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SHOPENHAUER

Dopo hegel la loso a si è confrontata con il modello sistematico di hegel. La loso a ha il


compito di sviluppare e mettere in discussione le teorie che hanno rappresentato un
cambiamento essenziale nella storia del pensiero. Così è successo con hegel e ci furono vari
schieramenti poiché alcuni seguirono la via del maestro, altri nonostante partirono dal sistema
hegeliano privarono ad andare oltre hegel criticando il suo pensiero in vari aspetti. ci sono poi gli
antihegeliani ossia Schopenhauer e Kierkegaard che sono due pensatori inattuali e vivono in
epoca hegeliana ma rappresentano un movimento anti-idealista che si a erma tra la ne
dell’ottocento e l’inizio del novecento.
LA VITA
Schopenhauer nasce a Danzica nel 1788. Inizialmente fece un corso di studi per seguire le orme
del padre ma quando il padre si suicidò decise di dedicarsi allo studio della loso a nell’università
di Gottinga dove ebbe come primo maestro Schulze che lo indirizzò verso gli studi di platone e di
kant, successivamente si trasferì a Berlino dove seguì le lezioni di Fichte che gli suscitarono una
forte avversione. Si laureò poi con una dissertazione ovvero sulla quadruplice radice del
principio di ragion su ciente d nel salotto letterario della madre studiò gli antichi testi
sapienziali indiani. La sua opera più importante ovvero il mondo come volontà e rappresentazione
non suscitò molto interesse tant’è vero che fu anche criticata. Nel 1820 Schopenhauer tornò a
Berlino come docente universitario e organizzò la sua prima lezione che ebbe uno scontro con
hegel e proprio per questo la sua lezione riscontrò molte di coltà poiché si presentavano
pochissimi studenti. successivamente abbandonò Berlino a causa di un’epidemia di colera e si
recò a francoforte dove morì nel 1860.
SULLA QUADRUPLICE RADICE DEL PRINCIPIO DI RAGION
SUFFICIENTE DELLA CAUSALITÀ
un’opera importante di schopenhauer è sulla quadruplice radice del principio di ragion su ciente
che fu la sua tesi di laurea ma la rielaborò quando scrisse la sua opera capolavoro il mondo come
volontà e rappresentazione che è sia l’introduzione sia la conclusione della loso a di
Schopenhauer. l’opera propone una ri essione sul funzionamento della facoltà conoscitiva quindi
è presente il criticismo kantiano poiché la loso a indaga le dinamiche del conoscere e non la
natura delle cose. Secondo Schopenhauer la conoscenza segue un principio di ragion su ciente
secondo cui per ogni e etto deve esserci una causa e che gli esseri umani possono individuare
solo ragioni su cienti che sono a posteriori per spiegare che in alcune circostanze si è veri cato
un determinato fatto. solo dio in quanto onnisciente può stabilire le cause di un evento.
IL PRINCIPIO DI RAGION SUFFICIENTE E FA CAPO A QUATTRO RADICI
Così come Kant anche Schopenhauer a erma che il principio di ragion su ciente si può applicare
solo ai giudizi e quindi non può individuare nessuna causa della realtà. Secondo Schopenhauer i
loso non si sono resi conto che il principio di ragion su ciente deve essere speci cati nelle sue
radici che sono 4 e si riferiscono alla nostra conoscenza della realtà e queste sono:
• principio di ragion su ciente del divenire: riguarda le cause dei cambiamenti e si applica a
scienze come la sica, la chimica e la geologia
• principio di ragion su ciente del conoscere: è un ragionamento che dalle premesse trae una
conclusione e si applica soprattutto alla logica
• principio di ragion su ciente dell’essere: riguarda il nesso tra spazio e tempo e si applica alla
matematica
• principio di ragion su ciente dell’agire: riguarda i motivi delle azioni compiute dagli uomini e
si applica alla storia, alla psicologia e all’etica.
la conoscenza si occupa di intuizioni de nite complete cioè costituite da un elemento formale e
uno materiale, quello formale è lo spazio-tempo mentre quello materiale è il nesso causa-e etto.
Come dice anche kant le cose che percepiamo vengono individuate nello spazio e tempo che
vengono de niti principio di individuazione. La causalità invece è il modo in cui l’intelletto
percepisce il mondo come rappresentazione fenomenica, quindi le cose ci appaiono in un
determinato spazio, tempo e in un rapporto di causa-e etto.
l’ultima radice del principio di ragion su ciente ossia quella dell’agire studia appunto le
motivazioni dell’atto di volontà. Il soggetto del volere è dato alla coscienza in maniera immediata
ed è un qualcosa che non si può rappresentare che è presente in una rappresentazione senza
esserne l’oggetto.
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Il mondo è una mia rappresentazione
secondo Schopenhauer il mondo è una rappresentazione soggettiva nel senso che vediamo le
cose così come ci appaiono come noi le vediamo (quindi per noi è quella la realtà)
il mondo come illusione e la scoperta della volontà
alla domanda come è possibile distinguere la realtà da un sogno?, schopenhauer risponde che le
connessioni nella vita sono le stesse in un sogno quindi la vita è illusoria tanto quanto un sogno.
Secondo schopenhauer la vera essenza del mondo è il corpo che è oggetto tra oggetti, inoltre
non è una rappresentazione come le altre poiché attraverso il corpo entriamo in contatto con altri
oggetti mentre le altre rappresentazioni sono mediate dal corpo.
Il velo di Maya
per esprimere il concetto di mondo come rappresentazione Schopenhauer si rifà all’antica
sapienza che de nisce la conoscenza del mondo illusoria e ingannatrice e questa conoscenza
sarebbe il velo di Maya ovvero il velo dell’illusione.
Grazie al corpo cogliamo la volontà di vivere
ossia noi cogliamo dentro di noi un impulso che ci spinge ad agire quindi ogni atto corrisponde ad
un movimento del corpo e ogni piacere o dolore che proviamo sono favorevoli o contrari alla
volontà di vivere. Inoltre a di erenza degli animali gli essere umani hanno una specie di doppia
vita: una vita concreta fatta di so erenza, dolore e un’altra vita astratta. Questo viene de nito da
Schopenhauer ragion pratica ovvero il distacco dagli a anni della vita irri essa e immediata. Il
corpo quindi è una manifestazione concreta della volontà e quest’ultima per Schopenhauer è una
forza cieca e irrefrenabile che agisce dietro la rappresentazione e si contrappone al modo in cui
ordiniamo razionalmente il mondo fenomenico secondo spazio, tempo e causa. La volontà è
anche inconscia quindi va oltre l’intelletto per questo la volontà non è una caratteristica umana
ma è l’uomo ad essere un fenomeno della volontà.
La volontà è il noumeno, non è rappresentabile ma è
conoscibile
la volontà è il noumeno si distingue quindi dal mondo fenomenico
è incondizionata e non è soggetta al principio di individuazione poiché non si può rappresentare
ma sono rappresentabili solo i suoi fenomeni. Contrariamente a come dice Kant ovvero che il
fenomeno è il modo in cui la realtà appare a noi esseri umani, Schopenhauer a erma che il
fenomeno è solo apparenza,è un’illusione che non si distingue dal sogno se non per la durata.
mentre il noumeno per Schopenhauer è ciò che si nasconde dietro il fenomeno ed è conoscibile.
la volontà è una forza cieca che mira alla perpetuazione di sé
LA VITA COME DOLORE E LE VIE DI FUGA DALLA VOLONTÀ
Schopenhauer a erma che la vita è so erenza quindi mentre lo stato di dolore persiste il piacere è
fugace. Riguardo a questo Schopenhauer attua un ragionamento ossia:
• il desiderio nasce da uno stato di privazione quindi da uno stato di so erenza
• quando il desiderio viene soddisfatto si ha un piacere che è solo temporaneo perché poi si ha
un altro desiderio e subentra nuovamente la so erenza
se le privazioni sono la causa del dolore, la soddisfazione invece provoca la noia.
Per quanto riguarda le vie di fuga dalla volontà secondo Schopenhauer queste sono tre ovvero
l’arte, l’etica e l’ascesi, tra le tre la più e cace è l’ultima
l’arte secondo Schopenhauer permette di avere una visione universale delle cose e allo stesso
tempo contempla le idee ed è in grado di liberare momentaneamente il soggetto dalla volontà.
inoltre l’arte è opera del genio ed esprime l’idea in modo più veritiero della vita stessa.
Schopenhauer prende le distanze dalla concezione platonica poiché attribuisce all’arte un valore
positivo a di erenza invece di platone per il quale l’arte era solo una copia della realtà sensibile.
Un ruolo a parte viene assegnato alla musica che manifesta la volontà in sé stessa senza
mediazioni e se le altre arti sono immagini delle idee, la musica è immagine della volontà.

