Ap 1, 1 -3
E’ un libro totalmente incompreso, basti pensare che lo stesso termine Apocalisse viene usato in
molti contesti diversi.
Dal greco APOCALUPTO < TOGLIERE IL VELO/ SVELARE < quindi si intende rivelazione.
L’apocalisse è un testo che vuole incoraggiare, che vuole far capire ai credenti di non lasciarsi
abbindolare da facili soluzioni, che il male potrà avere sopravvento < è un testo che vuole
ravvivare la speranza! Gesù ha sconfitto il male e i credenti devono essere consapevoli di questa
realtà.
L’Apocalisse non è la descrizione della fine dei tempi < alla fine di tutti gli eventi c’è una nuova
realtà che nasce < Babilonia viene sconfitta e abbiamo la nuova Gerusalemme celeste grazie
proprio all’intervento di Dio. Questo lo si vede poco alla volta nel testo < l’autore ci fa capire che
Dio è fedele alle promesse fatte. Questo libro non ci vuole dire quindi che avverranno catastrofi!
L’autore si serve di questa tradizione apocalittica che sorge nei tempi di crisi, quando c’è necessità
di donare speranza. Ciò accadeva già ai tempi dell’AT nel libro di Daniele durante le persecuzioni di
Antioco IV, per dare speranza agli ebrei.
Struttura del libro (vedi dispense)
22 capitoli che si compongono di una parte introduttiva (1, 1-3) e una conclusiva (22, 6 -21) + 2
grandi parti:
- Prima parte < sezione del settenario delle lettere < 7 lettere alle 7 Chiese (simbolo ripreso
da altre realtà come per es. i 7 vizi capitali) + visione del figlio dell’uomo
- Seconda parte < Sezione profetica< dal capitolo 4 al capitolo 20 < alternarsi di settenari, di
segni < liturgia intorno al trono, i 7 sigilli, le 7 trombe….per arrivare alla finale visione di
Gerusalemme.
Nel libro c’è un continuo riferirsi all’At, con profeti Amos, Ezechiele, Zaccaria e Daniele, con
riferimenti al malvagio che sarà distrutto e il popolo che sarà salvato.
Si parte da una situazione di oppressione, di sofferenza che vivono i cristiani < Siamo nella fine del
primo secolo e i cristiani stanno vivendo discriminazioni e persecuzioni in quanto sono in
minoranza.
Il progetto di Dio è contenuto nel libro sigillato < rotolo che si usava all’epoca < togliere i sigilli
significa rendere intelligibile agli occhi degli uomini il piano salvifico di Dio che conduce alla
salvezza.
Presenza di forze antagoniste < drago, bestia del mare, bestia della terra + presenza di forze che
rimangono a combattere come per esempio la donna (testo spesso usato durante le feste
mariane).
L’apocalisse è un testo che per comprenderlo bisogna aver studiato bene la Bibbia, di riuscire a
decodificare le cifre simboliche.
1
7 lettere, 7 Chiese < simbolismo < strumento che un autore ha per comunicare un messaggio senza
che questo debba perdere il suo significato che va oltre la sua materialità proprio del simbolo.
L’autore fa questo simbolismo in base alla tradizione vetero testamentaria, ovvero fa riferimento
al contesto religioso e culturale che viveva in quell’epoca il lettore.
- Cielo < è il luogo della trascendenza, della dimora di Dio < simbolismo cosmico
- Mare < ha sempre fatto paura agli ebrei, rappresenta il serbatoio del mare quindi implica
tentazione, morte, insicurezza. Nella seconda parte dell’Apocalisse si parla di mare di cristallo
perché ha perso definitivamente la sua capacità di fare del male < Gerusalemme celeste
- Simbolismo delle bestie < agnello, corvo (potenza)
- Capelli bianchi < vecchiaia < eternità di Dio
- Cintura d’oro < potenza regale
- Tromba < annuncio di Dio, voce di Dio
- Spada a doppio taglio < parola di Dio che decifra la vita dell’uomo
- Vesti bianche < gloria
- Palma < trionfo
- Simbolismo cromatico < colore bianco indica resurrezione, gioia; colore rosso, sangue….
Simbolismo numerico o aritmetico
- Numero 7 < che compare 54 volte < rappresenta totalità, perfezione ( es Gesù dice di
perdonare 70 volte 7, come per dire che si deve perdonare sempre!!)
o Numeri inferiori a 7 < imperfezione. La persecuzione è per esempio un numero inferiore e
quindi è una cosa limitata nel tempo che non sarà definitiva!
o Anno 1000 < indica una quantità immensa < il numero acquisisce una caratteristica
qualitativa
o 666 < numero della bestia < è inferiore a mille < quindi anche la bestia è destinata a
scomparire in quanto limitata!
o 144.000 segnati con il sigillo < non significa che solo 144 mila si salveranno ma una
immensità < si intende la totalità della Chiesa
o 4 < punti cardinali < universalità
o 3 < pienezza
L’apocalisse è il libro della teologia della storia che si comprende nella liturgia in quanto è lì che si
manifesta il Cristo risorto. Il messaggio passa dalla comunità a ogni singolo elemento della
comunità stesso.
Chi è il soggetto interpretante dell’Apocalisse? E’ la comunità ecclesiale
2
Versetto 1, 2
Apocalisse di Gesù Cristo < genitivo soggettivo e genitivo oggettivo < è Cristo il soggetto
dell’apocalisse ma è anche Cristo che rivela, che consegna ai suoi servi le cose che dovrebbero
accadere fra breve.
E’ una specie di lettera che Dio invia tramite un suo angelo a Giovanni che è suo servo.
Secondo quanto vide < vedere inteso come leggere in profondità ciò che Dio ha dato attraverso la
Scrittura
Il tempo è vicino < dice ai cristiani che dovranno affrontare delle difficoltà ma di non avere paura!
Versetto 3
Beato chi legge e ascolta le parole di Dio < siamo in Chiesa dove c’è chi legge e chi ascolta < siamo
in un contesto liturgico < è qui che nasce l’Apocalisse!
Nella liturgia si esercita questa azione profetica, ci si lascia interpretare come la parola di Dio deve
essere vissuta e custodita.
Versetto 4
Grazia e pace a voi < si usa nella liturgia.
Colui che è < colui che continua ed esistere da sempre, eterno
Colui che viene < Dio è presente nella storia anche se sembra che la storia sia portata avanti dagli
uomini.
Versetto 5
Gesù è primo nato dai morti < resurrezione inteso come una nascita
Versetto 6
Sembra un dialogo liturgico < a lui la gloria e la potenza nei secoli…amen!
Versetto 7
Ancora una volta la comunità risponde “ si, amen!”
Versetto 8
Io sono l’alfa e l’omega < io sono il primo e l’ultimo
Versetto 9
Isola di Patmos < isola rocciosa di tribolazione.
Versetto 10
Nel giorno del Signore nel giorno del Signore che è la domenica! < ulteriore dimostrazione che
siamo nel contesto liturgico.
3
Fui preso dallo spirito < EGENOME EN PNEUMATI < VENNI NELLO SPIRITO. Nella vecchia
traduzione (del 1974) si riporta FUI RAPITO IN ESTASI ma la traduzione è sbagliata, meglio quella
del 2008.
Non possiamo parlare di estasi perché non è un’uscita da se stessi ma un’entrata in una realtà che
è lo Spirito
L’autore vuole dire che proprio in questo momento della liturgia riceve l’ispirazione per
trasmettere la presenza di Dio (vede la storia con gli occhi di Dio) attraverso la tromba che parla e
gli dice di scrivere quello che vede e di mandarlo alle 7 chiese < per 7 chiese si intende tutta la
comunità (perché 7 indica la totalità).
Versetto 12
Uno simile a figlio dell’uomo < autopresentazione di Cristo con fascia d’oro (regalità), capelli
bianchi (eternità), occhi come fiamma ardente (gli occhi e fiamma che simboleggiano la
conoscenza), piedi di bronzo (stabilità),spada affilata (parola tagliente di Dio), volto splendente
come il sole (trascendenza di Cristo).
Ora passiamo a esaminare la parte relativa alle 7 lettere alle 7 chiese dell’asia minore che sono
Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatira, Sardi, Filadelfia e Laodicea. Ma il messaggio non è solo per queste
7 chiese ma per tutte perché il 7 indica la totalità.
Schema uguale per tutte
- Indicazione dei destinatari
- Autopresentazione del mittente (Cristo)
- Invito alla conversione e alla perseveranza < promessa
All’interno delle comunità cristiane ci sono alcuni problemi < pericoli interni ed esterni come la
paura, la potenza dell’impero romano soggiogante, la discriminazione da parte dei giudei, la fede
poco impegnata, insipida, le prime eresie, etc…
Per questo l’autore vuole mettere in guardia le varie comunità cristiana
Seconda parte (dal capitolo 4)
Nei Capitolo 4 e 5 si annunciano i temi che si svilupperanno successivamente < trono, libro,
agnello.
Dopo che la comunità è stata invitata a convertirsi grazie all’intervento di Cristo, Giovanni invita la
comunità a guardare dal cielo < una porta era aperta < la porta era stata chiusa prima con il
peccato di Adamo ed Eva ma ora è stata riaperta < inizia di nuovo il dialogo tra Dio e l’umanità.
Versetto 2
Subito fui preso dallo Spirito < come nel versetto 10.
Salire al cielo attraverso la porta aperta significa incontrare personalmente Dio
Dal capitolo 6 iniziano i settenari
- settenario dei 7 sigilli
4
Cristo toglie i sigilli < rende comprensibile agli uomini ciò che era misterioso
- Settenario delle sette trombe
Indica l’intervento di Dio nella storia < cacciata di angeli cattivi, lotta tra cielo e la terra. In ciascuna
tromba c’è una caduta di un male….fino alla settima tromba quando c’è il compimento finale.
Capitolo 12
- Trittico dei segni (12, 1 – 15, 18)
Triplice segno < scena di una donna contrapposta a un mostro che appartiene alla fantasia di molti
miti antichi
Per tutto il capitolo c’è la contrapposizione donna / serpente < si ispira a Genesi < la scena
apocalittica si presenta come una rilettura cristiana di quell’evento primordiale decisivo.
Serpente antico < chiamato drago come il mitico mostro del caos.
Il figlio che deve nascere è evocato con le caratteristiche del re davidico, del Messia.
Riflessione sulla storia della salvezza< l’inimicizia posta da Dio tra donna e serpente si sviluppa
nella storia come la conflittualità tra il bene e il male, il potere che si risolve tutto nell’intervento di
Dio a favore dell’umanità ovvero l’opera messianica di Gesù.
Il primo grande segno è la donna (compare solo in questo versetto e nel capitolo 17 e 22 quando si
parla della Babilonia e di Gerusalemme) < figura simbolica che ha molti significati:
- rappresenta la relazione con Dio,
- il rapporto sponsale di fedeltà e amore
- le due donne < Babilonia e Gerusalemme, la sposa
- l’Israele fedele che ha generato il Messia
Non possiamo prendere come riferimento un solo significato per la donna, ma dobbiamo
considerare la pluralità dei significati che ha la donna, interiorizzando il travaglio della donna come
la sofferenza per la nascita/ rinascita dell’umanità.
La donna si presenta vestita di sole < il sole rappresenta la trascendenza
La luna sotto i piedi < domina il tempo
Corona con dodici stelle < richiamo sia alle 12 tribù di Israele che ai 12 apostoli
Drago < rosso (simbolo di guerra, strage) < riecheggia ciò che Gesù diceva che i figli delle tenebre
sono più astuti dei figli della luce. E’ chiamato anche DIABOLOS < da DIABALLO< colui che si pone
in mezzo, che divide.
La donna si ritira nel deserto < luogo di rifugio ma anche della prova di Gesù.
Poi Dio interviene per rapire il figlio della donna < verbo RAPIRE < contiene un’idea di violenza
anche se alcuni pensano che questo rappresenti l’ascensione di Gesù. Dio non sottrae con forza il
figlio della donna, ma con amore < il figlio della donna rappresenta l’uomo che con nella
sofferenza della nascita e della vita è al sicuro solo con Dio.
5
Versetto 7, 8, 9, 10 (cap 12)
La sorte della donna è contrapposta a quella del drago.
Interviene Michele < MICAEL < COLUI CHE E’ COME DIO < Michele è nella posizione celeste, Satana
no, quindi viene sprofondato nel profondo della terra.
L’angelo Michele esprime una docile sottomissione a Dio che gli procura potenza.
Per 3 volte si ripete il verbo PRECIPITARE per mostrare la fortezza dell’intervento da parte di
Michele.
Conclusione
Il libro dell’Apocalisse è un libro che produce la speranza. Ogni comunità cristiana nel corso della
sua storia dovrebbe leggerlo e interiorizzarlo per comprendere il progetto di Dio e il messaggio di
speranza che vi è contenuto.
6
ATTI DEGLI APOSTOLI
INTRODUZIONE, PROLOGO E ASCENSIONE
AT 1,1- 11
Gli Atti degli Apostoli sono stati chiamati il vangelo dello Spirito perché effettivamente lo Spirito ha
un ruolo determinante.
Anche nel Vg è presente lo Spirito ma solo 16 volte, mentre negli Atti 53!
Nei Vg lo Spirito è sempre presente fin dalla nascita di Gesù, fino alla sua morte. Ma mentre
nell’AT lo Spirito era donato solo a coloro che dovevano compiere una missione, qui nel NT lo
Spirito è donato a tutti i membri della comunità cristiana.
Lo spirito scende su Gerusalemme ma anche sui pagani, sui samaritani…
Possiamo dividere questi primi 11 versetti in 4 unità:
- Versetto 1-2 < prologo
- Versetto 3 < ricordo delle apparizioni
- Versetto 4 – 8 < ultime raccomandazioni del risorto
- Versetto 9 – 11 < racconto dell’Ascensione
INTRODUZIONE
Presenta l’esperienza dei discepoli con il Gesù pasquale < ponte tra il ministero terreno di Gesù e
quello pasquale < il tempo della Chiesa che sta per cominciare
Finalità < Luca vuole mostrare come c’è continuità tra annuncio del Vg da parte di Gesù e la nascita
della Chiesa, della comunità cristiana testimone nel tempo del Risorto. E lo fa attraverso una
congiunzione con il suo Vg. Infatti il versetto inizia proprio con la frase “ nel libro precedente…”
Il termine LIBRO è tradotto dal greco LOGON < PAROLA, ma significa anche LINGUAGGIO,
DISCORSO, NARRAZIONE.
Possiamo anche dire che l’opera di Luca è divisa in due parti:
- Il Vangelo che parla del tempo di Gesù
- Gli Atti che parlano del tempo della Chiesa
Quest’opera è dedicata a Teofilo < TEOS + FILOS < AMATO DA DIO < forse un personaggio fittizio,
forse un amico di Luca.
“Tutto ciò che Gesù operò…” < l’attività di Gesù è espressa nel termine POIEN DIDASCKEIN < 2
verbi < POIEO (FARE) e DIDASCHEO (INSEGNARE).
Gesù insegnò fino al giorno in cui fu assunto in cielo < per Luca la fine dell’attività di Gesù non
combacia con la sua morte ma con la sua ascensione, incluse le esperienze delle apparizioni.
Già dal versetto 2 si inizia a parlare dello Spirito Santo < è colui attraverso il quale Gesù elegge gli
apostoli e compie ogni sua azione < lo Spirito santo è stato presente in Gesù fin dall’inizio della sua
missione e ora continua la sua opera, la sua missione.
7
Versetto 3
Rappresenta una sintesi della teologia lucana. Pone l’accento sul realismo del risorto < per Luca gli
apostoli sono testimoni legittimi e affidabili.
“Regno di Dio” < è un regno iniziato ma che allo stesso tempo si attende nel futuro della parusia. Il
regno di Dio orienta la fede, è quello spazio spirituale in cui il credente realizza il bene.
Nella visione di Luca non si possono separare le cose di Gesù e l’insegnamento del Regno di Dio
perché il regno stesso rappresenta la salvezza annunciata da Gesù!
“Per 40 giorni” qui Luca dice che Gesù torna al P dopo 40 giorni (40 giorni tra risurrezione e
ascensione) mentre nel Vg dice che torna al P la sera stessa della risurrezione, quindi sembra
esserci una contraddizione. In realtà Luca non vuole dare un riferimento temporale ma un
riferimento simbolico < 40 giorni nel deserto, 40 giorni di Mosè sul Sinai, etc. nel deserto i 40
giorni sono di prova, mentre questi 40 giorni sono per i discepoli un periodo di formazione.
Nell’insegnamento rabbinico i 40 giorni rappresentano un ciclo di formazione completo (nb. Qui il
prof fa richiamo alla Lettera di Giacomo, testo scritto da lui!)
Versetti 4-8
Ritorna ancora lo SS che scende su di loro e ne saranno testimoni a Gerusalemme < Marco e
Matteo ci presentano le apparizioni in Galilea mentre Luca concentra tutto a Gerusalemme dove
inizia la lunga attività missionaria.
Gerusalemme è per Luca la tappa fondamentale della storia di salvezza, è il luogo dove la
promessa del P giunge a compimento.
Gesù termina la sua missione a Gerusalemme e da Gerusalemme gli apostoli partono <
Gerusalemme come punto di arrivo e di partenza della storia della salvezza (versetto 8).
Luca scrive tra gli anni 80-90, quando ormai la Chiesa di gerusalemme non esiste più, ma
comunque ci vuole far capire che quella città aveva avuto un ruolo importante.
Versetto 4
“mentre si trovavano a tavola” < non è proprio un mangiare con il Risorto in senso fisico, corporeo,
ma una sorta di simposio < nel mondo greco si davano insegnamenti mentre ci si ritrovava a tavola
ma qui lo stare a tavola indica una vera e propria comunione tra gli apostoli e Gesù < lo stare
insieme, l’essere riuniti
“ aspettare la promessa del P che avete udito da me” < la promessa del P è strettamente legata
alla parola di Gesù.
Versetto 5
Siamo di fronte a un loghion importante quello del Battesimo dello Spirito in correlazione con il
battesimo di Giovanni.
“tra non molti giorni” < circonlocuzione detta “litote” < aggancia questo passo all’evento della
Pentecoste.
Versetto 6
8
“ quelli che erano con lui” < sembra indicare un nuovo inizio
Versetti 7 e 8
Qui troviamo il tema fondamentale degli Atti.
Nel versetto 6 Luca ha posto una domanda in funzione proprio della risposta che doveva dare al
versetto successivo < questa risposta è una specie di dichiarazione.
Gesù aveva promesso il suo ritorno ma non aveva specificato quando < qui c’è la domanda che si
facevano gli apostoli sul suo ritorno < gli apostoli non capiscono mai bene!
Nella sua domanda Luca vuole mettere in risalto l’affermazione della missione universale di Gesù e
il fatto che lo SS vivifica la comunità e la porta al suo compimento.
“non spetta a voi “ < Gesù dice agli apostoli che sono vane le loro speculazioni sulla fine dei tempi,
in quanto solo il P la conosce. Inoltre vuole sottolineare che la missione a loro affidata non è una
loro iniziativa ma un disegno/progetto del P!
“ma riceverete forza dallo SS” < Gesù dà anche una risposta positiva < non vi preoccupate, perché
lo SS è con voi.
Lo SS scende con potenza < LIUNAMIS < POTENZA < che consiste nella fermezza, nella costanza
che gli apostoli devono avere quando andranno ad annunciare il risorto. La testimonianza che
inizierà a seguito della Pentecoste < quindi questa potenza è in realtà la capacità di annunciare
Gesù sulla terra.
Per passare dalla visione all’annuncio è necessario non solo essere scelti ma anche investiti di
questa potenza.
Qui c’è il richiamo al cammino che devono fare da gerusalemme alla samaria < fino ai confini della
terra, che si intendono forse la Spagna (regione più estrema conosciuta) oppure Roma, ovvero il
cuore dell’impero romano: infatti gli Atti terminano con l’arrivo di Paolo a Roma.
Luca così ci dà anche una connotazione geografica con Gerusalemme centro dell’attività pasquale
(come abbiamo visto prima!)
Versetti 9 – 11
Ascensione di Gesù. Qui Luca non intende fare la cronaca dell’episodio ma vuole dare un’impronta
teologica.
Formule kerigmatiche < elevazione al cielo.
Ma la narrazione non si ferma al fatto che Gesù è elevato al cielo ma vuole sottolineare come Gesù
non viene ma parte < non è il tempo della Parusia ma della diffusione del messaggio, della
missione.
“detto queste cose” < si pone l’accento sula separazione che non è come quella avvenuta con la
morte di Gesù, ma è una separazione che è presenza < è la nube della teofania tipica dell’AT.
Versetti 10-11
9
Angeli in veste bianche perché di origine celeste. Sono due perché è il numero richiesto per
validare la testimonianza dell’evento.
“uomini di Galilea perché state a guardare in cielo…” < sembra un rimprovero < Luca invita a non
stare a perdere tempo, a non aspettarsi rivelazioni dal cielo, ma di agire con l’accompagno dello
SS!
DISCEPOLI DI EMMAUS
Lc 24, 13-35
INTRODUZIONE GENERALE SUL CAPITOLO 24 DI LUCA (RESURREZIONE)
Nella sua narrazione della resurrezione Luca segue per lo più Marco, riprendendo da lui alcuni
elementi come la tomba vuota o l’annuncio pasquale alle donne.
Allo stesso tempo riformula la narrazione completando il racconto della resurrezione con delle
narrazioni proprie:
- Lc 24 13- 35 < discepoli di Emmaus
- Lc 24, 36-43 Apparizione del risorto agli undici
- Lc 24, 44- 49 < sintesi kerigmatica < scena dell’ascensione come conclusione del Vangelo e
apertura della seconda parte della sua opera degli Atti degli Apostoli
Nel capitolo 24 c’è un crescendo nella manifestazione del Risorto che si fa sempre più tangibile a
partire dai segni come la pietra rimossa, gli angeli fino a Gesù stesso che cammina.
In ognuno di questi 3 racconti c’è un passaggio dal dubbio, dall’interrogativo alla fede:
- In Emmaus < Gesù è invisibile ma reale e si manifesta attraverso i segni della Scrittura e
dell’eucarestia
- Nell’apparizione agli undici < il risorto non è un fantasma ma si sottolinea l’identità tra il
risorto e il crocifisso insistendo sulla sua natura corporea
- Fine del capitolo < gli apostoli riconoscono la divinità < si arriva alla fede.
