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Sociologia della cultura

CAPITOLO 1

Che cos’è la Cultura?

1. CULTURA DEI DOTTI (cultura alta): belle arti (pittura, scultura, architettura,
poesia, musica classica, teatro impegnato), letteratura seria. Mostre, Musei,
Convegni, libri, istruzione... Essa è legata alla sfera del sapere e della
conoscenza. Viaggiare: vedere, osservare, visitare luoghi.

2. CULTURA DEI POPOLI (Usi e costumi di una data popolazione, identit di un


popolo). Cultura popolare, folk, cultura di massa: ere e sagre popolari; concerti
di musica popolare (folk, leggera, jazz, blues, rock, pop, rap.); televisione,
cinema, radio, media digitali; lettura di romanzi rosa; fumetti.

La cultura è il modo in cui facciamo determinate cose e in cui interagiamo con le


altre persone, in un certo senso come vediamo la realt .

Due accezioni di cultura:

1. Approccio umanistico: “Quanto di meglio stato pensato e conosciuto”. La


cultura viene vista come ricerca dell’eccellenza e della perfezione (arte,
letteratura, etc.). Sfera specializzata di attivit umana. Cultura come aspetto
espressivo dell’esistenza umana. Cultura dei dotti.

2. Approccio delle scienze sociali: “Quell’insieme complesso”. Cultura come


insieme di pratiche e di signi cati condivisi dai membri di una societ . Cultura
come aspetto relazionale dell’esistenza umana. Cultura dei popoli.

LA VISIONE DELLE DISCIPLINE UMANISTICHE CLASSICHE

La concezione umanistica classica di cultura appartiene agli intellettuali della metà


del diciannovesimo secolo, i quali a ermano l’esistenza di una opposizione tra
civiltà e cultura, come reazione all’idea che il progresso illuminista fosse solo
bene co, e contro gli aspetti peggiori dell’industrializzazione.

Dal omento che la civiltà era industria, capannoni, automatismo, sfruttamento,


alienazione e disumanizzazione, la cultura era considerata l’espressione migliore e
pi bella della creativit umana, il “polo” positivo e in grado di salvare l’esistenza.

Caratteristiche della concezione umanistica classica:

• La cultura ha a che fare con la perfezione. coltivazione della mente e della


sensibilit umana.

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• La cultura un bene fragile e deve essere preservata in luoghi appositi come
musei, biblioteche, teatri.

• La cultura si oppone alle norme prevalenti dell’ordine sociale (ovvero agli aspetti
peggiori della civilt ). L'armonia tra cultura e società è possibile, ma raramente
viene conseguita.

• La cultura ha un’aura di sacralit e ine abilit ed separata dall’esperienza


quotidiana (sacralit simbolicamente a ermata dall’architettura dei luoghi deputati
alla sua conservazione).

• Ne deriva un’idea di cultura «alta» (visione valutativa), per pochi eletti (elitismo),
espressione di un etnocentrismo europeo (giudizio morale e intellettuale di
superiorit ).

Matthew Arnold: uno degli esponenti principali della corrente umanistica, avanzò la
Teoria universale del valore culturale, a ermando che la cultura lo studio della
perfezione, che pu portare nella società luce e bellezza, riguarda tutto ciò che di
meglio è stato pensato e conosciuto nel corso della storia degli esseri umani e
perché ha una ragione giusta, ossia illuminata e corretta. Arnold a erma che è il
potenziale educativo che permette alle persone di connettere la conoscenza al
comportamento e alla bellezza. Cultura «alta» contrapposta alla «cultura popolare».
Egli credeva che la cultura può essere l’agente umanizzante che modera le
conseguenze più distruttive della modernizzazione.

Origine del termine cultura

La parola cultura deriva, infatti, dal verbo latino colere, ("coltivare"), dapprima
utilizzata per la “coltivazione” dei campi e l’allevamento del bestiame, poi estesa
alla “coltivazione” dello spirito, delle arti e al “culto” verso gli dei.

Con l’educazione e la loso a si pu agire sull’animo umano ra nandolo e


nutrendolo proprio come si fa con i campi agricoli.

LA CULTURA NELLE SCIENZE SOCIALI

Durante il diciannovesimo secolo le nuove discipline come l’antropologia e la


sociologia cominciarono a pensare la cultura in modo diverso, considerando anche
il rapporto di questa con la societ , e approdarono a nuove de nizioni del concetto.

Il primo che tenta di dare una de nizione di cultura in questo senso è Herder,
losofo tedesco, il quale a erma che esista una molteplicità di culture, perché ogni
comunità e nazione ha culture diverse, e che siano tutte egualmente valide. 


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L'antropologo inglese Taylor a erma che la di erenza tra cultura e civiltà è
superata, e presenta il concetto di cultura attraverso tre caratteristiche:

1. acquisita (e non ascritta. Appartiene alla cultura tutto ci che frutto di


apprendimento e non di risposta geneticamente programmata (tratti sici,
bisogni e comportamenti di tipo biologico e dunque innati).

2. Esiste ovunque (non esistono popoli senza cultura) e ne esiste una per ogni
societ – variabilit dei costumi umani.

3. un «insieme complesso» di elementi, rintracciabili ovunque (diritto, tecnologia,


morale…)

Il concetto di cultura proposto dai primi scienziati sociali di fatto coincide con quello
di modo complessivo di vita.

Se, da un lato, si pone ne all’etnocentrismo e all’elitsmo di cui era vittima la


concezione umanistica tradizionale o classica, dall’altro non veniva ancora de nito il
campo di studio, l’oggetto di analisi. In pratica, si diceva che: « cultura tutto ci
che non natura».

De nizione di cultura secondo l’antropologo Geertz: «La cultura un modello di


signi cati trasmesso storicamente, signi cati incarnati in simboli, un sistema di
concezioni ereditate espresse in forme simboliche per mezzo di cui gli uomini
comunicano, perpetuano e sviluppano la loro conoscenza e i loro atteggiamenti
verso la vita».

Nell’accezione di Geertz, fatta propria anche dalla sociologia, la CULTURA è:

• Strettamente legata alla societ (armonia tra cultura e struttura sociale) da un


rapporto di determinazione per alcuni (teorie del ri esso) e di continuo
adattamento reciproco per altri.

• Circoscritta a ci che ha signi cato pubblico e condiviso

• Avalutativa e relativa

• Persistente e durevole, piuttosto che fragile (qualcosa da trasmettere e alimentare,


invece che conservare).

• Un prodotto dell’attivit umana che pu essere studiato empiricamente (da cosa


«sacra» ad agire sociale).

Sociologia della cultura

La SOCIOLOGIA DELLA CULTURA, branca relativamente recente della Sociologia,


osserva i fenomeni culturali (storie, credenze, media, opere d’arte, pratiche religiose,

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mode, rituali, sapere specialistico, senso comune, etc.) concentrandosi appunto sui
rapporti reciproci con la struttura sociale.

Nessuna societ pu sussistere, perpetuarsi e riprodursi senza una rete di signi cati
- norme, valori, credenze, simboli espressivi - che nel loro insieme de niscono la
sua cultura.

«La sociologia [della cultura] cerca di comprendere come la costruzione di senso


delle genti plasmi la loro azione razionale, come la loro posizione di classe modelli i
loro racconti - in breve, come la struttura sociale e la cultura si in uenzino
reciprocamente»

• La cultura si riferisce al lato espressivo della vita sociale: comportamenti, idee e


oggetti che possono essere visti come rappresentanti di qualcos’altro.

• La struttura si riferisce alle relazioni tra i membri della societ (gerarchie, gruppi,
classi, etc.), alle istituzioni, ai fattori politici ed economici.

L’interesse per lo studio della dimensione culturale dei fenomeni sociali era gi
presente tra i sociologi classici (Marx, Weber, Simmel, Durkheim).

Questi autori, infatti, avevano mostrato una particolare sensibilit per lo studio della
cultura (delle norme sociali, dei valori, delle credenze e dei simboli espressivi) e,
ritenendola parte integrante della comprensione complessiva della societ e
dell’agire sociale, l’avevano posta al centro della teoria sociologica.

Tuttavia, non avevano pensato ad essa come l’oggetto di una disciplina


specialistica (la Sociologia della cultura, appunto).

DEFINIZIONE DI CULTURA DI GRISWOLD

La CULTURA per Wendy Griswold si riferisce al lato espressivo della vita umana:
comportamenti, oggetti e idee che esprimono o rappresentano qualcos’altro. La
cultura implica signi cato, come hanno a ermato Geerz e Weber.

Si tratta di una de nizione operativa e non valutativa che non si focalizza sul
“meglio”, ma non neppure onnicomprensiva, bens restringe la cultura a ci che
ha signi cato per i membri di una determinata societ o gruppo sociale. La cultura
di una comunità in uenza la sua struttura sociale e viceversa.

RETE DI SIGNIFICATI che nel loro insieme de niscono la cultura:

• Valori: asserti prescrittivi inerenti a COSA è giusto e desiderabile in una società.

• Norme: asserti prescrittivi su COME ci si deve comportare in una determinata


società per realizzare determinati valori.

• Credenze: modo in cui una società pensa che il mondo funzioni.

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• Simboli espressivi: modo in cui le norme, i valori e le credenze vengono
rappresentati.

TIPI DI SIGNIFICATO: il signi cato si riferisce alla capacita di un oggetto di


suggerire o indicare qualcos’altro.

• Signi cato semplice (segno) DENOTA una corrispondenza biunivoca fra l’oggetto
del signi cato e il signi cato stesso, per cui vi è un singolo referente. Come il
colore del semaforo.

• Signi cato complesso risiede in segni chiamati simboli, che non rappresentano
un singolo referente, ma evocano una molteplicità di signi cati. Non denotano ma
evocano emozioni forti, e possono spesso unire o disgregare i gruppi sociali.

Interpretazione dei signi cati

La cultura fatta per lo pi di signi cati complessi e non di signi cati semplici; di
signi cati incorporati in simboli.

Per capire la cultura dobbiamo essere capaci di sbrogliare queste reti ingarbugliate
di signi cati espressi dai simboli e condivisi dalla societ .

Produzione e riproduzione di cultura sono processi sociali di interazione,


socializzazione, apprendimento.

Analogamente all’antropologia culturale (Geertz, 1973) l’analisi sociologica della


cultura parte dalla premessa che quest’ultima o ra orientamento e diriga il
comportamento umano.

Interpretazione dei signi cati in Geertz

Geertz: «L’uomo ha bisogno di fonti simboliche di illuminazione per trovare la sua


strada nel mondo, perch quelle di tipo non simbolico, inserite nel suo corpo
costituzionalmente, gettano una luce troppo so usa».

«Il concetto di cultura che esporr essenzialmente semiotico. Ritenendo, insieme a


Max Weber, che l’uomo un animale impigliato nelle reti di signi cati che egli stesso
ha tessuto, credo che l’intera cultura consista in queste reti e che perci la loro
analisi non sia anzitutto una scienza sperimentale in cerca di leggi, ma una scienza
interpretativa in cerca di signi cato»

Interpretazione dei signi cati in Griswold

Come il ragno che tesse la tela (in modo istintuale): tutti gli animali sono orientati
nella conoscenza dalla genetica invece gli esseri umani alla nascita sono
psicologicamente incompleti. Devono imparare a vivere. L’apprendimento il
processo sociale di interazione e socializzazione con il quale si trasmette la cultura.

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La cultura umana compensa l’incompletezza genetica fornendo all’uno senso e
ordine. LA CULTURA è la bussola contro il caos degli eventi.

Oggetto culturale

Per la Griswold l’oggetto culturale è il punto di partenza di uno studio sociologico


sulla cultura.

• Un oggetto culturale è un signi cato condiviso e socialmente incorporato in una


forma.

• Ha un signi cato condiviso: gli stato attribuito un senso che , appunto,


condiviso da coloro i quali si riconoscono in quella cultura.

• Il «senso» si riferisce alla capacit dell’oggetto di suggerire o indicare


qualcos’altro. Es. Il suono dell’allarme del palazzo indica che bisogna uscire per
motivi di sicurezza.

• Un oggetto culturale, dunque, un’espressione signi cativa che udibile, visibile,


tangibile, o articolata, e che ci racconta una storia.

Un esempio di oggetto culturale può essere il pane, che di per sé non è un oggetto
culturale, è un alimento, ma che può assumere un signi cato culturale in
determinate situazioni: ad esempio, il Wonder bread, il pane bianco molto di uso in
America, incarnava la concezione infantile del benessere per i bambini americani del
dopoguerra. Negli anni ‘60, per ribellarsi alla cultura del capitalismo, i giovani
sceglievano invece di mangiare pane integrale s dando le convenzioni con cui
erano cresciuti.

Non tutti gli eventi riescono a trasformarsi in oggetti culturali, ma anzi gli eventi che
diventano oggetti culturali sono spesso quegli eventi che sono istituzionalizzati,
attraverso il governo o comunque i potenti.

