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LA G E N E S I
PREFAZIONE
CAPO PRIMO.
Della creazione del mondo. Distinzione^ e orna-
to delle cose create* Formazione dell'uomo, a
cui Dio sottopone tutto quello ch vea creato
ciascheduna di esse chiama nel suo proprio nome (P$. io3. ?..),
Dio solo conosce tutti i fini delle opere sue ; ma noi dobbiamo
e conoscerlo per esse , e benedirlo.
Vers. 20. Producano l'acque i renili animati e viventi. Ret-
tili si chiamano nella S c r i t t u r a i pesci, perch , generalmente
parlando , sono privi di piedi, e si strascinano sulle acque. Qui
al comando di Dio un popolo immenso di natanti riempie il ma-
re: q u e s t i sono di specie infinite : i pi piccoli non sono meno
ammirabili pella prodigiosa loro fecondit, e pella somma loro
agilit e destrezza, che i grandi pella lor mole e pella loro forza.
La m a n i e r a , onde si m a n t i e n e in un elemento , dove n u l l a na-
sce , questa immensa popolazione, non dee recar mei.o di tnara-
\iglia : i grossi divorano i piccoli , ma questi e m o l t i p l l c a n o in
tanto n u m e r o , e son t a n t o lesti alla fuga, e san cosi bene per
tempo rifuggirsi ne'luoghi, dove per la bassezza dell' acque non
possono andare i grandi , che e questi trovano a sufficienza per
sostentarsi, e quegli a dispetto della c r u d e l t e voracit de' loro
nemici conservano la loro specie , senza cha appariste diminu-
zioni". T u t t i questi miracoli della provvidenza sono accennati da
Davitkle, Pi. io3. a5. Quel m are grande, vastissimo^dove so-
no rettili senza numero, animali minuti insieme co* grandi.
E i volatili sopra la terra. L'Ebreo e il votatile voli sopra
la terra ; ma nessuna variet per questo tra 1' originale, e la
Volgata, ove in quello si supplifca P articolo, il quale, secondo
il genio della l i n g u a , di leggieri si omette, ed e s u p p l i t o si n r l l '
Arabo , e s ancor u' LXX ; oude 4cvra uadurai; e; il velatile ,
2 2. Benc'ix iti/u eis, 22. E li benedisse'di-
dicens : Crescite. 6 f mul- cerdo: Crescete, e rnol-
tipi ic ami ni , et repletQ i i p l i c a t e j e popolate le
acjna^ r.iaris : avesque acque del mare: e mol-
mulplicenlur super liplichirio gli uccelli so-
terram. pra la terra.
23. Etfactum est ve- 23. E della sera e
spere ti 1 mane dies cleiia mallina si com-
quintus. pi il quinto giorno,
24. Disse ancora Dio:
2 4. D ixit quocjueDeus: Produca la l e r r a anima-
Producattsrra animam li v i v e n t i secondo la lo-
v'wentem 77.gQ7isre suo; ro specie ; a n i m a l i do-
jumenta , et replilia, et mestici, e rettili , e be-
bestias tarrae secun- slie salvatiche della ter-
dum species suas. Fa- ra secondo la loro spe-
ctumque est ita, cie. E fa fatto cos
, Ognun de* nomi che diede Adamo ... e il vero nome di etti.
E nome conveniente, adattato alla natura di ciascuno degli ani-
mali; lo che dimostra la profonda sapienza data da Dio al primo
uomo. Ma da queste parole viene ancora ad inferirsi, ebe i nomi
dati da Adamo agli animali eransi conservati fino a Mos nel lin-
guaggio , in cui questi parlava ; Io che proverebbe , ebe il lin-
guaggio de) primo uomo fu 1' Ebreo. 11 celebre Bochart ha di*
mostrato eoa molte etimologie la grande conformit , che passa
traila n a t u r a degli a n i m a l i , e i nomi , che questi hanno nella
lingua ebrea; e possiamo bea credere, che ci si diraostrarebba
anche meglio, se maggiori cognizioni aver potessimo d e l l a me*
destina lingua. Vedi Giuseppe Antiq. i. cap. i. Comunemente
gl'Interpreti, dopo s. Agostino (lib. g. de Gen, ad Ut. cap. 12.),
credono, che i pesci non dovettero comparire dinanzi adAdarao
cogli a l t r i animali ; e il testo medesimo sembra favorevole a
questa opinion?.
Vers. 20. Ma non si trovava per Adamo ec. Adamo, bench
vedesse negli animali molti traiti della sapienza i n f i n i t a del
Creatore, non trov per in alcuno di es*i n u l l a di s i m i l e alle
doli iaieriim ed esteriori, oad' egli era adorno.
costis ejus , et replevit dormenUlo, gli tolse
cameni pro ea. una delle sue cestole ,
e mise in. luogo di essa
della carne.
22.Et aedifieavi tD o- 22. E della cestola ,
minus Deus costavi , che avea tolto da Ada-
e) nam lulerat deAdam, mo, ne fabbric il Si-
in mulierem : et addu- gnore Dio una donna :
xit eam ad A darri. e me nolla ad Adamo.
23. Dixitque Adam: 20. E Adamo disse '.
(\Y Hoc nunc os ex os- Questo adesso osso del-
sibus meis , et caro de le mie ossa, e carne del-
carne mea : haec vaca- la ma carne , ella dall'
bitur vir ago , quoniam uomo a v i a il nome, pe-
de viro sumpta est. rocch stala traila
dall'uomo,
24. (2) Quamobrem 24. Per la qual cosa
relinquet homo patrem 1' UOH50 lascer il padre
suum, et matrem et ad- suo, e la madre , e sia-
(1) i. Cor. n i. 9.
(2) Matili, i g. 5. Mare. io. 7. Ephes.5. 3i.
Yers. 21. U profanilo sonno. Tale i il s i g n i f i c a l o d e l l a voce
orig-nae , io luogo d e l l i q u a l e i LXX. t r a d u c o n o estati. A d a m o
d u n q u e in questo sonno m a n d a t e g l i da Dio fu rapito fuor di ss
stesso, e coU'animo libero e sciolto da'sensi non solo v i d e q u e l -
lo che Dio fece sopra di l u i , ma ri intese ancora t u t t o il misi fi-
re: Egli in questo punto entrando nel santuario di Dio, ebbe
V intelligenza delle ultime cose, dice s. Agostino.
Gli tolse unii delle sue coitole ec. Chi avrebbe immaginato
nel Creatore una ai straordinaria invenzione per formare nna
donna? Ma q u a n t o cosi d i v i e n e sensibile la relazione t r a i l a fijjn-
r a , e la cosa figurata!Dorme Adamo (dice s. Agostino) affinch
va sia formata; muore Cristo, affinch sia formata laChie-
sa; a Cristo morto e traforato il costalo , affinch ne fgor-
ghino i Sacramenti, de1 quali tifarmi la Chiesa, S e n t . 3o,8.
* Mando , infuse ; un profondo sonno. UD' estasi. Ebr. e i
LXX.
Vrs. a3. Questo adesso oso delle mie ossa ec Adamo riscos-
so dalla sua estasi, m e n t r e Dio presenta a lui In sua c o m p a g n a ,
riconosce iu essa un' immagine degna di &, e come un a l t r o t
stesso.
haerebit uxori suae : r unito alla sua moglie,
( i ) et erant duo in car- e i due saranno soluna
ne una. carne.
26. "Erat autem uter- 26. E 1' uno e l'altra,
que nudus>Adam scili Adamo cio, ela sua
cef, et uxor ejus\ et non moglie , erano ignudi ;
erubescebanL e non ne aveano ver-
gogna.
(O i.Cor.6. 15.
Vers. a4' Lascer V nomo il padre suo te. Queste parole so-
no riferite da Ges Cristo, Matt. xix. 5. come parole di Dio a di-
mostrare i' indissolubilit dei matrimonio: lo che dimostra, che
per istinto dello spirito di Dio furo n proferite da Adamo. Elle
sono state, e saranno per tulli i secoli la legge immutabile del-
l'unione legittima dell' uomo e della donna , anche dopo che ,
sollevatesi nel cuor dell' uomo le inquiete passioni, hanno reu-
duta difficile, e penosaali'uomo non pi innocente una tal legge,
Vedi i. Cor. vii. 3. L' Apostolo ci ha anche insegnato a ricono-
scere nell'unione di Adamo con va il mistero di Cristo, e della
sua Chiesa. Gai. v. a3. a/j. ec.
Vers. 25.Erano ignudi , e non ne avevano vergogna. Non
era ancora nell'uomo avvenuto quello strano cangiamento, per
ragione del quale la carne desidera contro lo spirito, e lo spirito
contro la carne. Nessun contrasto essendovi tra l'uomo interiore
e l'esteriore, non eravi onde arrossire della nudit. Ma sentiamo
qui Agostino, che espone il felice stato dell' uomo innocente. U
uomo vive a nel paradiso, come egli volea, mentre quello egli
volea, ch'era stato da Dio ordinalo. Viuea godendo d Dio f
della bont del quale egli era buono. Vvea senza bisogno, e
aaea potest di vivere sempre cos. Avea comodo il cibo per
non patire lafams; avea 1* albero della vita, perche non ve
nisse a discioglierlo la vecchiezza. Nessun ombra di corru-
zione nel corpo, per cui foste data ' sensi di lui alcuna mo-
lestia. Nessuna malattia al d dentro, nessuna offesa si teme-
va al di fuora. Sanit perfetta nella carne, tranquillit asso-'
luta neti' anima. Come nel paradiso non era n caldo , ne
freddo; cos in colui, che vi abitava, non era alterato il buon
volere ne da cupidit, n da timore.Nessuna malinconia,nes-
sttna vana allegrezza. Un ver o perpetuo gaudio scendeva in
lui da Dio , verso di cui portavasi /' ardente carit di cuore
puro, di buona coscienza, e di fede non fnta' Vegliavano di
concordia la mente e il corpo: osservavasi senza fatica il co-
mandamento: noi gravava n 1' ozio, n la stanchezza; ne ca-
deva sopra di lu il sonno, se non volontario,
CAPO-HI.
Per frode del serpente i progenitori trasgred'
s cono il comandamento di Dio, Promessa del
Messia. Data a ciascuno di essi la sua pena^
sono cacciati dal paradiso.
i. i3ed et serpens
erat callidior cune ti a
M .
a il serpente
era il pi astuto di tut-
nimantbus terraeyuae ti gli animali della ter-
fecerat Dominus Deus. ra fatti dal Signore Dio.
Qui dlxit ad mulie- Questi disse alla don-
rem: Cur praecepit vo- na: Per qual motivo eo-
bis Deus, ut non come* mandovvi Iddio , che
deretis de omni ligno non di tutte le pianta
paradisi? del paradiso mangiaste
i frutti?
Possibile > clic Dio abbia eccettuato alcun albero del paradiso,
vietandone 1' uso a voi , mentre tutti e gli alberi e i frutti soa
buoni? Avete ben inleso le sue parole? 11 senso della volgato, e
du' LXX. sar lo slesso, quando si traslati: Perche mai Dio a-
vrebbe ordinato a voi, che non di tutte le piante del paradiso
mangiaste i fruiti? Lo ebe fa una negazione simile ali' Ebreo.
* Ma il serpente. Ma quel serpente , con allusione al padre
della bugia, che di queli' animale si valse a tradir i' uomo.
Vers. a. e 3. Del frutto delle piante, che sono nel paradiso
noi ne mangiamo: ma del frutto ce. va cade gi in grand* er-
rore, mettendosi a ragionare con uno, phc comincia del mettere
in dubbio il comando, ch'ella sa essere stato intimato al consor-
te: e per esse intimato ancbe a lei. Ella non pot far a meno di
essere sorpresa ali* udire la incognita voce di un animale: e vi
riconobbe un prodigio, e dovette comprendere , che una supc-
riore intelligenza movesse la lingua di lui: ma in cambio di te-
mere di qualche inganno, come il discorso stesso ne dava occasio-
ne , cred di potere soddisfarsi , e vedere fin dove andasse non
tal novit. Ella dunque va raccontando, che Dio ha vietato loro
di mangiare del frullo di quel tal albero, ed ancor d toccarlo,
perch 1' una cosa compresa nell'altra. Cosi va d a vedere,
che ha presente il comando di Dio ;onde, secondo la riflessione
di s. Agostino , pi evidente ed inescusabil si rende la sua tra-
sgressione.
^Affinch per disgrazia noi non abbiamo a morire. Questa
maniera di parlare non indica veruna dubbiezza,come apparisce
da molti altri luoghi delle Scritture , P s. >.. 12. hai. xxvu. "A.
Matth. xv. 3 Mare. vui. 3. va adunque noti solamente ha pre-
sente il precetto, ina anche la pena stabilita da Dio lla viola-
zione del precetto.
4 Dixit autem ser- 4. Ma il serpente dis-
pe fi s ad mulierem: (i) se alla donna: Assola-
Nequaquam morte mo- tornente voi non mor-
riemini. rete.
5. S ci i enim Deus , .Imperocchsa Dio,
quod in quocumque dia che in qualunque tem-
comederetis ex eo.ape- po ne mangerete, si a-
rientur oculi vestri i et priranno i vostri occhi:
eritis sicut Dii , scien- e sarete come Dei, co-
tes bonum, et malum. noscitori del bane,edel
male.
6. Vidit igitur mulier, 6. Vide adunque la
quod bonum esset li* donna, che ilfrutlo del-
gnum advescendum^et l'albero era buono a
pulcrum oculis&spectu- mangiarsi, e bello a ve-
que delectable^ et tulit dere , e appetitoso al-
de frac tu illius , et (2) l'aspetto: e colse il frut-
comedil; deditque viro to, e mangiollo ; fi ne
suo, qui comedil* diede a suo marito , i
quale n mangi.