Le donne sono pervenute alla fede senza vedere Gesù, mentre Pietro rimane perplesso, deve
vedere fisicamente Gesù.
Luca sottolinea che Gesù risorto è all’origine della fede degli undici.
RACCONTO DELL’EPISODIO DEI DISCEPOLI DI EMMAUS
I primi 12 versetti con le donne al sepolcro chiudono il Vg di Marco, ovvero la fonte principale da
cui Luca ha attinto. Questo episodio quindi è originale in Luca, forse ripreso da un racconto
originale di Gerusalemme.
10
Si tratta di un’apparizione lungo alla strada a due discepoli che non partengono al gruppo di Gesù
< ciò inaugura l’era dei discepoli, l’era dei teofili < è un’opera per coloro che non hanno
partecipato alla presenza fisica di Gesù, non hanno fatto esperienza di Lui.
Le apparizioni in strada sono ricorrenti nella Scrittura < una divinità accompagna i fedeli e
scompare alla loro vista. Tuttavia rispetto agli altri racconti questo brano è singolare < ci si chiede
se si possa parlare di apparizione perché i discepoli non hanno visto Gesù ma un viandante
straniero che appena riconoscono scompare.
Versetto 13
ed ecco < KAI IDOU < espressione che collega ciò che segue a quanto precede.
Se ne andarono verso un villaggio distante sessanta stadi < APEKUSAN STADIUS.
I discepoli vanno verso Emmaus nello stesso giorno della resurrezione, della scoperta della tomba
vuota.
Emmaus < villaggio con collocazione ancora incerta < 60 stadi da Gerusalemme quindi 11 km da
Gerusalemme. Sono stati proposti 3 siti < Ammaus (poi chiamata Nicopoli e oggi Ammas) a circa 30
km da Gerusalemme; Ammaus chiamata Coloniè dai romani a 6,5 km da Gerusalemme (la più
attendibile); Codeiben a 11 km da Gerusalemme (ma non ha concordanze con la città descritta da
Luca). Poiché Luca non è mai stato in Palestina non ha una conoscenza esatta dei luoghi.
Versetto 14
Oggetto della discussione dei due sono i recenti eventi della crocifissione della scoperta della
tomba vuota.
Versetto 15
Mentre discutevano Gesù si avvicina e inizia a camminare con loro.
Il lettore sa chi è colui che si presenta mentre i protagonisti del racconto non lo sanno. Ciò è un
modo per creare una certa drammaticità, tensione che alla fine produrrà un riconoscimento.
Gesù è presente come un pellegrino anonimo che torna a casa < per Luca è elemento
fondamentale la compagnia del risorto per la vita dei fedeli. Per questo vuole ricordare al lettore la
realtà della presenza di Gesù in mezzo a noi.
Versetto 16
I loro occhi erano impediti < la loro assenza di fede li porta a non riconoscere la novità del risorto.
Luca vuole mettere in risalto come possiamo non accorgersi di una presenza che viviamo nel corso
della nostra esistenza.
Versetto 17
I discepoli sono tristi < sono al punto più basso della loro condizione
Versetto 18
11
Cleopa è il nome di uno dei due < abbreviazione del nome Cleopatro in aramaico < è menzionato
forse perché è la fonte di Luca oppure perché era conosciuto dai lettori del Vangelo. Alcuni dicono
che quel discepolo era lo stesso Luca!
Cleopa fa una domanda retorica che implica già una risposta e che permette allo scrittore di
introdurre ciò che è successo a Gesù.
Versetto 19
La domanda di Gesù permette di introdurre la risposta di loro di quello che è successo.
La delusione per la morte di Gesù non ha portato i discepoli a perdere la stima che loro avevano su
Gesù.
Luca vede una chiara distinzione tra il popolo favorevole a Gesù e l’autorità che lo ha crocifisso
Versetto 21
Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele < Israele come luce delle nazioni
Letteralmente dobbiamo tradurre noi speravamo che EGLI E’ colui che libera Israele < non si usa il
condizionale ma il presente < si tratta di una speranza fondata, una speranza già in prospettiva
cristiana.
Sono passati 3 giorni < perché ricordare il terzo giorno? Perché secondo la visione giudaica l’anima
lascia definitivamente il corpo del defunto. Oppure si tratta di un riferimento all’apparizione di
Gesù < Luca sa che il terzo giorno Gesù è risorto.
Versetto 22 e 23
Sintesi del racconto della tomba vuota. Il narratore racconta l’assenza del corpo di Gesù e la tomba
vuota segno della resurrezione.
Versetto 24
Ciò ha provocato solo stupore < Luca accentua l’incapacità di capire dei discepoli per introdurre il
rimprovero che avverrà nel versetto successivo. Il narratore rende chiaro al lettore perché loro
erano tristi, smarriti.
Versetto 25, 26, 27
Disse loro o stolti…. < il risorto prende in mano la situazione < rimprovero di Gesù che non
sorprende il lettore in quanto già preparato nei versetti precedenti. La predicazione apostolica è
frutto di una riflessione
Il rimprovero di Gesù può essere interpretato in vari modi: come segno della resurrezione, o come
il fatto che la lettura dei profeti avrebbe dovuto far capire che la morte di Gesù sarebbe terminata
con la resurrezione.
Non bisognava che il Cristo patisse per entrare nella sua gloria? < Luca riprende il sommario
kerigmatico riformulandolo nello stile della tradizione e della passione < necessità intesa come
volontà divina del morire in Cristo per entrare nella condizione di esistenza celeste presso Dio.
12
Versetto 27
Luca vuol far capire come le scritture possono farci entrare nella fede di Gesù. Scrittura e fede
importanti per la Chiesa delle origini che basa la sua esistenza proprio sulla riflessione delle
scritture.
DIERMENEU < da ERMENEU < SPIEGARE/INTERPRETARE < Gesù è l’esegeta, l’interprete
dell’evento Cristo, che apre l’intelligenza delle Scritture dei discepoli e che si trova alle origini della
riflessione cristiana sulle scritture stesse. Gesù è il primo esegeta della storia!
Questi versetti sono importanti per la teologia di Luca < Gesù non ha soltanto realizzato le
predizioni presenti nella Bibbia ma ha compiuto la lunga speranza di Israele < Gesù è il termine
delle attese, dove convergono tutte le scritture.
La Scrittura si fa profezia dell’evento Cristo posto al centro della salvezza, garantisce il carattere
messianico di Gesù.
Gesù aiuta i discepoli a compiere un’interpretazione cristologica della Bibbia!
Versetto 28
La narrazione continua come se loro non avessero capito.
Versetto 29
I due discepoli arrivano a destinazione e insistono per far rimanere Gesù con loro. La notte era
vicina < è una domanda che si fa preghiera, invocazione della sua presenza quando si avvicina la
notte della prova, il buio, allora si chiede a Gesù di restare con noi.
Invitando uno straniero i discepoli hanno accolto il Signore < Mt “ero forestiero e mi avete
ospitato”
Questa immagine ricorda anche Ap 3, 20 < se qualcuno ascolta la mia voce alla porta e mi apre, io
cenerò con lui.
Versetto 30
Gesù compie il rituale tipico del gesto eucaristico.
Per Luca lo spezzare il pane è una formula specifica per indicare il banchetto eucaristico.
In questo versetto Luca invita il lettore a leggere il testo in una prospettiva catechetica e non di
racconto storico < realtà della comunione con Gesù, dello straniero accolto in casa, etc
Versetto 31
Si giunge a una conclusione di questa tensione tra i due e Gesù < nell’eucarestia i discepoli
finalmente riconobbero Gesù < riconoscono colui che da tempo era vicino a loro, che li ha
accompagnati nel cammino, che sparisce una volta che lo hanno riconosciuto!
Siamo nel contesto di vita ecclesiale post apostolica < l’eucarestia come centro della nostra vita
Versetto 32
13
I discepoli capiscono che prima di aprire i loro occhi, Gesù ha aperto loro le Scritture, necessarie
per la preparazione all’incontro con lui.
“il nostro cuore ardeva” < cuore nel senso semitico di mente (riflette il linguaggio biblico di Luca) <
attraverso l’incontro con Gesù e la fede si guarisce/sviluppa l’intelligenza del cuore.
Versetto 33, 34
I discepoli ritornano a Gerusalemme, alla comunità degli undici, al nucleo della Chiesa nascente e
quando arrivano dicono loro “davvero il Signore è risorto!”
Ora gli undici proclamano la certezza della loro fede nella resurrezione, senza più dubbi.
Versetto 35
Narrano ciò che era accaduto lungo la via < come le donne anche i discepoli raccontano agli altri <
la loro testimonianza è un’ulteriore conferma.
Conclusione
Emmaus un cammino che ha portato dall’incomprensione al riconoscimento, attraverso la
riflessione catechetica sulle Scritture. Attraverso il suo Vangelo Luca vuol far vedere come nella
quotidianità si fa esperienza del Risorto.
Due fari fondamentali che illuminano la vita del credente nella quotidianità: Eucarestia e Scrittura
14
Il protagonista dell’episodio è Bartimeo, figlio di Timeo < non si sa chi sia, alcuni hanno intravisto il
collegamento con il timeo di Platone. Si dice che Bartimeo è un mendicante cieco < all’epoca la
malattia era associata a una maledizione di Dio o per scontare i peccati per conto di qualcun altro.
L’essere collocato lungo la strada significa essere in balia di tutti, non avere difese
Il cieco lo chiama Figlio di Davide < prima volta che viene usato questo appellativo < bartimeo non
cerca tanto l’atteso Messia quanto il figlio storico del re israele
Mc 10, 47 < ELEO < ABBI PIETA’ è un verbo usato raramente in mc più usato nei salmi
Versetto 48 < molti lo rimproveravano ma il cieco si mette a gridare ancora di più de solo nel
versetto 49 Gesù interviene e lo manda a chiamare.
Descrizione del cieco molto viva < la folla lo invita, getta il mantello, balza in piedi…
Inizia il dialogo con Gesù < TELO < VOLERE < indica la buona disposizione da parte di Gesù.
Il cieco fa una domanda generica < abbi pietà di me < ma Gesù gli chiede cosa vuole nello specifico
< lui risponde di tornare a vedere (quindi prima non era cieco) e Gesù risponde va la tua fede ti ha
salvato.
Così il cieco si mette a seguire Gesù < sequela
Questo è l’ultimo racconti di guarigione che viene raccontato perché poi si entra a Gerusalemme.
Rispetto a altri racconti di guarigione di marco questo è molto sobrio, è solo parzialmente un
racconto di miracolo perché manca un gesto o una parola esplicita di guarigione. Alcuni hanno
visto in questo un racconto di vocazione < noi diciamo che è un racconto misto che mette insieme
guarigione e sequela.
Può indicare ciò che può accadere lungo la strada, un cambiamento improvviso < il fatto
dell’insistere sul “lungo la strada” è una conferma dell’importanza del cammino verso
Gerusalemme che ha il Vg di marco. Più che la guarigione marco vuole esaltare la relazione che si
crea tra il cieco e Gesù.
Da un punto di vista narrativo è importante sottolineare lo spazio che si da al dialogo tra i
personaggi < il brano ha valore rivelativo più che risolutivo. La guarigione è lasciata in secondo
piano per dare spazio alla capacità di Bartimeo di riconoscere Gesù < se ne è accorto lungo la
strada nonostante fosse cieco.
[SE confrontiamo racconto della guarigione in Mc 8,22-26 < narrativa molto più sviluppata.]
Forte è il tema della fede e della sequela < importante per i cristiani di ogni epoca < Bartimeo
lascia il mantello, l’unica cosa che possiede.
Secondo alcuni autori questo racconto funge d cerniera per il percorso di chiarimento per i
discepoli e perché è l’ultima tappa sulla via prima dell’ingresso a Gerusalemme.
Differenze in narrazione di Mt
È una narrazione più asciutta ma mette in risalto alcuni elementi . Innanzitutto abbiamo due ciechi
e non uno < erano due perché per la tradizione biblica per attestare un miracolo ci doveva essere
un testimone. Lo chiamano Signore, figlio di Davide < finalità è descrivere Gesù come il Messia
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inviato al popolo di Israele. Figlio di Davide è un’espressione molto usata in Mt. Gesù
misericordioso nei confronti dei poveri.
Indica una grande folla come un pellegrinaggio verso la città Santa
Supplica rafforzata con l’appellativo Signore ripetuto per 3 volte. Non c’è il fatto di lanciare il
mantello.
Mentre Mc parla di acquistare la vista, Mt dice aprire gli occhi
Gesù è mosso a compassione < vicinanza nei confronti di chi soffre e non compassione in senso
negativo!
Alla fine non viene riportata l’avvenuta guarigione ma solo il fatto che i due iniziano a seguirlo.
Il miracolo dei ciechi si presenta quindi come il compimento delle speranza bibliche < Gesù è
l’inviato di Dio per stare vicino ai bisognosi, che ha misericordia di tutti,.
Gesù per evitare la Samaria sembra passare per la giudea passando per la perea a est del giordano
per poi attraversare di nuovo il giordano e andare nella giudea.
Marco non è molto preciso nella geografia.
Nella giudea gesù riprende di nuovo il suo insegnamento pubblico, mentre in galilea
l’insegnamento era per i discepoli
- Avverbio PALIN < per far riferimento all’abitudine di insegnare da parte di Gesù
Mc 10, 2 < alcuni farisei si avvicinarono per metterlo alla prova. Molti manoscritti non contengono
questa frase che forse è dovuta per armonizzazione con Matteo 19, 3
Questione del divorzio già oggetto di controversia tra i saggi farisei < APOLUO’ <
LASCIARE/MANDARE VIA < termine tecnico spesso usato per il divorzio.
I farisei sapevano che era lecito ripudiare la moglie in base a Dt 24,1-14 < gli avversari di Gesù già
sapevano la risposta ma volevano farsela sentire da lui per far vedere a tutta la folla se fosse o
meno un vero giudeo ortodosso. Quindi Gesù viene messo alla prova < verbo PEIRAZO < participio.
Gesù risponde con una nuova domanda < tipico dei discorsi rabbinici < che cosa vi ha comandato
Mosè?
In realtà Mosè non da nessun ordine sul divorzio perché l’unico brano è quello di Dt che viene
citato per il casi di un uomo che ripudia la propria moglie e vuole risposarla di nuovo dopo che lei
si è risposata e rimasta vedova
Nei passi della Bibbia il ripudio è comunque una prerogativa del marito
Gesù costringe i suoi avversari a pensare cosa ha permesso Mose piuttosto che cosa ha ordinato.
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Dt 24, 1- 3 < il marito lasciava un doc scritto in cui dichiarava che ripudiava la moglie < una specie
di certificato che permetteva alla donna di risposarsi < era una protezione legale contro un
eventuale rivendicazione del marito.
Mc 10, 5 < oer la durezza del vostro cuore…< Ma Gesù disse loro che Mose ha scritto questo
comandamento per la durezza del vostro cuore < verbo SKLEROKARDIA < si trova 3 volte in tutto il
NT < significa DURO DI CUORE, OSTINATO < è un termine molto forte, per questo usato
raramente. La durezza del cuore è uno dei grandi temi biblici < nella tradizione profetica si riferisce
al rapporto del popolo con Dio. Dato che il cuore è la sede della comprensione, il centro delle
emozioni, la sua durezza comporta la totale chiusura della mente e delle emozioni nei confronti
della verità.
- Nell’Esodo il faraone è presentato come esempio della durezza di cuore
- Nel Salmo il popolo di Israele è invitato a non comportarsi come i loro antenati nel deserto
esempio di durezza di cuore
- Gesù nella sinagoga accusa i suoi avversari di essere duri di cuori utilizzando però il termine
POROSIS < ESSERE CIECO NEL CUORE
Termine ENTOLE’ < COMANDAMENTO / NORMA / ORDINE TEMPORANEO < marco lo usa in 10, 5 <
cita scrittura AT < 2 versi di genesi in 2 contesti diversi < creazione < espressione della volontà di
Dio prima della caduta < nuova creazione inaugurata dal ministero di Gesù < con Lui finalmente
può essere messo in pratica ciò che era dall’origine la volontà di Dio, il suo piano originario.
Termine ARCHE’ < fa riferimento proprio al piano originario di Dio. Marco come testo base per
utilizzare questa citazione della genesi usa proprio la LXX in quanto i termini sono gli stessi.
“e si unirà a sua moglie” < manca in molti manoscritti questa frase < forse errore da parte del
copista il cui occhio è saltato da un E ad un altro E ( e i due diventeranno una cosa sola).
Il matrimonio tra uomo e donna rappresenta una riunificazione di quel piano originario < ideale
positivo del matrimonio proposto da Gesù. L’uomo non divida quello che Dio ha compiuto.
In Dt però è solo il marito che può ripudiare < in Marco Gesù abolisce del tutto il divorzio, non lo
accetta! Verbo SYZEYGNYMI < sun – con < unito insieme + zeugos < giogo che tengono gli animali
per farli andare avanti insieme.
Poi In casa i discepoli lo interrogano di nuovo su questo argomento < e lui risponde che il peccato
vale sia per l’uomo che per la donna < messi allo stesso livello
Marco 10, 11 < anche la moglie può essere vittima dell’adulterio del marito. Uguaglianza tra
marito e moglie.
Marco 10, 12 < se la donna ripudiato il marito ne sposa un altro anche lei commette adulterio.
Alcuni considerano questa frase un’aggiunta in quanto nella tradizione romana la donna poteva
chiedere il divorzio < questo perché marco scrive per un pubblico di tradizione latina, forse scrive a
Roma. Per capire quale era la legge romana basta prendere 1 Cor 7,10 < colonia romana< Paolo
qui dice “la moglie non si separi dal marito” come per dire che forse vi era questa usanza a Roma
che anche le donne si separavano dal marito.
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I farisei cercano di mettere Gesù in conflitto con ciò che è un insegnamento chiaro delle scritture <
quando Gesù chiede ai discepoli cosa dice Mose a proposito allora li smaschera perché in realtà fa
capire che i discepoli già sanno quale è la risposta!
Tra le due prescrizioni di genesi e deuteronomio bisogna dare più importanza a quella della genesi
in quanto è il progetto di Dio sull’uomo < per questo Gesù cita i brani di Genesi e non
deuteronomio < non si va contro la legge ma si rispetta semplicemente la volontà di Dio < Gesù
non oppone alla torah una propria norma giuridica ma una volontà originaria di Dio, la logica del
regno che conduce alla piena realizzazione del piano di Dio. .
Gesù propone un ideale positivo del matrimonio in cui i due diventano una carne sola.
CONFRONTO CON IL TESTO DI MATTEO
MATTEO 19 < versetto 4 a differenza di Marco nella risposta è più ortodosso < il creatore dall’inizio
vi ha fatto maschio e femmina!
Perché allora ha ordinato di darne atto di ripudio? Perché Mosè lo ha concesso? E Gesù risponde
per la durezza dei vostri cuori, ma dal principio non fu così.
Reazione diversa dei discepoli < dicono se questa è la condizione allora non conviene sposarsi!
Gesù risponde che a non tutti è dato! Ci sono eunuchi!
La narrazione inizia con un’introduzione, poi la diatriba, poi dialoghi con i discepoli e poi termina
con la scena dei bambini. Rispetto a Marco la scena narrativa è esigua prevale più l’aspetto
dialogico.
Gesù arriva in un luogo indefinito della Giudea .
Nell’intro abbiamo il solito ritornello. L’inizio del capitolo 19 segna la fine del quarto grande
discorso di Matteo (in Matteo totale 5 discorsi). In questo cammino Gesù è accompagnato dalle
folle e guarisce i malati.
Nella diatriba Gesù risponde con 2 citazioni bibliche, poi il dibattito continua con la contro
domanda dei farisei e gesù risponde con la duplice sentenza per poi chiudere il dibattito.
Mt 19, 10 < La discussione finisce con la considerazione dei discepoli che non conviene sposarsi <
questa affermazione non compare negli altri sinottici < Gesù parla di eunuchi naturali, eunuchi
prodotti dal regno e eunuchi prodotti dall’uomo < questa distinzione vi è solo in Matteo e Gesù
enfatizza gli eunuchi prodotti per il Regno dei cieli.
Allora vennero bambini e Gesù disse di non portarli via e impone loro le mani < ad essi appartiene
il regno dei cieli< termina con questa scena.
Ora esaminiamo il testo greco sempre in Matteo
Per Matteo la Galilea è importante perché luogo della chiamata dei discepoli, dell’insegnamento di
Gesù e la Giudea allo stesso modo (valenza teologica) in quanto luogo che condurrà Gesù alla
morte < allo spostamento di Gesù corrisponde anche lo spostamento delle folle che spesso
vengono descritte che lo seguono < rilevanza dell’opera dell’insegnamento di Gesù.
GLI SI AVVICINARONO < PROSELTON < PROSERCOMAI < indica non tanto la relazione di Gesù e i
discepoli come altre volte ma semplicemente che al centro di questa scena c’è gesù.
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PERAZO < Matteo sottolinea le intenzioni diaboliche dei farisei di metterlo alla prova
E’ LECITO…? < problema molto dibattuto nel giudaismo dell’epoca ma questo interrogativo si
differenzia da quello di Marco non solo perché formulato con un discorso diretto ma perché non
pone la questione della liceità del divorzio consentito dalla Torah (Dt) ma dal permesso di
separarsi dalla moglie per qualsiasi motivo
APOLUIO < RIPUDIARE < c’erano due scuole in merito < la scuola di Shammai che permetteva il
divorzio solo in caso di infedeltà coniugale e quella di Lel (a cui fa riferimento Paolo) secondo la
quale il ripudio della donna poteva avvenire per qualsiasi motivo.
Forse il fariseo qui descritto è della scuola di Lel.
La risposta di Gesù sorpassa qualsiasi sottigliezza giuridica e si rifa direttamente al testo biblico di
Genesi!
Retoricamente Gesù risponde con la domanda < non avete letto? < modo di dire assente in Marco
Matteo presenta gesù come un forte conoscitore della Legge, del testo sacro. Nei due passi di
genesi che cita fa notare come la differenziazione sessuale sia la condizione dell’unione sponsale e
l’importanza dell’unità della coppia come unione carnale.