Il diamante culturale

Per studiare sociologicamente gli oggetti e i processi culturali, le connessioni, i


legami tra culture e societ , Wendy Griswold propone lo schema del «diamante
culturale».

Non una teoria, n un modello, ma uno strumento di analisi, la cui funzione è


quella di evidenziare i collegamenti che esistono tra i vari aspetti principali di una
società relativamente alla cultura. Gli oggetti culturali sono creati dagli esseri umani
– lo stesso concetto di cultura afferma che la cultura è qualcosa che appartiene a
essere umani. Chi crea gli oggetti culturali viene chiamato creatore culturale.

Gli oggetti culturali, però, per definizione devono essere anche trasmessi e devono
essere ricevuti: chi riceve l'oggetto culturale si chiama ricevitore culturale; il ricevitore

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culturale non si limita a ricevere l'oggetto ma lo elabora, e quindi egli stesso è


creatore di significati, è un partecipante attivo alla creazione del significato
dell’oggetto culturale.

Entrambi, creatori e ricevitori, insieme allo stesso oggetto culturale, sono inseriti in
un contesto più ampio che è chiamato mondo sociale. Il mondo sociale comprende il
contesto economico, sociale, e culturale, di un determinato momento nel tempo.

Ed ecco creato il diamante culturale: è composto da quattro vertici - il mondo sociale


in alto, a destra ricevitori culturali, in basso l’oggetto cultura, e a sinistra i creatori
culturali - e sei connessioni che uniscono i vari vertici a due a due.

CAPITOLO 2 Rapporto tra mondo sociale e oggetti culturali

Teoria del ri esso: la cultura viene intesa come specchio della realtà sociale, ma
questo non esclude che anche la struttura possa ri ettere della cultura. Entrambe le
scuole di pensiero più di use nel ventesimo secolo, funzionalismo e marxismo,
impiegano questa teoria (e sarà poi Weber a criticarla). In realtà, però, questa teoria
ha origini più antiche, perché trova le sue radici nella Grecia di Platone, secondo il
quale al di là di ogni apparenza, si trova una forma ideale e dunque l’arte e la cultura
in generale ri ette la società, ma è un ri esso ‘meno reale’, essa è doppiamente
distante dalla forma reale. Platone connette la sua obiezione all’arte basata sulla
teoria delle forme all’obiezione basata sulla funzione educativa della cultura. In
realtà la teoria platonica vede la cultura come qualcosa di meno reale della realtà,
qualcosa di separato dalla realtà, che è l’idea che riprendono i funzionalisti e
marxisti, teorizzando che però, se un'entità ne ri ette un'altra, la prima deve essere
molto simile alla seconda. Per Aristotele la cultura imita le verità universali circa
l’esistenza umana, quindi è ‘più profonda’ della realtà sociale e può rappresentare
gli universali umani. Il pensiero aristotelico è alla radice del pensiero dell’arte come
perfezione. Secondo l’idealismo la cultura è la materializzazione di spirito, bellezza e
verità universale, come tale è serata dall’esistenza materiale. L’ideale precede il
materiale.

ES teoria del ri esso: I reati hanno avuto un andamento stabile, mentre ci è stato un
andamento altalenante delle notizie e della percezione del rischio della criminalità in
Italia tra il 2005 e il 2011. Il tema della cronaca nera, nel mese precedente alle
elezioni europee del 2019, è stato il primo tema nel telegiornali italiani, il 21%
nonostante i reati fossero in calo.

La teoria del ri esso nel pensiero sociologico

• Karl Marx: materialismo storico, la cultura come sovrastruttura delle forze di


produzione, dalla Terra al Cielo.

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• Teoria critica della Scuola di Francoforte: industria culturale, funzione


misti cante della cultura.

• Funzionalismo: societ come organismo vivente, interdipendenza delle parti,


forte congruenza tra cultura e struttura sociale, reciproco adattamento e ri esso,
cultura come testimonianza sociale.

• Max Weber: la cultura ha un e etto sulla societ , “Etica Protestante e spirito del
Capitalismo moderno”, cultura come gli scambi di un binario, categoria del senso.

KARL MARX

Marx a ermava che la cultura, la religione e la politica sono ‘sovrastrutture’ poste


su una base fatta di forze materiali di produzione e delle loro fondamenta
economiche. La cultura è l’ideologia della classe dominante, ovvero il ri esso della
struttura dei rapporti sociali che scaturiscono dai rapporti di produzione di
un’epoca. L’ideologia è vista come:

• pensiero meta sico degli idealisti che erroneamente concepiscono le idee come
indipendenti dagli uomini, mentre queste sono per i due autori diretta emanazione
del comportamento materiale.

• camera oscura che capovolge la realt , facendo apparire ai singoli che le idee
governano la vita materiale, nascondendo il fatto che quest’ultima a produrre le
prime. Il capovolgimento dovuto alla divisione del lavoro in manuale e
intellettuale.

Il compito del nuovo materialismo storico è basato sulla PRASSI RIVOLUZIONARIA


era: 1) svelare il mistero del dominio borghese; 2) superare la societ capitalistica e
a ermare la societ umana nella quale si realizzi la reciprocit e l’identit di umano
e sociale (senza classi e senza propriet privata).

La cultura è al centro della teoria marxiana ma essa è il prodotto della struttura,


della base materiale.

L’unico modo per conoscere la realt negare come essa si presenta, la sua
apparenza, per fare emergere la sua vera essenza. Il mondo delle idee, dei pensieri,
delle rappresentazioni il risultato del comportamento materiale degli uomini
storicamente determinati. Quindi, per conoscere la verit sulla societ , sui rapporti
sociali dobbiamo analizzare la sua base materiale, i rapporti economici che la
sottendono e non la sua ideologia, ci che essa dice di se stessa.

Teoria del ri esso: ‘dalla terra la cielo’

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Le idee dominanti in una società sono le idee della classe dominante. Lo studioso
della cultura deve cercare le origini sociali dei valori e dello spirito culturale nelle
basi materiali, sopratutto nelle contraddizioni di classe.

Materialismo storico: ‘dalla terra al cielo’, dalla struttura sociale alla cultura.

Falsa coscienza nella teoria marxiana

Marx sostiene che non sia la coscienza degli uomini a determinare il loro essere, ma
il loro essere sociale a determinare la loro coscienza. In altre parole, per "falsa
coscienza" si intende l'errata percezione che il sé sia autonomo: la coscienza
individuale è infatti forgiata da quella collettiva, sociale. In particolare, la coscienza
della società è quella della classe dominante, la quale si impone sulle altre, tanto nei
rapporti di produzione quanto nelle sovrastrutture culturali e politiche. L'ideologia
dominante è infatti spacciata per universale e funge come strumento di
legittimazione della posizione di potere della classe dominante, nonché tutela dei
suoi interessi. In conclusione, per analizzare un periodo di trasformazione, è
necessario giudicarne la coscienza non come elemento indipendente, bensì come
prodotto degli antagonismi e delle contraddizioni delle forze materiali, economiche e
di produzione.

L’ideologia capitalistica di usa anche tra la classe proletaria a causa della


mancata consapevolezza/coscienza dei propri interessi di classe o per paura delle
conseguenze con ittuali.

L’acquisizione di una propria coscienza di classe da parte del proletariato era per
Marx un elemento indispensabile per la trasformazione materiale e, quindi, spirituale
della societ .

Per il materialismo storico la CULTURA dunque dipendente dalla vita materiale di


una societ e come tale costituisce una sovrastruttura materiale di una struttura
materiale. Il materiale precede, anche per importanza, l’ideale. Il modo di
produzione della vita materiale in uenza il processo sociale, politico e spirituale
della vita. Non la coscienza degli uomini che in uenza il loro essere, ma al
contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza.

Cultura determinata o in uenzata dalle condizione materiali? Raymond Williams e il


tema della “determinazione”: determinare in Marx non vuol dire strettamente
causare, non “predire compiutamente” ma “porre limiti, fare pressione”. Secondo il
neo-marxista la Sovrastruttura in uenzata dalle condizione materiali (struttura) ma
non strettamente determinata, dipendente da esse.

SCUOLA DI FRANCOFORTE

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I ricercatori della Scuola di Francoforte riprendono la visione di Karl Marx e
in uenzano fortemente la sociologia europea nella visione della cultura e dei media.
La SdF ritiene che la cultura non sia un mero sottoprodotto della base materiale
della societ capitalistica (e dunque del processo di industrializzazione) ma un
agente attivo al servizio delle istituzioni, che porta all’annullamento della capacità
critica dell’individuo (viene sì portata alle masse, ma è svuotata in quanto non è più
luogo di generazione di senso, ma solo di puro intrattenimento). Grande critica
verso tutti gli apparati burocratici. Infatti, la cultura viene chiamata, dalla scuola di
Francoforte, industria culturale, per sottolineare la sua natura antidemocratica;
secondo questa teoria vi è uno spostamento dai valori culturali di produzione a
quelli di consumo e si dà importanza al tempo libero. La preoccupazione della
Scuola di Francoforte è che la gente sia troppo stordita dai mass media per
protestare, o anche solo per accorgersi, che le loro libertà stiano venendo a
mancare: l’energia che gli individui potrebbero canalizzare per modi care fenomeni
sociali viene neutralizzata dalla spinta ai consumi, e quindi vi è riconciliazione del
lavoratore con l’ordine sociale.

Clima economico, politico e sociale: passività della classe operaia, revisionismo


socialdemocrazia, rovesciamento parlamenti liberali ed esperienza sovietica
(fallimento della teoria marxiana).

Riferimenti teorici: dialettica hegeliana e teoria marxiana, teoria psicoanalitica


freudiana, storicismo tedesco di Lucaks, esistenzialismo di Heidegger.

La scuola ha un approccio interdisciplinare: loso a, ricerca sociale e psicoanalisi,


si mescolano generando una critica radicale alla societ industriale, intesa come
società della razionalizzazione. Questi autori sviluppano un’analisi culturale
empirica volta ad una riforma sociale totale.

Teoria critica della società: ride nizione del ruolo dell’attore sociale di fronte ad un
potere totalizzante. Comprensione dei meccanismi attraverso cui il potere riesce ad
esercitare il controllo sulle masse, agendo sulle coscienze individuali. Processo di
MISTIFICAZIONE DELLE COSCIENZE. Meccanismi ideologici: consenso e
persuasione.

Critica marxismo: gli studiosi della Scuola ritengono che il marxismo riduca l'arte e
la cultura all'economia, facendo dipendere il simbolico dall'infrastruttura economica;
essi invece sono interessati ai meccanismi psicologici e alle forme psicoanalitiche
chiesto stanno al funzionamento della cultura

Scienza sociale come critica sociale, forza di trasformazione che ha lo scopo di


liberare l’individuo dal suo essere mera espressione della logica economica
(produzione e consumo) e degli apparati burocratici. ESTREMIZZAZIONE DEL
PROCESSO DI RAZIONALIZZAZIONE.

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Ricerca sociale: il programma di ricerca contiene la compresenza di pulsioni che
vanno luna nella direzione di fare ricerca critica e di mantenere in vita il pensiero
negativo, l'altra nella direzione di conoscere individuare, da vari studiosi, le
trasformazioni in corso nella società.

Falsa coscienza: errata percezione che il sé sia autonomo

Ciò che garantisce il mantenimento del sistema è l’interiorizzazione della


costrizione, sia attraverso le istituzioni sociali, sia attraverso le ideologie e le forme
culturali. tra le istituzioni sociali gli autori della Scuola mettono in primo piano: la
famiglia borghese e l’industria culturale.

Critica famiglia borghese: ruolo della famiglia borghese nello sviluppo della
personalità autoritaria:

• scarica sugli altri la propria frustrazione

• si a da all’autorità di un leader per soddisfare i propri bisogni

Assicura la riproduzione dei caratteri dell’uomo richiesto dalla società capitalistica,


ri ettendo la struttura autoritaria sulla quale si fonda l’ordinamento borghese.

Industria culturale: Nella ‘dialettica dell’Illuminismo’ si pone l’attenzione sulla


nascita di un nuovo fenomeno: l’industria culturale che è un complesso di
organizzazioni che trasformano la creatività in merce. La produzione di prodotti
culturali segue la stessa logica e dinamica di qualsiasi altra produzione industriale,
ma in questo caso lo sfruttamento degli individui non viene attuato solo dal potere
economico e politico, ma si espande anche nel tempo libero. Inoltre la pretesa
dell’uomo di dominare la natura si rovesciata nell’asservimento dell’uomo e nella
sua degradazione. A di erenza di Marx, essi ritengono che la cultura sia un agente
attivo al servizio delle istituzioni e i cui meccanismi di asservimento devono essere
"illuminati" e svelati, al ne di produrre consapevolezza è possibile mutamento.
Nell'industria culturale la comunicazione è unidirezionale, non è previsto che gli
utenti siano anche emittenti, quindi la apparente democraticità data dal fatto che le
informazioni siano disponibili per tutti viene controbilanciata negativamente.