<uaic ut uiaiigi
(1) st.Cor. n. 3.
(2) Ecct. 26. 62. i. Timoth. 2. 14.
Vers. 4 Voi non morrete. Il maligno ardisce di dire tutto 11
opposto di quello che ha detto Dio. Uua simil proposizione non
avrebbe potuto ritrovare credenza appresso la donna, dice s.
Agostino, te nello tpirto di lei non fot se entralo gi 1' amore
tfella propria libert, e una certa superba presunzione di se
fletta.
Ver. 5. Sa Dio, che ... /i apriranno gli occhi vostri, ce.
Una delle due, dice il tentatore, o il precetto non vero, e voi
male intendeste; o questo precetto in vostro danno, e parte da
invidia del vostro bene. Imperocch Dio sa come dal frutto di
questa pianta verrebbe a voi una scienza infinita,ch* vi uguagle-
rebbe a Dio stesso per la cognizione del bene e dei male, dei
vero e del falso , di quella che utile, o dannoso.
Vers6. Vide adunque la donna. .. e colse ec. va avea pro-
babilmente altre volte veduto quel frutto ; ma ella avea altri
occhi, che non ha adesso. Ella adesso collosguardo e col cuore
tutta intesa al pomo desiderato; ne considera la bont e dai 1'
esterna bellezza } ch' ella divora cogli occli, argoaiti#la, e qua!
*].~t aperti sunt ocu- 7. E si apersero gli
li amborum\cumqu& co- occhi ad ambedue: d
gnovissent, se essenu- avendo conosciuto, che
dost consueruntfolia fi- erano ignudi cucirono
cus, etfecerunt sibi pe- delle foglie di fico, e se
rizomata. u fecero della cinture.
"Vers. 7.1. Fece ancora . . . delle tonache ili pelle , ec. Non
csa nuova nelle Scritture il dire,che Dio abbia fatto quello ch'
egli ordinicene da altri si facesse Cosi qui o Dio ordin ad Adamo
ed va di uccidere degli a n i m a l i per coprirsi delle loro pelli, o
li stessi animali feceuceidere per m i n i s t e r o di qualche Angelo.
Ecco sopra un tal fatto la riflessione di Oricene, hom, 6 i n L e v i t .
Di tali tonache dovea rivestirsi il peccatore, le quali fossero
indizio e della morie, nella quale era incorso pel primo pec-
cato , e della tua fragilit proveniente dalla corruzione delta
carne. ,
Yers 22. diventalo come uno di noi ec. Non v' ha dubbio ,
che per le parole uno d noi s* intendano le tre divine Persone.
Queste sono parole di Dio, il quale non insulla alla sciagura
di Adamo: ma s,li altri avverte di non insuperbirsi, come egli
fece Aug. lib. 11. de Gen. 3g.
Ora adunque, che a sorte non stenda fgl la mano ec. Il
senso, che rimane interrotto , supplito da quel che si ha nel
verso seguente. Affinch Adamo non ardisca forse di stendere la
mano ali' albero della vita, perci Dio lo manda fuori del para
diso.
Vers. a4- Colloc davanti al paradiso . ., tiu Cherubino, ov-
-._- j~ y>z.^....*,:, , ...irta l'F.hreo: ma siccome ima sola
rubim , et flammeum Gherubnocon una spa-
gladum^tgue versati- da,che gettava fiamme,
lem ad custodiendam e faceva ruota a custo-
viam Ugni vitae. dire la strada , che me-
nava all'albero della
vila.
CA.PO iv.
\damo genera di va Caino e Abete. L1 empio.
Caino uccide il fratello Abete ; e punito da
Dio, mena vita di vagabondo-, e genera Enoc.
Adamo parimente genera Seth , di cui fu fi-
gliuolo Enos.
odioso & Dio, e io certo modo alla terra medesima pel tuo gran
misfatto.
* Ha ricevuto. Ha bevuto. 11 janguc del tuo fratello dalla
tua mano. Sparso dalla tua mano.
Vers. 13. E $\ grande il mio peccato ce. Sentimento di Tera
disperazione sommamente ingiurioso a Dio , la cui misericordia
non ha coniine.
Vers. i4* Da quei La terra: dalla patria, dalla societ do' miei
genitori e parenti.
Mi nasconder dalla tua faccia. Dio degnandosi in que'pri-
ini tempi di apparire sovente agli uomini, e di ttattare amore-
volmente con essi, Caino dice, che egli beo lungi dall'anabirc u
simil favore, non potendo soffrire la presenza di lui,ebe egli ri-
prarda come nemico, cercher di nascondersi ( se posibile fia )
a' tuoi sguardi'
Chiunque mi trover darammi 1 a moris. Veggonsi in Caino
tutti i terrori della mala coscienza. Ma da notarsi, come non
Tira di Dio, n la morte dell' anima egli teme, ma gli nomini, e
la perdita della vita presente,
* Chiunque pertanto mi trover, M' ioj;onlre.r.
15. Dixtque ei Do* io. E i! Signore gli
minus'Nequaquam ita disse : Non sar cos:
fieli sed omnis qui oc- ma chiunque uccider
ciderit Cain^septuplum Caino,avr gastigo set-
punietur Posuitqae te volte maggiore. E il
Dominus Cain signum^ Signore mise sopraCa-
ut non interficeret eum. no un segno, affinch
omnis , qui invenisset nessuno di quelli, che
eum, Jo incontrassero, lo uc-
cidessero.
16. Egressusque Cain i6.E andatoseneCai-
n facie Domini, habita- no dalla faccia del Si-
vit profugus in terra gnore fuggitivo per la
ad orienlalen: platani terra, abit nel paese
Eden. che ali' oriente di E-
den.
17. Cognovit autem 17. E Caino conobbe
Cain uxorem suam, la sua moglie, la quale
quae concepii, et pepe- concep, e partor H-
rii Henoch : et aedifi," noch i ed egli fabbric
cavit cwitatem , voca- una citt ; a cui diedn
I vitque nomen ejus ex il nome di Henoc dal
nomine filii sui Jffenoc. nome del suofigliuolo.
Vres. 15. Avr, gastigo sette volte maggiore. Dio vuole , che
Caino rimanga in vita per esempio agli a l t r i uomini dell'odio
suo contro gli omicidi. Chiunque pertanto ardisse di metter ma
no addosso a Caiuo, protesta il Signore,che avr pena sette volte,
cio grandemente maggiore di quella dello stesso Caino.
11 Signore mise sopra Caino un segno ec- La maggior parte
<le' padri credono, che questo segno fosse un tremore continuo
ed universale delle membra, accompagnato da un' aria di volto
truce ed orribile, la quale facea consscere 1' agitazione di sua
~ coscienza.
Vers. 16. * Fuggitivo per la terra, abito nel paese , che e
. .ali' oriente di Eden. Ebr. Abit nella terra di Nod ali' oriente
' di Eden: Abiti) vagabondo nella terra 11' oriente <li Eden.
V< Vers. i']. Fabbrico una citta ec. Queste senta dubbio la
''ciua pi aulica,che (uastj al mom9,forst CAB.O prese il partita
18. Porro Henc ge. 18. Or Henoci gene
nuit Irad, et Irad ge- r Irad , e Irad gener
nuli Maviael, et Ma- Maviael, e Maviaal ge-
viaelgenuitMathusaelt ner Malhusael, e Mal-
et Mathusael genuit husael gener Lamech.
Lamecb.
i g Qui accepit duas 15. Il quale prese
uxoresjiomen uni A da, due mogli, una che eb-
et nomen alteri Sella. be nome Ada, un' altra
che ebbe nome Sella.
20. Genuitque A da 20. E Ada partor Ja-
Jabel, qui fuit pater bel , che fu il padre di
habitantium in tento- que' che abitano sotto
ris, atque posterum. le tende, e de* pastori.
91. Et nomen fratris 21. Ed ebbe un fra-
ejus Jubal : ipse fuit tello per nome* Jubal :
CAPO V.
Ver. 24. Cammino con Dio. Vale a dire , visse con tal piet
e tal s e n t i m e n t i di religione, che parve, avesse Dio sempre pre-
sente, e con lui e dietro a l u i camminasse.Luogi dal lasciarsi se-
d u r r e da'pessimi esempi degli alt n o m i n i , egli fece aperta pro-
feisione di temere Dio, e d' onora o in tutta la sua vita.
Disparveyerche il Signore lo api Questa maniera di parla-
re, la q u a l e adoperata qui da M c e r t a m e n t e non a caso, ed
e s i m i l i n i m a a q u e l l a , onde serve la s c r i t t u r a r i g u a r d o adElia,
/io. v. Rcg. n.iG. i 7., porgejut o il f o n d a m e n t o di credere ,
che Lnoeb vive t u t t o r a , e ebe egli fu trasportato da Dio f u o r i
del rribndo, come avvenne dipoi ad Eli, donde ambedue debbo-
no poi ritornare a predicare alle nazioni la penitenza , e a com-
battere contro 1 Anticristo, da cui saranno messi a morte. Vedi
Apocal. xi 3. 4. L'Apostolo Paolo illustra mirabilmente queste,
luogo della Genesi, e conferma la comune interpretazione de'Pa-
zb.Vixit quoque Ma- 26. E visse Malhusa-
thusala centum octogin- la cento ottanta sette
ta septem annis> et ge- anni, e gener Lamech.
nuit Lamech.
26. Et vixt Mathu- 26. E visse Matbusa-
$ ala, postquam genuit la , dopo aver genera-
Lamech, septingentis to Lamech, settecento
octoginta duabus annis, ottanta due anni, e ge-
et genuit filios et fi- ner figliuoli e figliuole.
lias.
27. Et facti sunt om- 27. E tutta la vila di
nes dies Mathusala Mathusala fu di nove*
nongen sexaginta no- cento sessanta rio ve an-
vem annidi mortuus est. ni, e mor.
28. yixit autem La- 28. E visse Lamech
mech centum octoginta cento ottanta due anni,
duabus annis', et genui e gener un figliuolo.
filium.
Vers. 15., 16., 17. e 18. Sidone suo primogenito. Il quale fon-
d Sidone famosa citt della Fenicia, e fu padre di quel popolo.
Gli Elheii gli lebusei ce. Abbiamo qui undici popoli disce-
ti da undici figliuoli di Chanaan.
Vers. 21. Di tutti i figliuoli di Heber. Figliuoli di Heber som
i popoli abitanti di l dall'Eufrate, come diremo al vers. a/I'
fiUorum Hebert fratre Heber, fratello maggio-
Japheth majore. re di lapheth, ebbe fi-
gliuoli.
22. (i) filii Seni, 22. Figliuoli di Sem,
Aelam et Assur^etAr- Elam , e Assur, e Ar-
phaxad , et Lud, et phaxad, e Lud, e A-
Aram. ram.
25. Filii Aram , Us 23. I figliuoli di A-
et Hul, et Gether, et ram, Us, e Hul,e CJeiher,
Mes. e Mes.
24. At vero Arpha- 24. Ma Arphaxad ge-
xad genuit Sale, de quo ner Sale, da cui ven-
ortus est Heber. ne Heber.
(ij i. Par. i. 17.
Fratello maggiore di lapheth. L'Ebreo pu benissimo tra-
dii rsi fratello di lap hel h il maggiore, o sia il primogenito. Co-
s i LXX., e cojnunemente gl'Interpreti ; e dall'altro lato sembra
fuori di dubbio, che lapheth fu il primogenito di No. Qui Mos
principia a descrivere la discendenza di Seni, e in essa si esten-
de pi che in quella degli altri fratelli, perch da Sem venivano
gli Ebrei, pe* quali egli scriveva.
Vers. 22. Elam. Da lui gli Elamiti vicini alla Media, e de'qua-
li la capitale fu Elimaide.
Assiir. Di lui vedi vers. \\.
Arphaxad. Il nome di cui dicesi che portassero una vol-
ta i Caldei.
Luti. I suoi discendenti abitarono la Lidia nell' Asia minore.
Aram. Il paese di Aram nelle Scritture comprende la Me-
sopotamis e la Siria: gli Aram ei, o Arimei spjjjp rammentati da'pii
antichi scrittori.
Vers. 23. Us. Gli antichi credo/no fondata, da lui Damasco , e
che egli desse il nome al paese circonvicino, chiamato Us da-
gli Ebrei.
HuL I discendenti di lui sono collocati nell'Armenia.
Gelher. S. Girolamo vuole, che questi sia padre degli Acar-
nani, e de'popoli della Caria; quelli nell'Epiro, questi nell'Asia
Mes. Ne'Paralpomen lib. i. cap. i. 17. egli detto Mesech.
'Da lui credesi dato il nome al monte Masio nella Mesopotamia.
Vers. 34. Sale. Da lui i popoli della provincia di Susa, dove
*era un^ citt detta Scia sul fiume Eleo,
26. Natique suntHe- 26. E ad Heber nac-
ber filii duo: nomen uni quero duefigliuoli: u-
Phaleg, eo quod in die- no si chiam Phaleg ,
bus ejus divisa sit ter- perch a suo tempo fu
ra - et nomen fratris divisa la terra : e il
ejus Jectan. fratello di lui ebbe no-
me Jectan.
26. Qui Jeclan ge- 26. Questo Jectan
nuit Elmodad, et Sa- gener Elmodad , e Sa-
leph, etAsarmoihJare, leph , e Asarmoth Jare,
27. Et Aduram, et 27. E Aduram , e U-
Uzal, et Decla, zal, e Decla ,
28. Et Ebal, et Abi- 28. Ed Ebal, e Abi-
mael, Saba, mael, Saba,
29. Et Ophir, et Jle- 29. E Ophir, ed He-
vila , et Jobab : omnes vila, e Jobab : tutti
isti filii Jectan. questi figliuoli di Je-
ctan.