Matteo si rifa al testo masoretico, mentre Marco a quello della LXX.
In Mt si mette più in risalto la figura di Dio mentre quella di Mosè è ricordata per la funzione
legislatrice < la diatriba tra gesù e i farisei si trasforma in una discussione su come interpretare a
volontà di Dio in merito all’unione tra uomo e donna.
MT 19, 8 < PER LA VS DUREZZA DI CUORE.. < la legge promulgata da Mosè è stata fatta solo per la
durezza di cuore, per l’incapacità di vivere secondo l’originario disegno divino.
Gesù non propone una norma ma un valore da seguire se si ha la fede.
Matteo non riporta come Marco il caso della donna soggetta al divorzio (Mc 10,12) o quello di Luca
che parla dello sposare la donna ripudiata (Lc 16,18)
PORNEIA < UNIONE ILLEGITTIMA < termine usato sia per riferirsi a unioni illegittime (matrimonio
tra consanguinei) che per condotta lasciva della moglie.
Allora i discepoli dicono che è svantaggioso sposarsi (Mt 19,10) < svantaggio della condizione
dell’uomo verso la donna (perché chi ripudia la propria moglie commette adulterio se non per
causa di porneia data da immoralità della donna)
Gesù risponde ai discepoli con il verbo COREO < COMPRENDERE < non tutti possono comprendere,
c’è bisogno di fede < il discepolo aderisce per fede a quello che dice Gesù.
Mt 19, 12 < questione degli EUNUCHI< dal verbo EUNUCHIA < ESSERE UNO SOLO < ci sono quelli
naturali e quelli resi così dagli uomini (castrati). Conviene restare celibi non per la ragione che
hanno detto i discepoli ma perché questo stato di vita è un dono di Dio < una condizione che può
essere vissuta solo da pochi.
Solo Dio può concedere questa condizione < per questo c’è differenza tra eunuchi umani e quelli
del regno. Per Israele la castrazione era un abominio < un eunuco non poteva appartenere ne al
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popolo ne alla casta sacerdotale < matrimonio per Israele era obbligatorio proprio per adesione
delle scritture.
Gli eunuchi del regno operano per il regno e per questo sono accettati < donarsi completamente a
Dio. Superamento dei rapporti matrimoniali
LA SAMARITANA
GV 4,3 -43
Nb vedi slide del prof!
V 4,1 - 4
I primi 4 versetti del capitolo sono una specie di transizione.
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Rispetto ai sinottici da un punto di vista geografico cambia la scena < nei sinottici Gesù inizia la sua
attività dalla galilea e poi scende in giudea, in Giovanni invece Gesù si muove in continuazione tra
galilea e giudea.
Le autorità religiose già avevano nutrito un interesse per l’attività religiosa che stava facendo
Giovanni e poi Gesù. In Palestina in quel periodo c’erano i romani che dovevano controllare la
regione. I farisei avevano autonomia e autorità < avevano un controllo di tipo “sotto governo” che
faceva comodo ai romani! Per questo controllavano bene tutto ciò che poteva sembrare strano.
Quindi Gesù decise di ritornare dalla giudea in galilea dove poteva circolare senza problemi.
Collocazione del brano e temi che emergono
- nelle nozze di Cana Gesù anticipa l’ora e trasforma l’acqua in vino in 6 giare; mentre qui si
parla di 1 sola giara e ritorna il tema dell’acqua
La narrazione si struttura su 3 livelli/piani
o Piano narrativo < come si presenta il brano
o Piano simbolico < tutto quello che viene descritto farà riferimento a qualcos’altro
o Piano dell’attualizzazione < comunità < significati che i simboli hanno per la realtà
della comunità credente
Gesù si trova in Giudea, deve salire e andare verso il nord, passando per la Samaria, per andare in
Galilea. Poteva passare anche per la Perea (perché era più tranquilla) ma “DOVEVA” < perché è un
itinerario voluto da Dio, che è un itinerario d’amore e non geografico!
C’è un’urgenza missionaria, teologica < doveva annunciare il vangelo anche alla Samaria e lo fa
attraverso un rappresentante che è la donna! Singolare visto che la donna all’epoca aveva gli stessi
diritti degli schiavi!
“ATTRAVERSARE” < compare solo due volte in Giovanni< GESU’ ATTRAVERSA LA SAMARIA
AFFINCHÈ LA SAMARITANA NON DOVESSE ATTRAVERSARE PER ANDARE A ATTINGERE L’ACQUA <
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Gesù va alla ricerca delle persone che non potevano avere accesso al tempio (i samaritani non
potevano accedere a Gerusalemme) < non aspetta nel tempio < è lui che esce dal tempio per
andare alla ricerca delle persone
Arriva a SICAR/ SICHEM < c’è un riferimento preciso al pozzo di Giacobbe
La Samaritana e Nicodemo
- Giovanni pone in contrasto Nicodemo (autorità giudaica del tempo) con la samaritana
- Nicodemo va da Gesù di notte e scompare nella nebbia, confuso (difficoltà simbolica di Nicodemo
a riconoscere che è Gesù)
- la samaritana invece incontra Gesù in pieno giorno, in piena luce < accetta la rivelazione di Gesù
< come in genere avviene per le persone che sembrano più lontane dalla religione e invece poi
accettano Cristo più facilmente
Sfondo dell’AT < riferimento all’episodio di Osea (2,16-18)
Osea in polemica con le divinità pagane, denuncia l’ idolatria presente in Galilea.
Versetto 6
- “pozzo” < da peghè < sorgente < forse quella ai piedi del monte Garizim
- Gesù era affaticato < da kopiao < Gesù era spossato, stancato da questo viaggio.
- Era l’ora sesta < mezzogiorno < a quest’ora era difficile uscire ad andare a prendere l’acqua
perché faceva caldo < forse la samaritana va appositamente a quell’ora per stare da sola,
senza le altre donne < la sete e l’ora sesta rimandano a Gesù e la sua passione quando
prima di morire dice ho sete!
- Nella tradizione dell’AT quando uno doveva trovare moglie doveva recarsi al pozzo (es. gn
29,1-20, Es 2,15, 2sam< Ruth).
- SEDEVA PRESSO IL POZZO < In realtà la traduzione letterale era < si fermò a sedere SUL
pozzo < Gesù può dare l’acqua viva, è lui la vera fonte e sorgente!
- Quando si parla di Gesù che sta sul pozzo si usa il termine peghè (pozzo- sorgente) ma
quando si parla della donna non c’è più il termine peghè ma il termine frear < cisterna.
Quando Gesù parla della sorgente è proprio una sorgente dalla quale lui da l’acqua viva,
quando invece si parla della donna si parla di cisterna!
Versetto 7
Giunge la donna ad attingere acqua. Una donna del tutto inadatta al fidanzamento, vista la sua
situazione. Gesù chiede da bere < ora nella scena ci sono solo Gesù e la samaritana, i discepoli
scompaiono. La richiesta di dargli da bere è un imperativo! Non dice per favore dammi da bere! E’
proprio un ordine che Gesù dà!
Versetto 9
La donna risponde subito in maniera spigliata e non timidamente < COME MAI TU CHIEDI DA BERE
A ME?
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C’è un riferimento al profeta Osea 1,2 < il fatto che la donna abbia avuto diversi mariti diventa
simbolo dell’infedeltà, idolatria tipica del regno nord israele con capitale Samaria, così come era la
moglie di Osea, infedele < Israele e la sposa che si è allontanata da Dio <<< desiderio di riconquista
della donna, come in Osea (4,12) e anche qui la sposa riconosce il signore e ritornerà al suo sposo,
dimenticando i vari idoli.
Gesù rappresenta la sposo e la donna tutti coloro che sono considerati infedeli
( nb < i samaritani avevano solo il pentateuco a differenza dei giudei…)
Gesù supera le convenzioni sociali sia perché si trova di fronte a una donna, sia perché questa è
samaritana!
La donna è un personaggio anonimo, non si dice il suo nome < ciò per favorire l’identificazione del
lettore, la tipizzazione del personaggio per enfatizzare di più ciò che lei veramente rappresenta.
Dopo che Gesù chiede da bere alla donna inizia un dialogo ricco di evocazioni dell’AT e tecniche
narrative che cercano di coinvolgere il lettore. Possiamo strutturarlo in 4 parti <
- Versetti 4, 7-10 < Gesù è il giudeo
- Versetti 4, 11-15 < Gesù è il più grande di Giacobbe
- Versetti 4, 16-24 < Gesù è il profeta
- Versetti 4,25-26 < Gesù è il Messia
Gesù è il giudeo
“Chiedi da bere a me che sono una donna samaritana “< la donna era consapevole delle norme di
purità che impedivano ai giudei qualsiasi rapporto con i samaritani.
Qui è importante sottolineare il termine Sorgente di acqua viva < uno dei nomi dato a Dio per
indicare che l’adultera Israele l’ha abbandonato per seguire altri dei. Mentre le altre divinità, gli
idoli sono paragonati a delle cisterne con delle fessure che fanno uscire l’acqua, che non possono
dare l’acqua come le sorgenti.
Nella tradizione sapienziale colui che è sapiente, giusto viene paragonato a una sorgente (Sir 15,3).
Versetto 10
Gesù risponde alla donna < Gesù parla di un certo tipo di acqua, la donna comprende altro, ovvero
comprende acqua in senso materiale < necessità di avere gli occhi per vedere, non fermarsi
semplicemente all’aspetto esteriore!
“Se tu conoscessi il dono di Dio…” dice Gesù < solo con un rapporto intimo e di fede si può evitare
il fraintendimento e capire di quale acqua si sta parlando.
Versetto 11
Continua il fraintendimento
La donna dice a Gesù che non ha il secchio…la donna continua ad intendere un’acqua puramente
materiale.
Versetto 12
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“Sei forse tu più grande del ns padre Giacobbe…..” < per i samaritani è impensabile che qualcuno
possa essere più grande dei loro patriarchi predecessori.
C’è anche un po' di ironia < inconsciamente la donna nega che Gesù possa essere superiore a
Giacobbe ma allo stesso tempo, nel modo in cui pone la domanda sembra dire invece che
riconosce che Gesù è più grande di Giacobbe.
Versetto 13
Risposta di Gesù < “Chiunque beve di questa acqua” < qui siamo al centro della rivelazione!
Passaggio dal participio presente al congiuntivo aoristo < c’è un bere definitivo, compiuto una
volta per sempre che non implica la necessità di tornare a bere (qui si ritrova il sostantivo peghè!)
Versetto 14
“Diverrà per lui sorgente d’acqua zampillante” < qui c’è il verbo ALLOMENOU < ZAMPILLARE < che
significa proprio esplosione, come quello dei gaiser < un getto d’acqua < la vitalità dell’acqua che
non serve solo per dissetare!
Versetto 15
Così la donna risponde: “dammi questa acqua…”. La donna continua a rimanere ad un livello
materiale. Vuole mantenere questa relazione, dialogo ma solo per uno scopo personale.
Versetto 16, 17 (da qui fino al versetto 20 c’è la presentazione di Gesù come profeta)
La domanda che fa Gesù di andare a chiamare il marito sembra quasi mettere alla prova la donna <
lei invece dicendo che non ha marito sembra inizialmente voler ingannare Gesù.
In realtà mette in luce la sua irregolarità matrimoniale.
Versetto 18
La donna risponde io non ho marito < la legge rabbinica consentiva alla donna al max 3 matrimoni
NB < vedi sul slide del prof i “cinque mariti” della donna
5 divinità = 5 mariti
L’evangelista vuole dire che ha avuto 5 uomini ma mai uno sposo < lo sposo lo sta incontrando
adesso! Questa infedeltà della donna vuole più che altro rappresentare l’idolatria di Samaria.
Versetto 19
Qui appare la funzione profetica di Gesù che sapeva benissimo la condizione matrimoniale della
donna ed infatti la donna lo inizia a chiamare Signore…
Versetto 20
“i nostri Padri hanno adorato su questo monte…” < la questione posta dalla donna deriva dal fatto
che nel libro del Dt non viene esplicitato il luogo scelto dal Signore per porre il suo nome, però il
pentateuco samaritano dice che il monte originario dove adorare il Signore era il Garizim. Nel
testo masoretico probabilmente è stata fatta una correzione per contrastare questa localizzazione
samaritana. Lo stesso Giuseppe Flavio scrive del monte Garizim dove Mosè avrebbe seppellito gli
oggetti di culto.
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Quando la donna parla dei “nostri padri” si riferisce al Garizim, luogo del sacrificio di Isacco e della
rivelazione di Giacobbe.Già dal tempo di Alessandro Magno i samaritani avevano eretto lì un
tempio che era in concorrenza con quello di Gerusalemme.
Così possiamo dire che la questione si pone da un punto di vista religioso, dove la donna si
identifica samaritana e si confronta con il mondo giudaico.
Versetto 21
“Credimi donna…” < PISTEUE MOI < CREDI A ME < dal verbo PISTENO (CREDERE) < è un imperativo
< si deve rivolgere a Lui perché è l’unico che può dargli una risposta
Così l’acqua diventa simbolo di una ricerca che la donna inizia
“donna” < appellativo che ricorre spesso (nozze di Cana, sotto la croce con la Maddalena…)
E’ la prima volta nel VG che Gesù chiede direttamente a qualcuno di fidarsi di lui. Infatti il verbo
pisteueson ha il senso proprio di fidarsi sulla base della conoscenza che si ha di una persona <
Gesù ha dimostrato di avere una conoscenza della donna.
Versetto 22
Mentre ha parlato dei Padri, ora Gesù le parla dell’unico Padre, dei giudei e dei samaritani.
Gesù dice giunge l’ora < verbo ERKOMAI (VENIRE, RITORNA) < ritorna quasi come un ritornello
caratteristico del Vg di Gv che scandisce la narrazione evangelica e pone sotto il segno dell’ora
(della croce) tutti gli eventi narrati.
La risposta di Gesù si può dividere in 2 parti, introdotte tutte e due da “ giunge l’ora”
- Nella prima parte si nega validità sia al tempio samaritano che a quello di Gerusalemme
- nella seconda parte Gesù rivela la nuova adorazione nello spirito
Versetto 22
PROSKIUMEO < voi adorate ciò che voi non conoscete.
Rivelazione da parte di Gesù dell’essenza della nuova adorazione nello spirito e nella verità.
L’adorazione non sarà più legata a un tempio o luogo particolare. (Giovanni scrive quando il
tempio di Gerusalemme era stato già distrutto)
“la salvezza viene dai Giudei” < la salvezza viene da quella porzione di popolo di Israele rimasto
fedele ad Abramo < dai giudei proviene il Messia.
In questo contesto l’ora indica il presente sempre attuale < la salvezza è sempre attuale, ti può
prendere in qualsiasi momento < cd. Escatologia realizzata < la salvezza è attuale, presente nella
nostra storia, non si deve aspettare la sua attuazione.
Versetto 23
Qui si usa il termine PATER associato al verbo ZETEO (CERCARE) < è l’unica volta nel Vg di Giovanni
che questo verbo ha per soggetto il Padre per indicare che non solo gli uomini vanno alla ricerca di
Dio ma anche Dio va alla ricerca dell’uomo.
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E come si può giungere a Lui? Attraverso Cristo cioè nello Spirito e Verità < PNEUMA O TEOS < Dio
è spirito perché è da lui che scaturisce lo spirito che dà vita alle nuove creature..
Versetti 25-26
Affermazione messianica < GUNE’ significa donna (es. ginecologia). So che il messia viene e ci
insegnerà ogni cosa…Gesù risponde dicendo EGO EIMI’ < IO SONO (da ricordare!)
La donna dice so che verrà il Messia < utilizza un futuro per rinviare a un tempo lontano e non
comprende che il Messia è già li con lei.
La donna non si arrende < intuisce la grandezza di Gesù che le sta vicino, ma vuole indagare ancora
di più e per questo afferma “so che deve arrivare il Messia”
I samaritani non attendevano né il Messia regale della discendenza di Davide, né un Messia
sacerdotale alla maniera di Melchisedek, ma una figura profetica come Mosè, appartenente alle
tribù di Levi (mentre il Messia dei giudei viene dalla tribù di Giuda che ha discendenze davidiche).
Il dialogo ha un culmine principale quando Gesù dice EGO EIMI’ (che ricorre anche nell’AT quando
Dio rivela il suo nome in Es) < qui la samaritana diventa prima destinataria dell’autorivelazione di
Gesù.
Versetto 27
Arrivano i discepoli e in loro c’è stupore nel vedere Gesù parlare con la samaritana < non glielo
dicono direttamente a Gesù per rispetto, ma comunque sono stupiti. Ciò perché per tradizione a
un Rabbì era sconsigliato trattenersi con una donna in pubblico, anche se si trattava di sua moglie
o sua figlia.
Versetto 28
La donna abbandona la brocca e corre in paese a dire alla gente di venire a vedere l’uomo che le
aveva detto tutto quello che lei aveva fatto.
La donna lascia la brocca < il termine “brocca” lo abbiamo trovato nel miracolo delle nozze di
Cana. Averla abbandonata significa che qualcosa è nato in lei, qualcosa di più importante per cui
non ha più il bisogno spirituale di prima.
Alla gente la donna non dice però né che Gesù è giudeo, né che è un Messia, ma presenta un
indizio della divinità di Cristo ovvero “mi ha detto tutto quello che io ho fatto, che forse sia il
Messia?”.
Siamo di fronte a una verità che non si pone con la forza ma fa appello ad una presa di posizione.
Versetti 31 – 38 < dialogo di Gesù tra i discepoli
I discepoli non capiscono perché Gesù non mangia, e Gesù si pone su un altro livello, quello del
Padre.
Prima c’è stato il dialogo con la samaritana ora c’è il dialogo con i discepoli dove abbiamo 2 livelli
di comunicazione
- Gesù fa affermazione sul suo cibo a cui fanno seguito due proverbi che parlano di mietitura
e di semina.
30
- Gesù svela gradualmente ai discepoli il perché della sua esistenza, il senso globale della sua
missione. Egli è in piena sintonia con il padre e per questo deve portare a compimento
l’opera del Padre.
versetto 34
Troviamo la particella INA < AFFINCHE’ < particella che sta sia PER FARE LA VOLONTÀ che per
PORTARE A COMPIMENTO L’OPERA. E’ una particella che ha valore epesegetico ovvero che è una
congiunzione esplicativo < infatti le due affermazioni che seguono chiariscono quale sia il cibo di
Gesù
Verbi POIO’ da POIEO e TELEIO’
TELEIO in particolare sembra scandire l’intera esistenza di Gesù fino alla morte in croce con cui
mette fine all’opera incominciata dal Padre. Si manifesta la profonda unità del padre e del Figlio
che collaborano in piena unità.
Questi 2 verbi indicano l’aspetto concreto della volontà di Dio che si concretizza in un progetto che
deve realizzarsi nella storia di Gesù.
I 2 detti popolari citati da Gesù fanno entrambi riferimento al mondo agricolo < il primo parla dl
tempo che occorre tra semina e agricoltura. Ma Gesù invita i discepoli ad alzare gli occhi per dire
che questo intervallo non esiste più.
Quando parla di messe pronta vuole intendere i samaritani che stanno arrivando attraverso i
campi.
Vediamo questo detto in parallelo con Mt 9, 37….
Tra la fine del periodo della semina e l’inizio della mietitura trascorrono 4 mesi, quindi è illogico
alzare gli occhi e vedere la mietitura visto che i mesi non sono trascorsi. Tuttavia nell’At si
annunciavano i tempi escatologici con un’abbondanza di mietitura.
Nel miracolo delle nozze di Cana i tempi messianici erano descritti come abbondanza di vino
Qui i tempi messianici sono rappresentati come abbondanza della semina
…E con il Salmo 125, 6
5 CHI SEMINA NELLE LACRIME MIETERÀ CON GIUBILO. NELL'ANDARE, SE NE VA E PIANGE,
PORTANDO LA SEMENTE DA GETTARE, MA NEL TORNARE, VIENE CON GIUBILO, PORTANDO I SUOI
COVONI.
Si paragona il ritorno degli esuli di Sion al giubilo del mietitore che in estate torna nei campi carico
di raccolto che aveva seminato in autunno.
Versetti 37, 38
37 QUI INFATTI SI REALIZZA IL DETTO: UNO SEMINA E UNO MIETE. 38 IO VI HO MANDATI A MIETERE CIÒ CHE VOI NON
AVETE LAVORATO; ALTRI HANNO LAVORATO E VOI SIETE SUBENTRATI NEL LORO LAVORO».
Qui Gesù dice che si stanno compiendo i giorni e con lui è stato inaugurato il tempo escatologico.
31
Non si sa in questo passo chi sia il seminatore e chi sia il mietitore < si può affermare che Gesù sia
il mietitore che raccoglie i frutti di una precedente missione del Padre. Altri invece sostengono che
nel ruolo del seminatore si intravede il lavoro di Giovanni Battista. Questo brano deve essere
collocato nella futura missione della Chiesa dove il seminatore è Gesù che ha dato inizio alla
missione e raccoglitori e mietitori i discepoli che raccolgono.
Questa espressione quindi rivela una caratteristica missionaria tra chi semina e chi poi raccoglierà.
Versetti 39-42
Conclusione del brano.
La funzione della donna è di testimonianza < la donna è diventata un testimone che annuncia la
propria esperienza ai suoi compaesani e questi la seguono! Anche se all’epoca la testimonianza
delle donne non aveva nessun valore! Invece la samaritana è ascoltata, giudicata credibile.
La donna diventa testimone contro quelle che erano le tendenze culturali dell’epoca che
ritenevano la donna persona giuridica non capace di testimoniare.
Le donne presentate nel quarto vangelo sono eccezionali, espressioni di fede autentica: si prenda
ad esempio le donne sotto la croce.
La samaritana è da considerare quindi come seminatrice e testimone della fede anche se la sua
testimonianza sarà relativizzata perché i suoi concittadini faranno un’esperienza cristologica
diretta e crederanno perché hanno avuto un rapporto diretto con colui che era il Messia.
Questo lo si vede nel versetto 40
QUANDO I SAMARITANI GIUNSERO DA LUI, LO PREGARONO DI FERMARSI CON LORO ED EGLI VI RIMASE DUE GIORNI.