la seconda via di fuga è l’etica della responsabilità e della compassione ossia ogni soggetto
assume come proprie le so erenze di altri con un senso di solidarietà connesso all’idea di
giustizia. Schopenhauer parla di una giustizia eterna secondo cui il dolore del mondo colpisce
tutti quindi sia coloro che commettono il danno sia coloro che lo subiscono per cui secondo
Schopenhauer carne ce e vittima sono un tutt’uno. Da questa giustizia può nascere una
rassegnazione cosmica ovvero un’accettazione passiva degli eventi.
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la libertà per Schopenhauer non è positiva ma è una libertà negativa che consente di acquisire la
consapevolezza del dolore. Inoltre Schopenhauer fa corrispondere l’idea che la virtù nasca da una
conoscenza concreta che non si può comunicare e insegnare.
l’amore puro e la vera bontà leniscono il dolore ma non lo eliminano
la vera bontà si manifesta nell’amore puro e disinteressato verso gli altri ovvero senza un
obbiettivo, si tratta di un amore inteso come pietà che consiste nel mettere sullo stesso piano se
stessi e gli altri e condividere il dolore. Nonostante ciò anche questa via di fuga non è risolutiva
poiché non elimina il dolore o alla liberazione dalla volontà ma la bontà disinteressata e l’altruismo
possono solo superare l’ egoismo e lenire il dolore.

LA NOLUNTAS
l’uomo sapiente vuole liberarsi dal molteplice e aspira all’ essenziale ovvero a superare
l’esperienza in questo senso vuole liberarsi dai suoi bisogni. È possibile inoltre trovare l’essenza
del mondo e di sè solo essendo indi erenti nei confronti delle esperienze individuali e si possono
così superare i limiti dell’esistenza. Per Schopenhauer il suicidio non è la soluzione adatta per
liberarsi di sé e del mondo poiché distrugge la coscienza che è l’unica fonte di consapevolezza e
quindi di elevazione oltre i limiti del mondo.
l’ascesi è la strada della liberazione
l’unica via per liberarsi dal dolore di vivere è l’ascesi ossia elevarsi oltre le passioni e i desideri
raggiungendo una condizione di pace. la rinuncia alleghiamo individuale si realizza con
l’abbandono del principio di individuazione ovvero la lacerazione del velo di Maya. si tratta di una
condizione ascetica, dove il desiderio viene soppresso e si ha un elevazione oltre i limiti del
mondo e Schopenhauer ne trova un esempio nel buddismo e nel cristianesimo.
Per noluntas si intende la negazione della volontà di vivere ma questo nulla è una condizione di
pienezza e appagamento.
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