30. Et facta est ha- 30. E questi abitaron
litatio eorum de Mes* nei paese , che si trova
Da cui venne HK$r. Da lui Vogliono alcuni, cne venisse il
nome di Ebreo, il qual nome fu por dato ad bramo: ma sembra
pi giusto il sentimento di s. Girolamo, del Crisostomo, e di
molti altri, i quali dicono che il nome di Ebreo dato ad Abramo
significava, com'egli era originario del paese di l dall'Eufrate.
I popoli situati oltre di questo fiume erano detti/?g7iaoZi di di /,
figliuoli di Eber: i LXX. in vece di bramo Ebreo, tradussero
bramo passeggero, Gen. xiv. 13,
Vera. ?.5. Si chiamo Phaleg. Questa divisione della terra, o
sia degli uomini, e delle loro lingue, per sentimento di s. Giro-
lamo, e di molti Interpreti, avvenne qualche tempo dopo la na-
scita di Phaleg : ma il padre Heber illuminato da Dio previde la
divisione, e l'annnzio in certo modo, dando questo nome al su
proprio figliuolo. Phaieg pu aver dato il nome alla citt di
Phalga sul!' Kufrate.
Jeclan. Giuseppe Ebreo assegna a Jectan, e a'snoi figliuoli i
paesi dal fiume Cophene fino all'Indie, e alle regioni confinanti
de' Seri.
Vers. 3o. Da Messa fino a Sephar. Intorno alla vera situazio-
ne di questiluoghi si disputa tra gli eruditi.
sa pergentibus usque andando da Messa fino
Sephar^ montem orien- a Sephar , monte , che
talem. ali' oriente.
31. Isti filii Sem se- 31. Questi sono i fi-
cundum cognationes , gliuoli di Sem secondo
et linguasy et regiones le loro famiglie , e lin-
in gejitibus suis. guaggi, e paesi e nazio-
ni proprie.
32.Hae familiaeNoe 32. Queste sono le fa-
juxta populos, et natio- miglie di No secondo
nes suas. Ab his divi- i loro popoli, e nazio-
sae sunt gentes in ter- ni. Da queste usciron
ra post diluvium. le diverse nazioni dopo
il diluvio.
C A P O XI.
Nella fabbrica della torre di B abelle resta con-
fusa la superbia, e il linguaggio degli empii.
Genealogia di Sem fino ad A bramo.
Vers. ar>. Sftrug. Alcuni hanno crduto che a' tempi di Sarug
Yesse principio 1' idolatria. Dimenticato il vero Dio creatore del
telo e della terra, gli uomini cominciarono a rendere il loro cui*
t:o al sole i, alla luna, alle stelle ; indi agli uomiif^celebri pe* 1*
invenzione delle arti, o per imprese guerriere; e finalmente agli
animali, ed anche alle piante, e a cose ancora pi VK. Eusebio
Prctep. 1. i.cap. 6, pone l'origine della idolatria nell'Egitto;
donde dice, che ella si sparse tra' Fenici e tra' Greci, Npn pu<>
dubitarsi, che nella famiglia di Nachor e di Thare si adorassero
gl'idoli. Vedi Josue xxiv. i. 14- S, Agostino de civ. lib, x. cap
tilt, scrive, che Abramo liberato per divina vocazione dalle super-?
stizoni de'Caldei, cominci a seguire e adorare il vero Dio. ^|rfl
26. Vixitque Thare 26. E visse Thare set-
septuaginta (i) annis, iant'anni, e gener A-
rt.et genuit Abram, et bram, e N a elio r, e Aran,
^ffachor, et Aran.
27. Hae sunt autem 27. E questa la ge-
generationes Thare : nealoga di Thare ; Ta-
Thare genuit Abram, re gener Abram, Na-
Nachor, et Aran. Por- chor, e Aran. Aran poi
ro Aron genuit Lot. gener Lot.
28. Mortuus que est - 28. E mor Aran pri-
Aran ante Thare pa- ma di Thare suo padre
trem suum in terra na- nella terra, doy' era na-
'( tivitatis^j$uae , in Ur to, in Ur de' Caldei.
CialdaWrum
29. Duxerunt autem 29. E Abram , e Na-
Abrami, et Nachor uxo~ chor si ammogliarono :
res ; nomen uxoris A- lamoglie di Abram avea
oram, Sarai : et nomen nome Sarai: e la moglie
uxoris Nachor, Melclia di Nachor ebbe nome
*filia Aran, patris Mei- Melcha , figliuola di -
chaet et patris Jeschae.ran , padre di Melcha,
e padre di Jesca.
3o TLrat autem Sarai 5o- Ma Sarai era ste-
steriliS) nec habebat li- rile^ non avea figliuoli,
beros.
(V) Jbs, a 4* 2. i. Par. i. 26.
Yers, ao. Gener Abram, e Ivitckof^ Aran* bramo, be-
iph posto ^Jllsf *n primo luogo, era il terzogenito de' figliuo-
li di Thare. fpi Sena sempre nominato il primo tra' figliuoli
di No ,bench minore di Japheth, a cui si d il terzo luogo.
Vers. 7/8. In Ur fJe' Caldei. Ur in ebreo significa fuoco, e
tmfcsto diede forse origine a' racconti degli Ebrei, i quali dicono,
elle bramo gettato nelle fiamme da' Caldei, come adoratore del
solo Vero Dio , ne fu liberato per miracolo ; e quindi si ritiro col
padre ad Haran. Trovandosi rammentata la citt di Hura nella
*lesopotamia , molti credono , che ella sia quella citt , di cui si
jrjrrfa in questo luogo; e perci pretendono , che l'antica Caldea
ompreudesse anche la Mesopotamia. Vedi Aui vu. 2. 4
31, (i) Tulli itaque 31. Thare adunque
Thare Abram fdium prese seco Abram suo
suum , et Lot filium A- figliuolo , e Lui figliuo-
lo di Aran , (cio) ffef
ran , filium filii sui , et
Sarai nurum suam , u- gliuolo di un suo figliuo-
xorem Abram filii sui, lo , e Sarai sua nuora,
et eduxt eos de Ur moglie di Abram suo fi-
Chaldaeorum (2) ut i- gliuolo . e la (fondasse
rentin terramCianaam A'ia da Ur de'Galdei per
veneruntfjue usque Ha- andar nella terra di Cha-
naa n , e andarono fino
ran, et habitaverunt ibi.
ad Har n , ed ivi abita-
rono.
32. Et facti junt 32. E visse'Thare du-
dies Thare dwcentorum g$rlo cinque anni , e
(}u77iue annorum , et mor iu Ilaran.
mortuus est inHwaJi.
(i) Jos. 9.4 2 - -N^* 9- r
(>.) Judith. 5, 7. A-ct. 7.
Vcrs. 17. Nella, valle rii Save (che e la. valle del re). Questa
valle, prima detta di Save, e dipoi valle del re, era dirimpetto a
Gerusalemme secondo Eusebi.
Vers. 18. Ma Melchisedech re d'i Salem ^ messo fuora del,
pane e del umo, ce. Salem Gernsalemme per comun parere
de' Padri, e degl' Interpreti.
Messo fuora del pane e del vino. perocch era sacerdo-*
te eo. Questa giunta, che Melchisedech era sacerdote, non essen-
do certamente messa a caso, dimostra assai chiaramente contro
gli eretici, che il pane e il vino portato e messo fuora da Melchi-
scdech dovea servire al sacrifico pacifico, che egli offerse in rea-
19, Btnedixit ei, et 19. Lo beneclisse, di-
alt\ Benedictus Abram cendo: Benedetto bra-
Deo excelsa, qui crea* mo dall ? altissimo Dio,
vit coelumt et terram : che cre il cielo, e la
terra :
20. Et benedictus 20. E benedetto l'al-
DeusexcelsuS) quo pro* tissimo Dio , per la cui
temente , hostes in ma- protezione sono stati
nibus tus sunt. Et de* dati in poter tuo i ne-
dt ei decimas ex o- mici. E ( bramo ) die-
mnibus. de a lui le decime di
tutte le cose.
'-21.- Dixit autem rex 21. Ei! re di Sodoma
Sodomnrum ad Abram\ disse ad Abramo : Dam-
Da mihi animas : cele- mi gli uomini: tulio il
r lolle tibi. resto tienlo per te.
22. Qui respondit eh 22. Quegli rispose a
TLevo manum meam ad lui : Alzo la mano mia
Dominum Deum excel- al Signore Dio altissimo,
sum, possessorem eoe* padrone del cielo e del-
li> et terrae, la terra ,
Veri. io. le divise p*r mentii Balla testa in gi. Queste cose
mo fette da Abramo per ispirazione di Dio, il quale conferma
le sue promesse, istituendo il rito, di contrarre le alleanx rf
qual rito si conserv dipoi presso gli Ebrei (f edi Jerem. xxxiv
?8.), e f adottato da molte nazioni. Secondo questo rito d ym
li animali ella guisa descritta da Mos, e collocate le parti di
Issi V una dirimpetto ali' altra, passavano i contraenti pel mezzo ,
onde venivano ad essere uniti tra loro mediante il comunci*.
fizio. Ma ricordiamoci, che Abramo m premiala suafed^e-
rito d vedere, bench da lungi, il giorno di Cristo, Jo. v M e 1
sacrifico di lui, col quale fu riunito 1' uomo con Dio, e stabilita
"te na alleanza, questo sacrifico fu predetto, e mostrato ad
Abramo nel sacrificio degli animali divisi da lui m simbolo della
SUfl
*MTnon Mi* i volatili. Questi non appartenevano al rito
dell' alleanza ; erano solamente per essere offerji al bignore>
Vrs. 11. Abramo li cacciava. Abramo si stava nei mezzo
p
i. Jt ostquam vero i. JLtjLa quando egli
nonaginta et novem an- era entrato nel nonge-
norum esse coeperat, situo nono anno, gl|$p-
apparuit ei Dominus t parve il Signore > e^ gli4
dixitque ad eum: Rgo disse ; Io il Dio onnipo-
f Deus omnipotens*. am- tente : cammina alla
bula coram me, et esto presenza mia, e sii per-
perfectum fetto.
^Vers. i. -j t " alzo, e ando loro incontro ec. Lot imita la carit
di Abramo verso de' forestieri. *
vium , et coxit azyma% chetto, e cosse del pa-
et comederunt. ne senza lievito , ed ei
mangiarono.
4. Prius autem quam 4. Ma prima ch essi
irent cubitum, viri civi- andassero a dormire,
tatis vallaverunt do- gli uomini della citt
miitn> a puero usque ad assediarono la casa, fan-
senem> omnis populus ciulli, e vecchi, e tutto
simul. il popolo insieme.
6. Vocaveruntque Lot, 6. E chiamaron Lot,
et dixerunt eh Ubi sunt e gli dissero : Dove so-
viri, qui introierunt ad po quegli uomini, che
temete? educ illos huc, sono entrati in casa tua
utcognoscamus eos. sul far della notte? man-
dagli qua fuora , affin-
ch noi li conosciamo.
6. Egrcssus ad eos 6. Usci Lot, chiu-
tiot post tergum occlu* dendo dietro a s la
dens oftium ait: porta, e disse loro:
7. Nolite, quaeso,fra- 7. Non vogliate di
tres mei, nolite malum grazia, fratelli miei,
hoc facere. non vogliate far que-
sto male.
Vers. 3. Cotte del pane senza lievito, ec. L'Ebreo dice
AJmazoth : i Greci avevano una specie d'impasto, i farina d or*
Zo. o di grano, eoa acqua e latte e olio, con vino dolce, ovvero
vino cotto," e questa pasta mangiavano cruda ; e chiamavasiim*-
,0. Simile Impasto era usuato tra gli Ebrei ; ma eglino per lo
pi lo facevan cuocere. Si pu credere che tale fosse il pane da-
to da Lot agli Angeli. ^
* Fece lor? il banchetto. Gli prepar da bere: cosi nel-
VerT^ Tutto il popolo insieme. Vedesi una corruzione uni-
versale ed inaudita. , , r
Vew, 5. finche noi li conosciamo. Voghamo vedere que lo-
restieri, e sapere chi essi sono. Sotto questo pretesto cuoprono
questi empiile scellerate loro intenzioni; e questo bastava a Lot
(il quale feissimo li conosceva)'per intendere quel che voles-
sero fare,
8. Habeo duasfilias, 8. Ho due figliuole
quae necdum cognove- ancor vergini: le con-
runtvirimi', educam eas durr a voi, e abusate
ad VOS) etabtimini eis, di esse , come vi pare,
sicut placuerit, dum- purch non facciate ve-
modo viris istis nihil run male a quegli uo-
mali faciatis ; quia in- mini ; perocch son ve-
gressi sunt sub umbra nuti ali' ombra del mio
culminis mei. tetto.
9. At illi dixerunt\ 9. Ma quelli dissero:
Recede illuc. JLtrursust Va in l. E aggiunse-
Ingressus es, inquiunt, ro: Tu sei entrato qua
ut advena\ numquidut come forestiero ; la fa-
judices ? te ergo ipsum rai tu da giudice ? Noi
magis, quam hos, affli- adunque faremo a te
gemus. (i) fimquefa- peggio, che a quelli.
debant Lot vehemen- E facevano strapazzo
tissime : jamque prope grandissimo di Lot : ed
erat, ut effringerent erano gi vicini a rom-
fores* pere la porta.
(i) a. Petr. a. 8.