Verbo RIMANERE/FERMARSI < indica un rimanere stabilmente, senza staccarsi < quando Gesù
entra nella vita di qualcuno rimane.
Il fatto dei due giorni potrebbe essere considerato un tempo non troppo lungo ma abbastanza per
poter parlare di lui a loro. Forse il richiamo ai due giorni potrebbe riferirsi a Osea (?)
Versetti 41, 42
I samaritani diventano testimoni esemplari di una fede che non ha bisogno di mediazione ma che
si affida direttamente a lui.
Alla fede in Gesù si può giungere attraverso la sua parola ma anche alla testimonianza di lui.
I samaritani dicono alla donna che non credono più per le sue parole ma perché hanno ascoltato
direttamente < verbo ASCOLTARE e SAPERE < in genere non ricorrono in coppia ma quando lo
fanno ribadiscono un processo di fede che si basa esclusivamente sull’ascolto della parola < se uno
ascolta poi crede/sa!
“sappiamo che è il Salvatore del mondo” < titolo cristologico che non ricorre altrove in questo
vangelo se non nella prima lettera di Giovanni capitolo 4 versetto 14. Questa affermazione invece
si trova molto negli scritti di Luca e di Paolo.
Il titolo ha la sua origine nell’antico Testamento in cui più volte Dio è chiamato il Salvatore di
Israele.
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Avverbio “ veramente” per sottolineare di più il fatto che lui è salvatore.
Giovanni spesso dice che Gesù è la vera luce, la vera acqua, il vero cibo < ci possono essere tanti
salvatori ma solo lui offre la salvezza eterna. Solo Gesù è il vero approdo per raggiungere il padre.
ELEMENTI CONCLUSIVI
- Elemento importante è che la Samaria da terra pagana diventa terra che aderisce alla
parola di Gesù.
- Il dialogo tra Gesù e la samaritana ha ritmo settenario < 7 risposte di Gesù e 7 di
samaritana < solo all’ultimo la samaritana non risponde perché lascia la brocca e va via
- Simbolismo dell’acqua < simbolo dello Spirito eterno. Credere in Lui significa diventare
sorgente che zampilla. L’acqua rappresenta la ricerca, la sete che si ha.
LE NOZZE DI CANA
Gv 2,1 – 12
Nb ricordiamo la strutturazione del Vg di Giovanni (con riferimento al testo Introduzione al NT
dal sito del prof
- Gv 1,1- 18 < Prologo < in forma innica è presentata la visione di Giovanni sul mistero
dell’incarnazione di Gesù; considerato la sintesi di tutto il quarto Vangelo
- Gv 1,19 -12,50 < prima parte, libro dei segni < ministero pubblico di Gesù che si svolge con
segni e parole e si suddivide in 4 sezioni < introduzione con Giovanni Battista; primo e
secondo segno di Cana (banchetto nuziale, guarigione del figlio del funzionario del re,
purificazione del tempio e incontro con la samaritana); dal cap 5 a 11 si parla di una serie di
feste giudaiche con miracoli e discorsi (es risurrezione di Lazzaro); conclusione con unzione
di Betania e ingresso a Gerusalemme
- Gv 13 < inizio seconda parte, libro dell’ora < passaggio di Gesù da questo mondo al P. Si
divide in 3 parti < cena e discorsi di addio; racconto della passione e morte; racconto della
resurrezione e apparizioni
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- Gv 20-21 < conclusione < narrazione in chiave ecclesiologica e escatologica
Il cap 1 di Giovanni, dopo il prologo, parla dell’introduzione del ministero di Gesù con apostoli e
testimonianza di Giovanni.
A differenza degli altri sinottici che aprono il ministero di Gesù con le tentazione, qui si apre con un
miracolo, quello delle nozze e continua con i racconti di feste < Gesù festeggia 4 volte la Pasqua,
mentre negli altri sinottici solo 1 volta.
Significato delle nozze
Il matrimonio si articolava in due momenti principali:
- Kitushim < sposo si recava a casa della sposa a chiedere la mano
- Dopo la scrittura del keteva (atto matrimoniale) vi era il nissun che era proprio la festa di
nozze che durava 7 giorni
Questo episodio ha la funzione di fare da cerniera tra la missione di Giovanni e quella di Gesù.
Siamo nella prima parte, quella del libro dei segni < i segni che farà Gesù sono:
- Cambiare l’acqua con il vino
- Guarire il figlio del funzionario del re
- Altri…
Il matrimonio rappresenta un tempo nuovo ma è anche segno dell’inizio dell’attività di Gesù.
NB Giovanni non parla mai di miracoli ma di segni!
Strutturazione del brano
- V 1 – 2 < intro
- V 3-4 < presentazione del problema (mancanza del vino)
- V 6-8 < intervento risolutore di Gesù
- V 9- 10 < constatazione del prodigio
- V 11-12 < conclusione
C’è un riferimento temporale “al terzo giorno”.
V 1 < IL TERZO GIORNO < forse riferimento alla settimana della creazione ma è più corretta la tesi
secondo la quale si riferisce al giorno della teofania al Sinai (collegamento con Es ) < ciò lo si
intuisce perché nel v 11 abbiamo E MANIFESTO’ LA SUA GLORIA come appunto YHWH sul Sinai
Questo “terzo giorno” indica quindi una cosa avvenuta nel passato ma anche aperta al presente e
futuro, alla storia della salvezza, alla Pasqua del Salvatore.
C’è un’indicazione precisa del luogo delle nozze < Cana di Galilea
Villaggio della galilea molto vicino a Nazareth < regione in cui il controllo delle autorità giudaiche è
più debole rispetto alla Giudea e quindi Gesù ha più libertà di movimento.
Chi partecipa alla festa?
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La madre di Gesù (che in Gv a differenza di altri sinottici non viene mai chiamata Maria) +
discepoli. Nel quarto vangelo è importante ricordare che le persone perdono la propria
caratteristica individuale per acquisirne una teologica, un’identità di categoria < quindi per
esempio:
- La madre rappresenta la relazione familiare
- I discepoli rappresentano la sequela
Il segno di Cana, dopo averlo visto con occhi carnali bisogna vederlo con quelli della fede < il segno
rimanda sempre a qualcosa di oltre < così anche i personaggi di questo racconto!
V 3-5 < mancanza del vino
Senza vino non c’è festa!
TI EMOI KAI SOI < DONNA CHE VUOI DA ME? < risposta di Gesù a maria che significa letteralmente
DONNA COSA A ME E A TE? < COSA C’E’ TRA ME E TE? Gesù sottolinea la separazione con la
madre che non deve interessarsi di cose che non la riguardano.
Gesù chiama sua madre DONNA < invece di chiamarla MADRE proprio per marcare la separazione
tra ciò che vuole Maria e ciò che vuole Gesù. Gesù chiamerà così sua madre anche sotto la croce.
Gesù e Maria si preoccupano per la mancanza del vino in maniera diversa < Maria per una
mancanza materiale, mentre Gesù fa riferimento al fatto che non sia giunta ancora la sua ora.
Gesù si riferisce ai beni escatologici portati dal vino < Gesù esprimendo questa distanza con la
madre, sottolinea l’autonomia della sua missione da qualsiasi vincolo umano, perché l’ora di Gesù
dipende solo dal P.
Per questo la sua risposta alla madre non deve essere intesa in maniera sgarbata.
Lo stesso appellativo DONNA < si riferisce alla figura della Vergine di Israele e Madre di Sion <
richiamo a quando Maria sarà chiamata ad essere la madre di tutti i viventi.
V 5 < QUALSIASI COSA VI DICA FATELA < Maria non rimane in un atteggiamento negativo dopo la
risposta di Gesù ma invita i servitori a porsi con atteggiamento disponibile nei confronti di Gesù.
In queste parole di maria c’è un richiamo alla Genesi 41,55 < mancanza di cibo e qui mancanza di
vino < in Egitto Giuseppe dà cibo in abbondanza per gli abitanti e forestieri e qui Gesù dà il vino.
Ancora in queste parole di Maria troviamo riferimento Es è quando dice QUALSIASI COSA VI DICA
FATELA < come in Es è scritto TUTTI I COMANDAMENTI CHE IL SIGNORE HA DATO NOI LI
ESEGUIREMO.
v 6 < vi erano li sei anfore…
HYDRIA < ANFORA < di pietra e non di terracotta così che quello che vi è dentro non può diventare
impuro
EK < SEI <significato simbolico che implica una sfumatura di imperfezione (7 è numero perfetto)
Ciascuna di queste anfore conteneva da 80 a 120 litri quindi il vino era in abbondanza.
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Queste giare erano riempite di acqua < nel quarto vangelo l’acqua ha una valenza sempre positiva
collegata allo Spirito o alla Sapienza e c’è sempre nei brani che rimandano a una promessa.
L’acqua è segno di purificazione e da questa purificazione è possibile attingere al vino ovvero al
dono di Dio.
Il vino ricorre solo nell’episodio di Cana. Nell’At anche se si mette in guardia dal rischio
dell’ubriacatura, in molti passi di Gen e Sal lo troviamo come simbolo di salvezza, gioia < es. Sir “il
vino è come la vita per gli uomini….”
V 7, 8, 9, 10 < il vino viene portato al maestro di tavola che lo assaggia e scopre che è buono…
In genere ai matrimoni si dava prima il vino buono e poi man mano quello meno buono, quando
ormai tutti avevano bevuto abbastanza da non capire! Prima c’è un vino che è finito e poi è
arrivato uno migliore, sovrabbondante portato da Gesù!
C’è un collegamento a Es nel tema del vino < IL VINO MIGLIORE < che è uno dei simboli della legge
mosaica ma anche il vino buono che preannuncia la venuta dei tempi messianici.
V 11 < questo fece Gesù come inizio dei Segni
SEMEION < SEGNO < qualcosa di visibile che rimanda a una realtà invisibile.
Nel Vg di Giovanni compare 17 volte e ha una duplice funzione:
- Espressiva < manifesta la gloria di Gesù
- Dimostrativa < suscita la fede nei discepoli
La gloria che Gesù manifesta è il potere sulla creazione in quanto non tutti possono trasformare
l’acqua in vino < questo segno indica quindi la sua essenza divina che può essere accolta solo da
chi non si ferma all’aspetto esteriore del segno.
Quindi le nozze di Cana sono simbolo che rimanda a qualcosa di più grande.
Per inizio dei segni < non si intende il primo segno in senso temporale ma il SEGNO PRIMARIO
(TAUTEN) < è l’archetipo, il prototipo di qualsiasi suo intervento.
Qui inizia a manifestarsi la gloria annunciata nel prologo.
Nella tradizione patristica questo brano è stato interpretato in vari modi
- Linea cristologica – salvifica < richiama l’attenzione alla figura di Cristo sposo che celebra le
sue nozze con l’umanità e la Chiesa. Nell’ottica storico salvifica la profezia biblica è come
l’acqua che rimane tale finchè non viene interpretata cristologicamente
- Linea morale e spirituale del messaggio evangelico < Gesù con la presenza a queste nozze
conferisce dignità al matrimonio
- Interpretazione di Lutero < l’acqua sono gli uomini fiacchi che devono essere rinvigoriti da
Gesù; le anfore sono i precetti e il vino la gioia della fede.
Per quanto riguarda la figura di Maria
- Ireneo di Lione < maria ha fretta, sembra non volesse aspettare il tempo messianico di
Gesù
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- Giovanni Crisostomo < Gesù rimprovera la madre perché sembra fare bella figura davanti
agli invitati (interpretazione troppo materialistica)
- Agostino < la risposta di Gesù deve essere interpretata esclusivamente in maniera divina in
quanto Gesù non ha niente in comune con Maria.
Anche se sembra che Maria non conti niente, in realtà in questo brano è proprio lei a far decollare
la storia della gloria di Gesù. Maria e i servitori sono il modello dei credenti che accolgono la
parola.
Si tratta di un brano cristologico
Se a Cana inizia il processo di glorificazione, è sulla croce che ciò avrà il suo compimento definitivo.
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- C’è qualcuno che le travisa < le lettere di Paolo devono essere interpretate per essere
comprese
Forse alcune le prime lettere di Paolo sono andate perdute < quindi si ipotizzano che le lettere
siano di più! Per esempio Paolo fa menzione anche a una lettera inviata ai Laodicesi.
Stile epistolare di Paolo
Paolo ricorre alla lettera perché è lo strumento per eccellenza per rimanere in contatto con le
comunità dei vari posti.
3 parti principali della lettera:
- Pre – scritto < si indica il mittente, i destinatari e i saluti + Ringraziamenti e benedizioni
- Corpo della lettera < parte estesa dello scritto
- Post- scritto < saluti finali.
Una delle tecniche che Paolo utilizzava era la Captatio benevolentiae < attirare l’attenzione di chi
legge facendo dei complimenti.
Scopo delle lettere era anche instaurare un dialogo < a seguito della nascita della comunità era
necessario mantenere le relazioni.
Ai tempi di Paolo le lettere erano più che altro dei “trattati”, delle esposizioni dei principi < le
lettere di Paolo sono basate prevalentemente sul dialogo, la colloquialità ed anche se si basano su
temi teologici possono essere considerate come lettere/trattati più che come epistole.
Paolo nelle sue lettere dà anche dei moniti < per esempio nella lettera ai Corinti dove c’era un caos
generale, Paolo si rivolge anche alle donne, esortandole a non esasperare la situazione anche loro!
Le lettere di Paolo rappresentano un unicum nella letteratura cristiana.
Paolo utilizza la retorica < modo con cui io comunico un determinato messaggio perché possa
essere persuasivo nei confronti dei miei ascoltatori.
(nb. Sulla retorica importante leggere la lettera di Giacomo del prof).
Maestri retori del mondo antico < Cicerone, Aristotele, Quintiliano
3 tipi di discorsi retorici
- Deliberativo
- Forense
- Epidittico (per lodare e biasimare)
Retorica paolina < per l’interpretazione dei Vangeli si è applicata la cd analisi narrativa per le parti
narrative ma per le parti discorsive si applica la retorica.
3 tipi di analisi retorica:
- Retorica classica < retorica greco- latina
- Procedimenti di composizione semitica
- Nuova retorica
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Noi scegliamo un approccio che combina la retorica con l’analisi letteraria del testo < retorica
letteraria.
C’è uno stretto legame tra la parte descrittiva e quella epistolare < Paolo vuole che i suoi
ascoltatori capiscano ciò che lui sta dicendo.
Retorica aristotelica si distingue in:
- Inventio (sapere che cosa si deve dire)
- Disposizione (mettere in ordine ciò che devo dire – organizzazione del discorso nelle sue
parti – Quintiliano diceva che la dispositio è necessaria e deve essere fatta con abilità
affinché la retorica sia efficace)
- Elezione?? (dire bene quello che devo dire)
- Actione < immedesimarsi in quello che devo dire
- Memoria
Nella retorica è molto importante la disposizione che possiamo suddividere in
- exordium < inizio del discorso che serve per rendere l’uditorio attento, benevolo per
catturare la sua attenzione (Quintiliano)
- Partititio < divisione
- Narratio < esposizione dei fatti
- Propositio < la tesi che si vuole dimostrare attraverso l’argomentazione che è il cuore del
discorso persuasivo dove le tesi vengono accolte (confermatio) o rifiutate (refutatio)
- Peroratio < sintesi, ricapitolazione di tutto ciò che è stato trattato.
In Paolo non sono presenti tutti questi elementi < le sue lettere hanno struttura epistolare,
concentrandosi di più sulla prepositio.
L’importanza della retorica in Paolo è importante perché lui ha vissuto l’influenza della tradizione
classica, greca e latina. In particolare l’influsso ellenistico. In Palestina l’istruzione si basava anche
sulla conoscenza della lingua greca.
Non tutte le lettere di Paolo sono state scritte con l’approccio retorico.
I primi ad introdurre l’analisi retorica nell’esegesi biblica è stato BETZ < partendo dalla lettera ai
Galati.
Nell’interpretazione di Paolo usiamo la retorica ma la nostra esegesi della lettera ai Galati
utilizzeremo una retorica letteraria.
(Nb. vedi testo su analisi retorica in Paolo del prof. Pitta scaricabile dal sito del prof.)
2) LETTERA AI GALATI
Introduzione (vedi testo Introduzione al Nuovo Testamento)
La lettera ai Galati è importante perché ha provocato sempre un vivo interesse per i numerosi
contenuti presenti. E’ una lettera che è stata molto commentata nel corso della storia.
Importante per alcune questioni dottrinali come il pelagianesimo, il tema della grazia, il problema
della giustificazione di Lutero…
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Per Lutero la lettera ai Galati era importante per a correlazione tra la fede e le opere. Lutero
chiamava questa lettera come la sua fidanzata!
Il testo ha dei passaggi bruschi, periodi interrotti, linguaggio ricco di patos (affetto, sofferenza,
dolore, gioia…) < Paolo era “arrabbiato” con i Galati quando scrive questa lettera per i problemi
che erano nati all’interno della loro comunità.
I galati davano la stessa importanza alla legge giudaica e alla legge di Cristo < Paolo richiama la
comunità ricordando che nella legge di Cristo c’è qualcosa di più, perché solo nella grazia di Cristo
c’è la salvezza!
L’importanza della lettera è data anche dal fatto che in essa è contenuta un’importante analisi
della giustizia cristiana.
La lettera è anche una testimonianza diretta della vita di Paolo < è l’unica in cui viene descritta
anche la sua vita.
Fine anni 50 < Paolo era stato in Galazia, regione dell’Asia minore. Dopo di lui erano arrivati altri
contraddicendo le tesi di Paolo. Per questo i Galati pensano di abbandonare Paolo per abbracciare
le tesi degli oppositori.
Discussione se Paolo scrivesse per i galati della regione del sud o per quelli del nord.
La lettera non si rivolge a un singolo o a una comunità ma a un insieme di comunità.
Nelle lettere di Paolo c’è distinzione tra i verbi usati al modo:
- Indicativo < si dice cosa Dio ha fatto – approfondimento dottrinale
- Imperativo < si esortano i credenti a seguire ciò che Dio ha detto – approfondimento etico
Questi due elementi sono collegati da un rapporto di subordinazione > Paolo prima spiega la
dottrina, poi ci dice come dobbiamo comportarci. La morale viene fondata sulla teologia e la
teologia è fondante la morale!
Strutture retorico letteraria della lettera
- Propositio e probatio < siamo di fronte a una propositio se le tematiche della propositio
vengono riprese dalla probatio.
- Dispositio < Ciascuna unità logica forma delle proposizioni < exordium e peroratio
- Elocutio <scelta delle figure, metafore
- Inventio < riuscire a capire quali sono le idee e come sono collegate nel discorso
Tipologia di discorso retorico
- BETZ < dice che questa lettera è di tipo forense
- KENNEDY < dice che questa lettera è un discorso deliberativo per convincere i Galati a
tornare al suo vangelo
- PITTA < ritiene che il genere retorico della lettera ai galati sia di tipo epidittico < illustrativa,
dimostrativa, richiama attenzione su biasimi ed elogi per far capire ai galati quale è
l’autentico vangelo.
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Struttura letteraria (da imparare a memoria per esame, non ci fa aprire la Bibbia per farci
controllare dove c’è ciascuna sezione!!)
- Prescritto < 1, 1- 5
- Esordio < 1, 6- 10
- Tesi fondamentale < 1, 11- 12 < il vangelo che Paolo è annunciato non viene dall’uomo ma
da Dio!
- Dimostrazione < argomentatio <
o Prima argomentazione < 1, 11 - 2,1 ;
o Seconda argomentazione < 3,1 – 5, 12;
o Sezione esortativa < 5,13 – 6, 10
ESEGESI
Capitolo 1
Prescritto (versetti 1 – 5)
A differenza delle altre lettere non c’è ringraziamento, non c’è benedizione, ma lo stupore di Paolo
su come stavano andando le cose nella comunità.
Nel prescritto abbiamo il mittente (Paolo), i destinatari e i saluti (versetti 3, 4)
Paolo si presenta come apostolo per sottolineare l’origine divina del suo apostolato.
I committenti sono tanti < ovvero tutti i fratelli che sono con me
Nella prosecuzione dei saluti Paolo dice che con la morte e resurrezione di Gesù Cristo inizia
l’escaton della salvezza. Lui che ha dato se stesso per i nostri peccati…
In questo discorso è contenuto il disegno che Dio ha reso presente all’uomo attraverso la figura di
Gesù.
Versetto 5 < “al quale sia gloria per i secoli dei secoli amen” < richiamo al contesto liturgico < lo
scritto non è privato ma deve essere comunicato nella liturgia di tutte le comunità della Galazia.
Esordio (versetti 6 -10)
Versetto 6
MI MERAVIGLIO > TAUMAZO
Paolo a differenza delle altre lettere non formula ringraziamenti e preghiere ma un rimprovero!
Versetto 7
C’è qualcuno che turba e vuole sovvertire il Vangelo di Cristo.
Paolo rimprovera i Galati perché stanno facendo apostasi a causa di falsi predicatori che devono
essere anatema (allontanati)
Come ogni esordio Paolo introduce le tematiche che verranno sviluppate durante la lettera,
attraverso 2 termini principali:
41
- Vangelo
- evangelizzare
Tesi (versetti 11-12)
“Vi rendo noto fratelli che non c’è un altro Vangelo…” < Si tratta della tesi generale, quella che
chiameremmo propositio < origine e natura del Vangelo di Paolo.
Qui Paolo prima nega e poi afferma < la natura del Vangelo che ha ricevuto non dagli uomini ma
direttamente da Dio < quindi bisogna evitare qualsiasi fraintendimento < è necessario
evangelizzare di nuovo i Galati. Quindi attraverso la lettera Paolo vuole operare una nuova
evangelizzazione.
Versetto 12
RIVELAZIONE < APOKALIUPSIS < APOCALISSE che significa proprio RIVELAZIONE!
Per “rivelazione di Gesù Cristo” < genitivo oggettivo < la rivelazione ha come oggetto Gesù.
Prima dimostrazione < da 1, 11 a 2, 21. Parla della prova dei fatti dove dice che da persecutore è
diventato apostolo, che ha riconosciuto il Vangelo, che sottolinea la giustificazione per la fede.