Si abbandona il concetto di cultura di massa perché rimanda all’idea di una cultura


che scaturisce spontaneamente dalle masse. Natura antidemocratica dell’industria
culturale. Il concetto di industria culturale rimanda, invece, all’idea che lm, radio
e giornali costituiscono un sistema, il cui ne è quello di produrre ricchezza,
manipolando i bisogni dei consumatori. Divertirsi signi ca essere d’accordo, non
pensare. L'industria culturale è una ‘fabbrica del consenso' che ha eliminato la
funzione critica della cultura attraverso la costruzione di un sistema dei media
governato istituzionalmente, che presenta un'o erta solo apparentemente
diversi cata e che nasconde l'insidia del perseguimento del dominio sull'individuo

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Tempo libero, arti e cultura vengono ltrati dall’industria culturale, che regola la loro
ricezione con la logica del valore di scambio. L’industria culturale è una parodia
dell’aspirazione alla felicità. L’industria culturale porta la cultura alle masse, ma si
tratta di una cultura svuotata in quanto non è più luogo di generazione di senso, ma
di puro intrattenimento e di manipolazione al ne di riprodurre l’adattamento di
ciascuno all’ordine sociale esistente. ALIENAZIONE anche nel tempo libero.

Se per Horkheimer e Adorno la categoria del genere è un simbolo della


manipolazione del pubblico, per i cittadini è solo uno strumento che consente loro
di muoversi all'interno di una programmazione televisiva, cinematogra ca o
letteraria. Per questa ragione tale categoria continua essere un utile strumento
euristico da consultare e da utilizzare per l’analisi dell’o erta mediale.

Grande analogia tra i regimi nazisti, fascisti e sovietici e la società di consumo


occidentale perché in entrambi i casi l’uomo non è libero. Il consumo è una
privatizzazione della vita e della felicità.

• L’industria culturale produce il consumatore e plasma i sui gusti (le indagini di


mercato sono una tecnologia di controllo e produzione in serie di gusti e identità)

• L’energia che l’individui potrebbero canalizzare per modi care fenomeni


(rivoluzione sociale, politica e culturale) viene neutralizzata dalla spinta ai consumi:
riconciliazione del lavoratore con l’ordine sociale.

WALTER BENJAMIN - Era della riproducibilità tecnica e mutamento della cultura di


massa.

Secondo Benjamin, autore dell’Opera d’arte nell’età della sua riproducibilità tecnica,
vi è una perdita della dell'aura di unicità dell'opera d'arte dovuta alla sua possibile
riproduzione. la fotogra a e il magnetofono creano delle riproduzioni delle opere
artistiche, a causa delle quali se ne perde l'unicità. Infatti è possibile a ermare che
l’esperienza artistica si allarga ma allo stesso tempo si trasforma radicalmente.

1. Concetto di ‘aura’: un’opera d’arte originale possiede un’esistenza unica,


immersa nella tradizione, nel rituale e condizionata da un’autenticità e
un’autorità in qualche modo magiche.

2. L’era della riproduzione tecnica ne demolisce queste condizione, l’hic et nuc

3. L’arte diviene accessibile e disponibile attraverso le diverse riproduzioni mediali


di massa, come nella produzione in nita di copie consentite da fotogra a e
cinema.

4. Mentre svaluta il valore culturale produce una vicinanza attiva del pubblico a
contenuti che divengono più familiari nell’esperienza e che impara a elaborare e
valutare in un processo di disimpegno.

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Vi è la morte dell’aura artistica: da mondo spirituale ed estetico degli uomini,
fondato sulla contemplazione e il raccoglimento, a luogo della ricezione di massa
delle «merci culturali» (i prodotti dell’industria culturale), che invitano all’introiezione,
allo sguardo distratto, al puro divertimento e che sono governati dalla logica del
valore di scambio.

Egli osserva che quanto più la coscienza deve essere continuamente all’erta
nell’interesse della difesa dagli stimoli e quanto maggiore è il successo con cui essa
opera, tanto meno le impressioni penetrano nell’esperienza.

Lo spettacolo viene considerato dagli studiosi della Scuola come una forma di
aggressione all’umano.

Da un lato ci troviamo di fronte alla democratizzazione della massa, dall’altro, vi è il


rischio di uniformizzazione: la cultura infatti viene consumata per svago (distrazione
del consumo mediale).

MARCUSE

Secondo Marcuse vi è una di erenza tra bisogni veri, spontanei, autentici, vera
espressione dell’essere umano e bisogni falsi, indotti dal sistema dell’ideologia
dominante, determinati dalla produzione (guidati dal principio della prestazione).
Scopo ideale della società del futuro è la sostituzione dei bisogni falsi da parte di
quelli veri, attraverso l’abbandono della soddisfazione repressiva.

• Nuova concezione estetica della vita fondata sulla libera espansione dei bisogni
umani, su un rapporto contemplativo con la natura (societ apollinea, armonica e
serena).

• L’arte rappresentava per Marcuse l’opposizione al principio della realtà, egli si


immaginava una società come un’opera d’arte, di libera creatività dell’uomo.

La SdF vede la cultura di massa alla base della distrazione e impotenza delle masse
nelle societ moderne. Gli studiosi si concentrano sull’analisi del testo come veicolo
dell’ideologia dominante. Un esempio di analisi la ricerca di Lowenthal delle
biogra e degli americani famosi sulle riviste popolari a inizio secolo e negli anni ’40.
Scopre innanzitutto che i soggetti delle interviste cambiano, perché passano da
professionisti illustri, in particolare della scienza, come inventori e scopritori, ma
anche imprenditori, a personaggi famosi nel campo dell’intrattenimento. Questo,
secondo Lowenthal, rappresenta uno slittamento da un’economia di produzione a
un’economia di consumo e dedicata al tempo libero. Inoltre, nota che anche la
struttura delle biogra e cambia, perché esse si focalizzano sulla vita privata e
quotidiana dei propri soggetti, mentre, in passato, ne enfatizzavano l'aspetto
elevato e separato dall’individuo comune. Ciò sottolinea i limiti dell’individuo e lo
spinge a preferire il consumo alla produzione.

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I generi di cultura: Secondo la SdF l’obbiettivo dell’industria culturale l’easy
listening ovvero il consumo distratto, che fa s che l’individuo non debba fare
alcuno sforzo nella scelta di fruizione dei media. Per questo motivo l’industria
culturale usa lo strumento della stereotipizzazione che consiste in modelli
ricorrenti e facilmente riconoscibili. Tali modelli sono i ‘generi’ e il consumatore
struttura un modello di aspettative per ciascun genere. Il modello attitudinale di
fruizione è la negazione dell’individualità. Ad esempio, Adorno accusa la musica
popular di essere una semplice ripetizione del già noto, apprezzata dal pubblico per
la sua familiarità. Egli ritiene che psicologicamente vi sia una regressione infantile.

La teoria critica della SdF nel Diamante culturale e ruolo del fruitore/ricevitore

Riprendendo il modello del diamante culturale, la scuola di Francoforte ritiene che il


creatore sia il sistema dell'industria culturale, e che quindi sia al servizio
dell’autorità. Essa spinge ricevitore o fruitore al consumo; il ricevitore è passivo,
isolato, e facilmente in uenzabile, ed è in armonia con la sua situazione e con il
contesto in cui si trova, con l’ordine sociale, perché le sue possibili idee
rivoluzionarie sono state neutralizzate dalle costanti proposte di svago, svago che è
regolato dall’industria culturale.

Il creatore è chi detiene il controllo di importanti società produttrici di cultura (specie


i media), e non ha semplicemente un potere economico, ma anche un potere di
indirizzamento dell’opinione pubblica.

La comunicazione tra creatore e ricevitore è unidirezionale, non è previsto che gli


utenti siano anche emittenti, quindi la apparente democraticità data dal fatto che le
informazioni siano disponibili per tutti viene controbilanciata negativamente.

Una delle critiche poste la scuola di Francoforte riguarda proprio la gura del
ricevitore, perché la scuola dà per scontato che il pubblico sia passivo e quindi non
studia l’individuo in quanto consumatore.

FUNZIONALISMO

La concezione funzionalistica della societ e della struttura sociale trae origine dal
pensiero di Herbert Spencer (1820-1903) e di mile Durkheim (1858-1917), e vede il
T. Parsons (1902-1979) uno dei suoi massimi esponenti.

Per il funzionalismo le societ sono paragonabili agli organismi viventi per tale
motivo le loro varie parti vengono ritenute dei sistemi i quali, a loro volta, operano
insieme come un tutto funzionante. Esattamente come gli organi di un corpo
vivente, anche le parti di un'unit sociale evoluta e complessa sono di erenti tra
loro: cos come la religione rispetto alla politica, il lavoro rispetto alla vita familiare
etc. Dunque, ogni parte interdipendente all’altra e legata da un rapporto di
reciproca congruenza.

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La teoria del ri esso ‘funzionalista’

L’essenza del funzionalismo è che le societ umane per svilupparsi esprimono


bisogni concreti e le istituzioni sociali sorgono per soddisfare questi bisogni. In
particolare una società ‘sana’ esiste in uno stato di equilibrio, dove le istituzioni
(scuola, famiglia, politica, etc.) operano in un sistema dalla mutua
interdipendenza per soddisfare i bisogni della societ . L’incapacità di
adattamento è disfunzionale. ES: ogni societ ha bisogno di crescere e socializzare i
suoi giovani, cos ogni societ ha una struttura relazionale istituzionalizzata,
chiamata famiglia, che svolge questa funzione.

• Inoltre, ogni livello sociale (la cultura, la politica, l’economia, l’ordine sociale)
fornisce ‘input a’ e riceve ‘output’ da ogni altro livello. La condizione naturale di
ogni società è una condizione di consenso culturale. La cultura ri ette la societ
nel senso che ci informa su come funziona una certa societ in una data epoca.

La cultura serve a garantire la coesione sociale, quindi la sopravvivenza della


societ , perché la condizione naturale di ogni società è una condizione di equilibrio,
in cui le varie istituzioni, che sorgono proprio per soddisfare i bisogni sociali, sono in
rapporti di interdipendenza equilibrata.

ES: Lo Stato mediante scuola garantisce socializzazione di base. Le corporazioni


professionali garantiscono socializzazione specialistica (secondaria), funzionale a
garantire la divisione sociale del lavoro in societ complesse come quella moderna.
(Durkheim).

Talcott Parsons

Società sociale (aspettative di ruolo); Sistema culturale (valori e norme); Sistema


della personalità (socializzata).

Perché un sistema sociale funzioni è necessario che i suoi membri siano dotati di
personalità che abbiano fatto propri i valori e le norme in cui si esprime una cultura
comune.

Per Parsons:

• La cultura ha una funzione normativa (prescrive cosa fare, fornisce motivazioni)

• La psiche controlla l’organismo, ma è limitata dal sistema sociale e ancor pi dal


sistema culturale (in uenza di Freud su Parsons)

• La cultura considerata un sistema gi dato (di cui non si indaga l’origine) che
in uisce sulla vita individuale e sociale: come la “benzina” per l’auto... motiva
l’individuo all’azione e fa funzionare la societ

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Teoria del ri esso in Parsons: la societ per funzionare si d dei modelli di
comportamento condivisi, ossia la cultura che orientano l’azione individuale.

Funzionalismo VS Marxismo

1. Mentre il marxismo incentrato sul cambiamento ed il con itto, visto come


dell’evoluzione umana.

2. Il Funzionalismo incentrato sulla stabilit , l’armonia, e i con itti sono visti


come “disfunzionali” al buon funzionamento del sistema.

1. Se per Marx: la cultura sovrastruttura, dunque condizionata dalla base


materiale

2. Per il Funzionalismo la cultura ri ette la societ nel senso che risponde su


come funziona una certa societ in una data epoca.

Critiche alla metafora dello specchio funzionalista

La funzione di "testimonianza sociale" della cultura (secondo cui si può leggere una
società attraverso le sue opere culturali) è fuorviante. Gli oggetti culturali spesso
idealizzano alcuni aspetti dell'esperienza sociale oppure sottolineano alcuni aspetti
meno positivi per fare "critica sociale" (oppure mettono in primo piano il
sensazionale). ES: alcune sit com di soggetto domestico, principalmente negli anni
50, o rivano un ritratto molto distorta di ciò che era veramente la vita delle famiglie
americane (‘papà ha ragione’).