Vers. g. Che e quello che tu ci hai fatto? che male ee. Dio
per bocca di questo principe insegna a tutti gli uomini, quanto
gran male sia l'adulterio, riconosciuto da tutte le genti pel solo
lume della natura come un orribile peccato. Il solo pensiero di
essere stato vicino a cadrvi, bench per ignoranza, fa che Abi-
melecb. prorompa in tante e si appassionate querele contro Abra-
mo , che gli avea taciuto la verit.
Yers. io. Che avevi tu veduto, onde avesti ec. Avevi tu forse
veduto cosa, onde potessi argomentare , che io , o il mio popolo
fossimo gente senza legge, e senza rispetto per la giustizia ?
14. Tulli igitur A- 14 Prese adunque
Mmelech oves, et boves^ Abimelech delle peco-
et servos , et ancillas , re, e de'bovi, e de'ser-
et dedit Abraham: red- vi, e delle serve, e le
diditque illi Saram u- diede ad Abramo, e gli
xorem suam, rendette Sar sua mo-
glie,
i5.Etait: Terra co- 15. E gli disse: Que--
ram vobis est\ ubicum- sta terra davanti a
que tibi placuertj ha- te; dimora, dove ti pia-
bita. cer.
16. Sarae autem di- 16. E disse a Sara:
xit\ Ecce mille argen- Ecco che io ho dato a
teos dedifratr tuo\ hoc tuo fratello mille mo-
erit tibi in velame n o- nete d! argento ; con
culorum ad omnes, qui queste avrai un velo
tecum sunt, et quocum- per gli occhi dinanzi
que perrexeris : me- a tutti quelli che son
mjjntoque te deprehen- cori te, e in qualunque
sam. luogo anderai: e ricor-
dati, che sei stata presa.
17. Orante autem 17. E colle orazioni
Abraham^ anavitDeus di Abramo Dio risano
Abimelech, et uxores, Abimelech , e la mo-
ancillascfue ejus, et pe- glie, e le serve di lui,
pererunti e partorirono :
pr.- .
i. r isitavit autem i. JLJ il Signore visi-
Dominus Saram, sicut t Sara, conforme avea
(i) promiserat, et im" promesso, e adempi la
plevit quae locutus est.sua parola.
a. Concepitane, et(2) a. Ed ella concepire
peperit filium in sene- partor unfigliuolonel-
e tute sua, tempore quo la sua vecchiezza, al
praedixerat ei Deus / tempo predettole da
Dio ;
3. Vocavitcjue Abra- 3. E Abramo pose il
ham nomen filii sui , nome d'Isaac al figliuo-
quem genuit ei Sara, lo partoritogli da Sar:
Isaac i
(1) Supra 17. 19, 1 9. io.
(2) G/44. a3. febr. n. n.
Vers. iq. Dio le aperse gli occhi, ed ella vide un pozzo ec<
Dio fece, che ella ravvisasse questo pozzo che le era vicino, e a
cui turbata e piena d'affanno, com'era, non avea posto mente. D-
cesi, che gli Arabi coprono colla sabbiai pozzi da loro scavati,
mettendovi sopra qualche segnale ; cos non sarebbe maraviglia,
che Agar non avesse veduto quel pozzo, fino che Dio lo fece a lei
riconoscere per qualche segno che egli avea.
Vers, 21. Nel deserto di Pharan. Nell'Arabia Petrea.
Vers. 22. Abimelech, e Phicol capitano. Gredes lo stesso bi-
melech, di cui si parla cap. xx., e Phicol era capitano delle sue,
guardie, ovvero di tutti i suoi soldati. Abimelech veggendo, come
Abranio cresceva in ricchezze e in potenza, e come Dio lo proteg-
geva tanto visibilmente, prevedendo che egli sarebbe divenuto
n grandissimo princme, pensa saggiamente a fare alleanza con
lui, affine di non aver S temere per s, e pel suo popolo,
ta m$.sericordiam^ (i) che, siccome io ho fatto
quam feci tibi, facies del bene a te % cosi ti*
mihi , et terrae , in qua ne farai a me, e a que-
versatus es advena sta terra, in cui se'sta-
to pellegrino.
2 4. Dixtque Abra- 24. E Abramo disse :
ham: Ego jurabo. Io ne far giuramento.
26. Et increpavit 26. E fece delle que-
Abimelech propter pii- rele con Abimelech per
teum aquae, quem vi ragione di un pozzo di
abstulerant servi ejus. acqua, che i servi di lui
si erano usurpati per
forza.
26. "Resp&nditque A- 26. E Abimelech ri-
bimelech : Nscivi quis spose : Non ho saputa
fecerit hanc rem: sed chi abbia fatta tal cosa:
et tu non indicasti mi- ma n pur tu me ne
hi , et ego non audivi hai fatto motto, ed io
praeter hodie. non ne ho sentito par-
lare se non adesso.
27. Tult itaque A- 27. Abramo adunque
braham oves , et boves* prese delle pecore^ e
et dedit Abimelech : de' bovi, e li diede ad
percusseruntque ambo Abimelecfa : e ambedue
foedus. fecero alleanza.
28. Et statuii Abra- 28. E Abramo pose
ham septem agnas sette agnelle di branco
gregis seorsum. da parte.
fi) Supra 20. 14.
la sua virt, non le nascose quello che egli dovea fare, efifeel-
la si rassegn al volere del Signore .
Vers. 4- ^ terzo giorno ... vide da lungi il luogo. Per tre
giorni interi (dice un antico interprete ) Abramo ebbe a combat-
tere colla tentazione, anzi coli'agonie e colla morte.
Vers. 5. E fatta che avremo V adorazione , tornerem ec.
Abramo pot ci promettere sulla ferma fiducia nelle divine
promesse. I sentimenti di lui sono spiegati cos dal!' Apostolo:
bramo offeriva l'unigenito ... egli, a cui era stato de ito : in
Isacco sar la tua discendenza, pensando, che potente Dio
anche per risuscitare uno da morte. Hebr. xi. 17. 18. 19. Vedi
August. de civ. xvi. 3a., Orig. etc. Abramo adunque unisce alla
sua ubbidienza un'altissima fede e una speranza invincibile.
" Vers. 6. Prese eziandio le legna ,.. e le pose addosso ec. A!
vedere^ Isacco carico delle legna , sulle quali dee essere sacrifi-
cato , non si pu non riconoscere queli' altro Isacco, il quale cai
legno della sua croce salir un di al Calvario ad essere effetti-
vamente immolato pe' peccati degli uomini, che egli ha presi
sopra di s. '
et Ugna: ubi est vidi- disse quegli, il fuoco j
ma holocausti? e le legna: dov' la vit-
tima dell'olocausto?
8. Dijcit autem Abra- 8. E Abramo disse :
ham : Deus providebit Iddio si provveder la
sibi victimam holocau- vittima per l'olocausto,
sti , fili mi. Pergebant figliuol mio. Andavano
ergo pariter i adunque innanzi di
conserva :
9. Et veneruntad lo- 9. E giunsero al luo-
cum , quem ostenderat go mostrato a lui da
ei Deus , in quo aedifi- Dio, in cui egli edific
cavt altare^ et desuper un altare, e sopra vi ac-
Ugna composuit : cum- comod le legna: e a-
que alligasset Isaac fi- vendo legato Isaceo suo
lium suum, posuit eum figlio, lo colloc sull'al-
in altare super struem tare sopra il mucchio
lignorum. delle legna.
?
io. (i) "Extenditfjue 10. E stese la mano,
manum., et arripuit gla- e die di piglio al coltel-
dium, ut immolaret fi- lo per immolare il suo
lium suum. figliuolo.
vi. Et ecce Angelus 11. Quand'ecco l'An-
Domini de coelo ela- gelo del Signore dal ciel
mavitt dicens : Abra- grid, dicendo: Abra
(i) Jac. a. ai.
Vers. 8. E venne meno e mori ec. Mori Abramo non per ef-
fetto di malattia o d altra estrinseca causa ; ma consunte le for-
ze e il vigor naturale, sazio (li vivere (cosi dice l'Ebreo) , senza
malattia e senza dolore passo tranquillamente da questa vita, e
(indo a unirsi al suo popolo: vale a dire, spogliato della mor-
talit, pass ad unirsi alla societ de'giusti, agli spirili fie1 giusti
perfetti, Hebr. xu. ?.3. Osservano g' interpreti, aversi in questa
frase popolare raffermata la costante tradizione dell' immortalit
dell'anima, cui la separazione dal corpo altro non , che un pas-
saggio ad un nuovo stato di vita.
Tutto quello che abbiam fin qui veduto d' Abramo, ci d
Un'altissima idea della virt e grandezza d'animo, della piet,
della fede e della giustizia di questo patriarca. Io non m'avan-
aer a farne 1' elogio ; ma mi contenter di riferire quello che lo
Spirito santo ce ne ha lasciato nell'Ecclesiastico : Abramo, il
grande padre di molte genti, a cui nessuno fu il simile in
gloria; il quale conservo la legge dell'Altissimo: e questi
strinse con lui alleanza. Egli nella sua carne ratifico il pal~
io, e nella tentazione fu trovato fedele. Per questo Iddio giu-
ro di dargli gloria nella sua stirpe , e clCei sarebbes mohipli,-
calo , come la polvere della terra; e di esaltare il seme di lui,
come le stelle del cielo, e che questo avrebbe posseduto da un
mare all'altro, e dal gran fiume sino a?confini del mondo,
cap. XLIV. 20. 23.
^ornine viventis 3 et vi- z detto di colui che vi*
dentis. re e che vede.
12. Hae suitgenera- 12. Questo il nove-
tiones Ismael, filii A- ro dei posteri d'Ismae-
brahae, quem peperit le, figliuolo di A brani a,,
ei Agar AEgfptia> fa- partorito a lui da Agar
mula Sarae r Egiziana schiava di Sa-
r:
13. Et haec nomina 13. E questi sono i
filiorum ejus invocabu- nomi de'figliuoli di lui
lis , et generationibus co' quali nomi furori
suis (i). P rimo penitus chiamati i suoi discen-
Ismaelis Tiabajoth , denti. Primogenito di
deinde Cedar, et Ad- Ismaele fuNabajoth, di-
beel, et Mabsam: poi Cedar, e Adbeel, e
Mabsam:
14- Masma quoque , 14. E Mas ma, e Da-
et Duma , et Massa, ma , e Massa ,
15. Hadar, et Th- 15. Hadar, e Therna,
ma 3 et Jethur , et Na* e Jethur , e Naphis , e
pliis, et Cedma. Gedma.
16. Isti sunt filii I- 16. Questi sono i fi-
smaelis : et haec no- gliuoli d'Ismaele, e que -
mina per castella i et sti nomi passarono a.'loro
(\) i. Par. if 2g.
Yers, 5. Perche Abramo obbed alici mia voce ec. Dio, dice
il Crisostomo , rammenta ad Isacco l'obbedienza del padre, affin-
ch veggendola cosi rimunerata nella sua persona si animi ad
imitarla e sorpassarla (se fosse possibile) aflin di conseguirne pi
gran mercede,
. * Le cerimonie. 1 riti.
cerent eum propter il- trimonio, sospettando,
lius pulchritudinem. che forse presi dalla bel-
lezza di lei non lo uc-
cidessero,
8. Cumque pertrans- 8. E passato un lun-
issent dies plurimi, et go tempo , e abitando
ibidem moraretur, pro- egli nel medesimo luo-
spiciens Abimelechrex go , traguardando Abi-
Palaestinorum per fe- melech re de'Palestini
nestram, vidit eum jo- per una finestra , lo vi-
cantem cum Rebecca de scherzare con Re-
uxore sua. becca sua moglie.
9. Et accersito eo, 9. E fattolo venir a
ait : Perspicuum est, se , disse : Egli fuor
quod uxor tua sit : cur di dubbio, ch'ella tua
fientitus es, eam soro- moglie: per qual moti-
rem tuam esse ? Re- vo hai tu affermato, es-
spondit: Timui, ne mo- ser lei tua sorella ? Ri-
rerer propter eam. spose i Temei di essere
a causa di lei ucciso.
10. Dixitfjue Abime- 10. E disse Abime-
lech\ Quare imposuist lech : Per qual motivo
nobis?potuit coire (juis- ci hai tu inganna ti ? po-
piam de populo cum teva alcuno fare oltrag-
uxore tua , et induxe- gio alia tua donna, e
ras super nos grande tu ci avresti tirato ad-
Vers. 7. Ella e ma sorella. Rebecca veniva ad essere cugina
d'Isacco. S. Agostino giustifica il fatto d'Isacco colle stesse ragio-
ni , colle quali avea gi giustificalo il fatto d'Abramo. Vedi
(ren. xii. 13., e AugusL cont. Fauni, lib. xxn. cap. 33. e f.
Vers. 8. Lo vide scherzare con Rebecca. La parola dell'origi-
nale significa ridere o scherzare, n significa pi di quello che
un marito saggio e circospetto farebbe talor colla moglie, scher-
zando onestamente con lei, con quella libert, che non userebbe
con donna clic non fosse sua moglie, perch con un 7 altra ci non
sarebbe decente.
Vers. io. Ci avresti tirato addosso un gran peccato. Avresti
dato occasione a un gran peccato, qual quello dell'adulterio.
peccatimi. Praecepit- dosso un gran peccato.
que omni populo, di- E fece intimare a tutto
cens : il popolo questa pa-
rola :
11. Qui te tigerit ho- 11. Chi toccher la
minis hujus uxorem, moglie di quest' uomo,
morte morietur. sar punito di morte.
12. Sevit autem Isa- 12. Ma Isacco semi-
ac in terra illa , et in- n in quella terra , e in
venit in ipso anno cen- quell'anno trov il cen-
tuplum : benedixitque tuplo : e il Signore lo
ei Dominus. benedisse.