Paolo insiste sull’origine divina del Vangelo. I tratti più salienti di questa sezione sono:
- Sezione autobiografica (cap 1, 11- 13) < Paolo fa riferimento alla sua vita come prova che il
vangelo proviene direttamente dalla rivelazione di Dio. Sottolinea la distanza tra Saulo e
Paolo. Paolo parla della sua vita per trasmettere il suo rapporto con il vangelo per poi
presentarne i contenuti < strategia retorica per riacquistare autorevolezza nei confronti dei
destinatari, un’autorevolezza che aveva perso a causa della venuta di queste persone che
avevano proposto un’altra fede.
- Nel versetto 15 (sempre del cap 1)< Paolo racconta come la sua vocazione sia avvenuta
nonostante la sua distanza dagli apostoli, dal contesto cristiano, dai territori propri dove vi
erano gli apostoli< ciò per dimostrare come la sua conversione non sia avvenuta perché era
stato a contatto con qualcuno che lo ha convinto ma perché Dio si era rivelato
direttamente a lui.
- Capitolo 2, 1 – 10 < è un brano interessante perché parla della sua seconda visita a
Gerusalemme, dei falsi fratelli che sono come coloro che cercano di infiltrarsi in una
roccaforte per spiare gli abitanti per renderli schiavi < si tratta di persone estranee alla
comunità. Paolo mette in risalto il fatto che coloro che non sono circoncisi non devono
farlo!
- Dal versetto 11 al versetto 14° (del capitolo 2) < Paolo riporta il famoso incidente di
Antiochia avvenuto nell’ambito di una comunità cristiana di Siria < Paolo rimprovera Pietro
perché quando arrivano i cristiani provenienti dal giudaismo per non scandalizzarli non
mangia con i cristiani provenienti dal paganesimo.
Capitolo 3
Inizia dicendo “stolti, chi vi ha incantati?....< il termine greco ANOETOI < SENZA CERVELLO < non si
tratta di una stoltezza di tipo morale, ma di tipo conoscitivo, nel senso che sono proprio teste
vuote!! Si tratta di un’apostrofe < biasimo forte < nel genere retorico serve per attirare
maggiormente l’attenzione da parte dei destinatari.
42
I Primi 5 versetti sono formati da 5 domande retoriche che non richiedono una risposta in quanto
la risposta è già implicita nella domanda!
“siete stati ammaliati” < come i profughi dell’odissea dalla maga Circe! Nonostante avessere
conosciuto la verità sono stati deviati.
In maniera ironica Paolo si dispone a imparare prendendoli in giro.
Stabilisce una serie di opposizioni che saranno fondamentali nei capitoli successivi < da una parte
l’ascolto della fede e dall’altro quello della legge.
Versetto 8
Dall’apostrofe si arriva alla dimostrazione che Paolo prende dalla Scrittura, dalla storia della
salvezza, facendo vedere come anche l’AT è orientato a Cristo.
Al centro della dimostrazione Paolo mette Abramo come modello di fede, che si fida
esclusivamente della parola di Dio.
Paolo dice che solo quelli che derivano dalla fede possono definirsi Figli di Abramo < centro della
lettera di Paolo < FIGLIOLANZA. I galati pensavano di poter diventare figli di Abramo solo con la
circoncisione, invece Paolo vuole dimostrare come per essere figli di Abramo è necessaria solo una
cosa, la FEDE.
“Il giusto vivrà per fede” < GIUSTIZIA DI DIO < è la fedeltà di Dio alle sue promesse di salvezza. Dio
vuole che l’uomo si salvi.
La FEDE è accoglienza del vangelo, progressiva assimilazione del contenuto cristologico del
Vangelo. Diventare un tutt’uno con Cristo. La vita di fede è la relazione con Gesù Cristo
Per Paolo solo la fede è importante, tutto il resto è SCHIPA (SPAZZATURA)
La GIUSTIFICAZIONE è l’uomo battezzato capace di vivere in questa relazione con Cristo. Per
GIUSTIFICAZIONE Paolo usa il termine < DICAIOSUNE < ricorre 57 volte in Paolo
GIUSTIFICARE < DICAIO’ < ricorre 27 volte in Paolo.
SEDAKA’ < termine ebraico da cui deriva il termine giustificazione, che letteralmente significa
GIUSTEZZA. Si tratta principalmente di un concetto relazionale < quindi Paolo riprende questo
concetto dalla tradizione ebraica. Indica il pareggio tra una misura e la realtà misurata. Solo la
persona di Gesù rende tale questa giustezza.
Dio è fedele alle sue promesse perché rende capace l’uomo di fare pareggio grazie alla persona di
Gesù.
Misura < diventare immagine di Dio
Come si diventa immagine di Dio? < grazie alla figura di Gesù. Per gli uomini significa fare ciò che
Gesù propone.
Questo processo porta alla Redenzione, alla liberazione del peccato, ed alla santificazione (ovvero
diventare Figli di Dio) che significa lasciarsi guidare dallo Spirito
PECCATO < in ebraico significa MANCARE IL BERSAGLIO
43
Versetto 25
Con la fede non siamo più sotto un pedagogo perché tutti siamo diventati figli. In Cristo non c’è
giudei né greco, non c’è schiavo né libero….tutti siamo una sola persona in Cristo.
GALATI 5, 16- 24
All’inizio del capitolo 5 Paolo dice che Cristo ci ha liberati dalla schiavitù < non serve circoncidersi <
la legge non determina la liberazione dalla schiavitù! E’ la fede che si rende operosa per mezzo
della carità è ciò che conta!
Il frutto dello Spirito < Paolo ci dice come camminare nello Spirito
Ciò che Paolo ci vuole dire è che la figliolanza divina non è possibile senza lo spirito
- Versetti 17 – 26 < Opposizione tra lo Spirito e la carne
Pneuma vs Sarx. Quando Paolo parla di uomo carnale è la persona che è chiusa nel proprio
egoismo e che fa del proprio io l’unico criterio di azione. Non opera le scelte di Cristo ma quelle
dettate da sè stesso con egoismo. Quando l’uomo ragiona in maniera egoistica è dissociato, non
può realizzare la sua unità che avviene solo con lo Spirito.
- Versetti 19 -24 < Catalogo dei vizi e delle virtù
L’agire secondo la carne non ha frutti né opere, queste si possono avere solo con la virtù.
- Versetti 25 – 26 < Conclusione a favore dello Spirito
Lotta tra carne e spirito < vince lo Spirito quando il credente si affida al Vangelo.
Paolo propone quindi ai Galati di scegliere di vivere o secondo lo spirito o secondo la carne < la
vita cristiana è lasciarsi guidare dallo Spirito.
Frutti dello Spirito < al primo posto si trova l’AMORE < AGAPE < origine di tutto.
LO SCANDALO
Mc 9,42-50/Mt 18,6-10/Lc 17,1-3
Nel versetto 41 già si parla di Cristos che è il modo in cui verrà chiamato in un secondo momento
dalla comunità cristiana per sottolineare l’intimità profonda tra il discepolo e cristo
- Tema dello scandalo < letteralmente il verbo scandalizzare significa far cadere qualcuno,
indicando l’atteggiamento di chi non rimane fedele alla parola di Gesù e non accoglie la sua
persona..
Scandalizzare uno dei piccoli significa far allontanare qualcuno che già crede in lui e qui
potrebbe essere di riferimento anche ai bambini che Gesù aveva accolto già nel versetto
44
35-37 e al voler impedire di agire in nome di Gesù come nel versetto 38-41. Gesù non vuole
che nessuno si allontani e chiede ai suoi discepoli di far tutto per evitare questa cosa.
- Non si parla dei piccoli ma del fatto di scandalizzarli < invito a prendersi cura in modo
radicale della propria salvezza per evitare un inciampo lungo la strada
- “fuoco della Geenna” < immondezzaio di Gerusalemme
- I piccoli non sono solo quelli di età ma quelli con una fede incipiente che devono crescere
ancora con la fede < è meglio evitare lo scanalo ovvero è meglio non andare fuori strada!
Ora vediamo lo scandalo in Mt (18, 1-10) e Lc (17,1-3), facendo le differenze con quello nel
Vangelo di Mc.
Iniziamo con il Vangelo di Luca < 17,1-3 < 1 Disse ancora ai suoi discepoli: «È inevitabile che
avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono.
2 È meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare,
piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli.
3 State attenti a voi stessi!
Lc dice che è impossibile che non avvengano scandali, ma guai a colui per mezzo del quale
vengono! Lc combina due sentenze in origine distinte: la prima contro lo scandalo in generale, la
seconda riguarda lo scandalo contro i piccoli. Lo scandalo è un ostacolo messo lungo il cammino di
qualcuno che ne impedisce il cammino. Nella vita della comunità è grave in quanto comporta la
perdita della fede. In tutto il Vg di Luca ricorre solo 2 volte il verbo scandalizzare. Negli Atti
addirittura questo verbo non viene mai utilizzato.
Mentre invece Matteo ha più a cuore il concetto dello scandalo: ne accentua la gravità < il
colpevole merita di essere affondato in alto mare (la morte per annegamento era molto temuta
dagli ebrei perché non sapevano nuotare); oppure dice di essere gettato nel fuoco eterno!
In Lc, l’ammonimento contro lo scandalo rimane nella sua generalità e riconduce al fatto
dell’induzione al peccato.
Per gli evangelisti il problema ormai riguardava la comunità cristiana (per esempio coloro che
avevano abiurato). Anche se lo scandalo è inevitabile comunque non viene meno la responsabilità
di chi lo provoca, e quindi la conseguente minaccia di condanna.
“Sarebbe più vantaggioso” < Luca sembra quasi augurare una tale morte (affogamento) piuttosto
che essere colpevole di scandalo!
Lc parla anche dei piccoli < “piuttosto che scandalizzare uno dei piccoli” < non si riferisce a dei
piccoli nello specifico, non si capisce a chi si riferisca, forse una categoria di persone molto povere.
Alla fine del versetto 3 di Luca: “Guardate” < l’evangelista sottolinea ulteriormente questo
avvertimento!
Mentre in Matteo 18,7 : “Guai” < cambia la prospettiva dell’avvertimento ancora più rigido. “Guai”
è la tipica affermazione del NT che non è di condanna ma di messa in guardia contro gli scandali:
come per dire “state attenti!”
45
Gesù ammette l’esistenza inevitabile degli scandali a causa di un’umanità fragile, ma con questo
“guai” vuole rendere consapevole la comunità, vuole cercare di salvarla dagli scandali.
Alla fine del testo di Marco cap 9 versetto 49 le 3 narrazioni divergono. Marco dopo lo scandalo
parla del sale della terra (chi non avrà sale in sé stesso finirà nel fuoco) < questi versetti non sono
presenti in parallelo in Luca e in Matteo: questi due evangelisti riprendono questo concetto in un
altro contesto (ovvero non sono presenti dopo il tema dello scandalo).
Per esempio in Matteo (5,13) lo troviamo nel discorso della montagna subito dopo le beatitudini <
Gesù dice ai discepoli: “voi siete il sale della terra”.
In Luca lo troviamo in un altro contesto ovvero nel cap 14 dopo le parabole e le guarigioni.
Quindi i 3 evangelisti contestualizzano lo stesso LOGHION dello SALE DELLA TERRA ma in 3
situazioni diverse.
MC 9, 50 Il sale è buono, ma se il sale diviene insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate del
sale in voi stessi e state in pace gli uni con gli altri».
Qui siamo in presenza di una metafora (che indica delle qualità proprie di una realtà altra). Marco
vuole intendere abbiate sale! Come per dire abbiate più sale in zucca (detto popolare)…e vivete in
pace!
Mentre in Matteo 5,13:
Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A
null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
Visto che siamo nel discorso delle beatitudini, avere il sale significa proprio l’adesione al vangelo
da parte del discepolo che deve vivere una piena adesione al Signore: dare sapore alle relazioni
umane, alle relazioni all’interno della comunità….Matteo vuole intendere il ruolo che il discepolo
deve avere all’interno della comunità, ovvero deve rendere testimonianza della propria fede, di
una vita diversa rispetto a come vanno le cose.
Luca 14, 34-35
Il sale è buono, ma se anche il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si salerà? Non serve né per la
terra né per il concime e così lo buttano via.
Procede in tutt’altra relazione. Al di là del senso letterale del proverbio l’immagine serve per dare
una spiegazione di quello che deve essere il ruolo all’interno della comunità.
Curiosità da sapere: il sale in Palestina si procurava dal Mar Morto e sciogliendolo rimanevano
delle placche senza sapore, inutili che buttavano via < questa immagine quindi possono capirla
meglio quelli che vivono in quel contesto!
Tutto quello che il credente può utilizzare deve servire per dare sapore!
In sintesi per concludere: il credente deve perseverare fino in fondo nella sequela di Cristo (totale
abbandono) non solo per assicurarsi la salvezza dell’anima ma per vivere la testimonianza di Cristo
davanti agli uomini.
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PREDICAZIONE DI GIOVANNI BATTISTA
Mc 1,1-8 / Mt 3,1-12 / Lc 3,1-18
Questo primo versetto è esclusivo di Mc < né sinottici né Gv ce lo hanno. Mt e Lc hanno 2 capitoli
prima di questo < i cd Vangeli dell’infanzia
INIZIO DEL VG DI GESU’ CRISTO < inteso come il titolo dell’intera opera < si tratta di una frase
intera senza verbo e non siamo sicuri se Mc voleva intenderlo come titolo.
Fino al cap 8,30 di Mc abbiamo tutti il Vg che si sviluppa sull’idea che Gesù è il Cristo < questa
parte si conclude con la confessione di Pietro. Mentre la seconda parte, che si conclude con la
crocifissione quando il centurione vede Gesù morire dice questo è Il F di Dio.
Non sappiamo se il termine FIGLIO DI DIO appartenga veramente a Mc visto che di questo testo
abbiamo solo copie e un piccolo frammento originale < alcuni studiosi vedono più adatto il titolo
corto, INIZIO DEL VG DI GESU’ CRISTO invece che il titolo lungo, INZIO DEL VG DI GESU’ CRISTO
FIGLIO DI DIO anche se comunque ci sono ancora molte divisioni fra esegeti. Il titolo lungo lo
troviamo nel codice alessandrino, vaticano..
Uno dei testi più antichi di Marco (frammento molto piccolo, come un francobollo) del II sec è
stato ritrovato poco tempo fa
A favore del titolo lungo gioca a favore il fatto che ci sono molti manoscritti che riportano la
dicitura figlio di Dio, oltre al fatto che molti dei manoscritti in cui compare sono quelli considerati
più autorevoli/attendibili.
Alcuni pensano che laddove manca l’accezione figlio di dio è perché semplicemente il copista lo ha
omesso.
Alcuni che difendono l’originalità del testo corto, senza accezione figlio di Dio, lo fanno perché
ritengono che questa sia stata inserita dal copista.
ARCHE TU EUANGELIO IESU CRISTU
ARCHE < interessante che sia il Vg di Mc che di Gv iniziano con questo termine arche inteso:
- In senso temporale < c’è stato un momento in cui tutto ha avuto inizio
- Come fondamento/principio
Anche in Osea 1,2 troviamo “inizio della parola del Signore” con il termine bereshit < qui ha un
significato temporale
Ancora nel libro dei Proverbi 1, 7 < “il timore del Signore è il principio della scienza” < qui principio
inteso come fondamento
EUANGHELION < termine utilizzato fin dall’inizio della letteratura neotestamentaria e fin dall’inizio
del cristianesimo in quanto utilizzato dalle prime comunità cristiane. Possiamo riferire questo
termine sia con il fatto che è Gesù stesso ad annunciare il Vg < INZIO DEL VG DI GESU’ CRISTO <
genitivo (complemento di specificazione) che può essere:
- Genitivo oggettivo < inizio del Vg che riguarda la persona di Gesù < il Vg ha come oggetto la
persona di Gesù, è di Gesù
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- Genitivo soggettivo < il Vg annuncia Gesù.
Vg annunciato da Gesù
il protagonista chiaramente è Gesù < riferimento alla tradizione teologica del nome.
In Mt 1,21 < angelo dice a Maria “o chiamerai Gesù”
A Mc non interessa spiegare il significato del nome di Gesù perché ormai è noto nella comunità.
Il nome di Gesù < l’originale ebraico è Giosuè (successore di Mosè). A questo nome si è aggiunto
quello di Cristus che in italiano non è stato tradotto ma lasciato così, è stato semplicemente
trascritto ed infatti i primi seguaci di cristos sono chiamati cristianoi
In molte parti della scrittura il termine Gesù cristo è da intendere come nome unico, un nome
unito < ciò avviene in Gv, Matteo e in alcune lettere di paolo
Mentre Mc lo intende come un titolo assegnato a Gesù < nell’inizio del suo Vg Mc dice già che
Gesù è il Cristo ovvero è il Messia, il F di Dio.
Ogni evangelista dà al Vg un titolo diverso
Matteo 1,1 < LIBRO DELLA GENESI DI GESU’ CRISTO FIGLIO DI DIO, FIGLIO DI ABRAMO < segue poi
la genealogia di Abramo e Giuseppe
Luca < AL TEMPO DI ERODE….< inizia il Vg con un prologo storico
Giovanni < prologo IN PRINCIPIO < archè
La peculiarità di Mc è che nessun altro usa il termine VANGELO per denominare la sua opera <
infatti mt parla di biblos (genesi), Lc di racconto (al tempo di Erode) e Gv parla di testimonianza
(archè)
In Mc l’incipit è denso di significato teologico < archè p un termine solenne per la bibbia che inizia
proprio con bereshit, in principio! Questo termine si lega con la storia di Israele ma deve stimolare
anche il lettore a un’enfasi, all’inizio di qualcosa di nuovo:
- Alcuni dicono che questo inizio è la descrizione del battesimo e delle tentazioni
- Altri che è l’inizio di una storia ancora non finita.
In ogni caso questa parola INIZIO può significare:
- Una situazione del passato originaria che il lettore è chiamato a riconoscere < avvicinarsi a
Gesù tenendo conto di quello che è successo prima < Mc non ci parla della sua infanzia ma
parte direttamente dal battesimo
- Un invito a guardare oltre < il lettore sa che questa è solo la prima di tante parole, il primo
atto di una lunga storia che è invitato a conoscere, della buona notizia…
Euanghelion è un messaggio buono < in presenza di una buona notizia siamo in presenza di un
messaggio < mc ci vuole dire che la storia di Gesù sono un vangelo, una buona notizia per tutti
Euanghelion è un termine che ritroviamo anche in Isaia per annunciare la vicinanza di Dio al suo
popolo con la finalità della salvezza.
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Inoltre non possiamo omettere l’importanza del termine Cristos che usa marco < una buona
notizia, di salvezza portata dal messia < Gesù raccoglie le speranza messianiche del popolo di
israele
Passiamo al versetto 2 e ss in cui Marco ci presenta semplicemente Giovani come battezzatore del
deserto, mentre Luca amplia la citazione di Isaia (versetto 5)
- Tratti comuni in Mc, mt , Lc e Gv sono la presentazione di Giovanni Battista con la citazione
di Isaia 43 < segno di una tradizione forte del rapporto tra Giovanni e Gesù altrimenti non
sarebbe stata presente in tutti i Vg.
- Mentre i 3 sinottici collocano Giovanni nel deserto mentre battezzava, il Vg di Gv dice che
battezza a Betania senza far riferimento al deserto o al contenuto della sua predicazione <
Gv dice solo che il Battista è colui che rende testimonianza a Gesù.
- Lc e Mt si differenziano da Mc perché riportano più parole del Battista. Invece Mc è
essenziale
- Lc e Mt < riportano la frase di Battista “ Gesù è il più forte, è il ventilabro (arnese di legno
usato per raccogliere frumento) < Gesù è un giudice pronto a separare pula e grano, giusti
e malvagi. Mentre Mc dice semplicemente che Gesù battezzerà in SS
- Mc 1, 2 come sta scritto nel profeta Isaia < per introdurre Giovanni Battista cita Isaia
mettendo però insieme 3 brani differenti (esodo, Malachia e Isaia) < ecco io mando dinanzi
a te (espressione che viene dall’esodo) / il mio messaggero a preparare la via ( testo
ripreso da Malachia) /voce di uno che grida nel deserto ( solo questo testo è di Isaia!)
- Lc invece elimina i 2 testi di Malachia e Esodo
- Mt invece cita sia esodo che Malachia ma lo mette dopo, lo precisa meglio (forse la
differenza è che non lo attribuisce a Isaia mentre invece Marco sembra attribuirla a Isaia)
- Mc 1,4 vi fu Giovanni che battezzava nel deserto < battezzare significa sia colui che battezza
come un termine che indica il suo titolo (es Giovanni il Battista), oppure che indica la sua
funzione , ciò che veramente esercitava.
DESERTO luogo della rivelazione di Dio che ricorre anche nella tradizione profetica < anche nel Vg
di Marco il deserto ha una sua rilevanza < il luogo dove Gesù agisce, prega
BAPTIZO < verbo al passivo < perché Giovanni stesso immergeva le persone che si avvicinavano a
lui.
Nell’uso giudaico è in riferimento ai bagni rituali
Gli effetti del battesimo sono METANOIA < conversione e perdono dei peccati. Il sostantivo
CONVERSIONE appare poche volte nel VG
AMARTION < ricorre molte volte nel NT ma poche volte nei VANGELI < errore, offesa, peccato
Tutti si facevano battezzare confessando i loro peccati < verbo EXOMOLOGION < verbo che
significa CONFESSARE ma nel suo senso originario usato per rendere lode (soprattutto nei salmi).
In Mt 11, 25 lo troviamo in senso di lode, rendere grazie.
Descrizione di Giovanni in Marco < vestito di peli di cammello, mangiava cavallette e miele
selvatico < riferimento al suo nutrimento < si riferisce a Zaccaria < tipico vestito dei profeti fatto
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con peli di cammello. Inoltre il miele era ottimo da mangiare per le sua capacità nutritive
soprattutto per chi viveva nel deserto.
