito diviene <una colonna vanno aì di là di se sressi in forza della loro logica interna,
nel tempio del mio Dio>, assumendo il ruolo dei grandi rimandando a un ordine che sfugge alla nostra compren-
santí sulla vita e missione dei quali è fondato l'edilìcio sione. Sembra essere questo iÌ caso della grande serie di
della Chiesa. Infine viene promessa la partecipazione alla visioni delle immagini apocalittiche (capitoli 4-20). Si sus_
signoria del Figlio, che condivide il trono del Padre, e 1a seéauono rigide serie di nun.reri, suddivise tuttavia o in
più íntima armonia e fusione nella cena eucaristica condi- modo ragionevole oppure appena comprensibile e costel-
visa (l,20-21). late di interruzioni, fino al punto in cui ciò che <deve veni-
re>> si trasforma in qualcosa che <<è venuto>>
- con la nasci-
ta del Messia dalla donna - e si scatenano gli eventi esca-
tologici, mostrati da molti punti di vista, nei loro diversi
aspetti, nla solo come di traverso: la conffapposizione
assoluta tra cielo e inferno, 1'ultimo grado dell'opposizio
ne, entro cui è sempre presupposto che il Messia, l,Agnel_
lo, ogni volta ha già vinto: è quanto dimostra la caduta
finale delle potenze ostilí nello stagno di fuoco.
Dopo la grandiosa descrizione della divina sala del tro-

r,8 69
Il libro dcll'Agncllo La storia sciolta clai sigilli

no (4) ha inizio lo scioglirnento dai sigilli della storia con parola di Dío ( 10), poi che i testimoni sono destínati a vi-
la consegna del libro clei mondi, sigillato con sette sigilli, vere, morire e risorgere; solo in seguito ha luogo la setti-
all'Agnello vittorioso O); i sctte sigilli vengono sciolti ma punizione, il terzo.<guai> (11,14- 15 ).
luno dopo I'eltro. Assicrnc ai primi quartro ('ompaiono i Tutto ciò che seguirà fino al capitolo 20 non è altro che
quattro cavalieri: quattro è il numero della creazione, ai lo svolgimento di quesîo tcrzo <<guai>>, quella fine dei
quattro punti cardinali dclla quale si trovano quattro an- tempi che è al contempo unitaria e multiforme: con la
geli (7,1). Così, i quattro cavalicri andranno compresi ncl nascita del Messia e il sr,ro rapimento verso Dio, attraver
modo píù opportuno come le lìrrze fondamentali del so cui il satana viene gettato dal cielo sulla terra; con la
mondo della creazione in tutta la loro concretezza. Ma la nascita della Chiesa (12,17 ) inizia la finc dei tempi, la bat-
creazione non è chiusa in sé: in só nasconde la storia del- taglia finale e la vittoria finale, dove viene sviluppato nei
l'umanità, di quella cl-re si è allontanata da Dio e di quella suoi aspetti ciò che si pone contro Dio in nodo assoluto,
a lui rivolta. Il quinto e il sesto sigillo ne rivelano le tribo- rispetto al quale si compie <l'ira cli Dio> e questo compi-
lazioni: il <fino a quandoi'> di chi soffre e la paura dei col- mento tro\Ìa spazio nelle ultimc sette punizioni (15,1.8).
pevoli (6). Ma soffèrenti e colpevoli non sono indiscrimi- La settima, in un'immagine sintctica e unitaria, svela qual
natamente mischiati; la punizione dei secondi può avere ò I'essenza clella potenza contrapposta a Dio ricorrendo a
luogo solo dopo che ai prirni viene impresso il sigillo (7). Babilonia, la ..grande prostituta> (17), la cui caduta e con-
A questo segue l'eler.nento peculiare, caratteristico dell'A- sumazione (18) vienc annunciata già prima della sua com-
pocalisse: il settir.r.ro sigillo (8,1) non è un proseguiment<r parsa (1,1,8), poi viene annunciata di nuovo (18,2) e sug'
del precedente, ma - conle il sabato dopo i sei giorni della gellata dcfinitivamente gettalndo in mare la mola (18,21).
creazione - una finc (<si fèce silenzio in cielo per circa Tutto quello che qui vier,c ancora illustrato - la messe
,1r1,11-20),
mezz'ora>>), che rilascia da sé il sette successivo (8-11). della terra e la pigiatura dcl tino il grande
Ora è la volta delle punizior-ri di Dio, che giudicano il pcc- lamcnto sul tramonto di llabilonia, assieme alla quale
cato del mondo. Le prime quattro sono di nuovo rag- vanno completamentc in rovina anchc il potere e l'econo-
gruppate insieme, e si ripercuotono soprattutto sulla natu- mia mondani (18,9 -24),I'uscita clel Logos e dei suoi verso
ra. Delle altre tre si proclama che sono i tre <<guaí> lan- la battaglia finale e la vittoria sul potere iìwerso, il <regno
ciati all'umanità (8,11). Le consegucnzc dei ptímí due clei nille anni> e il giudizio finale (19), e, nel mezzo, sin'
<<guai>>, cioè della sesta e della scninra punizione, sull'u- gole scene che hanno luogo in ciclo che mostrano la pro
manità concernono in particolare la rappresentazione spettiva celeste sugii eventi finali (14,1-5.14ss.; 19,1 10;
sovradimensionata del tormento intrinseco al peccato, la 20,4-(el sono soltanto singoli fasci di luce gettati sugli
sua autopunizionc. Tra la scsta e la settima punizione c'è cventi finali, strettamentc connessi tra loro. Essi, tra l'al-
ancora un'aggir-rnta, riguardante l'essenza e il destino della tro, nel Nuovo Testamento sono chiamati <fine dei tem-
te stimonianza di fede: prima il fatto di dover inghiottire la pi>>, <ultimi tempi>>.

70 7t
Il libro dell'Agnello Là storia sciolta dai sigilli

Segue (21,L-22,5) la visione del nuovo mondo di Dio, terra. Il n.rondo di Dio, dapprima, è rutto visro a partire
nel quale non è più il numero sette a prevalerc, bensì il daÌ suo centro e in direzione di esso; non si parla ancora
numero dodici. Questo numero era già presente in precc- degli inrrumerevoli esseri che circondano il trono tlel
denza, ovunque si parlasse dei prescelti di Dio dell'Antica l'Invisibilc e ne cantano le locli; solo del trono e di ciò che
e della Nuova Alleanza, come 12+72=24, come 12x 12x 1o circonda. Cir) che accade rra i due poli è una liturgia
1.000= 144.000. Ora esso detcrmina la lunghezza, la lar- etern a: -lode. vencrazione, seruizior,,
ghezza e I'altezza della città santa: 12.000 stadi; lc sue Dio: invisibile eppure, nella sua gloria, irradiante come
mura misurano 144 cubiti. <<diaspro e cornalinarr, e attorno a lui l'<<arcobaleno>
a
La conclusione Q2,6-21) riptende l'inizio del libro: le setîc colori, c davanti le <sette lampade... simbolo dei
profezie, nella loro totalità, non devono essere messe sotto sette spiriti di Dio>, lo Spirito, che esce dal padre, dei
sigillo (anche se in ogni lingua del cielo esiste un nistero sette dorri. Il Figlio non è ancora visibile, appare soltanro
non comunicabile: 10,4); saranno adempiute <<presto>>, nella scena successiva, in forma dell'<Agnello come
supplicheranno lo Spirito e la Chìesa che possa essere imntolato> sul trono dcl Padre. Il trono poggia sul <fir_
<<presto>>. mamento>, il mare trasparente delle <<acque superiori>
lltcmpo J.ll'Apocllissc è lJrìto misrcri(rso quanro sta- cl.rc f'ormano il suolo del cielo comc <<cristallo>>. E,li fron-
bilito con precisione: <Un tempo, due tenrpi e la metà di tc al trono, nel compiere la liturgia, due tipi cli esseri: i
un tempo>> (12,14: cfr. Dn 7,251 12,7), oppure, il che è lo quattro viventi che (come in Ezechiele) fanno ancora inte
stesso:42 ncsi (11,2; 13,51 o 1.260 giorni (11,3; 12,61. ia gralmente parte deÌla gloria di Dio, somigliano a un leone.
la metà di sette, ed è anche il tcmpo in cui durantc la care- a un vitello, a un uon.ìo e a un'aquila e (come in Isaia)
stia, al tempo di Elia, il cielo fu chiuso (Lc 4,26: Gc 5,17). hanno sei ali e sono <<costellari di occhir>, davanti, dietro,
È il t.topo che a coloro che incalzano alla fine sembra all'interno e all'esterno; non cessano di cantare <<Santo,
lungo il doppio, ma che per gli eletti viene abbreviato (Mc santo, sanro il Signore Dio, I'Onnipotente, Colui che era,
13,20). che è e che viene!>>. Il numero quattro fa ritenere che essi
siano anche archetipi della creazione di Dio: il più regale
e audace, il più giovane e forte, il più spirituale. qu"llo
La sala del trcno di Dio che impersona il supremo slancio verso Dio. poi i venti
quattro vegliardi, dodici dell'Antica e dodici della Nuova
La prima visione nella serie in cui si interpretano il Allcanza, che pure siedono su troni. ma mentrc i quat_
mondo e la storìa rapisce il veggente in cielo. <Una porta
-
tro viventi cantano - si prostrano e adorano e gettano le
era aperta> nel mondo di Dio, un mondo che in qucsta loro corone d'oro davanti al trono, poiché tutìa la loro
prima immagine si sviÌuppa in una sconvolgente bellezza dignità regale è grazia di Dio, e dunque invocano: <<Tu sei
e serenità. Nulla fà ancora pensare a un conllitto con la degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, I'ono,

12
71
Il libro dell'Agnello La storia sciolta drri sigilli

re e la potenza, perché tu hai creato tutte le cose, e per la so, che la rispecchia e che ha parte ad essa. Dietro l'Apo-
tua volontà furono crclte e sussisrono-. calisse di Cìiovanni c'è il vangelo di Giovanni, che svela
La creazione annuncia incessantemcnte la gloria dí Dio, Dio come amore perfetto, ricordancìolo anche all'inizio
e i prescelti dalla storia compiono l'omaggio perenne: del suo ultimo libro: egli è <Co1ui che ci ama e ci ha libe-
sono coloro che riconoscono tutto ciò che il n.rondo ha rati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi
realrzzato comc esito di ciò che ha reahzzato Dio. La litur un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre> (1,5-6). Soltr
gia della creazione e dell'Alleanza risuonano integralmen i sacerdoti compiono la liturgia, e <<sacerdoti per Dio>>
te l'una nell'aÌtra, conle nel salmo 19. Per tutta l'Apo- sono coloro che sono stati prescelti per questo da Ctisto
calisse risuoneranno inni liturgíci sempre nuovi, che as- (5,10), c cioè, ancora, insieme a Cristo, spargendo il pro-
sommeranno lodi su lodi al Dio uno e trino; sono <<miria- prio sangue - I'unico sacerdozio ancora valido dopo di lui
di di miriadi e migliaia di migliaia> (5,11) a farlo: <Tutte -, in modo che i testimoni apocalittici siano al contenrpo
le creature del cielo e della terra. sotto la terrzl e nel marc <sacerdoti di Dio e del Cristo> (20,(r).
e tutte le cose ivi contenute udii lcantare]> (5,11).
La beatitudine celeste, al termine della Sacra Scrittura,
non viene rappresentata con altre immagini se non con LaPertura del libro
quella di questa esaltazione e consegna liturgica di turto
ciò che è proprio al Principio da cui tutto proviene, per La descrizione che segue, nella quale all'Agnello, chc
tornare a lui. Ma che questa liturgia formi un tutt'uno con appare seduto sul trono, viene affidato da Dio il libro
la bcatitudine è reso evidente da tutto ciò che la Scrittura sigíllato affinché lo apra, è uno dei passi piir grandiosi
ci ha rivelato di questo Principio: che esso, in se stesso, è della letteratura mondiale. Inizia con la dot.nanda <<a gran
amore trino che fuoriesce e ritorna a sé ed è dunque bea- voce>> dell'<.angelo forteo: <Chi è degno di aprire il libro e