13. Et locupletatus 13. Ed egli divent
est homo , et ibat profi- ricco, e andava crescen-
ciens , atque succre- do di bene in meglio,
scens, donec magnus talmente che divenne
vehementer effectus est, sommamente grande.
\!\, Habuit quoque 14. Egli fu anche pa-
possessiones ovium, et drone di pecore, e d'ar-
armentorum, et fami" menti , e di numerosa
liae plurimum. Ob hoc servit. Quindi portan-
invidentes ei Palaesti- dogli invidia i Palesti-
ni, ni,
16. Omnes puteos, 15. Accecarono in
(juosfoderant servi pa- quel tempo tutti i poz-
tris illius Abraham , zi scavati da' servi del
illo tempore obstruxe- padre di lui bramo,
runt, implentes humo : empiendoli di terra:
i^. In tantum , ut 16. E la cosa and
ipse Abimelech diceret tanto in l, che lo stes-
ad Isaac: Recede a no- so Abimelech disse ad
Vers. 33. E alla citta fu posto nome ec. Questo nome lo eb-
be prima il pozzo ; indi la citt edificata vicino al pozzo.
Vers. 35. Aveano disgustalo V animo ec. L'Ebreo: erano
amarezza (P animo per Isacco ec. Superbe per la loro nascita
( Giuseppe scrive , che i loro padri erano principi degli Hethei )
e per avere sposato Esali, che elle consideravan per primogenito
della famiglia : essendo anche aliene dalla piet, servirono ad
esercitare la mansuetudine d'Isacco, e la pazienza di Rebecca.
C A P O XXVII.
e
1. kJenuit autem /- a Isacco era
saac, et caligaverunt invecchiato , e se gli e-
oculi ejus, et videre non ra infiacchita la vista ,
poterat : vocavitque E- e non poteva vedere: e
sau filium suum majo- chiam il figlio suo
rem , et dixit ei: Fili maggiore Esa , e gli
mi? Qui respondit: disse : Figliaci mio? K
Adsum. quegli rispose: Eccomi
qui.
2. Cui patera Videsy 2. A cui il padre: Tu
inquit, quod senuerim, vedi , disse , che io son
et ignorem diem mortis vecchio, e noti so il
meae. giorno della mia morte.
5. Sume arma tuat 3. Prendi le tue ar-
pharetram , et arcum, mi , il turcasso , e l'ar-
etegredereforav : cum co, e va fuori : e quan-
que venatu aliquid ap- do avrai preso qualche
prehenderis, cosa alla caccia,
4. Fac mihi indepul- 4 Fammene una pie*
Vers. 33. Inorrid per grande stupore ec. I LXX: Usci fuor
di se per una. grande eslasi: e in questa grande estasi, dice s.
Agostino, che gli fu svelato tutto il mistero ed ebbe cognizione
de' decreti di Dio : ci ben si conosce dal raffermare, ch' egli fa
immediatamente la benedizione gi data: io V ho benedetto e be-
nedetto sar : e ci in un tempo, in cui pareva che piuttosto do-
vesse accendersi d'ira contro chi lo avea ingannato, e ritrattare
quello che avea fatto per ignoranza. Non si pu qui non ricono-
scere il dito di Dio, e 1' operazione del suo spirito nel cuore
d'Isacco.
Vers. 34 ... 38, Rugg Esali, e die grande strido, ec. A queste
parole allude l'Apostolo, quando dice, che Esau non trovo luogo
a penitenza, bench con lagrime la ricercasse. He.br. xu. ij.
Vedi le note in questo luogo.
12 *
sti, ait, et mihi bene- E di nuovo disse al pa-
dictionem? dre : Non hai tu^'o pa-
Sap. 26. 33. dre, serbata benedizio-
ne anche per me ?
37. Respondit Isaac: 37. Rispose Isacco:x
Dominum tuum illuni Io lo ho costituito tuo^
constitui, et onuies fra- signore, e ho soggetta-
trs ejus servituti illius ti ai suo servaggio tut-
jsubjugavi : frumento, et ti i suoi fratelli : lo ho
vino stabilivi eum : et fatto forte a frumento,
ubi post haec, fili mi, e a vino: e dopo di ci,
ultra quid faciam ? che far io ancora per
te , figlio mio ?
38. Cui Esau : Num 38. Disse a lui Esa;
unam, inquit, tantum Hai tu, o padre, sol
benedictionem Jiaes, una benedizione ? be-
pater ? mihi quoque ob- nedici, ti prego, anche
secro, ut benedicas. me. E piangendo egli,
Cumque ejulatu magno e urlando altamente,
fieret,
3p. Motus Isaac di- 39. Commosso Isac-
xt ad eum: (i) In pin- co gli disse : Nella pin-
guedine terrae et in ra- guedine della terra, e
re coeli desuper nella rugiada di su dal
cielo
4-0. "Erit benedictio 40. Sar la tua bene-
tua. Vives in gladio, et dizione. Viverai della
fratri tuo serviesi tem- spada , e sarai servo
pusque veniet, cum ex- del tuo fratello: e tem-
fi ) Hebr. i. ao.
Vers. 12. e 13. Vide una /cala appoggiata alla terra, ec.
E il Signore appoggialo alla scala, ec. In questa scala, secondo
la pi ordinaria sposizione, si ha una immagine della Previdenza
divina, onde in capo di essa vedesi Dio. Gli Angeli che salgono
e scendono, sono i ministri ed esecutori della Previdenza. Volle
Dio con questa visione consolare Giacobbe, il quale fuggiasco
dalla casa de' genitori per timor del fratello, coli' animo pieno di
tristezza riposava sopra di un sasso. A lui dunque fa vedere que-
sta scala che va fino al cielo ; gli fa vedere gli Angeli che per or-
dine di Dio si adoperano a benefizio e consolazione de' giusti, e
gli fa vedere Dio stesso protettore e rimuneratore della virt.
Ma forse con pi ragione diremo, che per questa scala lo Spirito
Santo volle significare l'incarnazione del Verbo di Dio , il quale
dovea nascere di Giacobbe, e scendere per varii gradi e genera-
zioni fino alla terra, quando lo stesso Verbo fu fallo carne, e il
cielo riun colla terra, e le somme alle infime cose, e P uomo
congiunse con Dio. Scendono ad annunziare si gran novit gli
Angeli, e salgono a riportare i ringraziamenti e le benedizioni
che a Dio danno i giusti per un* opera cos grande. Qual consola-
zione ali' afflitto e ramingo Giacobbe il vedere adombrato sotto
i suoi occhi un mistero si grande, vedere il Cristo che dovea na-
scere del suo sangue, e nel quale tutte le promesse di Dio fatte
a lui e a tutti i suoi padri doveano avere il pieno e perfetto loro
adempimento !
La terra, in cui tu dormi, ec. Giacobbe era tuttora nel pae-
se di Chanaan , ma presso a' confini.
A te e alla tua stirpe. Vuol dire a te, o sia alla tua stir-
pa; perocch la particella e molte volte esplicativa.
etseptemtrionem, et me- a settentrione, e a mez-
ridiem\ (i) et B E NE- zo giorno, e IN TE , e
DICENTffR IN TE, nel seme tuo SARAN
et in semine tuo cun- BENEDETTE tutte le
ctae tribus terrete. trib delia terra.
15. Et ero custos 15. E io sar tuo cu-
tuus , quocumque per* stode,in qualunque luo-
rexeris , et reducam te go anderai: e ti ricon-
in terram hanc : nec durr in questo paese :
dimittam, nisi compie- e non ti lascer senza
vero universa, quae avere adempiuto tutto
dixi. quello che ho detto.
16. Cumque evigilas 16. E svegliatosi Gia-
setJacobde somno^ aiti cobbe dal sonno, disse:
Vere Dominus est in lo- Veramente il Signore
co isto , et ego nescio* in questo luogo, e io noi
bam. sapeva.
17. Pavensque\ Quam 17. E pien di paura !
terribilis , est, inquit, Quanto terribile, dis-
locus iste ! non est hic s' egli, questo luogo !
aliud) nisi domus Dei, non qui altra cosa, se
et porta coeli. non la casa di Dio? e la
porta del cielo.
(i) Deut. 12. 20. 19. 8.
Tera. 17. Quanto e terribile ... questo luogo! non b qui altra.
osa,ec. Quanto venerabile, e sacrosanto questo luogo, dove
Dio si fa vedere, come in sua casa, e dove mi stata mostrata la
mistica scala, per cui gli Angeli scendono, e salgono, e la via, e
la porta dimostrano per entrare nel cielo! Questa via, e questa
porta Cristo, come dicemmo. Vedi Joan. x. g. Non sar inutile
di osservare, come fin da que' tempi si degn Dio d'illustrare
certi luoghi con apparizioni, e miracoli, e favori a pro degli
uomini.
Vers. iS. La eresse in monumento, versandovi ec, Giacobbe
alza in quel luogo la pietra per memoria sacra e religiosa dei-
gran favore ivi ricevuto da Dio, e perci unge con olio la stessa
pietra, come per consacrarla, La Chiesa cattolica prese quindi
1' esempio della unzione sacra, colla quale a Dio si dedicano i
uoi templi, e gli altari, Giacobbe non. si fa un idolo di questa
pietra, n verun culto superstizioso le rende; ma la innalza sol-
tanto in commemorazione delle grazie ivi ricevute da Dio. Vedi
cap. xxxv. 3. Ma gl'idolatri, a'quali si vede evidentemente, che
pass la notizia di questo gran fatto, lo depravarono, e della pie-
t di Giacobbe si fecero argomento dell'antichissimo vituperoso
culto, che da lor si rendette alle pietre, le quali furono chiama-
te Belhule dal luogo stesso diBethel, dove lasci Giacobbe il
juo monumento. Alcune erano consacrate a Saturno, altre al so-
le, altre ad altri dei; e di esse raccontavano grandissime favole,
come per esempio che avessero vita e moto, rendessero oracoli ec.
Vers. ig. E alla citta che prima chiamatasi Luza, ec. Il
luogo prima chiamavasi Luza dalla copia de' mandorli che vi si
trovava; e lo stesso nome avea la citt, o sia il borgo, presso il
quale dorm Giacobbe; e questi al luogo e alla citt diede il no-
me di Betbel, cio casa di Dio.
20. Vovit edam va- 20. Fece ancora voto,
tum , dice n s ; Si fuerit dicendo: Se il Signore
Deus mecum , et custo- sar con me, e sar mio
dierit me in va , per custode nel viaggio da
quam ego ambulo, et me intrapreso, e mi da-
dederit mihi panem ad r pane da mangiare, e
vescendum., etvestimejt- veste da coprirmi,
tum ad induendum,
21. Reversusque fue- 21. E torner felice-
ro prospere ad domum mente alla casa del pa-
patris mei', erit mihi dre mio , il Signore sa-
Dominus in Deum, r mio Dio,
2 2.Et lapis iste, quem 22. E questa pietra
crexi in titulum , voca- alzata da me per mo-
bitur domus Dei-, cun- numento, avr il nome
'ctorumque , quae dede- di casa di Dio: e di tut-
rs mihi, decimas offe* te le cose , che darai a
ram dbi. m*5, tiofferirla decima.
Vers. 25. leggendo che noi polca, superare ec. Dio non vol-
le, n permise, che l'Angelo si servisse di tutta la sua possanza,
nel lottar con Giacobbe. Del rimanente quello che egli col solo
tocco del nerbo della coscia fa provare al patriarca, argomento
della facilit, colla quale avrebbe potuto abbatterlo. Ma si di-
mostra cos 1' efficacia dell' orazione e della vera piet a muovere
il cuore di Dio, e a fargli una specie di violenza per renderlo
propizio agli uomini.
* Tocco. Percosse.
Vers. 26. Gi. viene l'aurora. Era tempo che Giacobbe andas-
se a riunirsi colla sua gente, alla quale non volea l'Angelo far-
si vedere .
Se In non mi benedici. Colle lacrime agli occhi e con grande
affetto chiese Giacobbe questa benedizione, onde si dice in Osca,
ch' ei pianse e preg.
29. Interrogavi? eum 29. Giacobbe lo in-
Jacob : Die mihi, quo terrog : Dimmi, con
appellaris nomine ? Re- qual nome ti chiami ?
spondit : Cur quaeris Rispose: Perch doman-
nomen meum ? Et be- di del mio nome ? E lo
nedixit ei in eodem lo- benedisse nello stesso
co . luogo.
5o. Vocavitque Jacob 30. E Giacobbe pose
nomen loci illius, Pha- a quel luogo il nome di
nuel, dicens: VidiDeum Phanuel, dicendo : Ho
facie ad. faciem^ et sal- veduto il Signore faccia
vafacta estanimamea. a faccia, e l'anima mia
ha avuto salute.
Vers. 14- Fino a tanto ch' io giunga ... et Seir. Giacobbe pen-
sava allora di andare lino col a casa dei fratello; ma di poi can-
gi di parere forse per timore che non si risvegliassero in Esau
le antiche gelosie, o perch ricevesse qualche notizia, per la qua-
le conosi-esse che non era opportuna allora questa visita.
illius Socoth, id est, diede a quel luogo il
Tabernacula. nome di Socoth, vale a
dire Padiglioni.
18. Transivitque in 18. E dopo il suo ri-
Salem urbcm Sichmo- torno dalla Mesopota-
rum, f/uae est in terra mia di Siria pass a Sa-
Clianaan, postfjuam. re- lem citt de' Sicbimiti,
versus est de Mesopo- che nella terra di Cha-
tamia Syriae : et habi" naan : e abit presso
tavit juxta oppidum. alla citt.
io,. Emitfjiie partem io,. E compr quella
agri, in quafxerat ta- parte di campo , dove
bernacula , a filiis JZe- avea piantate le tende,
mor patris Sichem ceri- da' figliuoli di Hemor
~ tum agnis. padre di Sichem per
cento agnelle.