Mc 1, 7- 8 < parole che Marco riporta sono tutte riferite a Gesù. Aggettivo FORTE < ISCHIUROS <
che letteralmente significa IL PIU’ FORTE < nei Vg indica la sequela del discepolo (dopo di me)
IO NON SONO DEGNO DI CHINARMI….< confermano rapporti reciproci tra Gesù e Giovanni <
sciogliere laccio dei sandali fa riferimento all’umile servizio dello schiavo verso il suo padrone <
alcuni vedono in questo una simbologia nuziale…riferimento a libro di Ruth
Il battesimo di Giovanni è legato al passato < IO VI HO BATTEZZATO ( tempo aoristo)si riferisce a
quello che ha fatto Giovanni con l’ acqua, poi l’altro battesimo , quello futuro che verrà dopo, si
farà con lo Spirito Santo.
IO e EGLI < due pronomi
EGO MEN EBPATIZA
EN UDATI AUTOS
Men e en < contrapposizione < mentre io vi ho battezzato, lui vi battezzerà con lo Spirito Santo <
distanza tra i due tipi di battesimo
Messaggio che Marco vuole dare a tutti i suoi lettori fin dall’inizio < il primo personaggio a
comparire e agire nel Vg non è Gesù ma Giovanni!
Siccome Isaia era colui che dava speranza al popolo di Israele < anche Giovanni viene presentato
come un profeta, con la sola preoccupazione di dover annunciare Gesù
MESSAGGERO < ANGHELOS < inviato per preparare una via, addrizzare una strada….il profeta
antico annuncia il futuro il messia, il messaggero annuncia in futuro il messia < Gesù che
battezzerà è già arrivato, viene < ERCHETAI < verbo che indica COLUI CHE VIENE, CONTINUA A
VENIRE < visione TEOLOGICA secondo cui la venuta stessa di Gesù è già annunziata dalle scritture.
Il messaggero , Giovanni, battezza, annuncia ma le sue parole non sono per se ma per colui che
deve venire.
Continuità dell’azione di Dio nella storia, presente nel passato e presente ora nel Figlio.
Solo il battesimo di Giovanni, ovvero quello cristiano implica un rito in cui il candidato riceve la
purificazione da un terzo < diventa importante la figura di colui che battezza.
La descrizione del battista al versetto 5 con cibo e modo di vestire ha significato proprio per
descrivere un profeta. Forse il modo in cui è descritto fa riferimento al profeta Elia.
Messaggio < si annuncia venuta e supremazia di Gesù (metafora della forza – potenza da parte di
Gesù)
Importanza dello S Santo per quello che verrà dopo <es. anticipo con i 40 giorni nel deserto
Studiosi non hanno dubbi sull’esistenza del Battista < oltre ai vangeli c’è testimonianza in Giuseppe
Flavio che nelle antichità giudaiche parla in termini simili, riporta episodio del bagno rituale…
secondo lui il Battista ebbe anche molto seguito e per questo fu ucciso! Alcuni discepoli del
Battista diventeranno discepoli di Gesù.
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Se per i cristiani la figura di battista è secondaria, per Marco invece era principale, era ebreo, era
una figura di una certa notorietà < per questo Marco deve necessariamente introdurre Gesù per
dargli un’importanza maggiore rispetto a quella di Battista < il tutto ottenuto senza mai
menzionare la parola Gesù! Il lettore non sa ancora di cosa e chi sta parlando il Battista! Questo
mistero verrà sciolto subito dopo, quando inizierà a parlare di Gesù! E Marco dirà < come sta
scritto nel profeta Isaia < le parole del profeta inseriscono in diretta la voce di Dio che si rivolge a
Gesù < io di Dio e tu di Gesù < relazione tra Dio e Gesù diventa il tema portante di tutta la
narrazione successiva.
Il messaggero quindi che prepara la via di Dio deve annunciare la venuta di Gesù < la via è quella di
JHWH di cui parlava Isaia. Il fatto che Marco citi solo Isaia è per leggere la sua citazione alla luce
della messianicità della citazione stessa. La citazione ripresa da Marco serve ad orientare la figura
del messaggero come colui inviato a dare la buona notizia < evangelion.
Iniziare un racconto con una VOCE DA ASCOLTARE in senso narrativo vuole coinvolgere il lettore ad
affrontare questa esperienza, questo viaggio alla conoscenza di Gesù.
Il Vg di Marco è ricco di personaggi in cui compaiono figure minori, che hanno una vita narrativa
molto breve < chiamati personaggi singolativi < funzione paradigmatica all’interno della
narrazione. Come si vedrà lungo la narrazione i personaggi minori sono tutti caratterizzati nella
relazione con Gesù < Giovanni stesso appare in funzione della sua relazione con Gesù.
Come viene presentato Giovanni da un punto di vista narrativo? < caratterizzato non solo per le
sue parole e azioni ma anche per il suo vestiario e nutrimento per la sua funzione profetica.
Giovanni si colloca a metà tra la storia e il discorso < viene narrato in base a ciò che deve
annunciare!
Perché Marco non ha iniziato subito a parlare di Gesù senza mettere Giovanni? Matteo e Luca con
il prologo sull’infanzia parlano di Gesù. Marco avrebbe potuto non parlare dell’episodio del
battesimo ma lo ha voluto fare per evidenziare l’annuncio profetico che da nel battesimo < senso
cristologico < Giovanni è un’immagine subordinata a Gesù!
CONFRONTO CON VERSIONE DI LUCA CAP 3
Subito dopo i capitoli sui vg dell’infanzia < NELL’ANNO QUINDICESIMO DELL’IMPERO….< la persona
di Gesù si inserisce nella storia < il ministero di Giovanni Battista viene inserito nella storia
universale, in sincronia con la storia politico religiosa della Palestina < imita la storiografia della sua
epoca e allo stesso tempo narra in versione profetica.
Luca presenta anche la situazione politica della palestina come per dire che ciò che sta accadendo
li in palestina ha un significato per ciò che succederà con la venuta di Gesù < Dio grande
protagonista della storia
Nella prospettiva Lucana Giovanni è un profeta di salvezza < predomina più la figura del profeta
che quella della scena del battista.
Egli vi battezzerà in S.Santo e fuoco (lo dice anche Matteo) < in Marco fuoco non compare
51
MATTEO < convertitevi perché si è avvicinato il regno dei cieli < non chiama Dio ma regno dei cieli
perché nella sua tradizione non si poteva nominare Dio.
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CONDIZIONI PER SEGUIRE GESU’
MT 16,24 < SE QUALCUNO VUOLE VENIRE DIETRO DI ME < presente in tutti e 3 li evangelisti, forse
di fonte Q. Gesù va a morire e deve diventare anche un modello di vita del discepolo <
approfondire la sequela di Gesù significa approfondire anche questa esperienza di vita. I discepoli
sono chiamati a mettersi al servizio di gesù condividendo la sua vita.
PRENDERE LA PROPRIA CROCE < morte in croce all’epoca era la morte per ribelli, criminali.
LC 9, 23-27 CONFRONTO
LC 9, 23 < dice PRENDA LA SUA CROCE OGNI GIORNO < la fede non è soltanto qualcosa di
straordinario che avviene in determinati contesti, ma ci coinvolge 24 ore su 24!
RINNEGARE < significa rinunciare a essere se stessi, ricevere la propria vita come una grazia di cui
non si è padroni, portare la propria croce ogni giorno. (qui aggancia la lettera di Giacomo dove si
vede proprio l’esempio della fede vera!). Vivere la propria esistenza come dono < relazionalità,
oblazione. Non fare di se il centro dell’azione! Povertà in spirito < capacità di riconoscere che io
non basto a me stesso
In LC < 5 loghia, detti per seguire Gesù < di origine diversa forse raccolti per primo da Marco e
usati da Lc per la situazione di persecuzione in cui si trovavano i cristiani, per incoraggiarli.
Vita cristiana come sequela di Cristo in cui il credente è posto sulla via del maestro < anche il
cristiano deve passare attraverso la sofferenza.
Marco dice < E CHIAMATA A SE LA FOLLA. Mentre Lc dice ORA DICEVA A TUTTI < stile più
semplice. Per tutti si intende non solo i discepoli! Il fatto di usare il verbo all’imperfetto significa
che era un insegnamento abituale di Gesù, qualcosa che è avvenuto nel passato e che continua nel
presente < insegnamento stabile, verità!
VENIRE DIETRO DI ME < non solo mettersi a seguire Gesù ma diventare proprio suo discepolo. Il
verbo VENIRE è un atteggiamento permanente, un impegno nel quale dobbiamo perseverare.
Mentre in Mt e Mc si usa il verbo all’aoristo, per indicare un’azione avvenuta in passato e
compiuta definitivamente, Lc usa il verbo al presente proprio per dire che è un impegno che deve
essere continuo!
PERNDERE LA CROCE < gesù invita il discepolo a a essere pronto a subire la morte più vergognosa
conosciuta a quei tempi < essere fedeli significa incamminarsi nella strada del martirio.
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LC 9, 24 < PERCHE’ CHI VUOLE SALVARE L PROPRIA VITA… < siamo di fronte a un MASHAL,
proverbio sapienziale < chi per salvare la propri vita respinge il Messia, si pone sotto la condanna
quando il F dell’uommo verrà a giudicare
LC 9, 25 < proverbio in forma di domanda retorica che afferma che non c’è bene più prezioso della
propria vita < Lc aggiunge il verbo PERDERE per sottolineare il pericolo di perdere la vita eterna.
Luca parla di una povertà anche materiale < non solo povertà di spirito ma anche dei poveri che
non hanno proprio niente!
LC 9,26 < vergognarsi di Gesù < perché Lc scrive per i cristiani di seconda, terza generazione che
avevano già una fede più addormentata! Rispetto a Mc 8,38, Lc toglie “in questa generazione
adultera e peccatrice” per non limitare ai suoi contemporanei le sue parole ma per aprirsi
all’universalità temporale.
FIGLIO DELL’UOMO, PADRE E ANGELI SANTI < triade che rappresenta il disegno di Dio.
In questi versetti Lc traccia la vita del cristiano che segue il maestro < sofferenza, rinuncia
all’egoismo…
LC 9, 27 < CI SONO ALCUNI DI LORO CHE…< versetto problematico perché alcuni vedranno la luce,
altri no.
CHE NON GUSTERANNO LA MORTE PRIMA DI AVER VISTO IL REGNO DI DIO < si gusta la morte,
qualcosa di negativo…si fa l’esperienza amara della morte intesa non come dissoluzione di tutto
ma come incapacità di godere della salvezza. Alcuni collegano questo loghion all’evento della
trasfigurazione che avviene subito dopo, altri alla resurrezione, altri alla distruzione di
Gerusalemme. Oggi ci si riferisce più all’esperienza del Regno quando sarà visibile.
VANGELO DI GIOVANNI
PROLOGO 1,1,- 18
Partiamo da una riflessione di Sant’Agostino nel Commento al Vangelo di Giovanni : “L’uomo
abbandonato alla sua sola natura non comprende le cose di Dio…”
(vedi il testo nelle prime tre pagine della dispensa Prologo di Giovanni da scaricare dal sito del
prof).
E’ un approccio al prologo di Giovanni e per poterlo comprendere è necessaria una preghiera, una
richiesta di aiuto per comprendere quello che Dio ci vuole veramente dire.
Il prologo viene chiamato così perché significa “ciò che sta prima del discorso”.
Ciò che ci colpisce è la solennità dello stile, la densità di quanto è scritto in questi versetti ( che
sono 18) e anche come sono strutturati, che non ritroviamo in altri vangeli.
55
Forse solo in alcuni testi di Paolo possiamo ritrovare questo incedere innico tipico del prologo di
Giovanni.
Interessante corrispondenza che c’è tra i primi 18 versetti del prologo di Giovanni e i primi quattro
versetti del Vangelo di Giovanni.
LOGOS < PAROLA < si sviluppa qui un approfondimento teologico molto vasto. Il termine si ritrova
solo nel prologo. Con questo termine ci si riallaccia a tutti i testi dell’Antico Testamento in cui si
parla della sapienza di Dio come i Salmi, i Profeti, i testi sapienziali.
Se facciamo un confronto con la tradizione biblica del Nuovo testamento non c’è nessun parallelo
con il prologo di Giovanni.
Vediamo lo schema a pag. 5 delle dispense prima di passare all’analisi esegetica.
Autori dell’esegesi del Vangelo di Giovanni: SNACCHEMBURG, IGNAZ DE LA POTERIE, BROWN: Chi
è l’autore del Vangelo? Nb leggere il testo del professore nelle note introduttive al Vangelo, per
scoprire chi e quanti hanno lavorato nella stesura di questo vangelo. Si è scoperto che la prima
parte è stata composta in Giudea, poi in Siria a seguito dello spostamento dei cristiani fino ad
avere la versione definitiva in Asia minore.
Oggi si parla di un nucleo di più persone che hanno partecipato alla redazione, con la figura
centrale dell’apostolo. Nello stesso prologo tanti termini che abbiamo non li ritroviamo nel
vangelo e quindi ciò potrebbe dimostrare che il prologo è stato scritto da mani diverse rispetto al
vangelo.
Alcuni dividono il prologo in 3 parti:
- Gv 1,1- 5 < parla della creazione
- Gv 1,6- 13 < si mette in risalto la storia di Israele
- Gv 1, 14- 18 < incarnazione e comunità cristiana
Ciò che è invece una strutturazione che riscuote un certo consenso tra gli autori è quella che ci
presenta il professore a pag 6 della dispensa: si mette in evidenza uno sviluppo progressivo del
tema. Si parte dall’alto (in principio era il verbo), si giunge al basso e si ritorna su. E’ una struttura
che ci fa dividere il testo in maniera tematica, chiastica, chiasmatica dove ci sono delle
corrispondenze lessicali. Quindi abbiamo una divisione in 7 parti.
Movimento dinamico, una discesa e un’ascesa al ritorno nella gloria del Padre. Compito del logos è
infatti quello di elevarci alla stessa realtà di Dio, di farci diventare suoi figli.
Corrispondenze tematiche (pag 5 dispensa)
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a) Si parte dall’alto e poi è il Figlio che rivela il Padre
b) Gesù Cristo è il mediatore della creazione.
c) Il dono dell’incarnazione porta una nuova realtà per l’umanità, una nuova vita.
d) Testimonianza di Giovanni.
e) L’incarnazione.
f) Due atteggiamenti caratteristici di come ci si pone di fronte a Gesù: la non accoglienza o
l’accoglienza che porta a diventare figli di Dio
Ad una prima lettura notiamo che il protagonista è presentato fin dall’inizio con il termine LOGOS
che è poi associato ai vocaboli simbolici come VITA, LUCE, GLORIA, GRAZIA e VERITA’. Ciò che
viene affermato nei versetti centrali è il LOGOS che diviene carne e abita in mezzo a noi, quindi la
realtà dell’incarnazione,
Dal versetto 14 in poi entra in campo un soggetto plurale: NOI < che serve per mettere in risalto il
rapporto tra i credenti e il logos (che diventerà il Figlio unigenito che viene dal Padre pieno di
grazia e verità).
Con il termine LOGOS nel primo versetto vi è un rapporto particolare con Dio ripreso nella parte
centrale < Logos come unigenito e Dio definito come Padre.
L’attenzione del lettore del testo è posta nel susseguirsi del verbo ESSERE < in principio ERA, ERA
presso di Dio, il Verbo ERA Dio…
Verbo ERA < in greco EN < imperfetto del verbo essere che ha un valore durativo: c’è stato un
preciso momento in cui ha dato questo dono e che continua ancora oggi nella storia. Compare nel
prologo 12 volte e determina così il rapporto del soggetto, del protagonista con Dio, con il mondo
e con gli uomini.
Rapporto tra il Logos, con altri termini come la luce, il luminare, la testimonianza, il conoscere, il
porre la tenda presso di noi.
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Il logos a partire dalla sua relazione fondamentale con Dio diventa il centro di illuminazione di
tutta la realtà. Rapporto dialettico tra accoglienza e rifiuto, con una conclusione positiva ovvero il
fatto che l’accesso a Dio è aperto a tutti grazie all’Unigenito che vive in perfetta comunione con lui.
Esaminiamo ora il testo partendo dal greco (dispensa pag 7)
Il testo si presenta anche con una sua musicalità che molte volte la traduzione non rende. C’è
un’assonanza tra le parole in greco. Pur utilizzando gli stessi termini abbiamo ciò che in Giovanni
chiamiamo il procedere ciclico: sembra una ripetizione ma nel momento in cui ripete lo stesso
termine aggiunge nuovi elementi in più (in principio era il LOGOS, IL LOGOS era presso DIO, il
LOGOS era DIO..)
EN ARCHE’ < IN PRINCIPIO < questa formula non la ritroviamo in nessun’altra opera Giovannea,
neanche nel IV° Vangelo. Il termine ARCHE’ da solo senza EN lo ritroviamo in Matteo, negli Atti e
anche in Giovanni ma con significato diverso ovvero quello di “primo”.
EN ARCHE’ lo ritroviamo solo in Gn 1,1 e Proverbi 8, 23. Entrambi li troviamo in un contesto
creazionale ma in Proverbi la formula en archè è precisata “ da prima del mondo”, “ prima di fare
la terra” con un elogio alla sapienza. Il libro dei Proverbi non è altro che un elogio al libro della
genesi dove nel capitolo 1 viene celebrata l’opera creatrice di Dio attraverso la parola.
Il testo de prologo quindi si ispira a questi testi soprattutto nella personificazione della SAPIENZA
che agisce accanto a Dio. Ma nel prologo non si parla della creazione : nel dire IN PRINCIPIO si
vuole dare una connotazione che è al di fuori dello spazio e del tempo, ponendo in risalto che da
sempre c’è stata questa relazione totale del logos con Dio. Per questo il verbo ERA < EN
all’imperfetto indica che esiste da sempre! (imperfetto durativo come abbiamo detto primo).
PROS TO TEON < PRESSO DIO < il termine PROS è tradotto male in quanto ci da un’idea statica, di
una relazione passiva, ma in realtà ha un valore dinamico. Significa che da sempre il logos era
rivolto dinamicamente presso Dio!
IN conclusione possiamo dire che questi versetti del prologo rappresentano la sintesi di tutto il IV
Vangelo se non la sintesi di tutto il Nuovo Testamento!
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Il prologo è nei primi 18 capitoli, poi al capitolo 19 inizia il vero e proprio primo capitolo del
vangelo.
Nel prologo il lettore viene informato subito circa l’identità di Gesù, il senso della sua missione
salvifica e poi dal versetto 19 in poi viene narrata la verità storica del verbo incarnato.
Anche il Prologo, come i vangeli dell’infanzia di Matteo e Luca, ha intenzione di andare oltre alle
vicende terrene e umane di Gesù per andare a sottolineare il vero scopo della missione di Gesù
chiamato a compiere l’opera salvifica voluta da Dio.
Il prologo secondo alcuni è stato definito una ouverture dove sono annunciati tutti i temi
fondamentali che si svilupperanno nel corso dell’opera, quindi i motivi teologici che sono dietro al
racconto.
EN ARCHE’ < IN PRINCIPIO < il prologo richiama la Genesi non solo per “in principio” ma perché vi
sono temi della creazione come la luce, le tenebre, la vita < a differenza della genesi questo “in
principio” non è riferito a un tempo preciso di creazione, ma a un tempo indeterminato, a una
dimensione senza tempo, che precede l’esistenza stessa del tempo ovvero l’eternità (dimensione
propria di Dio).
EN O LOGOS < ERA IL VERBO < Altro elemento importante è il LOGOS < descrizione della presenza
del logos con Dio dove non c’è il minimo interesse per speculazioni metafisiche o per le varie
persone della trinità (processioni trinitarie): il prologo si presenta come una descrizione della
storia di salvezza in forma di inno, proprio come alcuni testi dell’antico testamento.
Pensiamo per esempio al Salmo 78 che ci dà una descrizione poetica della storia di Israele, dove l’
accento viene posto sul rapporto tra Dio e gli uomini e non tanto sulla descrizione di Dio riferita
esclusivamente a se stesso.
LOGOS < come tradurlo? La Bibbia lo traduce con VERBO perché quando San Girolamo ha fatto la
traduzione dal latino ha tradotto con VERBUM che in italiano significa PAROLA: quindi dovremmo
tradurre “in principio era la parola”.
Molti autori si sono avventurati in una traduzione non tradizionale, traducendo LOGOS come
PENSIERO, COMUNICAZIONE.
Sarebbe meglio non tradurre la parola LOGOS lasciando il significato che ha in greco; infatti in
greco ha un significato molto ampio: PAROLA, PENSIERO ESPRESSO, DISCORSO, REPORT,
MESSAGGIO….
Giovanni quando utilizza questo termine non intende riferirsi alla filosofia greca in termini di
speculazione ma lo riprende basandosi sulla letteratura ebraica canonica ed extra canonica, in
particolare sulla tradizione sapienziale. Collegandoci quindi al libro della Genesi scopriamo che vi è
una riflessione sul concetto della parola di Dio che è potenza creatrice che sostiene il mondo < da
qui Giovanni nel suo prologo utilizza il termine LOGOS per indicare una rivelazione, una
comunicazione divina.
Il prologo ci dice che il LOGOS era e non indaga su come il logos era, perché ciò che importa non
sono le origini del logos ma ciò che il logos fa! Si vuole mettere in rilievo la parola di Dio, il fatto
che Dio si rivela nella sua realtà, quindi Gesù è la rivelazione escatologica del Padre. Quindi nel
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prologo il termine LOGOS diventa un titolo cristologico (cosa che non è presente negli altri
vangeli).
Abbiamo detto che Giovanni riprende ciò dall’Antico Testamento, collegando il termine logos al
concetto di Sapienza.
Come per esempio in Sap 9 dove vi è quasi una personificazione della sapienza associata alla
parola di Dio, una creatura che ha cooperato con Dio alla creazione dell’universo, che era presente
fin dal principio quando Dio creava il mondo e che ha cercato stabile dimora in mezzo al mondo
stesso.
La differenza con la Sapienza dell’Antico Testamento in Giovanni sta nel fatto che nell’Antico
Testamento viene tradotto con il termine SOFIA e non LOGOS (logos si avvicina di più al significato
PAROLA a differenza della SOFIA che significa solo SAPIENZA!)
Il logos nel prologo di Giovanni raggiunge una vera e propria personificazione.
Alcuni autori traducono la parola LOGOS anche con PROGETTO DI DIO o SOGNO DI DIO PER IL
MONDO che si è fatto carne con Gesù Cristo.