titudine, poiché il Padre affida senza riserve tuna la sua scioglierne i sigilli?> (5,2). Chi può decifrare il senso del
divinità al Figlio, che a sua volta affida se stcsso al Padre, rnondo in quanto nàtura c in quanto storia? Quale filoso-
in eterna gratitudinc eucaristica, e questo reciproco affi- fia può spiegare il principio, il centro e la fine del tuno, di
clamento forma un tutt'ut-to con l'amore che fluisce sette ciò che è sigillato sette volte? Dinanzi a questa clomanda,
volte dello Spirito Santo, Spirito che - ncl traboccare del- f immanc ammutolirsi: <<Ma nessuno né in cielo, né in ter-
l'amore trino verso la creazione e I'Alleanza - si instaura ra, né sotto tcrra era in grado di aprirc il libro e di legger-
ovunque sette volte, in forme infinitamente suddividenti- lo>>. In questo disorientato silenzio, il veggente singhiozza

si, sempre come testimone, frutto, attualiz zazione dell'a a voce alta: ,<Io piangevo molto perché non si ffovava nes-
more tra Padre e Figlio. Tutta la liturgia del mondo dinan- suno degnorr. Perché nessuno ha la forza (persino se ne
zi al trono è al contempo beatitudine, dal momento che ha avesse il coraggio) di risolvere I'enigma del mondo. Que
luogo entro la beatitudine del Dio che si emana a se stes- ste lacrime sono un segno più eloquente e prezioso di

74 1'
IÌ libro dell'Agnello La storia sciolta dai sigilli

quanto non siano tutti gli occhi asciutti dei filosofi e degli ma in se stessa, con tutto il suo realismo, dcterminato an-
altri sapienti universali, che armeggiano in qualche modo che dalla libertà dell'uomo. Un realismo che non si può
intorno ai sette sigi-lli, che decantano una <<strada>> per ridurre a un'unica formula, per cui sembra di vedere una
infilarsi tta un sigillo e l'altro oppure, senza fare tante ceri- quadruplice allusione ad esso nei quattro cavalieri che si
monie, ne negano I'esistenza o riducono tutto il libro della susse€luono l'uno all'altro. C)gnuno per sé incarna un
creazione a pura apparenza. Alle lacrime piante sulf inca- aspetto del mondo, tanto che li si vorrebbe fissare ogni
pacità di risolvere gli enigmi del mondo c'è soltanto una volta conrplctamcr)lc a qucsro írsp.-rro: eppure cssi suno
risposta: l'Agnello comc inmolato; i1 sangue versato per un tutt'u11o e solo in questo rnodo formano il quadro d'in-
risolvere gli enigmi del mondo. I-Agnello sanguinante è il sieme clell'esistenza.
<Primo e Ultimo> (1,18), il <Principio della creazione>> Il primo cavaliere sul cavallo bianco, armato di un arco
(1,14); tutto sussiste nel <<sangue prezioso di Cristo, come e invcsrito Ji unr corona Ji vittoria. cscc .,pcr vincerc,'
di agnello senza difetti e senza macchia>>, <<predesrinaro (6,2). È questo il senso clell'esistenza che sta a fondamcn'
già prima della fondazione del mondor, (1 Pt 1,19-20). to di tutto, la sua positività che nulla può distruggere, il
Ricevendo il libro dalle mani del Padre giacché è il <Fi- suo essere rivolto a un senso ultimo, alla vittoria definiti
glio di Dio> (2,18) -, r'ron gli viene dato nulla di nuovo o va, che presuppor"re una battaglia (cui allude 1'arco). <Nel-
di sconosciuto, ma ciò che gli si addice; come già sta ripe f insieme il bene prevarrà> ((ìoethe). Si potrebbe essere
tendo il grande canto di lode, egli è <degno di prei'rdere il tentati di awicinare questo prirno cavaliere a1 Logos-
libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai Verbo di Dio, traboccante di sangue, che a sua volta caval-
riscattato per Dio con il tuo sangue uomini di ogni tribù, ca un cavallo bianco verso la battaglia (19,11 1l); tuttavia,
lingua, popolo e nazione>> (5,9), e il canto di coloro che anche se il primo cavaliere è vicino all'Alfa del mondo,
sono vícini a Dio riecheggia tra tutti i cori di angeli: cgli non ha addosso del sangue; è <<f innocenza clel cliveni-
<LAgnello... è degno.,.> (5,12), finché tutta la creazione re>>, l'elemento antimanicheo della creazione, malgrado
loda Dio e l'Agnello a una sola voce (5,11). Essa, irfatti, tutti gli abissi che si apriranno in seguito; un grande'sì'
deve a Dio e all'Agnello la sua esistenza, il suo senso e la che nel corso di ogni battaglia è certo dclla vittoria defini-
sua esaltazione al di 1à di se stessa, lino a diventare un tiva e perciò cavalca già nello splendore del vincitore.
sacerdozio regaÌe per Dio (5,10). Nessuno dei cavalieri che seguono può mettere in que-
stione la sua essenza.
Il secondo cavaliere siede su un cavallo rosso fucrco e ha
Il mondo in mano una élrande spada. Lo sguardo, rivolto alla vitto-
ria, si sposta dall'altra parte, posandosi su ciò che essa
Quando l'Agnello imzia ad aprire i sigilli si svela innan- presuppone: la guerra. È qualcosa di secondario, poiché
zitutto la creazione, così come essa è non nelf idea di Dio, presuppone una pace che egli può <togliere... dalla ter-

l6
11 libro dell'Agnello La sroria scioha rlai sigilli

rÒ>, in n1o.lo che gli uomini <si sgozzlino] a vicenda>> momento in cui insieme dovranno rendere i loro morti
(6,,{). Quanto profondamente è raclicato ne1la creazione Q0,13) e infine saranno insieme gettati nello stagno di
questo principio, un principio che ruba la pace? Arriva fuoco (20,1,1). ll loro potere, nonostante la loro definiti-
fino al punto in cui già gli animali si uccidono a vicenda vità, è dunque limitato, poiché Cristo 1-rossiede le chiavj
per poter vivere gli uni degli altri, in cui ogni viva csisten- del loro chiuso territorio (1,18). Ma ora essi appaiono
za vive a costo di altre2 Questo non viene detto; l'occhio come principio che cor-rclude l'esistenza mondana, che
dclla Bibbia rcsta ricalcato su qucllo del mondo dcgli ricapitola in sé quelli precedenti, poiché <fu dato loro
uomini. 11 sangue scorrc a fiumi per tutta la storia univer potere sopra la quarta parte della terra>> (nella misura in
sale, iniziando dal fratricidio di Caino. Un regno di pace cui la morte è solo la quarta potenza dell'esistenza) <per
in cui <il lupo dimorerà insieme con l'agnello, la pantera sterminare con la spada, con la fame, con la peste e con le
si sdraierà accanto al capretto>> (Is 11,6) resta 1'utopia di fiere della terra>>: viene qui riassunto e completato tutto il
un regno messianico trans-storico. E come potrebbe vin- tealismo simboleggiato dai prin'ri cavalieri con I'atco, la
ccre il ltrimo caralicrc. r'on il suo aTco. i.- n(,rì csisrc:scro spada e la bilancia.
sconfitte?
ll terzo cavaliere, che cavalca rrn cavallo nero, ha in ma
no una bilancia. e una voce zrnnuncia: <<Una misura di L'íra e il CiuJizìo
grano per un danaro e tre misure d'orzo per un danarol>>
(6,6). È h giustizia che calcola, che lirnita, che divide la Per completare il numeto quattro dcl mondo fino al
finrtezza dei bcni terreni secondo la finitezza del potere numero sette è necessario ancora aprire gli ultimi tre sigil
d'acquisto. Lumanità dcve farcela con ciò cl.re le conccde li. Essi non concernono più il mondo, bensì la storia con-
il mondo. A volte ci può essere anche qualcosa di simile creta dell'umanità. E questa storià stessiì diviene concreta
alla sovrrbbonJanza: *Olio c vino non sirno sprccati',. si solo mettendo la violenza e l'ingiustizia presenti in essa di
aggiunge, ma questa accidentale sovrabbondanza non può fronte al principio ultimo della storia, l'Agnello, che per
cancellare 1'essenziale povertà delì'esistenza. I beni sono essenza Íìon può scenderc a patti e confrontarsi con la vio-
finiti; anche le possibilità di guadagno sono finite, e infi- lenza e l'ingiustizia. Per questo si può e si deve far uso di
ne, come dimostrerà 1'ultimo cavaliere, tutta 1'esistenza è una parola quasi incomprensibile, l'<ira dj Dio>, <<perché
finita. è venuto il grar"r giorno della [sua] ira, e chi vi può resiste
Il quarto cavaliere, che cavalca un cavallo verdastro, re?> (6,16 17).
porta il nome <<Morte>>, e ci si preoccupa del fatto che il Lapertura del quinto sigillo rivela il grido dell'umanità
suo cLìrattere definitivo non venga dimenticato; ò accom- di fronte alla continua ingiustizia che ar,'viene nella storia;
paÉinato da <<Inferno>>, il mondo dcgli infcri, il rcgno dci un grido che si raccoglie nel grido dei martiri, <<che furo-
morti (6,8). I due entreranno in scena insiemc; viene il no immolati a causa della parola di Dio e della testimo-