Vers. 17. A Socolh, dove fabbricala ec. Dalle tende che alz
ivi Giacobbe, venne il nome di Socoth a questo luogo , dove fu
poi edificata una citt dello stesso nome, che era nella trib di
Gad. L' avervi Giacobbe fabbricata una casa d argomento per
credere che ivi si ferm qualche tempo.
Vers. 18. Passo a Salem citta de> Sichimiti. Pass il Giordano,
e da Socoth and nel paese de' Sichimiti, .dove fece sua dimora
presso la citt di Salem nella Chananea. Alcuni moderni seguen-
do la tradizione degli Ebrei traducono in questa guisa P Ebreo :
arrivo salvo alla citta de1 Sichimiti : perocch la stessa voce
Salem significa salvo , sano,ec.; e soggiungono gli Ebrei, che
in questo luogo Giacobbe rimase sano dalla gamba, della quale
era stato zoppo fino a quel punto , onde dicesi: arrivo salvo ec.
Vers. iq. Per cento agri elle. La prima maniera di contrattare
nell'antichit fu certamente per via di permute; e gli antichi in-
terpreti tutti quanti suppongono fatta questa compra da Gia-
cobbe con dare cento agnelle. Molti moderni per la voce origi-
nale spiegano in significazione di moneta, danaro, ec. e alcuni
di questi pretendono , che fossero monete che portavano l'im-
pronta d'un'agnella, come effettivamente si costumava nell'anti-
chit; onde dalle pecore venne il nome di pecunia alla moneta.
Basti 1' avere toccato questo punto senza entrare in pi lunga
discussione di una materia, sopra la quale non possono aversi se
con deboli congetture.
so. Et erecto ibi al- so. E ivi alzato un
tari , invocavit super il- altare, dinanzi ad esso
ludfortissimum Deum invoc il fortissimo Dio
Israel. d'Israele.
C A P O XXXIV.
eKe i suoi figliuoli avati fatto centr de' SicKimiti, e per quello
che di ci poteva avvenirne, irritati per tanta crudelt gli animi
de' Chananei.
Yers. 2. Gettate va. gli del stranieri che avete ec. Pu essere
clie gl'idoli, i quali Giacobbe comanda di gettar via fossero stati
serbati della preda de' Sichimiti; e pu anch'essere, che in un
grandissimo numero di servi che erano in quella famiglia con-
dotti dalla Siria, ve ne fosse pi d'uno che continuasse a rende-
re culto a' falsi dei. Ma non sembra credibile , che alcuno de' fi-
gliuoli o delle mogli di Giacobbe peccassero in questo. Il v$,de-
re che questi intima l'ordine di gettar via gl'idoli, dopo che Dio
gli avea parlato e l'avea avvertito di quello che dovea fare a
Bethel in suo onore, pu dar fondamento per credere che non
prima di adesso egli venisse in cognizione di questo disordine, e
che Dio stesso gliene desse notizia.
Mondatevi, e cangiate le vostre vesti. Per un interno istin-
to del rispetto dovuto a Dio fu sempre costume, che volendo gli
nomini accostarsi a lui per onorarlo, o si mutasser le vesti, 2.
Reg. xn. ao., ovvero le lavassero, Exod. xix. 20. Levit. xv. i3., e
la nuova veste era simbolo di penitenza, e di conversione. Cosi
Giacobbe esorta la sua gente a prepararsi per andare a Betliel a
onorare il Signore.
rbns eorum : at ille vevano alle orecchie :
infodit ea sub ter tere- ed egli li sotterr sotto
bnthum^ quae est post il terebinto, che di l
urbem Schem. dalla citt di Sichem.
5. Cumque profecti 5. E partiti ch' ei fu-
essent^ terror Dei in- rono , il terrore di Dio
vasit omnes per circu invase tutte le citt al-
tum civitates, et non l'intorno, e non ardiro-
sunt ausi persegui re" no d'inseguirli, mentre
cedentes. S ritiravano, t
6. Fenit igitur Jacob 6.Giacobbe adunque,
Luzani) quae est in ter- egli, e tutta la sua gen-
ra Chanaan , cogno- te con lui arriv a Lu-
mento Bethel : ipse et za cognominata Bethel
omnis populus cum eo. nella terra di Chanaan.
7. J&dificavitque ibi 7. E ivi edific l'alta-
altare, et appellanti re, e a quel luogo pose
nomen loci illius, Do- il nome di Casa di Dio :
mus Dei : ibi enim (i) perocch ivi apparve
apparuit ei Deus , cum Dio a lui, quando fug-
fugeretfratrem $uumf giva il fratel suo.
(i) Supr, & j3.
Yers. 31. /regi che regnarono ... prima che ee. Alcuni inter-
5seroreti sono di opinione , che questi regi non fossero discendenti
i Esali, ma di altra nazione, i quali in diversi tempi soggiogas-
l'Idumea. Ma quando fossero stati veramente della stirpe di
Esa, notisi in primo luogo, ch'ei non succedettero l'uno ali' ak
' tro di padre in figlio: lo che si vede chiaro nella descrizione che
qui abbiamo; in secondo luogo da'versetti 3 a. e 35. si ha indizio ^
che questi regi non regnarono tutti n pur nello stesso luogo:
finalmente nello spazio di dugento anni in circa, quanti posson
trovarsi dal tempo, in cui Esa si fece grande nell' Idumea, fino
a Mos, ei pu trovar luogo per gli otto re, che son qui notati.
Imperocch vuoisi osservare, che pu benissimo l'Idumea avere
avuto de' capitani in una parte e in un' altra parte de' regi. Cos
in sostanza tutto quello che dobbiamo ricavare da questo luogo,
si , che l'Idumea ebbe uno stato e un governo gi stabilito mol-
to prima che i figliuoli d'Israele avessero una forma di governo
e un condottiero e capo del popolo, ch* quello che vuoisi qui
indicar col nome di re. Qusto condottiero, o re, che ebbero di-
poi gli Ebrei, fu Mos , a cui dato qusto titolo; perch egli T
come capo di tutte le trib , le govern con autorit dipendente
(solo da Dio, Onde Mos detto da Filone e da altri re, legisla-
tore, profeta e pontefice. Il titolo di re dato nella Scrittura
a'semplici giudici, governatori e magistrati. Vedi Jud. xvn. 6., i.
Reg, xxi. 12. Del rimanente Dio vuole far qui osservare, com
Esa e i suoi posteri erano grandi sopra la terra, mentre Giacobbe
e i suoi discendenti erano ancor pellegrini e senza possessione e
dominio stabile, e senza quasi aver forma di popolo. Imperocch
questo popolo dovea esser figura di tutti i giusti, i quali non vi-
vono su questa terra , se non come ospiti e pellegrini ; perch ad
una terra migliore anelano, dov' la loro felicit.
Vers. 33. Jobab,figliuolo di Zara di Bo fra. Moltissimi Pa-
dri e interpreti credono , che questi eia il santissimo Giob, ec?ni~
piare della pazienza
34. Cumque mortuus 34 E morto Jobab,
esset Jobab, regnagli regn in luogo di lui
pro eo Husam de terra Husam della terra dei
Themanorum. Themniti.
35. Hoc quoque mor- 35. Morto anche que-
tuo , regnavit pro eo sto , regn in sua vece
Adad, filius Badad^qui Adad, figliuolo di Ba-
percussiftyLadianin re- dad } il quale sbaragli
gione Moab : et nomen i Madianiti nel paese di
urbis ejus Avith. Moab : e il nome della
citt di lui Avith.
36. Cumque mortuus 36. E morto Adad,
esset Adad, regnavit regn in luogo di lui
pro eo Semla de Ma- Semla di Masreca.
sreca.
3y. Hoc quoque mor- 37. E morto anche .-
tuo, regnavitpro eo Saul questo, regn in luogo I,
defluvio Rohooth* di lui Sau di Rohoboth, i
che presso il fiume
(Eufrate).
38. Cumque et hic 38. E dopo che anche
o&iisset, successit in questo fu morto, suc-
regnum Balanan^fiUus cedette nel regno Bala-
Achobor. nan, figliuolo di Aeho- f
bor.
39. Isto quoque mor- 39. Morto anche que- ,
tuo., regnavit pro eo A- sto, regn in suo luogo
dar\ nomenque urbis Adar: e il nome della
ejus Phau : et appella- sua citt era Phau : e la
batur uxor ejus Meta- sua moglie si chiamava
bel, fitia WLatred fifoae Metabel,figliuola di Ma-
Mezaab. ired,figliuoladiMezaab,
Vers. 28, Per venti monete (P argento. Per venti scll, cio
dieci di meno di quello che sar venduto il Salvatore del mon-
do: imperocch non dovea il servo esser venduto a prezzo ugua-
le a quel del padrone, dice s. Girolamo. Ma ella cosa degnissi-
ma di riflessione, come in tutto il tempo del negoziato fatto
29. "Reversusque Ru- 29. E tornato Ruben
&en ad eis ternam non alla cisterna non vi tro-
nvenit puerum. v il fanciullo.
3 o. Et scisss vesti 30. E stracciatesi le
bus', per gens adfratres vesti, and a trovare i
suos alt: Puer no?t com* suoi fratelli, e disse : II
paret, et ego quo io? fanciullo non si vede, e
io dove ander ?
3. Tulerunt autem, 3 i. Ma quelli preser
tunicam ejus, et in san- la tonaca di Giuseppe ,
guine haedi, quem occi* e la intriser del sangue
derantt tinxerunt, di un agnello che avea-
no ammazzato j
32. Mittentes , qui 32. Mandando perso-
ferrent ad patrem , et ne a portarla al padre ,
dicerent : Hanc inveiti-* e dirgli: Questa abbia-
mus\ vide , utrum tuni- mo trovato: guarda, se
ca filii lui stt an non. , o no , la tonaca del
.tuo figliuolo.
, 53.Quam cum agno- 33. E il padre aven-
visset pater^ aiti Tuni- dola riconosciuta disse :
ca filii mei est : fera, Ella la tonaca del mio
pessima comedt eumy figliuolo : unafieracru-
tra'fratelli, nel tempo cK'ei fu spogliato di stia veste, gettato nel-
la cisterna, e poi venduto agi' Ismaeliti, non si nota una sola pa-
rola uscita di bocca a Giuseppe. I suoi fratelli per rimprove-
rando a s stessi il loro orrendo delitto, dicono: Peccammo con-
tro nostro fratello, veggendo le angustie del suo cuore, men-r
tr>ei ci pregava e noi non ascoltammo, cap. XLII. 21. Ma lo spi-
rito di Mos intento pia al divino originale, ch' egli avea dinanzi
agli occbi di sua niente, che alla figura, tace qui le preghiere, e
le lagrime di Giuseppe ; perch queste non convenivano al Giu-
sto per eccellenza, il quale venduto e straziato non aperse sua
bocca. Ricordiamoci, che di lui, e per lui scrisse principalmen-
te Mos,
Vera. 39. Tornalo Riiben alla cisterna, ec. Si vede, che Ru-
ben aon s trov presente alla vendita, perch erasi allontanato
col pretesto di qualche affare, ma in realt per andar solo ia
o opportuno alla cisterna per trame fuora Giuseppe,
bestia devoravit Jo- dele lo ha mangiato, una
seph bestia ha divorato Giu-
seppe.
34- Scissisque vesti- 34. E stracciatesi le
bus indutus est cli- vestimenta , si copri di
cio, lugens filium suum cilizio, e pianse per
multo tempore. molto tempo il suo fi-
glio.
35. Congregats au- 55. Ed essendosi rau-
tem cunctis liberis ejus> nati tutti i suoi figliuo-
ut lenirent dolorem pa- li per alleggerire il do-
triSi noluit consolatio- lore del padre, non vol-
nem accipere, sed ait\ le egli ammettere con-
Descendam ad filium solazione , ma disse :
L meum lugens in infer- Scender piangendo a
num. Et illo perseve- trovare il mio figliuolo
rante in fletUy nell' inferno. E mentre
egli perseverava nel
pianto,
06. lHadianitae ven- 36. I Madianiti in E-
"diderunt Joseph in AE- gitto venderon Giusep-
Vers. 34. Si copr di cilizio. Di abito di duolo, a cui fu dato il
nome di cilizio, perch simili abiti di fosco colore, e grossolani si
faceano di pelo di capra della CiUcia-. fu imitato sovente que-
st' esempio di Giacobbe da'sui posteri nelle occasioni di afflizio-
ne , e di penitenza.
Vers. 35. Scender piangendo ec. Vale a dire, io non mi con-
soler giammai, fino a tanto che io muoia, evada a trovare il
mio figliuolo nell' inferno, cio nel luogo, dove le anime de'giu-
sti si stavano aspettando il Salvatore, che dovea condurlo seco
nel cielo. A questo luogo dato anche da' Padri della Chiesa il
nome d'myrrao, e di seno di bramo coerentemente alle Scrit-
ture, e d'Teologi pi ordinariamente il nome di limbo. Sarebbe
una gran semplicit ( per non dire di peggio ) quella di.chi in
questo luogo per la parola inferno intender volesse il sepolcro :
imperocch come dir potrebbe Giacobbe, che ander nel sepol-
cro a riunirsi col figliuolo, il quale era stato ( com'ei dicea )
mangiato da una fiera, divorato da una bestia ? Riconoscasi adun-
que nelle parole del patriarca la fede dell' immortalit dell'aui-
me, e della riunione di tutti i giusti ia un' altra vita.
gyplo Putphari eunu- pe a Putifare eunuco d
che PliaraoniS) magi" Faraone, capitano del-
sfro militum. le milizie.