IN PRINCIPIO ERA < Il verbo ESSERE risuona 3 volte con 3 accezioni diverse: ESISTENZA, RELAZIONE
e PREDICATO.
1) ESISTENZA < il logos esisteva da sempre < imperfetto durativo. Il logos non deve essere
identificato con Dio perché tra il logos e Dio esisteva una comunione di amore. Ciò porta al
secondo significato
2) RELAZIONE < relazione d’amore < PROS TON TEON. PROS < PRESSO <non dobbiamo
tradurlo come uno stato in luogo, qualcosa di statico ma di dinamico, quindi la traduzione
migliore è < RIVOLTO DINAMICAMENTE VERSO DIO. La dicitura migliore sarebbe IN
PRINCIPIO ERA IL VERBO E IL VERBO ERA IN COMUNIONE CON DIO.
3) PREDICATO < il logos era Dio anche se rimangono due persone distinte
TON TEON < IL DIO < Nella traduzione italiana non troviamo l’articolo IL: ciò fa si che tra il logos e
Dio vi sia una distinzione. La mancanza dell’articolo quindi afferma che tra Dio e il logos c’è una
relazione intima, profonda, che fa dell’uno ciò che è dell’altro. Ciò che era Dio lo era anche il
Verbo!
Se avessimo tradotto “in principio era il verbo e il verbo era presso il Dio” si sarebbe trasmessa una
distanza grande tra il verbo e Dio!
Il logos era quindi da sempre in una relazione con Dio. In origine era con il Padre, poi esce e ritorna
al Padre una volta che ha compiuto la missione che il Padre gli ha dato.
…ERA PRESSO DIO <il logos non solo esisteva da sempre ma questa esistenza da sempre era
dinamicamente rivolta verso Dio, da sempre c’è stato questo rapporto di comunione con Dio.
Questo prologo richiama tutta la tradizione sapienziale.
Passiamo al versetto 3
TUTTO È STATO FATTO PER MEZZO DI LUI E SENZA DI LUI NULLA E’ STATO FATTO DI CIO’ CHE
ESISTE < il logos nella creazione non è stato un semplice collaboratore o strumento, ma è stato
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l’archetipo guardando il quale Dio ha creato il mondo, oltre ad aver avuto un ruolo attivo nella
creazione partecipando a questa insieme al Padre. L’intera creazione è un atto di rivelazione
perché tutta la creazione non è altro che un riflesso del logos divino.
Nella creazione possiamo trovare l’opera di Dio.
La creazione non è una specie di demiurgo caduto, come pensavano gli gnostici, altrimenti ci
sarebbe un mondo di seria a e un mondo di serie b!
Nei codici antichi non esisteva la punteggiatura per risparmiare sul materiale e per questo
nell’interpretazione dei testi antichi bisogna stare attenti a inserire la punteggiatura per dare il
senso giusto.
PANTA DI AUTU EGENETO < OGNI COSA PER MEZZO DI LUI VENNE < ovvero TUTTO E’ STATO
FATTO PER MEZZO DI LUI
…E SENZA DI LUI NIENTE E’ STATO FATTO DI CIO’ CHE E’ STATO FATTO < senza di Lui non esiste
niente.
Nella traduzione greca letterale < E SENZA DI LUI NIENTE E’ DIVENUTO < O GENONEN < participio
che traduciamo con CIO’ CHE E’ STATO FATTO.
GEGONEN sta senza punteggiatura quindi non sappiamo se sta con ciò che lo precede o dopo!
Se colleghiamo O GEGONEN alla prima parte abbiamo < E SENZA DI LUI NULLA E’ STATO FATTO
NEPPURE UNA COSA DI CIO’ CHE E’ STATO FATTO
Se noi mettiamo il punto prima di O GENONEN < E SENZA DI LUI NON E’ STATO FATTO NULLA. CIO’
CHE E’ STATO FATTO IN LUI ERA VITA.
Gli ariani seguivano questa interpretazione ultima perché sostenevano che il Figlio non era uguale
al Padre, quindi nel Logos c’era stato un mutamento.
Noi colleghiamo invece O GEGONEN alla prima parte!
IN LUI ERA LA VITA < ZOE’ < VITA < la vita è ciò che egli stesso dona agli uomini. La vita che è
presente in lui è stata donata agli uomini. Tutto il creato ha ricevuto l’esistenza mentre agli uomini
oltre alla vita biologica gli viene data la vita stessa di Dio che viene indicato con il termine LUCE.
LA VITA ERA LA LUCE DEGLI UOMINI. Questa vita ha un significato religioso profondo.
La vita e la luce sono i nomi del logos, sono i nomi di Gesù, esplicitano ciò che il logos è. Come
senza la luce non è possibile la vita fisica, così l’uomo on può avere accesso alla vita senza la luce.
Sono 2 termini, 2 realtà correlate.
Qui nel prologo di Giovanni si parla di VITA ETERNA. Così come se ne è parlato nella Genesi con
l’albero della Sapienza. Nell’apocalisse si dice che la vita eterna prefigurata nel giardino dell’eden
era la vita che Dio voleva dare agli uomini. Giovanni dice invece che Dio ha dato la vita eterna < ciò
che ha perso all’origine ora l’uomo l’ha riconquistato grazie a Gesù.
Versetto 4
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LUCE E VITA < dono della vita, partecipazione alla vita divina e luce che illumina. Gesù porta e
dona la luce ovvero la rivelazione. Nella misura in cui si aderisce a lui si riceve il dono della vita
senza fine.
Versetto 5
E LA LUCE SPLENDE NELLE TENEBRE MA LE TENEBRE NON L’HANNO ACCOLTA < nonostante la
potenza della rivelazione, la luce non è stata accettata dalle tenebre.
Il Logos indica la luce della storia < KATELABEN < verbo che può essere tradotto in 3 modi:
- Le tenebre non l’hanno accolta
- Le tenebre non l’hanno sopraffatta
- Le tenebre non l’hanno vinta
Origene e altri padri greci preferivano la terza traduzione, per evidenziare il duello tra luce e
tenebre e la sconfitta delle tenebre.
FAINEI < verbo al presente che significa SPLENDE < la luce continua ad essere presente, a
splendere anche se le tenebre non l’hanno accolta.
Anche la CEI attuale traduce con LE TENEBRE NON L’HANNO VINTA.
Così Giovanni passa dalla preesistenza del logos alla sua manifestazione storica.
Non dobbiamo pensare a una specie di dualismo ontologico, cosmico tra tenebre e luce. Ma solo
differenza tra coloro che hanno accettato la luce e coloro che invece l’hanno rifiutata (tenebre).
Versetto 6
VENNE UN UOMO MANDATO DA DIO E QUEST’UOMO ERA GIOVANNI < quest’uomo era
testimone della luce e testimone di coloro che non avevano voluto accettare la luce.
Tutti i verbi al passato in quanto l’azione si è verificata e conclusa.
GIOVANNI < IOANNAN < DIO HA USATO MISERICORDIA < qui Giovanni non viene definito né
Battista né precursore, ma testimone. La sua attività battesimale è in funzione alla testimonianza.
Per testimonianza si intende quella di coloro che hanno visto la luce.
Finalità del ruolo di Giovanni è proprio credere per mezzo di Lui!
In tutto il quarto vangelo torna 17 volte il tema della testimonianza e si menziona il battesimo solo
7 volte.
La testimonianza è importante perché è la rivelazione e l’oggetto è Gesù stesso!
La fede non è ciò che si vede ma l’adesione di chi non vede ma ha la testimonianza di chi ha visto!
Secondo alcuni autori i versetti 6, 7 e 8 sarebbero una specie di intrusione < se proviamo a
eliminarli e collegare il versetto 5 con il 9 ci rendiamo conto che tutto fila liscio.
Versetto 7 e 8
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Giovanni è testimone della luce. E’ una testimonianza che fa riferimento alla rivelazione che è
proclamazione del kerigma < è una testimonianza per coloro che non credono, per coloro che
verranno dopo
ALETINOS < LUCE VERA, < rappresenta tutto ciò che è la ricerca dell’uomo < la luce, il pane, l’acqua
< continua ricerca dell’uomo di questa luce < la luce vera è ciò che permette la comunione con Dio.
Versetto 9
Si inizia a spiegare il perché del rifiuto della luce.
ERA LA LUCE QUELLA VERA, QUELLA CHE ILLUMINA OGNI UOMO < qui si chiarisce che il logos è la
luce degli uomini < camminare nel logos significa camminare nella vita, nel progetto originale di
Dio.
Qui siamo nel momento discendente in cui il logos si incarna per entrare a far parte della storia
dell’uomo.
Quando si dà un attributo a Gesù si mette sempre la parola VERA. Per questo si parla di luce vera
per distinguerla da altre luci che non portano alla comunione con Dio.
Inoltre la luce di Dio illumina tutti gli uomini non solo i pochi eletti, come dicevano gli gnostici.
Termine COSMOS < MONDO < può essere utilizzato in vari modi. Per indicare la creazione voluta
da Dio (accezione positiva), l’insieme degli uomini (accezione positiva) o l’insieme di coloro che si
oppongono alla luce (accezione negativa). Gesù dice ai discepoli VOI SIETE NEL MONDO MA NON
SIETE DEL MONDO < dire di non essere del mondo significa che non si è parte di coloro che si
oppongono alla luce.
EPPURE IL MONDO NON L’HA RICONOSCIUTO < il peccato consiste nel rifiuto del Figlio, nel non
riconoscere il Figlio, nel rifiutare il Logos.
Il rifiuto porta a un non essere, alla non riappacificazione di quello che è il progetto di Dio. Significa
essere veramente se stessi!
Versetto 10
KIGNOS < CONOSCERE < preceduto da una negazione < aspetto interessante del peccato < come
abbiamo detto consiste nel rifiuto del F mentre in AT consisteva nel mancato rispetto della legge.
Alcuni hanno visto un riferimento polemico contro gli ebrei ma in realtà non solo gli ebrei lo
rifiutano ma tutti coloro che non accettano la verità della rivelazione. Non possiamo parlare di un
rifiuto solo da parte dei giudei < alcuni giudei infatti, come per es i suoi discepoli, lo hanno accolto
< sarebbe un’interpretazione troppo semplicistica.
ELTHEIN < VENIRE < termine che indica che Gesù viene tra i suoi, cioè nella sua patria
Versetto 12
A quanti lo hanno accolto < HOSOI < nominativo plurale < si usa il nominativo al posto del dativo
per creare una contrapposizione con il versetto 11 < ci sono stati quelli che non lo hanno accolto
ma anche quelli che lo hanno accolto
63
EDOKEN < aoristo CONCEDERE < concedere un dono < accogliere il logos < coloro che credono in
lui possono diventare figli di Dio
TEKNON < FIGLIOLETTO < per indicare Figli di Dio < quasi come una rinascita da bambini < si
riprende con questa espressione l’AT dove si parla di Figli di YHWH Dio vostro < si usa però il verbo
DIVENTARE e non ESSERE perché la figliolanza di Dio è uno stato che si acquisisce mano mano, è
una crescita che va sempre avanti. Possiamo riferirla anche a una visione escatologica <
escatologia realizzata oggi come “poppante” e escatologia conseguente.
PISTEUOSIN < CREDERE < Giovanni dice a quanto credono e non a quanti hanno creduto perché il
credere è una cosa che si fa giorno per giorno
EIS TO ONOMA < NEL NOME DI LUI < EIS indica il movimento < credere indica un movimento, un
andare verso di Lui cioè creare una relazione dinamica continua con la sua persona < rapporto di
fede come relazionalità.
Versetto 13
NON DA SANGUE < si diventa figli di Dio non per concepimento, non è una realtà che proviene
dall’uomo ma dal logos < la relazione con Dio viene data dal Logos.
EGHENNETESTAN < DA GHENNAO < generare < un nascere bene, un nascere grazie allo Spirito
Santo.
Versetti dal 14 a 18
Contengono una confessione di fede di quanti hanno accolto la verità del Logos.
Versetto 14
Il verbo si fece carne < SARX < qui il termine sarx sta proprio per CONDIZIONE UMANA < la
concretezza reale di una persona < non significa carne, né peccato.
Giovanni vuole sottolineare il realismo dell’incarnazione
E DIMORO’ < ESKENOSEN < POSE LA TENDA < Dio pone la tenda in mezzo al suo popolo. Questa
immagine della dimora e della tenda rimanda a un contesto sapienziale < la sapienza ha posto la
sua tenda in giacobbe.
Così il logos ha posto la sua dimora in mezzo a noi.
E NOI VEDEMMO LA SUA GLORIA < DOXA < pesantezza di Dio, manifestazioni onnipotenti della
natura
UNIGENITO < unico, di un solo genere, prediletto
CHE VIENE DAL PADRE < PARA’ < aggettivo che indica provenienza < quindi la gloria viene dal
Padre.
GRAZIA e VERITA’ < CARITOS e ALETEIA < riferito sia a Dio che a Gesù < la verità è la realtà di Dio
che si manifesta attraverso la grazia della persona di Gesù < sono due termini che vanno insieme e
non devono essere separati.
I termini possono:
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- Riferirsi al P < allora vuol dire che Giovanni si vuole riallacciare con la tradizione dell AT in
cui la gloria che si manifesta è quella del Dio di Israele
- Riferirsi al F, Logos < allora vuole dire che nel F c’è la dimora escatologica di Dio in mezzo al
suo popolo perché il F racchiude tutta la grazia.
Versetto 15
testimonianza di Giovanni. Nel racconto dell’incarnazione del logos si inserisce la testimonianza di
Giovanni sulla resistenza di colui che viene dopo di lui. Colui che viene dopo di me mi è passato
avanti perché viene prima di me.
In questo vangelo tutte le figure che sono presentate perdono la loro identità per acquisire un
esempio di categoria < es Giovanni il discepolo amato da Gesù < si perde la propria identità per
prendere una di categoria < Giovanni non rappresenta più solo se stesso ma l’identità di tutti
coloro che rappresentano la sua categoria. Non più individualità. Lui rappresenta la categoria di
tutti i futuri credenti che stabiliranno un rapporto intimo che Gesù, che saranno i discepoli che lui
ama
IOANNES MARTUREI PERI AUTO KAI KEKRAGHEN LEGON
Analizziamo < verbo MARTIUREI al presente mentre KEKRAGHEN è al perfetto (valore di presente,
azione iniziata nel passato ma cui effetti durano nel presente). Questi due verbi sono poco adatti a
un racconto storico perché:
- Martiurei <Rende testimonianza < testimonianza continua < giovanni continua a
testimoniare anche adesso nella comunità
- Kekraghen da krazo < gridare, proclamare < proclamazione profetica < conferisce alla
testimonianza di giovanni una coloritura profetica. Giovanni delimita e demarca qualcosa di
definitivo < Gesù affonda le sue radici nell’eternità di Dio < in giovanni tutto si rende
definitivo dal passato al presente al futuro.
Versetto 16
Poiché dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia < letteralmente < ANTI
CARISTOS < anti significa corrispondente < quindi grazia corrispondente a grazia < i credenti hanno
ricevuto da gesù un’abbondanza di grazia corrispondente alla sua realtà < cristo dona perché in
pienezza del padre < cristo dona pienezza, dona pienamente se stesso.
OTI ek tou < oti indica una continuazione del versetto precedente numero 14? < tutti i credenti
abbiamo ricevuto grazia su grazia < PANTES <TUTTI < noi TUTTI < noi fa riferimento alla comunità
che rende testimonianza, ma noi tutti non indica più solo la comunità credente ma tutto il genere
umano.
Origene < modo di contrapporre la legge di Mosè con la grazia < antitesi < ma nell’esegesi di oggi
non si ritiene veritiera questa ipotesi.
Versetto 17
La legge fu data per mezzo di Mose come anche la grazia e verità per mezzo di Gesù
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Grazia < CARIS < amore, benevolenza che è nella mente del P e che viene rivelata attraverso il F
per essere completamente donata
Verità < per giovanni è proprio una persona, la sua rivelazione < Gesù cRisto
Solo da qui inizia a essere identificato il logos con la figura di Gesù Cristo.
Mose viene citato sia come autorità scritturistica che come mediatore salvifico (Gv 3,14) <
Giovanni annovera Mose tra i testimoni a favore di cristo. Sostiene che la legge è dono di Dio, è
fonte di rivelazione. Giovanni inserisce mose nel prologo per la situazione che viveva in quel
tempo, per i rapporti col giudaismo.
Per giovanni non c’è contrapposizione tra mose e gesu< dio è lo stesso padre di entrambi! E’ lo
stesso Dio! C’è una continuità rivelativa che si compie nella figura di Gesù.
Versetto 18
conclusione del prologo
Dio nessuno l’ha mai visto….
Monogenes teos < unigenito del Padre < la persona di Gesù è unica nel suo genere.
Anche in altre parti di Giovanni troviamo questa affermazione Dio nessuno l’ha mai visto < Dio
vede tutto senza essere visto.
Proprio il F…lui lo ha rivelato < Gli uomini hanno accesso a Dio grazie al F < se uno pensa di non
aver visto Dio in realtà lo ha visto attraverso la persona di Gesù Cristo
Proprio il F che è nel seno del P < KOLPOS < in greco indica una Cavità/grotta/golfo < quindi
genericamente il petto/ventre/utero (come analogia) < immagine dell’amore materno, sponsale <
metafora dell’amore di Dio
Nel VG di Giovanni KOLPOS si ritrova nel cap 16,23 (la testa del discepolo sul petto di gesù) e nel
13,23 e 1,18 < sempre per indicare il seno del Padre
Lui lo ha rivelato < Verbo EXEGESATON < chiude il prologo < 2 significati < esegesi ( spiegare
/rivelare /interpretare/ guida verso il P) < colui che rivela, colui che guida verso il padre. Può
significare anche narrare (come per dire che Gesù è l’unico che può condurre a comprendere il P
attraverso un racconto, la sua narrazione) ma poco accettata questa traduzione.
Perché Dio si rivela? Per donare la vita agli uomini < è Dio stesso che vuole che l’uomo diventi
come lui (al contrario l’uomo che vuole essere come Dio!)
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In questo schema è chiaro come il Logos dall’alto discende per mezzo della creazione (dono di
Dio), quindi poi c’è la testimonianza del Battista…
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In Gv invece vanno con torce e lanterne perché era notte, per dilatare le tenebre < chi tradisce
Gesù è nelle tenebre più profonde!
Contrasto tra un gruppetto di persone vicino a Gesù (discepoli) che nella notte si muove nella luce,
e un contingente militare grande che per muoversi invece ha bisogno di fiaccole perché è nella
notte, nelle tenebre.
Gv vuole rappresentare tutte quelle potenze del mondo che si oppongono a Gesù.
“dopo aver preso un gruppo di soldati” < SPEIRAN < termine tecnico che in greco indica la COORTE
< distaccamento di soldati. La Cei del 2008 ha corretto questo termine con “gruppo di soldati”
perché la coorte era formata dai 600 a 1000 uomini < numero esagerato e poco credibile per
arrestare Gesù!
Giuda che inizialmente sembra avere un ruolo primario nella ricerca dell’indiziato, passa subito in
secondo piano con l’intervento immediato di Gesù che 2si fa innanzi e dice loro….” < Gesù accetta
ed è consapevole, va lui stesso a chiedere (invece nei sinottici ha paura e rimane a parlare con i
discepoli) “ sapendo tutto ciò che doveva accadere” < Gesù non è ignaro di ciò che deve accadere
e non si nasconde!
Versetto 4
“ Chi cercate” < interrogativo (che si ripete anche nel versetto 7) con cui Gesù spiazza coloro che lo
cercano!
Versetto 5
“il Nazareno” < per riferimento al luogo di provenienza di Gesù
“io sono” < EGO EIMI’ < risposta che va letta su 2 livelli:
- Auto designazione < il lettore nella sua mente le formulazioni di Dio nell’At. Ma questa
designazione ricorre anche in altri versetti di Gv.
- Identificativo < Gesù è il Figlio di Dio
Versetto 6
Visione cristologica di Gv < nell’At cadere a terra significa prostrarsi per adorare. Mentre nel
gruppo di Giuda le persone cadono non per adorazione ma per impotenza di fronte a lui. Il cadere
a terra dei suoi nemici fa vedere come non sarebbero stati in grado di catturare Gesù se Gesù non
si fosse offerto.
Versetto 7, 8, 9
Gesù dopo che si è proclamato IO SONO si autoconsegna e chiede di lasciare liberi i suoi discepoli.
Qui Gesù è rappresentato come il buon pastore che alla vista del lupo non fugge, non lascia le
pecore in balia del lupo ma dà la vita per le sue pecore.
Differenza con i sinottici < Mt 26, 56 narra la fuga dei discepoli. Mentre in Gv li lascia andare lui.
“Si compì la parola che aveva detto” < verbo PLERO’ < ADEMPIERE < in tutti i brani del Nt questo
verbo si riferisce a ciò che era stato detto nell’At mentre qui viene usato per confermare una
precedente parola di Gesù che ricorre in altri versetti di questo vangelo.
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“Di quelli che mi hai dato non ho perduto nessuno” < Gesù ha compiuto la sua opera di protezione
di tutti coloro che gli erano stati affidati dal Padre.
Versetto 10
Episodio della spada < Gesù fino alla fine segue il disegno del Padre e nessuno può mettersi contro
il suo volere
Il servo con l’orecchio tagliato non poteva più adempiere gli obblighi della legge di purità < chi
esercita il culto, chi vuole accedere all’abito sacerdotale, non deve avere nessun difetto fisico.
Il taglio dell’orecchio può riferirsi all’ At dove si consacra la funzione sacerdotale di Aronne
ponendo del sangue sul lobo dell’orecchio. Ma noi riteniamo che questa descrizione sia stata
inserita per fare in modo che Gesù dicesse a Pietro di mettere via la spada…< Pietro in genere
scappa e ora qui si mette in risalto che Pietro come al solito non ha capito nulla!
Versetto 11
Gesù invita Pietro e i suoi a abbandonare l’ottica mondana, il considerare la passione e la morte di
Gesù secondo i loro occhi terreni!