Modelli di ri esso funzionalismi complessi

Il modello puro dello specchio in cui struttura sociale e culturale si adattano l'una
all'altra per soddisfare i propri bisogni funzionali sembra di cile da accettare.
Esistono però modelli del ri esso funzionalista più complessi che risolvono alcune
delle obiezioni mosse. Lo storico dell’arte Baxandall suggerisce un modo per
tradurre il modello ri essivo di base sul diamante culturale, in tutti i suoi punti le sue
connessioni. In uno studio sui pittori italiani del XV secolo, egli ha dimostrato come
le opere di questi pittori ri ettessero:

• Transazioni commerciali: contratto tra pittore e cliente (linea orizzontale del


diamante)

• Valori mutevoli: il passaggio dai pigmenti alle abilità pittoriche ri ette il


cambiamento negli stili di consumo dei ricchi, sorgere del gusto per attestare la
propria posizione di classe e di ricchezza;

• l’occhio dell’epoca: questo importante concetto si riferisce alla capacità


cognitiva e allo stile di un’epoca. Baxandall dà una de nizione sociologica del

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gusto, inteso come conformità tra le capacità discriminatorie dei pittori e quelle
del loro pubblico.

• Secondo la teoria di Baxandall, la cultura non è un ri esso diretto della società,


ma è mediato dalle menti degli esseri umani. La sua è comunque una visione
funzionalista perché esprime il bisogno della classe mercantile in ascesa di
dimostrare la propria ricchezza che incontra gli interessi dei pittori che cercano
acquirenti che capiscano e approvino la loro arte. Mercanti e pittori sono
funzionalmente adatti.

MAX WEBER

Il pensiero di Weber assume importanza per la sociologia della cultura perch


capovolge l’impostazione della teoria del ri esso marxiana e funzionalista (ovvero
che la cultura è il ri esso del mondo sociale). Per Weber è il mondo sociale che
può essere il ri esso della cultura (come succede alla nascita del capitalismo,
ri esso della cultura calvinista). Egli riteneva che lo spirito del capitalismo
implicasse la presenza di un’etica o un senso del dovere verso una vocazione,
rintracciabile ad esempio in alcuni aforismi di Benjamin Franklin ‘Il tempo è denaro’.

De nizione di cultura di Max Weber

La cultura è l’insieme delle interpretazioni fatte proprie dai gruppi sociali. Tali
interpretazioni sono composti dai fenomeni sociali di grande portata come i
costumi, le convenzioni, le regole, le leggi e le istituzioni che caratterizzano i gruppi
stessi, conferiscono a tali gruppi un’identità collettiva, che trasmettono e a volte
impongono agli individui. In generale, l’agire sociale ri ette i signi cati culturali.

Ipotesi veri cata da Max Weber nell’opera “L’etica protestante e lo spirito del
capitalismo”.

Ne l’etica protestante e lo spirito del capitalismo, Weber avanza l’ipotesi, veri cata
secondo il metodo scienti co comprendente, che l’etica protestante abbia aiutato lo
sviluppo del capitalismo moderno occidentale. Egli a erma che l'occidente è
particolare perché promuove l'organizzazione capitalista del lavoro umano,
l’accumulo del capitale in modo paci co, la separazione dell’azienda dalla casa, e
l'importanza della contabilità nazionale. 

Comincia il suo studio con una un’osservazione:, come venivano rappresentati i
protestanti nelle attività economiche di tipo capitalistico rispetto alla controparte
cattolica. Infatti, l’idealtipo del capitalista non è quello di un edonista che gode della
sua ricchezza, ma è quello di un’asceta che non ricava niente per sé dalla sua
ricchezza, se non l’irrazionale sensazione del compimento del suo dovere
professionale. Questa vocazione deriva da due idee religiose protestanti, secondo
Weber, ossia: la vocazione di Martin Lutero e la predestinazione di Calvino. La

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vocazione di Martin Lutero riguarda la giusti cazione morale dell’attività mondana,
perché Lutero a ermava che la provvidenza assegni a ognuno di noi un lavoro
speci co, un ruolo speci co nel disegno divino, e che quindi il proseguimento di
una professione, di una vocazione, sia un modo per servire Dio. Calvino invece
a ermava che Dio avesse predestinato tutti gli individui al paradiso o all'inferno.
Secondo Weber, questa pressione spirituale crea anche una pressione psicologica
nel credente, che quindi cerca conferme, anche sotto consiglio del clero, di una
possibile salvezza nella vita mondana. Come? Prima di tutto, è dovere di ciascuno
di considerarsi salvo e non dannato; secondo, si può acquisire ducia nella propria
destinazione tramite le opere buone, l’autocontrollo, e l'attività nanziaria. Weber
de nisce questo atteggiamento ascetismo intramondano. Queste credenze hanno
due conseguenze nella vita reale: l’accumulo di capitale, e lo sviluppo di un
atteggiamento verso il lavoro duro come cosa moralmente giusta e buona in sé
stessa.

La teoria del ri esso per Max Weber

Weber riteneva sbagliato sia assolutizzare la spiegazione economista del


capitalismo (secondo la quale il calvinismo è nato per trovare una giusti cazione più
consona all’agire economico capitalista), sia la spiegazione culturista (secondo la
quale il calvinismo ha prodotto il capitalismo). Si tratta per il Sociologo tedesco di
due spiegazioni parziali, dipendenti dal punto di vista da cui si parte.

Cosa intende Max Weber quando a erma che la cultura è come uno scambio
ferroviario.

Weber si pone in modo critico verso l’impostazione marxista e riconosce, invece, la


duplice direzione di causalità tra cultura e società. Egli si dedica in particolare allo
studio dell’in uenza della cultura sulla società e a erma che sono sì gli interessi, e
non le idee, a dominare immediatamente la gesta dell'uomo, ma le concezioni del
mondo create dalle idee hanno spesso determinato - come chi aziona uno scambio
ferroviario - i binari lungo i quali la dinamica degli interessi ha mosso tali attività.
Weber non nega che gli individui perseguono i propri interessi materiali, MA ritiene
che le loro idee e le loro culture plasmino le forme in cui essi perseguono questi
interessi. In conclusione, l’agire sociale ri ette i signi cati culturali.

Cultura e signi cato negli eredi di Weber

Goldstone: A parit di condizioni demogra che, sociali, economiche, politiche ...


che condussero a forti inso erenze e al collasso statale di diverse realt occidentali
e orientali (Impero Ottomano, Cina) Goldstone spiega con la diversa tradizione
religiosa il diverso epilogo. La tradizione religiosa occidentale era di tipo lineare ed
escatologico; quando si veri cava un cambiamento ciò era "una volta e per
sempre”. Mentre le religioni orientali concepiscono la storia in forma ciclica, non

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lineare. Questo modo di pensare infatti non incanalava le so erenze politiche dei
economiche verso l'azione rivoluzionaria, ma incoraggiava un ritorno a forme
precedenti di autorità.

La cultura come cassetta degli attrezzi

Le persone hanno repertori multipli (più mappe di suggestione che mappe da


seguire fedelmente)

Cultura = cassetta degli attrezzi: contiene fondamenti logici che sottendono varie
linee d’azione cui fare riferimento in diversi contesti, senza tali fondamenti siano
internamente coerenti. La sociologia dimostra questa tesi facendo vedere come gli
americani di classe media appena due diverse ideologie dell'amore. Possono
esprimere l'ideale romantico del " nché morte non ci separi", ma sostengono anche
una seconda ideologia " nché il mio partner è ciò di cui ho bisogno”.

Modello frammentato di cultura: le relazioni tra cultura e azione sono più deboli e
continenti.

La teoria del ri esso nel diamante culturale

La teoria del ri esso sottovaluta:

• Il ruolo degli uomini attivi che producono o trasmettono cultura;

• Il ruolo di coloro che ricevono i messaggi culturali, che interpretano, accettano o


aiutano i signi cati culturali.

L’aspetto comune a queste teorie è che si concentrano sull’asse verticale del


diamante culturale. E il punto della creazione e della ricezione culturale e i cinque
legami al di là dell'asse verticale sono pressoché ignorati.

CAPITOLO 3

Chi crea la cultura?

La risposta più di usa nel senso comune: il genio individuale produce cultura

La risposta della sociologia: la cultura e le opere culturali sono creazioni


(rappresentazioni) collettive, sono prodotti sociali.

I sociologi e le correnti della sociologia che sostengono la concezione della cultura


come creazione sociale: Emile Durkheim; interazionismo simbolico; studi delle
subculture; ricerche su innovazione culturale.

Emile Durkheim

Per la ‘Sociologia della cultura’ Durkheim è particolarmente importante perché


fonda la teoria della cultura come rappresentazione collettiva. La cultura risponde

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al bisogno di rappresentare la stessa esperienza del sociale, che trascende gli
individui e le loro motivazioni psicologiche.

Cosa tiene insieme la cultura? ‘Ciò che unisce ciascun individuo alla società è un
sentimento morale, che si realizza nella solidarietà dei suoi membri’. Alla base di
ogni società vi è la MORALE che è sia esterna che interna all’individuo, sia
coercitiva che desiderabile. Per dimostrare ciò Durkheim analizza come è mutata la
solidarietà sociale con l’evolversi delle società umane, e individua nella divisione del
lavoro sociale l’origine della progressiva complessi cazione della società.

Come è mutata la solidarietà sociale?

Secondo Durkheim la società ha bisogno di un qualche tipo di rappresentazione


collettiva che dimostri ai membri di essere tra loro interconnessi; i membri
sviluppano una coscienza collettiva che si de nisce come l’insieme delle credenze e
dei sentimenti, comuni alla media dei membri di una società. La rappresentazione
collettiva per eccellenza è, per Durkheim, la religione, che è alla base di tutte le
categorie di pensiero.

Egli ritiene che, nella società attuale, le persone siano diverse tra loro e possano
essere classi cate in molti modi: fa una comparazione con uno stato sociale
precedente, che chiama solidarietà meccanica, dove le persone erano meno
di erenziate, e in cui la gente era integrata perché aveva vite simili. In questo stato
sociale, prevalevano le esperienze comuni e le credenze condivise, e la coesione
sociale era garantita da sanzioni repressive. Nella società dove predomina la
solidarietà meccanica: la coscienza collettiva tende a ricoprire le coscienze
individuali.

Quando la società crebbe in dimensioni e densità gli individui cominciarono a


specializzarsi, e svilupparono una solidarietà organica dovuta al bisogno delle
persone di fare scambi. La divisione del lavoro sociale è da lui vista come una
soluzione paci ca alla lotta per la vita. Invece di competere, eliminandosi, si
sopravvive di erenziandosi e questo richiede una solidarietà di tipo organico. In
questo caso, prevale l’interdipendenza reciproca, come tra le componenti di uno
stesso organismo, e la coesione sociale è garantita da sanzioni restitutive. Nelle
società dove predomina la solidarietà organica: la sfera delle coscienze individuali
soggette alla coscienza collettiva si restringe.

“Ciò che unisce ciascun individuo alla società è un sentimento morale, che si
realizza nella solidarietà dei suoi membri”. Tutte le idee essenziali, tutte le categorie
di pensiero, sono per Durkheim sociali. Gli esseri umani hanno una componente
biologica individuale e una componente sociale condivisa che è data dalla
partecipazione ad una coscienza collettiva, dalla quale derivano le categorie di
pensiero.

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Anomia come allentamento delle rappresentazioni collettive. L’individualismo a
cui spinge la divisione del lavoro porta con sé rischi di disgregazione sociale e
quindi di uno sviluppo di un inadeguato livello di solidarietà organica.

L’anomia, ossia la mancanza o l’insu cienza di regole e norme, costituiva per


Durkheim un problema della società moderna. L’autore parla di un disorientamento
morale causato da forme di divisione del lavoro disgreganti (anomiche e coercitive),
all’origine di un sentimento di solitudine e frustrazione, di «assurde» rivendicazioni
individuali sulla collettività a causa di uno scarso adattamento dei lavoratori al
proprio ruolo sociale, e di un pericolo delle passioni illimitate degli imprenditori.

Per Durkheim, la soluzione consisteva in un sistema educativo e di organizzazione


di gruppi/corporazioni professionali, che agivano come nuovi agenti di
socializzazione che dimostrassero ai membri della società di essere tra loro
interconnessi. In pratica, lo sviluppo di nuove rappresentazioni collettive.

Forme elementari della vita religiosa 1912

La ricerca di Durkheim sulle rappresentazioni collettive lo port a studiare la


religione, da lui riconosciuta come il legame fondamentale tra gli uomini nelle
societ antiche. I fenomeni religiosi sono elementi funzionali della societ e
dell’ordine sociale.

Ipotesi: la religione la tras gurazione della societ , dietro non vi altro che la
societ , con le sue esigenze di riproduzione.