78 19
Il libro de11'Agnellcr La sroria scjolta ddi sigilli

l.ìiar.ìza chcgli avevano resa> (6,9-10). Che la storia prose- caduto sulla terra, sa <<che gli resta poco tempo> (12,12).
gua dopo tutti gli orrori possibili, come se non fossc suc Chiur"rque sia partecipe di qucst'ita diabolica <berrà il
cesso nulla, e si avvii verso orrori sempre nllovi, è clualco vino dell'ira di Dio che è versato puro nella coppa della
sa di insopportabile: <Fino a quando... non farai giusti- sua ira> (1,1,10). Lira di Dio raggiunge il culmine là dove
zia?>r. Coloro che gridano vengono consolati: <<Ancora un tutti i grappoli della terra vengono vendemmiati e gettati
poco>>. Il <<poco>> telnpo che a loro sembra durare impon- ..nel grande tino dell'ira di Dio>; <Il tino fu pigiato fuori
derabili epoche è per Dio <<un poco>>, <<1a netà di un della città> (per non contaminare la città santa [cfr. Eb
tempo>>. E che Dio non sta a guardare, inerte e impassibi- 11,121), <e dal tino uscì sangue fino al norso dei cavalli,
le, clivienc cvidentc quando viene aperto il scsto sigillo: già per una distanza di duecelrto miglia> (per indicare l'uni-
in mezzo alla storia accade qualcosa di simile a una fine versale ampiezza della dispetsione [14,19'20]).
del mondo, ir-r cui gli ortori dclla storia possono cssere Ma dinanzi a questa immagine (vcterotestamentaria: Is
visti come reazioni di Dio ai misfatti cor.npiuti dagli Lromi 63,2 6) bisogna cl-riedcrsi: chi pigia questo tino? II tcsto in
ni e ora, tutto a un tràtto, la paura si rivela essere un ele- 1.1,20 non lo dice, ma in 19,15 diviene chiaro: è Gesù che
mento fondamentale dell'esistenzal non solo chi è <schia- <pigerà nel tino il vino dell'ira furiosa del Dio onnipoten-
vo o libcroo, ma anche <i re della terra e igrandi, i capi- te>>i e per questo <<è awolto in un mantelkr intriso di san-
tar.ri, i ricchi e ipotenti> si nascondono fra le rupi dei gue> (19,13). Tutto íl mistero della redenzione si fa rico-
monti, ma la paura li pctseguita anche laggiù, sicché ora noscibile in qucsto: I'ira dell'Agnello è tanto grande quan-
dicono anche <<ai monti e alle rupi: Cadete sopra di noi e to quella del Padre, ma pcr ricor.ìciliatc il mondo con Dio
nascondeteci>> dall'ira di Dio e dell'Agnello ((r,15 16). egli, all'Orto degli Ulivi, beve il calice dell'ira di Dio fino
Che cos'è quest'ira? Dell'ira di Dio, nell'Antico Testa- in fondo, sopportando la paura della morte e il sentimen
mento, si parla in circa un migliaio di passi; anche il Nuo- to dell'abbandono da parte di Dio dei peccatori, carica su
vo Testamento - in particolare Paolo, ma anche gli altri di sé tutta la colpa dei suoi fratelli, gli uomini, ponenclo
scritti - la conosce bcne. e non solo dalle citazioni vetero- così fine all'ira di I)io. LApocalisse ne parla esplicitamen-
testamentarie; l'Apocalisse può mettere parolc su parole te. Ci sor.ro ancora isette flagelli conclusivi, ma sono,<gli
quando dice di Cristo: <Pigerà nel tino il vino dell'ira ultimi, poiché con essi si dcve compiere l'jra di Dio> (15,1)
furiosa del Dio onnipotente>> (19,15). Che cos'è quest'ira? Con il settimo risuona <<una voce potente che [dice]: 'È
Innanzitutto, essa mostra l'assoluta inconciliabilità tra il fatto !'> (16,17).
peccato del mondo, che è un'ira del mondo nei confronti Le forme di giudizio sull'umanità sono molto diverse;
di Dio, e l'atteggiamento di Dio nei confronti del mondo: velrgono illustrate in immagini simboliche variopinte, che
<<Le genti ne fremettcro, ma è giunta l'ora della tua ira>> rifiutano di essere interpretate singolarmente. Con la se-
(11,18). I-ira del nrondo nei confronti di Dio si approfon- conda serie di castighi, i primi quattro piovono sull'uma
disce fino a diventare il <grande furoreo dcl diavolo, che, nità ancora dall'esterno, dalla natura: prima 1a grancline e

8l
11 libro dell'Agnello La storia sciolta dai sigilli

il fuoco, che bruciano l'erba e gli alberi, poi il mare che dolore>, anziché pentirsi delle loro azioni; poi viene pro-
viene trasforrlato in sangue, poi le sorgenti chc diventano sciugato il fiume orientale, per aprire un accesso da qui ai
amare, infìne le luci delle stelle che si oscurano, ogni vofta re che giungono per la battaglia finale; qui si aggiunge
per <<un terzo> (8,7 12). Nettamente distinti da questi subito íl settirlo flagello - essendo la <fine delf ira> : il
sono il quinto e il sesto castigo (9,1- 12.1) 27\; in imn.ragi- completo sconvolgimento della natura e delle città co-
ni terrificanti gli uomini vengono tormcntati da animali, struite dagli uomini, inizio della disgregazione del vecchio
un supplizio che sembra piuttosto rappresentare il tor- mondo (16,20) verso la sccna dcl giudizio finale.
mento intrinseco al peccato: punturc simili a quelle di Il giudizio finale, come nel resto clel Nuovo Testa-
scorpione, che colpiscono <<soltanto gli uomini che non mento, sarà tenuto da Dio stesso (20,I1. l5), insienrc, co-
labbiano] il sigillo di Dio sulla fronte> (9,,1), il potere da mc dice anchc lraolo, ai suoi santi (20,4).I castighi che
parte di anin.rali favolosi di tormentare non solo con la vengono comminati prima sono per la maggíor parte all
testa, ma anche con code a forma di serpente, mostrano topunizione, autocorruzione della creatura, dovuta all'av
per immagini il modo in cui l'uomo ribelle a Dio viene versione a Dio; cventi che in seguito verranno ancora alla
tortlrrato e ferito dalf innaturalità del suo peccato. ll fan- luce, puri, nei diversi aspetti dcll'autodisgregazione clel
tastico cresccndo delle immagini mostra f indurirnento, nrale. Iìino a questi ultimi pensieri si ptotrac il principio
lrutto clella perversione, del peccatore in se stesso (cfr. vetero- e neotestamentario secondo cui il male punisce se
9,20-21); solo una volta (11,11-14) si parla di una conver stesso (è così in numerosi salmi), mentre ogni castigo che
sione, ma non in occasione dei castighi, bensì della resur proviene da Dio awiene per punizione d'amore.
rezione dei due testimoni. Già in questa seconda serie di
castighi si chian-ra in causa l'inferno: il suo abisso si è aper-
to e il fumo che da esso sale oscura il mondo (9,1,2): t1
principe degli inferi, di nome <<sterminarore>> Gpollyan),
è il signore degli animali incaricati del supplizio.
Anche la terza e ultima serie di castighi si articola in
modo simile: le prime quatrro coppe dell'ira divina ven-
gono vefsate sulla natura: sulla terra, poi sul mare, sui
fiumi, infine sulle stelle (1(r,1,8), ma con lo stesso risulta
to: <Gli uomini bruciarono per il terribile calore e be-
stemmiarono il nome di Dio che ha in suo potere tali fla-
gelli, invece di rar.-vedersi per rendergli omaggio> (16,9).
La quinta e la sesta coppa si riversano sul regno del dia-
volo, nel quale <gli uon-rini si mordevano la lingua per il

8l
*,
I

5
LA PARTORIENTE

Quando suona la settima tromba (11,15) e giunge il ter-


zo <<guai>> (11,14) si apre l'evento de1la fine dei tempi mes-
sianica, illustrata da1 capitolo 12 aJ capito\o 20.
Grande e sola <<nel cielo> appare la donna, che nel-
l'Apocalisse non può essere paragonata a nient'altro. Ri-
vestita di sole, con la luna sotto i piedi e con una corona
di dodici stelle, ella è come la sintesi e il fine del senso
delia creazione; ma proprio in quanto tale <grida per 1e
doglie e il travaglio del parto> (12,1-2). Che questa nasci
ta sia quaicosa di definitivo diviene evidente anche nel
fatto che le sta di fronte il contropotere assoluto, il <drago
rosso>>, pronto a dívorare colui che nascerà.
Non sí può evitare di chiedersi chi sia la donna, chi sim-
boleggi. Il suo gridare per le doglie del parto ci dà una
prima risposta: è Israele, îidanzata e sposa di Jahvè, nella
misura in cui, nella fede e ne1 dolore, <<aspetta>> il Messia,
nello stesso senso in cui una donna è <<in atteso>, nella
maggior parte dei casi quando le doglie sono gíà comín-
ciate. Israele, in quanto fedele popolo di Dio, è ben con-
sapevole e certo che il Messia uscirà da esso e che il suo
awento dovrà essere anticipato dalle <doglie del Messia>>.

*
ll libro dell'Agnello La paftoriente

Come può non gemere la terriì, se si pretende da essa che l'uno dall'altra in modo che il fiume vomitato dal diavolo
dia vita a un frutto divino? non raggiunga la donna, cosa che però fa infuriare ulte'
Ma il Messia sarà uno solo, e a uno solo non dà vita un riormente il drago, che così se ne va <<a far guerta contro
popolo; lo fa, invece, una sola, una donna, in cui si riassu- il resto della sua discendenza, contro quelli che osservano
mc, fin dall'jnizio, con tutti i suoi sforzi generativi, in tLrtta i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimo-
la sua storia, tutto il popolo. La donna nella quale lsraele nianza di Gesù> (12,17). Sono i cristiani, a cui la Chiesa
trova il suo verticc e compimento, nella quale si incarna ha dato luce, in cui ormai si è trasformata Maria, dopo le
anche tutto ciò che una fede che spera e che ama ha pre- sue doglie presso la croce (<<ecco il tuo figliol> [Gv
parato nel corso della storia, in ultima analisi, partorendo 19,26)).
realmente, oltrepassa tutta 1'epoca dell'attesa; in quanto L-antico popolo di Dio, la madte di Dio e la Cl"riesa for
madre del Messia, appartiene anch'ella al nuovo ordine mano insieme un'unica realtà; non contemporancamente,
instaurato da suo figlio, il <figlio maschio, destinato a ma in un processo nel quale la fecondità di Israele si rac
governare tutte le nazioni [non solo Israele] con scetffo di coglie e a1 contempo si oltrepassa in Maria, e la nuova
lcrro- rL2.5l. ln quc.to olrrepassamcnto e compimento fecondità di Maria si sviluppa verso la maternità della
anche le doglie assumono un senso nuovo, che l'Apoca- Chiesa. Di più I'Apocalisse non ci dice sul mistero della
lisse accenna a malapena. Infatti, fin da subito non saran- partoriente; ma questo lo afferma con cetfezza.
no le doglie in vista del Messia, bensì le doglie del Messia
stesso, alle quali sua madre, la donna, dovrà partecipare.
Sulla croce si compie l'incarnazione di Gesù; e presso la
croce si compie anche il doloroso parto di Maria.
Per il Messia, la croce è la vittoria: egli viene <<subito
rapito verso Dio e verso il suo trono> (12,5); la donna,
invece, resta sulla terra e fugge nel deserto, dove Dio le
prepara un rifugio fino alla fine, per duecentosessanta
giorni. 11 figlio rapito verso Dio ha vinto il drago, che,
mentre il figlio sale al trono, precipita fuori da1l'atempo-
ralità; ma cadendo sul mondo, e quindi nel tempo e nella
finitezza, aumenta il suo furore, perché sa che ora gli resta
poco tempo (12,12). Così nasce la situazione escatologica:
la donna, nutrita nel deserto da Dio; di fronte a lei <il
grande drago, i1 serpente antico, colui che chiamiamo il
diavolo e satrìna e che seduce tutta la terra>> (12,9); divisi

86 87
*,t

6
LACCELERAZIONE ESCATOLOGICA

La legge del tanto-più

Con la vittoria dell'Agnello, l'ascensione al cielo de1


Messia, e la caduta del diavolo sulla terra ha inizio 1a fine
dei tempi; 1a sua legge è 1a legge del. tanto-più. È solo la
completa rivelazíone dell'amore di Dio - per usare il lin-
guaggio deí vangeli - a far sì che I'ultima forza, ceto
disperata, de1 male fuoriesca. I1 <<serpente antico>> esiste
da sempre; il veggente, con questa definizíone, allude alla
storia del paradiso. Ma esso era nascosto da qualche parte
in cielo, come <<accusatore dei nostri fratelli> (12,10),
come spiega il libro di Gíobbe. Solo quando compare
Cristo egli íncontra con il suo Spirito Santo i tanti posse-
duti. Per questo non bisogna meravigliarsi del fatto che
l'Antico Testamento non conosce ancora il diavolo della
fine dei tempi.
Certo, in Israele il Dio vivente è già svelato, e di fronte
a lui, sia alf interno che all'esterno de1 popolo, si inizia a
domandarsi beffardamente se egli esista e quale sia il suo
potere. <<Lo stolto pensa: 'Non c'è Dio'> (Sal 14,1). <Mi
dicono sempre: 'Dov'è íl tuo Dio?'> (SaJ 42,4;79,10;
TÌ libro deìl'Agnclio L'accelerazione escatologica