C A P O XXXVIII.
Giuda avendo avuto tre figli di una moglie Cha*
nanea, fece sposar Thamar al primo e al se-
condo: dopo la morte di essi ebbe che fare con
lei senza saperlo , credendola donna di mala
vita , e gener di lei Phares e Zara.
Vers. 3. Gli pose nome Her. Giuda fu quegli, che diede qui
il nome al figliuolo : al figlimelo poi del versetto seguente il no-
me fu imposto dalla madre, coin apparisce dall' Ebreo.
Vers. 7. Her ...fu uomo perverso ec. Gredesi comunemente,
che il peccato di Her fosse lo stesso, che quello di Onan ; vale a
dire, che ambedue con eccesso d'infame libidine procurassero
che la donna non concepisse.
* Perverso nel cospetto del Signore. Scellerato ali' eccesso.
Espressione notata altrove.
li, ut suscites seme/i vi con lei affin di dare
fratri tuo. figliuoli al tuo fratello.
9. Ille sciens non sibi 9. Sapendo quegli,
che i figliuoli, che na-
nascifilios.) introiens ad
uxorem fratris sui, se- scessero, non sarebbero
menfundebat in terram suoi*, accostandosi alla
ne liberifratris nomine moglie del fratello, im-
nascerentur. pediva ilconcepimento,
affinch non nascessero
figliuoli col nome del
fratello.
10. Et idcirco per* 10. Quindi il Signore
tussit eum Dominus^ lo fece morire , perch
quod rem detestabilem faceva cosa detestabile.
faceret.
11. Quam ob rem di- 11. Per la qual cosa
xit JudasTiamarnurui disse Giuda a Thamar
suae\ E sto vidua in do- sua nuora : Rimanti
mo patris tu, donec vedova nella casa dei
cremai Selafilius meus : padre tuo, fino a tanto
timebat enim ne et ipse ebe Sela mio figlio cre-
moreretur sicut fratres sca : or ei temeva , che
ejus, Quae abiit> et ha- non morisse anche que-
bitavit in domo patris sto , come i suoi fratel-
sui. li. Ella se n' and , e a-
bit in casa del padre
suo.
lo stesso fine che avean fatto gli altri due. Cos egli non parlava
a Thamar eoa sincerit.
l6' *
\6Jngrediensque ad 16. E appressatosi a
eam alt : Dimitte me , lei la richiese di mal fa-
ut coeam tecum: nescie- re : perocch non sape-
bat enim, quod nurus va , ch' ella fosse sua
sua esset. Qua respon- nuora. E avendo ella ri-
dentei Quid dabis mihi, sposto : Che mi darai
ut fruaris concubito per fare il tuo volere ?
meo ?
17. Dixit : Mittam ti- 17. Disse egli : Ti
bihaedum de gregibus. mander un capretto
Rursumque illa dicen- del mio gregge. E re-
te : Patiar quod vis, si plicando quella : Accon-
deders mihi arrhabo- sentir a tutto, purch
nemt do/tee mttas, quod tu mi dia un pegno,
polUceris. perfino a tanto che tu
mandi quel che prch-
metti.
A 8. AitJudasi Quid 18. Giuda disse: Che
ubi vis pro arrhabone vuoi tu, che ti sia dato
dar Respondit: An- per pegno ? Rispose :
nulum tuum, et armil- L'anello , e il braccia-
lam, et baculum, quem letto , e il bastone, che
manu tenes. Ad unum hai in mano. Concep
igitur coitum mulier adunque la donna ad
concepiti un sol atto :
19. Et surgens ab' 19. E si alz, e se ne
liti depositoque habita, and : e deposto l'abito,
quem sumpseratt ind- che avea preso , si ve-
ta est viduitatis vesti- sti di vaslimenii da ve-
bus. dova.
Yers. 15. Dalla terra degli Ebrei. Dalla terra di Chanaan as-
segnata da Dio, e donata alla famiglia d'Abramo. La fede di Giu-
seppe &rric0nosce anche in questo, che egli non dubita del do-
minio , che i suoi aver debbono di un paese , nel quale non sono
finora se non pellegrini. ,
* Con frode fui condotto via. E prodigiose il contegno di
questo Giusto, il quale nella pi iniqua oppressione non incol-
pa, come avrebbe potuto, n g' invidiosi fratelli, n la maligna
padrona, poich presagiva l'umilt, e la mansuetudine di quello
che a noi volle farsi maestro di tali virt,
tf tra, tre s adhuc dies nestri, cio tre giorni
sunt, vi sono ancora,
i g. Post quos aufe- 19. Dopo i quali Fa-
ret Pharao caput tuum, raone ti far tagliare il
ac suspendet te in cru- capo , e ti far crocifig-
ce, et lacerabunt volu- gere, e gli uccelli dell'a-
cres carnes tuas. ria beccheranno le tue
carni.
20. Exinde dies ter* 20. Il terzo giorno di
Aus natalitius Pharao- poi era il d della nasci-
nis erat: qui faciens ta di Faraone ; il quale
grande convivium pue- facendo un gran convi-
ris suis recordatus est to a' suoi servi si ricor-
inter epulas magistri d a mensa del capo dei
pincernarum, et pisto- coppieri, e del capo dei
runt principis > panattieri,
21. Restituite/u al* 21. E rend all'uno
terum in locum suum , il suo uffizio di presen-
ut porrigeret ei pocii targli la coppa :
lum:
32. Alterum suspen- 22. E l'altro fece ap-
dit in padbulo, ut con- piccare a una croce, on-
jectoris veritas probd- de fu dimostrata la ve-
retur. racit dell' interprete.
Vers. ir). Ti far tagliare il capo ec. Si vede che gli Ebrei,
e gli Egiziani faceano tagliare a' rei la testa prima di appiccare i
loro cadaveri, fedi Jerem. Thr, v. 42-? * RC&- xxxi. io., e ordi-
nariamente si uccidevano prima tutti quelli che si doveanoec o
crocifggere, o impiccare. Vedi Deut. xxi. 22. Nitm. xxv. 4- -
Ma non si lasci d' osservare, con qual fermezza , e autorit nel
luogo stesso della sua abbiezione Giuseppe sedendo arbitro del-
la sorte di questi due uomini d ali' uno vita e salvezza, e l'al-
tro condanna alla morte. Chi pu non riconoscere in lui Ges
Cristo, il quale in mezzo agli obbrobrii della sua croce d il pa-
radiso a u ladro, e l'altro lascia nella sua dannazione, venendo
cos ad annunciare la separazione, che Carassi di tutto il genere
umano in due parti nell'ultimo giorno, quando agli uni dir egli
stesso: Venite benedetti dal Padre ?m'o, ec. e agli altri: Andate
maledetti al fuoco elerio ec.?
23. Et tamen sue- a3. Ma tornalo in
cedentibus prosperis , prosperit il capo dei
praepositus pincerna- coppieri si scord del
rum oblitus est inter- suo interprete.
pretis sui.
C A P O XLI.
C A P O XLIII.
I fratelli d Giuseppe con gran pena ottengono
dal padre, che ritornando in Egitto con donit
e col doppio del denaro^ vada con essi anche
Beniamino. Sono invitati a un convito , e trai"
tofuor di prigione Simeone, banchettano tutti,
con Giuseppe.
lo. Ma dee riflettersi, che presso gli Ebrei anche prima della
legge 11 sangue degli animali, che si uccidevano, era riserbato
al Sigaofe, Gen. ix. 4 5. Quindi il motivo di dar il nome di vit-
tima agli animali scannati per uso anche domestico. Nella legge
poi fu comandato, che si conducessero alla porta del taber-
nacolo le bestie 7 che -uno volea ammazzare per mangiarle,
Levt. xvir. 5. 6. <j.
Vera. 18. Noi, e i nostri asini. Gli antichi contavano nella fa-
miglia i pi utili animali'domestici. Cos Esiodo mette ih mazzo
colla moglie e'1 marito il bue aratore.
versonum aperuimus albergo aprimmo i no-
saccos nostros) et inve- stri sacchi, e trovammo
nimus pecuniam in ore il denaro alla bocca dei
saccorum, quam nunc sacchi, il quale abbiamo
eodem pondere repor- ora riportato dello stes-
tavmus. so peso.
22. Sed et aliud at- 22. E abbiamo ancor
tulimus argentum , ut portato altro denaro
emamus , quae nobis per comprare quello
necessaria sunt : non che ci bisogna : noi non
est in nostra conscien- sappiamo chi rimettes-
tia quis posuerit eam se quello nelle nostre
in marsupiis nostris. borse.
23. At ille respondit: 23. Ma quegli rispo-
Pax vobiscum, nolite se : Pace con voi, non
* timerei Deus vestert et temete : il vostro Dio,
Deus patris vestri de- e il Dio del padre vo-
dit vobis thesauros in stro ha posti que'tesori
saccis vestris : nam pe- ne'vostri sacchi, peroc-
cuniam quam dedstis ch il denaro, che deste
mihi, probatam ego Tia* a me, lo ho io in buona
beo . duxltgue &d eos moneta. E condussegli
Simeon. a veder Simeone.
a 4- Et introducta ,24. Ed entrati che
domum, attulit aquam^ furono nella casa, port
Vers. 22. Nelle nostre borse. Dal versetto 35. del capo prece-
dente, e da questo luogo intendiamo, come 1' argento, o sia de-
naro contavasi a borse, come si fa anche oggi in Levante, e che
in tante borse avean pagato i figliuoli di Giacobbe il grano com-
prato, e queste borse tali quali furon rimesse ne'loro sacchi; on-
de dove la Volgata ha ligalas pecunias, che si tradotto il de-
naro rinvolto, si potrebbe tradurre il denaro imborsato, il de-
naro nelle borse. Di queste borse fatta menzione in Aggeo,
ea/?. 1.6.
Vers. 9,3. Il denaro, che deste a me, lo ho io ec. Io ricevei il
vostro denaro, e bench ve l'Abbia renduto, lo tengo per pagato
a me lealmente.
et laverunt pedes suos-, dell'acqua, e lavarono i
deditque pabulum asi- loro piedi , e diede da
nis eorum mangiare a'ioro asini.
z.Ilti veroparabant 26. Ed eglino appron-
munera, donec ingre- ta vano i regali,per quan-
deretur Joseph meridie', do fosse venuto Giusep-
audierant enim, quod pe a mezzo giorno : pe-
ibi comesturi essent rocch avevano udito,
panem. come ivi doveano man-
giare.
26. Igitur ingressum 26. Entr dunque
est Joseph domum Giuseppe in casa sua,
suam., obtuleruntque ei e quelli offerirono a lui
munera, tenentes in i doni, presentandoli
manibus suis^et adora- colle loro mani, e lo
verunt proni in terram. adorarono inchinandosi
fino a terra.
27. At ille dementar 27. Ma egli, renduto
rescdutotis eis, interro- loro benignamente il sa-
gaviteos dicens\S alvus luto, gl'interrog dicen-
ne est pater vester se- do : II yecchio padre
nex, de quo dixeratis vostro , di cui mi par-
mihi? adhuc viviti laste, egli sano ? vive
egli ancora ?
28. Qui responde- 28. Risposero : Sta
runt: Sospes estservus bene il tuo servo il pa-
tuus pater noster ; ad- dre nostro ; ei vive tut-
irne vivit. Et incurvati, tora. E incurvatisi lo
adoraverunt eum. adorarono.
29. Attollens autem &g. Ma Giuseppe al-
Joseph oculos vidit Be- zati gli occhi vide Be-
niamin Jratrem suum niamin suo fratello ute-
uterinum,) et aiti Iste rino , e disse : egli
estfrater vester parvu- questi il fratel vostro
lus, de quo dixeratis pi piccolo , di cui mi
mihi?Et rursum\ Deus, avevate parlato ? E sog-
inquit^ misereatur lui, giunse: Abbia Dio mi-
fili mi. sericordia di te, figlio
mio.
30. Festinavitque, 3o.E in fretta si riti-
quia commota fyerant r, perch le viscere di
viscera ejus super fra- lui si erano commosse
tr suo, et erumpebant a causa del suo fratello,
lacrimae : et introiens e gli scappavano le la-
tubiculum fievit. crime: ed entratogli ca-
mera pianse.
31. Rursumque Iota 31. E di poi lavatosi
facie egressus conti- la faccia venne fuora, e
nuit setetait:Ponitepa- si f'forza, e disse : Por-
nes. tisi da mangiare.
32. Quibus apposids 32. E imbandita che
seorsum Joseph, et fu la mensa a parte per
seorsumfratribus, AE- Giuseppe ed anche a
gyptis quoque, qui ve- parte per gli Egiziani,
scebantur simul, seor- che mangiavano insie-
sum (ilUcitum est enim me, e a parte pe' fratel-
AEgyptis comedere li ( perocch non le-
cum Hebraeis, etpro- cito agli Egiziani di
fanum putant hujusce- mangiar cogli Ebrei, e
modi convivium) profano credono tal con-
vito ),
33. Sederunt coram 33. Sederono alla de-
eo, primogenita juxta stra di lui, il primoge-
Vers, 3o. * DalV anima, d questo pende Vanitila, iti lui Dalla
vila di questo pende la vita di lui.
'n ministrio domni del signor mio in luogo
mei i et puer ascendat del fanciullo : e questi
curii Jratribus suis. se ne vada co9 suoi fra-
telli.
54- Non enimpossum 34. Perocch non pos-
redre ad patrem meum, s'io tornare al padre
absente puero j ne cala" mio senza il fanciullo :
mitatist quae oppressu- non volendo essere te-
ra est patrem meum, te- stimone della miseria,
sts assistane che opprimer il padre
mio.