Conclusione: occorre sostituire la religione con la coscienza della sua necessit

La cultura come creazione sociale: le forme elementari della vita religiosa

La RELIGIONE per Durkheim rappresenta una forma morale che garantisce la


coesione sociale: primo tra i fenomeni sociali. Durkheim vuole studiare le societ
moderne, che sono societ complesse a solidariet organica (e non pi a solidariet
meccanica). Per farlo va indietro a studiare le forme elementari della religione,
ovvero il sistema di idee principale con cui gli uomini guardano e apprendono il
mondo. La religione primordiale che esamina il totemismo degli aborigeni
australiani e degli indiani d’America. La domanda da cui parte il suo ragionamento
è: Cos’hanno in comune tutte le religioni? La risposta a cui giunge è: la distinzione
tra sacro e profano.

Funzione della religione totemica nelle società arcaiche secondo Durkheim.

Nelle società arcaiche, secondo Durkheim, il totem simboleggia due cose: il


principio totemico, che corrisponde al Dio, e il clan, che corrisponde alla società.
Quindi, se il totem simboleggia allo stesso tempo il Dio e la società è perché il Dio e
la società sono la stessa cosa, e quindi il Dio del clan è lo stesso clan. Questo

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processo ha la funzione di promuovere l'armonia morale tra i membri del clan. La
società, infatti, fa sorgere il senso del divino negli esseri umani attraverso il suo
controllo su di loro, e attraverso la sua forza positiva che, appunto, promuove
l'armonia.

L’esperienza sociale come creazione di cultura

Da dove deriva la sacralit ? Dato che tutto pu essere oggetto sacro, la sacralit
non deriva dall’oggetto stesso. Essa deriva dal fatto che il simbolo rappresenta
la comunità: ‘cosi se è allo stesso tempo simbolo di Dio e della societ , non forse
perch Dio e la societ sono la stessa cosa?’.

Il senso del sacro, ovvero della societ , si manifesta nell’esperienza del singolo
quando in armonia morale con i suoi compagni. ‘ha pi ducia, pi coraggio e
forza nell’azione, proprio come il credente che pensa di sentire lo sguardo di Dio
diretto verso di lui’. La forza religiosa non deriva da un totem o da un Dio ma
dall’esperienza del sociale. La religione pertanto, è il sistema di idee attraverso cui
le persone rappresentano la loro società.

L’e ervescenza culturale

Riprendendo l'esempio delle religioni e dei clan aborigeni, Durkheim a erma che la
vita dei membri di questo clan si articoli in due fasi: la fase quotidiana, comune a
tutti i giorni, che è monotona e sempre uguale; e la fase, invece, dedicata a una
cerimonia chiamata corroboree.

Durante il corroboree, i membri stanno insieme per cantare, danzare, e godere di


una libertà normalmente vietata. La gente si anima di impulsi e passioni travolgenti
e ogni sensazione viene ra orzata sino a che l'energia e la speranza aumentano in
un crescendo vorticoso. Durkheim chiama questo lo stadio dell'e ervescenza
collettiva.

L’e ervescenza collettiva viene identi cata con l’ambito sacro, diverso dalla
quotidianità che è invece profana, ed è proprio così che nasce l'idea religiosa del
sacro e del profano e la totale separazione dei due.

La forza provata durante questo momento viene associata al totem perché gli
emblemi totemici sono esposti durante le celebrazioni, e quindi vengono associati
visivamente a questa eccitazione.

“Il credente non si inganna quando crede nell’esistenza di un potere morale dal
quale dipende e da cui riceve tutto il meglio che è in lui: questo potere esiste, ma è
la società”.

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La forza religiosa non deriva da un totem o da un Dio, ma dell'esperienza del sociale
della religione, che è il sistema di idee attraverso cui le persone rappresentano la
loro società ed è la radice delle classi cazioni attraverso cui apprendiamo il mondo.

Funzione culturale

I gruppi e le società hanno bisogno di rappresentazioni di s stesse per ispirare


unit e mutuo aiuto: CULTURA

Il sociologo che vuole comprendere un gruppo di persone, deve cercare le


forme in cui costoro esprimono il proprio stare insieme, fare societ .

Se vuole comprendere un prodotto culturale deve interrogarsi su perché e come le


persone lo usano.

INTERAZIONISMO SIMBOLICO

Interesse nei modi in cui gli individui costruiscono attivamente le proprie norme e i
propri valori: il sé è creato dall’interazione sociale.

Cooley conia l'espressione specchio del sé, in cui a erma che un’interazione
contempla tre fasi: il sé immagina la reazione di un altro alla sua apparenza; il sé
immagina il giudizio dell'altra persona alla sua azione; il sé ha una reazione emotiva
a questo giudizio. Nei casi in cui serva una scusa, la scusa costituisce una seconda
sequenza interattiva che ristabilisce l'armonia sociale che è stata rotta dalla prima.

MEAD- Mente, sé e società

Mead a erma che la societ un fenomeno di comunicazione, ovvero un insieme di


signi cati condivisi. Con interazione simbolica ci si riferisce allo sviluppo del s del
soggetto, grazie alla comunicazione con gli altri, egli giunge a vedersi come pensa
che gli altri lo vedono. L’attore agisce nel mondo come lo vede e non come appare
a un osservatore esterno, quindi agisce attraverso sua percezione della situazione.
Per questo motivo è necessario di partire dal punto di vista degli attori, dalla
loro de nizione della situazione.

Il ruolo del gioco nel bambino

Mead nota che il bambino in fase di sviluppo dapprima impara ad assumere il ruolo
di un'altra persona, nella fase che si chiama gioco libero; successivamente, il
bambino impara ad assumere una varietà di altri ruoli nello stadio che si chiama
gioco con regole. In ne, il bambino impara a tenere in conto la risposta dell'altro
generalizzato, che è il termine che Mead usa per intendere la società, che chiama
anche comunità organizzata o il gruppo sociale che dall'individuo la sua unità di sé.
L'altro generalizzato è la fonte della moralità, e i bambini sono socializzati a
comprendere cosa essa si aspetta.

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HERBERT BLUMER, 1937

Mette al centro dell’analisi l’interazione sociale e l’interpretazione che di questa


danno gli attori sociali. Gli oggetti culturali vengono creati e vengono trasmessi
tramite l’interazione: risalto all’attivit di simbolizzazione svolta dagli individui nel
corso dell’interazione. Si sviluppa infatti, la natura negoziata dell’ordine sociale,
alternativa a quella normativa propria dell’approccio funzionalista e l’adozione di
metodologie qualitative. La centralit dello studio dei processi di genesi dell’identit ,
viene prodotta nell’interazione con gli altri e chiede la loro continua conferma

GOFFMAN, 1959

Il sé recita un ruolo, che conferma o meno l’identit (ribalta e retroscena)

Teoria Drammaturgica

Individuo è composto da:

• Attore ha in quanto tale capacità di apprendimento, desiderio di stima e credito,


timore del discredito. Infatti è un individuo fragile, che deve apprendere campioni
per mettere in scena i personaggi.

• Personaggio: Da un lato ha un orientamento difensivo: salvare la propria faccia,


ma dall’altro lato dove non controlla l’interazione si mette in moto l’orientamento
protettivo: salvare la faccia degli altri, per ristabilire l’ordine sociale e
dell’interazione.

Go man equipara la vita sociale a una rappresentazione teatrale, in cui il


comportamento dell’individuo dipende dal ruolo che sta interpretando in un dato
momento.

Attore: retroscena. costituito da quegli spazi in cui gli individui approntano gli
arredi scenici e si preparano all’interazione che avverr nel contesto pi formale
della ribalta.

Personaggio: ribalta. formato da quelle circostanze sociali in cui gli individui


agiscono secondo ruoli formalizzati e codi cati, allestendo delle ‘rappresentazioni
sceniche’

Cosa c’è dietro le molteplici maschere?

Per alcuni non c'è niente e l'individuo agisce come se avesse il sé solo perché
l'interazione sociale lo richiede. Per molti, però, c'è il vero volto dell’attore, e le
molteplici maschere che vengono messe in scena nelle interazioni quotidiane sono
separate dall'identità personale. Infatti, l'individuo mantiene parzialmente un
distacco ed è capace di prendere le distanze dal ruolo che sta rappresentando. Se

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la performance ha successo, il sé vede confermata una certa identità sia nei
confronti dei partner dell’interazione sia verso sé stesso.

Le Subculture

Mead identi ca due tipi di gruppi sociali

• Gruppi sociali astratti che operano come gruppi solo indirettamente (per es.
debitori)

• Classi sociali o sottogruppi concreti che sono unità sociali e ettivamente


funzionanti nella misura in cui membri individuali sono direttamente relazionati
l'uno con l'altro.

Se queste relazioni reciproche sono abbastanza forti da resistere ad alcune delle


in uenze dell'altro generalizzato societario, il sottogruppo diventa una subcultura.

La subculture esiste all’interno di un pi ampio sistema culturale ed è a contatto con


la cultura esterna, ma hanno al loro interno un ampio insieme di simboli, signi cati e
norme comportamentali che sono vincolanti per i membri della subcultura.

È dunque possibile sviluppare una cultura propria e autonoma, una idiocultura, in


cui i membri condividono un linguaggio, norme di convivenza, stili di vita,
preferenze di consumo.

Non tutte le subculture sono necessariamente oppositive alla cultura mainstream,


ma favorisce lo sviluppo dei caratteri di genere maschile richiesti dalla cultura
americana, come comportamento adeguato, controllo emotivo, impegno e
successo. ES membri delle squadre giovanili di baseball (Little League) e
produzione di subculture temporanee.

Per decenni la categoria di subcultura è stata associata allo studio della marginalità,
della devianza. La scuola di Chicago, nella prima decade del 1900, sviluppa studi
sulla criminalità, gang giovanili, homeless, nomadismo urbano, alcolismo.

Ad esempio, Park, Burgess e McKenzie, nella ricerca The city, individuano delle
‘ragioni morali’, dei ‘mondi morali’ di un complesso urbano come universi culturali
distinti in cui si muovono diverse gure e diversi tipi riconoscibili.

Inoltre nella ricerca di Trasher, The gang, si analizzano le cosiddette zone


‘interstiziali: delle aree dove si condensavano diverse culture provenienti da tutto il
mondo e si svilupparono delle realtà frutto del loro ambiente. L’obbiettivo di queste
ricerche era quello di ridare ducia ai giovani e alla società, cercando di migliorare
l’ambiente che li circondava.

Nel 1955, il sociologo Cohen a seguito di uno studio sulle bande giovanili, fornisce
un ritratto della subcultura delinquente sia dal punto di vista sociale, sia da quello

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dei suoi contenuti culturali. Le subculture sono modi di atteggiarsi che si possono
collegare al tentativo di adattarsi al gruppo di appartenenza. Per il sociologo, la
subcultura giovanile delinquente è gratuita, maligna e distruttiva. La subcultura della
banda giovanile è gratuita in quanto il furto, attività frequente, non è motivato da
considerazioni razionali perché si ruba per ottenere riconoscimento; è anche
distruttiva in quanto prende le proprie norme dalla più ampia cultura circostante, ma
le capovolge; è versatile, perché la banda non si specializza in una speci ca attività;
e ha un orientamento all’edonismo immediato, ossia non si pone obiettivi a lunga
scadenza. Cohen prende le distanze da spiegazioni biologiche o individualistiche,
perché sostiene che le subculture nascono dall’interazione tra attori sociali che
condividono i medesimi problemi di adattamento sociale. Sono una strategia
collettiva per risolvere problemi di adattamento alla cultura mainstream. Come gi
aveva osservato Trasher nella sua analisi delle Gangs di Chicago, le subculture
giovanili delinquenti mettono a nudo delle mancanze della societ e non delle
patologie degli individui o gruppi.

Ma il campo della devianza e criminalità non esaurisce tutte le espressioni


subculturali. Una copiosa letteratura di ispirazione sociologica, semiologica o
antropologica dedica da tempo attenzione ai fenomeni delle mode, dei movimenti e
degli stili che si sono succeduti, soprattutto negli ambienti metropolitani e delle
periferie urbane, in Europa e negli Stati Uniti fra gli anni sessanta e settanta.

Cultural Studies

Fondato nel 1964 nell’Universit di Birmingham e diretto da Richard Hoggart. Dal


1969, e per dieci anni, la direzione passer a Stuart Hall, l’esponente con maggiore
visibilit . Indagine del rapporto tra potere e cultura alla luce della critica
dell’ideologia di Gramsci: la cultura non solo un campo di analisi ma il luogo
dove operare criticamente e politicamente. Campo d’indagine: fenomeni socio-
culturali, testi mediali, comunicazione.

Per i Cultural Studies le subculture giovanili sono una soluzione di compromesso tra
l’esigenza di essere autonomi e di erenti dai genitori e quella di mantenere
l’identi cazione con loro e con il loro sostegno. Gli oggetti culturali sono signi cativi
per i membri del gruppo e incomprensibili per gli estranei, in quanto frutto di un
processo di risigni cazione dei prodotti di massa per la costruzione del proprio stile
distintivo e autonomo.