115,2). Qui ha inizio per la prima volta il fenomeno del- oppure gli uomini sono prowisti non di questo sigillo, ma
l'atcismo, che però !Ìssumetà grande potere solo dopo del marchio della bestia <sulla mano destra e sulla fronte>
Cristo. Dove esistono dei personali o potenze religiose (11,1('), ed essi, insieme alla bestia, sono perduti (19,20;
impersonali (come il <<destino> - fatum signlfica <<oracolo 20,15). Lo sguardo, a partire dalla finc, ritorna su tutta la
degli dei>> - o 1l niruaqta, il niente-di-tutto-questo), l'atei fase della finc dei tempi. Tutta\iia, questa fase non è priva
smo non è ancora possibile. Anche l'atomismo di un di eventi dran.rmatici, che riguardano anche il singolo che
Democrito o di un Lucrezio non ha niente in comune con la vive. I1 tutto viene descritto da più parti come una
il rnodcrno mrtclir lísrrro antiteistico. movimentata battaglia. Non appena è precipitato sulla
Solo dovc Dio svela il suo volto cone Dio vincolatosi terra, il drago intzia <<a far guerra>> ai figli della Chiesa
nell'alleanza con Israele, che in Gesù Cristo, adclirittura, (12,17). All'Anticristo (la bestia che sale dal mare) ò <<per
csfrimc il misrs|o Jclla suJ c\seìrrA come irnrore. ilriziirno messo di far guerra contro i santi e di vincerli>> (1J,7); Ia
le bestemn.rie di cui si rien-rpiono la bocca le bestie apoca- bestia di menzollna riceve il potere di sedurrc <gli abitan-
littiche, qualunque sia il Ìoro contenuto: 1'oclio nrortale ti della terra>> per mezzo dei suoi prodigi (13,1,1); ai <tre
contro Dio, il rifiuto indifferente e pieno di disprczzo di spiriti in'rmor"rdin che cscono clalla bocca de1 drago spetta
lui e della sua impotcnza ad in'rporsi, la demonica super- <<radunare tutti i re della terra per la guerra del gran gior-
bia clel volersi n.rcttcrc al suo posto, la caparbia negazione, no di Dio onnipotente>> (16,11). La guerra a cui i rc
tanto irrigiditasi in se stessa da non avere più vie d'uscita J,.rnno inizr,-, conrr() l'AÈnello {ì7.14) vienc irrfirrc corr
e desiderosa soltanto di una cosa: crescere fino a raggiun- dotta da Cristo con i suoi seguaci, <i chiamatj, gli eletti e
gere l'assoluto. Dalla prospettiva di questo tanto-più post' i fècleli,> (17,11) e corr gli <<cserciti del cielo> (19,14), e i
cristiano, al tcrmine dell'Apocalissc si affcrna: <<ll perver nemici vengono definitivamente battuti, anche se solo
so continui pure a essere perverso, I'inrpuro continui ad dopo che ,d'accampame nto dei santi e la città dilettar> so-
essere impulo c il giusto continui a praticarc la giustizia e no stati cinti d'assedío (20,9). Le in.rmagini sono dunque
il santo si sàntifìchi ancora> (22,11). tutt'altro che rigide; la fine dei tempi è un unico, enormc
Qui si potrebbe obiettare, certo a ragione, che le visio- comLrattintent,-,. nel quale i t rístirni coTrono cslrcnripcri
ni dell'Apocalisse riferiscono solo immagini, regisrazioni coli: seduzione, accerchiamento, addiritnrra sconlìtta. Ma
momentanee per così dire, in cui non possono affatto ren- tutto questo nel quadro dell'idea globale sccondo cui il
Jersi ri.ibili ,riluppi.:lorit tnorali Ji u,,mini riri. È vcro. diavolo, gettato dall'eternità nel tempo, sviluppa un tale
proprio se si conlionta la serie dclle visioni con lc sette let furore solo pcrché <gli rcsta poco tempo> ed è già bat-
tere esoftativc dell'inttoduzionc, nelle quali lo sviluppo tuto.
morale è centrale, in positivo o in negativo. Nelle immagi- L'ateismo, in quest'epoca, è essenzialmente antiteismo.
ni tutto è ogni volta cleciso: o si ha inrprcsso il sigillo di In Cristo. un fattore di divina infinità si fa strada nella fini-
Dio sulla fronte (7,.1), e così non si è toccati dai castighi, tudine della vita del mondo e dell'uomo, e questo fattorc

90 9t
Il libro dell'Agncllo Laccclerazione escatologica

risveglia l'uomo, che fino a questo momento non ha alcu- forma origínaria, da solo, ma estraendo da sé un'antitri-
na speranza di riscattarsi dalla finitudine, dalla sua rasse- nità che solo in quanto tale possiecle il pieno potere del
gnazione o dalla sua fuga nel vuoto, suscitando in lui il male per sedurre I'umanità. Come nel Nuovo Testamento
desiderio di produrre da se stesso questa infinítà. Forse il Padre consegna al Figlio tutto il potere e il giudizio sul
che la parte più intima del suo Io non potrebbe essere un mondo e in questo rrodo si ritira diero di lui, poiché il
Io infinito, che produce da sé tutto ciò che è finito per Figlio vuole rivelare solo il Padre, ..i1 drago>> consegna alla
diventare cosciente della propria onnipotenza? Forse che sua creatura .,Ìa sua forza, il suo trono e la sua potestà
1'assoluta volontà di potenza non potrcbbe essere la parte grander, (8,2), e qucsto per tutta la fine dei tempi: <qua-
più intima della finitudine, in modo che I'uomo possa e rantadue mesi>> (11,5), e su tutta la terra, <<sopra ogni stir-
debba oltrepassare all'infinito i suoi limiti? Non potrebbe pe, popolo, lingua e nazione>> (13 ,1). La bestia che viene
essere egli stesso quella pura esistenza che sia anche piena dal mare è caratterizzata da due elementi: <Alla bestia fu
libertà di dar forma alla sua stessa essenza finita. una volta data una bocca per proferire parole d'orgoglio e bestem-
nel bene, una volta nel male, non fa differenza se ciò che mic>, per <<bestemmiare il suo nome e la sua dimora, con-
resta è solo la libertà creatrice? Se è vero che Dio diventa tro tutti quelli che abitano in cielo>; non prova certo
uomo (e in questo modo smette di essere Dio), non indifferenza nei confronti di Dio e di tutto ciò che gli
potrebbe anche I'uomo diventare Dio e merrere in scena appartiene, ma incarna un odio sostanziale verso di lui, e
la propria ascensione al cielo (in un cielo vuoto)? Dinanzi sono evidentemente la grandezza e ìa potenza di quest'o-
al Verbo di Dio che diventa carne, all'uomo fa spccie la dio che gli abitanti della terra guardano stupiti, tanto da
propria mortalità, ed egli si inventa bombe atomiche sem- vedersi costretti ad adorare questo essere (11,4.8). Il
pre nuove pur di n.randare a monte la propria finitudine e potere di questo odio è qualcosa di non ancora conosciu-
conquistarsi in qualche modo l'infinità. Cristo ha portato to e di apparenten'ìe nte invincibile: <Chi è simile alla
la luce dell'infinità nel mondo e in ogni uomo (Gv 1,9) e bestia e chi può combattere con essa?>> (ú,4).ll sccondo
così facendo ha generato in chi nel mondo è anticristiano elemento è ancora più rivelatore: <Una delle sue teste
I'idea di usare questa luce per dar fuoco alla miccia che sembrò colpita a morte, ma la sua piaga mortale fu guari-
un giorno, quando tutto esploderà, renderà infinita la fa>> (|J,i.12\. Era una <ferita di spada", che ha colpito il
finitudine. suo nervo vitale, ma la ferita è guarita senza lasciare cica-
trici. Qui divengono definitivamente evidenti la somi-
g,lianza e il contrasto rispetto al Figlio di Dio. Cristo è
La trinità del malc Colui che viene colpito mortalmente dal peccato, le cui
ferite, nel corpo trasfigurato, resîano eternamente aperte;
Il diavolo non conduce la guerra cui dà inizio dopo durante il giudizio i popoli dovranno guardare ancora a
essere caduto sulla terra con i figli della Chiesa nella sua Colui che hanno trafitto (1,7). Il figlio del drago, invece,

.),
L'accelcrazione escatologica
ll libro dell'Agncllo
<tutto il potere>> dell'Anticristo, emulando così il fatto che
non conserva alcuna cicatrice della sua ferita I.tlortale, e
lo Spirito Santo è <della stessa sostanza>> del Padre e c{el
questo dice anchc che il suo sanglle non ha avuto un cffet-
Figlio. Ha bisogno di qr-resto potere in primo luogo per
to salvifico, che la sua fèrita non cra e non è una ferita d'a-
fare propaganda all'Anticristo: compie prodigi, ma a fa-
more. Con il sanguc di Cristo, che scorre in eterno, la
vore della bestia; accresce la sua onnipresenza animando
Chiesa e il mor-rclo vengono continuàmente lavati (-1 ,14;
<<la statua delia bestia>, cosicché essa parla e può consc-
22,14; cft. Caterina da Siena); solo chi è ferito insien-re a
gnare alla morte (<il grande lratello ti vede>). Così, tutti,
Cristo per gli altri r.romini e può sanguinare con lui con-
<<piccoli e grandi, rícchi c poveri, liberi e schiavi>>, vengo-
tribuisce a rendere candido il mondo immondo. Chi è
no spinti ird adorrre la bcstia o veng(ìno rrccisi: cirrscLrno.
anticristiano è caralterizzato da una salute in sé chiusa,
se vuole comprare o vcndere, cioè se non vuole morire di
chc non è che scmplice sterilità. Il <libro della vita> ò pos-
famc, cleve portare il nrarchio di colui che adora (11,1!-
seduto solo dall'<AgneÌlo immolato>> (11,8), c alla vita
Ú).
cterna giungono <solo quelli chc sono scritti nel libro
Le attualizzazioni dell'Anticristo mccliante i miracoli
della vita dell'Agnello> (21,27 ).
della propaganda sono la controimmaginc delle attualiz-
Ma con il potere blasfemo dcll'Anticristo l'antitrinità
zazioni & Cristo attraverso lo Spirito Santo nell'eucaristia
del male non è irncora compiuta. Manca ancora l'..altra
e negli altri s:ìcrànenti e rendimenti di grazie a Dio.
bestia>>, caratterizzata clal fatto chc ha .<due corna, simili a
Poiché non csiste un lcgan're d'amorc tra il diabolico
quelle di un agnello, [eì però lparlaì come un drago,,
padre e suo figlio, la propagandà dello spirito di menzo-
(1J,11), insomma può essere scambiata con I'Agncllo in
gna, anclre per i due per cui è attiva, non è interiore, ma
modo diverso dall'Anticristo, pur parlando e agendo a
può essere soltanto esteriore. E se lo spirito di menzogna
partirc dallo spirittt dcl male originario. E già in sc stessa
possicclc <<tutto il poterc, del drago e dell'Anticristo, è
contraddizione e menzogna. Conre spirito di menzogna
chiaro che il potere privo di amore può essere soltanto
essa corrisponde, nella trinità satanica, al Santo <Spirito
malvagio.
di verità> (Gv 14,17 e altrove) mandato da Cristo e dal
Per questo il terzo dei tre angeli che volano in mezzo al
Padre. La verità, sccondo il vangelo di Giovantri, consiste
cielo (14,ó-12) annuncia <<a gran voce:'Chiunque adora la
nel fatto che il Padre si esprime compiutamente nel Figlio
bestia e la sua statua e ne riceve il marchio sulla frontc o
e il Figlio non vuolc essere altro che espressione compiu-
sulla mano, berrà il vino dell'ira di Dio che è versato puro
ta del Padre; lo "Spirito di veritào tcstimonia questa per-
nella coppa della sua ira e sarà torturato con fuoco e
fetta corrispondenza tra Padre e Figlio come amore essen
zolfo... per i secoli dei secoli'> (1,1,9-11).
ziale. La menzogna, invece, è i1 non riconoscimento del
Iriglio come espressione del Padre, e dunque anche il non
riconoscere e il non conoscere il Padre (Gv 8,4t1-47).
Nell'antitrhità del male, lo spirito di menzogna assume
95
Il libro dell'Agnclìo Laccelcrazione escatologica