2) Atto secondo: l’interrogatorio davanti ad Anna
3 scene:
- Pietro dentro il Palazzo < primo rinnegamento
- Anna interroga Gesù che sostiene la propria innocenza
- Pietro tra i servi e i sacerdoti < secondo e terzo rinnegamento
Temi:
- schiaffo del soldato a Gesù; servo sofferente
- Tradimento di Pietro ; la vera solitudine
Pietro continua a non capire!
3) Atto terzo: processo davanti a Pilato
7 scene tra interno ed esterno con scena centrale dove i soldati flagellano Gesù + incoronazione di
spine < Struttura chiastica.
Temi:
- Motivo conduttore < regalità di Gesù
- Ecce homo < il tema della sofferenza è legato a quello della regalità
- Confronto personale di Pilato con la verità
- Gesù vittima innocente, Gesù vero giudice
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maniera diversa: in Lc si menziona solo la consegna, mentre in Mt e Mc si dice che lo uccideranno
e il terzo giorno risorgerà
- La reazione di Gesù diversa in Mt dove i discepoli sono rattristati e in Lc dove i discepoli
non comprendono
- In Mc ci sono elementi che provengono da diverse tradizioni collocate nello stesso contesto
geografico < forse Gesù ha detto queste cose in diversi momenti e poi Mc le ha raccolte in
un episodio unico
Mc 9, 30 – 31 < Gesù non voleva che nessuno sapesse della sua presenza e il motivo si ritrova nel
termine INFATTI < GAR < ha valore esplicativo, cioè c’è un insegnamento specifico di Gesù sulla
passione del F.
- Rispetto al primo annuncio della passione la differenza sta nella maggiore brevità delle
parole di Gesù
- Quando dice che il F dell’uomo sarà consegnato e ucciso forse richiamo ai testi di Is – servo
sofferente e Dn dove compaiono proprio le stesse parole.
- Diversa reazione dei discepoli rispetto al primo annuncio dove Pietro dice “ non può
accadere…” invece qui si limitano semplicemente a non capire.
MT 17,22
Il testo è molto simile a quello di Mc con l’unica differenza che i discepoli SONO MOLTO
RATTRISTATI dopo il secondo annuncio della passione
LC 9, 43
Segue il racconto di Mc ma lo unisce meglio con quello dell’epilettico < ora si parla di una
sofferenza maggiore che è quella del F dell’uomo e non della sia potenza taumaturgica < è nella
morte in croce che si manifesta la vera potenza di Dio.
Mentre Mc e Mt parlano dei discepoli, Lc insiste sul TUTTI e su TUTTO quello che faceva.
Lc invita a allargare lo sguardo a tutta l’attività compiuta da Gesù in Galilea per accostare tutta
l’attività al suo destino finale della croce
Lc pone accento sulla sofferenza che contrasta con il potere di fare i miracoli, sottolineando
l’opposizione tra la grandezza del F dell’uomo e la condizione dei peccatori in quanto responsabili
della sua morte.
Lc vuole mettere in risalto che il destino del F dell’uomo fa parte del più ampio piano divino.
Lc 9, 45 < “ma essi non comprendono” < accentua l’incomprensione dei discepoli sul fatto che
Gesù annuncia la sofferenza del Messia < anche se con fatica i discepoli devono comprendere che
tutto fa parte del piano di Dio < la sofferenza si deve accettare nel quotidiano e serve per entrare
in rapporto con Gesù.
“la parola era per loro velata…” < solo la Pasqua porterà alla comprensione di questo mistero.
MA COSA SUCCEDE TRA I DISCEPOLI? VEDIAMO IL TESTO SU
MT 18, 3 -4
(il versetto 3 non è presente in Marco e Luca) «In verità vi dico: se non vi convertirete e
non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.
- In verità vi dico < AME’N LEGO IUMIN
in Giovanni ritroviamo questa affermazione ma con un rafforzamento: IN VERITA’ IN
VERITA’ (amèn amèn) vi dico: per fare attenzione a quello che si sta dicendo e per conferire
maggiore solennità delle parole di Gesù.
- Se non cambiate (se non vi convertirete)
Gesù indica le condizioni per entrare nel Regno di Dio che sono seguite da alcune negazioni
L’espressione STRAFETE (cambiare) viene dal verbo greco STREFO (nel NT si utilizza il verbo
METANOEO) che indica la CONVERSIONE, il cammino verso la conversione < così come il
verbo RITORNARE ( ritorna israele dal tuo dio…..Questo verbo STREFO indica la necessità di
un cambiamento di valori ma senza dire che tipo di cambiamento, che sarà precisato più
avanti.
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- Diventare come bambini < termine OSS che significa COME in senso di paragone < quindi
non significa diventare proprio un bambino, ma sta a indicare proprio una piccolezza, un
giusto rapporto con Dio, assumendo la posizione del Figlio che non possiede la vita ma l’ha
ricevuta in dono!
Da un punto di vista simbolico può significare anche l’assumere l’attitudine del bambino: la
trasparenza, la semplicità, la disponibilità di aderire al Regno.
- Frase paradossale < “chiunque si abbasserà come un bambino, questo diventerà il più
grande nel regno dei cieli”. Si tratta di una sentenza presente solo in Matteo (non in Marco
e Luca).
Verbo TAPEINOSE < abbassamento, indebolimento che nasce dalla coscienza di ciò che si è
(uno crede di essere pieno di sé e quindi deve vivere una condizione di svuotamento,
abbassamento). Per questo lo si usa anche per intendere il mutare, il convertirsi, il
cambiare. Nel mondo greco TAIPEI ricorre soprattutto in ambito sociale-politico per
indicare situazione di povertà, oppressione, schiavitù e basso profilo morale. Invece nella
tradizione giudaica TAPEI è presente in ambito sapienziale e indica l’UMILTA’ che viene
presentata come virtù, come consapevolezza di dipendere totalmente da Dio. Possiamo
dire che questo verbo illustra il GIUSTO MODO DI ESSERE DAVANTI A DIO < RINUNCIARE A
OGNI FORMA DI AUTOSUFFICIENZA, A VOLERE IL CONTROLLO SU TUTTO E TUTTI (tipico dei
potenti!)
Quindi solo se assumiamo lo stile dei piccoli, che sono capaci di accogliere tutti, possiamo
entrare nel Regno di Dio.
Con questo Matteo ci propone il tipico quadro ecclesiale, ciò che dovrebbe essere, contro
ogni lotta per il potere, ma solo spirito del servizio!
- Gesù conclude con l’affermazione “chi accoglie un bambino…accoglierà me”
< termine LOGHIO < il rapporto con Cristo passa attraverso un’azione di ACCOGLIENZA
L’ESORCISTA ESTRANEO
Mc 9, 38 – 41
Nuova situazione. Giovanni pone questa domanda sulla base dell’insegnamento che gli aveva dato
Gesù < solo a coloro che seguono Gesù è dato il potere di scacciare i demoni.
Ma la risposta di Gesù sconvolge tutto il ragionamento < la risposta riprende quella di Mosè
descritta in Nm 11 < se Dio concede lo Spirito lo fa a chi vuole e non è giusto impedirglielo, così
come se dà il potere di scacciare i demoni
“uno che non ci segue” < sembra che Giovanni voglia dire che gli altri debbano seguire loro e Gesù
insiste sull’unione tra lui e i suoi.
Mc 9,41 < chi vi darà da bere un bicchiere di acqua < essere per noi o contro di noi < essere in
Cristo e ricompensa che scaturisce per i suoi discepoli < il dare un bicchiere di acqua ai discepoli è
un concreto gesto che manifesta l’essere per loro
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Si evidenzia anche il tema della RICOMPENSA < compare solo qui in Mc ma è tipico uso biblico per
la fine dei tempi < le parole di Gesù qui sono indefinite e lasciano pensare più a una ricompensa
escatologica che terrena .
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Differenza con Luca che dice sarà consegnato ai pagani, mentre Mc dice sacerdoti, scribi..
DOMANDA DEI FIGLI DI ZEBEDEO MC 10,35 e MT 20,20
Non presente il Lc.
In Mt si parla della madre che si avvicina, mentre in Mc Giacomo e Giovanni
[Da notare che Matteo prima del racconto del terzo annuncio e della domanda dei figli di Zebedeo,
racconta la parabola degli operai per la vigna (Mt 20,1)]
Matteo mette meno in risalto il ruolo dei discepoli e fa intervenire subito la madre. Questo
personaggio femminile entra in scena insieme ai due figli < AVVICINARSI < per intendersi
l’accostarsi, il mettere al centro della scena la figura di Gesù.
Poi la donna si PROSTA < atto di adorazione riservato solo a Dio e spesso attribuito in Mt a coloro
che non fanno parte del gruppo dei discepoli
E poi la donna PONE UNA RICHIESTA < forse la donna aveva sentito il discorso di Gesù in Mt 7,7
quando dice chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete….Qui si sottolinea che Gesù è il Signore,
che ha l’autorità di concedere ciò che gli viene chiesto ed infatti dice alla donna “ cosa vuoi?”
Nella risposta di Gesù nel bere il calice Marco dettaglia di più e parla del battesimo
Il calice, presente nella tradizione dell AT rappresenta lo strumento dell’ira divina in Apocalisse ma
qui Gesù si riferisce alla sua passione.
Mentre per battesimo non intende il battesimo in se per se ma la vera e totale immersione nel suo
mistero
E’ una richiesta strana, fuori luogo che finisce con un insegnamento che Gesù da successivamente
(Mc 10,41)
Giacomo e Giovanni sono apostoli sempre insieme a Pietre, costituiscono quasi un circolo privato,
anche se li troviamo citati anche in altri testi, questo è l’unico dove agiscono da soli senza pietro,
tanto è che Mt preferisce far intervenire la madre.
La richiesta che gli fanno è singolare, è una richiesta egoistica come se non avessero compreso
nulla degli annunci della passione di Gesù.
In Mc 9,33 i discepoli litigano tra loro tra chi deve avere la preminenza sul gruppo, qui addirittura
vogliono sedere ai primi posti < vogliono un posto privilegiato nella parusia.
ESSERE BATTEZZATI < BATTIZO < IMMERGERE < chiaro riferimento al battesimo < esseri immersi
nel Battesimo della morte di Cristo < essere in Cristo è partecipazione alla sua morte
I discepoli rispondono LO POSSIAMO < fiduciosa ma avventata risposta che mostra la loro totale
incomprensione di Gesù.
ANCHE VOI LO BERRETE < anche essi dovranno condividere il calice della sofferenza < fa
riferimento alle persecuzioni future
NON STA A ME CONCEDERLO < solo Dio può prendere queste decisioni. Molti collegano questo
brano a quello di Mc 13,33 dove dice vegliate che non sapete il giorno…
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Ad ogni modo sia Mc che Mt mettono in evidenza che ci sono alcuni poteri che sono riservati solo
al P
E’ PER COLORO PER I QUALI E’ STATO PREPARATO < non indica che è solo per pochi ma per tutti
coloro che seguiranno Cristo.
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E’ venuto non solo per servire ma per dare la vita in riscatto per molti < LIUTRON< DARE LA VITA <
si trova sia in Mt che Mc e significa RISCATTO < pagamento del riscatto di uno schiavo per tornare
libero. Gesù utilizza questo termine per dire che anche lui ha pagato ma con la propria vita .
Il termine APOLIUTROSIS < RISCATTO è importante perché verrà molto utilizzato da Paolo per il
riscatto di Cristo sulla croce.
Al versetto 28 troviamo ANTI POLON < PER TUTTI < A VANTAGGIO DI MOLTI < Gesù ha dato la sua
vita non per poche persone!
Dopo che Gesù ha fatto 3 annunci della passione ma i discepoli ancora non capiscono, addirittura
vogliono stare al primo posto!
Tra Mc e Mt posche differenze, solo che Mt ha snellito un po' la narrazione. Invece Lc22, 24-27
inserisce il testo in un contesto diverso < li introduce nel racconto della passione, nell’istituzione
dell’eucarestia e quando ha già detto che uno di loro lo tradirà.
Gesù dice quale deve essere il comportamento, come deve essere l’autorità della comunità, della
futura chiesa < questo discorso non scaturisce dalla domanda di nessuno come invece avviene in
Mc e Mt.
Ci-ò perché Lc scrive per i cristiani di 2 e 3 generazione che hanno già problemi nel gestire le loro
comunità all’interno.
Anche Lc riprende l’immagine del mondo politico ma a differenza di Mc che parla in generale dei
capi, Lc si riferisce ai re delle nazioni ellenistiche.
“Voi non fate così” < gesù non contesta l’esistenza dell’autorità ma il cattivo impiego. Non vuole
riformare il mondo mondano ma prende spunto da questo per introdurre la nuova realtà
escatologica, i tempi nuovi.
Mentre Mc vede nel servizio la via della grandezza, Lc la rivolge a coloro che sono già grandi nella
comunità per invitarli a servire < in pratica Lc riattualizza questo concetto, lo riformula in base al
suo contesto storico sociale.
Quella in Lc è una norma concreta, un atteggiamento che devono assumere coloro che hanno
preso l’eucarestia.
Lc 22, 26 < il più grande lo contrappone con il più giovane e non con il servitore come in Mc <
perché all’interno della comunità cristiana ai più giovani venivano affidati i servizi più umili.
Lc 22, 27 < sto in mezzo a voi come colui che serve < non presente in Mc e Mt < serve per
rafforzare ancora di più il concetto del servizio. Il fatto di essere in mezzo richiama la presenza di
Gesù nell’eucarestia, la presenza attuale. E’ un servire di Gesù che non ha mai fine.
Anche nei versetti successivi di Lc Gesù rimane ancorato a questa prospettiva eucaristica di done di
sé.
Quindi possiamo vedere come in Lc ci sia una teologia diversa causa anche di una situazione
storico sociale diversa…
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L’UOMO RICCO
Mc 10,17-31/Mt 19,16-20/Lc 18,18-30
Testo che viene riportato da tutti e 3 gli evangelisti ( cd. Triplice tradizione) < piccole differenze.
Nell’attacco:
- Mc < mentre partiva per la via un tale essendo corso….un tale corre, si inginocchia < due
verbi che danno un tono diverso alla narrazione. Marco che da Sant’ Agostino è considerato il
divino abbreviatore, in realtà è più descrittivo.
- Mt < dice maestro cosa devo fare per avere la vita eterna…Matteo ha arzigogolato il testo
greco, mentre Luca è più chiaro
- Ogni evangelista presenta in maniera diversa l’interrogante < per Matteo è un giovane, per
Luca è un capo. In Matteo il termine buono nasce non per l’appellativo dato a Gesù ma per i
comandamenti.
- Marco nel comandamento mette non frodare, che non esiste e aggiunge quello di amare il
prossimo.
- Solo in Luca sembra che non si rivolga ai discepoli ma si rivolge in generale.
- Uniformità col tema precedente dell’accettazione dei bambini < buona uniformità dei testi
nei sinottici
ESEGESI
- Marco 10,17 < verbo EKPOREUOMAI< significa uscire/partire da, come uscire per la strada
< Marco colloca la scienza al di fuori della casa < ora gli insegnamenti sono dati per la strada e non
dentro casa!
- EIS < significa UNO, un tale, uno qualsiasi (ma più avanti lo stesso termine riferito a Dio
significa UNO inteso come UNICITA’) < CORRE, SI INGINCCHIA e lo INTERROGA su come avere in
eredità la vita eterna < verbo KLERONOMEO < significa EREDITARE
- L’uomo chiama Gesù MESTRO BUONO < aggettivo insolito, inusuale nel mondo rabbinico <
se uno è riconosciuto come maestro è scontato che sia buono! BUONO < AGATOS .
- Nessuno è buono se non uno solo < DIO! Dt 6,4 < unicità di Dio (eis)
- ENTOLAS < un precetto, un comandamento < Marco ne elenca 5 < uccidere, rubare,
commettere adulterio, dire falsa testimonianza, onorare padre e madre < elenco non esaustivo né
ordinato. Inoltre si aggiunge il verbo APOSTEREO < DEFRAUDARE < lo stesso termine si trova
solamente in Paolo e non negli altri evangelisti e assente anche nel decalogo. Alcune traduzioni
non lo riportano.
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Questo verbo lo troviamo nella LXX < es Siracide 4,1-6 < come uno si deve comportare nei
confronti di chi è povero.
- NEOTES < fin dalla giovinezza <
- AGAPAO < AMORE generoso < usato questo verbo per Gesù. Compare qui in marco per la
prima volta e poi ricompare quando si disputa sul primo comandamento. Alcuni pensano a questo
AMORE come compassione per gli uomini che non riescono ad uscire dal legalismo.
- PTOKOS < POVERO, indigente
- Ma soprattutto seguimi < AKOLUTEO < SEGUIMI < SEQUELA < è un verbo all’imperativo.
- Alla fine l’uomo se ne va < verbo STUNKNASAS < DIVENTARE CUPO/TRISTE + verbo
LUPUMENOS < RATTRISTARSI, ESSERE IN PENA..Marco sottolinea la sofferenza interiore a
differenza degli atri 2 evangelisti.
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Molti (valore inclusivo, significa tanti! E non solo molti dei primi nel senso che qualcuno non sarà!)
dei primi saranno gli ultimi < ultima sentenza pronunciata da Gesù che fa concludere questo lungo
dialogo iniziato con i discepoli.
SINTESI
Questa volta si avvicina un uomo che non vuole mettere alla prova Gesù ma che vuole chiedere
una cosa, lo chiama maestro buono, lo interroga in maniera benevola. Non è chiara la motivazione
del rifiuto del titolo buono da parte di Gesù < come per ricondurre solo al padre la bontà.
Chi si avvicina a lui deve seguirlo cosi come chi sta camminando < cammino verso la croce
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Piuttosto che parlare di conversione parliamo di vocazione < in questo capitolo si parla della vera e
propria svolta della vita di Paolo che si ripercuote non solo su se stesso ma sull’intera Chiesa. Tutto
ciò non avviene per iniziativa di Paolo ma per un intervento travolgente di Cristo risorto. La
conversione di Saulo fa parte quindi di un piano divino.
Paolo da persecutore diventa discepolo e evangelizzatore.
Il capitolo 9 è quindi l’inizio di quello che sarà il processo di evangelizzazione e annuncio del
Vangelo in tutte le genti.
Di Saulo il persecutore se ne parla già in Atti 8 pertanto qui nel capitolo 9 il lettore è già a
conoscenza di chi è Saulo. L’intenzione di Luca non è però quella di presentare Saulo come un
assassino.
Luca va oltre Israele e estende il racconto a Damasco nella provincia della Siria < antica città
commerciale di cui ne parla anche Giuseppe Flavio in merito a un massacro di 15 mila giudei.
Non sappiamo perché Luca parla di Damasco, forse perché in realtà Saulo abitava li e non a
Gerusalemme.
Comunque Damasco aveva la sua importanza come confine con la terra santa.
Il riferimento ai sommi sacerdoti è un po' forzato < Saulo doveva essere membro del sinedrio o
essere un rabbino ordinato per avere un mandato del genere. Si ritiene che semplicemente era
stato inviato a Damasco da una sinagoga con una lettera di raccomandazione dai sommi sacerdoti.
Tuttavia queto apre un altro punto < l’autorità religiosa di Gerusalemme poteva avere
giurisdizione sulle sinagoghe delle diaspore, aveva il diritto di estradizione dal punto di vista
giuridico? La risposta è negativa. Saulo è andato di propria iniziativa e per questo cerca una lettera
di raccomandazione al sommo sacerdote < è una specie di lettera di presentazione che chiedo
quando devo andare in un posto dove non mi conoscono!
Nb < esagerazione letteraria pensare che Saulo volesse condurre i cristiani in catene a
Gerusalemme, ma la sua missione era finalizzata piuttosto a mettere in guardia le sinagoghe dal
pericolo di una nuova eresia e quindi della necessità di attuare misure più rigide.
Versetti 3,4
Avviene l’incontro con il Risorto a Damasco.
“All’improvviso” < fenomeno celeste inatteso < l’intervento di Dio avviene quando non te lo aspetti
“lo avvolse una luce dal cielo” < luce è elemento caratteristico della teofania, segno della gloria di
Dio che Luca specifica venire dal cielo
“cade a terra” < reazione allo spavento dell’uomo di fronte a una forza soprannaturale.
Qui c’è un collegamento con il testo di Ezechiele 26-29 < manifestazione teofanica < dopo aver
visto la gloria del Signore cadde a terra.
“saulo, Saulo…” < doppia chiamata a cui segue un rimprovero < perché perseguiti la mia Chiesa .
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Saulo risponde chiamandolo Signore.
“MA alzati in piedi..” MA < ALLA < in greco < per Saulo inizia una nuova esistenza. Saulo fino ad
allora era il padrone delle sue mosse, ora è Gesù che prende in mano le redini della sua esistenza.
Per dare un po' di movimento alla narrazione vengono menzionati alcuni compagni che
viaggiavano con lui che sentirono la voce ma non videro nulla in quanto l’apparizione era riservata
solo a Paolo. Il fatto che vi erano altri compagni era normale in quanto non si poteva uscire dalla
Palestina da soli, senza protezione.
Saulo si alza, è cieco perché ha avuto il contatto con Dio < non si tratta di una punizione ma di uno
stato di totale impotenza che ha un valore, un senso simbolico, come quello di Zaccaria nel tempio
quando diventa muto < per Paolo c’è necessità di riacquistare la vista per iniziare un nuovo
cammino di conversione.
Paolo ha bisogno di essere condotto per mano < necessità di aver bisogno di qualcuno che lo
conduce .
Paolo rimane a digiuno per tre giorni < questo digiuno non è inteso come atto di penitenza ma
forse come atto di preparazione al battesimo < era usanza fare 3 giorni di astinenza prima il
battesimo e in effetti Paolo poi riceve il battesimo (versetto 19)
Versetto 10
Entra in scena Anania < cristiano ellenista fuggito da Gerusalemme < era un giudeo, il suo nome
significa “misericordia”. Fa da intermediario nella storia al quale Gesù gli comunica quale sarà il
futuro di Paolo.
Conclusione del prof.
La vocazione di Paolo è narrata in 3 parti del libro, a partire con la discesa dello Spirito Santo.
Luca vuole farci vedere come Paolo inizia questa attività da Gerusalemme fino ai confini del
mondo.
(finisce qui, prox lezione è sulle lettere di Paolo) – ricorda di leggere la teologia paolina dal sito del
prof!
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