La subcultura punk

‘Gli oggetti tratti dai contesti pi sordidi trovavano una collocazione negli apparati
dei punk: catene del cesso venivano drappeggiate in graziosi archi su petti rivestiti di
sacchetti della spazzatura di plastica’.

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Dick Hebdige (1979) utilizza due termini Gramsciani per analizzare le subculture:
congiuntura e speci cit . Le subculture si formano in rapporti simbolici con il pi
ampio sistema della cultura tardo industriale e si esprimono nella creazione di uno
stile. Questi stili sono prodotti all'interno di speci che “congiunture” storiche e
culturali, da non leggere semplicemente come resistenza all’egemonia della cultura
mainstream, quanto piuttosto come tentativo di costruire identit speci che
relativamente autonome. In particolare, per quanto riguarda la subcultura punk, egli
nota come vi sia un ribaltamento delle norme appartenenti al vestiario e alla
rappresentazione di sé, e che vi sia un utilizzo di oggetti normalmente relegati ad
attività triviali, come le spille di sicurezza e la catena del bagno, come accessorio di
abbigliamento. Per no nel ballo c'è una di erenza, ad esempio, con la comunità
hippie: il ballo dei punks è rigido, fatto di gesti ripetuti e abbreviati.

Rapporto tra mutamento culturale e mutamento sociale

Ogburn a erma che la sociologia debba distinguere tra cultura materiale e culturale
adattiva. La cultura materiale riguarda l'aspetto materiale della cultura – ossia case,
macchine, fabbriche, eccetera. La cultura non materiale comprende pratiche,
costumi, e istituzioni sociali. Quando la cultura materiale cambia, quella non
materiale deve cambiare come risposta. La cultura adattiva è quella parte di cultura
non materiale che si adegua alle condizioni materiali. Occorre del tempo perché
questo accada, e questo scarto è de nito da Ogburn il ritardo culturale.
Ovviamente, i cambiamenti della cultura materiale precedono i cambiamenti nella
cultura adattiva.

L’approccio della produzione collettiva all'innovazione a erma che esistano


elementi costanti nelle innovazioni culturali: in primo luogo, determinati periodi sono
più favorevoli di altri alla produzione di innovazione. Come a erma Swidler, i periodi
di instabilità sono più propensi a creare innovazione, perché certe regole, culturali
sociali, non sembrano più applicabili. Si crea un vuoto morale che spinge le persone
a cercare nuove linee di condotta; l'incapacità di trovare questi signi cati porta
all’anomia. L'innovazione culturale emerge come risposta all’incipiente anomia.

In secondo luogo, anche le innovazioni seguono convenzioni. Infatti, le innovazioni


culturali possono non essere nuove come sembrano a prima vista: i creatori culturali
reagiscono tipicamente alle convenzioni più che ignorarle. Becker, ad esempio,
distingue quattro tipi di artisti: i professionisti integrati, gli individualisti ribelli, gli
artisti naif, e gli artisti folk, e di questi soltanto gli artisti naif non sono in alcun modo
legati alle convenzioni, e infatti sono poco popolari.

In ne, alcune innovazioni hanno più probabilità di altri di istituzionalizzarsi. Wuthnow


a erma che le innovazioni tecnologiche dell’era moderna non sono durate se non
quando lo Stato si è dimostrato ospitale nei loro confronti.

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Subculture e mercato

Le identit subculturali vivono in una sorta di instabilit irrisolta fra


l'autoriconoscimento senza contaminazioni e la dipendenza rispetto al mercato, il
diventare oggetto riproducibile in repliche consumabili. Ad esempio, i bikers (che si
riconoscono nella passione per le grandi motociclette, come le Harley Davidson), i
punk, gli skater:

• modelli per s , riservati a quanti li adottano e li professano nel loro proprio stile;

• ingredienti di cui chiunque pu appropriarsi combinando a piacere uno stile con


l'altro, desocializzandoli, ossia sottraendo tutti gli elementi che ne ostacolano la
trasferibilit .

Le subculture possono avere una forza trasformativa e rivoluzionaria, come è


successo in Cina nel 1900 durante la rivolta dei Boxer, che si trasformò in un
movimento rivoluzionario nazionalista dal momento che si trattava di una subcultura
dedita alle arti marziali, e ad un rituale che stipulava l’idea della possessione divina
del credente ad opera di una divinità popolare.

Fu un cambiamento nel mondo sociale a produrre un cambiamento nell’oggetto


sociale o viceversa? È possibile considerare l’adattamento culturale a circostanze
che cambiano nel modo in cui le comunità reagiscono alle pressioni demogra che.
Maria Kefalas ha osservato come un quartiere operaio bianco di Chicago,
sentendosi minacciato dai quartieri poveri afroamericani con nanti, abbia sviluppato
una forte cultura del luogo per proteggere le idee dei suoi residenti su cosa sia una
buona vita. Infatti, i residenti di questa zona costruirono il loro quartiere come
‘ultimo giardino’, coltivato per tenere all larga la giungla urbana.

CAPITOLO 4

Cosa si cela dietro l’apparente “naturalità” o “autenticità” degli oggetti culturali?

L'approccio sociologico alla cultura sostiene che le pratiche o gli oggetti che
sembrano naturali in realtà non lo siano. Gli oggetti culturali non sono
semplicemente prodotti naturali di qualche contesto sociale, ma, al contrario, essi
sono prodotti, distribuiti, commercializzati, ricevuti, e interpretati, da una pluralità di
persone ed organizzazioni, e questo tipo di produzione si applica anche alle idee.

Un esempio è il commercio di statuette di steatite prodotte dagli eschimesi durante


la seconda guerra mondiale. Un artista canadese Houston, con l'appoggio del
Canadian Department of North A airs che è responsabile del benessere degli
eschimesi, mise in piedi un sistema di produzione per il mercato delle statuette che
gli eschimesi abitualmente intagliavano, anche se essi le ritenevano giocattoli e non
arte. All'inizio vi furono problemi, perché gli eschimesi lavoravano con materiali

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estremamente duri come l’osso e l’avorio, e quindi l’intaglio procedeva a rilento.
L’avorio, inoltre, era sempre più raro, per cui gli organizzatori tale mercato
convinsero gli eschimesi a lavorare con la steatite, che era facile sia da procurare
che da intagliare. Anche il soggetto doveva essere coerente con il mercato sul quale
le statuette sarebbero state vendute. Alcuni eschimesi decisero di riprodurre auto
americane e canguri, ma gli imprenditori distrussero le statuette e fecero capire agli
intagliatori che gli acquirenti erano interessati a quella che consideravano vera arte
eschimese. Le statuette divennero popolari e venne creato un sistema di produzione
e distribuzione che attiva ancora oggi.

I processi di produzione della cultura

Richard Peterson (1976): la produzione di cultura va esaminata considerando il


sistema che si interpone tra i creatori di cultura (es. artisti) ed i consumatori/fruitori.

Questo sistema comprende:

• meccanismi di produzione e di distribuzione;

• tecniche di commercializzazione (es: pubblicit )

• l’utilizzo di mass media e il targeting;

• la creazione di situazioni che mettono in contatto potenziali consumatori di cultura


e oggetti culturali.

Sistema dell’industria culturale: Insieme di organizzazioni che producono oggetti


culturali di massa, come dischi, libri di facile lettura, lm a basso costo, serie tv,
videogiochi. Opera per regolare e confezionare l’innovazione in prodotti commerciali
e prevedibili.

Le tre caratteristiche dell’industria culturale

• Incertezza della domanda (es. di cile comprendere a priori chi comprer quel
libro..)

• Tecnologia economica/a basso costo (es. in genere produzione standardizzata)

• Eccedenza dell’o erta (i creatori culturali devono convincere le aziende della


bont del loro prodotto: es. cantanti con case discogra che, scrittori con case
editrici, etc.)

Modello di Hirsch

Hirsch ha elaborato un modello chiamato sistema dell'industria culturale, il quale


consiste in un insieme di organizzazioni che producono articoli culturali di massa.

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Questo sistema ha alcune caratteristiche comuni: l'incertezza della domanda, una
tecnologia relativamente economica, e un'eccedenza di aspiranti creatori culturali.
In generale, il sistema dell'industria culturale si opera per regolare e confezionare
l'innovazione e per trasformare la creatività in prodotti commerciali e prevedibili.

Secondo Hirsch, questo sistema è formato da sottosistemi.

• Il primo sottosistema è quello tecnico, formato dai creatori culturali, e


comprende individui con livelli di erenti di creatività e capacità. Questo
sottosistema fornisce input al resto del sistema, ma questo input deve
superare il ltro uno, perché vi è eccedenza di aspiranti creatori culturali. Per
superare il ltro, gli artisti si avvalgono di gestori di con ne, che possono
essere agenti o anche sé stessi, che possono portare la loro opera
all'attenzione delle organizzazioni produttive.

• Le organizzazioni produttive compongono il secondo sottosistema, il


sottosistema manageriale, e producono e ettivamente, materialmente, il
prodotto. Le organizzazioni produttive mantengono gestori di con ne sia
verso il sottosistema tecnico, sia verso il sottosistema istituzionale. 

Le organizzazioni produttive cercano di produrre un usso regolare di prodotti
e di ridurre l'incertezza del mercato; nonostante ciò, rimane un grado
importante di aleatorietà.

• Il sottosistema istituzionale è composto dai gatekeepers mediali, che possono


essere ad esempio presentatori di talk show, recensioni di libri, e così via. 

Il sistema manageriale tenta continuamente di essere scelto dai gatekeepers
per pubblicizzare il proprio prodotto, anche se cerca di evitare di averne
bisogno (solitamente con scarso successo) producendo un bene omogeneo o
convincendo i consumatori di averlo fatto.

• Il consumatore nale è il pubblico, che viene tipicamente a conoscenza dei


nuovi prodotti attraverso i media.

Esistono due tipi di feedback: il primo deriva dai media, il secondo direttamente dal
pubblico, e può essere misurato con la vendita dei biglietti e così via. Entrambi
feedback sono interpretati dalle organizzazioni produttive in vista della valutazione
della popolarità di un artista, dell'e cacia delle loro attività promozionali, e delle
implicazioni per i prodotti futuri. 

Il diamante culturale nel modello di Hirsh si colloca sul segmento orizzontale.

Ricerche sociologiche culturali che dimostrano le connessioni tra i diversi


sotto-sistemi del modello di Hirsch

Peterson ha studiato la produzione del cambiamento culturale nella musica country


e ha notato che il genere della musica country inizialmente era alquanto piccolo,

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localizzato in ambiente rurale, e mostrava un alto tasso di integrazione tra i suoi
sottosistemi. Infatti, le case discografiche si dedicavano fedelmente alla musica
country.

Il mutamento sopraggiunse sotto forma di Elvis Presley. I cantanti country,


sentendosi minacciati, formarono insieme la Country Music Association, la quale
crebbe ed ebbe successo, e le nuove stazioni cominciarono ad avere bisogno di
estendere il loro pubblico oltre i patiti del country tradizionale: cominciarono a
prediligere alcune delle espressioni più dure del suono country, mandando in onda
canzoni che avevano sonorità più simile al rock.

Molti dei vecchi musicisti si trovarono tagliati fuori dal mercato del moderno country
via via che ebbero la meglio lo stile rock e l’easy listening. L'industria discografica
rispose al mercato in trasformazione adeguando la sua scelta dei talenti. Molti
cantanti furono costretti a adottare una strategia di contaminazione. I tradizionalisti
fondarono nuova organizzazione, ma ebbero poco successo.

La moderna radio country, desiderosa di catturare una più ampia audience,


prediligeva le canzoni note e successi più recenti. La musica country divenne così
sempre meno distinguibile da altre forme di musica popular. In questo caso, un
nuovo grande mercato ha fatto diminuire la specificità artistica di un oggetto
culturale.

Peterson afferma che la produzione di cultura vada esaminata considerando il


sistema che si interpone tra i creatori di cultura (es. artisti) ed i consumatori/fruitori.
Questo sistema comprende: meccanismi di produzione e di distribuzione; tecniche di
commercializzazione (es: pubblicità); l’utilizzo di mass media e il targeting; la
creazione di situazioni che mettano in contatto potenziali consumatori di cultura e
oggetti culturali.

È possibile che una crescita delle dimensioni del mercato possa portare a una
maggiore differenziazione culturale, come successe nella Parigi del diciannovesimo
secolo. White e White hanno dimostrato che il sistema commerciale e di critica
francese sia sorto a metà dell'Ottocento per sfidare il dominio dell’Accademia reale e
favorire la borghesia in ascesa. Si venne a creare un nuovo mercato organizzato da
commercianti indipendenti che si integrò con la nuova tecnologia della produzione
dei pigmenti (che permetteva gli artisti di dipingere all'aria aperta). Gli oggetti
culturali che risultarono da questa nuova combinazione di commercianti, critici,
acquirenti, e pittori, si riunirono nell'Impressionismo.