I testimoni dell' Agnello toquarantaquattrcmrla>> (14,2-J). Ora essi sono evidente-


mente in cielo. La questione è se per essi dobbiamo distin-
Le descrizioni dci processi escatologici sulla terra ven- gucre tra terra e cielo, oppure sc. piuttosto. possano tro-
gono continuan.ìente interrotte da scene che awengono varsi contemporaneamente in entrambi i luoghi. Così
presso il trono di Dio (15,1 8; 19,1-10), attraverso angeli come Paolo dice dei cristiani che essi (ora come viventi
che volano in mezzo al cielo (14,6-ll), voci che risuonano sulla terra) sono morti e risorti e che la loro vita è nasco-
dal cielo (l4,lJ;16,5:18,4-8), eventi che hanno luogo tra sta in Dio e apparirà anche con Cristo (Col 1,1-l), o la let-
cielo c terra (14,14-20), descrivendo i testimoni che sono tera agli Ebrei, secondo cui noi ci siamo accostati al monte
seguaci dell'Agnello (14,1-5). Tuttc queste scene, che non di Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme cele-
hanno bisogno di essere esaminate singolarmente, mostra- ste e a miriadi di angeli (Eb 12,22). Non è dunque neces-
no che tra cielo e terra non regna una frattura, ma il cielo sarío essere morti nel corpo per vivere nella propria pa-
prcnde sempre parte a quanto accade sulla terra. Ciò di- tria, in cielo, là dov'è la nostra patria (Fil 1,20). Questa
viene definitivamentc chiaro in un altro episodio, che verità, continuamente raccomandata ai cristiani, nell'Apo-
discutcremo più avanti, quello del regno dei mille anni, in calisse viene guardata in n'rodo metaforico. Di questi
cui i testimoni di Gesù risorto regneranno già insieme a seguaci dell'Agnello, inoltre, si dice che sono tutti <<vergi-
lui sulla terra (2o,4-5\. ni e seguono l'Agnello clovunque var, (14,4). È la verginità
Ciò che va ora sottolineato è il fatto che coloro che di coloro che (in senso veterotestamentario) non <si pro-
seguono 1'Agnello recano <<scritto sulla fronte il suo nome stituiscono allontanandosi da Dio>, rincorrendo gli dei
e il nome del Padre suo> (14,1), gli stessi <<centoqualanta- stranieri, ma restano convintamente nella sequela, o, come
quattromila>> che sono stati <<segnati con il sigillo> (7,4) e è scritto - congiungendo Antica e Nuova Alleanza -, quel-
che non possono essere assegnati in modo univoco né alla li che ..osservano i comandamenti di Dio c sono in pos-
terra né al cielo. Ne.l capitolo 7 essi vengono sì <segnati sesso della testimonianza di Gesù> (12,17). Non sono
con il sigillo> sulla terra, ma appaiono subito dopo <da' impressionati dalla propaganda della seconda bestia, per
vanti al trono e davanti all'Agnello, awolti in vesti candi- cui <<non fu trovata menzogna sulla loro bocca> (14,5 ); so-
de'> e con ,.pal.ne nelle mani>> (7,9). Nel capitolo 14, gli no - ancora un lerminc vcterolestamentario - \.senza mac-
stessi sono con I'Agnello ,.sul monte Sion> (14,1), che chia>. Ed essi, viene detto due volte, <<sono stati redenti
sembra trovarsi su questa terra. In seguito risuona una tra gli uomini>>, or,viamente grazie al sangue dell'Agnello
voce dal cielo - paragonata a un fragore di grandi acque, (5,9), <come primizie per Dio e per l'Agnello>: un termi-
a un rimbon'rbo di forte tuono e al suono dell'arpa -, e su ne del linguaggio cultuale: le prime cose, le cose migliori
bito si prosegue: <<Essi cantavano un cantico nuovo davan- che Dio raccoglie della terra e che essa ha da offrirgli (Gc
ti al trono e davanti ai quattro esseri viventi e ai vegliardi. 1,18).
E nessuno poteva comprendere quel cantico se non i cen- Testimone, mórtys, è un termine fondamentale dcll'A-

96
ll libro clell'Agnello IJaccelerazionc escatologica

pocalisse. Esso dcsigna non solo coloro che hanno rrersa- Babibnia e /a sua dislruzione
to per Cristo il proprio sangue corporale, nra tutti quelli
che hanno posto tutta la loro esistenza in sanguinosa IJinrmagine della grande prostituta seduta sopra una
serietà al servizio dell'Agnello. Ci sono martirî piir lunghi bestia scarlatta, coperta di nomi blasfemi, che sulla frontc
e più terribili di quelli che sop;,orta il <<resrimone del san- (le prostitutc all'epoca portavano una fascia con il proprio
gue>> in senso stretto. Tl martirio in senso ampio l'hanno
nome) ha scritto: <Babilonia la grande, la madre delle pro-
dovuto sopportare anche quelìe anime che stanno <<sotto stitute e degli abomini della terrar, del sangue dei
I'altare> (6,9), che <hanno fame e sete di giustizia> (Mt "ebbra
sant;> (17,1 6), è un'ultima sintetica metafora dcll'essenza
5,6). Oppure, quelli che <<sono passati artraverso Ia ۓran- di ogni male. Babilonia ha assunto questo ruolo in larga
de tribolazione e hanno lavato le loro vcsti rendendole misura già nell'Antica Alleanza; qui è inoltre la contro-
candide col sangue dell'Agnello> (non nel proprio san- parte della donna vestita di sole cl"rc partorisce il Messia e
gue) (7,14), o i due grandi tesrimoni, chc per tutta la loro diventa la Chiesa, e pcr tutta la storia della Chiesa la con-
vita hanno compiuro la loro tcstimoniar.rza, fincl.ré infine trapposizione irriducibjle tra il regno di Dio e il regno del
<la bestia che sale dall'Abisso farà guerra contro di loro, li
diavolo continuerà a vivere nella contrapposizione tra Ge-
vincerà c li uccidcrà> (11,7), dopo di che pcrò faranno la rusalemme e Babilonia.
loro testimoniar.rza più alta, quelìa della resurrezione e C)ra, è assai significativo cl-re di questa Babilonia, pre-
clell'asccr"rsione (1 1 ,1 1- 12 ) E quar.rdo si dice che Babilo- sentata al veggente nel capitolo 17, si annunci la caduta
nia, la prostituta, è <ebbra del sangue dei santi c del san- già due volte prima che accada. Il secondo dei tre angeli
guc dei martiri di Gcsù> (17,6), ci si riferisce ancora a rlrti
clre volano in mezzo al cielo invoca, già in 14,8: ,,È cadu
i veri credenti. ta, è cadutà Babilonia la grandc, quella che ha abbeverato
Quando Giovar.rni vuolc adorare l'angelo che annuncia tutte le genti col vino del furote della sua fornicazioner>; e
lc <<veraci parole di Dio>> c questi glielo impediscc, egli ancora una volta, quando è il momento della settima
comprcnde: <<Io sono scrvo cone te e i tuoi fratclli, chc coppa, che dà conclusione all'ira di Dio, si spiega che da
custodiscono la testimonianza di Gesir>>: <La testimonian grande città si squarciò in tre parti e crollarono le città
za di Gesù è lo spíríto di profezia> (19,10); anche gli ange del1e nazioni. Dio si ricordò di Babilonia la grande, per
li, insieme agli uomini, sono tesrimoni, ma la testimonian darle da bere la coppa di vino clella sua ira ardente>>
za avviene attraverso Jo Spírito Santo, che ispira le parole (16,19). Appartiene già al passato prima di fare la sua
giuste su Dio. Profeta non è colui che sa annunciare ciò apparizione. E ancora più strano è che della bestia su cui
che deve awenire, ma colui che sa dire la parola su Dio siede Babilonia si dice che ha passato e futuro, ma non il
donata da Dio. presente (17,8). QLrcsta misteúosissima affermazione sul-
l'essenza del male, a cui - contrariamente a Dio, <Colui
che è, che era e che viene>> - viene negato il vero presen-

98
Il iibro dell'Agnello Laccelerazione escatologica

te, ha evidentemente spinto un lettore del testo a risolve- È sorprendente con quale percev eîanzala caduta di Ba
re 1'enigma facendo uso di speculazioni piuttosto contin- bilonia (che, come Gerusalemme, è sia una donna che una
genti, rendendolo però inestrícabilmente confuso". città [17,18]) continui a essere annunciata. Un angelo con
grande potenza, il cui splendore illumina la terra, annun-
cia per la terza volta la sua caduta: <<È caduta, è caduta
'' I velsetti 17,9 17 non fanno parre del testo. Chi ha compilato quc
Babilonia la grande ed è diventata covo di demòni, carce-
sti versetti ha identificato la Babilonia simbolica con la città di Roma
come potere mondano; lc settc teste della bestia con isuoi sette colli
re di ogni spirito immondo> (18,1-2) e proprio durante il
e i sette rc, cioè gli impelatori romani, dei quali cinquc dovrebbcro grande iamento per la sua perdita appare ancora un altro
appartenere già al passato, il sesro è ancora in vita e il settino dovrcb <<angelo possente>: <<Prese allora una pietra grande come
be venire, ma solo per breve tempo, mentre la l:estia i.lovrebbe esse una mola, e la gettò in mare esclamando: 'Con la stessa
rc al contempo uno dei sette e l'ottavo. Le clieci corna della bestia
violenza sarà precipitata Babilonia, la grande città, e più
vengono interpretate in riferimento a dicci re, che hanno rjcevuto
un'ora di poterc dalla bcstia; qucsti rc fanno tre cose: si alleano con non riapparirà'>> (18,21). <In un solo giorno>> tutte le sven-
la bestia, fanno guerra aìl'Agnello e vengono infine sconfitti da csso, ture verranno su di lei: <<Morte [o peste], lutto e fame; sarà
poi odiano ìa prostiîuta assieme alla bestia, la spogliano e la lasciano bruciata dal fuoco> (18,8.10.19). Le lamentazioni dell'An-
nucìa, la mangiano e la bruciano.
tico Testamento vengono ampliate fino a diventare una
Dietro questa storia conlusa c contrarlclittoria può nascondcrsi
una leggenda circa I'imperatore Neronc, il cui nome è stato dedotto
delle nenie più possenti della poesia mondiale, intonàte
dal numero 666 (in altri manoscritti 616) (cfr su qLiesto la trota 36 dapprima dai re che si sono accattivati le simpatie della
d,eIla Zùrcher Bihehj ma nemmcno questo enigma numerico fa parte donna, poi dai mercanti che si sono arricchiti con il suo
c1ell'ApocaÌisse, i cui numeri O,1,7,1.2 e i loro moltiplicatori) sono lusso - costato anche <schiavi e vite urnane>> - e infine dai
molto semplici; l'Apocalisse non vuole affrontarc cnigmi metaforici.
comandanti, dalla ciurma e dai naviganti che per essa
La <<menre che abbia che qui vicne jnvocata (17,9; cfr.
s^ggezzà>>
11,18) non è la stessa <lel veggente di questa rivclazionc. Sccondo una
hanno commerciato. Tutti costoro si tengono <a distanza
leggencìa, Nerone non sarebbe morto, ma sarebbe fuggito presso i per paura dei suoi tormenti>> (18,10.i7) e vedono salire
Parti e poi ritornato per conquistare il suo regno. Ma non esistono solo da lontano il fimo della sua autodistruzione, e da
calcoli possibili degli imperatorì romani che si accordino con i <<settc
essa questo..fumo sale nei secoli dei secoli>> (19,1).
rc> di cui si parla qui (cfr. E. Lohmeycr, Die Offenbartng des
Dal punto di vista di Dio, questo incendio è il suo giu-
Iohannes,19532, p. 1.13). E tanto mcno i <dieci rc>> si accordano con
i satrapi dci Parti, di cui se ne elencano sempre quattordici. Resta dizio e la sua vendetta (I9,2), e del tutto in senso vetero-
incomprensibile, inoltre, 1'odio della bcstia c dei re nei confronti di testamentario esso è anche la doppia retribuzione del
Babele, che essi distruggono, mangiano e bruciano. Turta I'interpre- popolo di Dio nei confronti della potenza contraria a Dio
tazione contingente di questa parte dell'Apocalissc contraddice la
struttura portanîe clel libro, che è atemporalc c attiene alla storia uni
versale, e questo vicnc ignoraro, a grande danno ciella costante attua- i cristiani di allora nella persecuzione politica. LApocalissc è stata
lità del libro, da tutti coloro che, partendo da questi oscuri versetti, lei.latta nell'anno 93, quando la persecuzione di Domizjano non era
considerano tutta l'opera come un <dibro cli consolaziono> scritto per ancora iniziata; in cssa viene citato un unico martire, Antìpa (2,11).