: - -G A P O XLV.
Giuseppe si d a conoscere affratelli, e sbigot-
titi , carne erano, gli abbraccia , e li bacia.
Faraone pieno di allegrezza con tutta la sua
casa ordina, che rifaccia venire il padre con
tutta la sua famiglia in Egitto. La stessa co
sa ordina Giuseppe : e fatti molti doni ai fra-
teile t rimanda al padre.
1. x\ on se poterat 1. IN on poteva pi
ultra cohibere Joseph, contenersi Giuseppe,
multis coram astanti" molti essendo d'intorno
bus : unde praecepit, a lui : per la qual cosa
ut egrederentur cune fi ordin, che tutti si ri-
foras, et nullus interes- tirassero, affinch nis-
f<et alienus agnizioni suno straniero fosse pre-
mutua*. % snte , mentre ad essi
si dava a conoscere.
2. JLlevavitque vocem 2. E piangendo alz
cumfletu : quam audie- la voce : e fu udita da-
runt AEgyptii, #mnis- gli Egiziani, e da tutta
que domus P,araonis. la casa di Faraone
3. Et dixlt fratribus 3. E disse a1 suoi fra-
suis : Ego sum Joseph: telli : Io son Giuseppe :
adhuc patermeus viviti vive tuttora il padre
Non poterantresponde- mio ? Non poteano dar-
refratres nimio terrore gli risposta i fratelli per
perterriti. 1' eccessivo sbigotti-
mento.
4. Ad (JUQS ille eie- 4. Ma egli con beni-
menter: Accedite, in- gnit disse loro : Ap-
quit , ad me. Et cum pressatevi a me. E quan-
accessissent prope : do gli furon dappressos
( i ) Ego sum, alt, Jo- Io sono, disse, Giusep-
sephfrater vester, q uem pe vostro fratello, che
vendidistis in AEgy- voi vendeste per l'E-
ptum. gitto.
5. Nolite pavere, ne- 5. Non temete, e non
que vobis durum esse vi sembri dura cosa l'a-
videatur, quod vendidi- vermi venduto per que-
sts me in his regioni- sto paese: perocch per
bus : (2) pro salute e- vostra salute mandom-
nim vestra misit me mi Dio innanzi a voi in
Deus ante vos inAEgy- Egitto.
ptum.
(~i) Act. 7. \3. (} Infr. 5o. ao
(i) A-7.4i.Ko./n/r.48.5.
cheli filae suae i etJios Labari a sua figlia Ra-
genuit facob\ omnes a chele ; e questi discese-
nimae septem. ro da Giacobbe ; in tut-
to sette anime.
a 6. Cunctae animae, 26. Tutte le anime,
quae ingressae sunt che andarono in Egitto
cum Jacob in dEgy~ con Giacobbe, discen-
pium, et egressae sunt denti da lui, tolte le
de femore illius > absque mogli de'suoi figliuoli,
uxoribus filiorum ejus, sessantasei.
sexaginta sex.
27. Filii autem Jo- 27. I figliuoli di Giu-
- \sepji, qui nati sunt ei seppe nati a lui in
in terra AEgypti, ani- Egitto, due anime.Tut-
mae duae. (i) Omnes te le anime della casa
animae domus Jacob, di Giacobbe, che entra-
quae ingres s ae sunt in rono in Egitto , furon
AEgyptum, fuere se- settanta.
ptuaginta.
28. jfisit autem Ju- 28. (Giacobbe)
T
dam ante se adjoseph, spedi avantidi s Giuda
ut nuntaret ei , ut oc- a Giuseppe per avvisar-
curreretin Gessen. lo, che venisse incontro
a lui in Gessen.
29. Quo cum perve- 29. E quand'ei vi fu
nisset, 'juncto Joseph arrivato, Giuseppe fatto
curru suo ascendit ob" attaccare il suo cocchio
(i) Deut. io. 2 a.
Vere. a6. Tutte le anime ... sessanta, sei. Non era in questo
numero n Giacobbe, n Giuseppe co'suoi figliuoli, che eran gi
in Egitto. Si contano trentadue figliuoli discesi da Lia, sedici da
Zelpha, undici da Rachele, e sette da Baia.
Vers. 27. Furori settanta. Compreso Giacobbe, e Giuseppe, e
i due figli di Giuseppe. I LXX. ne contano settantacinque : lo
stesso numero si ha negli Atti, cp. vii, 14- dove si parlato del-
la origine di tal divaria.
viam patri suo ad eum" and fino alio stesso
dem locum : vldensque luogo incont ro ai padre:
eum , rruit super col- e quando lo vide, s la-
lum. ejus , et inter am~ sci andare sul oollo d
plexus flevit. lui, e abbracciatolo
pianse.
3<x Dixitque paterad 30. E il padre clissc
Joseph : Jam laetus a Giuseppe : Ora io
m orlar, (jula vidi fa" morr contento, perch
ciem Zuam, et supersti- ho veduta la tua faccia,
te te relinquo. e ti lascio dopo di me.
31. At ille locutus 31. Ma quegli disse
est ad fratre s suos , et a'suoi fratelli, e a tutta
ad omnem domum pa la famiglia del padre
tris sui : Ascendam, et suo : Ander a recar la
nuntiabo Pharaon , di- nuova a Faraone, e gli
eamque ei: Fratres mei, dir : 1 miei fratelli, e
et domus patris mei, la famiglia del padre
qui erant in terra Cha- mio, che erano nella
naant venerunt ad me : terra di Chanaan, sono
venuti da me :
Sa. Tt suntviripasto- 32. E sono uomini
res ovium, curamque ha" pastori di pecore, e si
bent alendorum gre- occupano a mantenere
gum ' pecora sua, et ar- de'greggi : hanno con-
menta, et omnia, quae dotto seco il loro be-
habere potuerunt, addu- stiame, e gli armenti, e
xerunt secum. tutto quello che pote-
vano avere.
33. Cumque vacaverit 33. E quand'egli vi
vos et dixerit : ubi est chiamer , e vi dir :
opus vestrum ? Qual mestiere il vo-
stro ?
34 Jtespondebits : 34. Voi risponderete:
Viri pastores sumus Noi servi tuoi siamo
servi fui ab infantia pastori dalla nostra in-
nostra usque in prae- fanza sino a quest'ora,
sens , et nos, et patres e noi, e i padri nostri.
nostri. Haec autem di* E ci voi direte, affin-
cetis, ut Jiabitare pos- ch possiate abitare
sitis in terra Gesseni nella terra di Gessen :
quia detestanturAEgy- perch gli Egiziani han-
ptii omnes pastores o* no in abbominazione
pium. tutti i pastori di pe-
core*
87. 3t). 4^. Gli Ebrei dicono , che gli scribi, i maestri de' fan-
ciulli venivano quasi tutti da questa trib, e per guadagnarsi da
vivere andavano chi in un Inogo, * chi in un altro a fare scuola.
Cosi la dispersione de* Leviti, e anche di quelli della trib di
Simeon torn in vantaggio della religione, e della piet ; onde
la profezia di Giacobbe per un certo lato una benedizione.
Vers. 8. Giuda, a te daranno laude i tuoi fratelli. Allude al
nome di Giuda, che vale, lodare , confessare. La madre avea
posto a lui questo nome per significare, che questo figliuolo era
per lei argomento di dar lode a Dio: Giacobbe dice ora, ch' egli
merita questo nome, perch sar lodato, e celebrato da tutti i
fratelli. Vedremo in quante occasioni questa trib si distinse so-
pra le altre. Da questa nacque Davidde, e Salomone, e gli altri
re fino alla cattivit di Babilonia, e Zorobabele condottiere del
popolo nel suo ritorno della cattivit, e finalmente ella oltre-
modo gloriosa per essere nato di lei il Cristo.
Tu porrai la tua mano sulla cervice de1 tuoi nemici. Per
prostrargli, gettargli a terra.
Te adoreranno i filinoli del padre tuo. Non 'dice i fi-
gliuoli di tua madre, ma i figliuoli del padre tuo per significare,
che tutti quanti i figliuoli di Giacobbe renderanno a lui onore,
e ossequio, come a primogenito. Rigorosamente parlando questa
profezia non ebbe il suo pieno adempimento, se non in Cristo
nato del sangue di Giuda, adorato da tutti gli uomini, come Dio,
e Salvatore.
Vers. p. Giura., giovin lione: tu,fgliuol mio, tei corso alla,
preda. l'aria qui de'posteri di Giuda: quale Giuda tra gli altri
fratelli, tale dice che sar la trib di Giuda traile altre trib;
ci si verific principalmente sotto Davidde principe bellicoso,
io.(i)NONUFE- io. Lo scettro NON
EETUR sceptrum de SAR' TOLTO da Gi*
Jud^ et dux de femore da, e il condottiero del-
ejus,, donec veniat, qui la stirpe di lui, fino a
mittendus est, et ipse tanto che venga coui,
erit exspectado gen- che dee esser mandato,
tium. ed ei sar l'espeltzioiie
delle nazioni.
Ci} Malt, 2. 6. Joan* i. 4$.
Vers. i a. Gli OcJii suoi son pili "belli elei vino, e suo! den-
ti pt candidi del latte. Descrivcsi la sovraumana bellezza del
Cristo, e particolarmente dopo la sua resurrezione.
Vers. 13. Zbulon abiter sul lido del mare, ec. Dugento an-
ni prima della conquista della terra di Chanaan predice Giacob-
be i luoghi, che dovean toccare in sorte a' suoi posteri ; e Mos
che tutte queste cose racconta, non entr n pur egli nella terra
promessa, la quale solamente dopo la sua morte fu conquistata,
e divisa. Zbulon pi giovine benedetto prima d'Issachar mag-
giore di et ; e ci da alcuni interpreti si crede fatto in grazia
del Messia , il quale fu concepito inNazareth, e dimor molto
tempo in Capharnaum, che erano l'una e l'altra di questa trib.
Si dilater sino a Sidone. Intendesi non sino alla citt di
Sidone nella Fenicia, ma sino a'confini della provincia chiamata
Sidone nelle Scritture , dal nome della citt capitale. Il paese di
Zbulon a occidente finiva al mare Mediterraneo, e ad oriente
al mare di Tiberiade.
Vers. 14-e 15. Issacha. asino forte ec. Questa comparazione
a* tempi nostri parrebbe poco graziosa ; ma n eroe da Omero
paragonato a uij asino per la fortezza, e per la pazienza ne' tra-
vagli ; II. xii. notato qui il naturale robusto e laborioso di
quelli della trib d'Issachar : e soggiunge, cn' ei si contenteran-
no d restare ne'loro confi.!, e lavorare in pace i loro buoni ter-
reni, agando anche un tributo a'nemici piuttosto che far guerra
per liberarsene. Vedi \. Paralp.iin. 31 Alcuni spiegano un po'di-
versamente, e dicono, che Issachar am meglio di pagare un tri-
buto al re d'Israele, che andar a servire nella milizia, la quale
godea l'esenzione dal tributo. Il paese, che tocc alla trib d'Is-
sachar, era maravigliosamente bello, e fertilissimo.
supposnt TiJimerum terra o! lima: e ha spie-
suum ad portandum, gato i suoi omeri a por-
factusfjue est tributis tar pesi, e si soggetta-
serviens. to al tributo.
16. Danjudicabit po* 16. Dan giudicher il
pulum suum, sicut et suo popolo , come qua-
alia tribus in Israel. lunque altra trib d'I-
sraele.
17. Fiatfiancoluber 17. Divenga Dan un
in via , cerasies in se- serpente sulla strada,
mita, mordens ungulas nel sentiero un ceraste,
equi, ut cadat ascensor che morde l'unghie del
ejus retro, cavallo per far cadere il
cavaliere ali'indietro.
18. SALUTARE 18. LAvSALUTE tua
tuum expectabo, Do- aspeller io, o Signore.
mine. *
Vers. 3a. Raccolse i suoi piedi nel letticcuolo. Egli nel tem-
po, che parlava a'figliuoli, sedeva sopra un lato del letto co'pie-
di in fuora: finito che ebbe di parlare raccolse i piedi nel letto,
e rend lo spirito. Questa la descrizione di un nomo, il quale
disponendosi a pigliar sonno accomoda le su membra in quel
sito, che pili gli pare ; ma la morte del giusto non altro, che
un dolce sonno^ Abbiamo in varii luoghi osservato, come questo
gran patriarca nella sua vita laboriosa, e piena di patimenti e di
affanni fu una figura di Ges Cristo l'uomo de' dolori, e provato
ne'travagli come chiamollo Isaia: quello, che io desidero, che si
noti particolarmente in lui, si la fede immobile, e fermissima
alle promesse di Dio. Egli vede il figliuolo quasi re in Egitto,
vien dato a lui in quel regno un paese fertilissimo , e pieno
d'ogni bene: tutto questo non capace d'intiepidire in lui il de-,
siderio di quella terra, nella quale volea Dio stabilita la sua di-
scendenza: egli non vuole nemmeno , che le sue ossa restino in
Egitto; ma ordina che sieno portate nella terra di Chanaan,
della quale non solo conferma ad essi il dominio con questa dis
C A P O L.
Giuseppe fatto imbalsamare il corpo del padre , v
e fatto il duolo funebre s va co1 seniori d'Egit-
to a seppellirlo nella terra di Chanaan\ e aven
do compiuta la cosa con grande solennit, ab*
braccia benignamente, e consola i fratelli,
che temevan di s a motivo delle passate in
giurie. Egli dopo aver ordinato^ che neWuscir
daW Egitto portin seco le sue ossa nella ter
ra di Chanaan s riposa in pace.