Un analogo processo di innovazione attraverso esclusione ebbe luogo nella


narrativa americana durante l’Ottocento. Dato che le leggi americane sui diritti
d'autore tutelavano gli americani ma non gli stranieri, gli editori pubblicavano libri
inglesi senza dover pagare i diritti d'autore, e quindi economicamente. Per poter

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competere, gli scrittori americani dovettero scrivere di temi diversi da quelli dei
romanzi degli autori inglesi – amore e matrimonio, denaro e successo, gioie e dolori
della vita sociale della classe media; molti dei classici della letteratura americana
trattano infatti temi inusuali, tipicamente non da classe media, parlando spesso di
uomini e ragazzi che lasciano la società e si avventuravano in lande desolate.

Quindi mercati influenzano la produzione culturale, ma non sempre escludendo o


rigettando il tipo di oggetto culturale a favore di un altro: talvolta possono coesistere
mercati paralleli con stabilità. Ogni sistema ha i suoi artisti, il suo mercato, il suo
pubblico, i suoi stili: i membri di ciascun sistema provano un certo disprezzo per
quelli dell'altro.

Ricettori/riceventi

Il successo finale di un oggetto culturale dipende dai suoi spettatori, dai suoi
ascoltatori, dal suo pubblico e dei suoi consumatori – ossia dai ricevitori culturali che
ricavano da esso i loro significati. I destinatari sono radicati in un mondo sociale, in
quanto sono socializzati a norme, valori, credenze, e fanno riferimento a specifici
simboli, cos come maturano interessi sulla base della loro cultura di appartenenza e
della loro posizione nella struttura sociale. L’esperienza condiziona il modo di
pensare: l’esperienza fa consolidare un sistema di disposizioni che fa si che il mondo
venga classificato in un certo modo, quando un gruppo ha un particolare passato
(es. passato di oppressione), esso darà pi peso a certi aspetti che ad altri. Il
significato non radicato in modo incontestato nell’oggetto interpretato. La ricezione
di diversi tipi di oggetto culturale cambia spesso a seconda della classe sociale, le
persone infatti possono consapevolmente o inconsapevolmente adoperare la cultura
per difendere i propri vantaggi sociale o per superare gli svantaggi. La ricezione,
dunque, non è fermamente inserita nell’oggetto stesso, e non è nemmeno
interamente soggetta ai capricci individuali, poiché gli attributi sociali delle persone e
le loro posizioni nella società condizionano questa ricezione.

Pierre Bourdieu

Negli anni ’70 elabora una teoria del gusto come riflesso della distinzione sociale
che definisce la cultura come una forma di capitale che si affianca a quello
economico e a quello sociale. Gli individui appartenenti a gruppi privilegiati a livello
economico-culturale consumano cultura alta o d’élite, coloro invece che
appartengono a strati più bassi consumano cultura popolare.

La cultura viene ‘incorporata’ dal soggetto che si riflette poi in determinati modi di
parlare e di vestire, nel timbro della voce e nel modo di presentarsi in pubblico. Il
gusto è sociale e diventa fonte di distinzione (consapevole o inconsapevole): non è
una questione meramente economica. Chi fa parte di una classe vede il mondo in un
certo modo: comportamenti, gusti, idee, giudizi, costumi che vengono racchiusi in un

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habitus. È il principio che spiega come ci si comporta e si vede il mondo: principio


generatore di pratiche e stili di vita e sistema di classificazione e di giudizio delle
pratiche.

Rispetto alla teoria sulle classi di Marx, Bourdieu definisce le classi sociali non solo
attraverso i rapporti economici ma anche sulla base dei gusti culturali, dell’estetica e
della morale. I CONFLITTI DI GUSTO SONO CONFLITTI DI CLASSE.

La collocazione dell’individuo e dei gruppi nello spazio sociale: ruolo del


capitale culturale e del capitale economico.

Bourdieu afferma che esista un capitale culturale analogamente al capitale


economico. Il capitale culturale può essere accumulato e investito, oppure può
essere addirittura trasformato in capitale economico.

Vi può essere disparità tra il livello di capitale economico e il livello di capitale


culturale posseduti da un individuo: ad esempio, solitamente gli studenti hanno alto
capitale culturale ma basso capitale economico e gli imprenditori poco istruiti ma di
successo hanno alto capitale economico ma basso capitale culturale.

L'importanza data al capitale economico e capitale culturale varia di luogo in luogo:


ad esempio, Lamont scopre che il capitale culturale come lo intendeva Bourdieu – la
conoscenza dell'arte, la finezza del gusto – erano più importanti a Parigi rispetto che
a New York, dove invece si dava più importanza al capitale economico. Una città di
provincia dava più importanza al capitale morale, ossia a una reputazione onesta, di
decenza e di affabilità.

Vi può essere competizione per il capitale culturale così come vi è per il capitale
economico, perché i gruppi sociali hanno la tendenza a inflazionare il valore di ciò
che già hanno e impedire agli altri gruppi di possederne.

Si può dunque affermare che la ricezione di diversi tipi di oggetto culturale è spesso
stratificata per classe sociale, e che la gente può consapevolmente o
inconsciamente utilizzare la cultura per difendere i propri vantaggi sociali o per
superare gli svantaggi.

Le strategie di riconversione:

Cultura come forma di capitale che pu essere accumulato e convertito in


capitale economico. (es. figlio di operaio che studia per diventare un professionista,
giornalista di fama che diventa direttore di una testata nazionale, etc.) e viceversa
(imprenditore con alto capitale economico, ma basso capitale culturale, spinge il
figlio a studiare in modo che in famiglia si abbia anche un elevato capitale culturale a
sua volta trasformabile in ulteriore capitale economico: il figlio consegue dottorato in
management e sviluppa il progetto imprenditoriale del padre).

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• Chi ha capitale economico ha maggiori capacit di accesso al capitale culturale e


al capitale sociale e pu riconvertire questi ultimi in capitale economico.

Strategie di riproduzione sociale

Bourdieu ritiene che esistano strategie di riproduzione, e in particolare:

Riproduzione per protezione: i gruppi dominanti tendono ad aumentare il valore di


ci che possiedono ed a ostacolare gli altri gruppi di possederlo.

Riproduzione per traslazione: nel momento in cui una pratica o un oggetto


culturale appartenenti a una classe, si propaga anche a individui che appartengono
a gruppi socialmente più bassi, le classi che perdono il simbolo di status cercano
una nuova forma di distinzione (es. nel caso dell’istruzione universitaria passano a
universit privata).

Si produce cos una logica di continuo aggiustamento fra pratiche o oggetti culturali
e i gusti. I gruppi dominanti tendono a spostare tutto ‘in avanti’ per mantenere il loro
ruolo da privilegiati e mantenere cosi la loro distanza dalle classi sociali inferiori.

• L’individuo appartenente a un gruppo in condizione d’inferiorità considera desiderio


davvero possibile solo quello che il suo habitus gli consente di desiderare: cos un
soggetto svantaggiato rimane prigioniero nella visione dominante che
implicitamente offre un punto di vista della realt che giustifica i rapporti di forza (le
diseguaglianze) esistenti (ideologia).

Critiche mosse a Bourdieu

Bourdieu viene criticato in quanto riconduce ogni comportamento di consumo alla


classe sociale di appartenenza. Alcuni studiosi nell’ambito dei cultural studies
criticano Bourdieu perch mette in secondo piano altri fattori importanti, come il
genere, l’etnia, l’et . Il lavoro di Bourdieu viene criticato dai sociologi americani
perch strettamente legato alle caratteristiche della societ urbana francese, e in
particolare alla borghesia parigina, degli anni ’60 o ’70.

Fenomeno degli ‘Onnivori culturali’ di Peterson

Richard Peterson nota una nuova tendenza di consumo nella societ americana
ovvero che le persone di status elevato non hanno un atteggiamento di consumo
snobistico ed elitario, ma si aprono anche verso oggetti e pratiche di tipo più basso
(es: guardano il Grande Fratello ma anche il cinema d’autore).

L’onnivoro culturale pu :

• decidere ci che gli piace e interessa fra molte alternative;

• aggiornarsi con tanti gruppi sociali: incrementando le sue possibilità di essere


considerato come persona preparata e di buon gusto;

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• a seconda dell’occasione decidere quale tipo di conoscenza mettere in risalto


(distinzione riflessiva).

Dagli «onnivori culturali» si distinguono gli individui che si trovano alla base della
gerarchia sociale, che sono caratterizzati da gusti e consumi ristretti e che, quindi,
vengono etichettati come ‘univori’.

È possibile affermare che l’onnivorismo anche se diverso dall’atteggiamento di


chiusura ‘snob’ si lega a delle distinzioni sociali:

• Le classi popolari di solito sono svantaggiate perché le loro pratiche di consumo


sono molto più ristrette rispetto alle classi più alte e si concentrano su pochi generi.

• Coloro che vivono in una situazione sociale sfavorevole raramente conoscono stili
e linguaggi culturali diversi da quello della propria vita quotidiana.

Orizzonti di aspettative del lettore Jauss

Jauss afferma che ogni individuo – in particolare egli parla di lettori – abbia un
orizzonte di aspettative plasmato dalla sua precedente esperienza, in cui colloca
gli oggetti culturali cui si trova di fronte. Un lettore interpreta il testo sulla base di
come si adatta alle sue aspettative o le mette in discussione, e costruendo il
significato del testo, egli finisce allo stesso tempo per modificare il suo stesso
orizzonte di aspettative. In questo modo, si connette l'aspetto sociale e quello
culturale presente nel processo di costruzione del significato. Ogni evento, quindi,
può essere trasformato in un oggetto culturale attribuendogli un significato.

Un esempio della teoria di Jauss si può trovare in uno studio su come i lettori
provenienti da tre località diverse abbiano interpretato i romanzi di George Lemming:
i lettori dell'india occidentale dissero che il romanzo autobiografico di Lemming, In
The Castle of My Skin, parlasse delle ambiguità dell'identità; i lettori inglesi dissero
che trattasse di come un giovane giunga alla maturità; i lettori americani dissero che
il suo tema fosse la razza. I produttori di significati cercano di attirare l'attenzione
dell'orizzonte di aspettative di un gruppo di ricevitori usando il modello del framing.
Se i creatori culturali riescono a dare al loro prodotto o messaggio una forma che ne
evochi un'altra che già appartiene al pubblico, è più facile persuaderlo a comprare. In
alcuni casi, però, i creatori culturali non hanno idea di come i loro prodotti verranno
ricevuti: l'innovazione tecnologica può fornire esempi.

La libertà di interpretazione culturale

• Teorie incentrate su oggetti culturali «forti» e soggetti deboli/passivi, in cui i


significati culturali sono strettamente controllati e i ricevitori non hanno virtualmente
alcuna libertà di interpretazione: questa posizione soffre della «superstizione del
significato giusto» vs idea che la lettura del mondo sia influenzata da posizione
sociale nel mondo.

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• Teorie incentrate su soggetti «forti», liberi di attribuire qualsiasi significato, il


significato diventa così in assoluto una funzione della mente del ricevente. Questa
posizione non prende in considerazione l’esistenza di rappresentazioni collettive
(ed avversato anche da fautori di un approccio umanistico alla cultura, secondo il
quale la cultura quanto di meglio stato pensato e conosciuto).

• Posizione quasi «mediana»: Umberto Eco (1994), il testo (oggetto culturale) una
macchina pigra, che necessit della cooperazione del lettore (fruitore).

La seduzione della cultura di massa

Le teorie che considerano il ricevente passivo (es. Scuola di Francoforte)


evidenziano la forza della comunicazione di massa, la sua capacit di omologazione
di norme, valori, credenze. Queste teorie erano d'accordo sul fatto che il pensiero
indipendente fosse in pericolo ed erano preoccupate dell'appoggio del cervello
indotto dei media. In particolare, viene evidenziata la formazione di un cittadino
abituato a una vita «ordinaria» (con ritmi simili a quelli di una catena di montaggio
sia nel lavoro che nel tempo libero). L’industria culturale (tv, radio, cinema..) produce
il consumatore e plasma i suoi gusti (le indagini di mercato sono una tecnologia di
controllo e produzione in serie di gusti e identit ..) La comunicazione di massa
anestetizza la ragione umana.

La resistenza della cultura popolare

Altri approcci ritengono che il fruitore di prodotti culturali sia un soggetto attivo, il
vero «esperto» della propria vita quotidiana.

• Le interpretazioni di una casalinga, cos come di una professionista, sono spesso


autonome e peculiari rispetto ai signi cati che intendono veicolare i produttori
culturali pi rilevanti (pubblicitari, scrittori, giornalisti, etc.).

• Cultura popolare (da non confondere con cultura folk o regionale) come insieme
delle conoscenze proprie dell’uomo comune = cultura in quanto tale pubblica, di
cui si appropria ognuno di noi.