100 t0l

*t
Il libro dell'Agncllo

che 1o ha tormentato (18,6; cfr. Ger 17,18). L'autoincene- 1


rimento del male alla fine della sua azione e della sua arro- IL GIUDIZIO
gante autoglorificazione (<Io seggo regina, vedova non
sono e lutto non vedrò>> t18,71) è solo 1'aperta e definitiva
rappresentazione della sua autonegazione, che esso ha già
da sempre iniziato e che - per usare un'immagine tempo-
rale - gli ha consentito di avere solo passato e futuro, ma
nessun reale presente.

ì-Apocalisse è il libro dei molti giudizi di Dio sul mon-


do. Dobbiamo guardarci dal leggervi in controluce le no'
stre convenzionali idee sul giudizio (<particolare> o <<uni-
versalen che sia); questo potrebbe portare ai peggiori
ftaintendimenti. E dobbiamo anche guardarci dal mettere
cronologicamente in fila gli aspetti del divino giudicare
che il libro stesso descrive metaforicamente. come se una
tale sequenza di immagini riproducesse singoli eventi sto
rici. Questo vale per tutto ciò che ha a che fare con la
descrizione del ..regno dei mille anni>>.
Dio - in tutto il libro - è il giudice giusto, e questo non
solo è un titolo che gli spetta, ma è anche ciò che corri-
sponde alle sue azioni. C'è innanzitutto il grido degli
impazienti affinché il giudizio si compia in fretta (6,10), ai
quali si ribatte di <<pazientare ancora un poco>>- Ma poiché
con il terzo <guai>> e con la nascita del Messia irrompe la
fine dei tempi, Dio ha <<instaurato>> il suo <<regno>> ed <<è
giunta l'ora... di giudicare i morti>>, I'ora da un lato di dare
la ricompensa <<ai tuoi servi, ai profeti e ai santi e a quan-
ti temono il tuo nomerr, e dall'altro <<di annientare coloro
che distruggono la terru (11,18).

102 101
Il libro rìell'Agnello Il Cìiudizio

Questo giudizio conduce già alla fine dei tempi o al cavalca un cavallo bianco e che <giudica e combatte con
tempo dclla Chiesa, nella misura in cui è un tempo che ha giustizia> (19,11). Ma per lui è significativo che egli pre-
inizio con la sconfitta di Satana in cielo (12,9) - si pensa vale soltanto con la ..spada che usciva di bocca al Cava-
qui istintivamente alla visione di Gesù: <<Io vedcvo satana liere> (19,21), cioè con la forza della sua parola (cfr.2,16:
cadere dal cielo come la folgore> (Lc 10,18); <ota è il giu <Combatterò contro di loro con la spada della mia boc
dizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo ca>). Della Chiesa in quanto tale non si clice mai che com-
sarà gettato fuori>> (Gv 12,11) e tutto ciò che segue si batte; contro di essa <si awenta>> sì i1 diavolo, trla essa
trova sotto questo giudizio, che fondamentalmente è già viene anche protetta da Dio (12,(r.14), e per proteggerla
accaduto. Le ripercussioni di questo giudizio possono Dio può servirsi anche della terra (I2,15-16). Dai cristia-
essere annunciate sulla terra dal primo dei tre angeli che ni, invece, ci si aspetta una testimonianza combattiva, chc
volano in mezzo al cielo, quello che annuncia il .<vangelo a volte, csternamente, li fa essere vittime (11,7) fino a
eterno>>, la definitiva buona novella, a tutti gli abitanti dover far fronte a difficoltà estremc, poiché i nemici cin-
della terra, dicendo: <Temete Dio e dategli gloria, petché gono <<d'assedio l'accampamento dei santi e la città dilet
è giunta l'ora del suo giudizio> (14,6-1), e mentre gli ulti- ta>> (20,9). Ma poiché Cristo combatte solo con la sua

mi sette castighi che mettono fine alf ira dí Dio vengono parola e i cristiani fanno 1o stesso soltanto per mezzo della
mandati sul mondo, in cielo si può dire: <Sì, Signore, Dio loro testimonianza, non si descrive mai un combattimen-
onnipotente; veri e giusti sono i tuoi giudizi!> (1ó,7). to vero e proprio, bensì si passa ogni volta, senza soluzio-
Anche queste effusioni di ira, dunquc, sono una forma di ne di continuità, dal supremo pericolo e antitesi fino alla
giudizio. La stessa parola viene ripetuta dopo la distruzio- vittoria. È così quando vengono giudicate le bestie: alf im
ne di Babilonia (19,2 ). pror,wiso gli awersari sono tutti morti e l'angelo invita
Il giudizio sulle singole potenze sataniche viene descrit tutti gli uccelli del cielo a mangiare de carni dei re, le
to in dettaglio: prima su Babilonia (<<in un'ora sola è giun- carni dei capitani, le carni degli eroi, le carni dei cavalli e
ta la tua condannal>> t18,101), poi sulle due bestie, l'An- dei cavalieri e le carni di tutti gli uomini, liberi e schiavi,
ticristo e il falso profeta, insieme a tutti i potenti della piccoli e grandl>; ma le bestie vengono catturate e gettate
terra che li hanno aiutati (19,11-21), poi sul drago, che nello stagno di fuoco (J9,17 '20). Non accade divetsamen-
viene incatenato e, dopo averlo sciolto, viene definitiva- te nell'ultima battaglia contro Satana stesso, che <<uscirà
mente gettato nello stagno di fuoco (20,1-10), poi su tutti per sedurre le nazioni ai quattro punti della terra... per
i morti (20,11-11), e infine sulla morte e sugli inferi (20, adunadi per la guerra>>; nell'estremo bisogno <<un fuoco
11-r5). scese dal cielo e li divorò> (20,7-9), e Satana viene getta-
I giudizi sulla trinità satanica sono accompagnati dalle to, assieme alle due bestie, nella palude di fuoco (20,10).
descrizioni di una battaglia finale. Ma qui bisogna fare Qui non si deve supporre la presenza di un deus ex
molta attenzione. Di Cristo, il <Verbo di Dio>, si dice che ruachina, ma non va trascurato il modo in cui combattono

104 105
Il libro dell'AgneÌlo Il Giudizio

Dio, Cristo e i cristiani: il Cristo che cavalca


verso la bat- cati i morti, e il mare, la morte e gli inferi devono restitui-
taglia già <<ha sul suo capo n.rolti diademi>' (19,12), il suo re i loro morti in rnodo che siano giudicati secondo le pro
mantello è insanguinato perché ha pigiato <nel tino il vino prie opere (20,11). I-Apocalisse non svcla il mistero della
dell'ira furiosa deÌ Dio onnipotente>>, vale a dire ha reden- resurrezione, ma a noi non è vietato pcl'ìsare non solo alla
to gli uomini con la sua passione; così sul suo mantello resurrezione corporale di Maria, ma anche a quella dei
porta già il suo nome: <<Re dei re e Signorc dci signori>> singoli <<santi morti>> dopo la morte e la resurrezione di
(19,15-16). La sua vittoria è dunque già stata raggiunta, e Gesù (Mt 21 ,51-5J), un evenîo che può senz'altro restare
r-ron è possibile descriverc un combattimento dall'esito inconcluso. Farc a questo proposito affermazioni di carat-
incerto. LApocalissc non è un altro vangelo che riferisce tere definitivo ci resta precluso, mortali come siamo.
clell'Orto degli Ulivi e della croce, ma una visione della Ancora una parola sul <giudizio sui morti>> (20,11-l)\:
storia universale conrpiuta alla luce di tutto l'evento di sal- può meraviglíarc il fatto che questo processo resti incolo
vezz'a., re e in un certo senso formale. C'è il trono del giudice,
Da qui guadagr-riarno infine un accesso al difticilc brano cielo e terra scompaiono, tutti i morti fanno il loro ingres-
sull'evento dcl giudizio sulla storia universale, sull'incan- so, vengono aperti i libri (il libro delle opcrc e il libro della
tenamento di Satana per mille anni e sul dorrinio di colo vita), si viene giudicati ..secondo lc opereo. Di più non si
ro che hanno parte alla <<prima resurrezionen (20,5). Ijim- dice. Si osservi grerò chc, dove si parlava della signoria dci
magine di un regno mcssianico di mille anni proviene santi con Cristo, è stata già descritta una scena del giudi-
dalla tradizione ebraica, ma qui è diventato un asperto zio: <<Poi vidi alcuni troni e a quelli che vi si sedettero fu
della fine dei terrpi (o, se si vuole, della storia della dato il potere di giudicare> (20,4).In questo modo già nel
Chiesa) che non è possibile fissare cronologicanrente. Du- corso della storia della fine dei tempi è presente una
rante questa fase vengono contraddistinti specifici testi- dimensione del giudizio, con.ìpiuto <<lungor> la storia uni-
moni di Gesù - li si può chiamare, in un scnso particola- versale, posto tra il giudizio di Cristo già sempre accadu-
re, i <<santi>> che non devono aspettarc la fine del tempo to, quel Cristo a cui.<è rimesso ogni giudizio> (Gv 5,22)
mondano come ..gli altri morú> (20,5), ma che contribui poiché ha ..vinto il mondot' (Gv 16,11), e il giudizio su
scono, in una condizione di vita corporea riservata soltan- tutti i morti (20,11-11).
to a loro (<beati e sanri coloro che prendon parte alla
prima resurrezionc> [20,6]), insieme a Cristo, a determi-
nare gli eventi mondani in modo che possano essere defi-
niti anche come un <<incatenamento di Satana>. È .o-,,rr'r-
que significativo che solo qui si parli di <<resurrezione>>,
ma non là dove ci attenderemmo la parola dalla resurre-
zione ..seconda>r, .<generalet>, cioè quando vengor.ro giudi

r06 107
8
LA SPOSA DELLAGNELLO

Gli ultimi due capitoli dell'Apocalisse (2I,1.-22)) de-


scrivono il compimento del mondo creato e della sua sto-
ria: <Vdi poi un nuovo cielo e una nuova terra>. Non si
parla di un altro cielo, di un'altra terra, benché si prose-
gua affermando che ..il cielo e la terra di prima erano
scomparsi e il mare non c'era più (21,1). Nelle parole del
Dio che siede sul trono: <<Ecco, io faccio nuove tutte le
coso (21,5), si esprimono entrambe le cose: la continuità
di ciò che era (..tutte le cose>>) e la sua perfetta trasforma-
zione (<<nuove>>). Lo mostra anche la voce che esce dal
trono, che porta quanto è stato promesso flell'antichità al
compimento definitivo: <Egli dimorerà tra di loro ed essi
saranno suo popolo ed egli sarà il 'Dio-conJoro'>>, e tutta
la sofferenza del vecchio mondo passerà (21)-4).
Che è Dio a fare <<nuove tutte le cose> viene definitiva-
mente mostrato dal fatto che <da città santa, la nuova
Gerusalemme> scende <dal cielo, da Dio> (21,2), e questo
viene ripetuto ancora, dal momento che l'angelo traspor-
ta il veggente <<su di un monte grande e alto>>, per mostrar-
gli <la città santa, Gerusalemme>>, <<la fidanzata,la sposa
dell'Agnello> (2L,9-10). Ma viene spontaneamente da