• Culture dei gruppi subalterni come repertorio per resistere ai signi cati dominanti:
riappropriazione dei messaggi calati dall’alto = pi in generale, rielaborazione dei
pubblici (es. libro come testo di cui si appropria il lettore).

• Fiske (1989): nella societ attuale gli individui si riforniscono della cultura di massa
(supermarket culturale) ma la rielaborano con il proprio repertorio (dispensa
culturale: ingredienti presi in parte dalla vita quotidiana).

Scuola di Birmingham: il modello ‘encoding-decoding’

I Cultural Studies hanno indagato i modi in cui un messaggio pu essere


decodi cato da un pubblico con un diverso orientamento politico, una diversa

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condizione socio-economica, un diverso genere, una diversa classe di et , una
diversa etnia. Interesse per il momento della fruizione/consumo di un testo e della
sua interpretazione da parte delle diverse audience (rottura con l’idea di ricezione
passiva e indi erenziata del pubblico. Utilizzo della semiotica per analizzare il
processo di signi cazione: modello encoding-decoding.

Secondo Stuart Hall, i media sono funzionali al mantenimento dell’ordine sociale


egemonico. Tale ruolo comporta la codi ca, tramite un «codice egemonico», dei
prodotti dei media, che sostiene le condizioni sociali esistenti. A tale codice si
contrappone la decodi ca delle audience.

Il produttore (codi catore) crea il frame (codi ca) del signi cato in un certo modo,
mentre chi lo consuma (decodi catore) lo decodi ca a partire dal proprio passato
personale, dalla propria condizione sociale e da un proprio frame interpretativo.

• Posizione ‘egemonica’: decodi ca utilizzando lo stesso codice con il quale stato


costruito, accettando le strutture di signi cato e conformandosi ad esse.

• Posizione ‘negoziata’ elaborare de nizioni alternative a partire dalla speci cit


della situazione in cui si trova il soggetto.

• Posizione di ‘opposizione’ comprensione del codice dominante, a cui vengono


contrapposti elementi provenienti da un quadro di riferimento esterno.

La svolta etnogra ca nello studio della televisione

• Indagare il pubblico non come un soggetto unitario ma come un insieme di


pratiche quotidiane, all’interno di speci ci contesti e che produce speci ci
signi cati.

David Morley: approccio alla family television

• Esposizione al mezzo televisivo come attivit sociale che talvolta diventa collettiva

• Consumo televisivo entra a far parte delle relazioni familiari domestiche attraverso
le quali si esprime la vita quotidiana dei soggetti.

• Diversi cato impegno connesso all’esposizione televisiva rimanda ad una


trasformazione del concetto di audience, verso una segmentazione

CAPITOLO 5

La costruzione dei problemi sociali

I problemi sociali di una collettivit sono essenzialmente quelli che la stessa societ
de nisce come tali. I problemi sociali non sono sempre lineari e semplici. Essi sono
costruzioni (Loseke 1999) e come tali sono essi stessi degli oggetti culturali. Essi

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sono prodotti da agenti speci ci che Loseke chiama ‘claims-makers’ o attori
signi cativi legittimati a sollevare problemi socialmente rilevanti.

Gli oggetti culturali vengono interpretati da un gruppo speci co di destinatari,


ovvero dal ‘pubblico' interessato ad essi: se i destinatari accettano la de nizione dei
produttori si ha un problema sociale, se si mobilitano per agire, allora è in atto un
movimento sociale. Ci sono molti fattori che in uenzano la costruzione dei problemi
sociali. Un punto chiave il grado in cui i problemi sociali sono culturalmente
costruiti. Nella costruzione di un problema sociale sono attivi interessi molto diversi
ed entrano in gioco soluzioni molto diverse. E per ogni problema sociale visto come
oggetto culturale esiste un diverso pubblico atteso.

ES: la de nizione dell’Aids da peste gay a problema sociale

La costruzione di un’identità collettiva

La formazione dei problemi sociali dipende dall’identit collettiva precedentemente


costruita (un «noi») che spesso si oppone a un «loro»: il «popolo italiano», gli
«extracomunitari», i «clandestini». Alberto Melucci ha a ermato che le identit
collettive non sono una condizione (un dato oggettivo) ma un processo e sono
soggette a interpretazione da parte di chi vi si riconosce. Consapevolmente o meno,
è necessario lavorare al proprio essere una donna, un musulmano e così via,
altrimenti queste sono solo etichette che poco hanno a che fare con il
comportamento.

Etnia come oggetto culturale:

Se inizialmente si pensava ad un villaggio globale e che quindi la normalità sarebbe


stata l’interconnessione dell’ umanità e che quindi le di erenze etniche e razziali non
avrebbero creato problemi, negli anni 60 il panorama cambiò drammaticamente a
causa del nazionalismo, che portò movimenti e pensieri che enfatizzavano e
celebravano la persistente di erenziazione etnica. L’etnia stessa diventa un oggetto
culturale con diversi creatori e diversi ricevitori tutti che costruiscono signi cati
di erenti, il corpo è un oggetto culturale che ha caratteristiche etniche che creatori
diversi usano per comunicare con diversi pubblici.

De nizione dei problemi sociali: I problemi sociali e le soluzioni proposte tendono


ad esprimere un comodo adattamento alle idee e alle istituzioni della societ in cui
essi si sviluppano. Il problema sociale della guida in stato di ebrezza in USA.
Diversa de nizione del problema in Nigeria. La «gravidanza adolescenziale» in USA.

Es per spiegare il processo di framing

È possibile stilare una lunga lista di problemi sociali che però assumono diverse
forme a seconda di ogni cultura e società.per esempio gli americani considerano un

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problema sociale la gravidanza adolescenziale mentre per gli Hausa della Nigeria
sono le giovani donne che arrivano a vent’anni senza avere avuto almeno uno o due
gli che rappresentano un problema sociale, poiché la maggior parte delle ragazze
si sposa a 12 o 13 anni. Dopo una ricerca Luker ha concluso che l’interesse circa “i
bambini che hanno bambini“ a si concentra principalmente con la disapprovazione
pubblica del sistema di welfare, con i pregiudizi razziali e con la preoccupazione per
l’attività sessuale degli adolescenti , piuttosto che con gli e ettivi cambiamenti
demogra ci. Inoltre, il pregiudizio comune che è una maternità precoce sia a causa
di abbandono scolastico e di povertà per le giovani madri e per i loro bambini è
sbagliato, infatti i dati che Luker esamina suggeriscono che le cose vanno
diversamente.

La carriera di un problema sociale:

Dal momento che i problemi sociali sono culturalmente de niti, è ragionevole


aspettarsi che essi aumentino e calino in popolarità nel corso del tempo. Hilgartner
e Bosk, per spiegare lo sviluppo di un problema sociale, hanno immaginato un'area
pubblica in cui ha luogo una competizione tra le situazioni che potenzialmente
possono etichettarsi come problemi sociali. Questa competizione si realizza su due
piani:

1) Nella de nizione o nel «framing» di uno stesso problema;

2) Nella cattura dell’attenzione delle istituzioni preposte a intervenire per risolvere/


mitigare il problema.

I vincitori di questa competizione ottengono lo status di problemi sociali


ampiamente riconosciuti e i valori e i temi culturali plasmano (a volte impediscono)
la de nizione o l’emergenza di un problema sociale.

ES AIDS: Nei primi anni 80 entro la subcultura gay americana ci fu una forte enfasi
sulla libertà sessuale come forma di espressione politica che portò a alla di usione
dell’AIDS. La malattia si di use rapidamente e pochi media ne parlarono perché si
pensava che essa fosse con nata ai membri di un gruppo stigmatizzato. Dal
momento che l’AIDS si associava al comportamento omosessuale maschile, la
malattia era “culturalmente impossibile“ e pertanto non meritava riconoscimento in
quanto problema sociale. Ma la rapida di usione della malattia tra la popolazione
non gay rimosso il marchio negativo associato ad essa, se la “gente
normale“ poteva contrarre l’AIDS attraverso un’ordinaria trasfusione di sangue,
allora questo diventava un problema di tutti. La carriera dell’AIDS mostra come i
valori e i temi culturali plasmino la de nizione stessa di problema sociale.

Il ruolo dei media nel processo di ‘framing’ e di costruzione dei problemi sociali

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Nel bene e nel male i media possono dar forma a un problema e alla sua soluzione
per enormi masse di persone. I media, infatti, non si limitano ad essere canali, a
fornire un’arena nella quale competono i diversi attori (istituzionali, politici, sociali),
ma sono essi stessi comunicatori (soggetti emittenti) attraverso i processi di:

• notiziabilit , che trasforma i fatti in notizie

• agenda setting, ovvero decidendo la salienza delle notizie

• Framing, collocando la notizia in una cornice cognitiva

• Spirale del silenzio

Terzo rapporto illuminare le periferie, 2020

Emerge come i contesti e temi legati alle periferie, geogra che e tematiche ‒
dall’emergenza siccit ai con itti endemici, dalle migrazioni per ragioni climatiche
alla negazione dei diritti umani ‒ sono il fanalino di coda dell’agenda dei TG nazionali
di prima serata, con lo 0,4% di visibilit .

L’agenda degli esteri dei notiziari italiani per lo pi “eurocentrica”, concentrata su


eventi che avvengono nel mondo occidentale (66%), nei paesi europei (43%) e nel
Nord America (23%).

i criteri che guidano la scelta delle notizie nei telegiornali di prima serata sembrano
rimanere costanti: la prossimit dell’evento, il coinvolgimento di occidentali e, in
particolare, di connazionali, la presenza di testimonial, persone famose del mondo
dello spettacolo o dello sport.

Una copertura mediatica contingente e sensazionalistica, basata sulla ricerca degli


aspetti pi morbosi e drammatici di quanto accade nell’“altrove lontano”, nendo
spesso per tracciare un’immagine folkloristica dei Paesi e dei popoli dei Sud del
Mondo.

Framing

Il concetto di frame ‘how to think’, in che termini pensare

Il framing il “processo attraverso cui i professionisti dell’informazione mettono


ordine [negli] avvenimenti, li riorganizzano, danno loro un senso, ne individuano una
linea direttrice e in ne ne fanno una notizia.

I frame implicano generalmente la scelta di una direzione in termini di policy oppure


risposte implicite a domande del tipo “cosa bisognerebbe fare” a proposito di una
issue. Ci si sposta sul piano dell’interpretazione e dei signi cati (costruiti e) veicolati
dai media.

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Il rischio secondo la Teoria della spirale del silenzio di Noelle Neumann è che
l’opinione dominante costringe alla conformit di atteggiamento e comportamento
nella misura in cui minaccia di isolamento l’individuo che dissente.

1) Gli individui temono l’isolamento sociale

2) Per evitare una condizione di isolamento, operano un monitoraggio di ci che gli


altri pensano intorno ai temi controversi.

3) Monitorano il clima di opinione individuando quello dominante attingendo al


coverage mediale e all’esperienza personale

4) Decidono se abbracciare la posizione maggioritaria oppure tacere per evitare


l’ostracismo e la riprovazione sociale. Quando scelgono di confermare la propria
posizione difesi dal silenzio, scompaiono dal radar dei media (o vengono
descritti come gruppi minoritari)

L’avvento dei media digitali

Alla ne del ‘900, l’applicazione dell’innovazione informatica alle telecomunicazioni


ha impresso una svolta decisiva, portando alla creazione e di usione dei cosiddetti
“nuovi media” o “media digitali”, che si sono a ancati e poi integrati con i mass
media tradizionali: dal PC allo smartphone ai social network o social media.

Ci che contraddistingue i media digitali o orizzontali principalmente il minor


controllo che essi esercitano sull’ingresso delle notizie nel sistema audiovisivo.

A tutti (o molti) data oggi la possibilit di essere emittenti, opinion leader,


in uencer di cerchie di destinatari pi o meno estese; una comunicazione “molti a
molti” che ha trasformato la manipolazione in una “pratica di massa”.

Potenziale strumento di sperimentazione di nuove forme di partecipazione


democratica, di presa di parola plurale anche da parte di voci alternative, di
minoranze e di azioni individuali, tra cui, tuttavia, non mancano anche voci
estremistiche e violente.

rischio dell’estremizzazione delle opinioni e alla formazione delle cosiddette echo


chambers o camere di risonanza, nelle quali viene convalidato in modo continuo e
ricorsivo lo stesso punto di vista.

La dinamica della frammentazione e della polarizzazione rischia, inoltre, di favorire la


di usione delle cosiddette fake news, notizie false e ingannevoli che si propagano e
si ra orzano sul web.

Una delle conseguenze possibili della di usione di echo chambers e fake news il
fenomeno dell’hate speech, discorsi d’odio nei confronti di gruppi avversari che
vengono trattati alla stregua di nemici.

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