109

.ir
Il libro dell'Agnello La sposa delì'AgnelJo

chiedersi: qual è il futuro della Chiesa terrena e della sua gtazia (gratid, dare,í), ctò cbe essenzialmente viene sempre
sopportazione, qual è quello dei suoi figli, i testínoni dí dato senza motivo, <<gratuitamente> appunto, sicché 1a
Gesù? Se tutto il compimento discende dal cielo, nessuna Chiesa e il credente che si arrabattano neÌla storia, proprio
asccsl è Junquc postibile: La risposra a qucsta pressanre quàn.lo tutta 1a loro fatica pare essere vana, devono com-
domanda è celata nelle parole pronunciate tra le due visio- prendere che anche questa fatica era grazia. Là dove la
ni della discesa: <A colui che ha sete darò gratuitamcnte Íidanzata e sposa dell'Agnello discende della
acqua della fonte della vita. Chi sarà virtorioso erediterà
"dall'alto",
storia può appartenerle <<ascendendo>> solo ciò che è già
questi beni; io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio> sempre stato compiuto nello spirito di questo <gratuita-
(21,(t-7). Bisogna resistere alla tensione tra il <<gratuita- mente>>,nello spirito clel Dio la cui esistenza e trinità e
mente>> e l'<<ereditare>>, a cui anche un <<figiio> ha diritto. aÍrore non hanno altro fonclamento che il fatto di essere
Ciò cl're discende da Dio è pura grazia, è qualcosa di <<gra- da sé e per sé.
tuito>. E ciò che nel corso della storia è stato sofferto è A partire da questo <<gratuitamente>>, infine, si può
ugualmente purà grazia, qualcosa di gratuito, sicché Dio, interpretare tutto ciò che della città santa viene detto per
quando ricompenserà la sopporrazione della Chiesa e dei immagíni. Essa cliscendc <<risplendente della gloria di
cristiani, come dice Agostino, coronerà i propri doni. Il Dio>; questa gloria non è che la gratuità dell'amore e mae-
<<gratuitamente>> della grazia è sempre ciò che disccnde da stà assoluti (21,11), e tutto ciò che è proprio dell'Antico e
Dio, anche se assulì'ìe in sé la grazia donata ncl mondo del Nuovo Testamento, nella misura in cui è stato fondato
come sofferenza. Si parlerà ancora abbastanza del fatto e scelto da Dio stesso, può essere incorporato a questa g1o
che la Gerusalemme celeste è costruita sulle porte delle ria (2I,I2 14). Le cose preziose di cui consiste la città, infi
dodici tribù di Israele e sui basamenri dei dodici apostoli ne, sono del tutto trasparenti a Dio, per quanto parados-
dell'Agnello (21,12.14).ll celeste, duplice popolo di Dio sale possa suonare questa affern'razione: <<La piazza della
sarà incorporato alla sposa definitiva e cittzì di Dio, pre- città è di oro puro, come cristallo trasparente>> (21,21).La
supposto che abbia compreso il perfetto <<gratuitamente>> città è illuminata, e in questa luce tutta l'umanità può
dclla grazia in cielo e in terra. Ancora si úpcte in 22,77: camminarc (21,21): ma la luce che le è propria non viene
<Chi ha sete venga; chi vuole attinga gratuitamente l'ac da essa: <<La gloria di Dio la illumina e la sua lanpada è
qua del1a vita>. Il termine <gratuitame nte>> risuona in l'Agnello> (21 ,T). <E i re della terra a lei porteranno la
tutto il Nuovo Testamento: <<Gratuitamente avete ricevu loro magnificenza>>, <<e porteranno a lei la gloria e l'onore
to, gratuitailente date> (Mt 10,8); tutti sono <<giustificati delle nazioni>> QI,24.26), non come tributo dovuto, ma
gratuitan.ìente per la sua grazta, in virtù della redenzione come dono, gratuitamente. Le appartctrà tutto ciò che è
realizzata da Cristo Gesù> (Rm 3,24); <vi ho annunziato <al di fuoli> de1la cíttà, ma non come proprietà privata,
gratuitamente il vangelo di Dio" (2 Cor 11,7). II <gratui- poiché ora non c'è píù un mio e un tuo. Dunque, ,<le sue
tamente>> (gratis, doretín) è strettamente legato al termine porte non si chiuderanno mai durante il giorno, poiché

110 ltl
ll libro dell'Agncllo La sposa clell'AgneÌlo

non vi sarà più notte>> (21,25): 11<poiché> sta a indicare Così si chiude lo sguardo sul destino eterno del mondo
che non ci sono più rischi di furto e che le porte sempre in Dio, e la conclusione dell'opera Q2,6-21\ è come un'e-
aperte lasciano libera ogni entrata e ogni uscita. La possi- co molteplice che si perde in lontananza: si assicura la
bilità che entri in essa qualche cosa di <<impuro>>, come verità di quanto affcrmato, il prossimo inizio di tLrtto ciò
<<chi commette abominio o faisità>, è esclusa (21,27), poi- che è stato promesso, la beatitudine di chi custodisce le
ché tutto ciò che è impuro, falso e malvagio è stato con- parole; si esorta a non tenere segrete queste parole, a sepa-
sumato dal fuoco. rare il puro dall'impuro; si garantisce che è stato Gesù
La descrizione della città con le sue misure uniformi - stesso a dire tutte queste cose alle comunità, che queste
..1a sua lunghezza è uguale alla larghezza>, (21,1ó) - po- parole non si possono né ampiiare né ridurre; e soprattut-
trebbe apparire forse monotona, ma il cielo e la visione di to si esprime il desiderio dello Spirito e della sposa-Chiesa
Dio Q2,4\, al contrario, sono sempre nuovi, vivaci e fe- che il Signore venga presto. E il <<testimone verace>, il
condi. Lo mostra il seguito di questa descrizione. <Un Figlio di Dio, risponde: <<Sì, verrò presto!>>.
fiume d'acqua viva limpida come cristallo>> scaturisce <<dal
trono di Dio e dell'Agnello> Q2,1). È l'u.qr.u che tutto
rinvigorisce e feconda e di cui si dice che può essere attin-
ta <<gratuitamente>> (22,17): a dlfÎerenza della strana sor-
gente che in Ezechiele scaturisce sotto la soglia del tempio
e, scorrendo, aumenta sempre di più, fino a diventate un
fiume che non sl puo guadare (Ez 47,1-5), I'acqua del
cielo non scorre dalle mura della città verso la steppa e
infine nel Mar Morto, ma si riversa <<in mezzo aTla píazza
della città>. Qui <da una parte e dall'alra del fiume si
trova un albero di vita che dà dodici raccolti e produce
frutti ogni mese; le foglie dell'albero servono a guarire le
nazioni>> (22,2).Imnagini di una fecondità perfetta, pro-
veniente dalla sorgente che nasce in Dio, espressa nel nu-
mero dodici - un numero che non sta a significare una
limitazione, ma che è un simbolo della globale rcalizza-
zione di tutti i piani di Dio (4 = creazione x ) = Nleanza
in quanto comunicazione del Dio trino). Il concetto vete-
rotestamentario di <medicinu (Ez 47 ,12) ora può soltan-
to significare mantenimento nella salvezza.

112 113
9
LAPOCALISSE E NOI

Il libro che conclude 1a Bibbia, un libro che resta miste'


rioso, non ha smesso di irtetire ogni epoca della storia
della Chiesa; dal secondo secolo (Ireneo, Ippolito) i com-
menti si sono succedutí senza interruzioni fino ad oggi. Le
interpretazíoni hanno percorso le strade più diverse, di
certo spesso anche quelle subito riconosciute come sba-
gliate - così, Ticonio e Agostino hanno messo fine, alme-
no prowisoriamente, a un'interpretazione chiliastica che
si poneva nell'attesa di un regno millenarista di Cristo
alf interno della storia universale; così si sono prese le
distanze in modo sempre più marcato da un'interpreta-
zione storico-ecclesiastica che considerava le serie dl sette
come periodi storicamente individuabílí (nella maggior
parte dei casi si è rilevato che la Chiesa si trova attual-
mente nel sesto), o aderendo a una forma di <<metodo rica-
pitolativo,, che considerava le rispettive serie o immagini
successive come ripetizioni di quelle precedenti, oppure
lasciando alle immagini la loro autonomia senza metterle
in relazione a un qualche specífíco evento storico. Già
molto presto e fino a tempi recenti ci si è irrigiditi in
un'interpretazione basata sul1'enigma del numero 666 e su

115
Il libro dell'Agnello L Apocalisse e noi

quanto affèrma il capitolo 17, che legge il tutto rappor- sposte in un presente scombussolato, percepito come a-
tandolo all'Impero romano e agli eventi ad esso coevi, op- pocalittico; alla Chiesa e ai testimoni di Cristo va rrovaro
pure nella ricerca di parallelismi storico,religiosi con un posto in esso.
mitologie pagane (in parte miti astrali) o aÌtre apocalissi C'è un notevole awicinamento della nostra epoca al-
tardogiudaiche. Tutti questi metodi gettano forse luce su I'Apocalisse; un segnale del fatto che non si tratta sempli
singoli passi, o sembrano farJ.o; nessuno tuttavia è stato in cemente di continuare a tramandare un pezzo di Bibbia,
grado di spiegare esaurientemente I'opera nella sua tota- bensì che il presente, analogamente del resto a tutto il pas
lirà. sato cristiano rimasto vivo, in base al travaglio che vive
La cosa migliore da fare è prendere queste diverse stra- cerca nuove affinità con questo libro della Scrittura, il
de interpretative come puri sintomi del fascino mai sopi, libro che è al contempo sigillato e sciolto dai sigilli. Va
to che I'opera esercita sulla Chiesa, andando spesso molto considerato un vantaggio il fatto che la consapevolezza di
al di là dei suoi confini, e interpretare le scene e immagini questa affinità si compia andando al di 1à di tuttí i metodi
descritte in essa, nella misura in cui questo è possibile, a interpretativi, di carattere storico-religioso o storico-poli-
partire dal loro stesso contenuto. È ciò a cui si è vista co- tico, che mirano al distanziar.r.rento. D'altra parte, ci si può
stretta un'altra espressione di questa stessa fascinazione: anche chiedere se definire apocalittico il nostro tempo
I'arte cristiana. Anch'essa ha iniziaro preslo a rappresen- (con le sue minacce globali all'umanità), come oggi è tanto
tare le scene più spettacolari in dipinti o sculture; la in voga fare, possa fondarsi su conoscenze autentiche
vastità delle visioni ha lasciato agli artisti spazi enormi, si della rivelazione di Giovanni o se ci si limiti invece all'idea
pensi solo a quanto ha grandiosamente realizzato l'arte che in essa succedano inauditi flagelli e catastrofi. Se è
ispano-mozarabica. Il Medioevo, a questo proposíto, ci ha auspicabile, dopo gli estraniamenri della fase illuministica
lasciato una ricchezza di tentativi il cui culmine di sobrietà e dell'ottimisn-ro evoluzionista dell'Ottocento, che ci awi-
ed espressività è certamente I'Apocalisse di Bamberga. ciniamo vigili al libro che conclude la Bibbia, ancora più
Nella successíone di immagini e nella modalità espressiva desiderabile sarebbe chc lo facessimo conoscendo il suo
si attiene streîtamente al testo biblico, ma sa conferirgli, in contenuto globale, le sue intenzioni ultime e soprattutto il
un equilibrio tra riverente, liturgica distanza e avvjncente, suo legame con tutto il corpus del Nuovo e anche dell'An-
coinvolgente realismo, una validità che non è stata mai più tico Testamento. 11 libro è ben lungi dal descrivere sem-
raggiur-rta. I noti fogli di Dùrer, con il loro impero possen plicemente le tre serie di flagelli, le tre figure del male e la
te, spesso violento, parlano più dell'artista che del sogget- caduta di Babilonia; è invece tipico della sua composizio
to e un certo naturalismo presente in essi distoglie I'atten- ne illustrare la continua alternanza e, se osserviamo più da
zione dalla profondità religiosa dell'espressione. Oggi, vicino, il riferimento interno tra quanto awíene in cielo e
nell'arte figurativa, si è iniziato a compiere nuovi sforzi nei quanto awiene sulla terra. Possian.ro persino affermare
confronti del <libro dell'Agnello>: le immagini sono rra- che le due cose sono strettamente connesse e descrivono

116 t17
Il libro dell'Agnello LApocalissc e noi

,15,1-4).
un unico evento liturgico, partendo dalla grande scena Questa promessa rappresenta l'ingresso ne1la
dell'adorazíone di Dio e dell'Agnello nei capitoli 4 e 5. scena liturgica, dove il tempio si apre, i sette angeli com-
Si è tenuto fin troppo poco conto del fatto che le tre paiono vestiti di lino splendente e cinti al pctto di cinture
serie di sette castighi sono intimamente legate a una litur- d'oro per n.ìettere fine, con le loro sette coppe d'oro, all'i-
gia celeste che non awiene affatto con sentimenti di ven ra divina (15,5-8).
detta o di mera ritorsione; dietro di essa è celato l'amorc, A tutto questo va aggiunto ciò che abbiamo fatto pre-
un amore che nell'Apocalisse resta nàscosto. futto ciò si sente prima: ì'ira di Dio, nell'Antico e, definitivamente,
fa particolarmentc evidente nella scena descritta in 8,2-5, nel Nuovo Testamento, è quclla perfetta certczza dell'a-
in cui prima che le sette trombe risuonino un angelo si more di Dio di non volere e potere scendere a pzrtti con
ferma all'altare celeste con un incensiere pieno di ricchi nulla che contraddica il suo fuoco più puro. Il male, che
profumi, il cui contenuto egli ofTre <<insieme con le pre- ha corroso i cuori dcgli uotnini, deve essere cancellato a
ghiere di tutti i santi> davanti al tror"ro di Dio. <Il fumo ogni costo c gettato fuori dal n'rondo, in modo che non
degli aromi salì davanti a l)io, insien-re con le preghiere dei possa consunlare più nulla sc non se stesso: fumo che sale
santì>>. E a questo segue immcdiatamente 1a scena che per i secoli dei secoli.
compie gli eventi anticipatori di Ez l0: <Poi l'angelo prese Questo afferma in ultinra analisi che l'Apocalisse può
I'incensiere, lo riempì del fuoco preso dall'altare e lo gettò esserc letta e interpretata solo alla luce di tutta la buona
sulla terra>. In Ezechiele, il tempio profanato dall'idola- novella di Cristo. Lo Spirito che ha ispirato iì Nuovo ed
tria è stato bruciato da questo fuoco sacro; qui questo Eterno Testamer"rto nell'ulti:lo libro non può smentire ciò
stesso fuoco sacro, in seguito alle preghiere dei santi, che è stato rivelato che <Dio ò amore>> -. Ma questo
genera quei flagclli terreni chc devono puriticare tutta la libro è aggiunto in conclusione affinché non crcdiamo di
terra e consegnarla al regno di Dio che viene. Così è I'av- sapere a sufficienza che cosa sia I'amore e di poter misu
vio della seconda seric di flagclli. La prima è stata intro rare il fuoco dell'amore di Dio secondo le nostrc misere
dotta dal canto di lode di tutti gli abitanti del cielo e del fiammelle terrene. Non che l'Apocalisse sia una teologia
mondo intero a quànto ha fatto I'Agnello, che immolan- negativa che annulla le affermazioni positive dell'evange-
dosi ha salvato il mondo (5,11-14). E allo stesso modo la 1o e degli scritti apostolici come qualcosa di prowisorio e
terza serie dei castighi che mettono fine alf ira cli Dio è insufficier.rte, allo stesso modo in cui le religioni pagane
introdotta da un <segno grande e meraviglioso>>: il canto annullano il brulichio di deí visibile in superficie nel silcn'
di lode dei vincitori, ritti sul ..mare di cristallo misto a zioso sfondo di un <<destinor> o di un nirudna. Il Verbo è
lioco>, <<accompagnando il canto con le arpe divine>>, che definitivamente diventato carne, e l'Agnelìo in.rmolato è
cantano.<il cantico di Mosè, servo di Dio, e il cantico del- vivo in eterno. Ma l'amore del Dio trino resta, in eterno,
l'Agnello>, celebrando la verità e santità di Dio e annun- più grande e più inconcepibile di tutto quello che può
ciando che tutti i popoli si raduneranno per adorare Dio entrare nei nostri concetti. Chi può affermare di aver

l l8 119
1l libro dell'Agnello L'Apocalisse e noi

compreso che il sentimento cli essere abbandonato da Dio grado di interpretare non soltanto la storia univetsalc nel-
provato dal Crocifisso, il suo grido - <perché?>> - a cui è la sua totalità, ma anche, all'interno di essa, la storia di
impossibile rispondere, può esserc proprio la rivelazione ognuno di noi: alla sua propria luce.
dell'amote supremo del Dio trino? Ma è proprio in que- Poi ci sarà permesso di aggiungcrci a coloro che hanno
sta oscurità che esso diviene visibile. ricevuto il sigillo in base a quanto stabilito in cielo, quelli
Pcr qucsto anche le immagini dell'Apocalisse, nella mi che seguono 1'Agnello, e questo presuppone due cose: che
sura in cui rappresentano giudizi sul mondo, dovrebbero restiamo in cammino, che non ci fermiamo nella certezza
portarci a un riverente slenzio nei confronti dell'amore di di essere eletti né ci separiamo, farisaicamente, da coloro
Dio che si esprime in questo modo, piuttosto che a voler che non hanno ricevuto il sigillo, poiché cammirare dic-
azzeccaîe morbosamente soluzioni a misteri o numeri tro all'Agnello significa compiere il suo stesso movimento:
cifrati o ad accantonare tutto quanto, con senso di supe dal Padre verso g1i uomini, vetso il <più piccolo dei suoi
riorità, vedendolo come un conglomctato di allr-rsioni con- fratelli>>, chc potrebbe zrnche zrver nome Giuda. La nettà
tingenti olnrai inattuali o addirittura mitiche. Linizio clel separazione tra coloro che hanno ricevuto il sigillo di Dio
libro, con le letrere di monito alla Chiesa, e la sua conclu- e quelli che sono marchiati dal segno della bestia non è
sione, con le invocazioni dello Spirito e della sposa alfìn' assolutamente in nostro potere; in ultima analisi, essa
ché Gesù venga, sono troppo serie, attuali e realistiche esprime soltanto la decisione di Dio per il mondo e la de'
perché possiamo accantonare le immagini, inserite tra cisione per Dio che noi abbiamo pretesoi leggere in essa
l'uno e l'altra, della storia che ha luogo tra cielo e terra, una <,doppia predestinazione> conttaddirebbe l'intero to-
come se per noi non avessero significato o fossero impos- no del Nuovo Testamento. Certo, nell'Apocalissc ha luo-
sibili da interpretare. Lasciamole essere le immagini che go una separazione, un assembramento di due eserciti in
sono. senza ccdere alla tentazione di voler tradurre un'im- ,,'ista della battaglia f inale. Eppure, il libro che conclude la
magine in un piatto concetto o in un evento storico indi- Scrittura non sarebbe il libro dell'Agnello se questi non
viduabile. La <<stella>> che <si chiama Assenzio>> (8,1 1 ), che fossc già andato oltre il conflitto tra gli schieramenti, se
rende amara 1'acqua, non può esserc individuata astrono non avesse già da sempre conquistato la vittoria, quella
micamente, né la brace che btucia gli uomini (16,8) ha vittoria in base a cui gli viene subito affidato il libro della
qualcosa in comune con la bomba atomica. Le immagini storia uníversalc.
dicono più di tuni i nostri <<nolì è-altro che...>. Sono La Íermezza chc tutto il libro pretende dal cristjano è
segni del Dio sempre più grande, hanno una forza evoca- una grazia che gli è pronìcssa dall'Agnello, una grazia che
tiva maggiore rispetto alle parole degli uomini, che noi cgli, come tale, deve solo ricevcrc e vivere. Se lo fa, la gra
teniamo sempre imprigionate nella nostra finitudine. Non zia lo eleva al di sopra cli qualsiasi paura e insicurezza di
tiriamo via il libro all'Agnello, il libro sigillato, per spez- non poter resistere al male. Di coloro che seguono l'A-
zarne i sigilli; lasciamolo fare all'Agnello, che solo è in gnello nor.r si dice mai, nell'Apocalisse, chc, nel bel mezzo

120 121
Il libro dell'Agnello

della catastrofe mondana, essi abbiano paura. Persino


quando al male viene dato i1 potere dí vincere i credenti,
la sconfitta è una forma di testimonianza (11,7), seguíta da
una tesurrezione che sinanche il mondo può vedere.
In questa rivelazione conclusiva, il cristiano non deve
perdere di vista, con realísmo, il fatto di tovarsi al centro
di un conflitto ffa forze che 1o superano, cielo e inferno,
ma anche che non è semplicemente una battaglia che infu-
ria sopra la sua testa, cosicché eglí possa attenderne in
modo neutrale l'esito; si pretende invece che anch'egli
prenda una decisione: se sceglie Dio, Dio 1o coinvolgerà
nella sua vittoria, conquistata in Gesù Cristo. Se, malgra-
do tutto, ci colpisce la paura, sarà quella feconda della
partoriente, che si trasforma in gioia alla nascita del bam-
bino (Gv 16,21). Così, anche il discorso di addio di Gesù
si conclude con un duplice realismo: paura delle potenze
mondane, ma anche pacifica consolazione, in base al fatto
che il potere dell'Agnello è riuscito a prevalere. <<Vi ho
detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete
tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il
mondol>> (Gv 16fi).

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